[Topolino] Annata 2016

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
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    Due parole sulla storia di Pietro Zemelo, pubblicata su Topolino #3166.
    Avevo buone aspettative, un po' perché l'autore mi è quasi sempre piaciuto e un po' per il tam-tam mediatico che ha fatto su Facebook.
    Topolino e il segreto di Eta Beta invece mi ha abbastanza deluso. Parte da un'idea in qualche modo "forte" (facciamo che il primo incontro tra Topolino ed Eta Beta non è stato quello canonico ma un altro), secondo un modus operando già visto in altre opere disneyane di Zemelo, ma rispetto ad altre occasioni qui tutto il resto della sceneggiatura gira intorno a questa sola idea, tutto è direttamente al servizio di quell'idea e finisce quindi per essere un gioco fine a se stesso, vagamente nerd e con poca polpa.
    Non c'è molto di interessante, almeno per me, in quanto accade nell'avventura: Topolino nella preistoria, l'incontro con Eta, la macchina del tempo da riparare... l'unica cosa che acchiappa è l'idea centrale, di cui però non sentivo il bisogno. Non solo per una sorta di rispetto verso le origini del personaggio, che vengono in qualche modo invalidate, ma anche perché cerca di partire da questo presupposto per spiegare meglio l'amicizia tra Topolino ed Eta Beta... senza che ce ne fosse bisogno, perché dell'affetto tra i due sappiamo già da tempo, ci è stato mostrato fin da Walsh/Gottfredson.
    Inoltre resta poco convincente che Eta abbia fatto finta di niente per tutti questi anni... ma se anche ci si può passare sopra perché comunque una motivazione alla cosa viene pur data, è meno accettabile il carattere del giovane Eta Beta, scavezzacollo alla ricerca dell'avventura. Questa caratterizzazione non trova infatti corrispettivo nel personaggio così come era inquadrato nelle strisce di Walsh, dove sì accompagnava Topolino in alcune memorabili avventure ma non per chissà quale velleità, ma perché - così come Mickey - ci si trovava coinvolto e agiva di conseguenza.
    Non è un Eta in cerca di avventure quello che esce dalla caverna, è lo "stramboide" che il resto della civiltà non comprende né accetta, e se posso accettare che questa connotazione possa essersi evoluta negli anni, una volta che il personaggio è preso da altri autori e diventa "regular", mi diventa più difficile quando si mette in scena una sua versione antecedente a quella originaria.
    Peccato, una storia schiacciata dall'ingombro dell'idea di base.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • io plippo plaudo al coraggio. L'intro è notevole (pur nella sua ruffianeria), il nodo nel continuum rappresentato come un nodo (appunto) è un'invenzione gradevole. Certo, la sensazione di catastrofe non raggiunge gli apici del nonsenso temporale, ma questa storia in fondo parla d'altro. L'ambizione di spiegare perché diavolo EB fosse in quella grotta nel 1947 è...uh?..ambiziosa: ora sappiamo perché EB poteva permettersi quei comportamenti borderline senza paura.
    Oppure ci sarà una seconda storia in cui il vero proprietario della nave del microcosmo darà una manganellata a Eta, facendogli dimenticare tutto (compresa la nave per dieci anni) eccetto che in una certa data del 2016 ricorderà qualcosa d'importante.
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    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto:L'ambizione di spiegare perché diavolo EB fosse in quella grotta nel 1947 è...uh?..ambiziosa: ora sappiamo perché EB poteva permettersi quei comportamenti borderline senza paura.
    Mi sono perso... dove avrebbe spiegato esattamente 'sta cosa?
    Non ci vedo poi nessun pregio nello "spiegare" i comportamenti strambi dell'Eta Beta delle origini, che non avevano bisogno di spiegazione alcuna e che andavano benissimo nell'interpretazione walshiana.
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  • Premettendo che sono in vergognoso ritardo con la lettura dei topi (e Star Top mi aspetta ancora, ma presto i motivi del mio ritardo saranno chiari), dico la mia su sta "retcon" di Eta Beta.

    Eh, non ci sta, sto giro.

