[Allegati RCS] I Classici della Letteratura Disney

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • DeborohWalker ha scritto:16 ottobre - I RACCONTI DI EDGAR ALLAN TOP
    La casa del fantasma distratto
    I misteri della Rue Toporgue
    Lo scarabeo d'oro
    La busta nascosta
    Questo mi potrebbe interessare.... Edgar Allan Poe mi è sempre piaciuto. Alcuni suoi racconti mi facevano veramente paura. pernso che lo comprerò! :omg:
    "... In fondo basta poco per fare felice qualcuno...come la simpatica Nocciola, che crede di volare su una scopa!" - Luciano Bottaro
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    Canto di Natale (Martina/Fonts): se c’è una storia di Martina che non sembra essere sua è questa. Certo, Scrooge è un tiranno e un despota con fiocchi e controfiocchi, ma dallo sviluppo dalla trama e soprattutto dall’assenza del consueto linguaggio “forbito” non si direbbe un’opera del Professore. Queste sono solo constatazioni e nulla voglio togliere a questa bellissima parodia, che pur non presentando grosse differenze dalla trama del racconto originale, trasmette un messaggio natalizio appropriato e il lettore (o almeno io) avverte uno strano senso di appagamento dalle azioni dello Scrooge redento. Belli i disegni, anche se un po’ troppo “anonimi”.
    Paperino e il Canto di Natale (Barks): l’opposto dei valori morali contenuti nella storia precedente. Toni ironici e profondamente dissacratori, nessun happy end, un Paperino dalle idee confuse sulla morale Natalizia il tutto a evidenziare il lato commerciale che il Natale ha assunto. Insomma la morale è implicita, da trovare dentro di noi nella nostra distinzione tra giusto e sbagliato, mentre ridiamo degli affanni dei Paperi insieme al Maestro dell’Oregon. Barks, sei un genio.
    Paperino e la fiaba natalizia (Barks): grande. Forse un po’ più prevedibile di Paperino e il Canto di Natale, ma comunque un Barks in grande stile che ci ricorda che il Natale è un grande dono per tutti, anche se nella nostra mentalità consumistica facciamo tutto per dimenticarlo.
    Il ritratto di Zio Paperone (Mognato/Held): bella. Una degna parodia dell’opera originale, un Paperone caratterizzato come si deve terrorizzato dalle immagini grottesche trasmesse dal suo quadro e dal peso del suo comportamento, reso nevrotico dalla travolgente ruotine quotidiana. Il discorso sull’arte del libro originario, che la vedeva come unitile se fine a se stessa e senza nulla da trasmettere, fa un po’ a passeggio ma rischiava ovviamente di appesantire questa belle avventura. Unica nota dolente: che cavolo c’entra con le storie natalizie?!? Le hanno messe insieme solo perché sia Dickens che Wilde erano artisti del periodo Vittoriano? Bah…
  • Immagino perchè parla di riscatto Paperonesco.
  • E allora ficchiamoci dentro anche la saga di Rosa :P
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    Paperino e il Giro del Mondo in Otto Giorni
    (Chendi/Carpi): un’ottima idea di fondo quella della non troppo scontata parodia de Il Giro del Mondo in Ottanta Giorni, disneyana al punto giusto e piacevole grazie a ottime trovate (una su tutte, il reclutamento delle scimmie). In alcuni punti la storia si perde un po’ troppo, ma il difetto principale sta nel finale: se la scommessa era che Paperone compiesse il giro del globo senza spendere soldi, perché viene penalizzato se è Paperino a pagargli il biglietto dell’autobus? La storia non perde comunque il suo fascino, accentuato dai disegni non certo maturi di G.B. Carpi ma ugualmente godibili.
