[Topolino] Annata 2016

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Seguono SPOILER



    Ed il secondo episodio ha saputo spiazzare un po' tutti con l'inaspettatissimo twist... cioè che la storia era "finita" con la prima parte.
    E sì, perché qui non ci sono ulteriori sviluppo nella fase esplorativa, ma si passa direttamente all'esposizione della mitologia atlantidea e poi al conflitto finale ed alla sua risoluzione. Una soluzione interessante, ma anche per certi versi un'arma a doppio taglio.

    Intanto l'esposizione è... espositiva. Capisco che Casty abbia voluto variare rispetto alle due avventure precedenti, ma in una storia di fantarcheologia direi che è più appassionante esplorare e risolvere i vari misteri, soprattutto se dietro c'è una costruzione interessante come quella che ha saputo imbastire Casty.
    Insomma, sui contenuti non si discute (tanta la carne al fuoco, yum!) ma le modalità di presentazione non sono proprio all'altezza delle aspettative: prima il tour guidato di Wanda e poi un'altra fase puramente espositiva, per quanto dissimulata dai trucchi del mestiere con il bel mix tra l'immaginazione dei personaggi e l'iconografo - di cui tra l'altro non mi spiego tantissimo la funzione in-world.

    Un altro problema è che tutto questo popò di info, su cui giustamente si spende tempo e spazio, è abbastanza slegato dal seguente conflitto. Sì, c'è il "catalizzatore" dell'occhio di fuoco che lega un po' Demopolis, la trama orizzontale di Atlantide e Monk insieme: ma per quest'ultimo gli altri due elementi sono abbastanza irrilevanti e, alla fine, non influiscono più di tanto sulle azioni di personaggi - addirittura Monk ignora totalmente (e non svela poi al mondo? Boh?) Demopolis e relativi, apparentemente golosi, segreti. Insomma, alla fin fine due componenti "ingombranti" come Demopolis e le scoperte nelle rovine vengono percepite più come extra che come fattori o perni dell'avventura. Mi rendo conto che Casty abbia voluto lavorare su più elementi contemporaneamente, ma da lettore (e soprattutto della *singola* avventura) trovo più appagante una trama magari più semplice ma più organica, come fu per Colosso e Fantametallo.


    Il conflitto con il cattivone è invece magnifico senza sè e senza ma. Casty ha sempre curato la risoluzione "action" delle sue storie e già nel primo Darkenblot aveva dedicato un episodio intero alla battaglia finale e forse era proprio da quella storia che non vedevamo qualcosa di simile: quasi una ventina di pagine dedicata esclusivamente a scene rocambolesche, spettacolari e/o pazzerellone tra rovine ovviamente pericolanti, deserto e pure uno "scontro a fuoco" tra buoni e cattivi. E la differenza con DB od anche un PK, altra serie che dedica tradizionalmente spazio alle scene d'azione, è che qui non siamo in ambito sci-fi e/o supereroistico, ma in quello del "classico" Topolino. Casty ci mostra che anche lui può e riporta (ancora una volta!) il personaggio all'Avventura con la A maiuscola.


    Complessivamente? Una BOMBA di storia. Nuove e succose info, avventura, azione, utopie e pure graficamente Casty non molla per un attimo. Sì, mi sono appena dilungato in un post che è al 90% critica ma, da un lato, non sono andato a fondo in tutte le cose che ho invece trovato ottime e, dall'altro, credo onestamente che siano critiche che non muoverei a nessun altro autore attualmente in forza a Topolino. Aspetti perfettibili su cui ragionare a mente fredda e non mancanze che abbiano minato la mia soddisfazione durante la fruizione. Casty fa Fumetto a tutto tondo... e si becca critiche a tutto tondo, pure quelle puntigliose. :P

    (Ah! Una cosa che ha -non diciamo minato perché dai, diciamo scalfito la mia soddisfazione durante la lettura... è stato il finale. Proprio il modo con cui chiudere la storia. Boh? Forse il Castellan non voleva usare per la terza volta una vignetta con i personaggi che si ripropongono di tornare ad Atlantide, forse voleva far capire che la storia continua e spingere un po' di più sulla componente orizzontale... ma, 'nsomma, tagliare con un cliffhanger senza manco avere mezzo elemento per capire per *cosa* dovrei avere hype, se non genericamente per la prossima avventura... non mi mette hype ma mi ha fatto cercare pagine extra che non c'erano :P Questo è proprio sadismo, dai! :P )


    Eeeee vai con le domande! Intanto, alla luce della seconda parte, mi edito truffaldinamente una domanda:

    -Possiamo supporre che il diluvio provocato dal frammento di Luna sia collegato non solo alla rottura degli argini del Lago Tritonide, ma anche al misterioso maremoto che s'ipotizza abbia spazzato via Atlantide e contro il quale era stata approntata la barriera di oricalco vista nelle Miniere di Fantametallo? Se è così, quanto è diabolico Casty? Se si tratta di due eventi separati, quanto puoi dirci?

    Poi:

    -Ma l'iconografo, esattamente, a che serviva agli abitanti di Esperia? C'è un motivo per cui si sono presi la briga di tramandare le vicissitudini di cui poi veniamo a sapere?

    -Alla ricostruzione di Eurasia, Topolino esclama "Tutto torna!". Ma a me... qualcosa non torna. Infatti viene detto esplicitamente che Antinea ed il suo popolo fuggono verso est, portandosi dietro l'occhio di fuoco. Ma Wanda trova l'occhio di fuoco proprio nelle rovine di Esperia! Mi sono perso qualcosa io, te lo sei perso tu oppure è abilissimo foreshadowing di rivelazioni future?

    -Ma alla fine Demopolis rimane segreta? Capisco che Monk debba restare fedele al suo alibi, ma pare un po' strano che lasci in pace Wanda e la sua potenzialmente succosa tecnologia... oltre lo scoop per le sue reti!

    -Il trio di protagonisti ha davvero bisogno della lettera sul finale per rimettersi in viaggio? Perché a questo punto una capatina alla Dama della Roccia in Guinea sarebbe abbastanza logica...

    -Ma Monk III si toglie gli occhiali subito prima di usare l'occhio di fuoco per mancare meglio i bersagli? :P
  • Faccio capolino sul forum per dire la mia sulla nuova avventura di Casty.
    La prima parte mi aveva colpito per i disegni e incuriosito per alcuni aspetti della trama: per il resto mi aveva lasciato in sospeso, in attesa della risoluzione.
    Nella seconda ho trovato spettacolo, grande respiro, belle idee, buon ritmo e buona trama.
    Piccole note: ho apprezzato molto il reprise della "lavata di capo", ironico al punto giusto; mi sono piaciuti molto il sottomarino delle sabbie e l'iconografo.
    Sul fronte disegni, degne di nota tutte le splash e vignettone e la loro colorazione.
    Lo stile che usa Casty per i personaggi mi piace, ma non lo trovo particolarmente notevole, forse anche perché lo trovo ancora eccessivamente derivativo di Gottfredson e Scarpa, ma in ogni caso fa sempre il suo lavoro ottimamente.
    Apprezzo la storia, oltre che per i suoi meriti, per il fatto di essere parte di un ottimo corpus (che devo ancora pesantamente integrare, mi sono perso anni di Topolino) di avventure di largo respiro, genere perfetto per Topolino e che negli ultimi anni è stato messo perlopiù da parte in favore delle storie investigative. In questo senso apprezzo anche le storie più "mondane" (tipo quelle con Topesio), altro lato di Topolino usato poco da altri.

    Detto questo, passo a un paio di domande per il Botta e Risposta.
    Il tema ovviamente sarà l'iniziativa editoriale principale e fondante di questi due numeri: le gommine.

    Topolino n. 3177, gommina di PLUTO
    Hai mai valutato l'uso di Pluto in queste avventure? Se sì, c'è un motivo specifico per cui non l'hai usato? È un personaggio che credo sia complicato utilizzare nel fumetto, essendo legato perlopiù all'animazione. Nel caso tu lo abbia usato in qualche avventura che non ho letto chiedo umilmente venia.

    Topolino n. 3177, gommina di PAPERINO
    Evitando il banale "perché non scrivi storie di paperi?", passo a: hai mai scritto soggetti o sceneggiature coi paperi? O pensato dettagliatamente a storie potenziali?
    Cosa ne pensi in generale di PK? Ti è mai passato per la testa, magari anche per scherzo, di fare qualcosa legato a PK ? Da una parte non sembra davvero nelle tue corde ma dall'altra l'idea di una convergenza simile mi affascina.

    Prego i nostri agili collaboratori di condensare eventualmente le mie domande senza per questo venir meno all'indubbia verve e al necessario riferimento alle gommine.

    A questo proposito, trovo che le gommine siano oggetti misticamente affascinanti. Intanto non si capisce perché farle a pezzi. Secondo me hanno capito che era il modo migliore per usare più colori, ma poi sono impazziti. Quella di Paperino ha una quantità di pezzetti illegale, ed entrambe non stanno in piedi neanche ammazzate. Vorrei sapere cosa hanno pensato i poveracci cinesi che le hanno progettate.

