[Topolino] Annata 2014

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Passando a commentare gli ultimi numeri, Raceworld credo che sia una fuffata incredibile, una storia che si atteggia ma che non riesce a nascondere problemi piuttosto fastidiosi. Per saperne di più vi rimando qui, che non ho il cuore di crosspostare quel mattone.

    Parlando invece delle varie brevi di Vito, apprezzatissima quella realistica con Paperone e i silenzi imbarazzanti (anche se la Molinari non rende molto bene l'atmosfera), mentre, per quanto riguarda Paperetta, le storie di scazzi e amicizie ipocrite mi spingono di default al suicidio: lodevole però la volontà di utilizzarla finalmente come teen-ager e non come giornalista/ambientalista/whatever intercambiambile con chiunque. Carine le altre due, in particolare l'ultima: Paperetta che si approfitta dello Zione è adorabile e credibile.
  • Io ho adorato nel finale la vignetta del ritorno in famiglia del Chewbacca :D
    Qualcuno lo elevi a standard character!
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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    Intanto è uscito il nuovo numero, dove c'è Raceworld e...di nuovo la Paperetta di Vito.
  • PORTAMANTELLO ha scritto:Passando a commentare gli ultimi numeri, Raceworld credo che sia una fuffata incredibile, una storia che si atteggia ma che non riesce a nascondere problemi piuttosto fastidiosi. Per saperne di più vi rimando qui, che non ho il cuore di crosspostare quel mattone.
    Commenton de' Commentoni che quoto volentieri. Anche se non penso che in questo caso la compartimentazione (noi che seguiamo Agents of SHIELD parliamo così) fra sceneggiatore e disegnatore sia stata così marcata (tradotto vuol dire "non sono tanto sicuro che l'indecifrabilità dei fondali sia stata una volontà precisa, irremovibile, dura e pura di Sciarrone"). Perché questa parentesi? Perché i precedenti dicono che Gagnor non è uno sceneggiatore "solido" e maniacale, che crea a tavolino una sceneggiatura ponderando alla perfezione ogni singolo elemento, ma è uno sceneggiatore "improvvisatore" (tra virgolette perché se no diventa sinonimo di "dilettante", e ovviamente non lo è). Si ricorderà, ad esempio, il Top Korgat che iniziava in un modo e finiva in un altro. La mia impressione personale è che stavolta Gagnor abbia improvvisato ancora più del solito, dovendo far rientrare il suo megaprogettone (perché questo Raceworld era sulla carta un qualcosa di GALATTICO) in cinque striminzite puntate. Così: troppi personaggi, troppe sottotrame, poche pagine, equilibrio zero. Il moviolone ha ben rilevato le difficoltà e le carenze viste nella saga (sarei soltanto un po' meno pignolo con Omegalpha). Peccato, ma purtroppo le magagne erano presenti già dalla prima puntata ed era prevedibile che lo spazio per recuperare sarebbe stato scarso.

