[Topolino] Annata 2016

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Anche io ho qualcosa da dire.

    La storia di Fausto mi sembra procedere bene, in modo coerente e simpatico. E si inizia a intravedere pure una morale, come già nella scorsa On the Road. Bene così!

    Faccini dovrebbe fare SCUOLA, non scherziamo.

    Ma veniamo a Gagnor/Usai. E' vero che ci sono le cazzatone illogiche all'inizio, è vero che Emy Ely Evy etc, sono vere le forzature ma - oh - è la storia che secondo me mostra più di tutte ciò che Gagnor sa fare bene: ridere. Le gag si susseguono con un ritmo eccellente, molte cose mi hanno fatto scoppiare a ridere, e in definitiva sembra di vedere un cartone animato. Merito anche di Usai, uno dei migliori disegnatori recenti sulla piazza, dinamico ed espressivo. Una sorpresa!
  • Concordo su tutto.
    (ma Gagnor mi ha sempre fatto ridere, anche se ha all'attivo anche una delle storie che mi commuovono di più di sempre)
    Immagine
    Ottimo lavoro.
  • Valerio ha scritto: Ma veniamo a Gagnor/Usai. E' vero che ci sono le cazzatone illogiche all'inizio, è vero che Emy Ely Evy etc, sono vere le forzature ma - oh - è la storia che secondo me mostra più di tutte ciò che Gagnor sa fare bene: ridere. Le gag si susseguono con un ritmo eccellente, molte cose mi hanno fatto scoppiare a ridere, e in definitiva sembra di vedere un cartone animato. Merito anche di Usai, uno dei migliori disegnatori recenti sulla piazza, dinamico ed espressivo. Una sorpresa!
    Sono d'accordo sul fatto che uno dei talenti sceneggiatori principali di Gagnor sia la capacità di far ridere, genuinamente, attraverso battute e gag spesso riuscite. Ha sempre avuto i giusti tempi comici, non solo da questa storia.
    Però non mi basta, se la comicità non viene innestata all'intero di una trama logica e coerente nelle sue basi. E qui purtroppo la costruzione di queste fondamenta della trama sono piuttosto deboli, ahimè, e non è cosa che riesco a trascurare.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

