[Topolino] Annata 2015

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • IMHO

    Topolino 3104: la decadenza regna sovrana.

    Lasciando da parte PK, nessuna delle altre storie è memorabile (e l'impostazione del giornale non ci prova nemmeno a metterle in evidenza, per colpa del sommario che le relega in un angolino dando più spazio agli editoriali). Un paio di esse poi è addirittura offensivo per il lettore medio.

    Topolino, Gambadilegno e il ravvedimento rock è l'apoteosi dell'out-of-character più spudorato.
    Perlomeno, nella storia in cui faceva da babysitter a Tip e Tap, Pietro aveva ancora degli atteggiamenti da mariuolo. Qui no: qui è sul serio gestore onesto e probo di un locale (che, a detta di un flashback finale, era il suo sogno da quando era piccino). E il vero colpevole? [spoiler]Plottigat,[/spoiler] che ha deciso di fregare "l'amico" [spoiler]non viene detto che sono cugini[/spoiler], incolpandolo di rapine efferate. Insomma, un'alleanza criminale che dura dal 1977 rovinata in questo modo.
    A corredare il tutto disegni poco espressivi e sproporzionati che oltretutto rendono difficile capire che succede (lo scherzone che Gambadilegno fa a Topolino a pag. 64-65 è reso in maniera incomprensibile)

    Incubi in cucina: superlievitazione è una breve che non fa ridere, non fa impressione, non fa proprio nulla.
    Pure qui i disegni non aiutano, anzi. Totale mancanza di movimento, proporzioni sballatissime (guardate le vignette lunghe a pag. 95 e 96) ed espressioni facciali scollegate da quello che dicono o fanno (terza vignetta pag. 99: la Nonna dovrebbe mostrare stupore o turbamento, invece sorride)

    A 'sto giro nemmeno i disegni di Zanchi mi convincono, e non lo dico perchè gli manca la Andolfo.