    p.s.: io sono maschio e da sempre do retta a Paperetta.
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    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto:tradotto vuol dire "non sono tanto sicuro che l'indecifrabilità dei fondali sia stata una volontà precisa, irremovibile, dura e pura di Sciarrone"
    Neanche io, credo semplicemente che si sia divertito a sperimentare, concentrandosi solo sul lato prettamente artistico e trascurando la comprensibilità. Credo che i colori non abbiano aiutato, belli a vedersi ma tutti quegli effetti sono un po' ingombranti. Il Raceworld infuocato... lo era fin troppo, ad esempio :P
  • Sul n. 3046 di Topolino termina Raceworld.
    Gagnor dimostra ancora una volta che sa scrivere... ma purtroppo, nell'ambito di questa saga, personalmente mi pare non abbia saputo gestirla correttamente. E questo sia in quanto allo svolgimento, sia in quanto allo spazio, sia in quanto all'utilizzo dei personaggi.
    La lunga avventura, infatti, vista nel suo complesso appare discontinua e cigola sotto il peso della magniloquenza che le si è voluta addossare, non avendo poi la possibilità di svolgere con maggior spazio tutte la carne che era al fuoco. Troppi i personaggi coinvolti, così che molti hanno letteralmente solo fatto presenza e altri, più protagonisti, non sono comunque riusciti a spiccare in modo abbastanza netto. Troppo grande, e non ben spiegata, la base di partenza dell'avventura: era piuttosto chiara nel primo episodio, ma man mano che le puntate procedevano alcune certezze si sono fatte più nebulose, e alla fine non era ben chiaro il piano/i piani dell'entità che ha organizzato Raceworld e le conseguenze relative. In alcune tappe, troppo sacrificate apparivano le corse in sé, che effettivamente non sempre tenevano debitamente conto delle caratteristiche peculiari di quel circuito. Troppo altalenante l'andamento dell'avventura, che nel primo episodio mi aveva convinto moltissimo, davvero tanto, per poi smorzare un pochino l'entusiasmo con il secondo, farmi ringalluzzire nuovamente col terzo, perplimermi col quarto e arrivare al quinto, quello di questa settimana... lasciandomi un po' con l'amaro in bocca: la grande rivelazione sul Pilota Misterioso, che credevo sarebbe esplosa nelle sue conseguenze in questi gran finale... è stata solo fine a se stessa. I cattivi che volevano perseguire il Male non capiscono bene quanto sia saggio farlo e quanto no, quanto sia nella loro indole e quanto no... e nemmeno io, in realtà, avevo le idee molto chiare. Omegaalpha è un'entità che lascia troppe ambiguità per come è stato gestito, tanto interessante e affascinante come idea all'inizio, tanto difficoltoso da concepire quando si scoperto essere una sorta di Jekyll/Hyde.
    Infine, la trovata di rendere Pietro eroe (in)consapevole è pure suggestiva, e in generale il lavoro di Gagnor sul personaggio riesce molto bene ad umanizzarlo in modo credibile, sfruttando la lezione faraciana senza cadere nell'errore di rendere il villain un bamboccione, anzI, la visione di Roberto è quella di un criminale intelligente, l'unico consapevole dei danni provocati dallo sposare la causa di Omegaalpha. Peccato che il didascalismo eccessivo della battaglia finale e delle ultime tavole smorzi un po' l'effetto, e anche il riferimento a Trudy come "forza buonista" mi pare non solo fuori luogo, ma anche meno efficace della visione di un Gamba "saggio himself".
    Le cose belle si trovano, comunque, e oltre alla già citata gestione di Pietro, c'è la scrittura dei dialoghi, l'idea di fondo della storia, certe citazioni e influenze che si è voluto riportare su carta e alcune battute molto simpatiche. Ma purtroppo ciò non basta a rendere realmente efficace una storia che lascia alcune perplessità dopo la sua conclusione.
    Plaudo invece ai disegni di Sciarrone che, anche grazie ai colori della Braglia, riescono ad essere visionari e suggestivi: certo, in alcune tavole peccano un po' di caoticità, ma in generale non sono tavole manieriste, né opere che nuocciono alla chiara lettura della storia. Il risultato grafico finale è qualcosa di avveniristico e roboante, che sicuramente merita di essere applaudito.

