[Spillati Disney] MM: Mickey Mouse Mystery Magazine

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • MM # 6 – Calypso

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    Con Calypso (Artibani/Sciarrone) arriviamo ai giorni immediatamente precedenti alla conclusione del processo Lasswell, quelli successivi agli eventi burrascosi narrati in Firestorm. Sharky e un altro scagnozzo mandati da Mason, il legale di Lasswell, tentano di rapire in modo maldestro Salomon Queeg, l’avvocato che ha rifiutato la difesa di Rud Kaminsky, uno degli imputati del processo. L’attentato non va in porto, grazie all’intervento di Topolino e del suo amico tassista Burke, ma i disperati tentativi di Henry J. Lasswell si rivolgono ora alla possibilità di corrompere i giurati del processo, visto che l’esito della votazione è spaccato a metà: gli ultimi avvenimenti hanno diviso la giuria, e da alcune indiscrezioni l’avvocato Mason è venuto a sapere che solo sei giurati su dodici voteranno a favore di Lasswell. A questo punto, Sharky riconosce il volto di uno dei giurati, Kevin Guthrie, come un ex pugile di nome Jefferson Cage, che è stato un tempo legato ad un giro di scommesse clandestine.
    Guthrie, ricattato da Sharky, che manterrà il silenzio sul passato dell’ex-pugile solo in cambio del suo voto al processo Lasswell, si rivolge a Topolino, per incaricarlo di trovare Sharky e una testimonianza del suo passato, una sua foto contenuta in un calypso, un prezioso orologio con carillon.
    Comincia così l’indagine di Topolino, che lo porterà niente meno che nel carcere di Older, dove entrerà clandestinamente come detenuto con un nome falso, Alfred Levin, grazie all’aiuto del Professore (vedi MM # 0).
    Con grande capacità sia Artibani che Sciarrone accompagnano il lettore e Topolino in questa grande prigione, un luogo claustrofobico, nero e cupo che nasconde più segreti di quanti non si possano intuire a prima vista, saturo di agenti corrotti e dalla gestione della direttrice Gloria Gump, la quale si rivela quantomeno “elastica” nelle sue scelte: molti dei condannati vengono inviati all’esterno del carcere a svolgere i suoi compiti disonesti e poi rientrano al sicuro, tra le mura di Older. Tra questi, Topolino incontra sia Sharky che Seth Salem, gangster assetato di vendetta che aveva già avuto modo di conoscere in Mousetrap (MM # 4), che gli causeranno non pochi problemi nel tentativo di recuperare l’orologio.
    Il verdetto finale del processo, [spoiler]anche grazie all’apporto di Topolino, vedrà Henry J. Lasswell giudicato colpevole, ma solamente per dei reati minori e assolto per i reati più gravi[/spoiler], in un’altra citazione al film Gli intoccabili, e quindi al reale epilogo del processo a Al Capone.
    Grandi ancora una volta i disegni di Claudio Sciarrone, che riesce a rendere credibilissime le sensazioni di prigionia e i momenti in cui Topolino si trova chiuso in trappola, così come in Lost & Found era stato bravissimo a rappresentare i grandi spazi aperti di Anderville. Bravissimo anche nel trovare soluzioni sempre nuove nell’animare graficamente le scene in cui non c’è azione, come il dialogo tra Topolino e Kevin Guthrie nell’agenzia di investigazioni, dove le vignette prendono una morbida forma a ventaglio, in una sequenza molto cinematografica.
    A completamento del numero troviamo un interessante dossier che mostra gli atti del processo Lasswell, i retroscena sul passato di Kevin Guthrie, ritagli dei giornali con commenti al processo, una scheda dettagliata sul carcere di Older e per finire la breve storia True Stories, Real Life - Spy Story (Catenacci/Ziche), che continua farci vedere come il povero e sprovveduto giornalista Chester Soup si invischi in avventure più grandi di lui.
    - bacci88

    MM # 7 – Black Mask

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    Dopo la conclusione del processo Lasswell, e quindi del grande arco narrativo che ci ha accompagnato per sette numeri, Black Mask (Faraci/Mastantuono) è una grande avventura che vede un Topolino stanco, ormai completamente disilluso e amareggiato, ma sempre pronto a reagire da queste sue inquietudini, questa volta per lottare contro un terribile sicario misterioso, La Sfinge, che viene presentato nel prologo, nell’atto di acquistare un’arma micidiale da un venditore. L’introduzione lascia sottintendere che La Sfinge uccida e derubi il malcapitato commerciante di armi, portando così sulle pagine di MM un raro esempio di omicidio nel mondo a fumetti Disney degli ultimi 40-50 anni.
    Sono ormai passate tre settimane dal verdetto finale della giuria e l’ispettore Clayton ha tenuto nascosto a Topolino una lettera del Giudice Raven che lo autorizza a tornare a Topolinia, e quando il detective lo scopre va su tutte le furie, imitato dalla poliziotta Patty Ballestreros, che esasperata dai modi dell’ispettore, lascia la polizia. Topolino decide così di lasciare seduta stante Anderville, e coglie un occasione al balzo: si fa assumere come responsabile della sicurezza sul Black Mask, un treno lussuosissimo e ultra-tecnologico di una società che appartiene a Leopold Millighan. Il treno, che ha nel suo percorso ha in previsione una fermata a Topolinia, è stato ideato dal Ernest Rubin, ed è completamente comandato da FRED (FRD 20001AMTBM), un’ intelligenza artificiale molto simile all’ HAL 9000 di 2001: Odissea nello spazio di Kubrick, capace di interagire con gli esseri umani e totalmente indipendente.
    La Sfinge, a bordo del treno, tenta di uccidere Topolino per ben due volte, e in entrambi gli attentati, rappresentati in modo mirabile da Mastantuono per il senso di forte inquietudine e sorpresa che lasciano nel lettore, Mickey riuscirà a cavarsela per il rotto della cuffia, anche grazie all’aiuto di Jan Clayton e Patty Ballestreros, che nel frattempo ad Anderville hanno svolto un indagine parallela per giungere all’identificazione dell’assassino misterioso che minaccia topolino sul treno, e che nessuno ha mai visto in faccia.
    Patty, ormai completamente imbufalita con Clayton, accetta di diventare socia di Topolino nella sua agenzia investigativa di Anderville, e Black Mask si chiude senza far luce sul reale mandante del sicario La Sfinge; purtroppo nulla verrà detto a tal proposito negli episodi successivi.
    Nelle ultime pagine troviamo delle schede con i documenti delle dimissioni dalla polizia di Patty, una interessante scheda tecnica sul treno Black Mask e True Stories, Real Life - Prima Pagina (Bertoni :P /Ziche), che porta a termine le mirabili gesta di Chester Soup, l’incapace ma simpatico giornalista dello "Star Tribune", che conclude le sue peripezie per il meglio, riuscendo a coronare il suo sogno d’amore e rappacificandosi con il gatto che lo ha tormentato negli episodi precedenti.
    - bacci88