    Vi ringrazio e ci vediamo al mio prossimo post, previsto per il 2023.
    «È uno strano mondo.»
    «Facciamo in modo che non cambi.»
    (Warren Ellis, Planetary)
  • Io volevo chiedere:
    - quanti schiaffi si meriterebbe questo Topolino? Mi è sembrato un po' addormentato.
    - di chi è la firma sulla circolare del Ministero della Cultura? Vorrei sapere il nome.

    Grazie.

    Inviato dal mio Nexus 6 utilizzando Tapatalk
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Eh! Oh!

    Fermi tutti, che arrivo io.

    Io, che non ho osato commentare la storia prima di averne avuto un'idea generale. Io che prima di leggere il secondo ho voluto rileggermi il primo tutto d'un fiato.

    E inizio incollando quello che scrissi in chat di getto questa notte:
    queste sono pagine veramente ma veramente importanti per quanto riguarda la storia del fumetto disneyano

    non smarriamo il focus, gente

    ci sono tanti di quei tocchi, tante di quelle finezze che fanno impressione

    questo uomo ha una sensibilità e un'energia creativa dentro che è strepitosa, e il fatto che la voglia imbrigliare all'interno di un registro volutamente sciocchino non fa che farla risaltare ancora di più

    perché qui ho visto tanta, tanta roba

    fermo restando che con la paraculatina delle colonie di atlantide ha messo una toppa sul problemone delle multiatlantidi

    per il resto ho visto cose intelligentissime

    trovate registiche di livello

    la scena in cui loro entrano in prima persona con l'immaginazione nella storia di esperia è davvero affascinante, e parecchio furba nel suo alleggerire la spiegosità

    la sequenza d'azione successiva, giustamente decompressa e ben dilatata insegna finalmente al pubblico come si fa fumetto avventuroso

    specie qui che ogni settimana vediamo i lestofanti messi ko in una vignetta con la botta in testa e l'azione finisce lì

    la sequenza finale è cinema puro, ed è cinema ghibli

    ha praticamente assorbito la sensiblità di opere come Nausicaa, Conan Ragazzo del Futuro e Laputa

    specialmente Conan col giganto

    bellissimo anche il modo intelligente con cui "edulcora" il registro nella scena finale del telegiornale

    il cronista che dice "sì sì", loro che si rivolgono al cronista in studio

    registro colloquiale scemotto usato apposta

    è un modo intelligentissimo di contrabbandare i mali del mondo in modo allegro, è fumetto che funziona

    poi ovviamente bei disegni e colori, superiori al solito

    nel globale ho preferito l'impero sottozero perchè aveva un quid alla base decisamente inedito

    qui se l'è giocata soprattutto con la regia
    Ebbene sì, ora che sono "a bocce ferme" e a mente fredda, posso dire che Il Raggio di Atlantide a livello di contenuti non supera quel magico garbuglio che era la Marea dei Secoli, o il fascino dell'Impero Sottozero o l'idea geniale alla base del Mondo di Tutor, ma rappresenta un nodo importantissimo nell'evoluzione stilistica castyana.

    Sappiamo che l'opera è particolare anche solo per il suo aver radici che partono dal Colosso di Rodi, passano attraverso il Fantametallo e che arrivano nel futuro futuro chissà dove. Creare un ciclo con continuity senza iscriverlo per forza all'interno di una serie, o un brand è una bella cosa e dimostra come Casty voglia che il suo brand sia... Topolino. Belle e intense avventure basiche di Topolino, senza fronzoli, elseworld, franchise, miniserie, universi etc. Ma con molto ragionamento e "costruzione" d'intreccio. Lo trovo bello, sano, corretto, utile.

    Poi ho gradito i disegni un bel po'. Per due ragioni. La prima è che ho ritrovato le espressioni e le recitazioni "guizzanti" che ricordavo dal Mondo Che Verrà e le Borbottiglie, e che in storie tipo Gli Ombronauti avevo visto appannarsi, e questo è un bene. La seconda è che Casty è diventato cooooooooool!!!1. Ha iniziato a fare le splashone (bellissima la vignettona del Niger), a rompere la gabbia, a sperimentare. Scommettiamo che adesso a Lucca si farà pure un sacco di selfie? E quei colori? Cos'è, CNA - Casty New Adventures? Ottimo, ottimo.

    E sì, lo spazio dedicato all'azione significa che Casty vuole portare sul Topo il gusto per il buon cinema. Che è una cosa che anche Scarpa amava fare. E questo significa porsi in continuità con la tradizione: non odorare di muffa, ma capire gli intenti che fecero grandi coloro ai quali ci rifacciamo.

    Ecco un po' di domande. Starà a Portamantello collocarle nel punto giusto dell'intervista, fonderle con altre etc. Me le hanno suggerite i miei animali immaginari.

    La prima è del Porcattivo:

    - Salve, Casty, credo sia necessario che tu ci faccia il making of. Quando hai concepito questo progetto, come si è evoluto nel tempo, cosa è successo in questi dieci anni e che forma vuoi che abbia per il futuro. Insomma, ti si chiede il piano dell'opera. Compatibilmente con quello che puoi dirci, ovviamente.

    Ora prende la parola il Pipistronzo:

    - Oh, Casty, ma questo comparto grafico così diverso? Così... fiammante? Scelta precisa dovuta alla storia stessa? Voglia di sperimentare di più? E quei colori così bulli? Con le ombrette stilose? Quale santo dobbiamo ringraziare?

    - E te ne faccio pure un'altra, perché mi gira così. Tutto quel ghiblume? Laputa? Conan? Mononoke? Nausicaa? I bambini nella nella foresta? Il sottomarino delle sabbie? Cosa fai, plagi? Ti ispiri? Dai, mappaci tutto il tuo pacchetto riferimenti ghiblosi, che la gente deve sapere!

    E adesso tocca al Coniglio Spumiglio:

    - Casty, quando leggo i fumetti Disney io non ci capisco niente..... come mai Topolino, Paperino, Pippo e Fantomius trovano Atlantide tante volte ed è sempre diversa? Non capisco mica tanto bene, forse perché sono un coniglio con pochissimo cervello e la continuity mi confonde... E' per via delle colonie? Mi puoi spiegare un po' meglietto? dai....

    E adesso ne faccio una io, dai.

    - Il riferimento a Top Cruise mi ha fatto ricordare che c'è Darkenblot in arrivo. Ma gradirei che tu ci facessi un bel promemoria di quali castyate ci aspettano sul topo nell'immediato futuro e in che ordine. Che con la cosa del "prologo" lungone di DB 3 molti sul web sono rimasti confusi. Ci fai una scaletta per il post-atlantide?
  • Topolino e il raggio di Atlantide si sviluppa e conclude col botto!
    Davvero, finale spettacolare, una lunga sequenza d’azione che ricorderò a lungo per come mi ha legato alla lettura, coinvolgendomi in maniera eccezionale. Seguivo con esalto vero le cadute di Topolino, gli attacchi di Monk, ogni passaggio di questo inseguimento così articolato e su cui Casty si è chiaramente speso molto.
    È vero che forse tale lungo epilogo si divide un po’ nettamente rispetto al mood narrativo visto nelle tavole immediatamente precedenti, ma la narrazione di Casty è fluida e non appaiono sbalzi di registro tra la prima e la seconda metà di questo capitolo finale.
    Anche la parte di spiegazione non mi ha pesato, grazie ad uno stratagemma narrativo e di regia alquanto interessante che ha reso le tavole meno nozionistiche e più coinvolgenti, riuscendo a comunicare in modo chiaro e completo il background mitologico senza rallentare minimamente la narrazione, mettendo quindi a tacere il mio appunto critico su un momento simile della prima parte, fatto settimana scorsa.
    I disegni continuano ad essere sempre buonissimi, e anche se alcune inquadrature il viso di Topolino non appare al massimo delle potenzialità espressive e grafiche, sarebbe assurdo negare la qualità degli sfondi di ogni singola vignetta, la maestosità dei panorami e in generale inquadrature sempre evocative, con una rottura della gabbia persistente ma senza mai sembrare gratuita, ma piuttosto funzionale a quanto si sta visualizzando.
    Che bel Mickey da vedere in scena, che nel fumetto Disney (e fumetto avventuroso tout-court) da leggere! :D

