[Topolino] Annata 2012

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Grrodon ha scritto:L'anno si apre all'insegna della qualità con una super storia di Artibani. Checché ne dica Elik mi pare che la qualità sia alta e il Topo di questi ultimi mesi goda di perfetta salute.
    Beh, allora possiamo dire che quest'annata sarà "la fine del mondo!", eh?!

    *risata registrata*

    :P
  • Eddy ha scritto:
    Beh, allora possiamo dire che quest'annata sarà "la fine del mondo!", eh?!

    *risata registrata*

    :P
    -_- :P

    Topolino # 2928

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    La Storia dell'Arte di Topolino - Topolino e i Capolavori Paradossali (Gagnor/De Lorenzi) è addirittura la storia che apre il numero, e ci presenta il penultimo tassello di questo viaggio artistico. Viene infatti presa in considerazione la figura di Picasso, siamo quindi agli inizi del secolo scorso... ma anche nell'attualità. Sì, perchè c'è un mistero/paradosso temporale che vede coinvolto in celebre artista e in cui inciampano Topolino e Pippo, che devono rimettere le cose al proprio posto. Picasso viene descritto come un artista nel senso più profondo del termine, eccentrico, festaiolo e sempre pronto a cogliere stimoli e spunti del mondo esterno per spingere oltre la propria arte.
    La storia, proprio per questo motivo, mi è molto piaciuta, e mi ha colpito anche la riflessione sulla guerra e su come l'arte possa anche essere segno di testimonianza per non dimenticare cose di enorme gravità e tristezza in maniera più incisiva di qualunque cronaca. In fondo questo ciclo di storie mostra tutte le declinazioni e i valori possibili di cui è portatrice l'arte sotto qualunque forma, e questa storia non fa eccezione.
    Alle matite Paolo de Lorenzi, che fa un gran bel lavoro.

    Topolino # 2929

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    Grrodon ha scritto:L'anno si apre all'insegna della qualità con una super storia di Artibani. Checché ne dica Elik mi pare che la qualità sia alta e il Topo di questi ultimi mesi goda di perfetta salute.
    E io quoto, fortemente. Perchè negli ultimi mesi tra Casty, DoubleDuck, gli ultimi fuochi d'artificio di un Vitaliano in formissima, Sciarrone in grande spolvero sul settore grafico, Radice e Turconi, Gagnor che con il ciclo sull'arte ha innalzato gli stnadard narrativi del settimanale e Artibani con un ritorno scoppiettante, il livello qualitativo di "Topolino" si attesta su una media estremamente alta, che denota una certa cura e attenzione da parte della De Poli per il fumetto in sè e per sè, oltre che collegato alla rubriche e all'attualità.
    A proposito di Artibani... Topolino e l'Operazione Clessidra (Artibani/Perina) è la storia che meritatamente apre il numero attualmente in edicola. Lo sceneggiatore romano riprende in mano l'universo topolinese per la prima volta dal suo ritorno dello scorso anno, e per ironia della sorte lo fa portando Topolino e Pippo in trasferta in Irlanda. Questo contribuisce a ben 3 pregi dell'avventura: possiamo vedere una bellissima riunione di famiglia di pippidi, che se da una parte richiama quelle tantissime storie che ci illustravano in varie maniere la nutrita schiera di parentame di Goofy, dall'altra richiama anche i corti animati dove i pippidi all'occorrenza abbondavano. Il pregio sta nell'ottima caratterizzazione dei vari cugini e zii, nonostante il poco spazio dedicato alla scena, e il vedere Pippo a suo agio e Topolino in balia degli eventi quando solitamente è l'opposto.
    Il secondp pregio sta nell'atmosfera: Irlanda vuol dire leggende a base di folletti, e per stessa ammissione dell'autore per i piccoli esserini comprimari dell'avventura si è ispirato alla saga di Artemis Fowl: in effetti l'operazione Claesidra stessa, che dà il titolo alla storia, in parte può ricordare un certo elemento del primo romanzo della saga di Eoin Colfer. La componente deliziosamente magica dà quel pizzico di imprevedibilità che fa bene a questa storia in particolare, dove proprio l'esperto mondiale di imprevedibilità (Pippo, of course) è il vero protagonista. Ce ne accorgiamo analizzando il terzo pregio della storia, il monologo finale del personaggio, in cui Pippo illustra in maniera efficace la purezza della sua filosofia e del suo modo di intendere la vita. E questo porta a un insegnamento molto bello anche per Topolino, nell'ultima tavola, dove si suggerisce l'importanza ogni tanto di godersi la vita anche in fase "slow".
    Ad arricchire le numerose sfumature dell'avventura irlandese abbiamo le matite di Alessandro Perina, che se anche non sarà più ai livelli eccelsi di fine anni '90 rimane uno dei migliori disegnatori in circolazione, uno di quelli che pur ispirandosi al tratto di Cavazzano riescono a essere immediatamente riconoscibili grazie ad alcuni guizzi particolari che rendono il loro stile più personale. Perina lo fa, e anche stavolta c'entra in maniera efficace l'obiettivo di rappresentare sfondi ed emozioni con un tratto morbido e bello pulito.
    La Storia dell'Arte di Topolino - Zio Paperone e l'Avventura dell'Arte Futura (Gagnor/Mangiatordi) è la chiosa della lunga esperienza che Roberto Gagnor ha voluto offrire a noi lettori, un cavalacata non indifferente per numero di tavole e concentrazione di idee in cui si è voluto esplorare in modo cronologico alcune delle tappe più importanti della storia dell'arte.
    E lo sceneggiatore piemontese ha dimostrato più volte che le idee non gli mancano: uno degli apici di quanto fatto su "Topolino" è sicuramente questo ciclo di storie, in cui è riuscito a evidenziare sempre in modo efficace lo stretto legame tra Storia e Arte, e anche a sottolineare come l'arte non sia solo pittura e scultura ma sia qualunque cosa derivi dall'ingegno umano sottoforma della ricerca del bello. Non fa eccezione questo epilogo, in cui si cerca di guardare al futuro, dopo tanto passato, per vedere cosa potrà riservare l'arte prossimamente. La risposta, molto romanticamente, si cela nel divenire stesso, rappresentato da quell'impulso creativo che può derivare dalle persone più insospettabili... o forse, nel clima ottimistico che dà Gagnor, questo impulso l'autore lo inserisce proprio negli individui più idonei a questa opportunità.
    L'inserimento della parodia papera di Philippe Daverio, critico d'arte e conduttore del programma di Rai Tre Passepartout, impreziosce la storia anche per i toni ironici con cui è trattata, e altro tavola degna di meznzione è quella che racchiude tutto quello che è stato visualizzato durante questo ciclo, partendo dalli pitture rupestri fino a Picasso, in un disegno meraviglioso di Mangiatordi che apre quell'illustrazione nella pagina precedente con il primo Mickey Mouse e il primo Donald Duck, a conferma del fatto che è la potenza e la qualità delle idee a offrire lo status dell'arte a delle creazioni umane. La tavola "celebrativa" fa il paio con quella del primo episodio, che era gonfia di promesse, e conferma l'abilità grafica di Mangiatordi.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • Un Artibani piuttosto castyano, se posso avere l'onore di ardire. (Così Franz si inimica anche lui :P )

