[Topolino] Annata 2013

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • DeborohWalker ha scritto:(che risale addirittura a Novecento)
    Rotfl, ti sei perso qualcosona nel mezzo.
  • Con un poco di ritardo, i miei complimenti a Francesco e a Giorgio. Mi aspettavo le caricature degli attori della fiction Rai (che guardo solo per dialetto, cast regular e location), ma forse è stato meglio differenziare.
    Complimentoni anche a Valerio. E' stato finalmente mosso il primo passo verso una direzione firmata "Vale&Vale".
    Gli accidenti, invece, a Vito, che mi farà comprare un numero che senza di lui non avrei comprato. :martel:

    (scherzo, congratulazioni :ciao: )

    Next: Bramo, 'sto Topo spett'a tte!.
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    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto: Gli accidenti, invece, a Vito, che mi farà comprare un numero che senza di lui non avrei comprato. :martel:
    Lol, in realtà mi incuriosiscono anche la storia con Topolino di Cirillo, visto che l'idea è del suo faracioso mentore, e quella di Paperinik in due tempi. :P Però sì, non credo che avrei pensato di comprare il numero della prossima settimana senza la storia di Vito.
    max brody ha scritto:Next: Bramo, 'sto Topo spett'a tte!.
    L'altro giorno Lavi mi ha detto la stessa cosa su Facebook.
    A 'sto punto fate partire una raccolta firme e arrivati ad un certo numero di persone la mandate in redazione :P Il risultato sarà lo stesso della famigerata petizione per il ritorno degli Albi della Rosa :P
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • Bramo ha scritto:A 'sto punto fate partire una raccolta firme e arrivati ad un certo numero di persone la mandate in redazione :P Il risultato sarà lo stesso della famigerata petizione per il ritorno degli Albi della Rosa :P
    Prima voglio leggere Il cuore di Krivona. :elio:
    Bramo ha scritto: Lol, in realtà mi incuriosiscono anche la storia con Topolino di Cirillo, visto che l'idea è del suo faracioso mentore, e quella di Paperinik in due tempi. :P Però sì, non credo che avrei pensato di comprare il numero della prossima settimana senza la storia di Vito.
    Ah, Cirillo, un altro che non mi dispiace affatto. In virtù di ciò avevo anche pensato di prendere il numero di oggi, ma non ho la cornucopia nel deretano e qualcosa lo devo declassare alla baia. Se però ne parlate bene la prendo subito, va'. Intorno al 3000 posso anche fare follie.

    Intanto oggi ho recuperato questa (in attesa di recuperare i restanti ultimi due mesi):
    Bramo ha scritto:Topolino #2992

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    Dai, un numero con Faraci lo si compra sempre! Specie considerando che le sue incursioni disneyane recenti sono limitatissime.
    Con Topolino e Gambadilegno in: La Lunga Fuga, disegnata dal bravo Marco Gervasio, l'esito finale l'ho trovato meno brillante e convincente di quanto avvenuto poche settimane fa con la storia di Jack Due Di Cuori. Ciò non toglie il fatto che la storia è comunque valida, trasportando i protagonisti in un setting differente da solito per farli vivere come novelli Ulisse. L'avventura si presenta simpatica, non priva di quell'impronta deliziosamente faraciana che si riscontra in alcuni dialoghi e in certe situazioni, ma forse i riferimenti ai temi dell'Odissea come il ritorno e l'inganno non colpiscono come potrebbero fare, e la storia intrattiene senza sfondare davvero. La presenza di Giuseppe Tubi e della sua banda, ad ogni modo, è un tocco di stile non indifferente, di cui l'autore non abusa ma utilizza in favore della trama imbastita. Proprio per Tubi e compari Gervasio sfoggia uno stile aderente a quello di Gottfredson, restituendoci un'ottima prova che va a toccare anche gli altri personaggi della storia e gli ambienti, in una nuova dimostrazione del suo talento.
    A impreziosire la storia-timone del numero, l'introduzione filosofica del competente Prof. Giulio Giorello e l'articolo sullo spettacolo teatrale Odyssey, che alzano in maniera interessante il livello qualitativo del "Topo".
    Mammina mia, io l'ho trovata geniale. Esilarante (ancora rido per la margherita) e geniale. Piena di ammiccate colte e sagaci, oltre che di intelligente demenzialità. E ho amato molto proprio la recitazione e il cast (ottimo Gervasio). Dopo aver letto il tuo commento mi aspettavo un Faraci minore e invece lo considero uno dei migliori di sempre.
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    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto: Gli accidenti, invece, a Vito, che mi farà comprare un numero che senza di lui non avrei comprato. :martel:

    (scherzo, congratulazioni :ciao: )