    Si potrebbe già di base inarcare un sopracciglio sul fatto che ad oggi venga concesso di andare a "ricamare" su materiale che - sì, pochi cazzi - non andrebbe toccato. Pagine di fumetto Disney di tale spessore, vergate da una leggenda cinematografica come Walsh che di per sé ha ancora molto da insegnare, andrebbero anche lasciate stare. Ci si concentri su altro piuttosto, che andare a impelagarsi così è solo rischioso.

    Ma tant'è. Ok, è l'epoca in cui viene fatto. Abbiamo avuto Don Rosa e nessuno s'è fatto male (quasi). E la storia recente di Fontana sulla Macchina del Tempo aveva avuto un suo bel perché.

    Però almeno cerchiamo di mettere in scena Eta Beta. Non un Puffo rosato con carattere, aspetto, indole, comportamento del tutto opposti a quelli del personaggio che in teoria si starebbe andando a "spiegare". Perché altrimenti non funziona. Io non ci credo affatto che questa storia è il "prequel" di Eta Beta, è più un esercizio di stile, prodotto da un autore giovane che aveva sicuramente più voglia di riprodurre le dinamiche alla Dr. Who, piuttosto che andare realmente a comprendere il materiale su cui stava lavorando.

    Eh no.

    Se Eta Beta è un mito, cerchiamo di capire cosa l'ha reso un mito. Che senso avesse questo personaggio, chi fosse e da che idea partisse. Altrimenti non stai celebrando Eta Beta, ma un impostore.
  • Bramo ha scritto:
    max brody ha scritto:L'ambizione di spiegare perché diavolo EB fosse in quella grotta nel 1947 è...uh?..ambiziosa: ora sappiamo perché EB poteva permettersi quei comportamenti borderline senza paura.
    Mi sono perso... dove avrebbe spiegato esattamente 'sta cosa?
    Non ci vedo poi nessun pregio nello "spiegare" i comportamenti strambi dell'Eta Beta delle origini, che non avevano bisogno di spiegazione alcuna e che andavano benissimo nell'interpretazione walshiana.
    Non l'ha spiegato (né esattamente, né proprio :P ). Diciamo che Eta sa che prima o poi si reimbatterà in quel tipo e allora non dovrà porsi problemi, perché tanto andrà tutto bene.
    E nello Spazio Bianco tra le vignette di pag.80 Topolino gli racconta varie avventure comprese la prima, dal ché - non avendo io la ragazza - mi piace presumere che EB sappia dove sarà nel '47.
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    Ottimo lavoro.
  • Su Lo Spazio Bianco anteprima di 3 tavole di Topolino e la banda dei cablatori, di Tito Faraci e Lorenzo Pastrovicchio, che vedrà la luce sul prossimo numero di Topolino ;)
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  • Operazione alquanto inutile, per quello che posso vedere.

    La storia originale non ha nessun dettaglio da togliere, nessun ambiente inattuale- gli idraulici esistono ancora, e non hanno bisogno di essere trasformati in cablatori per essere compresi da un nuovo lettore.

    Cosa può portare di nuovo un remake in tutto e per tutto simile all'originale, che cambierà al massimo per qualche nome, per i vestiti di Topolino e per quello che Manetta ha in bocca?

    Aspetto, per giudicare, ma so già che la storia sarà bella: la banda dei piombatori è una delle mie preferite.
    Spero che questa non ne sia la sterile copia.
  • Ma di sterile copia si tratta.