    MM # 8 – Victoria

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    Dopo gli ultimi strascichi del processo Lasswell narrati in Black Mask, con Victoria (Macchetto/Turconi) inizia un nuovo ciclo di MM con una serie di storie molto più slegate tra loro, dalle trame molto più autoconclusive. Uno dei maggiori cambiamenti rispetto al passato è che ora Topolino deve dividere (letteralmente!) l’agenzia investigativa con la sua nuova socia, l’ex-poliziotta Patty Ballestreros, armata di tanti buoni propositi verso la sua nuova occupazione che però non trovano un riscontro immediato nel suo partner, ormai sempre più in preda ad una fortissima nostalgia per Topolinia e per i suoi cari, “vecchi”, comprimari. Durante uno di questi attacchi di malinconia Topolino si trova ad inseguire uno scippatore per le vie più malfamate di Anderville, dove viene tramortito e portato a Peaksmouth, uno dei quartieri più antichi della città in perenne stato di degrado estetico e etico, al cospetto dell’Evaporatore, il capo di una agenzia segreta che svolge compiti di cancellazione di intere vite delle persone che lo richiedono per poi, laddove necessario, ricreare intere esistenze da zero, agendo sulla sistematica cancellazione dei dati personali dei “clienti”che devono, per un motivo o per un altro, sparire dalla circolazione. L’Evaporatore, un vecchio rugoso e irascibile, detentore dei segreti più sporchi e indicibili anche di molti personaggi illustri di Anderville, obbliga Topolino tramite un ricatto a riportargli un suo dipendente, Errol Evans, fuggito dalla sede dell’agenzia con una valigetta piena zeppa di documenti “scottanti”. Prende il via da qui in poi l’indagine forzata di Topolino, costretto a non rivelare a nessuno, neanche alla sua nuova collega Patty, le circostanze che lo hanno portano a intraprendere questa indagine estremamente delicata. Indagine che si intreccia con una affascinante storia del passato, quella di un personaggio importante di Anderville, l’uomo che ha contribuito alla costruzione di più di mezza città, il ricco e indebitato costruttore George Trenco, al quale la sorte riserverà un pessimo e triste congedo dalla metropoli per la quale ha dato tanto.
    La grande abilità di Augusto Macchetto nel far oscillare la narrazione tra presente e passato, crea con l’apporto importantissimo dei disegni di Stefano Turconi, pagine di grande suggestione che legano tutte le sottotrame presenti in quest’albo, dalla struggente vicenda del figlio di George Trenco, a quella di Joshua, un anziano pensionato, un tempo operaio edile, che ha lasciato ben sette anni della sua vita nel cantiere della Victoria Atlantica, la gigantesca statua simbolo di Anderville, costruita originariamente come base di attracco per dirigibili su volere di George Trenco.
    Davvero una trama raffinata per un numero di MM molto ben illustrato da Turconi, che con i suoi disegni e con un'agile impostazione delle tavole contribuisce non poco alla creazione dell’atmosfera delle tre Anderville: quella del presente, quella più nascosta e misteriosa e quella del passato dei flashback.
    In conclusione dell’albo, schede tecniche di approfondimento su Peaksmouth, sulla Victoria, e Patty Chiari (Enna/Zironi-Chiavini), che inaugura un nuovo ciclo di storie brevi, Anderville Confidential. Questa consiste in racconti narrati da Little Caesar, che questa volta ci offre un divertente episodio tratto dai tempi in cui Patty Ballestreros frequentava l’accademia di Polizia, e di un suo incontro con un criminale… “appicicaticcio”.
    - bacci88

    MM # 9 – Run Run Run

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    Altro "filler" di lusso, ad opera dell'inedita coppia Secchi-Mottura, con lo sceneggiatore alla sua quinta prova Disney in assoluto. Run Run Run (Secchi/Mottura) si apre con una scena inizialmente incomprensibile per il lettore, che vede protagonisti un gruppo di malfattori.
    La vita ad Anderville per Topolino intanto continua fra alti e bassi: dai preparativi per l'inaugurazione della nuova casa, alla soluzione del caso del cane smarrito della vicina, sino alle solite divergenze fra un irritato Topolino e Jan Clayton, con quest'ultimo che si appropria ingiustamente a mezzo stampa di meriti non suoi.
    A movimentare il tran tran in agenzia, ci pensano due inquietanti tavole mute, che di botto ci presentano un muro tappezzato di foto e ritagli di giornale riguardanti Topolino, ed un figuro intento a stampare una lettera, destinata proprio al nostro. Tutto questo mentre risuona nella stanza il brano anni '50 di Paul Anka You Are My Destiny. Agghiacciante. Il succo della missiva del "Fan", alias Paul Lozano, sprezzante di odio verso Mickey, è che in occasione della Maratona di Anderville si verificheranno diverse esplosioni, se non scongiurate in tempo. Una sfida che Topolino accetta suo malgrado, pur non trovando la collaborazione della polizia, che vede la minaccia come uno dei tanti scherzi dei soliti burloni di turno.
    Su suggerimento di Patty, che gli rimane fedele affiancandolo, Topolino si iscrive alla Maratona, per poter seguire in prima linea gli sviluppi del mitomane, che si farà sentire via telefono con degli indovinelli risolutori. La storia prosegue su questa falsariga, con un Topolino via via sempre più spompato e meno lucido per poter rimuginare bene sul da farsi, pressato dal "Fan" che rende sempre più pericolosi gli obiettivi degli attentati, finché non si scopre il coinvolgimento di altre persone, interessate anche loro per uno specifico motivo alle esplosioni...
    Buoni i disegni di Mottura, il quale, pur non entusiasmando sempre nella resa grafica dei vari personaggi, nel corso della storia è abile nel mostrarci l'ennesimo scorcio cittadino fra le strade affollate della variegata Anderville, soffermandosi in particolare con una bella tavola dettagliata sulla veduta di Town Square, zona di arrivo della corsa.
    In chiusura tutto quello che c'è da sapere sulla 30a Maratona di Anderville, e le consuete prime pagine dei prinicipali quotidiani della cittadina, con approfondimenti e risvolti sul caso Lozano. A seguire, Anderville Confidential - Maryam + Jan (Enna/Zironi-Chiavini), simpatica breve, rivelatasi poi l'ultima della testata, che narra la bizzarra nascita della storia d'amore fra un giovane intransigente poliziotto biondo di nostra conoscenza e un'intraprendente e chiaccherona manifestatrice in cerca di guai. Zironi da applausi, veramente a proprio agio con i personaggi antropomorf-umani, ritratti con molta cura nei dettagli.
    - Pacuvio

