[Disney] Definitive Collection

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
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    La Definitive Collection è probabilmente la mossa più intelligente che Panini potesse fare per dare al fumetto Disney un posto nelle librerie di molti appassionati. L'idea è la stessa alla base di Tesori Disney, testata collezionistica varata negli ultimi anni di gestione diretta della Disney Company: radunare in volumi di buona fattura le saghe o i cicli migliori per dare loro un'edizione definitiva. La gestione di Tesori fu però purtroppo miope e maldestra: i volumi avevano un costo eccessivo per essere prodotti da edicola, a causa della loro rilegatura, inoltre la distribuzione era insufficiente rendendo ogni numero a dir poco introvabile. Ogni albo era pieno di refusi e errori che lo rendevano inadeguato al suo stesso formato, e la stessa scaletta delle uscite aveva poco senso, puntando spesso e volentieri su cicli datati, abusati e non così imperdibili, andando a scapito di ben altro materiale. In pochi mesi la qualità della testata subì un netto tracollo, la periodicità cambiò diradandosi sempre più e il prezzo paradossalmente salì. Infine venne chiusa in modo inglorioso, lasciando incompleti alcuni importanti cicli, come quello dei Racconti Intorno al Fuoco. L'esperimento fu a dir poco preoccupante, una sorta di spia dell'incapacità della Disney Italia di gestire una testata tanto prestigiosa, e dell'enorme confusione nel portare avanti tra mille compromessi un progetto che non si sapeva a chi fosse esattamente rivolto.

    Panini ha le idee chiare, invece. E' un editore di fumetti che sa come vendere un fumetto. Sa a chi destinarlo, sa come presentarlo, ma soprattutto sa cosa proporre in maniera che il progetto funzioni, piaccia, intrighi e attiri. La Definitive Collection è bimestrale, e proporrà di volta in volta le cosiddette "serie d'autore" apparse di recente su Topolino. Materiale più commerciale come Wizards of Mickey non verrà qui proposto, ma destinato ad un'altra testata, la Legendary Collection, lasciando a questa il compito di proporre il meglio di queste produzioni. Il primo volume contiene infatti la prima stagione di Fantomius di Gervasio, il secondo raccoglierà la prima storia di Darkenblot di Pastrovicchio e Casty, il terzo il primo ciclo di Pippo Reporter, il quarto la seconda stagione di Fantomius e così via. La filosofia è un po' quella dei 100% Marvel, e per completare ognuno di questi cicli servirà un po' di tempo, quello necessario per dare vita ad altro materiale simile pronto a sua volta ad essere raccolto. In un colpo solo dunque Panini applica al fumetto Disney il metodo americano, che prevede la raccolta in TPB (trade paperback) dopo che le singole storie vengono proposte a pezzettini negli albetti standard. Si dà in questo modo al lettore non interessato all'acquisto del settimanale una seconda chance per procurarsi in modo sistematico del materiale altrimenti destinato all'oblio. E procurarselo in modo indolore, soprattutto. Perché il volume in questione non presenta cover cartonata o rilegature elaborate, ha lo stesso formato di Uack, e costa solo 3.90 euro. La veste grafica è elegantissima, però, e al suo interno è presente un'introduzione con un'intervista all'autore e alcuni bozzetti preparatori.