    Promuovo soltanto la storia di Indiana Pipps. Non è niente di speciale, ma i bei disegni e i bei colori sono un valore aggiunto alla sceneggiatura.
  • Quoto la cosa su Gamba, sembra quasi che l'autore non sapesse del rapporto di parentela tra Gamba e Plottigat.
  • Dopo aver parlato qui di Gli Argini del Tempo, dedico due parole anche al resto del n. 3104 di Topolino.
    Mmm... c'è proprio pochino pochino di cui andar soddisfatti. :cazz: Personalmente puntavo molto sulla nuova serie scritta da Giorgio Salati, sceneggiatore solitamente molto valido, ma con Incubi in Cucina - Superlievitazione mi trovo invece con una storiellina strana, poco convincente, con Nonna Papera che fa la detective su disagi culinari, con un tormentone poco riuscito come quello di Ciccio che mangia la pasta cruda e che... si conclude con Nonna Papera che esclama "oh Ciccio" come solo il peggior Topolino fa nei confronti di Pippo! :( I disegni di Massimo Asaro, per giunta, non si rivelano nemmeno molto digeribili.
    Topolino, Gambadilegno e il Ravvedimento Rock ha un tema interessante alla base: l'apertura di un nuovo locale di musica live a Topolinia. Bello! Peccato che il gestore sia un Gamba onesto (lol?), che ovviamente pare sia una copertura, poi lo è davvero e non so se era peggio la banalonata o l'out of character. Poi c'è Plottigat che pare non essere nemmeno riconosciuto come cugino di Pietro e che alla fine spiccica 2 parole in totale quando sarebbe uno dei fulcri della sceneggiatura di Giulio D'Antona, la quale come penso si possa capire non mi ha molto convinto. Bellini invece i disegni di Nicola Tosolini, che conosce un'evoluzione interessante del suo tratto.
    Cosa resta? Una storia di Indiana Pipps di Massimiliano Valentini che riesce ad essere meno peggio di quella di un paio di settimane fa, ma che ho trovato leggermente noiosa: tecnicamente però la sceneggiatura mi pare filare. Michele Mazzon alle matite buono a tratti.
    Infine Riccardo Pesce chiude l'albo con una storia dal titolo ciminiano ma che approfondisce ben poco l'animaletto del titolo stesso. La storia non è male, intendiamoci, ma sa un (bel) po' di già visto e dà l'impressione, a lettura finita, che sia successo pure poco e niente. Stefano Zanchi ottimo, davvero, il ragazzo disegna benissimo!
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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    Su Topolino #3105 troviamo la quarta puntata di Gli Argini del Tempo, seconda storia per PKNE, scritta da Alessandro Sisti e disegnata da Claudio Sciarrone: ora che sono in possesso dell'ipernodo, come riusciranno Pikappa e Lyla a evitare la cronoesondazione?
    Vi invitiamo a commentare Gli Argini del Tempo nel topic dedicato a PKNE, utilizzando questo per parlare delle altre storie del numero.
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  • Dell'ultimo episodio di Gli Argini del Tempo ho già parlato qui.
    Il resto del Topo ha UNA storia molto molto buona, una buonina e tre bof.
    Blasco Pisapia è il responsabile della storia più meritoria: Paperino, Paperina e l'Escalation Virtuale è un racconto brillante, perfettamente calato nell'attualità ma senza gli ammiccamenti gggiovani alla tecnologia di cui spesso queste avventure sono preda. Bensì si calano i due protagonisti in una situazione tipica delle interazioni sociali dei nostri tempi, viziate e filtrate in qualche modo e in robusta parte dai social network, Facebook in primis. Mettendo in scena la trama imbastita da Pisapia, Paperino e Paperina però non vanno out of character, ma anzi restano pienamente sé stessi alle prese con un mezzo ormai comune che integra inevitabilmente la loro relazione. Integra e incrina.
    Come se non bastasse, l'autore unisce a questo plot un intervento risolutivo di Qui Quo Qua con Paperetta, situazione vincente e tipica delle storie classiche, riuscendo a risolvere la storia senza moraleggiamenti fastidiosi ma facendo in qualche modo riflettere su questi tempi. Infine c'è il disegno, che personalmente adoro nella sua impronta classica ma dinamica, anche se non manca di vignette dove ho un po' storto il naso per la resa di certe espressione e di certi becchi.
    Roberto Gagnor firma una nuova storia dell'arte, che non mi è affatto dispiaciuta. Oltre alla pittura - è di scena la nascita dell'impressionismo - c'è anche avventura marinara e storia pura. Niente di eclatante, ma meglio delle due storie precedenti del filone. Alle matite c'è ancora Stefano Zanchi, con il suo tratto morbido e piacevole, che ricorda da vicino quello di Andrea Freccero: se con gli anni l'artista imparerà a trovare poi alcuni segni distintivi, può diventare potenzialmente uno dei migliori disegnatori Disney del futuro.

    E poi? Poi c'è Zio Paperone e il Tesoro della Luna, una storia in cui Daniele Vessella dimostra di conoscere bene i primi episodi di DuckTales, considerando che l'avventura in oggetto ricorda da vicino Il Tesoro dei Soli d'Oro con poche, semplici modifiche. Senza scomodare la serie animata, comunque, la caccia al tesoro visualizzata è sostanzialmente aderente agli stilemi più consueti di questo genere, senza un guizzo narrativo che la possa distinguere. Francesco Guerrini continua a mostrare orgoglioso un segno grafico che apprezzo molto più ora che quindici anni fa, un'escalation significativa per uno stile particolare e distinguibile.
    C'è pure una gag allungata di Marco Bosco e il secondo episodio della serie Incubi in Cucina. Ora, io credo di intravedere nella sceneggiatura di Giorgio Salati la volontà di fare una serie volutamente sopra le righe/trash, quasi in omaggio a certo cinema - anche horror - cosiddetto di "serie Z", ma il risultato purtroppo è ben lontano da questo (ipotetico) obiettivo, e quello che ci ritroviamo è Nonna Papera detective culinaria che risolve casi horror grazie al diario della sua antenata. E Ciccio che fa la spalla comica. A ben pensarci potrebbe esserci un riferimento anche a Dylan Dog, considerando gli zombie di questa seconda storia... sta di fatto che anche questa storia non ha frecce al suo arco e non riesco a trovare una loro connotazione nella "poetica" dell'autore.
    I disegni sono di Roberta Migheli, che - per quanto mi riguarda - se anche aveva avuto un piccolo e momentaneo trend di leggero miglioramento se l'è rimangiato, perché in queste tavole c'è ben poco di esteticamente accattivante, e me ne dispiace. Alcuni ambienti interni sono anche abbastanza dettagliati, ma i personaggi (specie quelli secondari) appaiono abbozzati e poco espressivi, con una corporatura che li fa sembrare sempre piuttosto bassi.
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  • Sorvolando sul plagio di Vessella, che personalmente ho trovato una cosa poco seria, mi trovo a fare i complimenti a Pisapia per la sua storia.

