Direi che in seguito a tutte queste news, e a pochi giorni dal grande ritorno, possiamo lanciare un'iniziativa simile a quella che abbiamo fatto l'anno scorso in occasione del Topolino 3000. Vi invito tutti quindi a lasciare una testimonianza che descriva il vostro rapporto con PK, come l'avete vissuto, ciò che ha significato per voi. Faremo quindi un po' di amarcord nostalgico, in attesa di proiettarci verso la tanto attesa terza serie.
Accendiamo le cronovele da polso e cavalchiamo...il vento del tempo!
Io e Pk ci siamo conosciuti dall'inizio, ma ci è voluto qualche giorno prima che io mi convincessi che era Amore. Quando vidi le prime pubblicità sul Topo non avevo neanche capito che si trattava di un prodotto Disney con Paperinik, e quando mi trovai fra le mani il numero Zero, con tutte quelle sperimentazioni grafiche di Lavoradori, rimasi un po' perplesso. Non avevo ancora dodici anni, e ricordo che il mio primo pensiero fu "Uhm. Troppi pulsanti?". Ero ancora un bambinello candido e sebbene già spaziassi molto con le letture, ero poco avvezzo ai linguaggi fumettistici più complessi. Fu mio padre a darmi una svegliata, dopo essersi letto quel fatidico primo numero: "Ma sei matto? Questa cosa è una bomba, bisogna seguirlo!". E così cominciò tutto. Pk mi fece crescere, e sulle sue pagine scoprii sapori inediti e bellissimi. Grandi storie, personaggi indimenticabili, narrazione di grande respiro, e poi c'era quella cosa chiamata continuity, cioé la memoria storica delle precedenti avventure, che assaggiavo per la prima volta, capendone le proprietà fidelizzanti. Leggere i PK-Project mi dava inoltre l'impressione di star muovendomi in un mondo vivo con delle regole precise, in grado di mantenere una propria coerenza anche dietro le quinte, e non va certo dimenticato il dialogo ironico con i lettori, presente in tutte le altre rubriche. Senza dubbio leggere PK proprio negli anni dell'adolescenza, non ha fatto che elevare a potenza l'effetto che questa bella lettura avrebbe normalmente avuto su un qualsiasi altro fruitore. Vedere avvenire la sconfitta degli evroniani, la redenzione del Razziatore e la chiusura di molte storyline, poi, fu importantissimo, perché per la prima volta familiarizzavo con il concetto di finale, capendo che ogni bella storia, per essere tale, deve virare verso una soddisfacente conclusione.
La seconda serie di Pk fu da me molto apprezzata. Mi resi conto che molte cose adesso erano diverse, molti personaggi erano spariti e l'approccio che si voleva sperimentare era quello più spiccatamente telefilmico, con episodi strettamente interconnessi, trama orizzontale che si dipanava gradualmente, e un'atmosfera più dura. Questo fu uno dei motivi per cui ci rimasi doppiamente male quando nell'estate del 2002 la serie venne improvvisamente sospesa. Ricordo che uscivo dagli esami di maturità, e mi ritrovai ad un certo punto privato della saga che da sei anni stavo seguendo con passione, e la delusione fu forte. Non solo per la mancata prosecuzione delle vicende a cui mi ero fidelizzato negli ultimi mesi, ma proprio perché da quel momento in poi lo scenario fumettistico disneyano venne privato di quel "dialogo alla pari" che aveva permesso a molti lettori cresciuti di non abbandonare Paperopoli e Topolinia.