    Next: Bramo, 'sto Topo spett'a tte!.
    In realtà Bramo dovrebbe cambiare nome; la redazione sceglie solo forumisti che iniziano con la V in onore di Valentina. :P
  • max brody ha scritto:
    Bramo ha scritto:A 'sto punto fate partire una raccolta firme e arrivati ad un certo numero di persone la mandate in redazione :P Il risultato sarà lo stesso della famigerata petizione per il ritorno degli Albi della Rosa :P
    Prima voglio leggere Il cuore di Krivona. :elio:
    Lol! Desideri che rimarranno insoddisfatti :asd:
    max brody ha scritto:Mammina mia, io l'ho trovata geniale. Esilarante (ancora rido per la margherita) e geniale. Piena di ammiccate colte e sagaci, oltre che di intelligente demenzialità. E ho amato molto proprio la recitazione e il cast (ottimo Gervasio). Dopo aver letto il tuo commento mi aspettavo un Faraci minore e invece lo considero uno dei migliori di sempre.
    Forse proprio minore minore no, ma non l'ho trovato sicuramente uno dei migliori di sempre, assolutamente. Ribadisco il mio pensiero: molto buono lo spunto, carina l'idea di ripescare Tubi e compagnia, buona la presenza dell'ironia faraciana, svolgimento simpatico ma con alcune pecche che limitano il potenziale della storia, rendendola un'avventura caruccia ma nulla più. Ovviamente secondo me, ci sta che a te sia piaciuta di più, anche se mi perplime leggere un entusiasmo addirittura così elevato.
    Vito ha scritto: In realtà Bramo dovrebbe cambiare nome; la redazione sceglie solo forumisti che iniziano con la V in onore di Valentina. :P
    Battuta 1: Spesso la gente si rivolge a me gridando "Vaff...", vale comunque? :P
    Battuta 2: Allora l'utente V dovrebbe essere il maggior sceneggiatore Disney :P
    Battuta 3: Allora basterà che giri con la maschera di V for Vendetta! :P
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Bramo ha scritto: Battuta 1: Spesso la gente si rivolge a me gridando "Vaff...", vale comunque? :P
    Battuta 2: Allora l'utente V dovrebbe essere il maggior sceneggiatore Disney :P
    Bravo Bramo, mi duole andare in OT in un così bel topic, però mi hai dato l'idea di inviare un po' di scritti in redazione.

    Se vuoi li scrivi tu e li firmo io, come in quel bel racconto di buzzati ;)
  • Bramo ha scritto: mi perplime leggere un entusiasmo addirittura così elevato.
    Vediamo un po'. Abbiamo l'Odissea, che sappiamo tutti cosa rappresenta e cosa significa (e se non lo sappiamo ce lo spiega Giorello). Poi abbiamo Fratello, dove sei? che è una parodia dell'Odissea (e sappiamo tutti cosa rappresentano e cosa significano le parodie) e al contempo una riscrittura della stessa (e sappiamo cosa rappresentano e significano le riscritture). Quindi abbiamo La lunga fuga, che è una parodia e una riscrittura sia dell'Odissea che di Fratello, dove sei?. Tale parodia e riscrittura è opera di Faraci, e sappiamo tutti cosa rappresentano per lui le parodie e le riscritture e cosa rappresenta Faraci per il filone delle parodie e delle riscritture. Poi abbiamo i personaggi Disney, e in particolare Topolino e Gambadilegno, e sappiamo tutti cosa rappresentano i personaggi Disney, in particolare Topolino e Gambadilegno, per Faraci, in particolare per il Faraci che parodizza e riscrive, e cosa rappresenta Faraci, in particolare il Faraci che parodizza e riscrive, per i personaggi Disney, in particolare Topolino e Gambadilegno. Infine c'è il teatro, che non è il cinema, ma insomma, siamo lì. Sappiamo cosa rappresenta il teatro per l'Odissea e l'Odissea per il teatro (e se non lo sappiamo ce lo spiega l'articoletto allegato); sappiamo pure cosa rappresenta il teatro per Fratello, dove sei? e Fratello, dove sei? per il teatro, anche se in realtà dovrei dire cinema, o musica, ma insomma, siamo lì, sempre spettacolo è; sappiamo, allora, cosa rappresenta il teatro (quindi nel senso di "spettacolo" e "messa in scena") per Faraci e per i personaggi Disney, sia per il Faraci e la Disney "seria" che per il Faraci e la Disney delle parodie e delle riscritture (ma sappiamo tutti come questa distinzione in realtà non esista). Abbiamo quindi un'opera che è una fuga dalla realtà (l'Odissea) che viene straniata (parodizzata e riscritta) e diventa una fuga dalla realtà nella realtà (Fratello, dove sei?) per essere straniata ancora e diventare la recita di una fuga dalla realtà che in apparenza è solo realtà (Tubi fa l'attore come copertura) ma di fatto (in realtà!) è l'unica fuga riuscita perché messa in atto da personaggi-maschere-attori più umani di un qualunque signor Nessuno.

    E cmq fa ridere.