    Dopo l'indigestione di brutte storie sui social network in cui i personaggi si comportavano in modo innaturalissimo, ne ho finalmente letta una in cui Paperino e Paperina sembrano loro. E in cui il pretesto internettiano viene sfruttato proprio come chiave per fare satira sociale vera, accompagnandosi a dei disegni ottimi e davvero efficaci. Ed è esattamente questo che mi aspetto da una storia di Paperino. La vignetta in cui con un salto lui la toglie dagli amici è pure Fumetto Disney.

    Triste a dirsi invece, questi numeri pikappici hanno avuto ben poco materiale valido che potesse fidelizzare i pker che comprano il Topo solo due volte all'anno. Andavano organizzate meglio le storie per ottenere validi traini. O forse semplicemente basterebbe attenersi ad una media qualitativa un po' più alta di quella attuale, in cui il Topo è sempre più polarizzato. Perché no, non è possibile che lo stesso albo offra PK e... il resto. Non è una questione di varietà, né di riempitivi, né è il caso di ricordare che è sempre stato così e le storie brutte in un settimanale ci devono essere per forza. Forse a volte una brutta tradizione è solo una brutta tradizione. Bisogna davvero lavorarci su, perché questo prodotto è decisamente troppo discontinuo. Siamo nel 2015 e il Topo sta riacquisendo credibilità, quindi tutti dovrebbero remare nella stessa direzione. Che non significa certo omologarsi a PK, attenzione. Ma dare ad ogni filone produttivo una sua dignità.
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    Questo episodio di Fantomius è il primo ad essermi piaciuto veramente.

    E risponde a quella discussione sulla continuity che facevamo tempo fa.
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    Ottimo lavoro.
  • Dopo un numero disastroso come il #3106, il #3107 è migliore... solo per la storia che apre l'albo, vale a dire il nuovo capitolo del Fantomius di Marco Gervasio.

    Sul numero di settimana scorsa c'è davvero poco da dire e poco da difendere: c'è tanta banalità e prevedibilità nelle storie di Bosco, Figus e nella danese, e ci sono cose deprecabili nell'ultimo atto della miniserie degli Incubi in Cucina o nella recita di Manetta. Sono storie che comunicano poco o nulla al lettore, e credo non solo a quello più scafato, in grado di annoiare o di far alzare un sopracciglio per la perplessità. È un numero che testimonia come il momento storico della testata non sia così roseo come può apparire di primo acchito, cosa già chiara nei 4 albi contenenti Gli Argini del Tempo: a parte la storia pikappica, infatti, il resto era un misero contorno che non solo non aveva nulla da spartire con la storia di Sisti - il che può anche essere comprensibile - ma che mostrava un approccio completamente differente e assolutamente poco vincente.
    Come dire che, a parte un manipolo di autori di grande spessore e qualità che "trainano" il settimanale, il resto "vegeta" perpetrando un uso dei personaggi Disney che personalmente non mi convince e non mi attira, trovandolo svilente per il cast disneyano stesso oltre che per i lettori.