    Nel resto del resto del numero meritano attenzione Vito e Federico Buratti: il primo propone la terza storiella della miniserie Dai Retta a Paperetta, stavolta dedicata allo shopping giovanile. Di quelle uscite finora, e in attesa di leggere l'ultima la prossima settimana, è sicuramente la migliore, dove 4 tavole sono lo spazio ideale per raccontare con brio un'altra caratteristica da teenager in modo brillante e simpatico, affiancando alla briosa papera lo Zione, efficacissimo. Credo che la sequenza di 4 vignette in cui Paperone chiede con voce monocorde "Hai finito?" me le ricorderò per mesi! Faccini fa la sua parte, specialmente in quella scena, portando il suo tratto perfetto per questa serie.
    Buratti, invece, con Archimede e l'ambito secondo posto scrive una storia senza pretese ma riuscita, dove Archimede viene utilizzato benissimo, la sua indole viene rispettata, Edi viene usato nel modo migliore e la storia intrattiene e diverte. L'idea del contratto capestro di Paperone come primo premio del concorso per inventori è una bomba comica e satirica allo stesso tempo che si è meritata diverse risate.
    Buono il Racconti d'Evasione di Sisti, che elabora per Nonno Bassotto un piano di fuga veramente ingegnoso e ben pensato! Bosco per la prima volta non mi convince con la sua Andiamo al Cinema?, e l'ultima storia... l'ultima storia... no, non parliamo dell'ultima storia.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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    Altro numero interessante. Contiene infatti una storia in due tempi firmata da Sisti, il ritorno di Lavoradori alle prese con Paperinik, e la quarta e ultima storia del ciclo Dai Retta a Paperetta firmata dal nostro Vito.
  • Valerio ha scritto: Altro numero interessante. Contiene infatti una storia in due tempi firmata da Sisti, il ritorno di Lavoradori alle prese con Paperinik, e la quarta e ultima storia del ciclo Dai Retta a Paperetta firmata dal nostro Vito.
    Non ero particolarmente attratto da questo numero, ma alla fine la presenza della Paperetta di Vito e l'apprezzamento che generalmente riservo alle storie di Sisti mi hanno spinto all'acquisto del "Topo" anche questa settimana.
    Dai, non me ne sono pentito: Topolino, Eta Beta e la Stampante Multi-D (la sistiana, appunto) è una storia molto valida, la cui sceneggiatura gestisce perfettamente il ritmo narrativo spalmando in modo sensato sui due tempi il mistero, l'umorismo e i riferimenti reali alla stampante 3D. La storia comunque non può essere considerata afferente al filone di storie "su commissione" o "educational", perché dallo spunto della stampante 3D si passa velocemente ad una storia fantascientifica che vive di vita propria, godibile e simpatica, con il pregio di mostrarci anche la Terra del futuro dalla quale proviene Eta Beta, cosa che accade di rado. Peccato che la fine della storia arrivi piuttosto repentina e si svolga quindi un po' troppo velocemente. Belli i disegni di Limido, che era da un po' che non vedevo sul settimanale e che ritrovo con il suo tratto guizzante, capace di essere rassicurante e abbastanza classico ma al contempo dinamico e moderno. Unica eccezione la prima vignetta di pag. 21, un po' troppo estrema.
    Poi c'è l'ultimo episodio di Dai Retta a Paperetta, che reputo essere il meno riuscito del quartetto che compone la miniserie di Vito. Faccini sempre in forma e perfettamente "in parte" per il tenore di queste brevi, ma il soggetto mi pare meno calzante di quanto non erano stati lo spunto sulle amicizie false, gli amorazzi giovanili per le star e lo shopping. Sempre presenti, comunque, alcune finezze nei balloon, come "Missile Biondo!" e "Bei capelli!" che rendono il personaggio davvero vivo.

    Imbarazzante per come riutilizzi per la centesima volta lo spunto di Gastone sfortunato per un giorno perché questo lo porta a vincere un premio come miglior sfortunato è la storia di Buratti (tra l'altro disegnata da un Milano decisamente fuori forma e sottotono), mentre quella di Paperinik è di difficile valutazione: da una parte ammiro il senso dell'umorismo che vira sul demenziale utilizzato da Bianchi, e già intravisto in alcune prove precedenti, dall'altro non è sempre all'altezza di questo registro narrativo... la vera forza della storia sta in alcuni dialoghi effettivamente riusciti, divertenti e ben scritti, e nello spunto di partenza... poi crolla un po' verso la fine.
    Continuo a non apprezzare lo stile cubista di Lavoradori, decisamente troppo frenetico e poco fruibile per essere funzionale alla storia: un po' meglio che nell'ultima storia apparsa su Topolino, ma sempre troppo fuori dai canoni.
    La storia che chiude il numero, firmata Panini/Marini, aveva anche un buon potenziale... ma lo svolgimento risulta un po' meh, sgonfiando l'aria kolossal che la premessa aveva creato, anche se in maniera leggermente inverosimile (Macchia padrone del mondo?). Ad ogni modo non capisco il periodo in cui si svolge: adesso, nel 2014? Quindi l'impero mondiale di Macchia Nera è in vigore da 14 anni?