    Con Daverio e la tavolona di Mangiatordi Gagnor conclude degnissimamente una saga inaspettatamente (per me) valida e con due o tre episodi memorabili.

    Sì sì, periodo più che buono per il Topo. Storie non sempre stupende, ma costante vitalità e varietà. Il numero di domani non ispira granché, però, e in quello dopo c'é di nuovo Sarda con zio Jeremy (DeVita si può usare in altri modi), ma grande (mia) attesa per Vitaliano e Andersen accoppiati.
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    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto:Un Artibani piuttosto castyano, se posso avere l'onore di ardire. (Così Franz si inimica anche lui :P )

    Con Daverio e la tavolona di Mangiatordi Gagnor conclude degnissimamente una saga inaspettatamente (per me) valida e con due o tre episodi memorabili.

    Sì sì, periodo più che buono per il Topo. Storie non sempre stupende, ma costante vitalità e varietà. Il numero di domani non ispira granché, però, e in quello dopo c'é di nuovo Sarda con zio Jeremy (DeVita si può usare in altri modi), ma grande (mia) attesa per Vitaliano e Andersen accoppiati.
    Se per castyano intendi gottfredsoniano allora sì, piuttosto castyano direi :) (anzi, nel mio caso sarebbe più corretto dire walshiano, visto che scrivo soltanto)
  • Intendevo quello, ho usato l'aggettivo che ho usato per fare arrabbiare Franz :P

    Indubbiamente questi anni verranno ricordati come gli anni del new classic.

    (grossomodo: 1996-2001 nuova generazione; 2001-2004 era ambrosiana; 2004-2007 transizione; 2007-oggi era new classic)
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    Ottimo lavoro.
  • Topolino # 2933