    Topolino #3107 riconferma questa situazione. Il Nobile dietro la Maschera è una storia molto buona, non tanto per l'intreccio in sé a cui Marco Gervasio non ha (evidentemente volutamente) prestato particolare attenzione, ma negli intenti, che sono quelli di continuare a cesellare l'universo narrativo del ladro gentiluomo in modo coerente e avvincente. Questa nuova miniserie dedicata a Fantomius andrà a comporre un flashback in cui mostrare i primi passi del personaggio, una sorta di Anno Zero che, come nell'attuale produzione batmaniana, ha riportato indietro il tempo di narrazione interrompendo le vicende sul più bello. E così, mentre siamo in attesa del ritorno di Paperone nella propria città, Gervasio ci mostra invece le origini del papero mascherato, attraverso traumi infantili, la nascita dell'odio per la casta nobiliare cui Lord Quackett appartiene, l'incontro con Copernico e la prima impresa da novello Zorro. La storia gode poi di alcune gustose citazioni esterne, coerenti e ficcanti: Cacciavite Pitagorico al Krakatoa come in Il Capitano-Cowboy del Cutty Sark di Don Rosa, La Leggenda di Paperin Hood di Romano Scarpa, la vignette in cui Lord Quackett indossa il costume per la prima volta che riprendono scena per scena il momento in cui Paperino ha fatto lo stesso nel Diabolico Vendicatore... tante finezze non invasive e piacevoli da scovare, che impreziosiscono - insieme ad un lessico non banale - un'operazione intrigante.

    Il resto del numero è da calma piatta, più che piatta. Anzi, da bonaccia proprio. Sisti ci prova con il Regresso Mesozoico a fare un'avventura interessante per pubblicizzare Jurassic World, ma il risultato è una storiella con poco mordente, funzionante dal punto di vista tecnico e con un discreto colpo di scena alla fine, ma poco efficace e caratterizzata da dinamiche stanche. Alle matite l'esordiente Mario Ferracina sfoggia un tratto poco definibile, che personalmente non apprezzo molto e che trovo legnoso e poco centrato su alcuni personaggi e su alcune espressioni degli stessi, troppo esagerate e fuori contesto. C'è tutto il margine di miglioramento possibile, ovviamente, ma questa nuova leva ora come ora non convince.
    La breve su Pippo di Panini/Gatto non ci prova nemmeno ad essere divertente, smarrendo quindi l'obiettivo principe di questa tipologia di storie: la gag su cui si basano le 4 pagine è infatti così trita e ritrita da essere quasi offensiva. Classici i disegni di Gatto, che offre un bel Pippo dalle giuste espressioni.
    Poi c'è Bosco con una storia su Ciccio che si addormenta al buio ed è scemo, ma poi va tutto bene. Vabbè, ma davvero?
    Infine Figus con una storia in 2 (!) tempi su Indiana Pipps e Topolino che finiscono su una colonia marziana per aiutare il legittimo principe a... no, basta, non c'è da aggiungere altro per chiarire quanto mi è parsa sciapa un'avventura del genere che tra spiegoni lunghi 3 pagine e cliché a tutto spiano si salva giusto per i disegni di Graziano Barbaro.
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  • Su Topolino #3108 sarò diretto... anche perché, pure volendo, troppi fronzoli non ce li si possono mettere.
    Gli Anelli di Cagliostro è una delle storie più deboli del ciclo di Fantomius: sarà che forse sta sovvenendo un po' di stanchezza in me verso il ciclo, sarà che l'impianto delle avventure architettate di Marco Gervasio inizia ad essere un po' ripetitivo, ma di fatto oltre agli accenni di continuity interni alla serie stessa (Lady Senape) c'è ben poco di interessante nel furto di turno. Spero che la saga del ladro gentiluomo non proceda verso un eccessivo incartamenti nella propria mitologia a discapito di quanto raccontano i singoli episodi.
    Topolino e i due sceriffi di Toprock Town è una storia in costume, come se ne sono viste tante, ambientata nel far west, come se ne sono viste troppe. Buona la caratterizzazione del trio Pippo-Orazio-Gancio (che sarebbe sensato mettere in scena più spesso, intendo in storie in cui loro sono loro e non alter ego del passato), ma per il resto c'è poco di memorabile nella sceneggiatura di Sisto Nigro. Curati e interessanti i disegni di Andrea Lucci, capace di "sporcare" il suo tratto in modo confacente all'ambientazione.
    Paperi a impatto zero - Ecorisparmio domestico mette in scena un po' troppi stereotipi riguardo i personaggi coinvolti (Paperino, Paperina, Paperoga) e si risolve in modo assurdo e poco soddisfacente, almeno per quanto mi riguarda. Marco Palazzi ai disegni, però, regala un Donald veramente ottimo, con pose plastiche ed espressivissimo.
    Pippo e il tour casalingo è una trollata di 8 pagine simpatica, con un bel Pippo in scena e in cui i disegni di Federico Bertolucci - che nella prima tavola mi sembrava quasi uggettiano - riescono a conferire la giusta atmosfera alle situazioni descritte da Zemelo con un che di gottfredsoniano, ispirazione che si evince soprattutto da alcune pose del protagonista.
    Zio Paperone ai confini dell'universo è una storia a tratti delirante, che fatico a capire come faccia a rimanere insieme. Paperino che si convince di aver cancellato dalla storia Zio Paperone solo per averlo fortissimamente desiderato, un asteroide d'oro che, se staccato dalla trama in cui è inserito, può provocare falle nello spazio-tempo, Paperone unica vittima random di ciò (!!!), paradossi temporali non spiegati, un ago gigante/magnetico/speciale per ricucire lo strappo nello spazio... aiuto! Luciano Gatto da par suo fa un buon lavoro, addirittura con maggiore brio di quanto notato nella produzione recente dell'autore (la tavola in cui Paperino immagina le possibili destinazioni di Paperona una volta scomparso ha una costruzione insolita e lodevole).