    MM # 10 - The Dark Side

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    Da un po' di tempo ad Anderville si verificano delle strane incursioni notturne, che portano la firma di una sorta di banda di giustizieri del crimine: rapida, efficiente, dotata di attrezzature sofisticate e che non le manda certo a dire a chi sembra l'obiettivo principale di tali azioni: i malviventi più in vista della città, e tutto ciò che riguarda le loro losche attività.
    In The Dark Side (Faraci/Palazzi) Topolino viene ingaggiato dalla filantropa Nailsmith per indagare sull'ultimo attentato dinamitardo causato dalla "Dark Side" (questo è il nome del misterioso gruppo di assalto), principalmente mossa dal fatto che fra i coinvolti è rimasto invischiato anche suo nipote, un contrabbandiere redento, uscito ufficialmente dal giro la sera stessa dell'esplosione. Al detective Topolino, con suo grande stupore, viene affiancata una vecchia conoscenza: l'ex galeotto imperturbabile, ma dall'animo buono, che risponde al nome di Tomoka Marshall (vedi MM # 1).
    Per saperne di più e fare il punto sulla situazione, la strana coppia (poi diventata trio, con Patty) decide di vedersi con il giornalista Muck Rakers, che però non risponde all'appuntamento.
    E' sequestro.
    Dopo una capatina al suo ufficio, si scopre che il reporter dello "Star Tribune" era vicino alla verità, e aveva da poco ottenuto un'intervista con il belligerante Commissario Starker, restio a dare troppe informazioni alla stampa. In base agli ultimi indizi, si pensa di seguire una pista che porterebbe a... Jan Clayton, che per di più diffida il gruppo dall'occuparsi della faccenda. Il sospetto si affievolisce quando quest'ultimo subisce un'intimidazione da parte di tre ladruncoli, messi in fuga anche grazie all'arrivo del trio, mutato nel frattempo in un quintetto, con l'aggiunta di Clayton e Burke. In agenzia si vedono subito i benefici del compattamento, così dopo aver riordinato le tessere del puzzle, viene organizzato un piano di fuga per il giornalista rapito, preludio di un finale scoppiettante (nel vero senso della parola).
    La storia viene presentata da una sfavillante copertina di Perina, qui forse alla sua migliore prova come illustratore di MM. Stavolta l' "esordiente" è un disegnatore: Marco Palazzi, che in diverse occasioni si ispira al suo mentore Cavazzano. Faraci si conferma un maestro nello stemperare la tensione con piccole battute dai tempi comici perfetti, nella regia e nella composizione delle vignette nei momenti clou, con primi piani e zoom veramente d'effetto.
    Ricchissimo l'"Anderville Archive" di questo numero: ben nove pagine di profili sui personaggi visti in The Dark Side, documenti Top Secret, prime pagine di giornali e siti internet. Torna dopo un lungo letargo la doppia pagina dell'angolo della posta, che chiude tristemente l'albo, alla luce dei commenti entusiastici dei lettori, che fra le varie cose invocano la mensilità della testata (sigh!). Non mi sono mai spiegato come una rubrica così latitante (che attendevo con curiosità ad ogni uscita, rimanendo sempre deluso) rispuntasse giusto a un numero dalla conclusione, quasi come se la fine di MM non fosse ancora stata decisa.
    - Pacuvio