    Faccio qualche domanda anch’io al gentile Casty (Valerio mi ha bruciato quella sulla compatibilità con le altre Atlantidi del fumetto Disney ;_; , quindi la evito) :)
    • Un sottomarino sotto il deserto: idea spettacolare ed esaltante, ma occorre assumersene la responsabilità :P… come fa muoversi attraverso la sabbia, da dove è partito? Puoi raccontarci qualcosa di più di questo mezzo?
    • Se le Lepri Viola hanno a disposizione capitali e tecnologie tali da finanziare spedizioni e macchinari tali, c’era davvero bisogno di trovare un antesignano del raggio laser per distruggere i satelliti? Il motivo è solo la capacità di nascondere meglio la fonte del danneggiamento, o semplicemente il piano del grande capo delle Lepri Viola mira a qualcosa di più grosso, sfruttando i “piccoli desideri” di chi si affilia a loro?
    • In che cariche è strutturata la società delle Lepri Viola? Tra sovramaestri e maestri semplici mi sono un po’ perso…
    • Perché l’uso del raggio indebolisce a tal punto Antinea? Attinge alla forza vitale di chi lo usa?
    Il resto del numero, ahimè, non bissa le sensazioni piacevoli che mi aveva dato l’albo della scorsa settimana.
    Paperino e la cordialità sospetta vorrebbe conquistare mettendo in scena una situazione atipica, ma non riesce e creare la suspense necessaria, rappresenta un Paperino poco centrato e offre una risoluzione fin troppo prevedibile. Superpippo in: pericolo meteorite è… vacua, non saprei come altro definirla. Succede poco ma quel poco non fa ridere e non genera nessuna particolare emozione. Luciano Milano alle matite, però, ricorda in diverse pose del protagonista il tratto che Massimo De Vita infondeva all’alter ego di Pippo nel 1998, il che non è male.
    Paperino e la mobilità insostenibile non è male, invece: il plot è simpatico, anche se non certo inedito, e ha il pregio di venire gestito in modo pazzerello il giusto. Si perde un po’, però, nel finale poco chiaro.
    La storia di apertura è invece assai caruccia: certo, continuo a sostenere che – come fu per quella di Artibani su Einstein di qualche settimana fa – le storie di questo Topolino Comics & Science non siano molto diverse dalle diverse avventure a fumetti Disney che nel corso degli anni, per un motivo o per un altro, hanno attinto a tematiche scientifiche per costruire una trama. Qui Fausto Vitaliano ha comunque inserito alcune didascalie che spiegano in modo leggermente più insistito le nozioni interessate, ma resta il fatto che la storia si concentra più su un messaggio di stampo “umano” che scientifico. Messaggio assolutamente encomiabile e che mi è piaciuto ritrovare nel Topo, che infatti contribuisce al mio apprezzamento complessivo per quest’opera (insieme ai sempre piacevoli disegni di Limido), ma che sarebbe comunque stato bene anche in una storia che non trattasse di buchi neri e onde gravitazionali.
    Insomma, continua a sembrarmi un progetto un po’ indeciso, ma finché le storie sono buone non mi lamento troppo.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Che bello il raggio di Atlantide! Seppur diviso con forza tra parte descrittiva e parte di azione, con qualche telefonata qua e là, le ultime venti tavole di azione e di corse riscattano ampiamente tutto e permettono di mostrare con forza la capacità di casty di giocare con topolino e mostrarlo finalmente come è, propositivo, coraggioso e a voltre anche impacciato. Pippo perfetto nelle sue battute fulminee, ed Eurasia ben rappresenta l'avventura, seppur un po' troppo calata nel ruolo della professorona. In ogni caso, bravo Casty, soprattutto dal punto di vista grafico, che regala splash notevoli e colori audaci.
    Quindi, resto in trepida attesa dei futuri svolgimenti.

    Per le domande, ne ho solo una: riguardo a Demopolis, ti sei ispirato a concetti come quello di Epcot, o è esistito davvero qualcosa di simile, in Africa o altrove, dopo la II Guerra Mondiale?

    Grazie,
    V
  • Okay, l'ho letta anch'io, prima puntata-puntata e ieri sera tutta di fila con pure le altre due storie della saga di Atlantide.

    È una bella storia. È fatta bene, in alcuni punti si ride, si sente il lavoro di ricerca che ci sta dietro, si fa leggere tutta di fila. Ma va detto che, tolte le finezze (che ci sono, oh) è una storia prevedibile, che non riserva nessuna sorpresa: tutti sapevamo già [spoiler]sin da quando l'avevamo visto all'inizio, che Monk fosse una lepre viola[/spoiler]. Era abbastanza chiaro, conoscendo le altre storie con Eurasia, che [spoiler]alla fine avrebbero distrutto tutto per sbaglio e non avrebbero avuto nessuna prova della loro scoperta[/spoiler].
    Le varie trovate, che possono essere interessanti da un certo punto di vista, di [spoiler]colonie, seconde lune di ghiaccio[/spoiler], appartengono agli spiegoni e non mi hanno colto in maniera particolare. Ho apprezzato molto l'inizio e la fine di questa storia, per una leggerezza particolare che mi diverte sempre, ma non ho trovato un vero mordente.

    Per certi versi lo paragonerei al recente film Captain America Civil War: girato bene, non manca di momenti divertenti, perfetto sotto molti punti di vista oggettivi, ma non riesce a coinvolgermi davvero.
  • Quando di solito scrivo di un film appena uscito, molto schematicamente: prima racconto la trama, come servizio al lettore ancora sprovveduto, e poi tento un'analisi punteggiata qua e là di giudizi personali. Quando un film è problematico, inoltre, ho il bisogno di scrivere un preambolo come questo per fornire un contesto relativamente al quale andranno considerati i miei giudizi. In parole povere: metto LE MANI AVANTi prima di SPARARLA GROSSA. Uno potrebbe magari direttamente evitare di spararla grossa, sento rispondermi. È vero: in troppi già la sparano grossa per protagonismo; le donne e gli uomini di buona volontà dovrebbero limitare questa debolezza, almeno loro, in favore di un clima di discussione più sereno. Io ho tanta buona volontà e mi considero persino un fanatico della serenità. Allora perché questo ammorbante preambolo? Perché temo che in questa discussione la serenità verrà meno?
    Avrete notato, miei cari lettori, che in questo preambolo c'è un grassetto. Esso evidenzia una precisa condizione che ha viziato in partenza la discussione e che prescinde dalla buona volontà del vostro affezionatissimo, al quale non rimane che riconoscere, giunti a tal punto, che ogni ulteriore ardimento di serenità assumerebbe le connotazioni dell'ipocrisia. Ora, l'ipocrisia è un utile strumento di sopravvivenza in contesti sociali dove la spietatezza è impunita. Eppure il Sollazzo io lo so essere una Tana di amici ben pietosi verso le umane pene e mai riserverei a essi la vigliacca ipocrisia con cui agilmente invece mi faccio strada fra le genti del mondo infame. In parole povere: siete TUTTI PAZZI e io ho IL DOVERE DI FERMARVI perché VI AMO.