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    Può essere una coincidenza che nella settimana in cui parte la collana di allegati al Corriere su PK, su "Topolino" compaia una storia di Paperinik, mettendolo anche in copertina? Oddio, certo che sì eh, ma mi piace pensare che invece no. Mi piace pensare a una sorta di sinergia tra i vari comparti Disney, sinergia che in passato non si è vista e che invece potrebbe iniziare da queste piccole cose.
    Perchè non è una storia di Paperinik come altre, quella di questo numero: Paperinik e il Passato senza Futuro (Gervasio) prosegue il progetto che il bravo Marco Gervasio ha costruito da ormai qualche anno, vale a dire l'obiettivo di riportare l'atmosfera delle prime indimenticabili storie del personaggio, quelle martiniane dove l'alter ego di Paperino era un vendicatore di torti subiti piuttosto che un supereroe. Questo ulteriore tassello ci mostra addirittura il primo incontro tra Fantomius e Dolly Paprika, evento determinante nella vita del ladro gentiluomo di inizio Novecento e, scopriamo in questa storia, anche per la nascita di Paperinik!
    Gervasio utilizza lo stratagemma del viaggio nel tempo per catapultare Paperinik nel bel mezzo dei rutilanti anni '20, dove si assicurerà che la Storia segua il suo corso e dove si respirerà quella splendida atmosfera noir (aiutata anche dalla colorazione giallognola che meglio immerge nello scenario) che tanto contraddistingue queste avventure.
    Il citazionismo a base di Pinko, Copernico Pitagorico e di una storica vignetta impreziosiscono la storia, che arricchisce quindi il progetto sempre più unitario che sta partorendo la mente filologica di Gervasio. Il quale ci restituisce una buona prova anche ai disegni, suo campo di origine, con una bella ricostruzione d'epoca per quanto riguarda abiti e ambienti e con un tratto cavazzaniano piacevole.

    Il resto del numero vale la pena per Paperoga e il Servizio Imprevedibile (Faccini), una breve storia muta che segue lo stile narrativo assolutamente folle di Enrico Faccini, di cui negli anni abbiamo avuto vari esempi. Eppure la formula, potenzialmente sempre nuova, riesce a non stancare nè ad annoiare il lettore, che si troverà senza dubbio a ridere di gusto di fronte a quel meccanismo da classico corto animato Disney di Donald Duck negli anni d'oro, solo che invece di una bomba il povero Paperoga se la deve vedere con un non-sense fatto di palline da tennis :P

    Il resto del numero si compone di Gastone Ostinato Patentato (Venerus/Usai), una storia dal plot non molto originale che viene comunque scritta bene, per quanto ne risulti un Gastone forse non proprio in parte, e che viene esaltata dai bei disegni di Luca Usai; e dall'avventura in due tempi Topolino e il Reame dei Lumi e delle Lame (Pesce/Held), che con una trama a base di cappa e spada, duelli, intrighi e atmosfere da fuilleton, ci introduce nel delicato periodo storico che saluta il Medioevo e accoglie un illuminato avvenire. I disegni di Valerio Held non eccellono anche se non sono certo pessimi, la storia dimostra l'intento di voler comunicare qualcosa ai lettori più giovani ma la storia entusiasma fino a un certo punto.

    Un "Topo" che non è certo da buttar via, insomma, anche se sicuramente il meglio del numero è rappresentato dai due autori completi :)
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Topolino # 2934

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    Letta stamattina Topolino 20802 - L'Attore e il Giornalista (Vitaliano/Mastantuono). Vedere agire sul settimanale quel Topolino lì, mutuato dalle atmosfere noir, un giornalista d'assalto che ha gli informatori nella mala, che resta in ufficio fino a tardi, che conduce inchieste giornalistiche per denunciare illeciti, che è disegnato da Mastantuono... be', è davvero bello. E non così usuale. E' un Mickey serio, adulto, lo si capisce dall'impegno che ci mette in quello che fa, perchè ci crede, e dall'espressione "alla MM".
    Detto questo, la storia non fila liscia come mi aspettavo, e a fronte di questo Topolino così riuscito c'è una trama che da una parte sicuramente offre begli spunti di confronto e riflessione ma dall'altro presenta un paio di punti che mi hanno effettivamente stranito.
    Non mancano le strizzate d'occhio al mondo della recitazione (Rochelle è un riferimento diretto a Boris ;) ) e a quello del giornalismo, ma mi sembra intanto logico visto che sono i temi portanti della storia, e inoltre come spesso nelle storie di Fausto non mi sembrano così "chiuse" da far gradire poco la storia a chi non le coglie.
    Insomma, una storia che ho apprezzato per l'atmosfera ma in cui resta qualcosa che non mi convince del tutto.
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  • Topolino # 2935