    Bramo ha scritto:Un'altra storia che sulla carta poteva essere definita "di peso" non raggiunge le vette che poteva invece violare: Le Giovani Marmotte e l'Oasi Contesa (Gagnor/Gottardo) è una storia che parla di guerra, di paesi orientali che lottano per il possesso di una terra, di bieco giornalismo di guerra e di "assurdità da adulti" piuttosto gravi. Ottima idea usare le GM per parlare di questi temi, e apprezzo anche l'utilizzo dell'ironia gagnoresca pure in un contesto del genere, utile per far risaltare certe cose in modo incisivo... ma qualcosa si ingrippa nel meccanismo, e al netto delle risatone che mi sono fatto per il dialetto lombardo/torinese sfoggiato dai leader dei paesi belligeranti, mi è restato poco di una storia che, per il tema affrontato, avrebbe dovuto invece incidere maggiormente nella mente del lettore. Ne è risultata invece una storia abbastanza buona e poco altro. Peccato. Molto buoni di disegni di Gottardo.
    Ho trovato questa storia alquanto spassosa e bufa. Da ragazzino probabilmente avrei sghignazzato per ore. Non so cosa avrei pensato delle tematiche serie affrontate, però.
    Forse è questa la pecca, fa riflettere chi è già in grado di farlo.
    Però non lo so, in fondo pensare (come faccio io) che tutti i ragazzini siano gnùrant è un pregiudizio.
    Bramo ha scritto:una storia con Minni e Clarabella dalle venature assurde e poco coinvolgente.
    Non mi è dispiaciuta nemmeno questa, ovviamente vista nell'ottica di una storia con Minni e Clarabella. Mi è sembrata una presa in giro dell'opinione comune che vuole Minni antipatica e Clarabella deficiente.
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    Ottimo lavoro.
  • Vito sceneggiatore?

    Caspita, congratulazioni! :clap: E in bocca al lupo.

    Devo essermi perso molto in questo periodo di assenza! Chissà se riesco a ricostruire la storia di questo debutto spulciando nelle discussioni passate.
  • Vito congratulazioni! come vorrei lavorare pure io per la disney un giorno...
  • Topolino #2996

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    Non è facile commentare questo numero di Topolino. Né banale.
    Non sto parlando di qualità, di valore, di eccellenza. Per quanto nel suo insieme questo numero del "Topo" confermi il trend sempre più positivo che la testata ha ormai fissato da molti mesi a questa parte, è inutile fingere che per La Tana del Sollazzo il cuore dell'albo non sia la storia Paperino e il crollo di Zio Paperone, scritta da Vito Stabile e disegnata da Maurizio Amendola.
    Il commento di questo numero è arduo perché è soprattutto la storia di un risultato, ottenuto con grande impegno e pazienza, coltivato con passione e che alla fine si è concretizzato in qualcosa di tangibile, in qualcosa che assomiglia ad un sogno divenuto realtà: una propria storia pubblicata su una rivista che per una settimana rimane a disposizione in tutte le migliaia di edicole diffuse per l'Italia, una storia che verrà letta da centinaia di persone, e che in futuro verrà tradotta e ristampata. Come già Valerio due settimane fa, che con il suo articolo su Paperman rappresentava un primo significativo esempio di come la competenza e la bravura pagano chi è in grado di dimostrare le proprie qualità, Vito adesso ne è la conferma, e non stento a dire che questi due episodi creano un precedente importante e a cui guardare con soddisfazione e gioia.
    Ma questo risultato, importante e lodevole di per sé, non chiarisce ancora il giudizio che si può dare su questa opera prima: mi sono fermato molto a pensare cosa e come scrivere sulla storia per riuscire ad essere equilibrato, intellettualmente onesto e soprattutto chiaro nelle impressioni che ne ho ricavato. Poi ho scelto la via più semplice, quella che mi riesce meglio e che cerco di utilizzare ogni volta, cioè scrivere con tutta la serenità possibile quello che penso: e con questa serenità dico che il crollo è una storia davvero molto buona, un esordio di ottima fattura che rivela l'urgenza narrativa del buon Vito.
    Vito gloria nazionale, quindi? Be', no, ne ha da mangiare di minestra :P Alcune ingenuità emergono nella sceneggiatura, per esempio appare troppo repentina la "resurrezione" di Paperone quando tutto torna al proprio posto, senza nemmeno sincerarsi sulle prime del come, e anche l'idea stessa della scommessona appare un po' esagerata, visto che è stata lanciata da Rockerduck come idea estemporanea e non premeditata. Ma sono nei che col tempo e l'esperienza verranno sicuramente cancellati, e guardando il resto della storia ci si accorge che di motivi per stare tranquilli ce ne sono eccome. L'urgenza narrativa a cui accennavo prima si ritrova nelle splendide due tavole finali, figlie di quel modo poetico e romantico di vedere i personaggi Disney che è un po' marchio di fabbrica, in tempi recenti, di Teresa Radice; ma anche nell'uso dei due personaggi principali, l'amato Paperone e Paperino.
    È interessante l'idea di Vito, che prende il personaggio di finzione che più ama e più lo ha formato e decide di buttarlo a terra, di fargli conoscere una crisi come poche nella sua carriera. Assolutamente lontano dal classico concetto di fan-fiction, rischio da mettere in conto quando un esordiente è un appassionato, l'autore resiste alla tentazione di rendere il suo eroe un figo o di esaltarne le caratteristiche che, pure coerentemente con quello che il personaggio è stato negli anni, avrebbero configurato Paperone come protagonista assoluto della storia. Decide invece di mostrarne i lati più ambigui e nascosti, e quindi oltre all'affetto che prova per i propri cari e per Paperino in particolare, ecco la vanagloria, la consapevolezza del "I'm cool and I know it", e il bisogno di dimostrarlo senza cedere a compromessi, anche cadendo rovinosamente. Certo, Don Rosa e tanti altri ci hanno dimostrato che Paperone quando cade si rialza, ma... Paperone è umano, ce lo dicono quegli stessi autori e ne è sempre stato convinto Vito. E allora è perfettamente logico che Paperone possa prendere ogni tanto una bastonata tale da non farcela da solo, qualcosa che gli ricordi che deve contare anche sull'aiuto degli altri, anche senza chiederlo. Qui entra in scena un buonissimo Paperino, il cui difetto è forse quello di fare quello che fa in modo troppo "automatico", rispetto ad una delle sue visioni più classiche. Eppure, il difetto è anche la forza di questa caratterizzazione, che mostra ancora una volta umanità e spirito di sacrificio, credibili in un contesto famigliare reale.
    Ottimi anche i dialoghi, che Vito scrive con un buon equilibrio tra registro simil-martiniano e ironia tagliente alla Faraci/Vitaliano e che dimostrano una cura e una ricerca di linguaggio che rifuggono il rischio di piattezza.
    Amendola, da par suo, offre una delle migliori prove in uno scenario che negli ultimi anni aveva visto calare abbastanza la sua media qualitativa, rispetto a 15-20 anni fa, e anche se alcune vignette non sono il massimo (come è ritratta Nonna Papera?), in generale abbiamo una prova accettabile, per una storia che va a toccare subito, alla prima sceneggiatura pubblicata, temi delicati riguardo i caratteri di due protagonisti assoluti del cast disneyano visti in modo più approfondito del solito, senza per questo snaturarli.
    Menzione d'onore per la tavola-prologo che introduce un evento shock per poi fare rewind e spiegarlo.

