[Topolino] Annata 2014

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • PORTAMANTELLO ha scritto:Ho corretto io, avevi scritto (e hai scritto anche nella rece) BLOGlins invece di Boglins. :P
    Il vero problema è che io ho continuato a leggere "Bloglins" per tutta la storia -_- :martel:
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • Nella recensione del Papersera V aveva scritto Goblins, quindi siamo al completo... :LOL:
  • Topolno e i 7 boglins è magnifica, una storia che ti disorienta in continuazione, credi aver intuito tutto, poi volti pagina e rimani spiazzato! In realtà io l'ho vista come una storia unica, non mi sono proprio posto il problema di: Prima parte, seconda parte, l'ho trovata uniforme! Ero così immerso nella lettura che non mi sono accorto del cambio di disegno (anche perché Faccini io ero a abituato a vederlo sui paperi, le sue storie sui topi ho iniziato a vederle in pianta stabile da quando ho ricominciato a comprare Topolino)!

    Una grande storia, insomma, la parti inquietanti e quelle di ridere sono ben dosate senza che una pesi sull'altra,[spoiler]il ritorno di Miklos l'avevo intuito, nonostante non fosse così ovvio, visto che di storie con Topolino e sostituto ce n'è state parecchie! Ma non per questo mi ha fatto meno felice, anche perché la storia originale di Goffretson mi colpì tantissimo! Una delle migliori di Casty di quelle che ho letto![/spoiler]

    Paperinik si difende, certo è un po' il classico plot martiniano, ma per me non fallisce come storia, è molto gradevole e divertente! Forse il problema di queste storie alla Martina è che mancano di quella cattiveria assurda sia da parte che verso i personaggi che si vedeva nella vari "Paperinik il diabolico Vendicatore"; "alla riscossa"! (Cioè, Paperone è lì non solo uno zio prepotente e sfruttatore, è stronzo, infame, bugiardo, disonesto, Paperino è maligno, odioso, despota verso i nipoti che però non sono quelli pestiferi degl'inizi, sono quelli a cui siamo abituati ora, responsabili, più assennati dello zio e quindi non meritano di essere trattati in tale maniera! Quindi mancando tutto questo, probabile che non vada giù, ma l'ho apprezzata comunque!

    La straniera su Paperone è così, così... la leggi anche volentieri, ma alla fine mi ha lasciato davvero poco... non ha molti guizzi, non appassiona troppo, non fa ridere... mah...
  • Qualcuno aveva già fatto notare questo? [sbocco]il player di rai.tv è merda allo stato puro[/sbocco]

    La seconda puntata l'hanno data in onda oggi.
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
  • E prossimamente...

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    Per arrivare là dove nessun topo è mai arrivato prima.

    L'idea è davvero... spaziale! Topolino-Kirk, Pippo-Spock. Orazio-Scotty... Ci sono davvero gli ingredienti giusti per una gran bella storia, e dopo "Jekyll/Hyde" Bruno Enna potrebbe nuovamente deliziarci. Ottima poi la scelta di Freccero ai disegni.


    Altri bozzetti nel blog di Freccero: http://freccero.blogspot.it/2014/11/sta ... .html?m=1v
  • Ora, trollate a parte, vorrei esprimermi seriamente,

    e ovviamente spoilah per chi non ha letto:

    Ho trovato Zio Paperone in: a proposito del Deposito, una prima storia delle più deboli di Vito, che qui quasi mette in fila tutti i suoi stereotipi (di cui la metà esistono solo sul sollazzo ma vabbé): Paperone è bello, le donne col caschetto sono belle, Paperone ha un problema, il cibo è bello, Paperone risolve il problema, Zelda è bello, Paperone è uno di noi. *FINE*
    Il tutto accompagnato da una visione del Deposito non molto interessante.

    Amelia, aliena che ammalia teoricamente dovrebbe essere una piccola perla di comicità, come potrebbe (dovrebbe) solo essere una storia con Amelia che sfodera la sua figaggine repressa su un gruppo di tipici alieni bufi di quelli bufi davvero. Invece la storia è come intrappolata nel suo ruolo di breve di Topolino.
    Senza menzionare l'allergia all'aglio che ha scassato. Di brutto.

    Andiamo al cinema è una serie di gag che non riescono davvero a parodizzare come vorrebbero, e con lo sfottò a Topolino Perfettino e i pessimi disegni di Asteriti, il tutto cola a picco.

    La storia in costume ha l'antenato di Paperino identico a Paperino che aiuta l'antenato di Paperone identico a Paperone assieme all'antenato di Paperoga identico a Paperoga per sconfiggere l'antenato di Rockeduck identico a Rockerduck a sua volta coadiuvato dagli antenati dei Bassotti identici ai Bassotti, il tutto circondato dalle simpaticissime gag dell'antenato di Dinamite identico a Dinamite e i sensuali sguardi di triglia dell'antenata di Paperina identica a Paperina. E tanti tanti termini a spagnoli infilati tanto per fare atmosfera con puntuali didascalie. Ma anche vaffanculo :-))))))))))))))))

    La quinta storia è la fiera delle ovvietà con disegni fiacchissimi, punto.