    Le tanto vituperate tavole su Jovanotti/Paperotti sono rapide e indolori... nel senso che sono delle gag-page poco ispirate ma di mero scopo promozionale.
    Spicca l'intervista a Zerocalcare, presenza che mi fa piacere trovare sul "Topo" per moltissimi motivi :)
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    Su Topolino #3109 troviamo Fausto Vitaliano che scrive Topolino e Pippo - On the Road, la versione disneyana di Sulla Strada, celebre romanzo di Jack Kerouac. Alle matite Paolo Mottura!
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  • Ho trovato in Topolino e Pippo - On the road una storia piacevole, con un bel gusto per l'avventura "di viaggio" e un buon uso di dialoghi e personaggi.
    Taccio sul resto del numero.
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    Su Topolino #3110 troviamo La grande corsa contro il tempo, primo episodio della nuova saga in quattro parti scritta da Bruno Enna. Alle matite di questa prima parte Alessandro Perina.
    Ricordiamo che questo numero (come i prossimi tre) è disponibile in doppia cover e al prezzo speciale di 1 euro!
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  • Inaspettatamente, la storia di punta del numero delude abbastanza le mie aspettative, mentre il resto del numero s dimostra leggermente più interessante della media recente (ma, essendo questa piuttosto bassa, il risultato è solo relativamente positivo).
    La grande corsa contro il tempo, nel suo primo episodio, non centra l'obiettivo. Il pretesto di partenza non risulta convincente, il "fattore scatenante" della storia non è approfondito come dovrebbe e tutto porta al bisogno di gareggiare in una gara automobilistica "perché sì". Il folletto promotore della corsa sarebbe anche un personaggetto interessante, ma viene caratterizzato troppo velocemente e lascia un po' perplessi.
    Anche l'idea della corsa in sé,che riunisce buoni e cattivi del cast paperopolese, non mi sconfinfera più di tanto, ricordando anche a me - come ad altri, altrove - il presupposto di Raceworld, storia dagli esiti non certo felici. Comunque in Bruno Enna io ho fiducia, quindi aspetto curioso di vedere gli sviluppi del progetto, anche perché in questo primo capitolo la qualità di scrittura dello sceneggiatore non manca di emergere negli scoppiettanti dialoghi imbastiti, soprattutto nelle frasi di Paperone, splendido esempio di espressioni vivaci e credibili, rese benissimo dal sempre bravo Alessandro Perina.
    Topolino e le cene con mistero è una storia simpatica e solida, che mette insieme in modo intelligente la variante disneyana delle cene con delitto e l'acume investigativo di Topolino, che in un contesto del genere rovina la festa a tutti i partecipanti. Lo spunto è interessante e viene sviluppato con garbo da Giulio D'Antona, perlomeno fino al finale che appare invece piuttosto moscio. Molto buoni i disegni di Alessia Martusciello, che rende in modo efficace le reazioni di Topolino e Minni.
    Ho apprezzato la gag del distributore di bibite nel deserto, imbastita da Zemelo in Indiana Pipps e la sete nel deserto, mentre ho trovato nell'avventura di Paperino e Paperoga il punto meno coinvolgente del numero. Per finire, La leggenda del pirata canterino è una storia buona, non eccelsa e dal'impianto molto classico, ma è comunque un sana caccia al tesoro che, pur con esito già visto più volte, sa farsi seguire con interesse.
    Menzione d'onore per la striscia di Enrico Faccini, che mi ha strappato una genuina risata grazie alla solita comicità dell'autore.
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  • Perché il numero speciale?
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
  • Mason ha scritto:Perché il numero speciale?
    "Speciale" è una parola grossa.
    Si tratta di una sorta di "promozione estiva" che va a sostituire quella classica del gadget montabile: i 4 numeri di luglio a 1 euro ciascuno, ognuno con variant cover e con una storia in 4 parti che vi si snoda all'interno.
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    Su Topolino #3111 troviamo La grande corsa nel passato, secondo episodio della nuova saga in quattro parti scritta da Bruno Enna. I disegn stavolta sono di Paolo De Lorenzi.