    MM #11 - Small World

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    Un'introduzione di commiato (scusate l'ossimoro) particolarmente toccante, incentrata su motivi e conseguenze che comportano una partenza, apre l'ultimo numero di MM. Small World (Artibani/Camboni) inizia subito con un lungo flashback: una piazza in festa, un albero di Natale, un cane dalmata, un'esplosione, un uomo in pericolo. Si torna al presente, con Topolino che ha in mano un nuovo allettante incarico, per conto di una ricca compagnia di assicurazioni. Tramite un suo portavoce, la compagnia si dimostra interessata a far luce sull'incendio di un edificio, poiché i sospetti cadono subito sul suo proprietario, che, in cattive acque, approfitterebbe dello sgombero per cogliere due piccioni con una fava: la vendita dell'edificio e la riscossione dell'assicurazione. I colloqui con due dei tre inquilini costretti ad alloggiare in albergo e con lo stesso proprietario, Carl Morrison, non portano quasi a nulla, se non che la persona che alloggiava nell'appartamento da dove è scoppiata l'esplosione, era molto riservata, e si faceva vedere di rado.
    Giunta in un vicolo cieco, l'indagine si sblocca grazie ad uno degli informatori di Patty, che riesce a trovare colui che avrebbe dovuto causare l'incendio del palazzo, prima di scoprire di essere stato anticipato da qualcuno che voleva incastrarlo, e cavandosela fortuitamente, grazie a due maldestri ladruncoli. Sbloccata l'indagine, i due detectives riescono a dipanare l'intricatissima matassa (che causa anche un refuso, visto che l'attentatore cambia cognome un paio di volte), scoprendo i come e i perché di vecchi traumi e vendette ai danni del Comandante del 3° dipartimento dei vigili del fuoco di Anderville, Patrick Hoffman, minacciato insieme ai suoi fedeli uomini da una mente diabolica, raffigurata da un discreto Camboni (svantaggiato anche dalle pochissime scene d'impatto o degne di nota), in tutta la sua bruttezza.
    Il finale è di quelli che non ti aspetti (pur se cover e intro sono sin troppo spoilerose): prima l'intervento risolutore degli stessi ladruncoli che hanno imperversato in lungo e in largo per tutta la storia, tra gag fulminanti del buon Artibani e goffi fallimenti, e poi, di botto, l'annuncio di Topolino a Patty e amici del suo imminente ritorno a casa, fra lo sgomento generale dei presenti al bar di Little Caesar. Con un ultimo saluto personale dell'amico/nemico Jan Clayton alla stazione di Anderville, termina così Small World ed MM, in un modo che fa riflettere. Durante la storia, infatti, non vi è nessun accenno o particolare che lasci trapelare l'inaspettato addio, proprio come se il finale fosse stato cambiato in corso d'opera, con l'avvenuta ufficialità della chiusura della testata, forse alla fine non così tanto nell'aria, e che giustificherebbe a quel punto la presenza della posta nello scorso numero. Dal mio punto di vista sarebbe stato molto più logico preparare il saluto ai lettori con un Topolino distratto dall'indagine, ma via via sempre più pensieroso e dubbioso sulla prospettiva di lasciare Anderville, che avrebbe dato maggior consistenza ad una storia che è già godibile di suo, malgrado i disegni di Camboni (purtroppo lo devo ribadire), mentre invece così, liquidando la notizia in 4 paginette, si è perso tutto il pathos che avrebbe concluso degnamente una splendida serie, chiusa purtroppo, dopo un primo filotto di numeri uno più bello dell'altro, con qualche buco narrativo qua e là, come la brusca uscita di scena di un cattivo del calibro di Gloria Gump, che avrebbe potuto dare ancora tanto.
    A corredare il tutto una sorta di album fotografico con note, che riassume nella sostanza personaggi e vicende vissute in quella misteriosa e inquietante cittadina di nome Anderville, dove il nostro Mickey, e molti di noi lettori, hanno lasciato un pezzetto di cuore, rimpiangendo quegli anni.
    - Pacuvio

    MM finisce qui, dunque. Quasi all’improvviso, a tradimento. Infatti, come ha già sottolineato Pacuvio, editoriale del # 11 a parte, nulla nella storia Small World faceva intuire che quello sarebbe stato l’ultimo numero, a parte le ultime 4-5 tavole finali. Come abbiamo visto infatti, in esse Topolino annuncia senza preavviso di aver già comprato il biglietto di ritorno per Topolinia, giustificandosi dicendo che “ad Anderville è inutile fare troppi programmi”.
    Ma purtroppo si lasciano aperte moltissime trame, moltissime cose irrisolte. Se alcune il lettore appassionato può forse facilmente spiegarsele, altre lasciano l’amaro in bocca per l’essere rimaste in sospeso. La più eclatante è proprio Gloria Gump, che prometteva di scalzare i suoi due compari e diventare la vera proprietaria della città, ma che dopo Calypso è scomparsa dalla scena. Ma anche la banda della città di Apper City intenzionata a insediarsi ad Anderville, introdotta in Run Run Run, è rimasta una trama in sospeso.
    Cose più giustificabili sono la figura dell’Evaporatore (non era obbligatorio riprendere il personaggio, cosa che invece si faceva pesantemente intuire per la banda del # 9), Lasswell (la sua storia può benissimo essersi conclusa con la fine del processo) e Millighan (dopo l’episodio di Black Mask può aver deciso di fare una pausa dai suoi loschi traffici).
    Evidentemente la decisione della chiusura della serie dev’essere arrivata improvvisa, se si è data l’occasione a due sceneggiatori extra di scrivere due storie e se gli ultimi due numeri (scritti dai due fautori di MM, Faraci e Artibani) non proponevano nulla che cercasse di chiudere le questione irrisolte ma si soffermavano su indagini a sé stanti.
    Una mia ipotesi (“romantica”, mi verrebbe da dire) è che invece alcune situazioni siano rimaste senza un vero finale apposta, a sottolineare l’impronta realistica che contraddistingue la serie: infatti nella vita vera è ben raro che si scoprano tutti gli altarini e che la verità venga sempre a galla. Così è normale che la Gump se ne sia stata buona un attimo, ma che si stesse magari preparando a nuovi piani contro Topolino quando fu presa di sorpresa dalla sua partenza. E allora poté continuare a fare il suo sporco gioco. E così tutto il resto, l’editoriale suggerisce proprio questo: la vita ad Anderville continuerà a scorrere come sempre, anche senza Topolino. E forse è proprio questa la chiave di lettura migliore per godersi appieno tutta la serie nel suo complesso, leggerla come uno spaccato di vita vera in cui è normale che non tutto venga risolto in uno “spiegone” finale o che non tutto arrivi a degna e chiara conclusione. Così come le persone reali spesso agiscono d’istinto e senza preavviso, come fa Topolino nelle ultime tavole dell’ultimo numero.
    Se Faraci e/o Artibani leggessero questa retrospettiva, chiara testimonianza della qualità della serie e del segno che ha lasciato in moltissimi lettori (sia che l’abbiano scoperta ai tempi dell’uscita, come bacci e Pacuvio, sia che l’abbiano potuta leggere in tempi recenti – come me e Vertighel), e desiderassero/potessero dire qualcosa in più sulla fine di MM, è chiaro che questo lavoro acquisterebbe una marcia in più, e si farebbe chiarezza sulla cause della chiusura che nell’introduzione io mi sono solo limitato a ipotizzare.
    Colgo intanto l'occasione per ringraziare (anche a nome dei miei collaboratori e di tutti i fan) gli autori, in primis Tito Faraci e Francesco Artibani; ma anche Secchi, Macchetto ed Enna, tutti i disegnatori e tutte le persone coinvolte nel progetto, nel lavoro di redazione, nell'organizzazione e nella cura del giornale (penso a Riva & Viganò che hanno sempre curato le ricche pagine di approfondimento), non ultimo l'allora direttore Paolo Cavaglione, che credette nel progetto.
    Infine ringrazio anche i carissimi L. Vertighel, bacci88 e Pacuvio, i quali si sono prestati ben volentieri a collaborare a questa retrospettiva, portando ognuno il suo sguardo, il suo giudizio, il suo coinvolgimento umano su questi 11 numeri. Grazie a tutti e 3, a Vertighel con cui si è consolidata l'intesa collaborativa in questo genere di lavori, a bacci88 che si è messo in gioco con molta umiltà e attenzione ai consigli e a Pacuvio che nonostante i mille impegni e il poco tempo ha composto ottimamente le sue recensioni. :)