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    Gagnor + omaggio a Fellini: non c'era da aggiungere altro, come motivo per farmi comprare il "Topo" questa settimana.
    Topolino e il Ritorno alla Dolce Vita (Gagnor-Ponti/Mottura) è un omaggio a Federico Fellini e ad un film in particolare, La Dolce Vita appunto, che ne 1962 conquistò un Oscar per il costumi. Ma il pretesto è in sè poco importante, l'importante è la finalizzazione: celebrare il cinema di qualità durante la settimana degli Oscar 2012 e omaggiare uno dei più grandi registi italiani di sempre. L'operazione, che ha visto Roberto Gagnor impegnato insieme al regista Marco Ponti nella stesura della storia, si rivela riuscita. Perchè a voler ben vedere, ci sono cose che non funzionano proprio alla perfezione nella trama (Eta Beta che entra a muzzo e senza un reale motivo, Orazio regista...) ma sono piccoli peccatucci che si possono perdonare quando si nota che, allontanandosi dal particolare e guardando il quadro generale, si nota come la storia sia studiata per omaggiare anche nella forma la narrativa di Fellini: quella leggera frammentarietà che potevo annoverare tra i difetti della storia diventa, a una seconda lettura appare come mezzo per trasmettere quell'atmosfera onirica di cui il cinema di Fellini era pregno. La Roma in cui si muovono Topolino, Minni e gli altri non è la capitale in senso stretto, è la trasfigurazione che la città ha avuto su pellicola nelle opere del Maestro e, più in generale, in quelle di tutti i grandi registi italiani. "E' la magia del cinema" dice Macchia Nera a Topolino, a un certo punto, e infatti non sempre si distingue la Roma reale da quella del film che stanno girando i topolinesi.
    Quell'atmosfera onirica, esaltate da qualche battuta tipica di Gagnor (quella di Gamba "gattone" o "Hai visto? Era coso... Paperino!" "Anvedi!" :rotfl: oppure la sorte toccata a Paperica nella sua breve comparsata), quell'atmosfera dicevo è la vera forza di una storia davvero evocativa, e che citando - doverosamente - la parodia di La Strada di Marconi e Cavazzano, trova nelle ultime tavole il suo vero compimento: sono tavole di grande impatto emotivo, dove Topolino e Minni tornano a tu per tu con Fellini, in una scena toccante ed emozionante che è insieme un inno al cinema e all'immaginazione, che tutto può. Sempre. Ovunque.
    Alle matite e alla supervisione colori abbiamo Paolo Mottura, che ci mette del suo per rendere ottimamente la storia: le vedute di Roma sono mozzafiato, i romani del forum potrebbero dirlo probabilmente più di me ma perfino io non posso evitare di notare la ricercatezza di certe inquadrature, soprattutto della Fontana di Trevi. Il suo Topolino incravattato e con gli occhiali da sole, poi, è bellissimo.

    I Miti di Paperogate di Creta - Paperoga Prometeo e la Conquista del Fuoco (Gagnor/Gottardo) ci ripropone Roberto alla sceneggiatura di una storia breve ma fulminante, che rilegge il mito greco di Prometeo con frecciatine alla tv italiana odierna e al fuoco come fonte di guadagno per Paperone-Zeus. Un divertissement, sì, ma di qualità. Molto divertente.

    Zio Paperone e la Sfida dei Giganti (Panaro/Panaro) si presenta inizialmente come una storia molto banale, e stupisce immaginarsi dalle prime tavole che possa dipanarsi addirittura in due tempi. Ma negli ultimi mesi Carlo Panaro mi ha sempre piacevolmente stupito con le sue storie in due puntate, e stavolta non fa eccezione perchè con il proseguire della trama la storia diventa via via più interessante, fino a quando si capisce come il "solito" accenno al Klondike fatto in apertura era più importante del previsto. Panaro attinge direttamente alla visione paperoniana mostrata alcune volte da Barks e Scarpa, un uomo solo apparentemente arido ma che in realtà sa essere, in alcune determinate situazioni, ben più generoso e umano di quanto potrebbero essere molti ricconi della real life. Il flashback finale e chiarificatore, infatti, chiosa in modo ottimo e con una naturalezza ottimale una caccia al tesoro sicuramente interessante, dovuta anche al fatto di avere un rivale inedito rispetto a Rockerudck, e con il quale si è in un conflitto civile.

    Non commento Paperinik e l'Intuizione del Sapientone (Venerus/Meloni), che mi è piaciuta davvero poco, forse più per gli anonimi disegni che per una trama che, fondamentalmente, non è nemmeno bruttissima ma si muove sul filo della prevedibilità in maniera disarmante. Mi ha detto molto poco.

    Ma se siete particolarmente sensibili al fascino del cinema, il numero vale i suoi 2 ero e 30 cents per la storia d'apertura e per le belle rubriche che omaggiano e approfondiscono la figura di Fellini e il suo legame con Disney, gli Oscar vinti dai Classici Disney e quelli ottenuti dalla Pixar.
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  • Topolino # 2936

