[Topolino] Annata 2015

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
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    Su Topolino #3099 troviamo Topolino e le Pipposcarpe Mnemoniche, una nuova storia firmata dal "dreamteam" Casty-Enrico Faccini!
    Inoltre, il numero presenta anche un'avvincente caccia al tesoro orchestrata dal nostro Vito, affiancato da Donald Soffritti ai disegni: Zio Paperone, Paperetta e l'Ultimo Scrigno.
    Lorenzo Breda
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  • Per quanto riguarda Casty e Faccini, tanti begli inchini. La stringa di capolavori che il Casty sta offrendo uno di seguito all'altro, tutti diversi tra loro, dice molto della sua grandezza come autore. Storie urbane, avventure, kolossal, buffaggini, sempre costruite ottimamente e sempre dotate di quella scintilla di genio. In questo caso abbiamo una storia ritmata e scorrevole, minimalista eppure interessante, che si legge come un cortometraggio, e che ha persino un esito demenziale e dal retrogusto cattivello. Bei dialoghi, belle interazioni tra personaggi, belle gag. Una storia rinfrancante, una storia rinfrescante, una storia che ha la parola "pipposcarpe" nel titolo. Serve altro?

    Poi c'è il buon Vito, che nelle ultime due settimane è stato pubblicato due volte. La storia di Minni magari potrà esser sembrata un po' prevedibile come gialletto di per sé, ma è sicuramente ben svolta e costruita con cura. Tuttavia mi pare che nessuno si sia accorto del suo ironico sottotesto. Mary Lou è una parodia delle Mary Sue, quei personaggi che gli autori di fanfiction infilano dentro le proprie "opere", trasformandoli in un avatar di sé e rendendoli così perfetti da sfociare nell'incredibile. Mary Lou segue proprio questo canovaccio, arriva e di colpo è brava in tutto, piace a tutti e in men che non si dica stringe ottimi rapporti con tutti i membri del cast principale. Inoltre il personaggio rimane a Topolinia e, come gli agenti di Paperone creati la scorsa volta, è perfettamente riutilizzabile, incarnando una tipologia e un ruolo per ora assenti da quella parti: "l'eccessiva", quella che ti fa invidia ma non te la puoi prendere con lei perché non è nemmeno cattiva.

    La storia di Paperone di questa settimana invece è anche meglio. Sorvolando su Paperetta che cmq è usata bene, il valore di questa storia sta soprattutto nella reinterpretazione che fa del concetto di avventura. Dopo milioni di storie archeologiche in cui Paperone scova tesori legati alla storia, al mito e ad antiche civiltà, qui viene tutto riletto in chiave spiccatamente "collezionistica": cercare il tesoro è essenzialmente un gioco, e si riscopre di conseguenza il sense of wonder tipico dei bambini alle prese con un bel videogioco. Non è un caso che l'ispirazione della storia sia "The Wind Waker". Bello anche il finale leopardiano che sottolinea il valore di ciò che non vedi e su cui puoi fantasticare per sempre. C'è tanta sensibilità alla base, ma non solo. La storia è anche molto ritmata, piena di gag fisiche e situazioni divertenti. Bravo, Vito, una storia dopo l'altra si vede sempre più quanto tu voglia bene a questi personaggi.


    Due parole però anche sul resto del Topo, che rimane pur sempre un giornale antologico il cui andazzo è determinato da ciò che si accompagna ai piatti forti. La storiella/cortometraggio di Rom mi è piaciuta. E' una schidionata ma è divertente e leggera, e Campinoti fa un lavoro considerevole per valorizzarla creando a Paperino una bella mimica.

    Il resto mi ha lasciato molto deluso.

    La storia di Superpippo, come quella che l'aveva preceduta, si basa su un cliché logoro, con il protagonista che fa avanti e indietro per salvare le apparenze. Una cosa che probabilmente nel 1800 poteva anche andare bene ma che ormai non fa ridere più nessuno. Sono le brevi, dovrebbero in teoria divertire, diamine,