    Topolino Corriere dello Zar (Dalmasso/Carpi): questa non mi è proprio piaciuta. La causa principale è la scarsa caratterizzazione dei personaggi e quella negativa di Minni, che la rende lo stereotipo (abbastanza abusato e fastidioso) della donna frivola ma vanitosa e dall’indole irascibile. A livello grafico Carpi è sicuramente più avanzato rispetto alla storia precedente, ma paesaggi e architetture sono più stilizzati e meno curati del solito. Le scene di guerra, poi, sono degli scarabocchi se paragonate ai magnifici vignettoni di Guerra e Pace.
    Paperino e le Ventimila Beghe Sotto i Mari (Marconi/Gatto): una buona storia impreziosita dal vago sapore martinaino e dai disegni dell’ottimo Gatto; più che passabile ma certamente non un capolavoro.
    Ultima modifica di PORTAMANTELLO il martedì 26 settembre 2006, 22:34, modificato 1 volta in totale.
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  • Ma Minni disegna?
  • Quando ha tempo.
    E il premio miglior niubbo 2006 è vinto da... suspance... PORTAMANTELLO!!!
    Chiedo venia... :P :cazz: :cazz: :cazz:
  • I Classici della Letteratura Disney #9
    Oh, dopo qualche mese di abbandono, ho iniziato a recuperare i volumi che avevo comprato e che non avevo ancora letto.
    Gli editoriali sono noiosi, quindi li ho saltati a piè pari, pur non avendo letto i due romanzi in questione, e mi sono messo a leggere direttamente le parodie...

    Guerra e Pace
    Bella storia. La storia e la sceneggiatura sono, seppur nella loro semplicità, ben riuscite, con spunti divertenti e anche qualche buon adattamento delle situazioni già viste nel mondo paperopolese, adattate al contesto russo dell'epoca.
    Ciò che più mi ha colpito piacevolmente dei disegni, sono le tavole e le vignette ricche di piccole gag o particolari insensati: è simpatico trovare un pollo arrosto infilzato su un moschetto, o piccoli personaggi che sono oltre il bordo della vignetta per una battuta slegata dalla trama, o altre simpatiche trovate come queste. Mi ha ricordato molto lo stile di Jacovitti, o Carlo Peroni (che disegnava sul Giornalino, qualcuno come me lo adorava?); è una caratteristica che contraddistingue tutte le storie disegnate da Giovan Battista Carpi o è un caso isolato?
    Tra tutte le chicche nascoste, ho apprezzato una "comparsata" di Jolly Jumper, il cavallo di Lucky Luke.

    Topolino e il segreto di Napoleone
    Oh. Piacevole sorpresa. Ricordavo questa storia dalle mie letture infantile, e ho gradito ritrovarmela in questi volumi. Un'interessante storia della Macchina del Tempo, arricchitta soprattutto dal fast-forward iniziale. La missione da portare a termine è divertente, i personaggi di Massimo De Vita sono come sempre molto espressivi, e pur non essendo nulla di particolarmente elaborato, ho apprezzato anche l'atmosfera che si respira nella locanda.

    Topolino in "Relitto e castigo"
    La storia più datata del volume è anche la meno bella, soprattutto per l'espressività piuttosto limitata dei personaggi disegnati da Guido Scala. La storia è un "classico" giallo Topolino VS Gambadilegno, ma con un interessante secondo piano introspettivo/onirico, che porta Gambadilegno alla redenzione. Non so perchè, ma la coesistenza di Topi e Paperi in circostanze non "straordinarie" (come grandi saghe o storie celebrative) continua a farmi un effetto straniante...
  • Bah, perchè dovrebbe straniare. Separarli nettamente è stata un'idea tutta italiana, mica la normalità...
    Cmq Relitto e Castigo è la più recente...
    E il Carpi ornato lo trovi anche nei Candelabri.