    Ricordiamo che questo numero (come i prossimi due) è disponibile in doppia cover e al prezzo speciale di 1 euro!
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  • Passo al volo per scrivere un pensiero sul #3111, un numero invero un po' meh.
    La buona notizia è che Bruno Enna si riscatta, con la sua Grande Corsa... il secondo episodio della storia è più brioso, interessante e strutturato del primo, tutti i personaggi (e sono tanti) riescono ad avere la giusta attenzione e gli intrecci che si creano per ciascun gruppo sono ben scritti e intriganti. L'umorismo non manca, e il setting del 1929 viene reso ottimamente dall'autore, tramite l'inserimento di Fantomius e Dolly Paprika e con alcune gustose battute sull'età di Zio Paperone. Paolo De Lorenzi fa un buon lavoro, il suo stile è sempre piacevole e moderno (notare la prima tavola e alcune espressioni dei visi), diverso da quello di Perina dell'episodio precedente ma sempre valido.
    Il resto dell'albo ha pochi picchi: non certo il Topet di Macchetto, che ricordavo anni fa come una serie simpatica ma che in questa storia eccede nel gusto per il paradosso offrendo una trama che forse originariamente voleva essere uno sberleffo del cliché investigativo, giocato sull'eccesso, ma che invece fa il giro e diventa semplicemente un intreccio fin troppo inverosimile per essere apprezzato. Molto buono però Palazzi ai disegni.
    Non certo la storia di Paperino al mare, che come da copione panaresco finisce in qualche guaio a suon di criminali, invenzioni di Archimede e via di stereotipi.
    Non certo l'ennesima impresa lavorativa di Paperino e Paperoga, condotta anche con un certo ritmo, per quanto fatto di gag viste e straviste, ma che si conclude con una soluzione così banale e per di più affrettata che ammoscia la storia nel complesso.
    Il Pippo di Roberto Moscato è invece accettabile: i suoi caratteri vengono rispettati, presenti le sue stramberie senza eccedere, e viene mostrato che cercare di normalizzare alcune caratteristiche del personaggio non porta a nulla di buono. Niente di che, ma caruccia. Alessia Martusciello poi ci mette del suo con disegni morbidi e armonici, che ben si adattano alla sceneggiatura; notare infine come l'aspetto dei due agenti immobiliari ricordi molto da vicino il character design di alcuni personaggi secondari del Goofy made in Toon Studios.
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    Su Topolino #3112 troviamo Pippo Reporter: Estate a Green Pond, nuovo episodio della fortunata serie firmata da Teresa Radice e Stefano Turconi!
    È inoltre presente La grande corsa nel futuro, terzo episodio della nuova saga in quattro parti scritta da Bruno Enna. Stavolta alle matite troviamo Giampaolo Soldati.
    Ricordiamo che questo numero (come il prossimo) è disponibile in doppia cover e al prezzo speciale di 1 euro!
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  • Topo #3112: ben due storie di rilievo, ellallà!
    La storia di Bruno Enna ha infatti ingranato, ormai, e prosegue nel suo terzo episodio sul già buon percorso visto nella puntata precedente. La stessa voglia di giocare con alcuni elementi tipici delle storie di Paperi presente nell’avventura nel passato torna anche stavolta, tra un museo delle cere che raffigura Rockerduck mangiarsi la bombetta e Paperone sguazzare nell’oro (con la godibile citazione barksiana del pesce baleno etc.) e un Paperinik-robot che imbraccia lo scudo ex transformer; il tutto non va a discapito della trama, che un attimo prima di diventare troppo ripetitiva come meccanismo sterza bruscamente inserendo alcuni elementi differenti, fino all’ultima tavola. Ormai ho piena fiducia nel fatto che questa avventura sia una gran bella prova di Enna, al netto dei miei dubbi di due settimane fa, una storia strana ma assolutamente godibile e, sono certo, il prossimo episodio toglierà anche gli ultimi dubbi sulla premessa.
    Soldati alle matite è molto meno convincente dei due artisti che l’hanno preceduto: non se la cava male, ma mi viene spontaneo pensare che forse sarebbe stato più sensato fargli disegnare il secondo episodio riservando questo – futuristico – a De Lorenzi. Vabbè.