    Battista Affarista Sempre in Pista? Ecco, è un genere di storia che a me personalmente preoccupa. E' figlia di un modo di concepire le storie in stile Badino, che a quanto vedo sul Papersera piace molto, ma che personalmente non condivido. Queste storie in cui si prende un comprimario e gli si cambia temporaneamente lo status quo, in cui si gioca allo scambio di ruoli, o in cui si finge di fare introspezione psicologica non portano da nessuna parte. Sono sterili, perché tanto si sa che nessuna evoluzione del personaggio potrà essere permanente, e sono dannose perché a furia di giocare coi personaggi come se fossero figurine, si finisce per privarli della già poca credibilità che hanno. Di questi tempi invece bisognerebbe usare i personaggi per quello che sono, e farli invece reagire a elementi e fenomeni esterni, partoriti dalla fantasia dello sceneggiatore. Solo così si potrà ottenere una storia Disney capace di raccontare effettivamente qualcosa, e di ispirare altri narratori a fare lo stesso. Il fumetto Disney è già abbastanza malandato di suo, dopo un secolo di vita. Se vogliamo portarlo nel futuro in buona salute evitiamo di farlo avvolgere su sé stesso.
  • Valerio ha scritto:Tuttavia mi pare che nessuno si sia accorto del suo ironico sottotesto. Mary Lou è una parodia delle Mary Sue
    L'avevo capito, ma senza il contesto della fan fiction diventa più che altro una citazione nel nome e basta. La storia di questa settimana poi è oro, e non si discute.


    Tra l'altro, nelle Pipposcarpe le espressioni disegnate da Faccini le ho trovate un po' mosciarelle, se le si confronta con anche il ciak a fine numero.
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
  • Ma lo aveva capito CHIUNQUE, dai.
    Lorenzo Breda
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  • Sì, i quattro amici al bar di Gino Paoli.
  • Comunque pretendo da Vito una storia dove si scopre che Mary Lou scrive fanfiction di Topolino.
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
  • Arrivo un po' in ritardo ma non posso certo esimermi dal commentare un Topo come il #3099!
    Un Topo dove Vito spicca e non di poco! Zio Paperone, Paperetta e l'Ultimo Scrigno è infatti la storia migliore del numero, dove l'autore si ritrova a proprio agio con personaggi e situazioni a lui congeniali, e dove infatti riesce benone. Altro che Mary Lou, qui abbiamo una vera e propria caccia al tesoro dove Paperone dimostra la sua indole curiosa ed entusiasta nella ricerca, più ancora che la volontà di ottenere un nuovo bottino. Come hanno mostrato gli autori più attenti alla complessa personalità del personaggio, Paperone rincorre l'avventura e le sfide per sentirsi realizzato, e quella frizzantezza, quella tensione la ritroviamo pienamente nella sceneggiatura di Vito, che muove il personaggio con la consueta maestria, dimostrando di conoscerlo benissimo. La storia è quindi avventurosa, ma riesce ad essere anche leggera e coinvolgente, in grado di divertire e di appassionare. Il tema della caccia al tesoro dello Zione si rinnova, poi, grazie alla "companion" che lo sceneggiatore regala al protagonista: lasciati a casa per una volta Paperino e nipotini, ecco che Paperetta si dimostra un'ottima spalla per Paperone, riuscendo ad aiutarlo in un paio di circostanze difficili e unendo la sua spumeggiante indole da adolescente sprint ad un acume che, ne sono certo, Paperone paragona a quello che lo contraddistingueva in gioventù.
    Donald Soffritti non fa un brutto lavoro: il tratto si è modificato nel corso degli anni e non nego di preferire quanto visto in passato dell'artista, ma mi pare di notare un certo entusiasmo, sintomo di apprezzamento della sceneggiatura. Certo, certi inconvenienti con le gambe di Paperetta e alcune pose dello Zione mi hanno lasciato un po' perplesso, ma al netto di queste osservazioni e di qualche vignetta non molto entusiasmante l'ho trovato un buon lavoro.
    Casty ed Enrico Faccini tornano insieme e lo fanno con una storia semplice e simpatica: Topolino e le Pipposcarpe Mnemoniche è infatti un'avventura leggera, in cui Topolino e Pippo non hanno a che fare con pericoli o missione da compiere, quanto piuttosto con un'irresistibile caccia al tesoro seguendo le impostazioni registrate in uno speciale paio di scarpe da un vecchio zio di Pippo. Chi volesse confrontare questa avventura con la precedente del duo di autori, I 7 Boglins, non farebbe un'azione saggia perché è chiaro che le due storie nascono con intenti diversi. D'altronde occorre ricordare che il primo sodalizio tra Faccini e Castellan è nato con la Jellamolecola, di cui Le Pipposcarpe è leggermente debitrice per quanto concerne le atmosfere.
    Insomma, la storia è gradevole, ma si impenna nel finale quando il racconto del parente di Pippo ribalta le prospettive del viaggio intrapreso dai nostri durante i primi tre quarti della storia. :P La sapiente ironia dei due autori emerge prepotente in quel meccanismo.