    Comunque il ciak di Faccini continua a far ridere.
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
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    Su Topolino 3078 troviamo una nuova storia del nostro Vito, "Zio Paperone in... a proposito del deposito", che vede il magnate di Paperopoli alle prese con un'amica blogger di Paperetta Yè-Yè.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Topolino #3078 è un numero nella norma.
    Se mi si chiedesse di indicare un "Topo" la cui composizione di storie riassuma la media qualitativa generale di questi ultimi mesi, questo sarebbe un valido candidato.

    È infatti composto da una storia di Vito lontana dai fasti di alcune cose scritte dall'autore in passato, ma comunque buona, una storia assurdona su Amelia contro gli alieni, l'ennesimo Andiamo al Cinema che anche basta, una storia in costume e un'avventura paperoniana che cerca di ribaltare uno stilema ricadendoci dentro con tutte le scarpe.

    Zio Paperone in... a proposito del Deposito apre il numero e si becca la cover e i disegni di Giada Perissinotto, particolarmente a suo agio nel rappresentare questa avventura stabiliana. Il suo tratto dolce e femminile giova soprattutto al personaggio creato per l'occasione, Vickie la blogger, che è anche l'elemento migliore di questa avventura. Vito la caratterizza infatti piuttosto bene, e il lettore non può sentirsi molto vicino a questa giovane spumeggiante che abita con la nonna, anche per merito della componente grafica che la rende assai accattivante e carina sia in pigiama che in vestito elegante che in tuta da casa.
    La trama purtroppo non regge altrettanto bene, lo spunto di base è buono ma si perde in bassottate poco originali e in Paperone ancora una volta in depressione... stavolta fulminea e per ciò ancora meno comprensibile. L'intera storia dà quindi l'idea di avere degli obiettivi che non riesce a raggiungere, rimanendo un'avventuretta innocua e piacevole, ma poco incisiva.

    Amelia aliena che ammalia è scritta da Sisti, e alcuni tocchi suoi si sentono, primo fra tutti il lungo prologo ad inganni, davvero efficace. Poi, però, quando la storia prende piede mostra una sceneggiatura piuttosto incerta, in bilico tra l'essere avventurosa ed essere invece sottilmente ironica. Non si capisce bene, e la storia ne risente: ma i disegni della Martusciello sono buoni :)

    Per Andiamo al Cinema vale quanto già detto con i precedenti, innumerevoli episodi: carino, simpatico, qualche gag particolarmente riuscita, ma ormai sta stancando. Il meccanismo, intrigante all'inizio, ormai è logoro. E la componente grafica non aiuta affatto.

    Il Gaucho Paperin e la pampa selvaggia: Venerus alla tastiera sforna una storia in costume come nella miglior tradizione disneyana, nel bene e nel male. Di per sé la storia è buona, e la figura di Paperino è tratteggiata a dovere, dato che riesce anche a sfoderare il coraggio di cui il pennuto è comunque dotato :) Ancora una volta il diverso setting permette di utilizzare i personaggi togliendo loro un po' delle sovrastrutture ingombranti che si sono venute a creare negli anni, ma il risvolto della medaglia è che vedere questi personaggi alternativi essere del tutto simili alle controparti solite lascia sempre un po' disorientati. I disegni di Vian sono gradevoli, anche se con i Paperi l'autore ha un tratto piuttosto convenzionale, che esplode invece coi Topi.

    Chiude il numero un'avventurina all'acqua di rose, che vorrebbe ribaltare uno stilema ciminiano mandando comprimari improbabili sulle tracce di Paperone, disperso in un posto remoto durante una missione... ma questa presunta novità non è tale da tempo, e soprattutto ha dimostrato di essere poco credibile e digeribile. Senza infamia e senza lode le tavole di Marini.

    Insomma, se davvero prendiamo questo numero come indicativo dell'andamento medio, non c'è da stare molto allegri: per quanto ci siano anche elementi validi, lo scenario generale non è propriamente confortante. I segnali positivi, che fanno fiducia, ci sono e non solo dai soliti grandi autori che rendono alcuni numeri sopra la media grazie alle loro storie azzeccate, ma si può fare meglio. :)
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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    Su Topolino 3079 troviamo Mickey nei panni del comandante Tirk nel primo episodio di "Star Top - Terza Generazione" di Enna e Freccero.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • E che gli vuoi dire a Topolino #3079?
    Che c'è molto Paperino!
    Il buon Donald appare infatti in tutte le storie, salvo ovviamente la prima di cui parlo fra un momento ;)
    C'è il Paperino danese del Popolo Parallelo, dove i McGreal sfornano una storia piuttosto noiosetta perché se di già visto in ogni tavola. A nulla vale l'inizio "sconcertante", che ormai non sconcerta più, e l'avventuretta scorre banale. Cavazzano sfoggia il suo tratto pulito, ma non certo quello delle grandi occasioni, offrendo disegni piuttosto nella media.
    Poi c'è una breve di Jacopo Cirillo, meno breve del previsto: lo spunto però regge bene anche il maggior numero di tavole, e prosegue quel filone realistico, filosoficamente apprezzabile, che l'autore ha spesso portato avanti sulla testata. La tematica è sicuramente universale e condivisibile, i personaggi non vengono snaturati e il finale è ottimo, in mezzo c'è qualcosa che scricchiola nell'assurdità degli interessi in ballo, ma tutto sommato la storia è godibile. Riposanti i disegni digitali di Luciano Gatto.
    Poi c'è un altro Paperino breve, Professione Sfortunologo: spunto non male, ma non c'è trama purtroppo, risultano un collage poco ispirato di gag. Brava però la Molinari alla parte grafica.
    E Paperino chiude, in coppia con Paperoga (che già aveva fatto capolino nella storia precedente) con La Banda del Brivido, forse la storia migliore del lotto, capace di partire dall'ennesimo sosia criminale per svolgere una trama comunque più che leggibile e divertente. Nulla di nuovo, ma una buona storia graziata dalle tavole di un Guerrini che trovo qui maggiormente nelle mie corde che in passato :)