Mi fu immediatamente chiaro che PK, oltre a narrarci belle storie, aveva svolto un ruolo fondamentale per tutti i lettori della mia generazione. Esiste infatti un momento nella vita di ognuno in cui la lettura del tradizionale Topolino purtroppo non basta più. E' il momento in cui generalmente lo si abbandona. Qualcuno torna qualche anno più tardi e dimostra di averne compreso i linguaggi, di aver capito che possono esistere differenti livelli di lettura. Ma si tratta di una minoranza, chiaramente. Il momento del disincanto colpisce ogni lettore intorno ai tredici anni, generalmente. O anche prima, a seconda dei casi. Il ruolo avuto da Pk e dalla "rivoluzione spillata" che seguì fu proprio quello di "rete di sicurezza", che fece rimanere molti adolescenti vicini al fumetto disneyano, ritardandone il più possibile l'abbandono. Quando nel 2002 questa rete di sicurezza venne meno, il dialogo alla pari cessò, e per ovvi motivi il semplice settimanale Topolino non bastò a nutrire quello stesso pubblico, che quindi si disperse. Io continuai a seguire lo scenario fumettistico disneyano, ma non smisi mai di avvertire il vuoto lasciato in questo panorama dal fenomeno Pk. La sua improvvisa sparizione mi spinse tuttavia a chiederne motivo sul web, portandomi così, attraverso svariati passaggi, a quello che faccio ora qui. Pk è stato quindi importantissimo per me, anche nella sua assenza.
Nell'ultima vignetta dell'ultimo numero di PK2 un Paperink dubbioso guardava il cielo chiedendosi se quella sarebbe stata davvero la fine. Per dodici anni fu così. Ma il 2 luglio 2014 la penna di Artibani e la matita di Pastrovicchio si incontreranno per dare finalmente seguito all'epopea. Questa volta direttamente sulle pagine di Topolino, annullando difatto il divario che molti sostenevano ci fosse tra Pk e il più tradizionale fumetto Disney. Artibani, che in questi anni ha dato prova di una totale e completa padronanza dell'universo disneyano, in ogni sua forma e concezione, porterà avanti quindi un discorso fumettistico interrotto da più di un decennio. Lo farà nel modo giusto, non dimenticando nemmeno uno degli elementi che resero grande il formato fumettistico di Pk: respiro narrativo, un linguaggio più adulto, una certa attenzione alla continuity, ma soprattutto tanta qualità. Tutto ciò che per dodici anni si pensava non potesse essere replicato lo sarà e di questo non possiamo che essere felici e grati a Francesco e Lorenzo, a cui auguriamo di riceverne tante belle soddisfazioni.
Ci si rilegge il 2 luglio, vecchio mantello tarlato!
[Disney] PKNE Fase 1: La Run di Artibani e Sisti
A Marzo 1996 i miei creatori cominciarono a nutrire sofferenza: dovevo smetterla di leggere i giornaletti, ché ero secchione e rischiavo di traviarmi. Così arrivò il primo - dei tanti - divieti di leggere Topolino.
Qui la storia poteva essere già finita.
Io da ragazzino mi mangiavo tanto le unghie, come la De Poli nel recente editoriale, fino a provocarmi escoriazioni: cavoli, doveva iniziare il fumetto figo con Paperinik e questi mi tagliavano pure Topolino! Che nervi!
Dopo i fatidici tredici anni menzionati anche da Valerio mi sarei fatto più smaliziato e furbacchione (d'altronde sarei stato traviato dai giornaletti), ma nel Marzo del 1996 ero ancora un bravo bimbetto secchione e scemotto (e, in situazioni di emergenza, nevrotico). Insomma, non sapevo che fare, non avevo vie d'uscita.
Senonché, pochi giorni dopo, era il 14 (no?), ecco che il babbo torna e butta sul tavolo Topolino ed Evroniani. Grazie, babbone! E mi fiondo a leggere quell'albone grande grande, che non c'ero mica abituato, fino ad allora avevo visto solo Topolino e Tiramolli (solo tre numeri). Sì, all'edicola vedevo tante altre cose, ma mi sembravano tutte "per adulti" (sto edulcorando), ma avere quello spillato fichissimo tra le mani era un qualcosa di esaltante, orgasmica (cos'era un orgasmo? Boh, però avevo già sbaciozzato una). Sarebbe stato fichissimo per poco: a furia di leggerlo e rileggerlo, e portarlo di qua e portarlo di là, la copertina si sarebbe smontata subito. E' ancora così, è ancora lì, custodito come una sacra reliquia assieme ai due numeri successivi. PKNA era una testata così, quasi ad ogni numero si staccava qualcosa, o la doppia copertina o la pagina centrale... ma non ho voluto ricomprare nessun numero, li ho tenuti tutti così com'erano, come sono, ovvero vissuti.
