[Disney] Real Life

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
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    E' uscito l'ottavo, che è anche il primo numero della fase bimestrale del fumetto. Ai layout troviamo la Perissinotto che dà un tocco più "empatico" ai disegni, rispetto a quanto visto negli scorsi numeri (escluso il sesto). Per il resto la storia prosegue secondo le regole che abbiamo ormai imparato a conoscere. 90% quotidianità e 10% mistero. Per quanto riguarda la quotidianità si iniziano a intravedere i fili che legano le diverse storyline e l'esito a cui tutto questo porterà, che malaccio non è. Certo, avrei evitato la caduta di stile dei bambolotti robotici, una trovata che mi sembra veramente poco plausibile, ma tutto sommato i personaggi stanno iniziando a sembrare qualcosa di più che sagome di compensato. Invece il mistero, per quel poco che c'è, è intrigante. Thomas Anderson che indaga su sé stesso e a momenti scopre di non esistere mi è piaciuto, perché inserisce carne al fuoco che a questo punto sarà curioso vedere come verrà spiegata.

    Se mai lo sarà.

    Perché la bimestralità è davvero un brutto segno, e il fatto che sia stata imposta dal ramo global della Company una tale diluizione degli eventi, di certo non ha aiutato a fidelizzare il pubblico.
  • Numero davvero dissociato.

    Da una parte abbiamo la storia che finalmente va avanti, e va avanti bene, senza la fretta eccessiva che temevo nel dover concentrare tutto negli ultimi numeri, ma anche senza la lentezza (dove già "lentezza" è un complimento) dei primi sei numeri. Inoltre, il pasticciatissimo sistema di relazioni tra i personaggi inizia ad assumere una forma abbastanza accettabile.

    Dall'altra parte, però, tutto si poggia su un pretesto completamente assurdo e con zero credibilità. Ed è un peccato.

    Il tutto racchiuso al solito in una confezione davvero impeccabile, che sarebbe bello vedere anche altrove in Disney.
    Lorenzo Breda
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    If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
    Hobbes, Calvin&Hobbes

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    Ecco il nono! Notte in Teatro... porta avanti coerentemente le sottotrame delle ragazze. La questione spettacolo tutti insieme, le disavventure sentimentali di Andrea e Alice etc. E non si può dire che non lo faccia bene, per quanto si avverta un dissociazione onnipresente tra pose dei personaggi enfatizzatissime e dialoghi evanescenti e po' infantili. Ma questa è una costante della serie, o perlomeno dei numeri disegnati da Zanon, che è tanto bravo nello stile ma poco adatto al registro utilizzato nella serie.

    Il problema è che Thomas Anderson, la trama principale, non procede. O meglio, lui si pone il problema dei suoi stessi comportamenti in un solo balloon, dopo aver accidentalmente rivelato che Andrea gli ha fatto il ritratto. Ma è poco, troppo poco. Poco per il mio target, poco per il target di riferimento della testata. Poco considerando che nello scorso numero questo ragazzo aveva scoperto... di non esistere ed era andato in panico, portando il tutto su un piano molto interessante. Ed è poco considerato che la testata ora è bimestrale, e i tempi di attesa e di fidelizzazione ora sono mutati.

    Chissà che fine farà la testata, se arriverà ai soliti 12 numeri o andrà oltre. Certo che con questi presupposti...
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    E' uscito il decimo numero. Per la prima volta posso realmente dirlo: ho provato noia durante la lettura. Non che il numero sia realmente così differente rispetto ai suoi predecessori, ma penso che siamo arrivati ad un punto della storia in cui si possono tirare alcune somme. Se prima certe cose le paravo giù, "ingannato" dall'estetica, dal contesto, dalla curiosità e dal ritmo di uscita, adesso che è diventato bimestrale e si ostina comunque a portare avanti una trama risibile, ho iniziato ad avvertire qualche problema.

    Lungi da me parlare a nome di un target a cui non appartengo, però l'impressione continua ad essere quella di un fumetto per adolescenti... scritto dalla nonna. Certe locuzioni supergiovani mi sanno di goffo, non di reale. "Wow un action figure rarissima!!" "Ora leggo per la diciassettesima volta il mio fumetto preferito!!", e tutte le situazioni a cui tutto questo fa cornice. Continua ad essere tutto troppo artefatto, ingenuo, dal pathos scalibrato rispetto a quello che realmente accade. E personalmente trovo ben poco reale che la trama portante sia l'organizzazione di uno spettacolo. Forse mi sembra così perché io sono italiano (e il progetto è del ramo Global), dove si dà un peso molto minore a questo tipo di attività extracurriculari, ma forse è davvero un tema troppo poco identificativo per un pubblico di ragazzi.