    A proposito di analisi delle caratteristiche classiche dei personaggi, arriva un altro giovane sceneggiatore, supportato dal soggetto di un navigatissimo Tito Faraci, che sceneggia una storia che torna ancora una volta sul tema di "Topolino perfettino". Faraci stesso, ma anche Artibani e Casty da metà anni '90 in poi hanno cercato di scardinare in diversi modi questa corruzione nell'interpretazione del personaggio simbolo della Casa Madre, con polizieschi scritti bene e non stereotipati, con un Topolino che torna alle origini gottfredsoniane e scarpiane, con avventure che rendono il personaggio umano e non infallibile. Dopo tanti anni, ancora non ho capito se Tito ritiene di essere riuscito nel compito che si era prefissato, ad ogni modo questa Topolino uno di noi (Faraci-Cirillo/Palazzi) è quasi una summa di questa operazione, o un lascito all'allievo Cirillo, che trova il suo significato vero e profondo nella tavola finale con la soluzione del mistero. È una storia geniale e davvero importante per la connotazione del protagonista, e chi ritiene che Topolino ne esca snaturato non ha capito il vero senso della storia che, metafumettisticamente, è uno dei significati della campagna di sensibilizzazione verso Mickey Mouse attuata da Faraci stesso. Il titolo, da concepire rigorosamente come coro da stadio :P , dice tutto in fondo, è un desiderio inespresso, è una speranza difficilmente ripagata, è allo stesso tempo una speranza e una riflessione. Storia bella, molto bella davvero.
    Molto bravo Palazzi, molto apprezzabile la citazione ai Mercoledì di Pippo :)
    In tutto questo, anche la storia in due tempi che apre il numero è davvero apprezzabile. Carlo Panaro prende in mano Paperinik e cita direttamente un classico martiniano tra le primissime storie del Vendicatore, Paperinik e il Castello delle Tre Torri, ristampata da poco sull'APPGrade (sinergia!!! :P ): il risultato è Paperinik e il Castello dei Segreti, disegnata in modo davvero buono dal giovane 22enne (quando gli autori iniziano ad avere meno dei miei anni, è tempo di iniziare a sentirsi vecchi :P ) Stefano Zanchi, che si becca meritatamente anche un articolo di approfondimento. La storia è un buon giallo, dove Panaro tira fuori una sceneggiatura pulita e lineare che però ben si confà al tipo di trama e di genere dell'avventura, ci restituisce un Paperinik eroe molto classico - nel senso positivo del termine - e sforna una delle sue storie migliori degli ultimi tempi. Complimenti a entrambi gli autori.