Ecco, io PKNA l'ho vissuto. Quel numero l'ho preso in quel momento lì, quell'altro a quell'edicola là, con quello ho giocato, con quell'altro mi sono commosso, con la posta ho riso tanto, eccetera. Banale, ma oh, l'amarcord questo è.
Dato che le esperienze non si rivivono mai veramente come la prima volta, non ho più letto PKNA da quando ha chiuso, stordendomi non poco con quella mossa di passare a PK2. E se la nuova serie va male?, dicevo. Con PK2 scoprii le mie incredibili doti di menagramo e divenni Rosario Chiarchiaro. Da allora, se io dico che qualcosa potrà andare male, questa ci andrà. Forse lo dicevo perché PK2 iniziò a smarronarmi al numero sei e già allora, oltre che menagramo, ero anche una zitella inacidita. Sta di fatto che PK2 non mi riconquistò mai del tutto, ma quando chiuse, in quella calda estate del 2002, dove ormai andavo alle superiori e avevo iniziato i Bonelli, cioè ero Grande, mi si spezzò il cuore lo stesso. L'inverno sta arrivando, dissi. Nel mio comune non nevicò per anni.
Dopo i vent'anni, per fortuna, cominciai a usare il cervello, mi sgridai fortemente ed ora il rapporto con il mio passato si è ricomposto, in modo adulto e maturo. La rilettura che ho fatto un paio di anni orsono parallelamente a Pk-Il Mito mi ha messo dinanzi a due serie figlie dei loro tempi, nel bene come nel male, ma ad un universo narrativo (non nel senso di universo parallelo!) ancora attuale, se usato nel modo giusto dagli autori giusti. Artibani e Pastrovicchio sono gli autori giusti: a buon intenditor...
Oggi ho 26 anni e i miei creatori non vedono l'ora di bruciarmi i giornaletti. Ma io non sono più un secchione, e ho pazienza con gli anziani, soprattutto con quello che nel Marzo 1996 mi comprò Evroniani. Sono pronto per vivere una nuova avventura. Ora traslo le pupille 45° a dx e cito Valerio:
Qui la storia poteva essere già finita.
Io da ragazzino mi mangiavo tanto le unghie, come la De Poli nel recente editoriale, fino a provocarmi escoriazioni: cavoli, doveva iniziare il fumetto figo con Paperinik e questi mi tagliavano pure Topolino! Che nervi!
Dopo i fatidici tredici anni menzionati anche da Valerio mi sarei fatto più smaliziato e furbacchione (d'altronde sarei stato traviato dai giornaletti), ma nel Marzo del 1996 ero ancora un bravo bimbetto secchione e scemotto (e, in situazioni di emergenza, nevrotico). Insomma, non sapevo che fare, non avevo vie d'uscita.
Senonché, pochi giorni dopo, era il 14 (no?), ecco che il babbo torna e butta sul tavolo Topolino ed Evroniani. Grazie, babbone! E mi fiondo a leggere quell'albone grande grande, che non c'ero mica abituato, fino ad allora avevo visto solo Topolino e Tiramolli (solo tre numeri). Sì, all'edicola vedevo tante altre cose, ma mi sembravano tutte "per adulti" (sto edulcorando), ma avere quello spillato fichissimo tra le mani era un qualcosa di esaltante, orgasmica (cos'era un orgasmo? Boh, però avevo già sbaciozzato una). Sarebbe stato fichissimo per poco: a furia di leggerlo e rileggerlo, e portarlo di qua e portarlo di là, la copertina si sarebbe smontata subito. E' ancora così, è ancora lì, custodito come una sacra reliquia assieme ai due numeri successivi. PKNA era una testata così, quasi ad ogni numero si staccava qualcosa, o la doppia copertina o la pagina centrale... ma non ho voluto ricomprare nessun numero, li ho tenuti tutti così com'erano, come sono, ovvero vissuti.
Ecco, io PKNA l'ho vissuto. Quel numero l'ho preso in quel momento lì, quell'altro a quell'edicola là, con quello ho giocato, con quell'altro mi sono commosso, con la posta ho riso tanto, eccetera. Banale, ma oh, l'amarcord questo è.