    Come si è visto, il volume contiene le prime quattro storie di Fantomius, scritte e disegnate da Marco Gervasio, che compongono il primo ciclo (mentre il terzo è attualmente in via di pubblicazione sul settimanale). E' inoltre presente, scritta dallo stesso Gervasio, una dettagliata biografia del nobilpapero che si cela dietro la maschera del ladro gentiluomo, Lord John Lamont Quackett, ricca di informazioni nuove, che lo ricollegano in modo curioso ad alcuni fatti barksiani e celano indizi sul futuro della serie. Anche questo è indice della stretta connessione tra autore e prodotto che rende tanto curato questo albo. La serie, è bene ricordarlo, nasce nella mente di Gervasio dopo alcuni anni di storie da lui realizzate con Paperinik in cui venivano spesso tirate in ballo le sue origini. A Gervasio piaceva il mito di Fantomius, che Martina aveva citato solo di sfuggita, e appena possibile aggiungeva tasselli alla sua mitologia, infilando flashback, riferimenti e portando avanti un progetto coerente. Tutto questo non poteva non sfociare in un ciclo in cui, senza filtro alcuno o cornice al presente, viene raccontata la vita di Fantomius e Dolly Paprika, in una Paperopoli anni 20. Si stratta di semplici storielle autoconclusive, che prese singolarmente strappano qualche sorriso. Ma è nell'insieme che il progetto di Gervasio mostra il suo vero potenziale, lasciando intravedere una direzione, inizialmente appena accennata ma poi sempre più evidente. In queste prime quattro storie l'universo di Fantomius viene già definito, e si capisce già cosa renda particolarmente azzeccato il progetto.

    Innanzitutto Gervasio dipinge uno scenario inconsueto per il fumetto Disney. Fantomius omaggia infatti gli antieroi alla Diabolik o alla Lupin, immerso in una Paperopoli di inizio secolo ricca di contaminazioni letterarie, con un tocco di steampunk. Un'ambientazione molto amata altrove, ma sfruttata molto poco su Topolino. In secondo luogo Fantomius è a tutti gli effetti un personaggio nuovo. Sebbene collabori con un clone/antenato di Archimede e somigli molto a Paperino, non ha niente a che vedere con Donald, non è nemmeno un suo antenato. In questo momento il fumetto Disney, stressato da decenni di canovacci sempre identici, ha un bisogno disperato di proporre qualcosa di nuovo, di diverso, di trovare anche all'interno dello stesso scenario calisotiano delle zone grigie da esplorare, e in questo il ciclo di Gervasio dà un importantissimo contributo. Infine, Fantomius non è buono. Certo, ha le sue "nobili" giustificazioni, che Martina non dava e Gervasio è costretto a dare, come ad esempio il suo far tutto per i poveri, come un novello Robin Hood, o caratterizzando in modo antipatico le vittime dei suoi furti. Ma a conti fatti è un ladro, prima ancora che un giustiziere/vendicatore. Alcune azioni che compie sono del tutto gratuite e il suo atteggiamento dispettoso suscita non poche perplessità. In un genere fumettistico come questo, in cui a predominare è il politically correct è interessante vedere come Gervasio, vero e proprio patito di tranelli e identità segrete, riesca ad aggirare questi paletti.

    Il ciclo è dunque grazioso, ma in futuro promette di diventare assai più che grazioso, puntando verso una direzione interessante. Non stupisce quindi che Panini l'abbia scelto come apripista per questa collana, che a questo punto si conferma come la miglior testata lanciata dal cambio di editore. Lunga vita a Panini e alla Definitive Collection, dunque!
  • Definitive Collection #1 - Fantomius di Marco Gervasio

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    Non posso che concordare con i concetti espressi da Valerio su questa nuova testata, e non posso che unirmi al suo plauso per una delle iniziative più intelligenti che poteva varare la Panini.
    L'editore modenese, che di fumetto evidentemente ne capisce, ha guardato a quello che fa con la Marvel, dove i volumi 100% raccolgono periodicamente gli episodi di archi narrativi pubblicati in prima battuta sugli spillati del supereroe di riferimenti, e ha applicato la stessa operazione al fumetto Disney, che sul Topolino settimanale ha spesso ospitato cicli di storie validi, e curati da alcuni degli autori più in gamba in forza alla testata.