    Il resto del numero offre la nuova storia di Moscato, una simpatica commedia degli equivoci un po' prevedibile ma gestita in modo movimentato e interessante, anche grazie ai disegni di un Paolo Campinoti in forma, capace di caratterizzare Paperino in una maniera grafica vincente: slanciato, plastico, convincente nei movimenti e dotato di espressioni vive sul volto, è un plus non da poco alla storia nel complesso.

    Su Super Pippo e l'Appuntamento da Incubo e su Battista Mago della Finanza c'è da stare molto meno allegri, invece. La prima, al pari della precedente avventura del supereroe scritta da Mazzoleni, persegue nel pescare dai cliché più consunti di questo genere di storie per riproporli paro paro, in una breve che non offre nulla di interessante o in grado di intrattenere. Amendola ai disegni purtroppo non aiuta il giudizio finale.
    La storia che conclude l'albo prende Battista e, come da regola quando lo si vuole rendere protagonista, lo allontana dal Deposito allettato da qualche nuova situazione, solitamente legata a qualche suo insospettabile talento che Paperone non ha mai valorizzato. Sono costretto ad essere d'accordo con il parere di Valerio su questa tipologia di avventure, che falliscono nel tentativo di offrire qualcosa di nuovo nella narrativa disneyana, finendo invece per realizzare una storia poco originale, poco centrata sul comprimario che si vuole arricchire e poco interessante per chi ha un minimo di conoscenza di questi personaggi. La storia in sé non è malaccio, anche grazie alla bella cornice grafica ad opera di un bravo Guerrini, ma è il principio alla base della sceneggiatura di Buratti che non mi convince.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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    Su Topolino #3100 troviamo una nuova storia di Alessandro Sisti, dedicata all'evento EXPO 2015 che inizierà fra dieci giorni a Milano, con i disegni di Lorenzo Pastrovicchio: Zio Paperone e il Quinto Gusto e Mezzo.
    Nell'albo è presente anche un nuovo capitolo del ciclo Topolinia 20802 dal titolo Cattive Acque, firmata da Fausto Vitaliano e Marzo Mazzarello.
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  • Segnalo una storia che mi ha fatto fare "!", cioé Cattive Acque.

    Penso sia il miglior Fausto dal suo ritorno, e pure da prima. Anzi, la faccio breve, penso sia il miglior Fausto.

    La storia è un giallo ben congegnato, in cui tutti gli elementi si incastrano molto bene. E non ce ne sono certo pochi. Le battutacce faustiche sono presenti ma senza essere invadenti. E poi c'è Topolino che, come sempre in questa serie va detto, ne esce alla grande: simpatico, tenace e... tenerissimo. Va da sé che la citazione al mio film d'animazione preferito mi ha fatto piacere. Ma cmq in generale questa serie la vedo molto adatta alla Definitive. Compatta, misurata, omogenea. Io l'aspetto.

    (C'è pure un Sisti simpatico, ma sto giro il must è Fausto, e non si discute proprio)

    Prendetelo, dai.
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    Su Topolino #3101 troviamo una nuova storia scritta dal nostro Vito, Paperetta Si Fa in Due, disegnata da Emilio Urbano.
    Inoltre l'albo contiene anche una storia di Enrico Faccini come autore completo, Archimede e il Tarlo del Dubbio.
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  • Questo numero sussiste per Faccini e per Vito, che dimostrano con le loro storie come si scrive una storia interessante, attuale, spigliata e divertente.
    Il primo, con Archimede e il Tarlo del Dubbio, mette in gioco tutta la sua vena surreale per confezionare un'avventura paradossale, in cui l'inventore di Paperopoli crea un segretario-robot che invece di ricordargli gli impegni si diverte a mettergli dubbi su quali doveri ha espletato e quali no e lo sbeffeggia, mandandolo letteralmente in tilt. Lo spunto è buono, ma è lo svolgimento ad essere di rilievo, coniugandosi con i disegni (dello stesso Faccini) nei quali le espressioni di Archimede sono tutte un programma, spassose e calzanti con la follia raccontata.
    Vito torna a scrivere di Paperetta, un personaggio con cui si sente a suo agio sicuramente, secondo solo a Paperone. Paperetta si fa in due è una storia scanzonata e giovanile, in cui il contesto raccontato si configura come credibile e rispecchiabile dagli attuali ragazzini, che troveranno riscontro e immedesimazione tanto nei comportamenti dei protagonisti, quanto nei dettagli narrativi inseriti.La storia prende poi una piega particolare, con soluzioni paradossali senz'altro disneyane ma che al contempo fanno il verso al mood di certi recenti cartoni animati. Una prova buonissima, che si avvale anche dei bei disegni di un Emilio Urbano piuttosto in forma che, al netto di alcune sbavature su Paperetta, fa un buon lavoro.