    Sul fronte redazionale spicca il pezzo sul tredicenne che si è costruito da solo una stampante 3D: davvero molto interessante, ed è bello dare spazio ad un ragazzino alla Sheldon Cooper invece che a quella parte più "frivola" dei suoi coetanei. Certo, l'effetto collaterale è che io ho il doppio della sua età e non ho ancora combinato niente di così brillante, quindi mi viene un po' la depressione :P , ma per il resto caldeggio servizi di questo tipo :)
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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    Passato un brutto quarto d'ora? Avete dato retta a Paperetta? Bene, perché questa settimana il nostro Vito torna a regalarci una nuova storia. Che cosa sarebbe successo se Paperino non avesse ricevuto le chiavi di Villa Rosa? Per scoprirlo non vi resta che leggere Paperinik in i destini di un eroe su Topolino 3048.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Il 3048 è un numero che vede riunite alcune delle migliori matite del “Topo” attuale: tra Intini, Perina, Zironi e Gula, infatti, c’è di che rifarsi gli occhi sotto l’aspetto estetico. Per gusti personali Marini mi dice poco, pur non presentando difetti mi dà un’idea pupazzottesca dei personaggi, mentre il povero Testa paga il dazio dell’esordiente, non cavandosela malissimo ma presentando alcuni volti purtroppo abbozzati. Ma appunto, non ha senso prendersela troppo con chi ha appena iniziato il proprio percorso.
    Sul fronte delle storie nella loro ossatura, cioè dal punto di vista della sceneggiatura, abbiamo l’ennesima storia in cui Zio Paperone rimane chiuso fuori dal nuovo sistema d’allarme del Deposito e guarda caso si trova costretto a chiedere l’aiuto dei Bassotti.
    Siamo nel 2014? Really? La salva Gula, ‘sta storia.
    Abbiamo anche l’ennesima breve sul solaio di Pippo e sulle stramberie che vi si trovano, e ritroviamo persino una storia con la preziosa gag dell’oggetto di cui ci si voleva liberare e che ritorna al legittimo proprietario per un giro tortuoso. Credo che l’ultima volta che mi ha fatto ridere sia stato 9 anni fa.
    La storia di Buratti su Gamba è caruccia, non tanto nel concept (già visto pure questo svariate volte: il corso di aggiornamento per ladri nell’universo a fumetti Disney ha ormai perso la sua valenza paradossale, sminuendo l’intento satirico che cela) ma piuttosto nella messa in scena, dove le gag sono genuinamente divertenti e l’insieme risulta piuttosto simpatico. Zironi dà quel quid in più, col tratto sporco che immerge la storia nell’atmosfera da “circolino della mala”, anche se aspetto che il buon Giuseppe venga presto interpellato per storie di più largo respiro.
    La Minni delle Victorian Ladies by Venerus funziona bene: buffotta, simpatica, pasticciona, risulta molto tenera e anche il Mickey dotato di aplomb infinito diverte. Il plot non è niente di che, ma l’atmosfera funziona e basta a consegnare una storia che sa intrattenere.