    E ovviamente il mistero di Thomas Anderson continua ad essere la vera fregatura. Diluito, inosservato, sempre sullo sfondo.

    Si poteva fare decisamente meglio, con questi valori produttivi.
  • Ma Thomas Anderson è l'emblema, se lo spieghi sei un coglione
  • Nessuno segue più? Io ho mollato la nave al 10° senza rimpianti.

    Anzi, ma esiste sempre? :LOL:
    Assurancetourix
  • Pare esca l'ultimo in questi giorni, io lo seguo ancora...
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    Non commentavo da un po', e quindi non posso esimermi dal farlo ora che la serie è (forse) terminata.

    Gli ultimi due numeri costituiscono un "finale". Si innesca un climax, c'è una crisi e alla fine il tutto si risolve con colpetti di scena più o meno inaspettati: ogni tassello va al suo posto e lo spettacolo va in porto. Già, lo spettacolo. Peccato che non fosse dello spettacolo che questa serie parlasse, ma di Thomas Anderson. Lui, il mistero che lo avvolge, e persino le altre sottotrame amorose vengono lasciate irrisolte, e anzi si chiudono tutte con vari cliffhanger, più o meno traumatici. Il che rende questo un finale di stagione e non di serie. E Real Life quindi una serie abortita, senza mezzi termini. Già, abortita perché l'albo non contiene alcuna indicazione, avviso o chissà che altro che metta in guardia il lettore o lo rimandi ad un nuovo appuntamento.

    E' una cosa che fa arrabbiare, ovviamente. Ho visto artisti molto bravi lavorare su questo fumetto, e secondo me Ferrari ha fatto il miglior lavoro che si potesse fare per trarre del buono da questo materiale. Il problema è stata proprio la gestione generale delle cose. E' chiaro quello che è successo: si è partiti da un bello spunto, poi non lo si è voluto bruciare e si preferito diluirlo/metterlo da parte per 12 numeri, focalizzandosi su altro e rimandando in eterno il momento di affrontarlo. Perché tanto, si sa, le ragazzine vogliono altro. E quando la strategia si è rivelata priva della benché minima lungimiranza, si è preferito battere in ritirata, chiudendo la baracca e appendendo il cartello "non si effettuano rimborsi". Peccato che io, lettore, i miei 31 euro e 50 per sapere chi era Thomas Anderson li abbia sborsati.

    Onestamente, puoi fare un fumetto per ragazzine, per bambini, per adolescenti o per opossum, ma questo non toglie che tu la trama che decidi di raccontare la devi raccontare. Perché nessuna opera di narrativa è tale senza una storia. Altrimenti si tratta di un prodotto disonesto. Real Life ne esce dunque come una vera e propria truffa nei confronti del lettore: il fumetto che non ha avuto il coraggio di raccontare la sua storia.

    E per citare le parole dell'immortale poeta:
    Dapiz ha scritto:Ma Thomas Anderson è l'emblema, se lo spieghi sei un coglione
  • Io non sono sicuro la avesse, una storia da raccontare. Quantomeno, non in questa "prima serie".
    Lorenzo Breda
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  • La storia da raccontare c'era, era quella di Thomas Anderson, che appariva dal nulla, faceva cose strane, aveva un pregresso oscuro etc etc. Ed era quella con cui si era partiti, quella che si era posta come "interessante" e in soldoni la ragion d'essere del fumetto.

    Che poi si sia deciso di renderla "mitologia trasversale", e di incentrare il fumetto su altro, perdendo il tempo necessario per poter battere in ritirata è un altro discorso. Una scorrettezza orrenda, ma un altro discorso.

    Se invece intendi che non avessero mai avuto in mente la risposta su Thomas, mi pare ovvio anche quello. Dopotutto mi è sempre stonato che nei primi numeri facesse il figo misterioso e in quelli finali lui stesso non sapesse niente di sé. Non è certo un sintomo di serietà narrativa, ma ciò non toglie che ci fosse comunque una storia che andava raccontata e che era quella lì.
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