    SEGUI LOSPAZIOBIANCO SU:
    Twitter | Facebook
  • Valerio ha scritto:Personalmente non ho trovato motivo alcuno di interesse nel ritrovarmi davanti alla solitissima sfida tra Paperone e Rockerduck che si traduce in una schidionata di gag.
    Schidionata.
    La ricercatezza di quest'uomo. Mi cita Segre come fosse suo cugino. E, guarda caso, parlava del Don Chisciotte.
    Il maestro Sisti avrebbe così commentato: “Però, che raffineria!” :)
    Fausto
  • Questa settimana è uscita la terza e ultima parte di "Don Pipotte": [spoiler]io sono un pò rimasta delusa dal finale.[/spoiler]
  • Capitano Amelia ha scritto:Questa settimana è uscita la terza e ultima parte di "Don Pipotte": [spoiler]io sono un pò rimasta delusa dal finale.[/spoiler]
    Ovviamente spiace quando una storia delude qualche lettore. Tuttavia, mi aspettavo che questa terza parte di questa parodia - o, come la definisce Sciarrone, “metafora” - del Don Chisciotte spiazzasse un po'. Sono state diverse ragioni che mi hanno portato a deviare dalla storia originale e creare un finale, diciamo così, alternativo. Mi spiace, ripeto, se tu e altri lettori sono rimasti delusi. Cercherò di fare meglio la prossima volta, se ne avrò la possibilità.
    Fausto
  • Anche a me l’ultimo capitolo del Don Pipotte di Fausto Vitaliano e Claudio Sciarrone ha piuttosto deluso, devo ammetterlo. E mi spiace, perché invece le prime due puntate le ho trovate (come detto nelle scorse settimane) molto buone, con un primo episodio che getta ottimamente le basi tematiche della storia e un secondo più di passaggio ma sempre efficace.
    Nella conclusione, invece, ho visto la trama prendere una piega poco coerente con quanto visto sinora, e a tratti frenetica, troppo veloce nell’esposizione.
    Perché se è pur vero che in una parodia di Don Chisciotte - e in questa versione in particolare - non è certo lo scontro con il “cattivo finale” il cuore della vicenda, è anche vero che in questa storia è presente e che qui viene liquidato in quattro e quattr’otto, senza enfasi e quasi liberandosene il prima possibile. Non solo, viene peraltro condito con un colpo di scena come quello [spoiler]dell’alieno invasore[/spoiler], che al di là della scontatezza della trovata in sé ho trovato anche fuori contesto nel tenore dell’avventura.
    È molto buona l’idea del mischiare le carte tra realtà e fantasia, ribaltando la situazione in modo tale da rendere reali le situazioni che abbiamo precedentemente visto sotto il filtro delle visioni di Pippo, ma la modalità con la quale lo sceneggiatore ha portato a termine tale scelta non mi ha convinto.
    I disegni di Sciarrone proseguono invece sulla falsariga di quanto visto nei primi due terzi della storia: dinamici, cinetici e con buone soluzioni nella gestione delle tavole. L’unico appunto è nell’aspetto dato a Zenobia, troppo distante da quello canonico al punto da far pensare che questa ragazza sia un’omonima che ricorda solo vagamente il personaggio scarpiano.
    La storia migliore del numero è invece quella che chiude l’albo: Zio Paperone e il marchio aureo è infatti, pur nella sua semplicità, un racconto solido e articolato, dotato di una sceneggiatura che non lascia nulla al caso, di impostazione classica ma in grado di avere una voce nuova e importante. Alessandro Sisti scrive una storia di Topolino “a regola d’arte”, riuscendo a divertire, intrattenere e fare anche una leggera satira su una delle caratteristiche della società. Francesco Guerrini è in ottima forma, in un crescendo che prosegue da qualche anno a questa parte ormai rispetto agli anni ‘90 dove non lo apprezzavo troppo, e qui si sbazzarrisce non solo nel dare dinamismo e slancio a Paperone, Paperino e Paperina, ma anche negli animali antropomorfi che popolano la città, davvero gradevoli.
    Un’altra storia che mi ha conquistato è Pippo, Manetta e l’indagine giusta sulla pista sbagliata: divertentissima! Pietro Zemelo si muove sulla scia faraciana (ricorderei a tal proposito Il genio nell’ombra) nel mettere in primo piano i due comprimari “tonti”, e trova la giusta “frequenza” per trattarli con trovate e battute che funzionano molto bene, generando risate a più riprese. Certo, si gioca in un paio di occasioni con il “dar di gomito” al lettore, ma in maniera nient’affatto fastidiosa e funzionale al tipo di umorismo dichiaratamente presente nella storiella. Buona, davvero buona ed efficace.
    E mentre la breve con Paperino e Paperoga l’ho trovata inconcludente (letteralmente, non sono riuscito a capire dove volesse andare a parare), ma storia di Carlo Panaro con Paperino protagonista si è rivelata una lettura piacevole grazie ad una sceneggiatura pulita, che comunque non rifugge da alcuni cliché ormai tipici della scrittura di Panaro (vale a dire lo sviluppo finale della vicenda), ma che perlomeno viene raccontata in maniera interessante.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

    SEGUI LOSPAZIOBIANCO SU:
    Twitter | Facebook
  • Ma la storia di Fausto su Paperinik ha un senso? :bush:
    (almeno è lodevole che abbia chiuso tutte le sottotrame :asd: )
    Ah, Slam Duck è bruttino. Sciarrone disegna tutti i personaggi come fossero fighetti e molti dei personaggi sono stereotipi ambulanti (tipo il DIRETTORE MALVAGIO che odia il basket ma in realtà ha un cuore d'oro :vomit: ).
  • Immagine

