[Topolino] Annata 2015

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Fatto!

    Cmq aspetto parecchio questo vostro ritorno, dopo un 2014 in cui siete stati "uccel di bosco" :martel: (ma i motivi li sappiamo, tranqui)
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    Su Topolino 3086 troviamo la storia in due tempi "Topolino e la sfida all'ultimo squitt" di Sisti e Sciarrone, e "Paperino e il portentoso marsuplacante" scritta dal nostro Vito e disegnata da Alessia Martusciello.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Due uomini, due garanzie :D
  • Ringrazio Teresa Radice per queste succulente novità. :ciao: Vado a postarle anche al "Disney Digital", credo che a loro farà piacere, e grazie ancora. :)
  • Le anticipazioni che ci ha rilasciato Teresa mi fanno davvero tanto piacere! Non vedo l'ora! :clap:

    E mi attira molto anche questo:
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    I primi due numeri del "Topo" di questo 2015 mi avevano lasciato piuttosto freddino e perplesso, mentre le news turconiane e un'iniziativa come questa mi fanno ben sperare per l'offerta di Topolino per questo nuovo anno :)


    E già il numero di questa settimana risolleva un po' la qualità generale. :)
    Ecco, diciamo che per quanto mi riguarda questo sarebbe il numero medio, cioè quello standard, la norma insomma. Non sono presenti capolavoroni come Potere e Potenza o Ratkyll e Hyde, ma nemmeno storie illeggibili, dimenticabili o mortificanti per i personaggi. Ci sono delle storie buone e molto buone che se, appunto, rappresentassero la media, sarebbe il mondo ideale :)