    La banda dei cablatori non aggiunge niente alla storia originale e non è neanche una storia decente presa in disparte.
    La sceneggiatura è repentina e non abbastanza sviluppata (che sia perché hanno tentato di riassumere mesi di strisce in trenta paginette?), il giallo non è appagante (che sia perché non ha avuto il tempo di piantare indizi come la storia originale che ripeto, ha a disposizione mesi di strisce?), i personaggi anonimi e altrettanto poco sviluppati(che sia che etc. etc.).
    L'umorismo non ha senso, perché mettere nastro isolante sui cavi della corrente dovrebbe far ridere? Certo, se fossero TUBI CHE PERDONO forse sarebbe divertente.
    Le gag di questa storia, i dialoghi, le scene, sono invero presi pari pari dalla storia originale, balloon spataffiati nelle trenta paginette privandole del contesto e del setup che li rendeva divertenti o emozionanti nei famosi sei mesi di strisce.
    E come se la storia non fosse già abbastanza simile ad un concentrato di pomodori aromatizzato alla guaina di cavi, la parte che è effettivamente il corpo della storia, quella scopiazzata da Gott tanto per dire, è chiusa a sandwich tra un introduzione ed un epilogo che sono sostanzialmente cliché Faraciani comprati discount al supermercato: all'inizio abbiamo la geniale metafora della Lastra di Ghiaccio, che non vuol dire niente ma cazzo se è estetica, alla fine abbiamo [spoiler]Tubi e Topolino che fanno l'arguto scambio di battute da nemiciamici in stile noir.[/spoiler] Vabbé.
    Non aveva senso cambiare il mestiere, non aveva senso cercare di riprodurre una storia lunghissima in TRENTA PAGINE, Faraci aveva addirittura l'occasione servita su un piatto d'argento di traslitterare la Grande Depressione della storia originale con la crisi attuale, ma no, lastre di ghiaccio.
    È il classico reboot dei giorni nostri, che condensa le parti migliori dell'opera originale in un minestrone di abbellimenti e merlettature che non servivano, producendo una creatura anonima che dà fastidio ai fan vecchi e non fornisce niente di memorabile agli utenti nuovi.

    Toh, finita l'arringa.
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
  • (disclaimer: tutto quello che segue è da prendersi esclusivamente come una mia opinione personale)

    Letta anche qui "La banda dei cablatori" e anche per me l'impressione è tutto meno che buona. Mi ritrovo in quello che dice Mason: la trama e i personaggi escono terribilmente appiattiti dal cambio di formato, e come potrebbe essere altrimenti, avendo voluto condensare mesi di strisce in una one-shot di trenta tavole? La storia finisce subito, non c'è materialmente tempo per delineare i personaggi, pallide comparse al servizio di un giallo telefonatissimo e sbrigativamente risolto. Inutile, ai fini della trama, il cambio di mestiere di Tubi. Poco riuscite, tanto da sembrare fuori posto, le sequenze della "lastra di ghiaccio" e del dialogo finale.
    Insomma, "i cablatori" è una storia che non pare avere raison d'être: è troppo, troppo breve rispetto all'originale per esserne un remake efficace, e si fa fatica a considerarla come un prodotto indipendente dall'originale.
    Allo stesso tempo non è un sequel de "La banda dei piombatori", dato che ne "La banda dei cablatori" Topolino e Tubi non si sono mai incontrati prima. Risulta anche difficile prenderla cone un omaggio a Gottfredson, dato che tra un ammiccamento al lettore e una battuta sui panini (battute che dopo vent'anni iniziano a diventare a loro volta stantie) la storia scivola via senza lasciare granché. Dov'è finita la satira sociale di Gottfredson? C'era davvero bisogno di scomodare una storia di quel calibro per farne un remake così scialbo?
    In appendice: buoni i disegni del pastro, anche se tartassati da quella che sembrerebbe una rimozione sistematica (e maldestramente eseguita a posteriori) del sigaro di Manetta.
    "Tu as provoqué le courroux des porteurs de l'Epée ! Qu'un héraut de jadis apparaisse et me venge !"
  • Da ormai qualche anno vedo un certo desiderio di fare "ordine" sulla questione della continuity nel fumetto Disney da parte di mostri sacri come Artibani e Casty.

    Il motto "Un solo papero (topo in questo caso), un solo universo" declamato più volte da Artibani sembra la soluzione migliore per mettere insieme classici e storie moderne, far evolvere i personaggi tenendo conto della tradizione e spingerli verso il futuro.

    Parallelamente a storie che ci mostrano come Topolino sia lo stesso degli anni '30 o come Villa Rosa faccia parte della storia di Paperopoli poi leggiamo storie come queste che letteralmente riscrivono la prima apparizione di Manetta e di Giuseppe Tubi...
    Quindi è una sorta di Ultimate Topolino quello che ho letto? Un nuovo Topo? Un nuovo universo?