    Su Topolino #3160 tornano Tutti i Milioni di Paperone, la serie creata da Fausto Vitaliano e ripartita negli scorsi mesi dopo uno stop di vari anni.
    Questo Quindicesimo milione è però dotato di una differenza rispetto alle precedenti storie del ciclo: solo il soggetto è di Vitaliano, mentre la sceneggiatura è ad opera di Vito Stabile.
    Una bella prova di fiducia da parte di Vitaliano, che affida una sua “creatura” ad un giovane autore, che ha però dimostrato in questi anni buone capacità e un costante miglioramento... oltre che il proprio amore incondizionato per il personaggio di Paperon de’ Paperoni, probabile fattore determinante per questa collaborazione.
    La storia si muove sulla falsariga delle altre che compongono la serie: la contaminazione tra i due professionisti fa però bene al prodotto finale, che risulta un piacevole ibrido tra i due stili narrativi.
    Si può infatti ritrovare l’andamento di racconto tipico dei Milioni, e anche le interazioni tra Paperone e Paperino nel presente sono aderenti all’approccio vitalianesco, ma allo stesso tempo coesistono dialoghi più tipicamente viteschi e un approccio più da tall tale di quanto non fosse già in passato.
    Non è certo un racconto memorabile, né la migliore prova di Vito, ma si configura come una lettura piacevole che porta avanti la serie intrattenendo con gusto, e con un ottimo Paperone in scena.
    Il tutto sarebbe stato forse maggiormente valorizzato da un comparto grafico di altre fattezze: Marco Mazzarello fa un lavoro tutto sommato buono, con alcuni volti paperoniani azzeccati, ma in linea generale il suo stile continua a non piacermi molto, per via di un certo approccio agli sfondi e per le tipiche espressioni poco… espressive e varie che generalmente assumono i personaggi.

    Minni e l’insostenibile Supertop e Nonna Papera e il mistero della scatola sono due storie che non so bene da dove possano essere saltate fuori!
    L’idea della prima di rendere Topolino un supereroe fa acqua da tutte le parti, fin dalle premesse: Minni sostanzialmente dice al fidanzato “cresci, tu e le tue avventure da scavezzacollo!”, e poi decide che per spronarlo lo deve rendere un eroe mascherato. Wait, what?!?
    Poi per carità, carina l’idea che tutti sappiano che è Mickey dietro a quella maschera ma Manetta no, e anche un paio di dialoghi fanno sorridere, ma nel complesso la sceneggiatura scritta dalla Manzoni è un grosso “no”, e non la salvano nemmeno i bei disegni briosi di Massimo De Vita.
    La seconda, a metà tra una breve e una media, vorrebbe essere un giallo con Nonna Papera novella signora in giallo… peccato che la trama di Mazzoleni sia prevedibile, forzata e costruita inanellando un cliché dietro l’altro in maniera annacquata.

    Paperino & Paperoga in: chi cerca… perde si rivela invece, nella sua semplicità, davvero apprezzabile. Zemelo se la cava con i temi inerenti alle interazioni quotidiane ed elementari, così l’innamoramento di Paperoga e il suo aver perso il portafogli portano, dopo qualche gag simpatica, ad un finale piuttosto divertente, sostenuto dai disegni davvero validi, dinamici e vivi di Davide Baldoni.

    In chiusura, breve parentesi per lo Slam Duck di Francesco Artibani e Claudio Sciarrone. Ho recuperato i primi due episodi dai Topi della biblioteca cittadina, e devo dire di essere rimasto abbastanza deluso: alla capacità sceneggiatoria di Artibani, presente qui come in tutte le sue altre storie, si affianca una trama sportiva che ho trovato priva di mordente, condita delle solite morali legate a queste situazioni, piuttosto didascalica e ovvia, e sostanzialmente con poca attrattiva, almeno per quanto mi riguarda.
    Questo terzo episodio però è già migliore: non riesce ad evitare la retorica dei valori sportivi, peraltro veicolata dalla classica “testa calda” che sta pian piano maturando (...), ma i rapporti tra quest’ultimo e Paperino si sono evoluti in maniera interessante, così come anche la dinamica della squadra di basket mi sembra funzionare meglio. L’evoluzione della figura del preside, però, resta probabilmente la cosa più apprezzabile di questo episodio, non tanto per la situazione in sé quanto per come viene raccontata; non salva la storia nel suo complesso (almeno per ora) ma comunque migliora un po’ le cose.
    Sciarrone fa sempre un gran bel lavoro: dovendo pensare a qualcuno che rendesse dinamico, moderno e spumeggiante l’aspetto di campi da basket, partite, stadi e azioni di gioco, la persona più adatta era senz’altro lui, e l’ha dimostrato con tavole efficaci, che sopperiscono ad alcuni sfondi che appaiono un po’ “piatti” o “freddi” con movimenti dei personaggi credibili, personaggi curati nel loro aspetto e nelle loro espressioni e una regia sempre centrata verso quello che è importante mostrare.
    Sicuramente, pensando al mercato internazionale, questi sono disegni effettivamente spendibili.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