    Ma a dispetto di tutti questi Paperini dall'alterna qualità, il "Topo" di questa settimana vale la spesa per la storia d'apertura: Star Top - Terza generazione!
    E che gli vuoi dire a Bruno Enna? :P Che ha fatto proprio un bel lavoro! Dopo le parodie intense e "drammatiche" di Dracula e Ratkyll, lo sceneggiatore sardo riprende scenari, personaggi e tematiche dalla serie fantascientifica per eccellenza, Star Trek, e decide di trattarla con grandissima ironia. È infatti l'Enna prettamente comico quello che vediamo in questo primo episodio, che ha già mostrato in passato questa sua verve ironica e irresistibile in varie occasioni e che qui si scatena con battute e scene memorabili. Il bello è che non manca comunque una trama bella corposa e ben orchestrata, carica di promesse per lo sviluppo narrativo nei prossimi due episodi: si intuisce piuttosto chiaramente infatti che c'è un mistero alla base della missione che Topolino/Tirk è stato chiamato a intraprendere, e sarà interessante vedere come Enna ha intenzione di dirigere la storia.
    Per intanto c'è da godersi gli ottimi disegni di Andrea Freccero, che fa faville: tavole che scavalcano la griglia, sfondi che invadono tutta la pagina, vedute spaziali da brivido, intuizioni grafiche riuscite, ironiche e immaginifiche. L'artista non si è risparmiato, e anche la resa dei personaggi mostra una grande plasticità e una morbidezza nel tratto e nel modo di ritrarre i volti che fa davvero rimanere incantati. È un peccato che non torni per i prossimi episodi, anche se confido che gli altri due disegnatori siano all'altezza della "missione" ;)
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • E' un po' che non commento le storie più rilevanti del Topo e penso sia giunto il momento di spenderci qualche parola, in occasione della nuova saga di Enna.

    Devo ammettere che quando è stata annunciata non è che sia rimasto colpitissimo, e devo ammettere anche che non mi aveva convinto troppo nemmeno la storpiatura nel titolo, l'avevo trovata un po' banale. Però trattandosi di Bruno, la mia fiducia c'era. Ed è stata ripagata, perché questa storia si è rivelata una Parodia nel senso migliore del termine. Traspare l'affetto verso Star Trek e l'affetto anche verso i personaggi, primo fra tutti il tondo Topolino, che Freccero disegna con un piglio più "tenero" rispetto a tutti gli altri personaggi. Freccero mi è sempre piaciuto, ma di recente dopo le cover di Paperinik Appgrade e la storia su teatro fatta con Faccini, ritengo che abbia raggiunto un livello ancora superiore, per cui l'ho trovato adattissimo. Poi ho anche notato che se nelle parodie letterarie Enna cercava sempre "la barbabietola", cioé la storpiatura chiave su cui basare la storia, qui di proiezioni del genere ne ho trovate anche di più. Cose come la terza generazione, la gruviera, il motore a fiondatura, lì per lì possono non sembrare battutone fulminanti, ma poi andando avanti nella lettura si scopre che sono tutte storpiature con un senso e un "peso" nella trama. C'è una costruzione concettuale tutt'altro che banale dietro ad ognuna di loro, per cui aspetto con fiducia il resto per vedere dove Bruno intende portarci. Questa storia non la ascriverei al filone parodico letterario che di recente è esploso sul Topo, quanto a quello dei cicli da raccogliere in volumi come la definitive, magari.