Dato che le esperienze non si rivivono mai veramente come la prima volta, non ho più letto PKNA da quando ha chiuso, stordendomi non poco con quella mossa di passare a PK2. E se la nuova serie va male?, dicevo. Con PK2 scoprii le mie incredibili doti di menagramo e divenni Rosario Chiarchiaro. Da allora, se io dico che qualcosa potrà andare male, questa ci andrà. Forse lo dicevo perché PK2 iniziò a smarronarmi al numero sei e già allora, oltre che menagramo, ero anche una zitella inacidita. Sta di fatto che PK2 non mi riconquistò mai del tutto, ma quando chiuse, in quella calda estate del 2002, dove ormai andavo alle superiori e avevo iniziato i Bonelli, cioè ero Grande, mi si spezzò il cuore lo stesso. L'inverno sta arrivando, dissi. Nel mio comune non nevicò per anni.
Dopo i vent'anni, per fortuna, cominciai a usare il cervello, mi sgridai fortemente ed ora il rapporto con il mio passato si è ricomposto, in modo adulto e maturo. La rilettura che ho fatto un paio di anni orsono parallelamente a Pk-Il Mito mi ha messo dinanzi a due serie figlie dei loro tempi, nel bene come nel male, ma ad un universo narrativo (non nel senso di universo parallelo!) ancora attuale, se usato nel modo giusto dagli autori giusti. Artibani e Pastrovicchio sono gli autori giusti: a buon intenditor...
Oggi ho 26 anni e i miei creatori non vedono l'ora di bruciarmi i giornaletti. Ma io non sono più un secchione, e ho pazienza con gli anziani, soprattutto con quello che nel Marzo 1996 mi comprò Evroniani. Sono pronto per vivere una nuova avventura. Ora traslo le pupille 45° a dx e cito Valerio:
Ci si rilegge il 2 luglio, vecchio mantello tarlato!
Ottimo lavoro.
LOL, non sono capace di spenderci cosí tante parole, ma proviamoci.
Nel 1996 ero un lettore di fumetti, diciamo, occasionale. Il primo impatto fu con i vecchi Almanacco di Topolino che erano da mia nonna, appartenuti a mio padre e (soprattutto) agli zii, e che forse ho consumato piú io di loro. Poi c'era Topolino ogni tanto, e le Giovani Marmotte forse piú di frequente.
Poi nel 1996, neanche ricordo per quale caso, mi venne comprato Evroniani. Bellissimo. Diverso.
Il Vento del Tempo, che mi piacque un sacco (lo ricomprai in seguito in qualche fiera, a differenza di max: l'originale aveva ormai la copertina staccata e non volevo scassarlo di piú), fu altrettanto casuale: accompagnavo mia nonna a prendere il giornale, mi fece scegliere qualcosa, e lo vidi.
E da allora spessissimo in edicola a controllare, numeri persi da recuperare, lo speciale 00 di cui per qualche motivo non mi accorsi ma lo trovai per caso in edicola in vacanza. E poi Internet, le community online, la scoperta di un mondo enorme tutto a fumetti. La delusione per Uno sparito, lo schifo per il "pk" sullo scudo. E la fine di PK. Che però è stato l'inizio di una passione che adesso mi porta ad essere qui, a spendere capitali in fumetti, e a lavorare con amore al Disney Compendium.
PK, però, non è solo importante per essere stato l'inizio di tutto. È importante anche perché, diversamente da altri fumetti e da altre opere, PK è stato un'esperienza. La posta, le rubriche, i motti, le attese, l'amore per personaggi anche secondarissimi. E la capacità di aggregare persone: sarà stato che Internet si diffondeva allora, sarà stato che le comunicazioni erano incoraggiatissime dal PK Team, sarà stato perché tra PKers ci si considerava una setta, ma mai si è creato, in Italia, un ecosistema come questo attorno ad un fumetto. PK è all'origine di amicizie, di amori e, perché no, anche di qualche odio tra persone che mai si sarebbero incontrate o scontrate senza.
Per tutto questo, è un fumetto che dopo tutti questi anni ha ancora il suo posto nella mia libreria.