    Certo, forse è da intendere come omaggio ma per come la vedo io se si vuole omaggiare un maestro non si rifà una sua storia, la si accenna magari, si riprendono dei temi e dei personaggi. In un confronto con una delle storie migliori di sempre di Topolino ovviamente Tito ne esce sfavorito. Mi risulta pure difficile leggere le parti della storia in cui si cerca di perfezionare le gag originali (la domanda su quanto Topolino sappia dei cavi) o in cui si cerca forzatamente l'attualizazione a tutti i costi, con i piombatori che diventano cablatori. Vi confesso poi che non ho capito tutta la necessità di rendere il tutto più "profondo" con la storia della lastra di ghiaccio senza una vera ragione ai fini della trama.

    Ci sono alcuni passaggi ben fatti, come la partita a biliardo, ma in generale la storia l'ho vista come totalmente innecessaria. Avrei preferito vedere Topolino chiacchierare e rimanere amico con Tubi a seguito della sua uscita di prigione dopo la storia originale, non in una nuova versione del loro primo incontro.

    P.S. Se qualche autore ora avesse un'idea per fare tornare Tubi è un cablatore o un piombatore? E Manetta l'ha incontrato a inizio o a un buon punto della sua carriera? :umh:
  • Ho per ora letto la seconda putata de "Il mistero delle 3 medaglie"; la mia impressione è molto negativa, la storia pare abbozzata velocemente, la prima delle tre sfide che dovrebbero essere difficilissime viene superata con molta facilità da Paperino. Inoltre le battute sono molto povere, abbiamo un Paperone che con un leggero ritardo si fa venire un'idea scontata e un paperino che con un forte ritardo se ne accorge quando l'idea è stata ultimata -_-
  • Dico solo due cose anche perchè avete detto già tutto e il contrario di tutto:

    1) le battute di Faraci che prendono in giro chi non capisce l'ironia, o che sottolineano il fatto che sia appena stata detta una battuta, sto cominciando a trovarle offensive. Sembra che Faraci non abbia abbastanza fiducia né in sé stesso né nei lettori.

    Esempio 1:

    -La situazione della rete, da quando siete stato a casa sua, è peggiorata!
    -Umpf! Questo è impossibile! Nel lavoro che ho fatto per lui, non c'era alcun margine di peggioramento!
    (Poteva finirla qui e sarebbe stata una battuta perfetta, ma nooooo...)
    -Eh, eh! L'ironia è una cosa che io apprezzo sempre!
    -Perchè mi dici ciò?
    *segue vignetta muta imbarazzata*


    Esempio 2:

    -Tubi! Avete combinato un disastro! La rete va così lenta che ho appena letto una news sull'invenzione della ruota!
    (Faraci poteva fermarsi anche qui, ma NOOOOOOO...)
    -Sembra ironia! Dovresti apprezzarla!


    Io voglio ridere, non essere trattato come un imbecille che non capisce quando è arrivato il momento di ridere!
    E non venitemi a dire che il momento in cui bisogna ridere è proprio quello in cui un personaggio sottolinea che si è appena detta una battuta, perché questo tipo di comicità non fa ridere!


    2) Pretendo che venga fatto un Botta & Risposta con Pastrovicchio con un'unica domanda: perchè hai disegnato Manetta con un sigaro immaginario? Dubito che si tratti di censura dell'ultimo minuto (non vedo sbavature o cancellazioni nelle vignette, quindi penso proprio che l'effetto sia stato voluto).

    Casomai, la censura avrebbe dovuto essere operata alla bocca di Manetta, [spoiler]nella prima vignetta di pag. 27 e in quella centrale di pag. 28 assomiglia pericolosamente a un membro maschile :oO:[/spoiler]
  • Ti pare che Pastrovicchio disegni la bocca di Manetta in quel modo? E' *palese* il ritocco.
  • FearTear ha scritto:Dubito che si tratti di censura dell'ultimo minuto (non vedo sbavature o cancellazioni nelle vignette, quindi penso proprio che l'effetto sia stato voluto).
    Si vede, si vede! Eccome se si vede!