    Come dicevo, a questo punto della mia recensione ci starebbe la trama. Tuttavia incontro grandi difficoltà nell'esporla, per una serie di motivi: 1) miei cari lettori, vi conosco uno per uno, so dove abitate e so che conoscete già tutti la trama; 2) la mia coscienza mi impedisce di riconoscere dignità creativa ai "pretesti serializzati"; 3) credo che questi pretesti siano la ragione per cui il settimanale Topolino sia unanimemente (al netto di ipocrisie, ruffianerie e fanatismi) considerato "roba da bambini" o, peggio, "roba commerciale". Incapace di superare tali difficoltà, mi domando e vi domando: da quale idea è nata questa storia? "La scoperta di Atlantide"? "Una scoperta di Atlantide"? "La scoperta di una Atlantide"? "La prima di una serie di scoperte di Atlantide"? Ognuna di queste opzioni comporta delle problematicità. Se è solo un episodio, è poco importante. Eppure vuole essere ugualmente grandioso. Cercare la grandiosità anche nelle piccole cose è lodevole in alcuni casi, meno in altri. Io, per esempio, ho cercato di scrivere un preambolo grandioso a questa recensione; invece era solo prolisso. Qualche frase avrà fatto ridere, qualcuna avrà stupito, qualcuna avrà mosso al pianto, sì. Devo però riconoscere che non erano spontanee. Ora, non esistono strumenti scientificamente accurati per valutare la spontaneità di un autore, quindi non si potrà esprimere un giudizio al riguardo. Si può valutare la sua probabilità, però. ovvero raccogliere quanti più indizi siano necessari per esercitare senza paranoie il legittimo dubbio.
    Lo scrivere per una proprietà intellettuale altrui, come sono i personaggi Disney, sappiamo bene a quante stringenti condizioni sottostìa: stilistiche, psicologiche, grafiche, persino sintattiche. Sfuggire all'omologazione in queste condizioni è difficile, e ognuno dei più bravi e amati autori ha saputo trovare la sua tecnica. Gli altri hanno ceduto all'omologazione. Casty ha il grande merito e l'ammirevole volontà, di non cedere. La sua tecnica, che fra poco tenterò di analizzare, sfugge efficacemente all'omologazione ma a scapito di alcune conquiste storiche di altri autori dell'era moderna e contemporanea, e paradossalmente tradisce anche alcune delle caratteristiche originali del marchio Disney più apprezzate e meno stringenti. Un tale sforzo ipercorrettivo può essere un indizio di poca spontaneità. Ma la mancanza di spontaneità non è necessariamente un problema. Qualcuno potrebbe chiamarla estetismo, altri decadentismo, e in ogni caso troverebbe ammiratori. Io non faticherei a esserne uno, per esempio. Questa tecnica invece è problematica.
    Dovrebbe essere un fumetto umoristico perché umoristici sono i personaggi. La tecnica di Casty prevede invece di bypassare l'evoluzione psicologica centenaria di Topolino e Pippo (i protagonisti!) riportandoli (riabbassandoli) al loro stereotipo, quello del dire comune di chi non legge fumetti. Se la storia è comunque a tratti umoristica, lo è a scapito del carisma di Topolino e Pippo. Un affronto imperdonabile, a mio parere personale; una forzatura indice di poca spontaneità, rimanendo nell'analisi. Vi ho sentiti dire invece che è un sacrificio accettabile per uno scopo più grande. Qui, per esempio:
    Valerio ha scritto:è un modo intelligentissimo di contrabbandare i mali del mondo in modo allegro, è fumetto che funziona
    Ammirevole l'aver ingegnato i diversi livelli di lettura, lo riconosco e lo apprezzo. Cogliere la sensibilità di Miyazaki, maestro del racconto di formazione profondo, pure. Ma a costo di Topolino e Pippo per come si erano evoluti finora? Mi sembra un pessimo investimento. Ci sono altri fumetti che "contrabbandano i mali del mondo in modo allegro" a costo zero.
    Questa tecnica scatena poi un circolo vizioso, per cui si fa di ogni leggerezza un simbolo. Lo sproloquio dell'amico Valerio di questa notte ne è una terrificante sintesi: l'appello a "non smarrire il focus" quando tutti (troppi, lui incluso) vi siete accorti delle leggerezze; la legittimazione dell'autore perché "grande regista" (che è vero, ma è una scusa), l'ammissione finale che in questa storia manca l'idea di base ma "checcefrega". In questi anni ho letto vostre recensioni delle storie di Casty impostate sempre così. Ecco perché la discussione è problematica. È così che si è creata la sproporzionata lode della produzione castyiana. Un effetto valanga di tante piccole concessioni, ognuna più o meno giustificata, che non poteva più essere gestita spontaneamente ma andava assecondata, da autore e fedeli lettori, contribuendo alla portata della valanga e producendo effetti devastanti. La metto in termini apocalittici non perché come può una critica sobria arginare una valanga?

    Come avete ammesso in molti, prima che Valerio vi redarguisse, "Il raggio di Atlantide" si è rivelato una storia minore, nonostante l'impianto da kolossal: in parte perché si dichiara soltanto un episodio di una saga più ampia; in parte perché manca un'idea di base. Il che la rende migliore, nel complesso, di tante altre storie maggiori, che hanno problemi di altra natura e che esamineremo in altra sede. Il problema di questa in particolare, oltre a quanto già detto, è il contrasto fastidioso (perché ennesimo indice di poca spontaneità) fra il suddetto impianto da kolossal e la natura transitoria della storia. Ne risulta un fumetto d'avventura, sì, e io per primo ne voglio, ma non ai costi che dicevo prima e al costo di questo straniante contrasto. Ogni tentativo di coinvolgimento emotivo crolla, ragion per cui a tutti ci sembra, comunque, una storia minore. Senza poter provare emozioni, quanto può valere un'avventura pur così rocambolesca? Che brivido può indurre il sottomarino delle sabbie o il monitor di pietra, se i loro effetti sono fugaci e al prossimo episodio saranno sostituiti da un altro effetto speciale, se riempie solo la casellina "inserire effetto speciale qui" del modello-pretesto serializzato? Quanto di queste spettacolari sequenze è dovuto alle azioni di Topolino e Pippo, o è scoperto dalla loro iniziativa? Mi sembra un tradimento della nobile intenzione di recuperare le storie d'avventura di Topolino.

    Volevo concludere con una nota di impegno civile, visto che non son stato l'unico a aver notato quest'altro punto problematico: Eurasia è Roberto Giacobbo? Tanto irresponsabilmente quanto fa Giacobbo nel servizio pubblico, così Casty con Eurasia, che pure incarna un'idea romantica di avventuriera che ci dischiude le meraviglie del passato avvolte nelle nebbie della leggenda, non vuole rinunciare a un contesto realistico per cui le favole che insegue sarebbero in realtà frutto di ricerca scientifica promossa dallo Stato! Un autore dovrebbe scegliere se meravigliare con l'esercizio sfrenato della fantasia oppure raccontare le meraviglie dell'ingegno umano. Mescolare le due cose è pericoloso. Eurasia pretende finanziamenti pubblici per le sue spedizioni basate sul "si ritiene", "l'ho letto da qualche parte", "c'è persino una teoria che dice che" (e poi da "persino", da eccezione, diventa il motivo per partire). Che bisogno ha Casty di legittimare il suo rinomato sense of wonder con questo contesto realistico, giustificando en passant l'approssimazione nelle ricerche? Ennesimo indizio di poca spontaneità. Ennesimo effetto collaterale della valanga castyiana.