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    Il numero di questa settimana lo trovo senza infamia e senza lode. Si attesta sulla media, e non mi lamento particolarmente considerando che l'attuale media è molto buona.
    Le due brevi di Gagnor Zapping! Dietro le Quinte a Telequack in realtà non sono nulla di che nella loro estrema brevità, ma lo sceneggiatore ha modo di rifarsi subito con Paperino e il Mago delle Parole, disegnata da Perina. La storia non ha particolari motivi di interesse nella trama, che in effetti appare più un ben costruito pretesto per celebrare l'importanza e la bellezza delle parole. Nell'era degli sms, degli smile e delle contrazioni è bello che il "Topo" ritorni a sottolineare il valore dei termini della lingua italian, tanto bella quanto ricca di numerosi vocaboli. Spronare a "salvare" le parole e non fermarsi a quelle più comuni ("coso" :P ) ma cercare di volta in volta quelle più adatte, anche tra quelle meno comuni, per esprimere il mondo che ci circonda che nella soggettività di ognuno esiste in funzione di quanto si riesca a comunicarlo a noi stessi e agli altri.
    Alessandro Perina dal canto suo si destreggia bene, con delle belle tavole, e la versione papera di Bergonzoni è visivamente accattivante.
    Trovo molto buono anche il ritorno di DD con DoubleDuck - La Macchina delle Nuvole (Vitaliano/De Lorenzi), che in questa prima puntata avvia una saga che pare avere il sapore delle classiche avventure di spionaggio. Le numerose battute sarcastiche a me non hanno dato fastidio, anzi l'effetto ironico aumenta proprio nelle prime tavole dove lo stesso Gizmo si indispettisce con Paperino, a fronte della raffica invincibile di sarcasmo!
    La compagna di DD, poi, mi pare un personaggio sinceramente interessante, che probabilmente non sarà quello che sembra ma che intanto presta il fianco alla matita di De Lorenzi, che ci offre una gran bella papera.

    PS: mi pare di essere il Deboroh dei tempi di Veronica Mars, comunque... :P
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  • Carina la saga burocratica, anche se s'ammoscia un po' nel finale.
    Divertente la Cimino-Gatto, per DD aspetto la conclusione (non ho visto tutta questa Danimarca, però).
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    Ottimo lavoro.
  • Topolino # 2937

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    Un rampante Topolino chiaramente riconoscibile come zichiano cavalca dritto verso l'acquirente in edicola, sulla cover del "Topolino" attualmente in circolazione. La copertina altro non è se non il richiamo per la storia centrale del numero, divisa in tre parti e scritta e disegnata da Silvia Ziche.
    Topolino e la Saga Burocratica è il gioiellino dell'albo: la Ziche usa la satira, "arma" a lei famigliare da anni, per ricondurre Mickey Mouse nell'ottica dell'uomo comune, ritraendolo nella titanica impresa di fare la fila per pagare le tasse. Il bersaglio satirico è proprio la burocrazia, infatti, una velata critica all'esagerata quantità di cavilli, documenti e carte bollate che governano la vita quotidiana dei cittadini. A questo l'autrice unisce un elemento normalmente distante anni luce da quello burocratico, il fantasy. Se da un lato questo le serve senza dubbio per creare un evidente contrasto che si risolve con il divertimento derivato dall'assurdo abbinamento, dall'altro le dà modo di lanciare una frecciatina a un certo tipo di narrativa fantasy "fotocopia" che prolifera negli ultimi anni in libreria e che poco aggiunge a un genere letterario dalle molte potenzialità che, purtroppo, spesso si ripiega su sè stesso.
    La trama è frizzante, simpaticissima e molto ironica: il classico ribaltamento dei ruoli, di cui Topolino è già stato vittima in passato sempre per mano della Silvia nazionale, qui ritorna gestito benissimo, in un paradosso che dà modo di tirare la stoccata finale alla critica sull'eccessiva burocrazia.
    Una storia insomma gestita molto bene, divertentissima, disegnata magistralmente con quello stile sempre unico e adeguatissimo alla trama, e con due temi di fondo che sono apprezzabili e vicini ai nerd da una parte e ai lettori adulti generici dall'altra.
    Che volere di più?

    Be', altre due storie meritorie. E le abbiamo! La seconda parte di DoubleDuck - La Macchina delle Nuvole (Vitaliano/Mangiatordi) continua in modo positivo un'avventura che si mantiene nella norma di una spy-story di DD. Il che va benone, visto che la media generale è sempre buona. Capiamo qualcosa di più sulla nuova minaccia che l'agente segreto deve sventare, la compagna che affianca Paperino rimane affascinante anche disegnate da Mangiatordi e la missione prosegue con i classici imprevisti che rendono arduo per il protagonista e interessante per il lettore la risoluzione della vicenda.
    Chiude il numero la classicissima Zio Paperone e i Bottari Diogenisti (Cimino/Gatto), classicissima per il duo che ci lavora, due veterani del fumetto Disney che realizzano in tandem una nuova storia, ma anche per lo svolgimento della storia. E se spesso negli ultimi anni trovavo il modus operandi di Cimino ormai decisamente troppo ripiegato su sè stesso, in modo che faticavo ad apprezzare appieno la sa ultima produzione, devo ammettere che stavolta lo sceneggiatore è riuscito a scrivere una storia sicuramente molto standard come tipo di plot ma allo stesso tempo interessante e fresca. Sarà il riferimento filosofico, che poteva essere approfondito di più ma che già così è importante, sarà per come questo spunto viene portato alle estreme conseguenze, sarà per un Paperone che agisce in solitaria... ma la storia mi ha genuinamente divertito e appassionato. Luciano Gatto, dal par suo, mantiene il suo stile di disegno classico, che ben si colloca in questa avventura.

