da Valerio » lunedì 10 dicembre 2012, 01:32
Due cose:
Il contesto creativo. Nell'ultimo paio d'anni è cambiato tutto. Con l'arrivo della De Poli è cambiato proprio l'ambiente e abbiamo avuto un'inversione di tendenza. L'infantilizzazione muciana ha lasciato il posto a quella stessa energia creativa e voglia di superare il limite che negli anni 90 produsse il fenomeno Pk. Anche perché sono tornati a lavorare un po' tutti i grossi calibri tipo Enna, che ha fatto Dracula, e soprattutto Artibani, che è direttamente coinvolto in questo ritorno di Pk. Tra progettoni, graphic novel vendute in albi separati e figate collaterali, siamo in mani sapienti, insomma. E la voglia di Pk è nell'aria da un bel po', basta vedere quanto viene tirato in ballo nel mensile Appgrade, con citazie a Bertoni, a Camera 9 e compagnia bella ogni due per tre. E vogliamo dimenticare Artibani che tramite il suo Doubleduck ci racconta le sorti di Belgravia successive ad Operazione Efesto? C'è una voglia pazzesca di tornare a superare i limiti, insomma, una sorta di ossimorica "nostalgia del nuovo".
La storia di Pk. Il mio amore per MM non è mai stato un mistero, come anche il disprezzo più totale verso le persone che all'epoca lo vedevano come "altro" da Pk, una sorta di clone malriuscito, quando era in realtà frutto della stessa politica, dello stesso nuovo modo di pensare. E' stata per la miopia di molti Pker che MM non ha avuto il successo sperato, visto che al posto di vederlo come "metodo pknaico" applicato a Topolino o come l'altro 50% di quello che sarebbe potuto essere il progetto di rinnovo dei personaggi Disney, l'hanno visto come una brutta copia. Quindi possiamo dire che a mancarmi di Pk è sempre stata la mentalità che c'era dietro. Lo leggevo perché era un nuovo modo di intendere Disney, non certo per la smania di leggere le nuove avventure del mio eroe. Non sono mica l'Avvocato Photomas. Ma una volta precisato questo, non sono certo così limitato da non rendermi conto che le opere migliori sono quelle che riescono a fare più cose contemporaneamente. E di certo non sono così cieco da non rendermi conto che Pk una storia la raccontava, una storia che mi piaceva ma che non è stata portata a termine. Il ritorno di un certo stile, di un certo linguaggio, di un certo modo di intendere il fumetto, non esclude per forza l'amore per la buona narrativa. Prendersi cura della trama di un fumetto che tra i suoi punti di forza aveva la continuity non è certo una debolezza, una cosa da nerd nostalgici di cui vergognarsi. E' semplicemente una cosa logica, naturale e corretta.