    In parole povere: Casty è FALZO e PERICOLOSO! Però è bravo. Sarebbe molto meno problematico se non lo fosse.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Quando di solito scrivo di un film appena uscito, molto schematicamente: prima racconto la trama, come servizio al lettore ancora sprovveduto, e poi tento un'analisi punteggiata qua e là di giudizi personali. Quando un film è problematico, inoltre, ho il bisogno di scrivere un preambolo come questo per fornire un contesto relativamente al quale andranno considerati i miei giudizi. In parole povere: metto LE MANI AVANTi prima di SPARARLA GROSSA. Uno potrebbe magari direttamente evitare di spararla grossa, sento rispondermi. È vero: in troppi già la sparano grossa per protagonismo; le donne e gli uomini di buona volontà dovrebbero limitare questa debolezza, almeno loro, in favore di un clima di discussione più sereno. Io ho tanta buona volontà e mi considero persino un fanatico della serenità. Allora perché questo ammorbante preambolo? Perché temo che in questa discussione la serenità verrà meno?
    Ti rendi conto che hai di fronte un postmoderno quando la spiegazione del preambolo è lunga quanto il preambolo.
    Avrete notato, miei cari lettori, che in questo preambolo c'è un grassetto. Esso evidenzia una precisa condizione che ha viziato in partenza la discussione e che prescinde dalla buona volontà del vostro affezionatissimo, al quale non rimane che riconoscere, giunti a tal punto, che ogni ulteriore ardimento di serenità assumerebbe le connotazioni dell'ipocrisia. Ora, l'ipocrisia è un utile strumento di sopravvivenza in contesti sociali dove la spietatezza è impunita. Eppure il Sollazzo io lo so essere una Tana di amici ben pietosi verso le umane pene e mai riserverei a essi la vigliacca ipocrisia con cui agilmente invece mi faccio strada fra le genti del mondo infame. In parole povere: siete TUTTI PAZZI e io ho IL DOVERE DI FERMARVI perché VI AMO.
    Ti rendi conto che hai di fronte un ubriaco quando la parte sotto "in parole povere" esprime concetti completamente diversi da quelli che precedono l'espressione "in parole povere".
    Tra l'altro, non capisco come mettere sto panegirico renda il tuo post meno ipocrita. Dove starebbe l'ipocrisia nell'esprimere un'opinione dura e pura?
    Come dicevo, a questo punto della mia recensione ci starebbe la trama. Tuttavia incontro grandi difficoltà nell'esporla, per una serie di motivi: 1) miei cari lettori, vi conosco uno per uno, so dove abitate e so che conoscete già tutti la trama; 2) la mia coscienza mi impedisce di riconoscere dignità creativa ai "pretesti serializzati"; 3) credo che questi pretesti siano la ragione per cui il settimanale Topolino sia unanimemente (al netto di ipocrisie, ruffianerie e fanatismi) considerato "roba da bambini" o, peggio, "roba commerciale".
    Quindi la trama è così commerciale che anche solo esporla ti fa male al cuore? Melodramma much?
    Incapace di superare tali difficoltà, mi domando e vi domando: da quale idea è nata questa storia? "La scoperta di Atlantide"? "Una scoperta di Atlantide"? "La scoperta di una Atlantide"? "La prima di una serie di scoperte di Atlantide"? Ognuna di queste opzioni comporta delle problematicità.
    È un capitolo di una saga sulla scoperta di Atlantide e tu lo sai.
    Se è solo un episodio, è poco importante. Eppure vuole essere ugualmente grandioso. Cercare la grandiosità anche nelle piccole cose è lodevole in alcuni casi, meno in altri.
    Quindi costruire uno sviluppo avvincente per una storia è reato? Una serie non vive di soli momenti clou, c'è tutta l'esperienza prima.
    Io, per esempio, ho cercato di scrivere un preambolo grandioso a questa recensione; invece era solo prolisso. Qualche frase avrà fatto ridere, qualcuna avrà stupito, qualcuna avrà mosso al pianto, sì. Devo però riconoscere che non erano spontanee. Ora, non esistono strumenti scientificamente accurati per valutare la spontaneità di un autore, quindi non si potrà esprimere un giudizio al riguardo. Si può valutare la sua probabilità, però. ovvero raccogliere quanti più indizi siano necessari per esercitare senza paranoie il legittimo dubbio.
    Ottimo collegamento di argomenti. clap clap. Una catena di sofismi da politico che mi fanno incazzare come una belva.
    Lo scrivere per una proprietà intellettuale altrui, come sono i personaggi Disney, sappiamo bene a quante stringenti condizioni sottostìa: stilistiche, psicologiche, grafiche, persino sintattiche. Sfuggire all'omologazione in queste condizioni è difficile, e ognuno dei più bravi e amati autori ha saputo trovare la sua tecnica. Gli altri hanno ceduto all'omologazione. Casty ha il grande merito e l'ammirevole volontà, di non cedere. La sua tecnica, che fra poco tenterò di analizzare, sfugge efficacemente all'omologazione ma a scapito di alcune conquiste storiche di altri autori dell'era moderna e contemporanea, e paradossalmente tradisce anche alcune delle caratteristiche originali del marchio Disney più apprezzate e meno stringenti. Un tale sforzo ipercorrettivo può essere un indizio di poca spontaneità. Ma la mancanza di spontaneità non è necessariamente un problema. Qualcuno potrebbe chiamarla estetismo, altri decadentismo, e in ogni caso troverebbe ammiratori. Io non faticherei a esserne uno, per esempio. Questa tecnica invece è problematica.
    Sì, Casty usa un linguaggio artefatto nelle storie. No, non è estetismo o decadentismo. È stronzaggine da parte di un autore nato e cresciuto sulle vignette satiriche.
    Onestamente, non mi piace troppo questa scelta, dato che sembra che voglia fare un dispetto ad un non meglio identificato censore, ma finisce solo per estraniare il lettore.
    Dovrebbe essere un fumetto umoristico perché umoristici sono i personaggi. La tecnica di Casty prevede invece di bypassare l'evoluzione psicologica centenaria di Topolino e Pippo (i protagonisti!) riportandoli (riabbassandoli) al loro stereotipo, quello del dire comune di chi non legge fumetti. Se la storia è comunque a tratti umoristica, lo è a scapito del carisma di Topolino e Pippo. Un affronto imperdonabile, a mio parere personale; una forzatura indice di poca spontaneità, rimanendo nell'analisi. Vi ho sentiti dire invece che è un sacrificio accettabile per uno scopo più grande. Ammirevole l'aver ingegnato i diversi livelli di lettura, lo riconosco e lo apprezzo. Cogliere la sensibilità di Miyazaki, maestro del racconto di formazione profondo, pure. Ma a costo di Topolino e Pippo per come si erano evoluti finora? Mi sembra un pessimo investimento. Ci sono altri fumetti che "contrabbandano i mali del mondo in modo allegro" a costo zero.
    Ah sì, la centenaria evoluzione psicologica di Topolino e Pippo. Siccome in questa storia non sparano argute frasi metanarrative chiaramente significa che Casty li ha privati di ogni personalità e ridotti allo stereotipo di sé stessi.
    Questa tecnica scatena poi un circolo vizioso, per cui si fa di ogni leggerezza un simbolo. Lo sproloquio dell'amico Valerio di questa notte ne è una terrificante sintesi: l'appello a "non smarrire il focus" quando tutti (troppi, lui incluso) vi siete accorti delle leggerezze; la legittimazione dell'autore perché "grande regista" (che è vero, ma è una scusa), l'ammissione finale che in questa storia manca l'idea di base ma "checcefrega".
    Valerio è pazzo e vede quello che vuole vedere lui, ma chissenefotte. E ritorna il discorso sull'idea di base.
    In questi anni ho letto vostre recensioni delle storie di Casty impostate sempre così. Ecco perché la discussione è problematica. È così che si è creata la sproporzionata lode della produzione castyiana. Un effetto valanga di tante piccole concessioni, ognuna più o meno giustificata, che non poteva più essere gestita spontaneamente ma andava assecondata, da autore e fedeli lettori, contribuendo alla portata della valanga e producendo effetti devastanti. La metto in termini apocalittici non perché come può una critica sobria arginare una valanga?
    E qui parte il vaffanculo dal profondo del cuore. Questa cospirazione di lettori che concedono robe a Casty la vedi solo tu. Addirittura una VALANGA, cazzo. Salvatevi tutti. Casty ha costruito un IMPERO sulla menzogna e la pigrizia!!!!!!!
    Come avete ammesso in molti, prima che Valerio vi redarguisse, "Il raggio di Atlantide" si è rivelato una storia minore, nonostante l'impianto da kolossal: in parte perché si dichiara soltanto un episodio di una saga più ampia; in parte perché manca un'idea di base. Il che la rende migliore, nel complesso, di tante altre storie maggiori, che hanno problemi di altra natura e che esamineremo in altra sede. Il problema di questa in particolare, oltre a quanto già detto, è il contrasto fastidioso (perché ennesimo indice di poca spontaneità) fra il suddetto impianto da kolossal e la natura transitoria della storia. Ne risulta un fumetto d'avventura, sì, e io per primo ne voglio, ma non ai costi che dicevo prima e al costo di questo straniante contrasto. Ogni tentativo di coinvolgimento emotivo crolla, ragion per cui a tutti ci sembra, comunque, una storia minore. Senza poter provare emozioni, quanto può valere un'avventura pur così rocambolesca? Che brivido può indurre il sottomarino delle sabbie o il monitor di pietra, se i loro effetti sono fugaci e al prossimo episodio saranno sostituiti da un altro effetto speciale, se riempie solo la casellina "inserire effetto speciale qui" del modello-pretesto serializzato? Quanto di queste spettacolari sequenze è dovuto alle azioni di Topolino e Pippo, o è scoperto dalla loro iniziativa? Mi sembra un tradimento della nobile intenzione di recuperare le storie d'avventura di Topolino.
    Se non te ne fotte una minchia chiaramente non le provi le emozioni. La casellina "inserire effetto speciale qui"? Sei impazzito del tutto? Ti ricordi Walsh, vero? Con Topolino costantemente in balia degli eventi in avventure completamente slegate e di varia lunghezza? Queste SONO le storie d'avventura di Topolino, se non ti piacciono cambia genere.
    Volevo concludere con una nota di impegno civile, visto che non son stato l'unico a aver notato quest'altro punto problematico: Eurasia è Roberto Giacobbo? Tanto irresponsabilmente quanto fa Giacobbo nel servizio pubblico, così Casty con Eurasia, che pure incarna un'idea romantica di avventuriera che ci dischiude le meraviglie del passato avvolte nelle nebbie della leggenda, non vuole rinunciare a un contesto realistico per cui le favole che insegue sarebbero in realtà frutto di ricerca scientifica promossa dallo Stato! Un autore dovrebbe scegliere se meravigliare con l'esercizio sfrenato della fantasia oppure raccontare le meraviglie dell'ingegno umano. Mescolare le due cose è pericoloso. Eurasia pretende finanziamenti pubblici per le sue spedizioni basate sul "si ritiene", "l'ho letto da qualche parte", "c'è persino una teoria che dice che" (e poi da "persino", da eccezione, diventa il motivo per partire). Che bisogno ha Casty di legittimare il suo rinomato sense of wonder con questo contesto realistico, giustificando en passant l'approssimazione nelle ricerche? Ennesimo indizio di poca spontaneità. Ennesimo effetto collaterale della valanga castyiana.
    Questa è ottusità pura e una critica che non sta né in cielo né in terra.
    In parole povere: Casty è FALZO e PERICOLOSO! Però è bravo. Sarebbe molto meno problematico se non lo fosse.
    In parole povere: fatti un grappino al barbiturico.
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
  • Mentre piovono domande ed in reda già ci gustiamo le prime, succosissime risposte, ecco a voi la prima, storica puntata del Risposta&Botta!
    Franz ha scritto:cut


    Casty: Ok, qui non ci sono domande, allora magari qualcuna la faccio io, giacchè non mi è tutto chiarissimo di questo discorso...


    Come dicevo, a questo punto della mia recensione ci starebbe la trama. Tuttavia incontro grandi difficoltà nell'esporla, per una serie di motivi: 1) miei cari lettori, vi conosco uno per uno, so dove abitate e so che conoscete già tutti la trama; 2) la mia coscienza mi impedisce di riconoscere dignità creativa ai "pretesti serializzati"; 3) credo che questi pretesti siano la ragione per cui il settimanale Topolino sia unanimemente (al netto di ipocrisie, ruffianerie e fanatismi) considerato "roba da bambini" o, peggio, "roba commerciale".