    SEGUI LOSPAZIOBIANCO SU:
    Twitter | Facebook
  • Immagine

    Dopo tanti anni, una faraciata rimane sempre un motivo sufficiente, per me, per acquistare il "Topo".
    Peccato che la storia in apertura di Topolino #3161 non mi abbia granché soddisfatto: Gambadilegno e il giallo della camera gialla di Tito Faraci è infatti una storia priva di una vera e propria trama, che si riduce ad essere una sequela di scene - immaginate da Gamba - slacciata l'una dall'altra, nell'intento di disegnare una sorta di "mappa" dei generi narrativi affini al crime. Intento raggiunto però in maniera non molto brillante, visto che l'esiguo spazio costringe l'esposizione in un inquadramento nozionistico e didascalico che rende la storia spezzettata e poco fluida.
    Non sono uno di quelli che si è stufato della comicità tipica di Faraci, che continua a divertirmi e che infatti è tra i plus della storia, ma nel complesso la trasferta in Senigallia di Pietro non ha offerto granché come lettura, se non qualche simpatica gag, e anche il ribaltamento finale non si rivela efficace, visto che viene presentato e liquidato in quattro e quattr'otto.
    Anche Giorgio Cavazzano, alle matite, non sembra particolarmente ispirato: ad un lavoro generalmente buono si contrappongono alcune vignette che sembrano meno curate, come quella centrale di pagina 27 o la penultima della pagina successiva. Se gli sfondi sono sempre dettagliati, sono invece i volti ad essere più semplici, mentre in altri punti il tratto riacquista corpo.

    L'episodio conclusivo di Slam Duck si porta dietro l'atmosfera e le caratteristiche che mi erano piaciute poco nelle scorse settimane, ma riesce anche a potenziare le cose buone comparse nel precedente. Francesco Artibani preme infatti sulla caratterizzazione dei personaggi, in primis i nipotini che finiscono in un triangolo sentimentale in parte pilotato dalla squadra di basket avversaria nella partita finale, che rende i rapporti frizzanti e ricchi di appeal.
    Di contro, però, abbiamo l'evoluzione di Bounce, ormai totalmente "sportivo dell'anno" in un'evoluzione che continua a sembrarmi banale e poco approfondita, e abbiamo le solite moraline da terzo tempo. Certo, chiaro che ci debbano essere in una storia sportiva rivolta ai più giovani, e sacrosanto che si inculchino in quante più teste possibili, ma continuo a trovare il modo con cui sono state espresse troppo piatto e piuttosto stereotipato. Apprezzo però aver mantenuto negativa fino alla fine la figura dell'allenatore avversario di Paperino, cosa che tenta almeno di riequilibrare un po' la situazione, come apprezzo i cinetici disegni di Claudio Sciarrone, che tra pettinature giovanili e moderne, scorci credibili di scuole, campi e palestre e abiti realistici contribuisce molto alla freschezza del progetto.
    Progetto che però non mi molto convinto.

    La storia migliore del numero si rivela a sorpresa essere quella di Federico Buratti! Zio Paperone e l'obiettivo RK sembra partire con il piede sbagliato, con l'ormai famigerato rovesciamento dei cliché dei personaggi e con un'idea già usata in passato, ma lo sceneggiatore porta avanti la trama con grande sicurezza, ottenendo due ottimi risultati: un Paperone caratterizzato davvero bene, che riesce ad apparire sia duro che meditabondo che segretamente cuor d'oro sempre in modo credibile, e le pagine con il sogno di Paperone, un tocco di raffinatezza che mai mi sarei aspettato e che personalmente ho adorato. I disegni del sempre ottimo Ettore Gula completano un quadro tra i più rosei, consegnando ai lettori una storia che lascia qualcosa dentro.