    E poi veniamo ai Boglins. Io Casty lo adoro da sempre, e sin dalle sue primissime storie mi ero accorto che andava tenuto d'occhio. Nel corso degli anni ho visto emergere, venir notato, apprezzato e spesso anche criticato ogni aspetto del suo stile autoriale: la vena bizzarra, quella tenerella, quella filologica, quella satirica. Con i Boglins Casty ha collaborato con Faccini e ha realizzato una storia con la S maiuscola e che ha avuto il grande pregio di mettere d'accordo tutti, e di farsi notare anche fuori dalle solite cerchie. Molto è già stato detto su questo capolavoro. La voluta disparità tra prima parte, breve e facciniana, e seconda, lunghissima e profondamente castyana la rende strutturalmente qualcosa di davvero unico e capace di favorire l'identificazione nel lettore. Il modo in cui Casty nella seconda parte gioca con le aspettative di chi legge poi ha dell'ammirevole. Già in passato il Castellan ci aveva fatto ammirare la cura certosina con cui disseminava indizi e foreshadowing in vista della risoluzione finale, ma qui si è andato oltre, e si è tentato di destabilizzare Topolino e il lettore. La scena in cui a "Zickey" spunta il ciuffo rosso, rimarrà scolpita nelle memorie di molti, credo, così come Topolino che viene condotto "al patibolo" da Ombreline e i due parlano per sottintesi. Quando poi il lettore inizia a fiutare l'esito della vicenda, le cui dinamiche iniziano a ricordargli qualcosa, ecco che con un colpo da maestro la storia si rivela essere un sequel della gottfredsoniana "Topolino Contro Topolino". Casty qui si fa beffe di tanti anni di considerazioni negative sui ripescaggi, sul citazionismo fine a sé stesso, e reintroduce un villain dell'epoca, che difatto ha molto da dire e un potenziale narrativo immenso. In una Topolinia in cui se il colpevole non è Gambadilegno è di sicuro Macchia Nera, c'è solo bisogno di nuovi villain che possano dare maggior sostanza alle imprese di Topolino. Gottfredson ne aveva inventati un sacco, al punto che lo stesso Pietro Gambadilegno ne veniva valorizzato, apparendo meno ma meglio. Tutto sta nel come lo si legge Gottfredson, nel come lo si interpreta e nel cosa si decide di fare proprio. Casty non si approccia ai questi classici per farne delle sterili riproduzioni, ma cercando di interpretarli in maniera corretta per capire in cosa consista il loro valore, e in che modo trarne un'eredità che nel 2014 abbia senso. E direi che ci riesce benissimo. E' quasi poetico che questo capolavoro giunga solo due settimane dopo della sottolissima storia di Bontòn, altra straordinaria prova di Casty in cui vediamo la sua anima più satirica dire la propria sul mondo dell'intrattenimento. In pochi giorni da Casty abbiamo avuto di tutto, dalla satira al thriller. Ma soprattutto abbiamo avuto ciò che si richiede ad ogni bravo narratore: storie che mentre le leggi ti facciano dire "chissà come va a finire!".


    E passiamo al buon Vito, che non commento da un po'. Sono uscite due sue storie nel frattempo. Quella in collaborazione con Cirillo, spiace dirlo, mi ha deluso. Ho trovato che partisse da un presupposto veramente bello, con Paperone che dà ai paperopolesi dei PECORONI per errore, creando un fail mediatico. Solo che poi gli sviluppi sono fiacchi. A causa dell'effetto domino i paperopolesi reagiscono con torce e forconi, Paperone va in rovina e poi si scopre che era tutto un improbabile superpiano di un pivello rosicone. L'impressione è che tali sviluppi avrebbero potuto essere descritti in modo più credibile. Faccio un esempio: nelle storie di Peyo il villaggio dei Puffi viene spesso sconvolto dal progressivo dilagare di fenomeni negativi dal sapore del tutto umano. Ma mentre lì vediamo come questo accada in modo lento ma inesorabile, osservando con una certa dose di satira il disastro allargarsi a macchia d'olio fino a condizionare i comportamenti di tutti, qui non avviene niente del genere. I paperopolesi si infuriano e si placano in modo automatico per ragion di sceneggiatura, e questo mi è dispiaciuto perché ci ho visto un bello spunto sprecato. Negativo anche che Paperone cada in rovina per la terza volta in meno di due anni, dopo che Artibani e lo stesso Vito avevano già trattato il tema in modo egregio, ma ovviamente non si può considerare questa storia in team come interamente parte del percorso autoriale di Vito ma qualcosa di speciale, in cui sono rifluite scelte e pareri esterni.

    Mooooolto meglio la storia di Vicky. Un personaggio che Vito crea, portando una certa dose di "realtà" sulle pagine di Topolino, stando bene attento a non renderla ridondante sotto il profilo tecnologico (e il rischio c'era) ma condendo il tutto con i cereali della nonna, che mi hanno comunicato un calore incredibile. Giada Perissinotto ha caratterizzato il personaggio in modo veramente azzeccato, e a questo punto mi aspetto che la si riveda in storie "da solista", altrimenti è davvero uno spreco. Non mi sono piaciuti i bassotti, l'intellettuale e il drago meccanico, che trovo elementi narrativi ormai logori, poco interessanti e fortemente stereotipati, come anche le battutine banalette durante la battaglia che mi hanno stonato non poco. Trovo persino ingiusto che siano loro ad aprire quella che difatto è la storia di Vicky, prendendosi uno spazio che non hanno e non meritano. Ne comprendo e apprezzo il ruolo nella trama, cioé aprire gli occhi a Vicky, ma penso che il fumetto Disney possa andare avanti sulle sue gambe benissimo anche mettendo in soffitta certo materiale. E a proposito del deposito, ho letteralmente adorato la chiusa in cui si scopre che Paperone ha una stanza in cui si svaga come tutte le persone normali. Ho letto che in rete ci sono state critiche a questa scelta, ma ci sono un paio di cose che non sono state considerate: punto primo Paperone è un bambinone, e sin dai tempi di Barks è incoerente. Punto secondo trovo che sia perfettamente in linea con la chiusa della prima storia di Vito, quella in cui Paperone ammetteva di aver riveduto le sue idee sui passatempi di Paperino, mostrando quindi una tridimensionalità caratteriale che si è vista di rado. Ovviamente non penso che meriti ulteriore prosecuzione la sciocca polemica sulla presunta crisi di Paperone. Additare le ripetizioni è ovviamente sacrosanto e l'ho fatto poco sopra pure io recensendo la storia precedente, ma penso che da parte della critica fumettistica fosse quantomeno doveroso dimostrare di saper distinguere un crollo finanziario da un paio di vignette in cui Paperone fa la sua solita, perfettamente in character, tragedia greca. Non è che sia stato Vito a inventarsi la celebre catchfrase "Me misero, me tapino", del resto.
  • La Redazione ha scritto:
    Speciale Dottor Ratkyll e Mister Hyde
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    Credevate che ci fossimo dimenticati del “botta e risposta” con Bruno Enna e Fabio Celoni, vero?
    E invece no, abbiamo solo preso tempo.
    L'uscita così ravvicinata tra la pubblicazione di Lo strano caso del Dottor Ratkyll e di Mister Hyde su Topolino e quella in volume unico ci ha spinti ad aspettare la versione De Luxe della storia per proporvi le risposte che i due autori hanno dato alle curiosità espresse qui sul forum a suo tempo, così da favorire una maggior diffusione e conoscenza della parodia in oggetto da parte di chi incapperà in questo post.
    Inoltre, così facendo, abbiamo anche dato modo a Enna e Celoni di uscire dal periodo pre-lucchese e post-lucchese, denso di impegni e lavoro, per rispondere con maggiore calma alla domande che gli abbiamo posto.
    Ecco allora di seguito il risultato dell'ultima tranche di risposte al nostro “botta e risposta”! :)