    Probabilmente la storia fu realizzata prima di questa nuova 'aria' in cui si è deciso di censurare il sigaro di Manetta con un lecca-lecca. O con la bocca a culo di gallina, come in questo caso.
    A quando la censura delle manette dai polsi di Gamba e la cancellazione delle sbarre nella cella dei Bassotti? I bambini potrebbero pensare che la galera possa essere un posto troppo duro per questi simpatici bricconi.
  • La mia su Topolino e la banda dei cablatori l'ho detta, insieme a Gianluigi Filippelli, in questo pezzo su Lo Spazio Bianco ;)
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  • Il mistero delle 3 medaglie - Fine dei giochi (Massimo Marconi, Marco Mazzarello)

    Preciso qualora ce ne sia bisogno che non voglio insultare nessuno, ma solo fare delle constatazioni.

    Prima di tutto, i disegni. Lasciando perdere quello che ho detto l'altra volta (lol che voltagabbana che sono) Mazzarello questa volta mi è piaciuto. I suoi disegni non sono i migliori sulla piazza, ma ho visto notevoli cambiamenti nelle espressioni dei personaggi: gli sguardi vacui e persi nel vuoto che di solito lo caratterizzano questa volta sono quasi assenti, e la sensazione di "fastidio" di cui parlavo l'altra volta oggi non l'ho provata. Quindi, almeno per quanto mi riguarda, complimenti :)

    Veniamo alla sceneggiatura. Ce ne sarebbero di cose da dire ma per evitare il listone stavolta farò un commento generale.
    Una cosa che avevo notato nelle storie-raccordo della testata TopoStorie di Marconi è quella fastidiosa sensazione di macchinosità, di difficoltà da parte dei personaggi di dire quello che pensano con chiarezza. Più volte ho letto dialoghi affaticati, meccanici e burocratici fra i personaggi intenti a spiegarsi a vicenda le regole della loro storia per dirottare la conversazione in una direzione specifica-

    okay faccio due esempi: in TopoStorie 15, Pippo Dinasty, ogni volta che Pippo e Topolino spiegano le regole del "semestre di presidenza" per arrivare con fatica alla battuta sarcastica o alla gag di turno; e in TopoStorie 25, Oggi lavora lui?, nel finale in cui Paperino, Paperone e Rockerduck si perdono in un arzigogolatissimo giro di parole e termini tecnici per spiegare che Rockerduck ha vinto la scommessa

    -pensavo che questo problema di Marconi si limitasse alle storie raccordo, e invece purtroppo con l'ultima puntata della saga estiva il "problema" si è confermato come una caratteristica dell'autore, che spero perda al più presto.
    Ci si lamenta degli spiegoni di Carlo Panaro, ma qui si è andati troppo oltre! Ben dieci pagine dieci di spiegone del cattivo e dei protagonisti che hanno raccontato come hanno fatto ad arrivare a quel punto... e cosa ancora più grave, il tutto avviene proprio apena dopo che il cattivo ha rivelato di essere tale e nel momento in cui la Terra è di nuovo in pericolo. Dovrebbe esserci un senso di urgenza, di rabbia, invece in certe vignette i paperi si rilassano per commentare con calma alcuni passaggi-

    -pag. 16, penultima vignetta: il vecchio che dice sereno e serafico "ma andiamo con ordine" per spiegare come hanno fatto ad imbrogliare i cattivi, quando ormai sa che sono stati liberati e bisogna essere rammaricati, è un esempio perfetto

    -e poi veniamo [spoiler]ai tre possibili finali.[/spoiler] Sarebbe un'idea anche carina, ma visto che nell'epilogo [spoiler]viene confermato che il tero finale alternativo è quello giusto[/spoiler] la cosa mi è sembrata più un allungamento di brodo fine a sé stesso. Inoltre anche qui i dialoghi che dovrebbero spiegare la soluzione o il colpo di scena sono cervellotici e macchinosissimi, tant'è che mi è venuto un gonfiore alla testa nel tentativo di capire a pagina 26 [spoiler]perché i terrestri dovrebbero surclassare i paperanti in velocità (l'ho capito, comunque) ma soprattutto se il momento dovrebbe essere divertente, scioccante o cos'altro, visto che i due paperanti ne parlano con espressione facciale neutra (okay, forse qui ha colpa Mazzarello)[/spoiler].