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    Sandopaper e la Perla di Labuan
    (Gazzarri e Carpi/Carpi): con un prologo troppo affrettato (che forse era meglio eliminare) prende l’avvio questa spassosa commedia degli equivoci, impreziosita da gag divertenti (la dea Kalì che “mattarella” i Bassotti!) e da un’ottima caratterizzazione dei personaggi, soprattutto il determinato e dinamico Paperino; la sua amata è un po’ troppo stereotipata ma ben calata nel contesto. I disegni di Carpi, giunti quasi alla completa maturazione, sono sintetici, efficaci ed affascinanti.
    Topolino e i Misteri della Giunga Nera (Sarda/Ubezio): lo spiazzante e insolito finale è forse il punto più forte di questa storia, tirata un po’ troppo per le lunghe e che delude le aspettative trasmesse dalla prima tavola che promette una storia ricca di pathos. I disegni, poi, avrebbero potuto contribuire ad abbellire maggiormente la storia, ma per quanto di stampo originale non aggiungono nulla alla trama.
    Paperino e la nipote del Corsaro Nero (Bottaro): non certo la migliore delle opere bottariane, ma comunque una buona storia con ottimi disegni; peccato solo per l’assurdo e fastidioso rimontaggio…

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    Paperino e il Signore del Padello
    (Pezzin/Valussi): certamente non l’opera più riuscita di Giorgio Pezzin, scontata in alcuni passaggi ma comunque buona. Valessi è un disegnatore dalle molteplici ispirazioni, non eclatante ma sicuramente ha fatto un buon lavoro. Insomma, una storia non male, per carità, ma si poteva fare molto di più.
    Paperino Missione Bob Fingher (Chendi/Carpi): la prima storia della P.I.A. la cui serie non è attualmente nel suo periodo più florido (anzi, diciamo pure che è il peggiore) è un adeguato mix di gag (Archimede che prende Paperone a martellate è spettacolare) e un clima da spy story non molto accentuato ma comunque migliore agli standard odierni (con Paperino e Paperoga in impermeabile… bha!). Carpi abile e dinamico come nella norma.
    01 Paperbond in “Il Caso delle Perle Rubate” (Kinney/Hubbard): vuoi la mia avversione per il personaggio di Paperbond, vuoi per la fin troppo recente pubblicazione su ZP, non sono riuscito a digerire tanto questa breve.

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    Numero inconsueto che pubblica per la prima volta tutte le storie di una serie, cioè quella de I racconti di Edgar Allan Top. Tutte le storie del volume sono sceneggiate da Volta e disegnate da Ubezio (dal tratto originale ma non consono all’atmosfera misteriosa), fatta eccezione de Lo Scarabeo d’Oro, impreziosito dagli splendidi disegni di Camboni. Le storie, che sembrano una versione ante litteram della saga di Sir Top de Tops di Pezzin e De Vita, ha un tenore tutto sommato costante, ma non estremamente accattivante. Insomma, sicuramente una buona serie, ma non un capolavoro.
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    Topolino e la Guerra dei Mondi
    (Sisti/Uggetti): bella storia, non meravigliosa, ma bella. Ben caratterizzati gli alieni e geniale la trovata con la quale Pippo/ O’ Pippy riesce a metterli in fuga (anche se mi ha tristemente ricordato i contatti tra coloni europei e le civiltà precolombiane…). Belli i disegni dell’Uggetti: con un tratto vagamente ispirato al Maestro G.B. Carpi, la preferisco a quella attuale ma anche alla via di mezzo de Le Avventure di Top Sawyer.
    Il Visconte Dimezzato (Arena e Artibani/Ziche): bellissima! Una regia gestita ottimamente da due grandi sceneggiatori che imbastiscono una trama fedele all’originale ma divertente e di un’impressionante freschezza, grazie anche al tratto comico (ma non troppo, in questo caso) di Silvia Ziche, abilissima a rappresentare le due metà di Pippo.