    Topolino e la Sfida all'Ultimo Squitt è un solido giallo/thriller in salsa tecnologica, ben scritto da Alessandro Sisti che costruisce una trama che non si piega agli elementi "modernisti" o "cool" che contiene, ma li utilizza al servizio della storia. La contemporaneità, con i suoi rischi, viene raccontata da Topolino come è sempre stato, ed è quindi normale e ben accetto che Mickey si trovi invischiato in un "furto d'identità digitale". Il racconto procede spedito, gira un po' a vuoto nella parte dei sospetti sul fattorino, ma poi si riprende e utilizza lo stesso fattorino come riuscito deus-ex-machina. Adeguata la caratterizzazione di un Topolino avulso alle tecnologie social, un po' come Dylan Dog.
    Alle matite... digitali Claudio Sciarrone. Il disegnatore testimonia ancora una volta la sua estrema tensione alla sperimentazione e alla ricerca continua di nuove soluzioni per rappresentare una storia, anche un'avventura standard. Finezze come la tavola di apertura a splash-page, o la vignetta centrale della pagina a tutta lunghezza che prosegue fino alla fine della pagina rompendo la griglia sono tutti segnali di impegno in questo senso. Ci sono alti a bassi, comunque. Se le soluzioni di gestione della tavole risultano sempre accattivanti e interessanti, nel contenuto delle vignette non manca qualcosa che mi lascia perplesso: spesso gli sfondi mi sono apparsi un po' "freddi", troppo asettici e squadrati, il che in alcuni contesti funziona bene ma in altri meno. Inoltre il volto di Basettoni, quello di Manetta e quello di [spoiler]Macchia Nera[/spoiler] si discostano in modo straniante dalla consuetudine, con un risultato che mi ha un po' spiazzato. Al contrario Topolino lo trovo adorabile, e così anche i comprimari che interagiscono con lui: i due responsabili di Squitter, il giovane fattorino, il genio informatico della polizia, i fan del gruppo musicale e soprattutto l'avvenente fanciulla che compare verso la fine sono tutti differenti tra loro, con caratteristiche pertinenti al loro ruolo.
    Zio Paperone e la Sfida da 50 Dollari - Episodio 1: Non è il Klondike è solo il primo tassello di una storia in 4 parti creata da Giorgio Salati. Lo spunto di partenza non è nulla di nuovo, ma l'evoluzione che già sta avendo e che promette di avere nelle prossime puntate si preannuncia piuttosto intelligente. Sarà divertente vedere Paperone come dipendente di un fast food, soprattutto se il tutto può rivelarsi una sorta di riflessione sul mondo del lavoro oggi. Buoni i disegni di Emilio Urbano, i cui Paperi in alcune vignette sembrano riprendere molto lo stile di Stefano Turconi :)
    È poi di scena il nostro Vito! :) Paperino e il Portentoso Marsuplacante è una storia che funziona: si parte da una caratteristica base del protagonista, la si porta alle massime conseguenze e poi la si risolve. Dove sta il bello? Nel fatto che lo sviluppo è gestito con grande rilassatezza e ironia, nonostante il problema sia di grandi proporzioni l'avventura non aspira ad essere epica e quindi le gag delicate e non invadenti che costellano "l'ora più buia di Paperopoli" sono il valore aggiunto all'intreccio. La soluzione finale che verrà messa in campo da Paperino e Archimede è perfetta proprio per la sua demenzialità... paradossalmente sensata!
    La matita di Alessia Martusciello fanno il loro dovere, illustrando con tavole piuttosto dinamiche le situazioni descritte: un lavoro onesto :)
    Infine torna il montanaro più irascibile che conosca: Dinamite Bla e i Baci del Cucuzzolo è una storia un po' strana, che si regge più sulle gag - alcune delle quali davvero molto divertenti - piuttosto che su una trama portante, che si limita ad essere il filo rosso per cui Dinamite cerca i biscotti della sua tradizione. La storia potrebbe comunque esser presa come un simpatico divertissement, ma le ultime tavole che cercano di dare un significato profondo/melanconico al tutto stonano con quanto visto prima, lasciando il lettore disorientato sul senso della storia nel suo complesso. Roberto Gagnor conferma quindi l'abilità nello scrivere dialoghi veloci e fortemente ironici, ma non riesce a mio modo di vedere ad amalgamarli in un insieme coerente. A Davide Baldoni il compito di disegnare la storia, compito ben riuscito nel ritrarre i "canidi", un po' meno con i Paperi, che risultano un po' ingessati.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • Cos'è?? Dove l'hai presa quella cosa lì, Bramo??
    la voglio anch'io! ;_;
  • E' preso da Anteprima, è un'immagine che rimbalza ovunque sul web, anche sui....SOCIAL NETWORK, Tere, hai presente? :martel:
  • Social...chee??? :oO:
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    Su Topolino 3087 troviamo la nuova storia di Artibani e Camboni "Paperino e l'idolo acquatico", che porterà Paperino e Paperoga a Pueblo Ardiente nel Nuovo Messico.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Il “Topo” #3087 è complessivamente leggermente inferiore al precedente, ma si difende comunque piuttosto bene e non posso seriamente lamentarmi.
    Si parte forte, anzi fortissimo con la doppietta papera data da Paperino e l'idolo acquatico, di Francesco Artibani e Silvio Camboni, e dalla seconda puntata della storia di Giorgio Salati e Emilio Urbano Zio Paperone e la sfida da 50 dollari.
    Nel primo caso possiamo leggere un'avventura nel senso più genuino del termine: i due cugini finiscono loro malgrado in una situazione più grande di loro, a causa di una statuetta in legno raffigurante una balena, un oggetto che si rivelerà essere dotato di uno straordinario potere legato all'acqua, potere che va restituito agli indiani proprietari del monile. Ci sono tutti gli elementi per costruire una storia accattivante e ricca di azione, dove Artibani descrive in modo credibile il rapporto tra i due protagonisti e dove Camboni sfoggia un tratto che è certamente riconoscbile ma che appare meno ruvido che in passato, anche grazie ad un'inchiostrazione più leggera.
    La storia di Salati prosegue bene: il secondo episodio in realtà aggiunge poco alla trama, ma serve a creare contesto per presentare ai lettori l'inedita situazione in cui si trova lo Zione. Inoltre emerge lo Scrooge che non si arrende, nemmeno di fronte ai compiti più difficili o degradanti. Urbano fa un buon lavoro, anche se un po' altalenante tra una tavola e l'altra.

    La storia breve di Rock Sassi risulta caruccia, ma è una breve di 4 tavole e con un'idea poco originale.