    Si parte col Fantomius di Gervasio, e la scelta è assolutamente felice: il ciclo corrisponde pienamente agli obiettivi della testata, gode di quell'impronta autoriale che nobilita il progetto e... sono delle storie davvero buone. Certo, qua e là peccano di qualche ingenuità, ma nel complesso è un prodotto che sa intrigare, facendo recitare in modo convincente un personaggio tenebroso e ambiguo come Fantomius, il ladro gentiluomo a cui si ispirerà Paperinik molti anni dopo.
    Un anti-eroe, questo Fantomius, un bandito ricercato dalla polizia che la fa sempre franca, un novello Lupin potremmo dire.
    Lo spiega molto bene lo stesso Gervasio nell'introduzione all'albo: Lord Quackett è un nobile per diritto di nascita, che però disapprova quello stile di vita. Ha trovato il modo di scappare da esso, impersonando l'incubo dei suoi simili, divertendosi e aiutando le persone più sfortunate. Ma più di quello, sfidando polizia e ricconi e sfidandosi, con una buona dose di sbruffoneria, per vedere fin dove può arrivare. L'evasione di Fantomius è un classico esempio di questo discorso, d'altronde.
    Ma anche le altre avventure connotano per bene il carattere di questo personaggio: così, se Il Monte Rosa dovendo presentare adeguatamente il personaggio non è altro se non un normalissimo furto, già Fantomius a bordo arricchisce la trama con il rapporto tra Lord Quackett e Pinko, l'ispettore che dà la caccia a Fantomius.
    Ma è con Brutfagor che le cose iniziano a farsi ancora più interessanti, cioè con l'introduzione di Hercule Paperot, parodia del Poirot di Agatha Christie e determinato ad arrestare il nostro ladro gentiluomo.

    Come accennavo, il volume si apre con un'intervista all'autore, un'accortezza molto importante perché contribuisce a porre l'accento su chi queste storie speciali le ha realizzate, così come l'inserimento del nome in quarta di copertina. Il bonus, poi, è la breve cronologia della vita di Lord Quackett, che testimonia una volta di più la passione di Gervasio per il suo lavoro.
    Sull'edizione, molto fine mantenere sulla costina il numero progressivo della sotto-serie e non della collana in generale (riportato opportunamente solo sul retro), e molto belle le cover dedicate.


    Definitive Collection #2 - DarkenBlot di Casty e Lorenzo Pastrovicchio

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    Anche il secondo volume (in uscita a metà dicembre, ma disponibile in anteprima alla scorsa Lucca Comics), possiede gli stessi pregi del precedente.
    Stavolta ci si dedica a DarkenBlot, con la prima lunga storia della trilogia (?), cioè Il futuro è già qui. Casty e Pastro parlano come fiumi in piena nell'intervista pubblicata nelle prime pagine, e ben descrivono la genesi che ha portato alla realizzazione di questo avveniristico thriller fantascientifico. I bozzetti del Pastro, che fanno da contorno alle risposte dei due autori, sono uno spettacolo :elio:
    E la storia... be', io ai tempi l'avevo apprezzata, e qui mi ritrovo sostanzialmente con le stesse sensazioni di due anni fa: grande storia, ibrido riuscito tra il classicismo castyano e la modernità figa nelle corde di Pastrovicchio, in cui Topolino è perfettamente in parte pur combattendo contro un robottone, e dove anche Macchia Nera ci fa una bellissima figura, non tradendo la sua mente sopraffina e intellettuale ma coniugandola con una sboronaggine in salsa mecha.
    Insomma, anche qui presenza meritatissima all'interno di questa testata.

    Testata che spero sarà mantenere per un bel po' questo livello: personalmente non mi vengono in mente moltissime altre saghe di queste tipologie, negli ultimi anni, e non vorrei che presto la collana rischiasse di finire in un vicolo cieco nonostante la bimestralità, ricorrendo alla ristampa di saghe datate e poco in linea con quanto mostrato finora. Sarebbe un peccato, perché vorrebbe dire ricadere nello stesso errore di Tesori Disney disperdendosi malamente.
    Per ora tra Pippo Reporter, e i secondi volumi di queste prime tre saghe siamo piuttosto coperti e almeno il 2015 lo dovremmo sfangare tranquillamente, per il resto spero di non ricordarmi io validi esempi papabili :)