E ora PK torna. In un formato che castra molto dell'esperienza originale, ma che è chiaramente l'unico formato possibile. Probabilmente non sarà per nessun altro quello che è stato per noi. I tempi sono cambiati, il formato pure, e anche chi ci lavorava (non tutti, per fortuna). Ma l'attesa è comunque tantissima, sia perché voglio rivedere PK in azione, sia perché sapere che PK, in mano a chi ancora sembra amarlo molto, arriverà ai moltissimi lettori di Topolino è qualcosa che mi fa gioire per loro.
Anche la paura di venir deluso è tanta, quindi cerco di mantenere basse le attese, che quando qualcosa torna dalla tua infanzia o adolescenza non sai mai che può succedere.
Un bel grazie, comunque, a chi ha fatto sí che tutto questo avvenisse.
Nel 1996 ero un lettore di fumetti, diciamo, occasionale. Il primo impatto fu con i vecchi Almanacco di Topolino che erano da mia nonna, appartenuti a mio padre e (soprattutto) agli zii, e che forse ho consumato piú io di loro. Poi c'era Topolino ogni tanto, e le Giovani Marmotte forse piú di frequente.
Poi nel 1996, neanche ricordo per quale caso, mi venne comprato Evroniani. Bellissimo. Diverso.
Il Vento del Tempo, che mi piacque un sacco (lo ricomprai in seguito in qualche fiera, a differenza di max: l'originale aveva ormai la copertina staccata e non volevo scassarlo di piú), fu altrettanto casuale: accompagnavo mia nonna a prendere il giornale, mi fece scegliere qualcosa, e lo vidi.
E da allora spessissimo in edicola a controllare, numeri persi da recuperare, lo speciale 00 di cui per qualche motivo non mi accorsi ma lo trovai per caso in edicola in vacanza. E poi Internet, le community online, la scoperta di un mondo enorme tutto a fumetti. La delusione per Uno sparito, lo schifo per il "pk" sullo scudo. E la fine di PK. Che però è stato l'inizio di una passione che adesso mi porta ad essere qui, a spendere capitali in fumetti, e a lavorare con amore al Disney Compendium.
PK, però, non è solo importante per essere stato l'inizio di tutto. È importante anche perché, diversamente da altri fumetti e da altre opere, PK è stato un'esperienza. La posta, le rubriche, i motti, le attese, l'amore per personaggi anche secondarissimi. E la capacità di aggregare persone: sarà stato che Internet si diffondeva allora, sarà stato che le comunicazioni erano incoraggiatissime dal PK Team, sarà stato perché tra PKers ci si considerava una setta, ma mai si è creato, in Italia, un ecosistema come questo attorno ad un fumetto. PK è all'origine di amicizie, di amori e, perché no, anche di qualche odio tra persone che mai si sarebbero incontrate o scontrate senza.
Per tutto questo, è un fumetto che dopo tutti questi anni ha ancora il suo posto nella mia libreria.
E ora PK torna. In un formato che castra molto dell'esperienza originale, ma che è chiaramente l'unico formato possibile. Probabilmente non sarà per nessun altro quello che è stato per noi. I tempi sono cambiati, il formato pure, e anche chi ci lavorava (non tutti, per fortuna). Ma l'attesa è comunque tantissima, sia perché voglio rivedere PK in azione, sia perché sapere che PK, in mano a chi ancora sembra amarlo molto, arriverà ai moltissimi lettori di Topolino è qualcosa che mi fa gioire per loro.
Anche la paura di venir deluso è tanta, quindi cerco di mantenere basse le attese, che quando qualcosa torna dalla tua infanzia o adolescenza non sai mai che può succedere.
Un bel grazie, comunque, a chi ha fatto sí che tutto questo avvenisse.
Lorenzo Breda
Website | Google+ | DisneyStats | deviantART
If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
Hobbes, Calvin&Hobbes
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Intervista a Francesco Artibani su Fumetto logica
http://www.fumettologica.it/2014/06/asp ... -artibani/
http://www.fumettologica.it/2014/06/asp ... -artibani/
Francesco Miller?