    Tre storie, lunghe e di qualità, con gradi autori diversi tra loro: praticamente, un numero ideale del settimanale.
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  • Topolino # 2940

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    Una nuova storia di Casty, in 3 tempi e con i disegni del Pastro, parte su questo numero... serve altro per spingere all'acquisto? No, ma fortunatamente c'è anche altro ;)

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    Darkenblot: Il futuro è già qui - Le meraviglie di Avangard City (Casty/L. Pastrovicchio) è la prima parte di questa storia che in totale conterrà più di 90 tavole. Nata da un'idea di Pastrovicchio e proposta in redazione, la sceneggiatura è stata affidata a Casty. I due autori hanno già lavorato insieme in passato ed è evidente che c'è del feeling tra di loro, non foss'altro che per la comune passione per il Mickey Mouse più classico.
    Per ora non si è ancora entrati nel vivo dell'avventura, quindi poco da dire se non che l'incipit è interessante con questa città futuribile, con questo Macchia cazzuto e con la citazione alle tre leggi della robotica di asimoviana memoria. E ovviamente menzione speciale per gli ottimi disegni del Pastro, che riesce a fondere in queste tavole lo stile da "Topolino" con quello più pikappico, che peraltro proprio nell'attuale volume di PK - Il Mito descrive nelle loro differenze e che qui riesce e proporre in una sintesi eccellente.
    Ottimo poi che ci siano ben 6 pagine di redazionale firmate da Catenacci volte a descrivere il dietro le quinte della realizzazione di Darkenblot, con un buon numero di bozzetti di Casty e del Pastro che sono davvero un bel contorno alla storia.

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    Paperi Palindromi (Bosco/Sciarrone) è l'altro motivo d'interesse verso questo numero del "Topo": la storia è molto breve, e per quello che succede non sarebbe assolutamente niente di notevole. Ma Bosco la costruisce con l'intento di farne un'avventura palindroma, appunto, cioè leggibile in modo speculare dall'inizio alla fine e viceversa, in un gioco di specchi potenzialmente infinito. Non è un caso che, per aumentare il disorientamento, la storia sia ambientata in una di quelle attrazioni da luna park costituite da un labirinto di specchi.
    Inutile dire quindi che gran parte della sensazione finale che voleva ottenere lo sceneggiatore si ritrova soprattutto nel lavoro del disegnatore: Claudio Sciarrone continua il suo percorso che lo vede affinare sempre più il suo stile, in una costante ricerca del miglioramento e del dettaglio che lo porta ad avere uno stile simile e diverso al contempo da quello degli anni pikappici. Questo anche grazie alle infinite potenzialità del disegno digitale, di cui è alfiere all'interno della Disney e con il quale fa cose sempre migliori.

    Paride Paperoga e il Pomo della Discordia (Gagnor/Gottardo) è un altro divertentissimo tassello della serie gagnoresce dei miti di Paperogate. Per quanto mi abbia fatto ridere di gusto, però, è già tipo la terza volta che incontro in una storia di Roberto il riferimento ai reality show messi in burletta nella loro amenità e inutilità. Per quanto io la pensi esattamente come lui, inizio già a trovarlo un argomento quasi abusato... Eleganti i disegni di Gottardo, adeguati all'atmosfera della storiella.

    Paperino e la Minaccia in Miniatura (Agrati/Held) è una storia diverte che gioca sul surrealismo dello spunto, portato avanti con picchi di comicità assoluta. Questa Valeria Agrati non la conosco, non ricordo di aver letto nulla di lei, ma in questa sua breve trovo influenze da Faraci e da Faccini, e il che fa bene a una storia fresca e simpaticissima.

    Il numero è composto poi da due storie di Pesce, entrambe ben poco entusiasmanti: trattasi di una storia poco interessante con Paperinik per i disegni di Vian (che apprezzo coi Topi, ma che con i Paperi non mi piace molto) e un gialletto abbastanza banale con Topolino. Mi spiace dire così, dal momento che ricordo Riccardo Pesce come un autore non male e dalle potenzialità interessanti, ma in queste due avventure mi ha detto davvero poco.

    Ciò non toglie comunque che il numero è sicuramente molto valido tra Sciarrone, Casty/Pastro, gagnorate divertenti e new entry promettenti.
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  • Ma sul #2940 è solo un caso che ben due storie inizino ad Altacraz?

    J.J., c'entri qualcosa?
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    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto:Ma sul #2940 è solo un caso che ben due storie inizino ad Altacraz?