    A chiudere l'albo ci pensano Federico Buratti e Augusto Macchetto.
    Il primo scrive Paperino e il colpo in soggettiva, forse una delle poche storie che ho apprezzato di questo giovane sceneggiatore. L'idea è interessante e anche lo sviluppo soddisfa abbastanza, con alcune gag simpatiche. Peccato che nelle ultime tavole l'azione si velocizza vistosamente, e l'inserimento proprio in quel momento di [spoiler]Paperinik[/spoiler] rende gli eventi ancora più precipitosi. Peccato. I disegni di Valerio Held sono nelle norma dell'artista.
    Il secondo sceneggia una strana avventura spaziale con due versioni alternative di Minni e Clarabella, novelle astronaute/pony express per pianeti. Non mi ha particolarmente conquistato, per quanto sia meglio di altre prove recenti dell'autore: ma la scelta di calare le due ragazze in panni simili non si rivela molto convincente, così come lo sviluppo scelto per la loro missione di consegna.
    Inoltre anche qui la storia prende una piega esageratamente veloce nella fase finale.
    Molto buona la parte grafica curata da Carlo Limido, purtroppo non supportata da un'adeguata forza narrativa.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Ho avuto modo di leggere il Topo, o perlomeno la parte che mi interessava. Non c'è che dire, un plauso ad Artibani, che non sbaglia un colpo. L'Idolo Acquatico è una storia ottima, senza se e senza ma. E stiamo parlando di una storia con Paperino e Paperoga, per giunta con la presenza di un vecchio capo indiano e un gangster senza scrupoli, "creta" che in mani altrui avrebbe come minimo condotto dritti dritti al disastro. Ma proprio qui sta la grandezza dell'autore, nel ricordarci che, se ti approcci con onestà, brio e voglia di raccontare qualcosa, ogni ingrediente può rivelarsi utile. In questo caso ho visto una narrazione dai ritmi distesi, capace di dipanarsi per un buon lasso di tempo, che in certi punti mi ha restituito persino un gradevole retrogusto barksiano. Bravo Artibani che dimostra ancora una volta che una bella storia è fatta innanzitutto di... storia. E bravissimo anche Camboni, non c'è che dire, con le sue vignette affollate ma sempre gradevolissime alla lettura. Come già notai tempo fa, queste storie servono al Topo, perché ci ricordano cosa significa mantenere una media qualitativa alta, anche quando non si tratta di storie-evento.

    E sto letteralmente adorando il ciclo di storie che Salati sta portando avanti su Paperone al fast-food. Ben impostata, intrigante e rispettosa della psicologia di ogni personaggio, sia vecchio che nuovo. E inoltre è tremendamente reale, capace di mostrare uno scorcio di realtà spingendo il lettore a farsi delle domande (l'ex dipendente di Paperone, ad esempio. E' realmente nel torto a comportarsi in questo modo?). Bellissima.
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    Ed ecco a voi la preview del prossimo episodio della serie di Pippo Reporter: "Quel faro sui monti del lago" di Teresa Radice e Stefano Turconi. In edicola il 4 febbraio su Topolino 3089. In alto le matite!
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Ottimo, mi attira già il tema della storia, adoro le storie di "Topolino" che si intrecciano con la storia e confido in un gran bel episodio di "Pippo Reporter" come gli altri che ho letto. :)
  • Topolino #3088 è un numero che offre ben poche attrattive, ahimè. Tutti i discorsi sulla media qualitativa, fatti nelle scorse settimane, sono andati a gambe all'aria leggendo un numero che ha poche frecce al proprio arco.
    Cosa salvo? Paperinik e l'indistruttibile lista, di Cirillo e Lavoradori, una storia che si sviluppa per episodi quasi slegati l'uno dall'altro, con tentativi alla Willie E. Coyote di distruggere la lista dei debiti (e questa è la parte più debole della storia), ma che alla fine racchiude il tutto in un'ottica che ha un suo senso e una sua dignità. Certo, l'espediente del sogno poteva essere tralasciato in favore di qualcosa di più originale, ma tant'è. La parte grafica invece mi ha sollevato diverse perplessità, come sempre succede con lo stile esageratamente estremo e cubista di Lavoradori.
    Anche il terzo episodio della Sfida da 50 $ di Salati e Urbano è un punto a favore di questo numero: in realtà trovo che sia l'episodio finora meno interessante per quello che accade, ma considerando questo tassello come parte di una trama più grande, non posso lamentarmi. Sono molto curioso per la conclusione.
    E infine salvo parzialmente anche la storia di Vitaliano e Palazzi, Quello che conta è il finale. La storia è un'infilata di battute al vetriolo e gag di varia natura che fanno da collante ad un'avventura tra i generi cinematografici, in balia dell'assurdità paperoghiana. Non rientra nel mio gusto personale di quello che vorrei trovare in una storia Disney, ma inquadrando la storia nello stile e nei probabili intenti dell'autore, credo che sia una storia che raggiunge il suo scopo: intrattenere chi invece si ritrova in questo tipo di ironia. Rilevo un certo abuso di termini aulici, utilizzati per scatenare la risata ma che in ad un certo punto stancano, e un proseguimento della tendenza di mettere in scena situazioni metanarrative in cui i personaggi sono fin troppo consapevoli di se stessi: due modalità narrative che non mi entusiasmano - o meglio: non mi entusiasma un loro uso eccessivo - ma che rientrano nello stile di Vitaliano ed è quindi assurdo non aspettarsele.
    Palazzi alle matite fa un onesto lavoro, anche se nel complesso mi sembra meno dinamico di una decina d'anni fa.