    Il resto del numero oscilla invece tra il buono e il meno buono. Paperino e la Psicologia da Videogame parte da un presupposto che invoglia a leggere, la la svolgimento non si rivela all'altezza delle aspettative e, anche per l'esiguo numero di pagine, è costretto a mettere in campo soluzioni fin troppo classiche. Bellissimi i disegni di Camboni!
    La breve di Bosco e Gatto è caruccia e nulla più, mentre l'avventura di Gambadilegno orchestrata da Mazzoleni vorrebbe essere buona, avrebbe anche potuto esserlo... ma stringi stringi l'idea della dimensione parallela altro non fa che riproporre lo stereotipo dei ruoli rovesciati (Topolino criminale, Manetta abile commissario etc.), che è un po' il livello base per questo tipo di trame, il che inficia un po' la validità dell'intreccio. Mazzarello ai disegni meglio che in passato, ma risulta un po' troppo squadrato.
    Eccellenti invece i disegni di Stefano Zanchi per la nuova Storia dell'Arte di Topolino di Roberto Gagnor: ahimè, però, la sceneggiatura che rappresentano non è altrettanto buona. Compressa in 20 tavole la storia non riesce mai a prendere il volo, in bilico tra la leggerezza di una breve e la serietà di una storia d'apertura che presenta anche temi importanti e seri come la conservazione delle opere. Lo spazio esiguo non consente nemmeno di tracciare una linea chiara tra gli elementi fantastici e quelli reali, alimentando la confusione in una storia in cui l'arte, al contrario delle precedenti avventure del ciclo, risulta un po' sacrificata.
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  • Bramo ha scritto:in cui il contesto raccontato si configura come credibile e rispecchiabile dagli attuali ragazzini, che troveranno riscontro e immedesimazione tanto nei comportamenti dei protagonisti, quanto nei dettagli narrativi inseriti
    Mah, 'nsomma, al party non c'è abbastanza dr---Bella storia, sì, Paperone che [spoiler]si è segnato il favore di Lo Shopping Snervante[/spoiler] e Paperetta che reagisce allo stress come suo zio sono tocchi di classe.


    Mi è piaciuto anche Il Tarlo del Dubbio. Mi ricorda situazioni familiari. :P
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
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    PKNE, secondo step! Su Topolino #3102 troviamo la prima puntata di Gli Argini del Tempo, la seconda storia del nuovo ciclo delle avventure di PK, iniziato con Potere e Potenza lo scorso luglio. Questa volta sono di scena altre due leggende pikappiche, Alessandro Sisti ai testi e Claudio Sciarrone ai disegni, per una storia che riporta sulle scene una dei comprimari più amati: Lyla Lay!
    Vi invitiamo a commentare Gli Argini del Tempo nel topic dedicato a PKNE, utilizzando questo per parlare delle altre storie del numero.
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  • E' uscito Pk, l'atteso PK. Ma prima ricordo che non mi sono espresso in merito all'ultima storia del buon Vito, e quindi recupero qui:

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    Con Paperetta Si Fa in Due il mio giudizio si fa in due. Ho amato alla follia il titolo, la premessa, le recitazioni dei personaggi, e il tratto di Urbano che sin dalla quadrilogia di Salati mi sembra aver raggiunto una maturità artistica non da poco. Ho adorato il modo in cui il Vito si sta costruendo una sorta di piccolo universo personale coerentissimo, ma morbido e adattabile al resto dello scenario fumettistico Disney. Leggere le sue storie sta diventando come seguire una serie televisiva in cui tutti i rapporti tra i personaggi sono perfettamente delineati, e ognuno di loro si comporta in modo credibile e vitale. L'androide replica costruito in un giorno da un ragazzotto universitario però non mi è piaciuto per niente, l'ho trovata un'idea facilona. E lo pensavo anche all'epoca, quando Whedon fece avvenire la stessa cosa in Buffy. Vabbé che è il fumetto Disney, però questo tipo di elementi fortemente scifi dovrebbero essere introdotti con maggior giustificazioni. La magia, una connessione con le industrie PdP, l'involontario contributo di Archimede, qualsiasi cosa avrebbe stonato meno della scuola. Poi magari sbaglio io. Rimane comunque una storia che qualcosa da dire nel fumetto Disney ce l'ha.