    Sono già passati 11 anni dalla nascita di MM, e 10 anni fa eravamo nel centro della sua vita editoriale… ma nel primo decennio del nuovo millennio penso che non si sia visto un progetto rivoluzionario quanto “MM – Mickey Mouse Mystery Magazine” in casa Disney…
    - Bramo
    Ultima modifica di Bramo il giovedì 15 luglio 2010, 22:31, modificato 1 volta in totale.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Grazie!

    Tito Faraci
  • Mi associo per un grazie pubblico a tutti.
  • Grazie a voi per tutto quello che avete fatto e per l'attenzione che avete prestato a questo lavoro! :)
    - Bramo, L. Vertighel, bacci88, Pacuvio
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  • Non me ne vogliano Bramo, autori e altri recensori, ma - rileggendo PKNA - mi è venuta voglia di rileggere anche MMMM, cercando, più o meno, di seguire lo schema di uscite originale (in parallelo al mensile pikappero).

    Disclaimer di dubbia utilità: Come già faccio nel topic di PKNA, non è mia intenzione usurpare le rece altrui o ripetere quanto è stato già scritto per sembrare più bravo, ma semplicemente aggiornare un po' le mie opinioni.

    Copincollo dunque dal mio fidato wordpad quanto ho scritto ieri.


    Il giallo e il noir (il mystery, cioè) sono due generi talmente codificati che di rado mi conquistano. Assieme al western duro e puro, sono più le volte che mi annoiano che quelle in cui mi trasmettono qualcosa.

    Ebbene, i primi 4 numeri di Mickey Mouse Mystery Magazine fanno parte della ristrettissima elite di noir capaci di affascinarmi.
    Certo, anche loro ci hanno messo parecchio tempo. Nel Maggio 1999 comprai MMMM #0 tutto contento, ansioso di vedere portate agli estremi le innovazioni faraciane introdotte sul Topo settinanale, in quello che mi aspettavo essere (e che si può effettivamente considerare, come ha fatto notare Faraci) un PKNA topolinesco. Ebbene, Anderville mi piacque molto, ma non moltissimo. Ebbi subito l'impressione di aver letto un cosiddetto 'classico instantaneo', impressione oggi realtà consolidata. L'atmosfera bulli, pupe e cazzottoni, però, non mi piaceva. Tagliai immediatamente MMMM dalla lista dei miei acquisti, e in seguito comprai soltanto (e per puro caso) il #3, numero a cui sono ancora oggi molto affezionato (il titolo di quell'albo contiene due parole per me piuttosto significative). Comunque, nel 2001 non mi stupii della chiusura della testata: se a scuola ero riuscito a far leggere PKNA a molti non-lettori, con MMMM l'exploit non si era ripetuto. Anderville era piaciuto, ma già a The link molti avevano mollato: troppo noioso, dicevano.
    Io non potevo giudicare. Così l'estate di quell'anno acquistai il volume MMMM - Le origini; beh, la trilogia di Sonny Mitchell mi fece pentire del mio snobbismo. Con la Disney ero comunque ormai agli sgoccioli, e non potei recuperare subito tutto il resto.
    Nel 2007, libero dalle convenzioni sociali che mi avevano stritolato negli anni dell'Itis, uno dei miei primi gesti di ribellione contro il Sistema fu recarmi all'avido Supergulp in zona navigli e scambiare la loro collezione completa di MMMM con la mia raccolta di fruscianti banconote. Mi era andata di culo: gli arretrati erano tutti lì, e il #11 era addirittura ancora incellofanato: come avrei potuto resistere?
    Mi lessi, così, tutta la serie. Nonostante il genere di riferimento, le storie di questo Topolino gironzolante in una città più grande di lui (anni prima di Ratatouille) mi piacquero. Non mi strappai i capelli dall'entusiasmo, ma mi piacquero.

    Oggi, questa mia opinata riveduta e corretta non può che iniziare con una fine. Anderville come Underville, Sub-City, la "città di sotto" (lo fa notare già Tito nell'intro), ma pure - in inglese - come Enderville, End City, "la città della fine", del punto di non ritorno. Punto che Topolino supera definitivamente, dopo tanti prodromi coinvolgenti le sue storiche spalle. E non è un caso che ad accompagnare Mickey nel varco verso un altro mondo sia la coppia di autori che già aveva modificato il suo settimanale: il passaggio dev'essere naturale. E così è, nonostante alla fine l'albo non sia altro che il solito gioco faraciano del prendere un personaggio codificato e metterlo in un altro sistema di codifiche. Gioco che qui a Tito riesce benissimo, più di altre volte (sia in PKNA che in Bonelli). E, se io (che amo giocare ma dopo un po' mi stufo) con questa partita non mi stanco mai, allora Anderville - un inizio, una fine, un punto fermo, un check point - è davvero un classico, istantaneo ed eterno.
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    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto:Non me ne vogliano Bramo, autori e altri recensori, ma - rileggendo PKNA - mi è venuta voglia di rileggere anche MMMM, cercando, più o meno, di seguire lo schema di uscite originale (in parallelo al mensile pikappero).