Ottimo lavoro.
http://www.fumettologica.it/galleria/to ... a-coverlr/
Fumetto logica ci regala anche qualche pagina in anteprima, in cui tra l'altro appare in tutta tranquillità un battagliero Odin Eidolon
Fumetto logica ci regala anche qualche pagina in anteprima, in cui tra l'altro appare in tutta tranquillità un battagliero Odin Eidolon
Che sia proprio lui? Ci ho pensato anche io ma boh. Rischia di essere un po' "scontato".
Ma anche a voi nelle anteprime di "Potere e Potenza" sembra che PK abbia appena messo il collirio? Ha delle pupille più grandi del solito; avevo riscontrato la stessa cosa in Universo PK, ma pensavo fosse lo stile dei disegnatori, qui c'è Pastrovicchio e una volta non disegnava così... Sembra quasi Pkapperino Pkapperotto.
La mia storia con Pk è stata strana, poco lineare, fatta di continui stop and go.
Le prime pubblicità mi avevano incuriosito ma non mi ero fidato. Non ero molto intraprendente e non riuscivo a capire che cosa ci sarebbe stato di nuovo. ero abbonato a Topolino, e non compravo nulla in maniera indipendente in edicola. Solo in estate cominciai a comprare in maniera più o meno costante Zio Paperone, ma solo se la preview mi ringalluzziva o meno. L'incontro avvenne solo con l'uscita di Due, a gennaio del 1997. In montagna non sapevo che fare e credo che mia madre mi comprò l'albo, o forse io, chi lo sa. La storia mi prese tantissimo, mi affascinò enormemente, e cominciai a seguirla in maniera assidua, puntualmente in edicola il 20 di ogni mese. Recuperai anche i numeri zero, tramite la redazione (i famosi numeri con il timbro) e venni sempre più coinvolto. L'idea dello speciale estivo mi entusiasmò.
Poi l'interesse andò scemando, non so perché, nonostante bei numeri come Seconda Stesura e Carpe Diem. Il numero 16 fu l'ultimo, purtroppo. Ero preso da Zio paperone, i Maestri e le grandi parodie, e il Pikappero lo tralasciai. In compenso, seguii bene l'uscita di MMMM, posto mollarlo al numero 7. Ma questa è un'altra storia.
Da quando lo Zero era salito alla ribalta come fumetto raro di un certo valore (concetto decisamente svanito con il tempo, per fortuna) mi piaceva comprare tutti i numeri 1 delle nuove collane, E così fu con : inutile dire che Ducklair mi prese tantissimo, la coppia Artibani - Sciarrone aveva del miracoloso. Non capivo certi aspetti negli articoli, in primis le microcontrazioni, ma la trama sulla famiglia di Everett, l'addio di Uno, le atmosfere claustrofobiche, furono per me massimamente coinvolgenti.
Non vedevo l'ora che uscissero i numeri successivi, le copertine mi entusiasmavano, così come gli articoli interni, in specie l'introduzione di Vitaliano. Ma attorno al numero 6 mi sembrava che la trama stesse andando alla deriva, e così comprai il numero 7, "Ancora un giorno", che trovai proprio brutto, e mi fermai (nonostante i tonitruanti annunci per il numero successivo). Un po' per taccagneria, un po' per altro, mi fermai. Peccato, perché il numero 7 negli anni l'ho decisamente rivalutato, mentre l'8 resta davvero un gran bel numero.
Sbirciando dal giornalaio continuavo a seguirlo, ma poca cosa, e quando uscì la nuova serie, non ero molto convinto. Avevo scroccato la lettura in edicola della preview sul numero 18 di e temevo il peggio. In acqua al mare riflettevo su come spazzare via la vecchia continuity per inserire i guardiani della galassia era una bestemmia. E puntualmente fu. Comprai il "Supereroe per caso" che, oltre ai buoni disegni, non aveva niente. Sceneggiatura caotica e dialoghi puerili. Uno era pure antipatico. Fu facile non comprare il numero 2. La deriva dalla testata la riconoscevo a naso dalle copertine e dopo, leggendola per la prima volta altrove, capii che a parte due o tre numeri, la frittolatura valeva davvero poca cosa, purtroppo.