    Casty: Eh, ma il fatto è che Topolino E' un settimanale (soprattutto) per bambini, e che si propone di vendere molte copie. Solo che tu consideri questa cosa con malcelato disprezzo, chi invece ne fruisce (i bambini) o ci lavora (gli autori), lo prende come un dato di fatto.
    Comunque capisco il tuo discorso, e mi piacerebbe quindi sapere QUALE è, secondo te, un fumetto (di questo genere, eh! Non tirarmi fuori Pazienza) che parli sì ai bambini ma con modalità da adulti e anche se questo fumetto è in grado di sostentare i suoi autori.
    ...'chè appunto ci sono anche le "fighissime" fanzine con Paperino che si fa le paperine, ma quello ovviamente NON CONTA
    :-)


    Incapace di superare tali difficoltà, mi domando e vi domando: da quale idea è nata questa storia? "La scoperta di Atlantide"? "Una scoperta di Atlantide"? "La scoperta di una Atlantide"? "La prima di una serie di scoperte di Atlantide"? Ognuna di queste opzioni comporta delle problematicità. Se è solo un episodio, è poco importante.


    Casty: E' l'ultima che hai detto, ovvero la prima (anzi la seconda, dai) di una serie di scoperte che porteranno ad Atlantide.
    Qui però mi sfugge il ragionamento ("Se è solo un episodio, è poco importante"), perchè con questa logica si potrebbe allora dire che L'impero colpisce ancora è poco importante perchè in fondo è solo l'episodio che porterà al Ritorno dello Jedi. E' così?


    Eppure vuole essere ugualmente grandioso.


    Casty: E quindi, con la stessa logica, Lucas avrebbe dovuto fare una cosa loffia ne L'impero e tenersi tutto il grosso per il finale?


    Cercare la grandiosità anche nelle piccole cose è lodevole in alcuni casi, meno in altri. Io, per esempio, ho cercato di scrivere un preambolo grandioso a questa recensione; invece era solo prolisso. Qualche frase avrà fatto ridere, qualcuna avrà stupito, qualcuna avrà mosso al pianto, sì. Devo però riconoscere che non erano spontanee. Ora, non esistono strumenti scientificamente accurati per valutare la spontaneità di un autore, quindi non si potrà esprimere un giudizio al riguardo. Si può valutare la sua probabilità, però. ovvero raccogliere quanti più indizi siano necessari per esercitare senza paranoie il legittimo dubbio.

    Lo scrivere per una proprietà intellettuale altrui, come sono i personaggi Disney, sappiamo bene a quante stringenti condizioni sottostìa: stilistiche, psicologiche, grafiche, persino sintattiche.


    Casty: Sì: e va anche detto però che se uno SCEGLIE di andare a lavorare coi personaggi Disney, magari è D'ACCORDO con (MOLTE del)le condizioni, che a questo punto non sono condizioni , ma semplicemente modalità di lavoro. Anche se vado a fare il commesso all'Ikea, per esempio, non è che posso andarci con la barba di una settimana e puzzolente, e non posso bestemmiare o scaccolarmi in pubblico.


    Sfuggire all'omologazione in queste condizioni è difficile, e ognuno dei più bravi e amati autori ha saputo trovare la sua tecnica. Gli altri hanno ceduto all'omologazione. Casty ha il grande merito e l'ammirevole volontà, di non cedere. La sua tecnica, che fra poco tenterò di analizzare, sfugge efficacemente all'omologazione

    ma a scapito di alcune conquiste storiche di altri autori dell'era moderna e contemporanea,


    Casty: Ecco, qui non ho capito:
    1) QUALI siano queste conquiste storiche
    2) QUALI siano questi autori dell'era moderna e contemporanea...


    e paradossalmente tradisce anche alcune delle caratteristiche originali del marchio Disney più apprezzate e meno stringenti.


    Casty:3)... e qui non ho capito QUALI siano le caratteristiche del marchio Disney che avrei tradito.


    Un tale sforzo ipercorrettivo può essere un indizio di poca spontaneità. Ma la mancanza di spontaneità non è necessariamente un problema. Qualcuno potrebbe chiamarla estetismo, altri decadentismo, e in ogni caso troverebbe ammiratori. Io non faticherei a esserne uno, per esempio. Questa tecnica invece è problematica.
    Dovrebbe essere un fumetto umoristico perché umoristici sono i personaggi. La tecnica di Casty prevede invece di bypassare l'evoluzione psicologica centenaria di Topolino e Pippo (i protagonisti!) riportandoli (riabbassandoli) al loro stereotipo, quello del dire comune di chi non legge fumetti.


    Casty: Ecco, anche qua non mi è chiaro, correggimi se sbaglio: c'è stata una evoluzione di Topolino, ma io me ne impipo e faccio il Mickey "del dire comune di chi non legge fumetti"? Intendi cioè il Topolino perfettino ecc?


    Se la storia è comunque a tratti umoristica, lo è a scapito del carisma di Topolino e Pippo. Un affronto imperdonabile, a mio parere personale; una forzatura indice di poca spontaneità, rimanendo nell'analisi.


    Casty: Qui, giuro, non capisco: puoi rispiegare il concetto con un esempio, magari? Grazie!


    Vi ho sentiti dire invece che è un sacrificio accettabile per uno scopo più grande. Qui, per esempio:
    Valerio ha scritto:è un modo intelligentissimo di contrabbandare i mali del mondo in modo allegro, è fumetto che funziona


    Ammirevole l'aver ingegnato i diversi livelli di lettura, lo riconosco e lo apprezzo. Cogliere la sensibilità di Miyazaki, maestro del racconto di formazione profondo, pure. Ma a costo di Topolino e Pippo per come si erano evoluti finora? Mi sembra un pessimo investimento. Ci sono altri fumetti che "contrabbandano i mali del mondo in modo allegro" a costo zero.


    Casty: Ecco, qui invece vorrei sapere QUALI sono questi fumetti. Restando nell'ambito Disney, ovviamente, che sennò eh...


    Questa tecnica scatena poi un circolo vizioso, per cui si fa di ogni leggerezza un simbolo. Lo sproloquio dell'amico Valerio di questa notte ne è una terrificante sintesi: l'appello a "non smarrire il focus" quando tutti (troppi, lui incluso) vi siete accorti delle leggerezze;


    Casty: Qui non mi è chiaro cosa intendi per "leggerezze": puoi fare degli esempi?


    la legittimazione dell'autore perché "grande regista" (che è vero, ma è una scusa), l'ammissione finale che in questa storia manca l'idea di base ma "checcefrega".


    Casty: Manca una "idea di base", dici: se il succo fosse stato "L'ambiguo Monk fa fare il lavoro ai tre e poi -ooooh- si scopre che è lui il cattivo", potrei darti ragione. Ma mi sembra che ci siano almeno altre due grosse linee narrative (la storia di Wanda e di Esperia) che si intersecano a questa.


    In questi anni ho letto vostre recensioni delle storie di Casty impostate sempre così.


    Casty: E questo mi suona strano, perchè io invece leggo sempre rece in cui mi si fanno un sacco di pulci... :-)


    Ecco perché la discussione è problematica. È così che si è creata la sproporzionata lode della produzione castyiana. Un effetto valanga di tante piccole concessioni, ognuna più o meno giustificata, che non poteva più essere gestita spontaneamente ma andava assecondata, da autore e fedeli lettori, contribuendo alla portata della valanga e producendo effetti devastanti. La metto in termini apocalittici non perché come può una critica sobria arginare una valanga?

    Come avete ammesso in molti, prima che Valerio vi redarguisse, "Il raggio di Atlantide" si è rivelato una storia minore, nonostante l'impianto da kolossal: in parte perché si dichiara soltanto un episodio di una saga più ampia; in parte perché manca un'idea di base. Il che la rende migliore, nel complesso, di tante altre storie maggiori, che hanno problemi di altra natura e che esamineremo in altra sede. Il problema di questa in particolare, oltre a quanto già detto, è il contrasto fastidioso (perché ennesimo indice di poca spontaneità) fra il suddetto impianto da kolossal e la natura transitoria della storia. Ne risulta un fumetto d'avventura, sì, e io per primo ne voglio, ma non ai costi che dicevo prima e al costo di questo straniante contrasto. Ogni tentativo di coinvolgimento emotivo crolla, ragion per cui a tutti ci sembra, comunque, una storia minore.


    Casty: Qui permettimi di dubitare che, DURANTE LA PRIMA LETTURA, tu avessi già capito che NON si andava ad Atlantide e che questo fosse "solo un episodio".


    Senza poter provare emozioni, quanto può valere un'avventura pur così rocambolesca? Che brivido può indurre il sottomarino delle sabbie o il monitor di pietra, se i loro effetti sono fugaci e al prossimo episodio saranno sostituiti da un altro effetto speciale, se riempie solo la casellina "inserire effetto speciale qui" del modello-pretesto serializzato?