    Topolino e il Fantasma Canoro (Artibani, Bottero e Caroti/Held): una trama discreta ma senz’altro gestita con dovizia, con una giusta atmosfera e una giusta dose di sentimentalismo; buona la caratterizzazione di Orazio, Minni e Pippo (umanamente burloni); un Topolino un po’ troppo pedante, ma non certo buonista, bensì fedele ai suoi valori di onestà. I disegni di Held sono molto meno personali del tratto odierno, ma lo stile scarpiano calza a pennello con la trama dai caratteri inquietanti e romantici.
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    Zio Paperone e… Il Vecchio e il Mare (Scala): sinceramente mi aspettavo un po’ di più. Se con Topolino in “Relitto Castigo” Scala aveva fatto proprio lo spirito dell’opera originale per imbastire una trama d’atmosfera dai rivolti psicologici, realizza in questo caso una mera imitazione dell’originale; che sia una parodia prettamente ironica mi sta anche bene, ma visto lo spessore dell’opera di Hemingway e la carenza di gag spassose, sono rimasto decisamente deluso da questa storia. Disegni nella norma, bello il mare spumeggiante in tempesta.
    Per chi Suona il Campanello (Sisti/Barbaro): magnifica. Certo, questa storia contraddice la versione del Topolino gottfredsoniano, l’uomo qualunque che, coinvolto in questioni più grandi di lui, si cava d’impiccio grazie al buonsenso borghese e ai sani valori americani, ma per una volta vediamo Topolino approfondito psicologicamente… alla Don Rosa, oserei dire. Infatti emergono qui le motivazioni del carattere avventuroso di Mickey, spinto sia dalla voglia di scoprire nuovi orizzonti, sia dal senso di onestà e rettitudine che lo anima; Topolino capisce che per lui le avventure sono più che un “hobby”, ma una vera e propria vocazione cui dedicarsi per arricchire sé stesso e beneficiare gli altri. Sisti caratterizza splendidamente tutti i personaggi, da Topolino a Minni e Clarabella, senza dimenticare lo “spirito dell’avventura” che s’incarna proprio nello scrittore Ernest Hemingway, che recita magistralmente tra citazioni e quant’altro. Mi ha lasciato un po’ deluso Pippo, o almeno la concezione che Topolino ha di lui: per me Pippo non è spinto a cercare “astruse stramberie” ma un personaggio che, con la sua lucida inconsapevolezza e la sua logia strampalata ma inattaccabile, riesce ad analizzare oggettivamente le questioni quotidiane della nostra esistenza. Ottimi poi i disegni di Barbaro, forse un po’ affrettato ma comunque una storia da 10 e lode.
    Zio Paperone e il Grande Papero (Russo/Mastantuono): una bella storia, con protagonista un Paperone despota e tiranno adeguatissimo al suo doppio ruolo; il tema del regime totalitario è trattato in tema molto disneyano, anche se avrei preferito che Paperino/Paperinus avesse maggior spessore. Buoni di disegni di Mastantuono, anche se sono un’evidente copia cavazzanica, ben lontana dal suo attuale e personalissimo stile.
    La Metamorfosi di un Papero (Russo/Freccero): ovviamente la metafora psicologica è andata a farsi friggere, ma se non altro a favore di un’interpretazione disneyana molto azzeccata, con tutti i personaggi al loro posto e ben caratterizzati. Carina l’idea della mutazione di Paperino, forse non rappresentata assai bene da un Freccero lontano anni luce dallo stile fluido e particolare dei giorni nostri.
  • 27
    Paperino-Amleto Principe di Dunimarca
    (Dalmasso/Carpi): ottima storia, tipica parodia disneyana made in Italy. Tutti i personaggi sono ottimamente caratterizzati (soprattutto Paperone e Gastone, che fedelmente alla tradizione italiana anni sessanta, sono squisitamente infidi e doppiogiochisti) e il grande spirito di riflessioni di Paperin-Amleto che sconfina nell’indecisione eterna è una trovata che gli è molto consona. Il dramma originario è stupendamente trasformato in una disneyana commedia degli equivoci, ma non senza personalissimi tocchi di originalità. I disegni di G.B., per quanto ancora assai distanti alla maturazione completa, sono molto ben fatti ed accurati specialmente nelle frequenti e meravigliose quadruple; l’unico difetto contestabile al disegnatore è la resa di un irriconoscibile Gastone.