    Ottima la cover, ottimo l'articolo su Iron Man 3, ottimo quello su Napoli Comicon, ottimo il conto alla rovescia per il n. 3000... ottimo un Topolino che sappia davvero essere soddisfacente sotto quasi tutti i punti di vista presentandosi come un magazine completo e appetitoso. :)
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Vito, ho letto la tua storia, complimentoni davvero! Mi è piaciuta tantissimo, se non fosse stato per i disegni (non amo molto Amendola), sarebbe stata la migliore del numero. E questo non lo dico perché ti conosco, sia chiaro, è così e basta. L'unica cosa che non mi ha convinto molto nella prima parte, è il comportamento un po' troppo ingenuo di Zio Paperone. Sia chiaro, io sono la prima ad apprezzare le storie che mostrano l'umanità e le debolezze dei personaggi disneyani, ma l'idea che Paperone dopo tanti anni non abbia ancora capito che il mondo non condivide il suo modo di divertirsi mi è sembrata un tantinello esagerata (anche se le attrazioni del suo parco giochi per il lettore sono un vero spasso :P ). Invece, ho gradito tantissimo la caratterizzazione di Paperino, che corrisponde in pieno alla visione che ho di questo personaggio. Il modo in cui risolve la situazione grazie all'aiuto di tutta la famiglia mi ha davvero scaldato il cuore. Molto bella anche la chiusa finale.

    Spero di essermi spiegata bene. Grazie ancora per la storia, è stato bello leggerla ed è stato uno spasso trovare i riferimenti alle cose che ti piacciono come DuckTales e Johnny Depp. Ora però non ti montare la testa, e continua su questa buona strada. Spero di rileggerti presto :)
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Con un pizzico di ritardo ho letto il Crollo. All'ultima tavola mi si è inumidito l'occhio!
    Li mortacci, Vito, li mortacci.

    Bell'esordio, complimenti.
    Peraltro mi pare di capire che per te il Don e il Carl mettano knock out Martina. O no?
    Vabbé, comunque mi si è inumidito il ciglio.
    Li mortacci.

    Per mia fortuna poi è arrivata Topolino uno di noi, una delle cose più astruse che abbia mai letto, in cui ogni canone logico viene sovvertito in una sceneggiatura che salta di palo in frasca come mai ne avevo viste. Mi viene quasi da chiedere se Faraci l'avesse pensata davvero così.
    Comunque divertente.
    E dai, Tito, riportaci in auge i Mercoledì di Pippo.

    Sul 2997 nulla di notevole, se non la storia di Mastantuono che non mi ha fatto impazzire. E Brigittik, un nome stupidissimo per una saghina simpatica e assai piacevole a vedersi.
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    Ottimo lavoro.
  • Grazie!
    Sì, confesso di non essere un vero e proprio fan di Martina. O meglio, lo trovo molto divertente, anche intrattenevole, con un utilizzo dei dialoghi veramente superbo, ma non ho mai amato troppo la sua visione dei personaggi e il suo modo di "comporre fumetti", un po' figlio dei suoi tempi.
    Io sono un romanticone, mi piacciono gli affetti, i sentimenti, le canzoni e tutte quelle cose lì. Lieto che la mia storia ti sia piaciuta. :)
  • La penso esattamente come te, la tua storia non poteva non piacermi :) .

    Intanto mi sono arrivati gli ultimi arretrati.
    Bramo ha scritto:Sono tornati gli anni '90 di qualità, quando spesso le pagine del settimanale vedevano le firme dei due autori?
    Eh la madonna che periodone per il Topo. Faraci che sembra quello del '96-'02, Artibani con Amelia e l'epos, le GM resuscitate, il Paperinik topolinoso ma nel modo giusto, De Vita vitale, le testate parallele vogliose di avere un senso. Mancano i Mercoledì e i gadget belli e abbiamo gli anni '90. E Pezzin, compensato e migliorato da Casty. Per il resto negli ultimi numeri ho respirato tanta aria di casa, in particolare quando ho letto
    Bramo ha scritto:Topolino e lo Strano Caso di Jack Due di Cuori
    Aaah, che respirata a pieni polmoni mi sono fatto.
    Bramo ha scritto:è una storia che ci voleva. Perché ritorna la coppia Faraci/Cavazzano, perché ritorna in scena un Rock Sassi in formissima, perché si ritorna a riassaporare quell'atmosfera tipica dell'impostazione che Faraci dà alle sue sceneggiature topolinesche. Certo, stavolta non si tratta di un giallo o di un noir in senso stretto, ma elementi di quel tipo non mancano pur innestati in una trama da commedia romantica. Inoltre un grande peso lo assume la cornice, dove Mickey è seduto in un bar, con tanto di giacca e cravatta alla Anderville, e rompe la quarta parete raccontando direttamente ai lettori questo suo aneddoto. È una cosa semplice, ma al contempo affascinante, cinematografica e poco sfruttata. La storia poi ha quei soliti marchi di fabbrica, che sono citazioni (criceti, ocarine) e quell'opera, forse infinita, di decostruzione del personaggio di Topolino, che qui avviene col costume (lol!) e con il rendere Topolino tutto sommato una spalla, e non il protagonista.
    Una storia che non cambierà il modo di intendere il fumetto Disney, intendiamoci, né da assurgere a capolavoro, né in assoluto, né nella carriera dello sceneggiatore, ma sicuramente mantiene la media qualitativa altra a cui Tito ci ha sempre abituati. E Cavazzano gli va dietro, visto che ne approfitta per dimostrare di trovarsi sempre in sintonia con l'amico, realizzando tavole eccellenti e incantevoli, con soluzioni visive interessanti e una gran cura per volti ed espressioni.
    Tra questa e La lunga fuga mi è sembrato di leggere Topolino Noir 2.
    Bramo ha scritto:E poi c'è Gagnor che, be', gagnoreggia :P Clamoroso a Paperopoli!, disegnata da Alessandro del Conte, è una storia che rientra nei meccanismi tipici della narrazione dell'autore: prende una consuetudine sociale o, in particolare, un un programma televisivo e ne mette in risalto le storture, le assurdità, le devianze. E se in passato era toccato ai programmi di cucina, stavolta è il turno delle trasmissioni sul calcio, argomento già toccato un annetto fa in Paperina, Brigitta e la controestate antisportiva ma che qui si focalizza in particolare su quelle reti locali che non avendo i diritti per mostrare le dirette delle partite commentano in studio le azioni. O dovrebbero, visto che invece la cosa degenera spesso in insulti, trollate e caciara da bar di paese, in cui la cronaca va spesso a ramengo. Gagnor mostra la demenzialità di queste dinamiche, e le mette alla berlina creando un teatro dell'assurdo ancora più assurdo della realtà televisiva, con esiti assolutamente divertenti. Una bella prova dell'autore, supportato da un Del Conte che pare aver ritrovato i fasti di due decenni fa.
    Trovo questo Gagnor folle che distrugge le deviazioni mentali della società di massa, deviandole ancora di più fino all'implosione, quasi fondamentale.