    Bramo: Nell'acceso confronto tra Hyde e Pipperson, quest'ultimo diventa piuttosto violento: ora, già nella prima parte del botta e risposta in una domanda su Pippo/Pipperson mi avevi risposto che anche in questa parodia "Pippo resta Pippo", ma qui mulina un'ascia e cerca di usarla "come si conviene". Come ti sei regolato nel descrivere questa reazione senza superare certi paletti e senza snaturare la classica indole del personaggio?

    Bruno: Meglio specificare, allora: anche se mantiene buona parte delle caratteristiche caratteriali di Pippo, Pipperson è comunque un altro personaggio. Per prima cosa, è un avvocato (e questo dovrebbe già stabilire la distanza). Con l'incalzare degli eventi, in lui monta il dubbio, l'incertezza e infine l'orribile consapevolezza di aver perduto il suo migliore amico. Qualcosa scatta e, in questa situazione, persino lui fa emergere il proprio "lato nascosto". La sua reazione è forse eccessiva, ma adeguata alla situazione, in risposta alla tensione maturata sino a quel momento.


    Bramo: Da dove deriva la battuta (ricorrente) sul fatto che Londra tutti scrivono lettere?

    Bruno: Nel romanzo tutti comunicano così: c'è sempre una lettera, un biglietto, una missiva da leggere. Mi sembrava divertente evidenziare questo fatto.


    Bramo: Alla luce del "messaggio finale", ritieni che il carattere di Topolino contenga un po' anche quello di Paperino, e viceversa? In tal caso, come uno sceneggiatore dovrebbe modulare queste ambivalenti caratteristiche nell'uso dei personaggi?

    Bruno: Diciamo che, se dovessi scrivere un seguito della storia, farei in modo di modulare il carattere di Ratkyll, arricchendolo di alcuni comportamenti tipici di Hyde. Un Topo un po' più irascibile, pigro, che di tanto in tanto lancia qualche starnazzo.



    Valerio: Sul finale scopriamo che Hyde non era deforme, malaticcio, debole o chissà che. E allora perché celava a tutti il suo volto? Non mi sembra che avesse alcunché da nascondere, né si spacciava per Ratkyll ma si faceva identificare da tutti giustamente come Hyde. Insomma, poteva essere un papero qualsiasi. Da dove derivava questo disagio nel mostrarsi in pubblico?

    Bruno: In verità, a parte l'atteggiamento sinistro in generale (utile a generare e a mantenere alta la tensione nella storia), Hyde evita di mostrare il viso soprattutto a Pipperson. Questi, nel corso del suo primo incontro con Hyde, dichiara infatti di scorgere in lui "qualcosa di familiare". In effetti, forse al pippide basterebbe guardalo negli occhi per intuire la verità e trasecolare. Hyde non vuole shockare l'amico di Ratkyll e si nasconde, sbottando infine a causa della sua insistenza.


    Valerio: Al contrario, abbiamo un capitolo in cui Ratkyll è sereno, afferma di stare benissimo e di potersi sbarazzare di Hyde a piacimento. Eppure quel momento è successivo all'episodio del mercato, in cui vediamo Hyde cercare affannosamente il sale raro, suggerendo che la trasformazione era già andata fuori controllo. Come si spiega?

    Bruno: Sì, lo afferma rivolgendosi al suo migliore amico, per tranquillizzarlo e fugare i suoi dubbi. In quel momento, probabilmente, è anche convinto di poter risolvere il problema (per tutta la storia, infatti, continua a cercare il famoso sale impuro). Questo al di là della reazione di Hyde che, in effetti, non gli appartiene. Non ancora, almeno...