    Paranoie a parte, impostata come è adesso la Definitive Collection è una collana da seguire integralmente :)
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  • Il secondo numero della Definitive è ottimo quanto il primo. Editorialmente siamo di fronte a qualcosa di veramente significativo, per i motivi già espressi tempo fa. Prendendo in esame la storia bisogna premettere che è senza dubbio una delle più controverse firmate da Casty, che all'epoca dalla sua realizzazione era conosciuto per avventure dal sapore assai diverso e quindi stupì un bel po' di lettori. Il progetto Darkenblot ha conquistato davvero il pubblico con il secondo episodio, più articolato e ricco di guizzi, ma già in questa prima saga possiamo individuare alcuni indubbi punti di forza, che ne fanno un must. Il Pastro ci teneva a farla e questo è evidente: ogni pagina trasuda amore. In passato l'avevamo visto all'opera con robottoni, scene d'azione e materiale epico, ma il più delle volte tutto questo non era sorretto da una sceneggiatura abbastanza elaborata, si pensi a Wizards of Mickey ad esempio, che dietro una facciata "aggressiva" nascondeva una sceneggiatura puerile. Pastro meritava di più e di meglio, e con Casty (e successivamente con il PK di Artibani) l'ha avuto. Perché è vero che questa è una storia d'azione, ma c'è tutta una costruzione dietro, un giallo con indizi, colpi di scena e una certa garbata ironia. I due autori dimostrano così che i loro stili apparentemente diversi possono riuscire a fondersi insieme, producendo qualcosa di indubbiamente valido. A differenza della maggior parte delle technosaghe che di recente si sono viste sul Topo, Darkenblot è una delle pochissime opere che dimostrano una perfetta padronanza del proprio registro.
  • Segnalo la copertina del terzo numero della Definitive Collection, dedicato al vol. 1 di Pippo Reporter, made in Teresa Radice e Stefano Turconi :)

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  • Approfitto del topic per "spammare" i miei pensieri sui primi due numeri della Definitive Collection.
    Sono nuovo del mestieri e penso si veda ma mi piace condividere con gli altri i miei pensieri su ciò che leggo per cui condivido con piacere.
    Buona visione.



  • Questa testata è proprio quello che mi serviva. Un modo per poter recuperare quelle saghe che mi hanno sempre incuriosito negli ultimi anni (tra cui proprio Fantomius e Pippo Reporter) senza dover essere sommerso dai Topolino, che ora prendo solo in occasioni speciali.

    Finalmente torno ad acquistare regolarmente una testata Disney, era dalla chiusura di Zio Paperone che non succedeva :')
  • Buona avventura, allora, Goldensun! :clap:
  • E dall'editoriale di Valentina De Poli sul nuovo numero di Anteprima, ecco svelata la saga ospite del quarto numero della Definitive Collection:

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  • Definitive Collection #3 - Pippo Reporter (Volume 1) di Teresa Radice e Stefano Turconi

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    Fin da quando è stata annunciata la Definitive Collection, ho pensato subito a Pippo Reporter come principale titolo papabile per questa collana. Aveva tutti i requisiti in regola, non ultimo l’alta qualità della serie firmata da Teresa Radice e Stefano Turconi!
    Per questo, quando a Lucca Comics dello scorso anno la De Poli ha annunciato proprio questa serie per il terzo numero della testata, non ha fatto altro che confermare un atto dovuto: da anni molti lettori aspettavano un volume o un “vattelappesca” che raccogliesse le storie di questa saga (cosa già avvenuta in altri Paesi del mondo), e l’arrivo della Definitive è stata l’occasione giusta per poter approntare in grande stile la ristampa, che con il sistema dei vari volumi presenterà in modo completo e ordinato tutta la serie, ormai prossima alla sua conclusione.