    Come al solito anche le storie più grandi sono rovinate dagli evidenti ed oltremodo fastidiosi rimaneggiamenti editoriali.
    Paperino Otello (Dalmasso/Bordini): una parodia alquanto insolita, questa. Solitamente le parodie si distinguono in tre tipi: quelle ambientate per tutta la durata della storia nella realtà della parodia originale; quelle che partono dal presente e che rievocano mediante svariati artifici narrativi la parodia in sé; infine quelle che sono ambientate nel presente ma che riflettono le vicende narrate nella parodia originale. In questa si parte dal presente, si continua con una revocazione della vicenda di Otello (che sembra essere la vera parodia) per venire poi riportati al presente che riflette le peripezie del Moro di Venezia, passando per una digressione riguardante una spedizione scientifica di Pico de Paperis. Artifici narrativi a parte, la storia non è un capolavoro ma ha un buon ritmo che mantiene con abbastanza costante. I disegni di Bordini, che solitamente apprezzo, mi sembrano insolitamente affettati e approssimativi.
    Paperon Bisbeticus Domato (Mezzavilla/Cavazzano): e anche questa storia esula dagli schemi della classica parodia Disney di cui sopra; la storia parte dal passato per narrare un fatto più o meno contemporaneo. Ottima comunque la tormentata love-story tra Paperino e Paperina, con l’adeguato ruolo ricoperto da Nonna Papera e Brigitta, per non parlare di Paperone che ovviamente veste bene i panni del despota. Ottimi i disegni di Cavazzano, quanto mai a suo agio nelle architetture, negli ambienti e negli abbigliamenti dell’epoca.
  • 28
    Numero abbastanza omogeneo, che risente un po’ della mancanza di una storia che spicchi sulle altre.
    Zio Paperone e la Locandiera (Bencivenni/Amendola): davvero molto ben realizzata. Si ispira all’opera originale, ma non troppo, rimanendo sospesa idealmente tra tradizione e originalità. I disegni di Amendola, per quanto adeguati, non personalizzano molto la storia, rendendola alquanto “anonima”.
    Sior Papero Brontolon (Verda/Del Conte): storiellina sentimentale carina, ma nulla di più. Bella la finale trasformazione di Paperina una volta maritata, che ricorda molto Paperino e i Dolori di un giovane Papero. Assai significativi i disegni di Del Conte, molto particolareggiati, curati e dinamici nonostante gli e evidenti richiami allo stile di Scarpa (che tuttavia non abbandoneranno mai il suo modo di disegnare, nemmeno quello attuale).
    Paperino e… i Masnadieri (Pavese/Scala): storia discreta, nella quale la parte da leone la fanno i disegni di Scala, decisi e particolareggiati che rendono al meglio la scena del combattimento tra Paperino e Herrpigh e che realizzano ottime quadruple. Alquanto fastidiosi, IMHO, le interruzioni e i commenti da parte di Qui, Quo e Qua.
    La Leggenda di Papet Tell (Scala): storia che sembra ispirarsi molto a La Leggenda di Paperin Hood di Scarpa (1960), e non solo nel titolo. Trama scorrevole e divertente, con buone gag (bellissima quella del formaggio svizzero); disegni ancora acerbi e con influenze altaliaferriane.

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    L’Importanza di chiamarsi Papernesto (Panaro/Gorlero): devo ammettere che la storia mi lascia alquanto indifferente, forse a causa del ricordo dell’opera originale che apprezzai tantissimo. Molto del brio e della dinamicità de L’importanza di chiamarsi Ernesto, viene infatti sostituiti da qualche gag abbastanza classica. Comunque una buona storia, rovinata dall’orribile scempio fatto ai nomi dei protagonisti: Papernesto, Paperolina… aaargh! Per non parlare della scelta assai inopportuna di affidare a Paperetta Ye-Ye il personaggio di Cecilietta (e anche qui… ma il nome Cecily era tanto orribile?). I disegni sono decisamente poco accurati e approssimativi.