    Ma è inutile girarci intorno, la storia migliore è quella che apre l’albo. Paperinik in… i Destini di un Eroe è un nuovo esempio delle capacità narrative e della fantasia del nostro Vito, che dimostra di conoscere e rispettare il suo lavoro, i personaggi che muove e i lettori, di qualunque età. Si cimenta con una storia a bivi, che può appassionare i ragazzini più giovani per il grado di coinvolgimento maggiore rispetto ad una storia standard, ma invece che accontentarsi di creare una storia con vari sviluppi possibili decide di avvicinare il concetto di bivi con quello supereroistico di “what if”, e usando come protagonista Paperinik, che è il supereroe Disney per antonomasia. Va a riprendere le origini del personaggio spiegando bene e concisamente il succo di quanto avvenne nel 1969, così da rendere pienamente comprensibile l’avventura anche a chi non conosce la storia di esordio del vendicatore mascherato, e da lì inventa le possibili alternative che si sarebbero potute verificare se quella volta le cose fossero andate diversamente.
    Ecco che Paperinik è al centro di un classico plot da fumetto Marvel, all’interno però di un concetto genuinamente disneyano come quello delle storie a bivi.
    Non solo l’idea è ottima e intelligente, ma anche gli sviluppi sono ben pensati: Vito rifugge dalle soluzioni più semplici, tipo finali alternativi in cui Gastone o Zio Paperone diventano supereroi indossando il costume di Fantomius, e realizza invece strada interessante, possibili, in linea con i caratteri dei personaggi. Forse una leggera eccezione sta nel finale in cui Gastone si mostra generoso con Paperino, ma la cosa è giustificata e inoltre non è la prima volta che il biondo cugino mostra un po’ di umanità per Donald.
    Nel complesso, la storia non sarà epocale, ma segna una volta di più gli intenti di Vito come autore Disney, deciso a portare avanti la sua idea su come utilizzare questi personaggi ma sempre all’interno della tradizione e delle regole. Potrei citare gli inside jokes/omaggi su Martina e Carpi o le strizzate d’occhio ai fan o la trollata/genialata su Pikappa, ma il vero pregio di questa nuova prova dell’autore sta nell’intelligenza con cui ha scritto questa avventura: prendere un tipo di storia che non ha mai lasciato molto e renderla speciale, piegare il concetto di bivi a qualcosa di più della semplice interattività. Le tavole di Intini sono l’ottimo compendio, dal momento che prestano bene il fianco alle idee di Vito, sono citazionose il giusto (a partire dall’ottima cover, che richiama direttamente quella dell’albo Paperinik il diabolico) e i personaggi sono estremamente dinamici.
    Vito a mio parere sta facendo un ottimo percorso come autore, e tra brevi, storie molto personali e idee intelligenti si sta distinguendo in modo significativo. In questo mestiere è pericoloso sentirsi arrivati anche dopo anni di professione, quindi è chiaro che il ragazzo ha ancora molta strada davanti e deve impegnarsi duramente e sempre, ma senz’altro questo primo anno di esperienza supera le mie più rosee aspettative.

    Unico neo al numero è la soppressione della pagina introduttiva, in cui il nostro Valerio avrebbe ben spiegato la natura della storia di Vito e avrebbe segnato una sinergia niente male: do atto però che non era affatto scontato che la De Poli si sentisse in dovere di segnalare e giustificare la cosa nell’editoriale, ringraziando Valerio e citando comunque alcune parti del suo elaborato, e il solo averlo fatto qualifica la direttrice per la persone attenta che ha sempre dimostrato di essere.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • visto che anche la direttora si è scusata con Grrodon per il taglio dell'articolo, lo si potrebbe postare per leggerlo? graaaaaaazie :D
  • Potrebbe essere comunque ILLEGALE, eh! Alla fine è tutto materiale ceduto, no?
  • Lo è.
    Lorenzo Breda
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    If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
    Hobbes, Calvin&Hobbes

    [No bit was mistreated or killed to send this message]
  • BUUUUUH...RNS! BUUUUUH...RNS!

    Una volta eravate fighi, lo sapete?
  • Poi si cresce. Dai, vieni anche tu.
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    Artibani/Mottura. Prossimamente.

    P.S. Ma quanto bella è la serie di zia Nena di Pisapia? Perché nessuno fiata?
  • Valerio ha scritto:Artibani/Mottura. Prossimamente.
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    L'attesa non è sopportabile...
  • Valerio ha scritto:Artibani/Mottura. Prossimamente.

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    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
  • Il duo di Moby Dick continua e promette bene :D
    Ero talmente presa dal ritorno di pk che non ho fatto caso alle novità di Artibani :P
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