    Disclaimer di dubbia utilità: Come già faccio nel topic di PKNA, non è mia intenzione usurpare le rece altrui o ripetere quanto è stato già scritto per sembrare più bravo, ma semplicemente aggiornare un po' le mie opinioni.
    Lol, ma che scherzi? Non c'era mica bisogno del disclaimer, e io ormai bramo :P i tuoi commenti e le tue retrospettive, che offrono sempre un punto di vista interessante e personale. Quindi continua così che c'hai la passione vera che ti scorre dentro, e il fatto che tu riesca a metterla in campo così bene e in modo così approfondito fa un gran bene alla vita del forum.

    PS: anch'io ho recuperato tutto MMMM alla Supergulp (meno il #7 che non avevano e che ho trovato al Borsino): questo mi riporta alla mente il delittuoso fatto che gravitiamo entrambi attorno a Milano e non ci siamo mai incontrati dal vivo! :martel:
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  • Bramo ha scritto: Lol, ma che scherzi? Non c'era mica bisogno del disclaimer, e io ormai bramo :P i tuoi commenti e le tue retrospettive, che offrono sempre un punto di vista interessante e personale. Quindi continua così che c'hai la passione vera che ti scorre dentro, e il fatto che tu riesca a metterla in campo così bene e in modo così approfondito fa un gran bene alla vita del forum.
    Ah, ok, se qualcuno mi legge continuo volentieri :P
    (Artibani legge sempre tutto di tutti, ma non scrive mai, chissà cosa pensa)
    Bramo ha scritto:PS: anch'io ho recuperato tutto MMMM alla Supergulp (meno il #7 che non avevano e che ho trovato al Borsino): questo mi riporta alla mente il delittuoso fatto che gravitiamo entrambi attorno a Milano e non ci siamo mai incontrati dal vivo! :martel:
    In realtà due anni orsono mi sono autoesiliato nel mio paesello e né il sole né la pioggia mi hanno più schiodato da lì (qui) ::S:

    Un dì muoverò il didietro, così rimedieremo :)
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    Ottimo lavoro.
  • Bramo ha scritto: A proposito delle ultime tavole, è da notare che parte qui un’abitudine che ci porteremo dietro fino al # 5, quella di avere ala fine della storia un’ultima tavola, muta, in cui vediamo Topolino guardare al cinema o in televisione, come se fosse un film, la storia che abbiamo appena letto. Voci di corridoio affermano che sia stato un tentativo di mettere una certa distanza dal Topolino classico a quello di MM, come se la variante di questa nuova testata fosse solo una finzione cinematografica.
    The link, il rimando, il collegamento. Fra PKNA e MMMM (nella posta). Fra il Topolino classico e il Topolino hard boiled (l'ultima tavola). Fra il Faraci sperimentale (PKNA, Topolino) e il Faraci a casa sua. Fra la generazione classica (Cavazzano) e la new generation (Perina). Fra la microtrama e la macrotrama. Fra la Anderville dei bar e delle persone comuni e la Anderville dei grattecieli e dei potenti. Fra Anderville ed Estrelita. Fra l'inizio (il #0) e la fine (del primo filone, #2).
    The link, il collegamento, il tramite, il ponte. Il grigio, l'indistinguibile confine fra Bene e Male. Fra legalità e illegalità. Fra compromessi e fede nei propri ideali. Fra ironia e sarcasmo. Fra sarcasmo e amarezza. Fra grigia realtà e fantasia (il film, la ghiaia). Fra nostalgia e voglia di scoprire un mondo nuovo.
    The link, un numero di passaggio. Analizzandolo al microscopio, si scopre che ha un inizio, una fine e uno svolgimento; e molto altro (contiene molti links).
    Incredibile che cosa non si possa far credere con una manciata di testi e disegni.


    La prima macrotrama inizia nel #0, in città. Prosegue nel #1, al porto. Termina nel #2, in un'altra città. Estrelita, cittadina di confine, è l'estremo finale delle vicende di Sonny Mitchell. Ora, risolto l'enigma della sua scomparsa, Topolino sta meglio e può dedicarsi alla sua nuova vita ad Anderville. In fondo, non è un caso se il volume MMMM-Le origini ristampi i tre numeri fin qui letti: la serie vera e propria inizia adesso.
    Con questa trilogia iniziale, strutturata a cerchi concentrici, il raggio d'azione si propaga gradualmente. La morale che si può trarre dalle storie di Tito e Francesco è che tutto il mondo è paese, marcio e buono sono in ogni dove. Il ribaltone di Estrelita (vedi la presenza dei federali), però, oltre ad essere una simpatica rivisitazione del clichè del poliziotto messicano corrotto, getta una luce oscurissima sulla tentacolare Anderville, in cui la corruzione è penetrata anche nei palazzi di giustizia. Giustizia che perfino uno come Topolino può ottenere solo stipulando accordi sottobanco. L'istinto di sopravvivenza (vedi intro dell'albo) lo ha portato ad adattarsi alla sua nuova vita. Eh, sì, la serie può iniziare davvero.
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    Ottimo lavoro.
  • Lost & Found, per quanto mi riguarda, è una perfetta sintesi di tutti gli stilemi e archetipi noir. Motivo per cui questo numero e la trilogia precedente sono le uniche storie noir "pure" che mi aggradano: una volta lette (o rilette), mi bastano e avanzano.
    Per il resto, Bramo ha già scritto tutto. Lost (prima) e found (dopo) sono la valigia coi soldi di Peter Gamo, ma anche Dick Morris, ma anche Topolino (che tutti cerca e che da tutti viene facilmente trovato), il quale inizia l'albo sentendosi ancora un poco un pesce fuor d'acqua e lo finisce sentendo il "canto della città". Come scrivevo negli altri post, il #3 è una sorta di 2° #1.
    #0 delle brevi di MMMM è Lo scoop, se non ricordo male l'unica scritta dalla Ziche lei medesima e, a memoria (ma quest'ultima è da aggiornare), la più divertente del lotto.