    Cosa dire delle storie? Be’, bellissime :) Nelle sceneggiature di Teresa ritroviamo il “vero” Pippo, non l’eterna spalla la cui unica connotazione possibile è la stupidità, ma un personaggio stralunato non privo di una sua logicità del tutto personale e molto sognante.
    Nei disegni di Stefano recita il Pippo dell’animazione, quello dei corti degli anni '40-’50 in cui c’era tutta la sua vitalità, la sua essenza, il suo modo di affrontare la vita. Il Pippo di Turconi non è fisso nelle vignette, è come se si muovesse davanti ai nostri occhi mentre scivola, cade, inciampa, corre, si veste, ride… ogni azione che il disegnatore fa compiere al protagonista è un movimento raffinato.
    Il lavoro di Stefano non si ferma a Pippo, comunque: l’eleganza, la dolcezza e la “pasticcioneria” di Minni sono rese in modo credibile, Blackspot possiede tutto il rigore e la freddezza che il personaggio richiede, e le ambientazioni riproducono in modo riuscito l’America degli anni ’20: ogni dettaglio è curato, ogni abito ed edificio rispecchia lo studio e la ricerca effettuati dall’autore.

    In questa prima tranche le trame si concentrano sulle inchieste di Pippo che finiscono per mettere i bastoni fra le ruote degli intrighi illeciti di Blackspot: col progredire della serie ci sarà una maggiore varietà di sviluppi, ma per ora questo andamento della serie si rivela funzionale alla conoscenza di personaggi come la gang di malavitosi capeggiata da Pietro Gamba, il sindaco Horace Horse e la veggente Claire La Belle. Oltre ovviamente a Pippo e Minni che, pur esaltando le caratteristiche già presenti nella versione standard dei rispettivi personaggi, si muovono comunque in modi un po’ diversi rispetto alle normali avventure ambientate ai giorni nostri. Il solo fatto di farli agire insieme è una scelta decisamente originale, che permette di creare interazioni inusuali e godibilissime.
    In Cronista per caso c'è la scena spassosa dell'assunzione al quotidiano dove di lì a breve lavorerà come giornalista, oltre che la scena della calza-sciarpa :P In Vasetto Sospetto abbiamo un'inchiesta in piena regola, e possiamo ridere dell'inadeguatezza di Donnie, lo scagnozzo di Pietro Gamba. In Crociera con Ghiaccio ecco il Pippo più genuino, quello che saluta il suo riflesso nell'oblò della nave e che toccando tasti a caso di un complesso macchinario risolve una situazione spinosa. Infine con Finale di campionato si inizia a staccarsi leggermente dai complotti di Blackspot raccontando una storia delicata che parla di sogni, aspirazioni e della volontà di trovare un proprio posto nel mondo.
    Quattro storie, e già c'è molta della poesia e delle caratteristiche salienti di questa serie :)

    Il volume in sé soddisfa il palato del lettore esigente, esattamente come i due precedenti numeri della testata: con un ottimo rapporto qualità-prezzo, infatti, abbiamo la raccolta delle prime quattro storie di Pippo Reporter – l’inserimento della prima avventura del secondo ciclo è probabilmente da imputare alla suddivisione della serie nei successivi numeri a lei dedicati – , una bella intervista a Teresa e Stefano nella quale vengono esplicitate ispirazioni e intenti e dalla quale emerge forte la loro concezione disneyana e tanti bei bozzetti preparatori.
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  • Inutile dire che questo terzo numero della Definitive ospita quello che è il ciclo che più di ogni altro attendeva un volume dedicato. In questi anni la serie di Pippo Reporter è stata celebrata in ogni modo in questi lidi, ma adesso la sua presenza in edicola in un formato così prestigioso potrà finalmente raggiungere altre persone, dimostrando il proprio potenziale. Sono storie semplici, quelle che Teresa scrive per Pippo Reporter, eppure assai elaborate, stratificate. Anche se alla base di tutto c'è un canovaccio classicissimo in cui vediamo il candido Pippo risolvere involontariamente casi e vicende, è impossibile non rimanere colpiti dalla raffinatezza e dal livello di dettaglio con cui è cesellato l'intero microcosmo che ruota intorno a lui. Perché non si tratta solo di vicende, ma di delicati quadretti, un affresco di un'epoca che i coniugi Turconi hanno molto amato, e che storia dopo storia si mostra in tutto il suo splendore, toccando diversi ambiti. E non è un mistero che tutto questo lavoro di ricerca venga proprio dall'esperienza dell'ahimé monco Wondercity, che però ha trovato in Pippo Reporter un ottimo canale di sfogo.