    Ripeto, non voglio offendere nessuno, sto solo facendo delle constatazioni.
  • Io ho un problema con Topolino, nel senso che ultimamente un sacco di numeri mi annoiano terribilmente. Anzi, la maggior parte delle storie mi annoia terribilmente tranne quelle belle che ci sono ogni tanto che mi paiono MOLTO belle (Casty, Artibani, Radice qualche Faccini o altri qua e là). Che succede? La qualità media sta calando? Non esistono più le storie di medio-alto livello? Sto diventando un vecchi nostalgico? AIUTO
    Assurancetourix
  • Ti dirò.

    Negli ultimi anni avevo riscontrato una forte polarizzazione qualitativa. Spesso mi trovavo davanti ai picchi altissimi dei soliti noti, mescolati insieme con voragini preoccupanti, firmate dalle nuove (o vecchissime) leve. Questo rendeva ogni albo un mischiotto di roba buona e non. I pro erano che bene o male i numeri erano quasi tutti comprabili, c'era quasi sempre qualcosa di bello a far da esca e coinvolgerti per almeno 4 settimane. I contro che difatto ogni singolo albo non era un oggetto realmente apprezzabile di per sé, ma da archiviare il prima possibile in attesa dell'uscita della Definitive/Deluxe di turno.

    Negli ultimi tempi è capitato con maggior frequenza di incappare in "depressioni". I soliti noti hanno diradato la loro presenza, e così sono rimaste soprattutto le voragini o la roba media (per non dire mediocre). Agosto soprattutto ne ha fatto le spese, perché era il periodo in cui gli anni scorsi si trovava un sacco di roba ottima. E quest'anno non è stato così.

    I vari Casty, Artibani, Radice, Enna etc non è che sono spariti, tutti loro hanno roba in serbo, che pare validissima. Inoltre la scaletta degli "eventi" è affollata per l'autunno, specie in vista di Lucca.

    Tutto questo però spinge ad una riflessione: l'evento non basta. Non ci si può affidare esclusivamente a quella manciata di nomi di richiamo o alle grandi occasioni, ma l'intera macchina produttiva dovrebbe essere impostata per garantire "polpa" ANCHE e SOPRATTUTTO in assenza di essi. Perché non si sa mai, può succedere che Artibani va in pensione, può succedere che Casty si concentra su un progettone unico che non lascia spazio ad altro, può succedere che i Turconi abbiano da fare con le loro graphic novel non disney. E allora chi chiamerai? I Ghostbusters?
  • Pensieri e riflessioni molto interessanti, che mi preoccupano per il futuro (lontano) della testata.

    Quel che noto è che "i grandi" forse vengono trattati troppo come un "evento" - magari anche giustamente vista la loro bravura - questo però va a scapito di una loro maggiore presenza. Abbiamo poi i "vecchi medi" del Topo, che alla fine degli anni '80 e fino a alla fine degli anni '90 hanno sfornato belle cose, a volte anche mezzi capolavori, e ormai oggi sono quasi del tutto "bolliti". E infine le nuove leve che ancora devono farsi le ossa, e che in ogni caso nascono in questo periodo di "vuoto" a livello di umanità dei personaggi, e quindi sinceramente non prevedo nulla di buono.
    Mi pare si sia perso l'approccio "vitale" a queste figure, che sono viste ormai quasi come i disegni internazionali sugli astucci e i diari. Le storie medie non propongono più i perchè. Potro' sbagliarmi, ma da quanto tempo non si legge una storia in cui si vede come Paperino passa le sue giornate, le sue abitudini, la sua quotidianità, le sue passioni? Chi è, cosa fa, che persona è?

    La situazione è simile a quella fine anni '80 (e comunque avevamo Cavazzano, De Vita, Scarpa, ecc...), poi li ci fu l'esplosione con l'Accademia Disney, e sappiamo gli anni '90 a livello di creatività ed artisti cosa è stato. Qui ho l'impressione che senza una scuola di formazione dietro non si vada da nessuna parte. Non vedo nessun ricambio generazionale valido, nei disegnatori meno che mai. Magari tra trent'anni avremo ancora nuove storie, ma senza quella "italianità" che dava loro una marcia in più ed era sinonimo di particolarità, impegno e molto spesso di qualità.
    Timido postatore e finto nerd.

    Pure su YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCBsX4Y ... LjrjN8JvEQ.
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