    Io, che sono un giorno "lost" e l'altro "found", non posso che voler bene a questo numero e ai suoi disegni sbav.
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    Ottimo lavoro.
  • Quarantasette anni dopo Agatha Christie, a cadere nella trappola per topi (Mousetrap) è il Topo per eccellenza, per l'occasione trasformatosi in rapinatore doppiogiochista e costretto a sguazzare nelle fogne. Ma i ratti (Gloria Gump è l'icona della bruttezza) vivono ben più in alto (al 151° piano della T (senza D), per esempio), nei loro lindi e fighettosi uffici. Ambienti, questi, che per Topolino - come per il Pk cui qui involontariamente il Topo, mascherato, assomiglia - non sono esattamente l'habitat ideale.
    Artibani prima fa indignare poi deride l'indignazione, ma è una derisione amara: la Corsa semplice di Chester Soup rappresenta il lato vero, spontaneo, della città. Le True stories! e la Real life! sono quelle del popolino, e vedere Gloria Gump e Seth Salem passeggiare in mezzo alla gente comune (v.prima tavola) è uno sfottò che ribalta la loro caratterizzazione nelle storie principali. O forse no: in fondo anche gente come quella proviene dalla strada. Dalla grigia strada: ed ecco che la mezzatinta delle storie brevi ci ricorda una volta di più che confini e demarcazioni, in realtà, non esistono.

    Come, del resto, dimostra anche Firestorm: la libertà va presa con la forza, è difficile che qualcuno la conceda senza colpo ferire.
    Non ho particolari cose da aggiungere, da qui in poi i miei ricordi di questa testata si fanno molto sfumati. Sicuramente non è una citazione esplicita (se lo è, richiama qualcos'altro), ma la scena della bomba con Topolino costretto a rimanere goffamente immobile mi ha ricordato la scena con Danny Glover bloccato sul cesso in Arma letale II.
    Glover ferito nell'orgoglio mi si collega idealmente a Chester, anche lui intristito alla fine di Una questione di principio, in cui il "principio" è anche cronologico, sia perchè la storia inizia in medias res, sia perchè il passato di Chester torna a farsi vivo. Beh, mi piace come in questa mini Artibani giochi con le parole e si diverta a variare di volta in volta lo schema stabilito dalla Ziche nella prima storia.
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    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto:Sicuramente non è una citazione esplicita (se lo è, richiama qualcos'altro), ma la scena della bomba con Topolino costretto a rimanere goffamente immobile mi ha ricordato la scena con Danny Glover bloccato sul cesso in Arma letale II.
    Ah, lol, la giuria del processo Lasswell avrebbe dovuto essere la giuria del processo Mc Gloover (con due 'o').
    Citazioni a gogò anche in Calypso: Topolino si spaccia nientemeno che per Alfred Levin, alias Al Levin, disegnatore di strips disneyane inventato da Alfredo Castelli e considerato per molto tempo il vero Gottfredson.
    E pure questo calypso, cipollone-carillon che costringe il povero Guthrie a rimanere legato alla sua vecchia identità, si comporta come la ninfa Calipso, che costrinse il povero Ulisse a girarsi i pollici su Ogigia per sette anni.
    Ok, ma la storia? Beh, praticamente è un film. Complimenti ai due autori.
    Spy story, invece, vede Catenacci sostituire Artibani, ma portare comunque avanti il consueto copione zichiano, col gatto rognoso (di Phoebe Buffay? :P ), il Chester demente e persino l'amata e irraggiungibile Penny (Pennyless, non Widmore).
    A proposito di donne: nello staff, Barbara Schwartz spodesta Stenti e diventa caposervizio comics. In PKNA #42, uscito un paio di settimane dopo, sarà ancora semplice redattrice. Dando un'occhiata preventiva ai colophon dei prossimi numeri (sia di PKNA che di MMMM), ho notato come la biredazione non abbia ancora finito di mixarsi. Mi si dirà: eccheccenefrega? Niente, è una curiosità in più.
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    Ottimo lavoro.
  • La cosa di Al Levin la imparo oggi e mi fa togliere il cappello di fronte a quei tempi e a quell'energia creativa. La rivoglio.
  • Grrodon ha scritto:La cosa di Al Levin la imparo oggi e mi fa togliere il cappello di fronte a quei tempi e a quell'energia creativa. La rivoglio.
    E' solo nozionismo, come quando a scuola tiri fuori quelle due cosette che fanno credere che hai studiato… :)
  • Sì. Ma se il contenuto narrativo c'è, è buonissimo, e inoltre ci schiaffi pure la ciliegina, tanto di guadagnato. E lo stile si impenna.
  • Grrodon ha scritto:Sì. Ma se il contenuto narrativo c'è, è buonissimo, e inoltre ci schiaffi pure la ciliegina, tanto di guadagnato. E lo stile si impenna.
    Comunque anche per me quella di Al Levin è sempre stata una storia incredibile. A distanza di anni Alfredo Castelli resta l'insuperato narratore di aneddoti e fatti straordinari (ha un archivio inesauribile di curiosità).
  • Black mask con il titolo su sfondo bianco e Camilla White maskerata. Grande Faraci. E grande Mastantuono, così cavazzaniano nel mixare dramma e comicità.
    Numero di passaggio, questo. La storia principale apre la collaborazione Topolino-Patty in una tipica vicenda alla Runaway Train. Da segnalare che nel 1999 o nel 2000, non ricordo, uscì un film tv incentrato su un treno impazzito (di cui Tony Scott, anche se Wikipedia non lo dice, ha fatto un remake paro paro con Denzel Washington, pochi anni fa).
    Nella breve, Oskar Bertoni in persona chiude le vicende di Chester Soup regalandogli un lieto fine. Prima pagina, comunque, mi è sembrata la storia più debole della più rigida delle miniserie.