    Per il resto.
    L'Operazione A.S.S.O. carina, mentre dell'Ultima avventura non dico nulla di più rispetto a quanto è stato già detto. "Poligonale" è un aggettivo perfetto.

    Applausoni, applausoni, applausoni.
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    Ottimo lavoro.
  • E' tanto che non mi esprimo a proposito di un Topo. Una volta recensivo uno per uno i numeri, facevo le retrospettivone autoriali, sbrodolavo e crosspostavo un sacco, ma poi ho smesso. Per tante ragioni, tempo in primis. Non ne avevo più molto, il Topo ha quel viziaccio di essere settimanale e di accumularsi sui comodini e sulla scrivania. E poi c'è il fatto che nel Topo (e in Paperinik Appgrade) ci sono entrato, ci lavoro come consulente/giornalista e quindi mettermi a fare la disamina settimanale è diventato abbastanza arduo anche per ragioni diplomatiche.
    Ma due parole sui recenti lieti eventi le devo e le voglio spendere. Gran periodo, per tante ragioni questo. Artibani ha fatto il colpaccio grazie alla sua ultima avventura, Casty ci ha appena deliziato con una delle sue storie più belle e attese, Radice e Turconi continuano spediti sulla loro strada, Tito ha scritto un nuovo capitolo del ciclo del commissariato che mi è molto piaciuto, e poi Faccini, Ziche, Enna e molto altro sta emergendo in termini di progetti. Certo, per adesso non ho intravisto nella nuova generazione di giovani autori nessun forte guizzo, visto che la storie di Panini tendono a non spiccare, Mazzoleni ficca nelle sue un po' troppi alieni, e il tentativo di Cirillo di iperdecostruire Topolino con la storia del blog mi ha lasciato in testa più perplessità che altro. Ma sono giovani, c'è tempo. Spero. Ad ogni modo il 3000 è alle porte, in Disney si parla di rifare Pk, su Topolino sono riuscito a ritagliarmi uno spazietto per parlare di animazione, per cui la situazione dal mio punto di vista è rosea.

    E poi esordisce Vito. Ora, come approcciarsi a questo fatto? Gli faccio clap clap solo perché lo conosco? Lo STRONCO per educarlo meglio, come ogni giorno della mia vita? No, ne parlo onestamente. Perché la storia che ha fatto Vito è la storia di una vittoria. Una vittoria per Vito, una vittoria per la community di cui fa parte, e quindi una vittoria che considero anche mia. Anche se parla di una mia sconfitta. Perché il Paperone che Vito ha messo in scena è un Paperone direttamente ispirato alle nostre recenti esperienze di chat, nelle quali si è visto più e più volte come il mio cercare a tutti i costi di diffondere presso il pubblico ciò in cui credo (vedi l'amore per l'animazione in certe community) non sempre va in porto. E che purtroppo credere in qualcosa di bello non significa che automaticamente tutti sposeranno la tua causa. E quindi Paperone si becca una bella tranvata in faccia, come quelle che mi becco io ogni santo giorno quando in giro per i forum sento cose come "delle Silly Symphony non ce ne frega niente".
    Ma torniamo alle vittorie, va'. Si diceva, sta vittoria di Vito me la sono vissuta in prima fila, visto che ero presente in tutti gli step. Dal momento in cui un Vito ragazzotto entrò per la prima volta in community e iniziai a prenderlo a sberloni per ficcargli in testa questo e quello (e credetemi, le nottate estive rese ancora più infuocate da certi flammoni di chat non se le scorderà mai nessuno), a quello in cui finalmente si propone come autore, poco dopo il mio ingresso in Disney. E infine c'è stato il momento in cui ho letto la storia finita e ci ho finalmente visto qualcosa. Qualcosa di molto buono, tantevvero che gli ho fatto i complimenti. E lui mica se li aspettava i complimenti, perché sa benissimo che se c'è da maciullargli l'autostima io non mi sono MAI tirato indietro. Ma questo è il momento in cui quel qualcosa di buono che ho visto in questa storia lo devo sottolineare in un forum, e celebrare, come ho fatto in passato per tutti quei Topi che ho recensito.