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    Ma veniamo alla prima parte de Gli Argini del Tempo. E' ben noto il grande significato che ha la Saga di Pk per il fumetto Disney, e per i lettori, tra cui me. Ed è nota anche la portata rivoluzionaria che ha avuto Potere e Potenza e il suo ruolo nel quadro generale. Infine è noto anche quello che è successo nel mezzo, le sventure editoriali che colpirono la saga e ciò che Artibani e Pastro riuscirono ad "arginare" l'anno scorso. Non si può dire che a Sisti spettasse un compito facile, l'hype era altissimo. Quello che Sisti ha prodotto è una storia in perfetto spirito anni 90, rispettosa quindi del tono e del registro del Pk originale. Che all'epoca funzionava così: la vulcanica mente di uno sceneggiatore partoriva una signora idea, prendendo spunto dalla scienza, dalla fantascienza e chi più ne ha più ne metta e la si metteva in pratica, collegandola dove possibile alla continuity generale. Era un PK più anarchico, ma era proprio in quel caos fantasioso, in quel gioco a chi la sparava più grossa che nasceva la buona narrativa, quella rimasta nei cuori di tutti. Ed è un bene che questa forma mentis si sia preservata ancora oggi, perché il fumetto Disney di queste cose ne ha un disperato bisogno. Tuttavia, qualche perplessità al termine nella lettura rimane.

    L'impressione è che in questo preciso momento della storia della serie fosse preferibile un approccio meno verticale. L'avventura vissuta da Pk e Lyla è bellissima, e ovviamente Sisti, da patito della continuity sincretistica quale è, mostra un grandissimo rispetto sia per quanto fatto in Potere e Potenza, sia per la teoria artibanica "un solo papero, un solo universo", ufficializzando che in questi anni Pk era tornato alla vecchia vita, con tanto di 313-X. Eppure la mancanza di un legame più stretto con la storia precedente si sente, smorzando l'epicità del progetto generale. Parte della colpa è della minor foliazione: 30 tavole, laddove Artibani ne aveva avute 45 solo nel primo capitolo. Appare strano inoltre che Pk non si avvalga del recente upgrade, rinunciando alla nuova tuta con incorporato il sostituto di Uno, ma preferisca andare a ripescare da un punto della timeline il vecchio scudo, andando difatto a creare confusione con quello che avevamo appreso in Doubleduck. Buona la giustificazione della lontananza di Lyla dalle scene, ma rimane piuttosto nebuloso quale sia lo status quo attuale del futuro: la microcontrazione è cessata, e questo già lo sappiamo, ma non era mai stato detto che Time 0, la Tempolizia e lo stato di servizio di Lyla fossero state ripristinate.

    In definitiva Sisti è un drago come qualità delle idee e nell'utilizzo dei personaggi, che muove con una naturalezza incredibile, centrandone in pieno i caratteri. Sciarrone dal canto suo mette a tacere i dubbi che potevano sorgere dalla rigidità della Lyla in cover, e confeziona vignette favolose e molto espressive. Gli Argini si avvia ad essere quindi un'ottima storia. La sua accentuata verticalità rimane un neo, però. In Potere e Potenza lo spezzettamento della storia in quattro parti era molto meno invalidante, anche perché i numerosi elementi orizzontali di settimana in settimana davano al lettore maggior materiale su cui riflettere, aumentando l'illusione di sazietà.

    Avercene di storie così, ad ogni modo.
    Ecco le mie domande per il botta e risposta:

    -. Alessandro, ci sveli il "dietro le quinte" degli Argini del Tempo? La storia ricorda per certi versi un'altra tua vecchia avventura, Topolino e la Deriva U-Cronica. Ne hai avvertito l'influenza mentre la scrivevi? E come mai hai scelto di procedere in maniera così "verticale", rispetto a quanto avevi invece fatto con Solo un Po' di Paura, secondo numero di Pk2?

    -. Come mai questa seconda storia ha una foliazione minore, rispetto alla precedente? Era Potere e Potenza l'eccezione oppure questa terza serie di Pk non avrà un formato fisso?

    -. In Potere e Potenza la microcontrazione è stata risolta, benché a causa di un evento avvenuto in un futuro ora scongiurato. La cosa ha però avuto un effetto permanente nella timeline. Puoi spiegarci cosa è successo di preciso nel frattempo dal punto di vista della Tempolizia? In Tempo al Tempo sembrava che sarebbe stata presto smantellata, mentre in Pk2 Lyla e Tyrrel risultavano prigionieri del nostro secolo e "disoccupati". Ci manca ancora un tassello?