    Casty: E qui torniamo alla logica che... mi sfugge (vedi esempio sopra de L'impero copisce ancora): ma quindi, scusa, CHE COSA sarebbe dovuto succedere in questa storia e QUALE TONO avrei dovuto tenere per essere COERENTE col progetto?


    Quanto di queste spettacolari sequenze è dovuto alle azioni di Topolino e Pippo, o è scoperto dalla loro iniziativa?


    Casty: Più o meno...TUTTO? :-)


    Mi sembra un tradimento della nobile intenzione di recuperare le storie d'avventura di Topolino.

    Volevo concludere con una nota di impegno civile, visto che non son stato l'unico a aver notato quest'altro punto problematico: Eurasia è Roberto Giacobbo? Tanto irresponsabilmente quanto fa Giacobbo nel servizio pubblico,


    Casty: Ah, ma sei un guardatore di Tv... :-)


    così Casty con Eurasia, che pure incarna un'idea romantica di avventuriera che ci dischiude le meraviglie del passato avvolte nelle nebbie della leggenda, non vuole rinunciare a un contesto realistico per cui le favole che insegue sarebbero in realtà frutto di ricerca scientifica promossa dallo Stato! Un autore dovrebbe scegliere se meravigliare con l'esercizio sfrenato della fantasia oppure raccontare le meraviglie dell'ingegno umano. Mescolare le due cose è pericoloso.


    Casty: Pericoloso... per chi? E perchè?


    Eurasia pretende finanziamenti pubblici per le sue spedizioni basate sul "si ritiene", "l'ho letto da qualche parte", "c'è persino una teoria che dice che" (e poi da "persino", da eccezione, diventa il motivo per partire).


    Casty: Che è più o meno ciò che fece Colombo quando scoprì l'America o, ancor meglio, Schliemann quando scoprì le rovine di Troia...
    E se un giorno davvero la troviamo, Atlantide?
    :-)

    E mentre l'epico dibattito prosegue verso l'infinito e oltre, vi ricordo che avete tempo fino a domenica, ore 20:00 per far pervenire le vostre domande!
  • Mh, visto che nemmeno a me è piaciuta *così tanto* la storia, rispondo alla domanda più "pertinente" rispetto a quello che ne penso io (che molte parti del post di Franz non le condivido)
    La Redazione ha scritto: Casty: Manca una "idea di base", dici: se il succo fosse stato "L'ambiguo Monk fa fare il lavoro ai tre e poi -ooooh- si scopre che è lui il cattivo, potrei darti ragione. Ma mi sembra che ci siano almeno altre due grosse linee narrative (la storia di Wanda e di Esperia) che si intersecano a questa.
    Ecco, sinceramente io ho percepito proprio Monk come "il succo" della storia, anche perché la storia di Wanda e la storia di Esperia mi vengono presentate come semplici spiegazioni di qualcosa utile alla trama, appunto, che sarebbe dovuta essere Topolino contro Monk. E infatti mi ha deluso, non solo perché Monk è sgamabile dal momento in cui appare, quanto anche perché l'espediente usato è identico a quello usato nelle miniere di Fantametallo.
    Forse quello che intendi l'avrei capito meglio se le tre trame fossero state messe sotto forma di parallelismi (tipo The Killing Joke, per dire), perché disposte in quella maniera mi sono sembrate informazioni che non mi interessavano ma che venivano date ai fini del proseguimento della storia.

    E - comunque - che non si sarebbe scoperta Atlantide ma fatto un altro fiasco come nel Fantametallo l'avevo supposto appena ho saputo che non si trattava del capitolo conclusivo della saga, ma comunque quella delle colonie è un'idea che reputo molto intelligente, ma non penso che salvi la storia.
    Ultima modifica di John Crimes il venerdì 21 ottobre 2016, 19:11, modificato 1 volta in totale.
  • Buondì! Mi sono appena iscritto proprio per la possibilità di porre domande a Casty sul Raggio di Atlantide.

    Spero che sia questo il topic giusto per le domande.

    1) La storia che ci viene raccontata dal "teleproiettore" è la distruzione di Atlantide o Esperia? (non mi sembra una domanda spoiler, ma giudicate voi)

    2) Il villain Monk è ispirato all'omonimo telefilm giallo degli anni '90 o l'omonimia è una casualità?

    Ringrazio voi per l'iniziativa e Casty per la disponibilità
  • Io avrei una piccola domandina:
    -Come fa l'iconografo a raccontare gli ultimi giorni di Esperia se tutti gli abitanti erano fuggiti ? Qualcuno rimasto apposta per poter tramandare la loro storia lo ha impostato ?

    - Come funziona esattamente un iconografo ? Come si fa ad impostare ciò che deve narrare questo apparecchio ?
  • finita di leggere! mi sono preso 2 gg per postare perchè, sebbene alla prima lettura siano stati rasponi, alla ri-lettura ho notato qualche cosa (diciamo alcune accelerazioni nella narrazione) che un po' ha abbassato un voto comunque enormemente positivo! (e a questo punto Casty dirà "esti-casty!" :asd: )

    Per esempio, un pezzo di storia si basa sul fatto che ne' Miss Wanda, ne' gli esploratori si rivelino a vicenda il finanziatore, così come Topolino e amici trovino la colonia abbastanza "a culo" (il fiume Niger non è mai stato navigato interamente, ci sono miliardi di affluenti che passano per infinite grotte sotterranee... e loro beccano giusto giusto quella che li porta a destinazione?) o comunque molto tirate via, se consideriamo la preparazione delle fonti che c'è stata dietro, quasi Castelliana mi verrebbe da dire... forse sarebbe servito dividere la storia in 3 parti (la prima ricerca, la seconda spiegazione, la terza azione), ma credo che non gli avrebbero concesso così facilmente un'altra cinquantina di tavole...

    Inoltre (questa non è un critica, ma solo un ragionamento libero), sappiamo che il mondo disney è un insieme di universi paralleli per cui ogni storia fa "storia" a sè, eppure mi ha fatto strano vedere il Museo di Topolinia SENZA Zapotec e Marlin... cioè, immaginavo le loro proteste in seguito alla riduzione del budget ministeriale, soprattutto del primo, che aveva risolto l'enigma di Mu! Certo, capisco, e a maggior ragione oggi, le parole di Casty quando 5 anni fa scriveva:
    Ok, (Topolino, ndr) ha 80 anni e ne ha viste di tutti i colori: però i suoi lettori di anni ne hanno otto, ed è a loro che io penso quando lo faccio agire. Se faccio Topolino che va su Marte, voglio che sia entusiasta, che si stupisca e si spaventi… e non che dica “Yawn, è la quindicesima volta che mi fanno andare su Marte, mi converrebbe fare l’abbonamento“
    però che figata sarebbe se poi si scoprisse che era tutto un prequel/retcon a l'Atlantide continente perduto :sbav:


    Comunque, DOMANDE:
    -Le Lepri Viola sapevano dove si trovava la colonia in Africa dopo il tentativo di invasione degli anni '50 (ad occhio direi che il periodo è quello)... Eppure preferiscono mandare avanti Eurasia & Co.! perchè? 1) hanno paura del "Raggio di Atlantide"; 2) pensano che un gruppo di esploratori senza secondi fini potrebbero avere più successo; 3) dobbiamo credere che hanno perso le coordinate del tentativo di invasione di mezzo secolo fa (cosa che spiegherebbe il gps nella telecamera, però però...)? forse un misto delle 3 spiegazioni?

    -La vita nell'utopia africana non è un po' "monotona"? capisco tutti gli intenti pedagogici, ma una società ferma agli anni '40, che però riceve continuamente notizie dal mondo attraverso la radio... insomma, che effetto fa sui bambini sentire parlare di mousenet, squitter, pokemon go ecc? che poi la "leaderessa" (illuminata, eh) non si fa problemi a tornare alla civiltà per prendere i nuovi film che piacciono a LEI (il che implica che esistono persone nel mondo esterno che è a conoscenza dell'utopia stessa, no?), facendo quindi uno strappo alla regola, e i poveri cristi devono vivere come gli hamish??? al mio paese questa è comunque una dittatura, per quanto Miss Wanda possa essere illuminata :mah:

    -C'è mai stato un punto durante la progettazione della trama in cui hai avuto la tentazione di far unire al terzetto anche Zenobia, che di regni nascosti in Africa ne dovrebbe essere la regina? Tra l'altro la sua "storia" era basata sul romanzo avventuroso "L'Atlantide", del 1919 uno dei progenitori del genere... insomma, chi meglio di lei? :D
    (magari si scopre che verrà usata in futuro...)

    -Ultima domanda, ma la più importante IMHO: a quando il seguito? dobbiamo attendere altri 4 anni?
  • Boh, sarò un mente semplice, ma tutte queste connotazioni negative nella storia non le ho viste.