    Poi ci sono i disegni di Stefano, la cui linea dinamica e piena di energia è una gioia per gli occhi. La sua continua ricerca di una sintesi grafica non è in alcun modo ridondante, ma storia dopo storia raggiunge vette espressive sempre più alte. E poi c'è il fattore Animazione. Se n'è molto parlato di recente, e di come in Disney carta e celluloide spesso non vadano d'accordo. C'è chi accusa quest'ultima di non essersi sufficientemente evoluta sotto il profilo narrativo, ma la verità dei fatti è che l'animazione fornisce ancora oggi una guida fondamentale per comprendere i personaggi. Perché ci spiega la loro mimica, unica loro reale costante, dopo decenni di differenti interpretazioni. Turconi questo lo sa, perché l'animazione è il suo pane e la assimila quotidianamente, e lo dice senza troppi mezzi termini nella bellissima intervista introduttiva. Nelle pagine del volumetto troviamo il "vero" Pippo, con la sua recitazione esagerata e gommosa: lo vediamo ruzzolare di qua e di là, salutare il suo riflesso, muoversi e fare cose buffe, ma sempre con energia e vitalità. E di colpo ci si ricorda perché è bello il fumetto Disney. Il resto dell'affresco non è da meno, e sono tanti i personaggi deliziosamente tratteggiati, alcuni dei quali carichi di appeal, come Rick e Biagio, figure che esulano dalle "solite" fisionomie che troviamo utilizzate nel fumetto Disney.

    Passando all'edizione in questione, è magistrale sin dalla copertina. L'intervista è un concentrato di concetti intelligenti che attendevano solo di essere messi per iscritto in modo articolato. Tra una pagina e l'altra spuntano bozzetti, vignette e smatitate meravigliose, arricchite da estratti e citazioni dei due autori in grado di trasmettere a chi legge tutta la potenza del loro punto di vista sul mondo Disney. Unico "neo" è che Pippo Reporter è un ciclo composto da "mini-stagioni" di tre episodi l'una, mentre qui sono presenti le prime quattro storie, rompendo difatto lo schema originario. Niente di grave, eh. I trittici avevano tutti un loro filo conduttore (le indagini, le arti, le avventure e così via) ma erano molto labili, per cui la suddivisione del tutto in... quattro (?) volumi dovrebbe essere comunque azzeccata. In DEFINITIVa, è un volume obbligatorio per chiunque voglia farsi una cultura sul meglio del fumetto Disney attuale, scenario di cui fa senza dubbio parte il team Radice/Turconi, altrimenti conosciuto come "La Casa Senza Nord".
  • Che la quarta uscita della Definitive Collection (15 aprile) fosse dedicata a Tutti i Milioni di Paperone di Fausto Vitaliano era già noto, ma ora abbiamo un'ipotesi/bozzetto di copertina (fonte: Anteprima #283)

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    Inoltre, sempre grazie ad Anteprima #283, veniamo ora a conoscenza del titolo destinato al quinto numero della testata: si tratta del secondo volume del Fantomius di Marco Gervasio!

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  • Le storie della Baia verranno ristampare da Agosto nella definitive collection.
  • Ma va', è un pescione di Pacuvio.
  • Ma é 9 giorni in ritardo!
  • Nuove video opinioni sui numeri 3 e 4 della Definitive Collection.