    -. Nella storia Paperino non fa uso della nuova tuta, né interagisce con il sostituto di Uno, preferendo ricorrere al vecchio scudo extransformer. Come si incastra tutto questo con la presenza dello Scudo nella sede dell'Agenzia, rilevata in Codice Olimpo? Puoi fare chiarezza nei limiti del possibile (leggi: evitando spoiler :P).

    -. Claudio, cosa sta pensando Lyla, nella prima vignetta di pagina 41?

    Il resto del Topo non l'ho ancora letto, ma a naso vedo i Bassotti nonne papere per un giorno e l'ennesimo Kranz, cosa che mi lascia interdetto. Spero che in queste settimane spunti qualcosa di grosso in grado di fidelizzare i Pker, convincendoli ad acquistare il settimanale anche negli altri mesi, altrimenti la spinta di Pk andrà sprecata.
  • Concordo con Grrodon in toto, e dico che la citazione ai vecchi mad Max in uno dei futuri è pregevolissima
    In generale è più spenta come storia per ora, forse perchè non encessitava di una "roboantizzazione" per il grande ritorno come quella di Artibani.. ma giudicherò a quadrilogia finita, chiaramente sono storie pensate per essere meglio godute assieme
  • Ho già parlato qui degli Argini del Tempo, ma qualche parola la meritano anche le altre storie del #3102, che pur sfigurano in confronto alla nuova avventura pikappica.
    Topolino e il giallo al college segue la linea della prevedibilità fin dal titolo: Carlo Panaro sforna infatti un'indagine nel più classico stile topolinesco, come lui stesso ne ha scritte molte, il cui colpevole potrebbe non essere così telefonato come si teme, ma non per questo lo sviluppo della trama riesce a incuriosire davvero il lettore sulla soluzione del caso. I disegni di Giampaolo Soldati appaiono poco ispirati, inoltre.
    La storia di Indiana Pipps firmata da Bruno Sarda sorprende per la sua destabilizzante assurdità: la storia sconfina con la magia, anche se il tenore della sceneggiatura fa intuire che la realtà sia più banale di quanto si creda. E quando la cosa trova conferma... si ribalta la situazione trollando tutti. I disegni di Piras appaiono ricercati e interessanti, ma servono una storia che appare confusa e poco ficcante.
    La breve su Pico de Paperis fa il suo lavoro e, pur senza far spanciare dalla risate, regala un sorriso.
    Infine, Gaja Arrighini scrive una storia che parte da uno dei presupposti peggiori degli ultimi 20 anni di Topolino, che purtroppo imperversa con gusto in mille maniere diverse: quello dello scambio di ruoli. Ogni volta che un personaggio si trova a dover vivere la vita di un altro, non succede altro che la messa in luce degli stereotipi del secondo. Stavolta però le cose vanno in modo leggermente diverso, e la storia ha uno sviluppo un po' più approfondito, che volendo presta il fianco anche ad una riflessione sulle pene alternative da somministrare ai criminali, sul sovraffollamento delle carceri, sulla diffidenza/pregiudizio delle persone normali verso chi deve pagare un debito con la giustizia. L'atteggiamento dei Bassotti che, obbligati a sfangare la pena come braccianti alla fattoria di Nonna Papera, si affezionano all'anziana e alla vita agreste è ben descritto, e anche alcune battute si rivelano divertenti, nonostante spesso la quantità di dialoghi sia esagerata, con frasi ridondanti. Peccato che questo contribuisca al sempiterno addolcimento dei criminali, che a parte Nonno Bassotto appaiono come dei simpatici bighelloni.
    Ottimi comunque i disegni di Gula :)
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    Su Topolino #3103 troviamo la seconda puntata di PK: Gli Argini del Tempo, che prosegue l'intricata trama a base di pasticci crono-spaziali ideata da Alessandro Sisti e rappresentata dalle matite "digitali" di Claudio Sciarrone.
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  • Di PK ho parlato qui, non mi ripeto :)
    Il resto del numero non possiede nessuna storia che spicca sulle altre, anche se non c'è niente di veramente brutto o inqualificabile.
    La storia di Roberto Gagnor sulla storia dell'arte è senz'altro migliore di quella di due settimane fa: battute più genuinamente divertenti, una trama che scorre veloce ma senza facilonerie, simpatica e intrattenevole. Forse il riferimento diretto alla componente artistica emerge poco, ma ci pensa l'articolo di accompagnamento ad approfondire. Stefano Zanchi fa un lavoro egregio, confermandosi come il disegnatore migliore tra le nuove leve, e i cui splendidi disegni sono valorizzati dai colori di Mirka Andolfo.
    La storia di Gambadilegno e Trudy della Camerini parte con le migliori intenzioni... ma poi si perde, si allunga e crea una situazione un po' pasticciata dove Gamba non è l'unico confuso riguardo alle sue azioni. Il tratto di Amendola è poco convincente.
    Anche Chierchini ormai non è più al top del suo stile, che risulta eccessivamente manierista, mantenendo comunque echi di quello che era all'apice del suo stile. Disegna Paperino Aspirante Scrittore di Roberto Moscato, una storia che trova meriti in alcune gag simpatiche e riuscite e nel finale e sorpresa, non tanto per il concetto in sé quanto perché, quando arriva, uno non pensava più a quella situazione. Per il resto è una storia a tappe piuttosto sconnesse le une dalle altre, rendendo l'avventura poco unitaria.
    Chiude l'albo un fantasy dalla trama non molto originale firmata da Giorgio Figus, che scrive una sceneggiatura priva di vero mordente e dove nessun personaggio riesce a spiccare davvero; offre però una bella prova Giuseppe Zironi alle matite, davvero evocative.
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  • IMHO.
    (Ovvero: è la mia opinione, che nessuno si offenda)