    La cosa bella di questa storia è che si ripropone di fare una cosa di cui il fumetto Disney ha un disperato bisogno. Invertire quel processo di macchiettizzazione, che tende a imprigionare i personaggi in ruoli stereotipati come fossero pupazzetti. Vi ricordate quando usai il termine poligonale per definire la saga di Artibani? Ecco, a me questa storia è piaciuta perché non solo si colloca in questo solco, ma trasforma questo aspetto in un vero manifesto programmatico del futuro operato Vitesco. E questa bella cosa è il frutto di taaaanti anni passati insieme in chat a ragionare sui personaggi in termini reali, come se fossero davvero delle persone. Che è praticamente l'unico modo possibile per poterci credere ancora, dopo un secolo di avventure.
    Nella storia di Vito i personaggi dimostrano di volersi bene, c'è Paperino che rischia tutto per suo zio, e lui a sua volta gli chiede di fargli leggere i suoi fumetti. Una cosa che non avevo mai visto. Sul Papersera molti hanno gridato allo snaturamento, ma la verità è che l'unico modo di creare una personalità sfaccettata ad un personaggio è riempirlo di contraddizioni. Ricordate Barks? Nelle sue storie Paperone era buono, poi era cattivo, poi era un furbone, e poi diventava un cretino. Paperino pure. E nessuno si è mai lamentato, e anzi, tutto questo ha contribuito a diffondere l'idea che lui stesse costruendo personalità complesse, mica come quelle dei Puffi (che per esigenze narrative DEVONO essere così, non fraintendiamo!). Vito facendo fallire in modo ingenuo, ma idealista lo zione, non ha snaturato alcunché, perché era giusto che Paperone puntasse tutto nella vana illusione di poter diventare un modello per il mondo. Ed ecco un altro aspetto di Paperone che viene dritto dritto dalla Disfida e che pochi tengono in considerazione: Paperone è un duro, mica un egoista. Lui potenzialmente vorrebbe che tutti seguissero il suo esempio, e sinceramente non penso proprio che avrebbe una stima tanto bassa dei suoi rivali in affari abituali se questi dimostrassero di essersi fatti da sé quanto lui. Perché non è mica meschino lo zione.

    Poi ci sono anche altre cose che mi sono piaciute della storia: i dialoghi buffi che sono una cifra stilistica di Vito. Infatti quando trolla in chat, effettivamente fa ridere. Poi ok, al telefono ha una voce demente, ma per iscritto ci sa fare. E infatti le tavole in cui Paperino e Paperone si punzecchiano sembrano venire dritte dritte dai log delle nostre chattate. E questo contribuisce al piano generale di tridimensionalizzazione. Anche alcune gag non sono male, su un paio di cose di Guadagnopoli ho dato il mio contributo, ma il resto l'ho trovato proprio simpatico di per sé, con tutte quelle attrazioni che ricreano e omaggiano le atmosfere e i punti chiave della vita di Paperone. Infine un altro importante elemento è che ho passato anni a martellare in testa a Vito il mio amore per l'animazione Disneyana, perché a dispetto delle trame scarne e gag-oriented, i corti presentano questi personaggi nella loro incarnazione più vitale, che è anche quella originaria. Recitano, si muovono, pensano e reagiscono. E lui ha assorbito questo concetto, e infatti ha abbozzato alcune pose allegandole come suggerimenti per il disegnatore, e il risultato è che Amendola stavolta ha un tratto un po' meno squadrato del solito e i personaggi sembrano più belli, dinamici, divertenti. Animati, quindi.

    Quindi non è solo una questione di monologo finale, i tocchi di stile sono molti. Ma il più importante è che Vito si è adoperato per provare a restituire al Calisota una certa credibilità. E dopo decenni in cui il fumetto Disney è stato banalizzato da autori senza fantasia, e in seguito decostruito fino all'eccesso da autori disincantati, credo sia arrivato il momento di ricostruire tutto.

    Non fare il terrone e rimboccati le maniche, Vito.
    Ti si tiene d'occhio.

    Il Sollazzo.
  • Eh, recuperiamo, che di cose che meritano di essere commentate ne stanno uscendo davvero un bel po'.

    Su Zio Paperone e l'Ultima Avventura ho davvero poco da dire, visto che sono stati usati più o meno quasi tutti gli apprezzamenti, i complimenti e le lodi reperibili nel dizionario. L'uso dei personaggi è davvero ottimo, in particolare ho adorato come Artibani abbia calato Paperinik in una vicenda per una volta non incentrata attorno al papero mascherato e l'ottima caratterizzazione di Rockerduck e Cuordipietra, con una bella demarcazione tra il ruolo di antagonista e quello di villain.