  • Disney Definitive Collection #4 – Tutti i Milioni di Paperone (vol. 1)

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    Devo dire che stupisce trovare questa serie all’interno della Definitive. Non per la qualità delle storie in sé, quanto piuttosto per la natura del ciclo di avventure che Fausto Vitaliano ha dedicato al giovane Paperon de’ Paperoni, ben diversa da quella che anima i tre precedenti titoli di questa collana. In quei casi c’era un progetto nato da un autore unico e o da una coppia fissa di autori, organizzato in modo tale da continuare per mini-saghe periodiche e distribuite nel tempo. Tutti i Milioni di Paperone è invece una maxi-storia in 10 puntate pubblicata consecutivamente, disegnata da diversi artisti Disney e non da un solo co-autore e che solo recentemente sappiamo che proseguirà ulteriormente, a distanza di quasi 10 anni.
    Si potrebbe pensare che era inevitabile che prima o poi la collana avrebbe dovuto pescare anche in saghe meno attinenti con lo spirito con cui era stata varata, d'altronde le serie che rispondono a quelle caratteristiche non sono molte, essendo un trend nato solo in anni recenti. Mi sembra però troppo presto, anche perché stavolta è stato il turno di una serie tutto sommato simpatica, ma la prossima volta potrebbe andare peggio, a scavare troppo.

    Focalizzandoci sulle storie, non siamo di fronte certamente a dei capolavori ma nemmeno a una brutta lettura, tutt'altro. Vitaliano si è divertito, semplicemente, ad immaginare Paperone coinvolto in varie situazioni storiche reali, spesso mettendoci direttamente lo zampino. Non c’è pretesa di coerenza con qualche continuity, i paragoni con la Saga di Don Rosa non reggono proprio per i presupposti diversi alla base dei due progetti. I toni “leggeri” delle storie rendono quindi la lettura simpatica, anche se non memorabile, finendo per risaltare più la personalità del protagonista che le avventure che vive.
    Il lavoro su Paperone risulta quindi molto buono e sentito, ma la qualità degli intrecci non è sempre all’altezza delle aspettative, pur non mancando di inventiva e ironia.
    Per quanto attiene ai disegni, Paolo Mottura e Stefano Intini fanno un lavoro piuttosto buono. Il primo presenta uno stile non ancora elaborato come quello che emergerà qualche anno dopo, ma offre comunque delle belle vignette, mentre Intini sfoggia già un tratto riuscito e dinamico molto apprezzabile.
    Meno positivi i commenti ai disegni di Marco Mazzarello e Giampaolo Soldati: in entrambi i casi abbiamo i personaggi rappresentati senza quel dinamismo presente negli altri due colleghi, che visivamente colpiscono poco e che si muovono su sfondi molto semplici, troppo. Tecnicamente rispetteranno anche i canoni estetici (anche se il Paperone grassissimo della prima vignetta della quarta storia grida vendetta), ma salta all’occhio la differenza qualitativa con gli altri due episodi.

    L’apparato redazionale è in linea con quanto visto in precedenza: due pagine di intervista a Vitaliano e una pagina a testa per ciascun disegnatore, più svariati bozzetti e studi prima di ogni storia. I contributi sono interessanti, soprattutto per la concezione che ha lo sceneggiatore del personaggio di Paperone e per alcuni ragionamenti grafici fatti dagli artisti. Mi lascia perplesso mettere sullo stesso piano disegnatori così diversi tra loro per qualità e costanza del proprio tratto, ma non si poteva ovviamente fare diversamente… anche se la cosa dà da pensare, in una collana che dovrebbe proporre il meglio del fumetto Disney recente sotto ogni punto di vista.
    Non avendo letto a suo tempo tutti gli episodi, è comunque un acquisto che ho fatto con piacere, trovandoci delle storie piacevoli da leggere.
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  • Non nego che ha colto di sorpresa anche me ritrovarmi nella Definitive la saga dei Milioni, che nella mia testa ricollegavo ad un'altra fase produttiva del Topo. Non così diversa da questa, in cui ormai le saghe vengono già concepite "a stagioni" da un ristretto team di autori, ma comunque ben distinta. L'annuncio di una ripresa del progetto però cambia le cose, e sono proprio curioso di vedere a cosa porterà. Per il resto io i Milioni di Fausto li ricordo come un ciclo divertente, con cui me la sono anche spassata.