    Posso dirlo senza essere trucidato o senza ricevere commenti tipo "se non ti piace perché continui a leggerlo?" ?

    Dal numero 3097 fino ad oggi la qualità complessiva del giornale è talmente monotona e piatta che penso proprio non rinnoverò l'abbonamento.

    In breve:

    3097
    Indiana Pipps e il dono del faraone: ormai Panaro, salvo rari casi, scrive tutte le sue storie con lo stampino. Un personaggio trova un cartiglio che parla di un tesoro; c'è un oggetto magico/tecnologico che diventa oggetto del contendere; c'è un cattivo creato ex-novo per l'occasione... Insomma la solita solfa che non offre nulla di nuovo (nemmeno il duello all'arma bianca raffigurato a pag. 34: una scena simile era già stata usata nel più bello Topolino e il cavaliere senza tempo), e quello che c'è già viene narrato in maniera macchinosa e per nulla spontanea (quando Indiana Pipps dice che lui e Topolino sono tifosi e lo chiama sempre alla fine di una partita... spiegandolo direttamente a Topolino. Aveva senso se Topolino fosse stato affetto da amnesia, ma siccome non è così...)
    Paperino e Paperina in: le uscite con gli amici: interessante all'inizio che Cirillo scrivesse storie con i tre cugini Paperino-Paperoga-Gastone per dipingere scene di vita vissuta o scampagnate in relativa allegria, ma con l'introduzione di Paperina ha perso il controllo e trasformato i personaggi in persone completamente diverse (vedi Paperoga e addirittura GASTONE che agiscono imbarazzati alla sola presenza di Paperina, come se non la conoscessero)
    Abbiamo poi una storia in costume con Paperino e una macchettata spaziale con Minni e Clarabella, entrambe oneste e poco più.
    SALVO: Zio Paperone e la via del buon vicinato

    3098
    Agente speciale Ciccio in: il peso del dovere: questa storia la odio a morte. Dico solo (perchè altrimenti se entro nel dettaglio sapete come va a finire) che qui Ciccio come persona e personaggio è risultato di un'antipaticità mai vista. Viene processato, arrestato, finisce in carcere, ma la sua preoccupazione è sempre quella di mangiare (Alla nonna non ci pensi? Agli errori che ti hanno portato lì? aA fatto che sei stato processato, arrestato e FINITO IN PRIGIONE?)... e la situazione la risolve per puro caso, senza imparare nulla. Bah.
    Il resto si legge e si fa dimenticare in fretta.
    SALVO: Quattro nella tenda

    3099
    Questo numero a dire il vero lo salverei tutto nel suo complesso... ma boccio chiunque abbia deciso di assegnare i disegni sproporzionati e imprecisi di Soffritti alla bella storia di Stabile, e quelli dettagliati di Campinoti sprecarli per la storia breve e non memorabile di Moscato. Insomma, secondo me invertire i disegnatori avrebbe aiutato entrambe le storie.
    Ah, solo a me l'ultima battuta di Pippo in Topolino e le Pipposcarpe Mnemoniche puzza di censura buonista dell'ultimo minuto?