    E mentre Zio Paperone e il dollaro da concorso si rivela niente più di un simpatico divertissement da parte di Alessandro Mainardi, degna di nota anche per i bei disegni di Carlo Limido (che qui appare però leggermente diverso dal suo solito stile, forse per via delle chine?), Dinamite Bla buzzurro del futuro vira in modo deciso verso l'umorismo riuscendo a strappare risate in più occasioni. Roberto Gagnor non si limita a mettere a contatto Dinamite e la tecnologia, ma lo fa contornando la situazione con precisi riferimenti alla realtà virtuale e social degli anni recenti, mettendo in gioco in modo riuscito anche Archimede e Paperoga e condendo il tutto con alcune spruzzate di non-sense e con una sottile satira, riuscita e irresistibile. Un'avventura leggera ma godibilissima e scritta con mestiere, la seconda migliore dell'albo. Alle matite Paolo De Lorenzi, un po' più legnoso di quanto ci abbia abituato in passato, ma che ci offre un design davvero accattivante per i due giovani truffatori contrapposti al protagonista.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

    SEGUI LOSPAZIOBIANCO SU:
    Twitter | Facebook
  • Slam Duck

    Immagine

    Sono convinto che un fumetto come Slam Duck meritasse molta più attenzione di quella che gli è stata riservata negli ambienti fumettistici che solitamente tributano grandi onori alle storie di PK o alle Parodie. Sentir parlare di delusione, di andamento didascalico o di storia commissionata mi ha davvero disturbato, perché - a prescindere dalle ragioni dell'esistenza di questo esperimento - significa non aver acceso i ricettori per accorgersi che quello che abbiamo di fronte è un lavoro di gran classe.

    Ho più volte detto che apprezzo il lavoro di Artibani. Ho stima di lui come persona E autore. Trovo che, da PK alle storie più normali, i suoi lavori abbiano sempre una resa notevole. Ma quello che li rende notevoli è l'approccio che lui ha alla materia, il modo in cui la sua testa concepisce il mondo Disney. Non ci sono universi narrativi separati, non ci sono lavori di serie A o di serie B, ma ci sono tante storie diverse, con registri e scopi diversi ma che vanno fatte tutte bene. E vanno fatte bene perché a prendervi parte ci sono dei signori personaggi, che meritano signore storie e signore interpretazioni. C'è arte in questo, ma soprattutto c'è onestà, voglia di farti leggere qualcosa di buono, qualcosa in cui per quei dieci minuti di lettura puoi anche concederti di CREDERE. Va da sé che ci ritroviamo quindi un "universo narrativo artibanico" di grande omogeneità. E questo filo rosso lega senza alcun problema una storia come Il Raggio Nero ad una come Slam Duck, senza una vera soluzione di continuità. Paperopoli è una città ricca, in cui le cose avvengono in modo credibile, si organizzano tornei scolastici ma ci sono interessi in ballo anche superiori, aspetto che Paperone incarna alla perfezione. Paperino può fare il supereroe, l'agente segreto o allenare una squadra di basket impartendo lezioni a dei ragazzini, e rimane sempre lui, un tipo buffo e istintivo, ma dotato di un certo buon senso. Non si avvertono stacchi nella sua caratterizzazione. Le numerose gag visive riescono inoltre a ricordarci che la fonte rimane l'animazione, che Paperino nasce là e non dobbiamo dimenticarcelo mai. E poi ci sono i nipotini, che sono dei ragazzini. E che si comportano come tali, vanno descritti come tali e possono quindi "agganciare" i ragazzi di oggi, molto meglio di quanto potessero fare certe loro precedenti versioni.

    La trama è buona. Contenutisticamente non è che possa offrire chissà cosa, diamine, è pur sempre una storia sul basket vissuta da una scolaresca, ma non per questo Artibani si fa scoraggiare. E quindi inserisce tutto quello che può inserirci, ovvero il punto di vista "adulto" sugli eventi, incarnato da Paperino, Paperone, Bounce e il direttore. La classe sceneggiatoria di Artibani poi si vede da come ogni episodio sulle prime paia quasi scollegato dagli altri, ma solo alla fine ci si rende conto di come ogni più piccola storyline fosse invece parte di un affresco organico e in grado di generare appagamento nel lettore. Slam Duck è una storia sullo sport, ma anche sulle relazioni interpersonali, sulla disciplina, e in fin dei conti una storia con un substrato educativo che non si vergogna di essere tale. Perché - diciamocelo - ci sono messaggi che è giusto lanciare. E poi lanciare ancora. E ancora. Finché non entrano in testa, cosa che il mondo tende a scordare.