    Dapiz: In Potere e Potenza Artibani uccide Paperino, in Ratkyll e Hyde Donald "scompare definitivamente"... state cercando di dirci qualcosa? :P Più seriamente, nonostante la storia si concluda con una nota positiva, non posso fare a meno di considerarlo un finale molto coraggioso e difficile. Ci sono mai stati dubbi su questa scelta?

    Bruno: Qualche dubbio mi è venuto, in effetti, ma più andavo avanti più pensavo di non poter concludere la storia in modo diverso. Poi, Hyde non scompare davvero: diventa parte di Ratkyll.

    Fabio: Malgrado Hyde non muoia davvero, essendo nient’altri che lo stesso Ratkyll, effettivamente quella parte di lui “soccombe”, sparisce, viene sconfitta. Il finale Disney non poteva certamente essere drammatico come quello di Stevenson, ma in ogni caso credo che sia effettivamente una storia molto coraggiosa, per una serie di ragioni che sono già state evidenziate. Per quello che mi riguarda, mi è sembrata un’ottima chiosa che sposta ancora di una tacca avanti la posizione dei “paletti” a cui eravamo abituati. Ora che la storia c’è e l’avete letta tutti (o quasi!) è entrata a far parte della narrativa Disney, ma mentre la stavamo realizzando, beh... la paura di farla fuori dal vaso c’era. Il rischio è sempre quello di tradire lo spirito disneyano, e in adattamenti così complessi e inusuali può sussistere più che in altre occasioni. Tuttavia, sia Bruno che io abbiamo ben radicato sotto la pelle quello spirito, ne conosciamo i limiti invalicabili e saremmo i primi a fermarci, se dovessimo accorgerci di non stare più facendo Disney. Questa storia, infatti, è totalmente Disney malgrado non si fosse mai visto prima niente del genere. Di questo voglio ringraziare ancora Valentina che, malgrado temesse un licenziamento collettivo con fustigazione in sala mensa dopo aver visto alcune vignette in anteprima, ci ha dato carta bianca e parole di grande incoraggiamento, sempre. E le reazioni dei lettori hanno premiato il suo coraggio.



    Bramo: Come hai scelto quali fasi della trasformazione da Donald Hyde a Henry Ratkyll mostrare? Come hai gestito gli elementi topeschi e papereschi in un unico corpo?

    Fabio: È stata in effetti una delle parti più difficili da realizzare dell’intera storia. Il rischio era quello di rendere l’immagine sgradevole, deforme, non disneyana. Un personaggio classico che si trasforma in un altro è (anzi, era) praticamente un’eresia. L’unica strada percorribile era quella di tenere un livello “minimo” di gradevolezza nelle forme, nell’eleganza delle linee e nell’aspetto generale, pur nella ripugnanza della trasformazione. E di scegliere alcuni momenti peculiari della trasformazione, stoppando il filmato che avevo nella testa nei momenti più efficaci. Tralasciando sproporzioni dei corpi (poiché Paperino e Topolino le hanno diverse) e concentrandomi sui dettagli, inserendo qualche momento sdrammatizzante all’interno della mutazione, come l’orecchio di Topolino che compare all’improvviso, e non come bubbone che lentamente cresce, insomma evitando “l’effetto blob” che avrebbe reso il tutto sgradevole e in poche parole, non disneyano.


    Bramo: Nell'acceso confronto tra Hyde e Pipperson, quest'ultimo diventa piuttosto violento: come ti sei regolato nel ritrarre un Pippo così "estremo" senza superare certi paletti e senza snaturare la classica indole del personaggio?

    Fabio: Ho fatto molti studi di posizioni e di dinamiche quando ho realizzato quella scena, anche Pippo ha un limite che non può essere travalicato: il corpo poteva compiere quasi qualsiasi gesto, contorcersi a piacere nella ricerca di una posa più efficace di altre, ma l’espressione non poteva diventare bestiale, mostruosa. Dunque ho calibrato quanto meglio ho potuto questo aspetto. Rimane una scena molto forte: insomma, c’è Pippo che vuol fare a fette Paperino, non son cose che si vedono tutti i giorni, su “Topolino”! Questa scena e quella della trasformazione sono state molto coinvolgenti e stimolanti da disegnare, facevo quasi fatica a credere di starlo facendo davvero!


    Bramo: Quanto l'esperienza di disegno realistico e orrorifico su Dylan Dog ha aiutato nella resa estetica del Dottor Ratkyll e di Mister Hyde?

    Fabio: Indubbiamente l’esperienza su “Dylan” mi ha aiutato nel gestire i rapporti dei bianchi e neri: anche se ho sempre usato molti tratteggi su “Topolino” anche prima di lavorare per “Dylan”, le storie Disney che ho affrontato dopo (questa e “Dracula” in particolare) risentono di un uso diverso dei neri, la pagina è più pensata per il bianco e nero che per il colore, potrei dire. Anche la regia è più realistica, la telecamera è più mobile, più audace. In queste storie particolari, le inquadrature possono osare di più, posso spingere di più sull’acceleratore se questo serve alla narrazione di quel momento, e naturalmente questo non inficia la disneyanità del tutto, perché Disney non è un’inquadratura o un tratteggio, ma uno spirito..
  • La Redazione ha scritto:Credevate che ci fossimo dimenticati del “botta e risposta” con Bruno Enna e Fabio Celoni, vero?
    E invece no, abbiamo solo preso tempo.
    L'uscita così ravvicinata tra la pubblicazione di Lo strano caso del Dottor Ratkyll e di Mister Hyde su Topolino e quella in volume unico ci ha spinti ad aspettare la versione De Luxe della storia per proporvi le risposte che i due autori hanno dato alle curiosità espresse qui sul forum a suo tempo, così da favorire una maggior diffusione e conoscenza della parodia in oggetto da parte di chi incapperà in questo post.
    Inoltre, così facendo, abbiamo anche dato modo a Enna e Celoni di uscire dal periodo pre-lucchese e post-lucchese, denso di impegni e lavoro, per rispondere con maggiore calma alla domande che gli abbiamo posto.
    Ecco allora di seguito il risultato dell'ultima tranche di risposte al nostro “botta e risposta”! :)
    Seeeh, seeeh, come no.......