Solo verso la fine del liceo, forse spinto dall'uscita di Reloaded, decisi di ricostituire tutta la collezione di e di . Aiutato da un fumettaro che aveva quasi tutti i numeri perfetti a prezzo di copertina, facevo puntate nei weekend caldi torinesi per fare scorta, come da un pusher. A botte di 5 e 7 numeri, costruii la mia collezione e mi infognai per bene, ricostruendo tutta la storia e collegando le tessere che non capivo.
Mi innamorai di tutto il mondo del pikappero e, una volta concluso pure (l'ultimo numero fu piuttosto difficile da trovare), non sapevo quale delle due testate preferire. Ma è una disquisizione inutile: è la stessa storyline e lo stesso sistema, in un'opera di presguimento serie che in disney non ha mai avuto un simile e adulto esempio.
Non fu in effetti Pkna a farmi innamorare di Disney. Primo fu Topolino, poi le Grandi parodie e infine Zio Paperone con i Maestri (che però prendevo solo a volte). Pikers di ritorno, anche se non ho vissuto compiutamente la gloriosa stagione, non vedo l'ora che le capaci mani di Artibani-Pastro-Monteduro creino di nuovo la stessa magia. E chissà che cosa potrà succedere. Io sto già cominciando ad elecubrare matte ipotesi.
Ci si vede il 2 luglio, perché "Pikappa non ci scappa"!
Le prime pubblicità mi avevano incuriosito ma non mi ero fidato. Non ero molto intraprendente e non riuscivo a capire che cosa ci sarebbe stato di nuovo. ero abbonato a Topolino, e non compravo nulla in maniera indipendente in edicola. Solo in estate cominciai a comprare in maniera più o meno costante Zio Paperone, ma solo se la preview mi ringalluzziva o meno. L'incontro avvenne solo con l'uscita di Due, a gennaio del 1997. In montagna non sapevo che fare e credo che mia madre mi comprò l'albo, o forse io, chi lo sa. La storia mi prese tantissimo, mi affascinò enormemente, e cominciai a seguirla in maniera assidua, puntualmente in edicola il 20 di ogni mese. Recuperai anche i numeri zero, tramite la redazione (i famosi numeri con il timbro) e venni sempre più coinvolto. L'idea dello speciale estivo mi entusiasmò.
Poi l'interesse andò scemando, non so perché, nonostante bei numeri come Seconda Stesura e Carpe Diem. Il numero 16 fu l'ultimo, purtroppo. Ero preso da Zio paperone, i Maestri e le grandi parodie, e il Pikappero lo tralasciai. In compenso, seguii bene l'uscita di MMMM, posto mollarlo al numero 7. Ma questa è un'altra storia.
Da quando lo Zero era salito alla ribalta come fumetto raro di un certo valore (concetto decisamente svanito con il tempo, per fortuna) mi piaceva comprare tutti i numeri 1 delle nuove collane, E così fu con : inutile dire che Ducklair mi prese tantissimo, la coppia Artibani - Sciarrone aveva del miracoloso. Non capivo certi aspetti negli articoli, in primis le microcontrazioni, ma la trama sulla famiglia di Everett, l'addio di Uno, le atmosfere claustrofobiche, furono per me massimamente coinvolgenti.
Non vedevo l'ora che uscissero i numeri successivi, le copertine mi entusiasmavano, così come gli articoli interni, in specie l'introduzione di Vitaliano. Ma attorno al numero 6 mi sembrava che la trama stesse andando alla deriva, e così comprai il numero 7, "Ancora un giorno", che trovai proprio brutto, e mi fermai (nonostante i tonitruanti annunci per il numero successivo). Un po' per taccagneria, un po' per altro, mi fermai. Peccato, perché il numero 7 negli anni l'ho decisamente rivalutato, mentre l'8 resta davvero un gran bel numero.