    Il male si annida nel resto dell'albo: nella storia di Vessella in cui si suppone dovrebbe divertirmi che i Bassotti fanno un patto con Paperone per poi venire buggerati. Non bastasse la banalità dell'idea, c'è pure il dolo: perché caspita si suppone che Paperone abbia monete di cioccolato nel Deposito?!?
    C'è poi la breve su Rock Sassi, dove il nocciolo del divertimento sta nel criminale che cade scivolando: siamo insomma al livello zero della comicità.
    Infine c'è il giallo di Panaro: intendiamoci, in sé la storia è scritta bene e con mestiere, come ci si aspetta da un professionista di lungo corso. Ma è appunto il *giallo di Panaro*, che ricalca tutti gli stereotipi e gli svolgimenti di trama che lo sceneggiatore ha usato mille volte nel corso degli anni. Sigh. Perlomeno la storia si bea dei disegni di Limido, che ha dalla sua un tratto nitido e vivace... le altre due storielle non hanno nemmeno il comparto grafico a salvare la situazione.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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    Su Topolino 3089 troviamo "Quel faro sui monti del lago", tredicesimo episodio della serie Pippo Reporter di Teresa Radice e Stefano Turconi.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Molto bene, da questa settimana il mio articolo per il libro "Topolino 3000" del Papersera è ufficialmente datato. Ottimo lavoro Teresa e Stefano! :)
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Pur introdotto da una copertina senza sfondo e che rivedremo, in modalità migliore, fra una settimana circa nel suo contesto originario (Definitive Collection, of course), il “Topo” della settimana non è affatto male, anzi. La media è alzata bruscamente da Quel faro sui monti del lago, nuovo episodio del Pippo Reporter di Teresa Radice e Stefano Turconi, che inaugura la tripletta conclusiva della serie.
    Ed è come ritrovare dei vecchi amici: i personaggi che si muovono in questa Topolinia anni ’20 sono simpatici, adorabili, sensibili… sono collegati alle loro controparti classiche ma dotati di un tocco più approfondito, più delicato che mi fa sempre piacere ritrovare. Merito delle poetiche sceneggiature di Teresa, ma anche degli ottimi disegni di Stefano che rende adorabile l’aspetto dei personaggi.
    Il team composto da Pippo e dai suoi amici stavolta si dirige in Italia, in visita al faro di Brunate eretto in onore di Alessandro Volta. Uno spaccato di storia italiana si incrocia con un’interessante spy-story e la storia ne guadagna, diventando un’opera che sa intrattenere, insegnare, divertire e intenerire.
    Il bacio della spia Marlene a Pippo è raffigurato splendidamente! E lo stesso aspetto della signorina è un quid alla storia.