    3100
    Filo & Brigitta e l'appetito artistico: inizio interessante, ma da pag. 30 in poi la Arrighini sembra aver perso il controllo nel mostrare gli effetti collaterali dell'ennesimo prodotto commerciale di Paperone (i camei dei vari Sgarbi e Bastianich, pur non invadenti come i vip della storia sanremese, sono comunque difficili da sopportare) e soprattutto non saper più come finirla. Il finale appunto, con Paperone che per un errore che LUI stesso ha commesso se la prende con Filo e Brigitta, è da facepalm.
    Topolino 20802: cattive acque: sprazzi del vecchio e sagace Vitaliano ce ne sono ancora, ma sono fagocitati da battute inappropriate e con poco senso se ci si pensa su a lungo, e dagli orribili disegni di Mazzarello (sì, ho detto orribili!)
    Irrecuperabili anche i disegni della Migheli nella breve con Malachia, mentre quella con Pluto e onesta.
    SALVO: Zio Paperone e il quinto gusto e mezzo (ma con riserva: Pastrovicchio in certe giacche di Pico e certe proporzioni di Nonna Papera mi è sembrato svogliato)

    3101
    Gambadilegno e la dimensione eroica: salvo l'idea di rendere Enigm sempre più ricorrente e non sempre legato ad Atomino (ci aveva già pensato Cirillo in precedenza con Gambadilegno e il pensiero segreto), ma tutto il resto è da buttare. L'idea di una dimensione parallela in cui funziona tutto al contrario è stra-abusata, e i disegni di Mazzarello... leggete sopra che ne penso.
    Che si fa stasera? Zio Paperone e la cena artistica: gag vista migliaia di volte. Da Marco Bosco è lecito aspettarsi di più.
    Onesta quella finale con Paperino.
    SALVO: Topolino Murat e i misteri di Pompei, Paperetta si fa in due e Archimede e il tarlo del dubbio.
    ...okay, questo numero è complessivamente buono :P

    3102
    Topolino e il giallo al college: ennesimo giallo di Panaro senza mordente, con alcune scelte senza spiegazioni (Gilberto che trolla Topolino facendogli annusare le rose che provocano starnuti -sul serio, perchè?- e sempre Gilberto che pur avendo intuito il colpevole si tiene tutto per sè invece di informare anche Topolino e Pippo) e la solita bttuta di Pippo per concludere in allegria (non criticherei altrimenti, poichè è sempre stato un marchio di fabbrica di Panaro, ma questa volta mi è parsa banalissima e forzata)
    Pico e i rimedi all'insonnia: quattro pagine, ma piene di battute e clichè che erano stra-abusati già da prima del periodo Muci.
    Indiana Pipps e i sortilegi di Maga Circe: tra disegni poco convinti di Piras (certe espressioni facciali dei personaggi proprio non comunicano emozioni), un Kranz che beve il te con Topolino (e questo sembra non ricordarsi nemmeno che Kranz è un cattivo), e un colpo di scena prevedibilissimo (con un secondo colpo di scena finale, rovinato però dalle espressioni di Piras), questa storia sembra proprio non aver ragione di essere pubblicata.
    Salverei I Bassotti dalla rapina alla rapa, grazie a certe battute sagaci di Nonno Bassotto e alla caratterizzazione di tutti i personaggi, ma l'eccessivo numero di pagine, le tre vignette finali che non ho capito e i disegni sempre più super-deformed di Gula non me lo permettono.

    3103
    Gambadilegno, Trudy in... acciughe e rubini: a cominciare dall'errore del titolo (non sarebbe meglio "Gambadilegno E Trudy in..."?) la trama non offre nulla di nuovo e addolcisce i personaggi (okay che Pietro e Trudy si amano, ma sono pur sempre criminali)
    Topolino e i guerrieri dimenticati: fantasy che puzza di Wizards of Mickey lontano un miglio, inserisce elementi di trama inutili (Minni) si dilunga troppo sul piano dei cattivi e troppo poco sugli eroi, è frettolosissima e si lascia dimenticare in fretta.
    Boccio anche i disegni di Chierchini che proprio mi sembra svogliato e inconsistente , con proporzioni assurde (vignetta centrale a pag. 109, per esempio) e inchiostrazioni perse per strada. (e l'età non è una scusa: Asteriti a più di ottant'anni disegna ancora come e meglio che quando aveva iniziato)
    SALVO: Zio Paperone e l'enigma della sposa etrusca (più per i disegni e i colori. Zanchi e Andolfo sono la coppia perfetta :adore: )

    Gli Argini del Tempo la commenterò quando sarà finita (anche perchè al momento c'è ancora poco da dire)
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