    *torna nella trollocaverna*
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
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    Su Topolino 3080 continua la missione spaziale del comandante Tirk in "Il Pianeta dei Desideri", secondo episodio di "Star Top" di Enna e Mazzarello.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Due storie molto molto buone, una storia buona, una buonina e una bof, nel "Topo" #3080.
    La "bof" è quella di Minni, basata su una gag banalotta e poco riuscita e i cui disegni non migliorano la situazione, considerando che le espressioni di Minni (ma anche Pippo, pur in misura più lieve) appaiono allucinate e fuori contesto.
    Un po' migliore è la storia che chiude l'albo: Pesce scrive un soggetto che parte con un Paperino "martiniano" nei confronti dei nipotini (li insegue arrabbiato per uno scherzo e poi architetta una vendetta), che muta nel corso dell'avventura cercando di salvare QQQ da un presunto pericolo. La cosa è motivata, comunque, ma resta la strana contrapposizione caratteriale. Il mistero alla base della trama risulta prevedibile ma ben gestito, e in alcuni casi l'angoscia si riesce quasi a percepire, nonostante la chiara consapevolezza che tutto si risolverà a tarallucci e vino. Bravo Luciano Gatto, che continua la sua "seconda giovinezza" con la tavoletta grafica, mostrando ancora qualche incertezza nello spessore dei contorni ma padroneggiando comunque molto bene lo strumento, con il quale riesce a mantenere pressoché inalterato il proprio stile.
    Scappa, Paperino dà complessivamente maggiori soddisfazioni: il plot è semplice e non inedito, per quanto poco sfruttato, ma la storia ha uno sviluppo ben ritmato e divertente, filando liscia dall'inizio alla fine. La semplicità dell'intreccio di Pietro Zemelo è la forza di questo racconto, leggero ma convincente e ben disegnato da Gottardo.

    Le prime due storie, però, staccano di netto le altre.
    Del secondo episodio di Star Top ho parlato sullo Spazio Bianco: per riassumente, ho gradito questa puntata di mezzo per quanto la sceneggiatura risulti un po' meno ironica e brillante dell'esordio. Ma in una storia in 3 parti è quasi fisiologico. Enna tiene comunque bene le redini dell'avventura complessiva, fornendo un paio di elementi chiave dell'intera vicenda che avranno importanti evoluzioni la prossima settimana.
    Peccato per la parte grafica, che dopo l'eccellente lavoro di Andrea Freccero viene affidata a Marzo Mazzarello che, pur risultando leggermente migliore rispetto a qualche tempo fa, offre quello che è comunque il suo stile e che non apprezzo particolarmente: semplicistico e poco attraente, priva la storia di tutta quella componente moderna e fantascientifica che gli aveva dato Freccero.
    Ma la vera sorpresa del numero è Paperina e Zio Paperone viaggiatori senza rete: Matteo Venerus scrive una storia veramente bella, dove i due protagonisti sono caratterizzati benissimo e dove riescono a condividere avventure insieme nonostante siano un'accoppiata insolita. La cosa non è forzosa, anzi, e il tema della storia è assolutamente piacevole, ben sviluppato e perfettamente contemporaneo. Paperina, che come tutti i personaggi femminili spesso fatica a mostrare le proprie potenzialità come membro attivo del cast, riesce qui ad esplodere... ed è una gioia.
    Alle matite c'è Vitale Mangiatordi, che contribuisce alla bellezza della storia: Paperina e Paperone sono splendidi, hanno degli occhi in cui ci si perde e sono una gioia per gli occhi. I corpi sono pervasi di dinamismo e plasticità, e anche gli sfondi appaiono curati.
    Ah, e la Paperina vestita da cameriera è stupenda :P