    Anche Giorgio Salati fa un bel lavoro: la puntata conclusiva della Sfida da 50 $ conclude la competizione tra Paperone in modo tutto sommato lineare, ma è il costrutto psicologico del protagonista a colpire, dato che subisce un incremento di comprensione nei confronti di Paperino e una certa autocritica nei propri confronti. D’accordo, siamo nella narrativa disneyana, e chiaramente questa leggera modifica di carattere non avrà conseguenze specifiche in future storie, ma mi è piaciuta l’impronta che l’autore ha voluto dare alla saga, con un sottotesto significativo e un buon uso di Paperone.
    Molto bravo anche Urbano, che un po’ turconiano e un po’ no sfoggia uno stile fresco, che ricorda il tratto piacevole che aveva una quindicina d’anni fa ma con qualche miglioria. Menzione d’onore per la caratterizzazione grafica dei colleghi di fast food.

    Sulla breve di Rock Sassi non mi pronuncio: non è peggio dell’episodio di settimana scorsa, ma fare peggio di così era dura… siamo comunque sotto a soglia standard, [spoiler]il pupazzo che spunta all’improvviso dalla tasca del maggiordomo (e nei minuti precedenti dove stava?!?)[/spoiler] è disarmante.

    Le due storie che chiudono l’albo, invece, sono molto gradevoli. Roberto Gagnor scrive una storia in cui torna a coniugare ironia con profondità in modo credibile e non brusco/gratuito: niente di trascendentale, ma la storia funziona e Paperoga è ben caratterizzato. Un inno alla forza della speranza e della fantasia.
    C’è poi Pietro Zemelo, con una buona storia di Paperinik che è una buonissima prova sotto il profilo della costruzione dell'intreccio: presentando nella prima tavola un Paperino che ha completamente scordato quanto accaduto la notte prima nei panni del suo alter-ego mascherato, l'autore può costruire la trama a mò di puzzle, ricomponendo pezzo a pezzo i ricordi di Paperinik insieme al protagonista stesso, attraverso il dialogo con Archimede, i nipotini, i Bassotti e altri personaggi incrociati nel misterioso frangente. Niente di trascendentale, ma è già un passetto in più rispetto ad altre trame decisamente più piatte che imperversano.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Sento di dover spendere anch'io un post per il numero di Topolino attualmente in edicola.

    E' stato il numero delle polemiche, quello della copertina sostituita in corsa, dei fraintendimenti sulla policy e dei comunicati stampa sibillini. Sì, è stata una figuraccia mediatica su ogni fronte, da qualunque lato si cerchi di vedere la cosa, e ciò è innegabile. Tutto questo però non deve farci dimenticare che la cosa che realmente conta sono i contenuti. Le storie. E questo numero ne contiene una che dovrebbe mettere a tacere ogni dissenso, dato che chi la firma è la coppia Radice/Turconi, che si è guadagnata un bel po' di attenzione per via dell'immensa qualità dei suoi lavori.

    Si tratta del terzultimo capitolo della saga di Pippo Reporter, un'omaggio alla nostra Italia, e al genere spionistico. Come sempre Teresa confeziona un intreccio elaborato in cui i destini dei personaggi convergono su quello del solito Pippo, protagonista per caso. E sin dall'inizio è impossibile non accorgersi della cura che questi due autori hanno messo nel loro lavoro, cercando di impreziosire ogni singola vignetta con bizzarre gag visive e diversi strati di lettura. Perché non è solo quello che succede, bensì "quello che succede in quello che succede" a rendere la storia in questione l'ennesimo gioiellino della Casa Senza Nord. Turconi infatti ragiona da animatore mostrandoci l'azione su diversi piani, raffigurando le sue buffe spie nascoste in ogni angolo dello scenario, e incoraggiando il lettore a scovarle e decifrarne i movimenti. E non si può nemmeno ignorare la sequenza della seduzione tra Pippo e l'affascinante spia, in cui Stefano è riuscito a ricreare perfettamente il feeling dell'animazione, conferendo alla recitazione dei personaggi un dinamismo senza precedenti. Si è molto parlato di recente di come nell'animazione non sia presente la complessità narrativa dei fumetti, ma di come possa fornire una traccia indispensabile per comprendere l'essenza base dei personaggi. E Turconi l'ha capito perfettamente, assorbendo quanto c'era da assorbire e mettendolo al servizio dello storytelling della moglie. E' questo qui il vero Pippo, insomma, non quello con la mano davanti alla bocca.