    Poi c’è Pippo Reporter. Inchini, solo inchini. Credo che questa Estate a Green Pond sia uno dei migliori episodi di tutta la serie, e anche una delle storie che più mi ha colpito tra tutte quelle della coppia Radice/Turconi.
    Pippo è ben presente, ed è come sempre lui al 100%: svagato, eccentrico, filosofo a modo suo, di buon cuore e sensibile. Ma stavolta non è lui al centro dell’attenzione, bensì i personaggi secondari con cui interagisce durante il suo soggiorno estivo in campagna. Teresa descrive con grande cura questi contadini, in particolar modo Candy: tutti sono convincenti e realistici, ma la giovane donna ha una marcia in più, come se la sceneggiatrice ci avesse messo un pezzetto di sé. È un personaggio splendido che mi resterà nel cuore per molto tempo, credo, e non mi succedeva una cosa del genere per un comprimario dai tempi dei Racconti Attorno al Fuoco.
    Come se non bastasse, Teresa inserisce nella storia le poesie, tante poesie, a testimoniare il suo grande amore per la letteratura e per il romanticismo di certi versi; parla di sabotaggi per costringere persone a vendere la propria terra a chi la vuole sfruttare per il proprio guadagno, e lo fa con nonchalance riuscendo a mostrare comunque la grettezza di queste azioni.
    Non ultimo, viene trattato il tema dell’infanzia, di quella dolce nostalgia collegata a quegli anni allegri e vivaci, senza problemi, che spesso sono collegati ai luoghi di villeggiatura estiva, lontano dalla città. E sempre, sempre quell’amore per una narrazione dolce e poetica, con cui riuscire a delineare questi sentimenti. Un tipo di scrittura in grado, a sorpresa, di mostrare un lato inaspettato di Macchia Nera/Blackspot senza risultare banale e senza svilire il personaggio.
    Stefano, dal canto suo, riveste come sempre un ruolo importante in tutto ciò e si connota come l’unico prolungamento possibile per questo tipo di storie: il modo in cui disegna i personaggi secondari, le ambientazioni campagnole, le emozioni sui volti e, ovviamente, il suo magnifico Pippo comunicano al lettore nel modo migliore quello che voleva trasmettere Teresa.
    Si tratta di una storia preziosa, un dono raro, da custodire gelosamente e da rileggere col cuore in mano.

    Per quanto riguarda il resto, la breve di Pisapia è dimenticabile a causa di una gag vista in infinite varianti, quella su Dinamite Bla a contatto coi social l'ho trovata un po' tirata per i capelli, e infine l'avventura di Panaro si fa leggere, ma anche dimenticare in fretta con un impianto alla Scooby-Doo che fortunatamente si risolve in modo meno banale ma che comunque non rende molto interessante la trama.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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