    Dai, affrontiamo subito la bestia nera. Don Rosa. Chiunque intenda azzardare confronti non ha capito molto bene con chi ha a che fare. Fausto non ha la benché minima intenzione di misurarsi con materiale del genere, e lo rifugge a gambe levate, proponendo cose ben più attinenti al suo stile: grasse risate, battute gagliarde e qualche legnata. E LA CONTINUITY???22 Bé, a dire il vero, se escludiamo il primo capitolo, che un po' confligge con la Saga (e di suo non è nemmeno troppo valido), gli altri non contraddicono nulla, e si piazzano senza problemi nella fase matura dello zione, campo che Sua Maestà Lord Continuity ha lasciato piuttosto vago. Insomma niente Martinate folli tipo Paperone che nasce nel Klondike e si arricchisce nel 600 con la pirateria, ecco. Chissà cosa succederà coi prossimi, se Fausto continuerà a svicolare oppure tirerà sotto il Don col suo fuoristrada, facendo piangere il Kentuky.

    Lo spirito con cui vanno letti questi Milioni è quello delle Tall Tales americane, in cui il protagonista finisce per inventare involontariamente cose che al giorno d'oggi sono considerate celebri. Ed è in ques'ottica che ci si accorge che in questo ciclo ci sono le idee. Quelle belle e divertenti, che rendono Disney un fumetto Disney. Fra tutti spiccano il secondo capitolo in cui Paperone cerca di unire le due coste con una ferrovia e finisce per inventare il Super Bowl, e il quarto in cui ho trovato alcune delle battute più buffe della carriera di Vitaliano, tipo il PASTONE, di cui mi fa ridere anche solo il nome, il crollo (letterale) della Borsa e l'invenzione del cemento ARMATO ("perché quel giorno avevo con me la mia spingarda"). Sono trovate di cui non mi capacito, che mi hanno fatto sghignazzare così tanto che ogni perplessità sul loro inserimento nella Definitive non ha più avuto ragion d'essere. Cioé, oh, IL PASTONE. E intanto che scrivo continuo a ridere da solo, come i matti.

    In tutto questo un applausone a Mottura e a Intini, che sono riusciti a trasmettere atmosfera E comicità col loro tratto. Per quanto riguarda Soldati e Mazzarello invece... ehm... come metterla in maniera carina... belle interviste, ecco :arramp:
  • Il confronto non regge, questo è vero, e non dovrebbe sussistere. Il mio particolare problema e il mio accostamento dell'epoca stava nel fatto che io la Saga la leggo praticamente una volta all'anno e mi aspettavo che "tutti i milioni" sarebbe stato simile.
    Col senno di poi so che era un pensiero sbagliato, anche in virtù dell'autore che ha scritto la serie. Ma all'epoca così non era, e la colpa è solo mia.
    Comunque nel video volevo sottolineare che non bisogna fare questo paragone, vista l'apparente somiglianza tra le storie (ciò come Zio Paperone è divenuto quello che è) ma di leggerla senza pregiudizi.
    Ciò detto, non ricordo se nel video lo dicevo, ho scelto di non acquistare per il momento questo primo albo viste le molte spese nell'immediato, ma lo recupererò soprattutto se la seconda serie si mantiene allo stesso livello, o se sarà addirittura migliore.
  • Valerio ha scritto:Per quanto riguarda Soldati e Mazzarello invece... ehm...
    Credo di essermi perso qualcosa... Mazzarello ormai è appurato che lo si ama o lo si odia (e quelli che lo "odiano" sono in maggioranza), ma Soldati che male ha fatto? ::S:
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