    PS: irresistibili i Topogulp di Enrico Faccini!
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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    Su Topolino 3081 troviamo la terza e ultima puntata di "Star Top" di Enna e Perina.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Edicola.
    Numero astrale #3081.
    Il capitano Bruno Enna e l'ufficiale scientifico, il Signor Perina, devono portare la nave Star Top alla fine del suo lungo viaggio.
    Possiamo concludere che hanno compiuto con successo la missione a loro assegnata: l'ultima tappa del viaggio recupera l'elemento "ironia", presente in maniera ridotta la scorsa settimana e che si ritrova per esempio nella brillante gag dei discorsi iniziati durante il topotrasporto, ma viene dosata con maggior parsimonia del primo episodio in favore dell'avventura da mettere in scena. Il capitano Enna prende il timone della nave con spirito saldo e deciso, raccontando con sapienza lo scontro (strategico piuttosto che fisico) tra Tirk e i Klingatt (geniale parodia dei Klingon), trasformando un diversivo alla missione che aspetta i protagonisti nel perno della narrazione, e rendendo questa miniserie di 3 episodi un ottimo modo per conoscere gli interpreti della storia in preparazione ad un futuro proseguimento, dove verrà raccontata la missione quinquennale alla ricerca di nuove fonti di energia, compito di cui Tirk e l'equipaggio sono stati incaricati.
    La storia nel complesso risulta leggera, piacevole, con numerose intuizioni ironiche, pochi veri colpi di scena ma con uno svolgimento pulito e senza grinze.
    Graficamente, si è già detto di come i precedenti ufficiali Freccero e Mazzarello abbiano offerta un'ottima performance (il primo) e un risultato decisamente meno convincente (il secondo): per la conclusione è all'opera Alessandro Perina, che rende molto bene l'estetica della saga soprattutto nell'aspetto dei personaggi; un po' meno fantasia viene immessa nella composizione della tavola e nelle soluzioni grafiche in generale, ma le pagine risultano comunque ricche di dettagli e curate
    Aspetto il prossimo viaggio interstellare ;)

    Il resto del numero è... molto hi-tech! Pippo e l'App-mania dilagante lo fa male, a mio parere, perché sfrutta il cliché del dilagare della tecnologia vs. chi non riesce ad adattarsi e la usa nel quotidiano. Nello specifico, impiegare il tablet per pareggiare la gamba del tavolo è una soluzione ben poco apprezzabile, e ben poco gratificante per il personaggio di Pippo, la cui filosofia laterale va ben oltre a certe conclusioni. Buonino Gatto, ma il suo stile non è quello che avrei pensato per questa storia.
    Sul versante tecnologico comunque ci pensano Giorgio Salati e Andrea Usai, che dal mio punto di vista confezionano una storia piuttosto buona con Zio Paperone e l'Oro Telefonico. A dire il vero lo scheletro narrativo non è molto originale, girando sempre attorno alle solite dinamiche degli scontri Paperone-Rockerduck. Mi è piaciuta però la sottile critica al consumismo esasperato con annessa corsa all'ultimo modello di cellulare (portato ovviamente all'estremo come da miglior tradizione di questo tipo di storie) e anche l'idea del recuperare l'oro dentro ai telefonini non è affatto male. Plaudo infine anche al carattere di Paperone, reso secondo me molto bene.
    Un tablet spunta dallo zainetto dei nipotini anche nella più classica Paperino e l'Uomo della Bufera: segno che Carlo Panaro, come già dimostrato altre volte, è attento al contesto attuale in cui far muovere i Paperi. Il plot purtroppo non è dei più esaltanti, sa di già visto e non riserva grandi sorprese, sostenuto peraltro da un apparato grafico di Marini che, pur tecnicamente buono, risulta fortemente classico sottolineando il mood della storia.

    C'è anche Cirillo in questo numero, infine, ed è un buon Cirillo nel suo stile "vita quotidiana nel mondo dei Paperi": Paperoga e Gastone in "L'Affitto Problematico" è divertente, attuale, si dilunga forse qualche tavola di troppo ma lo spunto è comunque forte e trattato con partecipazione, il che ovvia a qualche difettino strutturale e di ritmo. I disegni di Mazzon non sono proprio male... ma nemmeno il massimo.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Intrometto un attimo il flusso di commenti relativi all'ultimo numero del Topo e all'ultimo episodio di Star Top, per segnalare che Fumettologica ha pubblicato un'intervista a marco Gervasio: http://www.fumettologica.it/2014/12/fan ... -gervasio/

    L'intervista è molto bella e interessante, perché Gervasio racconta la genesi del ciclo di storie del "suo" Fantomius. Alla fine della stessa apprendiamo poi che è in arrivo un nuovo ciclo di storie su Fantomius, preceduto prima da una storia di Paperinik e che c'è l'intenzione di provare a dare un seguito a Top Ranger; si lascia poi intendere che l'autore stia studiando una qualche sorta di parodia di Star Wars in salsa disneyana.
  • Tyrrel ha scritto:Intrometto un attimo il flusso di commenti relativi all'ultimo numero del Topo e all'ultimo episodio di Star Top, per segnalare che Fumettologica ha pubblicato un'intervista a marco Gervasio: http://www.fumettologica.it/2014/12/fan ... -gervasio/

    L'intervista è molto bella e interessante, perché Gervasio racconta la genesi del ciclo di storie del "suo" Fantomius. Alla fine della stessa apprendiamo poi che è in arrivo un nuovo ciclo di storie su Fantomius, preceduto prima da una storia di Paperinik e che c'è l'intenzione di provare a dare un seguito a Top Ranger; si lascia poi intendere che l'autore stia studiando una qualche sorta di parodia di Star Wars in salsa disneyana.
    Sì, sì, tutto bello, ma ad onor del vero rivendico con veemenza che per Lo Spazio Bianco ho intervistato Gervasio (con il valido aiuto di David Padovani) già da più di due settimane.
    Lo segnalo giusto per correttezza, eh (e per orgoglio personale :P )
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