Sbirciando dal giornalaio continuavo a seguirlo, ma poca cosa, e quando uscì la nuova serie, non ero molto convinto. Avevo scroccato la lettura in edicola della preview sul numero 18 di e temevo il peggio. In acqua al mare riflettevo su come spazzare via la vecchia continuity per inserire i guardiani della galassia era una bestemmia. E puntualmente fu. Comprai il "Supereroe per caso" che, oltre ai buoni disegni, non aveva niente. Sceneggiatura caotica e dialoghi puerili. Uno era pure antipatico. Fu facile non comprare il numero 2. La deriva dalla testata la riconoscevo a naso dalle copertine e dopo, leggendola per la prima volta altrove, capii che a parte due o tre numeri, la frittolatura valeva davvero poca cosa, purtroppo.
Solo verso la fine del liceo, forse spinto dall'uscita di Reloaded, decisi di ricostituire tutta la collezione di e di . Aiutato da un fumettaro che aveva quasi tutti i numeri perfetti a prezzo di copertina, facevo puntate nei weekend caldi torinesi per fare scorta, come da un pusher. A botte di 5 e 7 numeri, costruii la mia collezione e mi infognai per bene, ricostruendo tutta la storia e collegando le tessere che non capivo.
Mi innamorai di tutto il mondo del pikappero e, una volta concluso pure (l'ultimo numero fu piuttosto difficile da trovare), non sapevo quale delle due testate preferire. Ma è una disquisizione inutile: è la stessa storyline e lo stesso sistema, in un'opera di presguimento serie che in disney non ha mai avuto un simile e adulto esempio.
Non fu in effetti Pkna a farmi innamorare di Disney. Primo fu Topolino, poi le Grandi parodie e infine Zio Paperone con i Maestri (che però prendevo solo a volte). Pikers di ritorno, anche se non ho vissuto compiutamente la gloriosa stagione, non vedo l'ora che le capaci mani di Artibani-Pastro-Monteduro creino di nuovo la stessa magia. E chissà che cosa potrà succedere. Io sto già cominciando ad elecubrare matte ipotesi.
Ci si vede il 2 luglio, perché "Pikappa non ci scappa"!
Intendi: Distruzione D.T. = Mai più PK?Valerio ha scritto:E per la precisione, la scelta va compiuta nel presente.
Con tutto quello che ne conseguirebbe in caso di distruzione.
A me sinceramente pare alquanto strano che Artibani e Pastrovicchio abbiano lavorato sodo per due anni per poi correre il rischio di ritrovarci solo con un one-shot.
Io la vedo più come possibilità narrativa, e non nego di trovare l'ipotesi di una Paperopoli con la D.T. in ruderi in qualche modo affascinante. Certo, no D.T., no Uno (forse), e sicuramente cambierebbero nuovamente gli eventi futuri nella linea temporale.
Più che altro mi chiedo quanto voteranno per la distruzione della D.T. solo perché:"PK non rispetta la tradizione, una Paperopoli con la D.T. non è la vera Paperopoli..." e altre menate simili.
Ad ogni modo, io sono davvero sbalordito dall'impegno profuso dalla Disney/Panini per questo ritorno: gadget estivo originale e di qualità, la possibilità di interagire per decidere l'esito della storia, grande battage pubblicitario e grande mobilitazione nei social network... E' qualcosa alla quale non eravamo abituati, e dopo 12 anni di digiuno pikappico fa ancora più effetto.
Un'intervista molto bella, nella quale Francesco Artibani opera un intelligente distinguo tra fumetto adulto e approccio più realistico e meno edulcorato al racconto. Leggetelo, ne vale la pena!
Un'intervista davvero molto bella. Ma devo dire che anche nelle altre a tema pikappico Artibani ha sempre espresso chiaramente la sua visione del fumetto, e del fumetto disneyano in particolare.
P.S.: oggi è il gran giorno!
P.S.: oggi è il gran giorno!
Today is The Day.
PK è tornato gente. Su Topolino 3058 trovate "Potere e Potenza", il tanto atteso prosieguo della STORIA di PKNA e PK2 firmato da Artibani e Pastrovicchio. Compratelo, punto. Non vorrete forse attendere altri 12 anni, vero?
A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
Sono uno pker dal lontano zero barra due ma non ne ho mai discusso su Internet. Ora mi sembra il caso di spendere due parole sulla nuova storia e credo sia giusto farlo sul sollazzo.
É un ritorno epico.
Peccato per il lettering.
É un ritorno epico.
Peccato per il lettering.