    Per riprendere il commento di Bramo a proposito di Topolino e Jack Due Cuori, non so quanto sia una storia che ci voleva. Non aggiunge molto a quanto già detto negli anni da Faraci (e in particolare dall'accoppiata Faraci/Cavazzano) e ridicolizzare Topolino con il costume bufo è una gag carina giusto per i primi due secondi. Però di sicuro è una storia carina, non capolavorosa ma tutto sommato godibile, ben raccontata e disegnata pure meglio.


    Topolino e l'Operazione A.S.S.O. ci mostra un Casty sottotono, inutile girarci intorno. Non si può dire che questa storiella senza pretese sia scritta male, ma sicuramente presenta ben poco di quella cifra stilistica che invece emerge nelle altre opere del Castellan: apprezzo giusto il fatto che per una volta si abbia un tutore dell'ordine non demente, ma anzi abbastanza arguto , che sappia fare un ragionamento di senso compiuto senza l'imbeccata di Topolino. Niente di che, insomma, ma non si può parlare di storia BRUTTA o di delusione, ci sta che ogni tanto anche Casty tiri il fiato tra un'avventurona e l'altra.


    Topolino e Gambadilegno in: La Lunga Fuga: urgh, qui invece Faraci realizza qualcosa all'opposto di Due Cuori, ovvero cerca di dire qualcosa di nuovo ma il risultato non è esattamente esaltante. Una sfilza di situazioni comiche più o meno riuscite a fare da cornice ad una trama un po' stramba, con il ritorno inaspettato di un Giuseppe Tubi un po' frainteso: sembra quasi di leggere una delle parodie più allucinate del vecchio Martina, ma il risultato non è altrettanto piacevole. Il finale cerca di mettere un po' di ordine in una manciata di pagine, riuscendo solo ad incasinare di più il senso della storia. Un'occasione sprecata.


    E arriviamo a Il Crollo di Zio Paperone. Non posso che ripetere quanto già detto allo stesso Vito in privato: è una storia che mi è piaciuta tanto, sicuramente una ventata d'aria fresca nel riprendere a trattare i personaggi Disney come persone e non maschere e su questo aspetto il nostro autore ha ricevuto meritatissimi elogi. Senza nulla togliere a questo elemento, che è evidentemente il motore della storia, i miei elogi se li becca invece per i tempi narrativi e lo storytelling. Non sembra una storia di sole 26 tavole, è infatti piena zeppa di avvenimenti, battute, introspezione: ma non per questo è affollata o affrettata, anzi, ha un bel ritmo e trova anche il tempo per l'ottima conclusione riflessiva. Da un appassionato come Vito è lecito aspettarsi un grande rispetto e amore per i personaggi e lo abbiamo avuto; da un novellino non ci si aspetta invece una narrazione così fluida e riuscita.
    L'unica critica che posso muovere è il poco risalto dato alla controscommessa di Paperino, ma è sicuramente un aspetto secondario: quello che importa è che ha esordito un autore che ha ancora tanto da imparare, ma evidentemente anche tanto da dire. E per ora ha saputo farlo bene. Vojo ancora!


    Topolino e il Dottor Tick Tock (Casty&Faccini/Casty) è invece un gioiellino che viene dritto dritto dal Topo di questa settimana, il 2998. Una storia da apprezzare per svariati motivi, in primis per il tema decisamente poco trattato dal fumetto Disney (ed anche un po' scottante) unito ad un'ispirazione walshiana, tra satira e suspense, ancor più marcata che nella precedente produzione di Casty. Interessante e non banale anche la trama, anche se forse l'intreccio poteva essere gestito meglio, i colpi di scena sono tutti un po' prevedibili: nulla di grave, visto che come al solito il buon Castellan sa ricoprire il tutto con trovate collaterali sfiziose e caratteristiche (lol le gemelle) ed è facile immaginare come in questo possa aver aiutato la vena visionaria del buon Faccini. Visti i risultati si spera che la collaborazione fra i due possa continuare, magari con Faccini ai disegni sulla scia della Jellamolecola e del Club degli Spettri.
  • Grazie, amici.
  • Letta "Topolino e il Dottor Tick Tock". Mi è piaciuta molto! Bel tema, che fa molto Ende, e fantastici i colpi di scena! L' inizio con Eta Beta che gioca con lo yo-yo e fa barchette di carta, e gli adulti che invece leggono giornali "seri" ("Va tutto bene!" "Va tutto male!") è lollissimo. Ho riconosciuto anche qualche citazione, tipo "se ti prendo ti faccio i nodi alla coda!" :P
    Oh, e ho trovato molto interessante anche il "making of" della storia!
    Co-founder di Impero Disney

    Etre en vie, c’est être en mouvement dans sa pensée, être percuté par des concepts nouveaux, dans ses sensations aussi, dans « faire l’amour » : il y a quelque chose qui s’ouvre. C’est aussi être lié au monde. [Alain Damasio]
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