    Il Raggio di Atlantide l'ho trovata un ottima storia Castiana, non ai livelli de L'Impero Sottozero o il Mondo che Verrà, ma rimane una storia d'avventura robusta, avvincente e dai contenuti interessanti, unica disdetta: avrei voluto vedere di più Demopolis e le sue meraviglie, ho apprezzato particolarmente questa mini Atlantide moderna (o Esperia) nella quale Casty propone anche delle soluzioni a vari problemi nel nostro stile di vita, senza sbatterlo troppo in faccia ai lettori, insomma una storia per niente vacua come i programmi trasmessi da Abelard Monk III, che mi è piaciuto particolarmente come villain, molto vicino allo stereotipo del "Cumenda" a prima vista per poi rivelarsi in tutta la sua megalomania e spietatezza. Come al solito mi hanno divertito molto gli elementi satirici (Sono morto quando il nonno di Monk ha chiesto: "Sì ma... può sparare?" neanche fosse un bambino che ha appena ricevuto un carro armato giocattolo, il nipote è chiaramente più sveglio) e le solite critiche al popolino bue che si beve qualsiasi cosa. Molto carine nel finale le chicche, il merlo indiano e il pappagallo delle prime storie.
    Spero solo che non dovremo aspettare troppo tempo per la prossima avventura di Eurasia.

    Qui le mie domande, anche se più generali e meno incentrate sulla storia corrente, anche perché spulciando sono riuscito a trovare alcune delle storie precedenti:

    - Che fine ha fatto lo zio di Eurasia? capisco che sia sparito dalle scene per evitare di appesantire la storia per i lettori più giovani o chi semplicemente non aveva letto la prima storia. Ma tramalmente dove potrebbe essere finito?

    - Prima di fare l'avventuriera di cosa si occupava Eurasia? Studiava? Insegnava? Era già ricercatrice? Se non ricordo male nella prima storia diceva di essere alla sua prima spedizione. Correggetemi se sbaglio.

    - Hai pensato fin dall'inizio le Lepri Viola con una specifica scala gerarchica con al vertice il Sovramaestro. Oppure il cattivo de: "Il Colosso di Rodi" inizialmente doveva essere l'unico Maestro della Società?
  • Ho letto la seconda parte e non posso fare altro che aggiungermi al coro degli elogi per Il Raggio di Atlantide, terzo capitolo di quella che possiamo chiamare la "Saga di Atlantide". Questo terzo capitolo , che sarebbe meglio chiamare "Il Raggio di Esperia", si rivela un'eccellente storia d'avventura, mescolata con humour e ambientazioni mirabolanti. Un vero e proprio Indiana Jones, con le sue civiltà sperdute e le epiche scene d'azione (l'inseguimento nel deserto non vi ricorda niente?). Il lavoro compiuto da Casty nel documentarsi e nel solo costruire la mitologia Atlantidea non ha nulla da invidiare alla precisione di Don Rosa e incuriosisce il lettore ([spoiler]quante sono le colonie fondate da Atlantide? Che fine hanno fatto?[/spoiler]). Il lato umoristico è altrettanto solido e non soltanto per la satira rivolta ai media, ma anche per le altre trovate umoristiche disseminate nel racconto. Anzi, se devo essere sincero l'idea del combattimento a suon di candelotti di dinamite nel deserto è la trovata che più mi ha fatto ridere in tutta la storia, geniale quanto improbabile.
    Ed su questa idea che interrogo l'autore:
    - Casty, confessi: a cosa si è ispirato per il combattimento nel deserto con la dinamite?
    Da Socrate a Paperone:
    "Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta."
  • Mentre leggevo la seconda parte de "Il raggio di Atlantide", mi è tornato in mente il film "Atlantis - L'impero perduto": ho notato alcune somiglianze, al di là dell'argomento principale. Questa è una mia lettura personale:

    Miss Wanda = Kida
    Abelard Monk III = Rourke
    Occhio di fuoco = Cuore di Atlantide

    Anche lo svolgimento mi è sembrato simile. E' stato un caso o...un'ispirazione? Comunque sia, mi è piaciuta (anche per i disegni, soprattutto i fondali) e sono curiosa di leggere il prossimo capitolo!

    P.S. Sono la ragazza che ti ha offerto un mochi alla fragola alla fiera di San Donà!
  • Ho letto e condivido i commenti positivi tanto quanto le critiche perchè sono un lettore maturo ed equilibrato capace di farsi suggestionare da idee potenti come la storia di Esperia come di storcere il naso di fronte al cattivo creduto buono che estrae la pistola. Ho una sola grande perplessità: non è che a tirarla così tanto per le lunghe con la scoperta di Atlantide poi si rischia che Atlantide la scoprano per davvero?

    Le mie domande buffacchiotte e non:

    - La narrativa è piena di città tecnologicamente all'avanguarda ma nascoste agli occhi del mondo, però la collocazione africana di Demopolis mi ha fatto tornare alla mente un'altra città ipermoderna, sempre perduta ma per altre ragioni: Wondercity. Ti dice nulla?

    - A proposito, mi sono un po' stufato di questa tecnologia rivoluzionaria per cui il mondo non è ancora pronto. Non pensi che sarebbe ora che Demopolis e tutte le altre città all'avanguardia si coalizzassero e marciassero sul mondo per imporre la legge del giusto? Viva la dittatura, se funziona!

    - Le tue storie sono colme di riferimenti a teorie storiche o scientifiche più o meno strampalate, ma tu fino a che punto credi a quelle più "fringe"?
    - E c'è una qualche lettura o visione che consiglieresti a chi vuole farsi un'idea su queste tematiche?
  • Un nuovo, entusiasmante numero di "Mickey Mystère", nel quale il grande Alfrea Castellin recupera le atmosfere dei primordi, aggiornandole con arguzia ai tempi odierni e dimostrando, così, nonostante la lunga carriera alle spalle, di avere ancora molte frecce al proprio arco.
    Gli Uomini in Viola ritornano finalmente protagonisti dell'universo creato da Castellin, dopo diversi anni di appannamento, e si rilanciano, com'è giusto che sia, come i veri villains dei nostri giorni, nemici che ESISTONO VERAMENTE: politici e imprenditori corrotti e bugiardi, interessati soltanto al controllo globale e totale di ogni fonte d'informazione, intrattenimento e sostentamento del pianeta. Appare dunque egregia la scelta di non svelare la reale identità del Tessitore, anche a molti anni di distanza dall'esordio di questo enigmatico figuro: non è ancora giunto il momento; non sarebbe verosimile vedere sgominata un'organizzazione del genere oggi, in cui, al contrario, il potere di chi... detiene il potere è al suo apice (e lo sarà ancora per molto, molto tempo), e anche chi pare sconfitto o sulla via del tramonto lo è, in realtà, soltanto in apparenza.
    Gli ingredienti tipici di questa serie pluriennale, e ormai a sua volta "classica", dal nozionismo documentato all'azione studiata nel dettaglio, dai dialoghi brillanti alla morale archetipica, si miscelano sapientemente, ricreando la segreta alchimia che ha dato origine al successo della serie: il consueto e ben assortito trio di protagonisti Mickey, Pippava e Euriana Tostard, si ritrova ancora una volta a constatare come gli errori che l'umanità continua, imperterrita, a commettere, non siano altri che reiterazioni, sciocche e tristi, di dinamiche già fatali a civiltà del passato, le quali, spogliate della gloria postuma che attribuiamo loro col senno di poi, non fanno altro che rivelarci la propria fallace natura umana. Giocando sulla sottile linea che separa realtà e fantasia, Castellin sembra lanciare un'ennesimo ammonimento ai suoi contemporanei sugli abusi e gli sprechi che certi uomini fanno della scienza e del potere che essa è in grado di fornire, facendo però attenzione ad evitare di cadere nella trappola della nostalgia reazionaria per un passato anti-tecnologico tranchant.
    La trama di questo episodio, pur riproponendo un classico canovaccio di stampo avventuroso, introduce innovazioni come sempre intriganti e sorprendenti, lasciando nel lettore, al termine della lettura, la sensazione di volerne sapere di più. Non solo: il vulcanico Castellin questa volta si prende anche il lusso di giocare con il concetto di albo-oggetto, e, con la sagace trovata di omettere, per una volta, la consueta preview dell'episodio successivo, tipica negli albi Panelli, non fa altro che aumentare la curiosità nel fan mickeyriano.
    Per concludere: alla faccia dei suoi molti detrattori, che da tempo ne auspicano la chiusura, "Mickey Mystère" dimostra di avere ancora un lungo futuro dinanzi a sé, con molti altri misteri da svelare, e che anche enigmi già affrontati possono essere "aggiornati nel segno della tradizione" se chi li maneggia ne è un appassionato cultore; se è, insomma, un inesauribile curioso voglioso di apprendere, divertirsi e far divertire. Come sono Mickey e colui che, da molti anni a questa parte, ne è l'umile biografo.
    Immagine
    Ottimo lavoro.
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