    Un inizio e una fine, dunque. Per il resto c'è poco da aggiungere. Memorabile, in Black mask, l'omicidio del prologo. A pag.23 forse c'è un errore (o forse no): Topolino parla di Frost, ma visita il treno insieme a Ernest Rubin (il quale non assomiglia per niente a lui).
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    Ottimo lavoro.
  • Anche in quel paesello autoproclamatosi megalopoli in cui abito io vi sono quartieri alti con le viuzze, i negozietti sconosciuti e tutto il resto; quartieri dominati da chiusure mentali e tempo atmosferico variabile, che al sottoscritto, risiedente vicino al lago, appaiono sempre lontani e misteriosi. Questo è più o meno il motivo per cui Victoria mi è piaciuta non poco: mi è sembrata quasi una di quelle storie urbane di Martin Mystère che mi danno la sensazione di poter accadere veramente. Il quartiere misterioso, come ho già detto, oppure la presenza di quella che sembra proprio l'Anonima Estinti Eccellenti Spa vista su MM, o ancora il revival dei dirigibili, visto anch'esso su MM in una storia di fine millennio, hanno corroborato il parallelismo con la serie di Martin. Ho respirato aria di casa, insomma, e nonostante la vita metropolitana mi urti i nervi già da un po', non c'è niente da fare, io sono ancora un animale da città.
    Della storia non mi è piaciuta soltanto l'inchiostrazione, che mi sembra deformi più di una volta i disegni del bravo Turconi. Ah, e poi quella lambda disegnata come una 'L' a pag.8, brrr.
    Carina anche Patty chiari, benchè prologo ed epilogo mi sembrino appiccicati con lo sputo.
    In tutto questo, il prezzo rimane a 4000 lire nonostante quello di PKNA sia aumentato.

    Dai misteri dell'editoria ai misteri della musica: grazie a Pacuvio per aver indicato il brano di Paul Anka. Diversamente dal musicista Secchi, in fatto di canzoni io sono piuttosto ignorante. In campo cinematografico pure, però sono riuscito ad apprezzare l'ottima regia di Run run run (a proposito di cinema, la caccia alle bombe mi ha ricordato Arma letale III). L'unico difetto che vi ho trovato è che forse Topolino risolve troppo immediatamente gli enigmi del Fan, riflettendo giusto quel nanosecondo che passa fra una vignetta e l'altra. Si vede che è ormai un profondo conoscitore della città. Beato lui, che ci si è abituato subito. Una piazza come quella di pag.56 (grande Mottura) a me avrebbe causato claustrofobia e agorafobia contemporaneamente.
    Altro difettuccio, non dell'albo ma più generale, è l'incarognimento di Clayton degli ultimi numeri, che mi sembra un po' esagerato. Cosa gli ha fatto Topolino di così terribile? Boh, mah. E' uno di quegli sbalzi d'umore che non capisco molto, soprattutto perchè, in parallelo, viene pubblicato Maryam+Jan dove si umanizza il personaggio. Allora cosa aveva in mente 'sta redazione? Devo considerare Jan un tipo burbero ma buono o uno stronzo, neanche tanto onesto?
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    Ottimo lavoro.
  • Pacuvio ha scritto:Torna dopo un lungo letargo la doppia pagina dell'angolo della posta, che chiude tristemente l'albo, alla luce dei commenti entusiastici dei lettori, che fra le varie cose invocano la mensilità della testata (sigh!). Non mi sono mai spiegato come una rubrica così latitante (che attendevo con curiosità ad ogni uscita, rimanendo sempre deluso) rispuntasse giusto a un numero dalla conclusione, quasi come se la fine di MM non fosse ancora stata decisa.
    - Pacuvio
    Già, me lo sono chiesto anch'io. Boh. Probabilmente la fine è stata improvvisata, cosa che si evince anche dalle ultime pagine del #11, visibilmente posticce.
    Un po' posticcio mi è sembrato anche The dark side. Sì, bello, ok. Sì, interessante la vicenda della polizia segreta, ok. Sì, Faraci con il Topo è sempre oro colato, ok. Ma stavolta la storia mi è sembrata un compitino, ben fatto, ma un po' freddino. Bene Clayton, che viene riabilitato dopo l'ambiguità del numero precedente, ma Tomoka a cosa serve, a parte chiudere un virtuale cerchio? Il finale, poi, sembra quasi monco.

    Small world sintetizza e metaforizza tutti questi concetti. Il "piccolo mondo" è anche quello del singolo albo, come questo e come il precedente, chiuso e definito in sè stesso, perfettamente funzionante pure se estrapolato dalla continuity della serie ("va avanti anche da solo"). Ovviamente questa interpretazione si inserisce nel più ampio significato sociale e morale già spiegato da Bramo.


    E così finisce MMMM, esperimento dai tanti meriti e un unico, grande demerito: quello di raccontare storie troppo vere. Troppo, per il semplice lettore che quando legge i giornaletti (è un semplice lettore italiano) non vuole pensare alle mille porcate che accadono, veramente, ogni giorno che viene in Terra.

    Comunque. Ultimamente si parla tanto di Pk3. Ma anche Anderville è sempre lì, e negli ultimi 12 anni chissà com'è s'è incarognita. Magari il Topo c'ha voglia di tornare e dare un'occhiata.
    Una, due, toh. Lo spazio di una mini, una run, un one shot.
    Di un qualcosa di fattibile.
    Di only for fans.

    No, eh?
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    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto:
    Comunque. Ultimamente si parla tanto di Pk3. Ma anche Anderville è sempre lì, e negli ultimi 12 anni chissà com'è s'è incarognita. Magari il Topo c'ha voglia di tornare e dare un'occhiata.
    Una, due, toh. Lo spazio di una mini, una run, un one shot.
    Di un qualcosa di fattibile.
    Di only for fans.

    No, eh?
    Dai, non lo stai dicendo sul serio.
    Dai, non ci credi neanche tu, su.
    Attualmente, l'unica cosa che tenta di avvicinarsi (restando comunque un parente alla lontana) allo spirito di MMMM è la miniserie Topolinia 20802, con tutti i suoi limiti... di più, salvo svolte epocali, non credo sia proprio possibile...
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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