    J.J., c'entri qualcosa?
    Se guardi bene, si nota che nella seconda storia, il nome è stato corretto, in origine era stato letterato proprio come "Alcatraz".

    Sicuramente è da lodare il correttore di bozze, ma dubito ci sia sotto qualche cosa di più.
    La mia gallery su Deviant Art (casomai a qualcuno interessi =^__^=)
  • Topolino # 2941

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    Contrariamente all'umore dei disneyani della prima ora, abbastanza a terra per la morte di Cimino, il numero per ragioni dovute alla tempistica di stampa è invece all'insegna dell'allegria e del divertimento, celebrando il 20esimo anniversario di Disneyland Paris, che si piglia pure la copertina.
    Ad ogni modo, oltre a tutto quanto legato a questo evento, il resto del giornale si attesta su buoni livelli.

    Darkenblot: Il futuro è già qui - Qualcosa sotto la città (Casty/L. Pastrovicchio) costituisce la parte centrale della lunga storia ideata e disegnata dal Pastro e sceneggiata da Casty. Alle ottime battute e all'ambientazione futuristica si affiancano alcuni colpi di scena che contraddistinguono l'indagine di Topolino e del tenente Zark, e situazioni che costituiscono false piste e - chissà - magari anche indizi rivelatori per quanto accadrà nell'ultima puntata.
    Certo è che, per ora, stiamo assistendo a una buonissima storia di fantascienza, che per quanto gradevole e ben scritta non ha ancora fornito quel quid in più per annoverarla tra le cose migliori curate dal Castellan. Attendo l'epica conclusione, comunque, prima di esprimere un parere completo e consapevole sull'avventura; calcolando che finora Macchia Nera, grande mattatore dell'avventura, si è visto molto poco, probabile che l'ultimo capitolo possa concretizzare quel salto di qualità che ancora non vedo.
    C'è da dire che il comparto grafico del Pastro, invece, è completamente da urlo e il suo tratto classico unito a tavole dalla composizione interessante (tavola 9, ottimo esempio) fa una figura ottima.

    Zio Paperone e l'Ombra del Passato (Panaro/Mazzon) è una storia in due tempi posta a chiusura dell'albo, e rientra nel filone di storie lunghe scritte da Carlo Panaro negli ultimi mesi, che finora per quel che ho potuto leggere è stato foriero di avventure molto godibili e avvincenti. Anche questa in effetti si fa leggere con piacere, e cerca di non cadere nel facile tranello delle citazioni fini a sè stesse. Ambientare un'avventura nel Klondike, e citare Dawson, il Fosso dell'Agonia Bianca e altre situazioni narrate da Carl Barks e Don Rosa, rischia di far passare in secondo piano la trama, cosa che invece qui non avviene. Per quanto il plot non sia il massimo dell'originalità, è scritto con capacità e la soluzione mi ha colto alla sprovvista. Ben vengano allora storie in cui ci siano strizzate d'occhio ai nerd, se non mettono in secondo piano la storia.

    Paperoga e la Macchinazione di Paperkranz (Limido) è molto divertente: Limido autore completo mi ricordo di averlo già letto poco tempo fa, apprezzandolo, anche se ora non rammento la storia. Ma questa sicuramente è una storia decisamente simpatica, che usa in modo egregio Paperoga e la figura, abusata ma in questo caso calzante, dello scienziato pazzo. Anche i disegni sono molto belli, ma quelli in Limido li ho sempre apprezzati.

    Le due storie più brevi sono scritte da due leoni di razza: Faccini autore completo per Paperino e Paperoga: Poker d'Assi è una delle sue storie mute, ma al contrario delle volte precedenti questa volta non mi sono sbellicato troppo, se non all'inizio: forse è stata tirata troppo per le lunghe, forse alcune gag era un po' prevedibili, fatto sta che a metà storia già ero meno preso, cosa mai accaduta con le mute facciniane; Faraci con Paperinik in: Uno Sporco Lavoro (disegnata da Ottavio Panaro) presenta un paio di scambi di battute tra i Bassotti in perfetto stile faraciano di un tempo, ma a parte questo la storiella è troppo breve per essere realmente incisiva, forse va solo presa per quello che è (una breve, appunto, una trollatina) ma mi ha strappato solo qualche sorriso.
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    Qualcun altro oltre a me dica che "Darkenblot" si è rivelato una bolla di sapone, un fumo senza arrosto, una fregnaccia senza sugo...

    Belli i disegni, per carità, ma da macchia Nera mi aspettavo qualcosa di più che una Allmark nera con un po' di cinghiette accessorie sulla giacca.

    Viene il dubbio che abbiano cercato di condensare una saga più ampia, per farla stare in tre miseri episodi

    E se pensiamo che, per contro, la storia su Dinamite Bla, nello stesso numero 2942 sembra invece innaturalmente allungata, il dubbio di essere preso per i fondelli mi pare più che astratto :grrr:

    Peccato perchè dalle premesse pareva essere un nuovo PK -____-
    La mia gallery su Deviant Art (casomai a qualcuno interessi =^__^=)
  • Beh, un nuovo Pkna proprio no, non riesco ad immaginare qualcosa di più lontano (in ambito disneyano) dallo stile di Casty.

