Topolino #3043
Prosegue
Raceworld, con il secondo capitolo della saga firmata Gagnor/Sciarrone che pare aver attirato molta attenzione in quel di Cartoomics, almeno a vedere i movimenti attorno allo stand Disney. Se tutti i non abituali acquirenti del “
Topo” che hanno comprato lo scorso numero in fiera hanno poi comprato anche questo per vedere come continua la storia, abbiamo fatto filotto. E la campagna-marketing di Gagnor si sarebbe dimostrata ancora più utile, sulla lunga distanza
Stavolta si gareggia su un pianeta il cui elemento caratteristico è l'aria. Ma la parte della gara è stata quella che mi ha meno convinto, specialmente raffrontandola con la prima puntata, dove invece la sceneggiatura mostrava bene la corsa e le particolarità che l'acqua dava al percorso. Qui invece, anche per esigenze narrative, la competizione tra i bolidi viene mostrata quasi fosse un interstitial in mezzo al complotto che si inizia ad intravedere. La cosa non è necessariamente un male, visto che comunque io stesso sono maggiormente curioso di capire cosa sta dietro a tutto questo che di seguire gli esiti della corsa. Ma non posso fare a meno di notare che l'apprezzabile equilibrio tra trama e gara presente nello scorso numero qui cede un pochetto.
Spiace anche un po' notare che è già “caduta la maschera” di Topolino e della sua presunta cattiveria, visto che ci viene svelato che non era indotta dal Distruttore ma una posa che serve a Mickey per capire qualcosa di più della faccenda. Ad ogni modo, sono sicuro che lui e gli altri personaggi avranno sicuramente modo di essere protagonisti di altri colpi di scena e stravolgimenti, quindi poco male.
L'indagine di Paperone e Rockerduck e gli uccelli che condizionano la partita sono però delle ottime trovate, in grado di rendere più “torbida” la competizione e di iniziare pian piano a svelare che c'è un mistero dietro il casino in cui sono finiti i nostri eroi. Insomma, sono propenso a pensare che questa saga mi darà belle soddisfazioni. Anche esteticamente, dato che Claudio continua a creare piccoli capolavori ad ogni tavola, aiutato dall'ottima colorazione di Elisa! Già la copertina vince tutto, figuriamoci gli interni dove la gabbia è praticamente inesistente, permettendo di creare veri e propri lenzuoli grafici che fanno da sfondo alle pagine. I grandi spazi aperti di cielo, per il livello dell'aria, aiutano poi ad “aprire” le tavole creando degli scenari mozzafiato. Comparto grafico davvero moderno e riuscito.
Il numero offre almeno altre due storie degne di nota.
Parto con quella di
Vito, mi tolgo subito il dente. Non mi ha entusiasmato. Il soggetto era potenzialmente molto buono, e in linea con quel processo di umanizzazione dei personaggi che l'autore ha intrapreso da quando ha iniziato a scrivere per Disney, permettendogli di distinguersi da altri perché dimostrando di amare e credere in questi personaggi. Eppure stavolta qualcosa non funziona come dovrebbe: sospetto sia l'eccessiva brevità, che forse è un fattore a sfavore più mio che un dato oggettivo. Evidentemente le storie di 4 tavole non riuscirò mai ad apprezzarle davvero, anche quando comunque si punta tutto sulla comicità, come giusto in questi casi. Ma l'ironia che sfoggia Vito (umana, condivisibile, realistica) mal si adatta IMHO ad una storia tanto breve. E allora ecco che mi ritrovo con uno spunto divertentissimo, quello di Paperone imbarazzato che deve ricorrere ai classici luoghi comuni del linguaggio per passare del tempo con una perfetta sconosciuta, ma che scricchiola già alla terza frase fatta e che implode su se stesso nelle ultime due vignette, dove vi è una risoluzione un po' sottotono. Aspetto Paperetta settimana prossima.
Poi c'è un altro giovinotto, quel Cirillo che devo ancora capire come classificarlo visto che a volte se ne esce con storie deludenti e altre volte invece sforna cose piuttosto apprezzabili. Questa
Miseriaccia rientra nel secondo caso, fortunatamente. Non era facile parodiare disneyanamente un romanzo di Stephen King, ma l'autore riesce ad utilizzare in modo sensato e credibile il cast a disposizione (Topolino-Gambadilegno-Trudy) richiamando nel modo corretto il romanzo/film di ispirazione. Era una storia impegnativa, se vogliamo, vista l'ispirazione, ma Cirillo riesce a renderla leggera, a liberarla dal peso del raffronto con l'opera originale e a renderla un'avventura un po' inusuale, interessante e riuscita. Bello De Vita ai disegni.
La storia del Paperinik di Pesce è un po' strana, difficile da giudicare: non brilla di originalità ed è dimenticabile, ma ha alcuni sprazzi non male e i disegni di Asaro si fanno apprezzare. Boh.
Mi riservo invece di non commentare la danese che dai, su.