    Miseria e Nobiltà (Arena e Artibani/Cavazzano): davvero bella, con un ritmo vivace e dinamico e gag ben inserite in questa commedia. Graditi i riferimenti a personaggi misconosciuti dell’universo disneyano. Fluidi e accurati i disegni di Cavazzano.
    Paperino Mercante di Venezia (Staff di If/Bargadà): una storia da brivido. Trama alquanto scialba, che finisce per annoiare il lettore e disegni (probabilmente da attribuire all’ononimo studio e non a Bargadà in persona) anonimi e dagli sfondi poco curati.
    L’Amorosa Istoria di Papero Meo e Gioietta Paperina (Martina/Scarpa): ottimo lo Scarpa anni ’80, sintetico, incisivo e dinamico, accurato con architetture e costumi. Un Martina invece sotto tono, che comunque si distingue per originalità e discorsi brillanti. Da notare come, nella classica tradizione “cinca” di Martina, Papero Meo non ricambi affatto l’amore focoso di Gioietta, alla faccia dell’opera di Shakesperare. Non si capisce bene perché utilizzare Topolino come narratore, ma vabbè… almeno il titolo è fantastico! :elio:
    Peccato per gli evidentissimi rimaneggiamenti ai testi… -_-
  • E finalmente è finito. Rivojo Topostory.
  • 30
    Zio Paperone e “L’Avaro” di Molière (Bencivenni/Del Conte): ben realizzata, ma rimane pur sempre un piatto rifacimento dell’opera originale. Belli i disegni, particolareggiati e assai scarpiani.
    Le Furberie di Scapino (Arena e Artibani/Ziche): anche questa è una fedele riproduzione dell’opera originale, ma ha decisamente più stile ed ha la qualità di tenere il lettore incollato alle pagine dell’albo. Storia con un ritmo fluido e incalzante, che molto deve ai disegni e alla buffissima mimica dei personaggi di una Ziche acerba ma già assai espressiva.
    Paperino Barbiere di Siviglia (Dalmasso/P.L. De Vita): classica parodia nello stile della scuola Dinsey italiana, che vede Paperino sempre fatalmente sconfitto dal fato, gabbato e soggiogato dallo zio. Ottimo e più che mai appropriato il linguaggio “ricercato” di Dalmasso. Approssimativi e confusionari i disegni di De Vita Senior, ma di sicuro effetto e dall’indiscutibile fascino.
    Paperin di Paperac (Dalmasso/Bottaro): la storia non mi ha entusiasmato più di tanto, mentre sono stato colpito maggiormente dai disegni sintetici, dinamici e fluidi del Maestro recentemente scomparso, che non smetterà mai di deliziarci con le prodezze stilistiche delle sue indimenticabili storie.

    E’ finita. Una serie non molto riuscita, a causa dei fastidiosi rimaneggiamenti alle storie, dell’inutile cartonatura e del filo logico, spesso troppo esile, che legava le varie storie presenti nei volumi. Insomma, una pausa per rimpinguare il portafogli e poi rivorrei Topolino Story.
    Ultima modifica di PORTAMANTELLO il giovedì 30 novembre 2006, 17:51, modificato 2 volte in totale.
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  • Ma il barbiere di siviglia è di Martina? O_o
  • Io ho sempre saputo che fosse di Dalmasso, e anche l'Inducks conferma.
  • Una serie non molto riuscita, a causa dei fastidiosi rimaneggiamenti alle storie, dell’inutile cartonatura e del filo logico, spesso troppo esile, che legava le varie storie presenti nei volumi.
    Ti sei dimenticato gli stupidi riassunti.
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