    Poi mi sento di fare un sentito applauso a Salati, che con il finale della sua quadrilogia paperoniana ha dimostrato una gran classe. Uscito un po' in sordina, questo ciclo mi è personalmente entrato nel cuore. L'idea alla base infatti è caruccia, ma il suo svolgimento è veramente notevole. In quattro settimane Salati ci ha portato in un mondo diverso, raccontandoci con molto rispetto il personaggio di Paperone, ma dipingendo attorno a lui un microcosmo autentico e in evoluzione, come non se ne vedono solitamente tra le pagine del topo. Ho respirato un fortissimo rispetto nei confronti dei personaggi, del lettore e del fumetto Disney tutto, e una grande onestà narrativa. Ed è ottimo anche il modo in cui è riuscito a barcamenarsi tra tante differenti storyline, facendole convergere tutte nell'ultimo episodio in modo ingegnoso e non scontato. Avercene di fumetto Disney così. Spero che prima o poi questa deliziosa saga del fast food trovi spazio all'interno della Definitive, perché a mio avviso lo merita assolutamente. Anche per i disegni di Urbano, che ho trovato in gran forma.

    Poi ho trovato sconclusionata e nel contempo simpaticissima la storia di Paperoga firmata da Gagnor, in cui Paperoga scopre il Borbest. E anche per quanto riguarda la storia di Paperinik di Zemelo sono rimasto piacevolmente sorpreso. Scrivere una storia così presuppone un bel po' di ragionamento e desiderio di "costruire" in modo non lineare, che è una cosa che nel fumetto Disney viene fatta molto raramente. Tra questa e quella natalizia intravedo quindi in Zemo un vettore molto positivo, che potrebbe in futuro dare vita ad altre storie molto interessanti. Bene!

    Non mi è possibile però ignorare il ciclo di Rock Sassi di Panini, che rappresenta un picco negativo per il Topo. Nelle ultime settimane sono state presentate sul Topo delle storielle di quattro tavole con protagonista il poliziotto texano inventato da Faraci. O perlomeno un suo cugino o una sua pallida controfigura, dato che il personaggio qui raffigurato non ha proprio niente dell'originale. Quello che era nato come la parodia dei poliziotti rudi e duri, ai limite dell'ottuso, giunge qui al culmine della sua deriva, trasformandosi in una specie di Paperoga con il fisico di Lusky. Una magra figura, insomma. Ma fosse questo il problema. E' la qualità delle trame ad essere davvero allarmante. La settimana scorsa la gag consisteva nel criminale che scivola su una cartaccia, questa invece su un maggiordomo che vuole rubare un orsacchiotto. Ci sono problemi anche nella costruzione della sceneggiatura, dato che nella breve di questa settimana non vi è alcun nesso tra le goffe azioni di Sassi e la cattura finale. infine si notano brutte sbavature anche nel comparto grafico. Rock rovescia una cassettiera ma la linea cinetica della caduta gli parte da dietro la nuca e rimbalza nel vuoto, i movimenti del ladro non hanno senso alcuno e l'orsacchiotto spunta dalla sua tasca ad un certo punto come per magia solo perché la trama lo richiede. Ma quel che è peggio è che le storie di questo ciclo mancano l'obiettivo principale che dovrebbero prefiggersi: divertire. Personalmente non penso che un umorismo tanto involuto meriti di stare nello stesso giornale dove tanti bravissimi autori stanno invece facendo del loro meglio per promuoverne l'immagine con storie di qualità. Ed è triste anche che quello che viene spesso definitivo "fumetto umoristico"... non faccia ridere. Speriamo che gag come quella dello scivolone rimangano appunto un semplice scivolone.
  • Valerio ha scritto:Ed è triste anche che quello che viene spesso definitivo "fumetto umoristico"... non faccia ridere. Speriamo che gag come quella dello scivolone rimangano appunto un semplice scivolone.
    D'altra parte non ci si improvvisa comici, far ridere è un mestiere che si impara. Non si può usare una quattrotavole "umoristica" come tappabuchi pensando che siccome è breve e deve far ridere sia da prendere alla leggera perchè tanto il pubblico è di bocca buona o, peggio, perchè tanto le storie belle sono la prima e l'ultima. Costruire una storia compiuta in 4 tavole e che per di più faccia davvero ridere è una sfida non da poco.

    Ma lasciamo la parola a chi sa davvero di cosa si parla:

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