    Comunque sì, Darkenblot un po' spenta: niente di orribile ma nemmeno un guizzo inaspettato o una trovata particolarmente memorabile. La storia ha sicuramente sofferto per l'episodio tagliato, tra l'esposizione della vicenda e la sua soluzione si arriva al finale molto in fretta a scapito del ritmo e ad un po' di azione senza spiegone.
    Non è però la prima volta che Casty si trova costretto a contrarre un suo progetto originario in uno spazio più ristretto, altre sue storie davano ancora più la sensazione dei tagli ma ne uscivano comunque bene: penso che il Castellan si sia concentrato un po' troppo su automi e leggi citazionistiche e la narrazione ne è uscita un po' trascurata.

    E se pensiamo che, per contro, la storia su Dinamite Bla, nello stesso numero 2942 sembra invece innaturalmente allungata, il dubbio di essere preso per i fondelli mi pare più che astratto :grrr:
    La storia di Dinamite non l'ho manco letta: non ho difficoltà a credere che sbrodoli, ma non parlerei di presa per i fondelli. E' ormai una chiara politica editoriale del Topo quella di limitare (o dare meno risalto a) saghe o storie ad episodi che non siano associabili a qualche evento/brand/gadget: a Casty è stato dato più spazio del solito (editoriali e due cover), lo vedo un passo avanti rispetto, ad esempio, alla saga di Eurasia che non vedrà mai una degna conclusione.
  • Beh, la storia di Dinamite è scritta da Mazzoleni, del quale è stata pubblicata una sola storia, qualche settimana fa. Se tre indizi (sceneggiatore nuovo, seconda pubblicazione, storia umoristico-satireggiante) fanno una prova, l'allungamento è dovuto a inesperienza e voglia di strafare.

    A me non è nemmeno dispiaciuta, così come non mi è dispiaciuta la storia di Savini e così come non mi è dispiaciuto Darkenblot. Anzi, il terzo mi ha persino sorpreso. Questo perché ero partito prevenuto aspettandomi poco più di una bolla di sapone, un fumo senza arrosto, una fregnaccia senza sugo, e invece ho gradito non poco seconda e terza parte.

    Macchia deludente, questo sì (ma se non torna nevica blu...). Mi sono piaciute le castyanate, invece; più che in altre sue storie recenti...
    Immagine
    Ottimo lavoro.
  • Spezzo una lancia in favore di Darkenblot. Il primo episodio mi aveva lasciato un po' a bocca asciutta e solo il secondo mi aveva dato quei tipici intrecci alla Casty. Ieri sera ho letto il terzo, di cui avevo sentito parlare abbastanza male...e devo dire di aver gradito. Ciò che gli si critica è di essere un Casty diverso da quello che abbiamo avuto modo di leggere in più episodi. Il Casty delle saghe infatti è un Casty che intesse il suo intreccio per pagine e pagine e poi fa tornare tutto al millimetro, con continue sorprese e ribaltamenti che avvengono lungo tutta la durata della storia, e posso capire che nel leggere che stavolta non era così si rimanesse un po' shockati. Ma una volta compreso che questa storia era strutturata diversamente, mi sono anche accorto che il vero e proprio giallo occupava SOLO il capitolo centrale, e quindi come respiro non si differenziava troppo da quelli che Casty confeziona per le sue storie autoconclusive (tipo il Signore dei Pupazzi). Notato questo, ho potuto inquadrare il primo capitolo come una semplice introduzione e l'ultimo come un qualcosa che mai mi sarei aspettato di vedere tra le pagine di Topolino ovvero...una battaglia finale. Azione, inseguimenti, dinamici scontri sono qualcosa di parecchio inedito infatti. Spesso vengono inseriti in versione compressa per occupare una o due tavole in coda a una storia che tratta d'altro. Spesso vengono narrati quel tanto che basta per dare il tempo a Topolino di disarmare il lestofante della situazione, o di avere l'idea di staccare la presa di corrente al congegno criminale che terrorizza la città. In Scarpa abbiamo degli esempi di scazzottate con Gambadilegno che durano anche per parecchie pagine, in Gottfredson pure abbiamo sequenze d'azione lunghe. Ma un'intera storia dedicata ad un inseguimento, all'arrivo dei rinforzi e alla guerra che ne scaturisce è qualcosa di davvero singolare. Per cui, sì, anche se diversa da ciò a cui eravamo abituati leggendo il Topo e leggendo Casty, questa storia AGGIUNGE effettivamente qualcosa di buono e NUOVO alle pagine del Topo e al curriculum dell'autore.
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