    C'è poi uno Sciarrone che ho trovato a livelli strepitosi. Non c'è alcuna differenza qualitativa tra ciò che è stato messo in scena qua o negli Argini del Tempo. E' lo Sciarrone più tosto questo, uno Sciarrone che mi porto nel cuore dal 2002, quando ne Il Peso dei Ricordi (PK2 #11) ci ritrovammo davanti a vette espressive difficilmente toccate in precedenza dal fumetto Disney. Non ci sono tavole semplici, non ci sono pose ovvie. Dietro ogni vignetta c'è una ricerca di perfezione e di espressione che non ha molti eguali sul Topo moderno. C'è sostanza, insomma.

    Lancio una provocazione. Slam Duck probabilmente rimarrà un esperimento isolato, ma il suo dna non ha meno carica innovativa e avveniristica di PK. Potrà sembrare sacrilego, me ne rendo conto. PK ha avuto modo di diventare molto di più di ciò che gli autori pensavano potesse diventare in quel lontano 1996. Eppure, come Evroniani tentò per la prima volta di ibridare il linguaggio del fumetto Disney con quello dei comic book Marvel, qui avviene la stessa cosa con il manga sportivo. E' sempre fumetto Disney ma visto da un'altra angolazione, un punto di vista che permette agli autori di capire quali sono le nicchie narrative rimaste per anni in attesa di essere riempite, quali sono i punti su cui intervenire per continuare a produrre storie ambientate in Calisota. E soprattutto un'angolazione che permette al lettore di tornare a interessarsi ad un prodotto che è in grado di "dialogare" con lui in modo maturo.

    I meriti per quello che io considero un trionfo qualitativo possono andare ad Artibani, a Sciarrone, e persino alla recente ripresa di PK che ha aiutato a portare all'interno delle pagine del topo quella "mentalità spillata" che in precedenza veniva relegata all'esterno, in riviste a parte come Witch o il fallimentare Real Life. Parte del merito sarà senza dubbio anche dell'impostazione "americana", che ha permesso agli autori di concentrarsi sulla versione più "universale" possibile dei paperi del Calisota. Quel che è certo è che Slam Duck merita di essere conosciuto, apprezzato, e sicuramente merita un volume deluxe che aiuti a diffonderlo. Ma soprattutto merita un proseguio. Che non significa Slam Duck 2, bensì altre storie concepite con questo taglio e questa altissima qualità grafica e narrativa.

    Bravi!
  • Sul prossimo numero di Topolino torna Star Top!
    Su Lo Spazio Bianco alcune tavole in anteprima e un'intervista esclusiva a Bruno Enna!
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

    SEGUI LOSPAZIOBIANCO SU:
    Twitter | Facebook
  • Immagine

    Certo, spendere 3 euro per quattro settimane per via del gadget che non mi interessa non si può dire che mi entusiasmi, pur comprendendo il motivo di questo prezzo... e comunque per lo Star Top di Bruno Enna si può fare ;)
    Dei 3 episodi che componevano (fino a ieri) la saga nel suo complesso avevo un ricordo piacevole, come di un lavoro ben lontano dall'essere una pietra miliare ma una lettura molto simpatica, divertente e in grado di intrattenere. Un Enna lontano da alcune vette (raggiunte su PK, sulle Dracula/Ratkyll e sul Paperotto) ma anche migliore di alcune storie meno convincenti come La Grande Corsa dell'estate scorsa.
    Rileggendoli però negli scorsi giorni ho avuto un'impressione anche migliore di quella vagamente soddisfatta della mia memoria, trovando oltre alle battute (davvero divertenti e riuscite, senza mai essere sciocche) una costruzione di trama generale portata avanti con maestria, e con un'attenzione tanto a quanto avviene nei singoli episodi quanto alla mitologia della serie.
    Con uno spirito ottimista mi approccio quindi al nuovo La regina gelida... e trovo un prodotto anche migliore dei capitoli precedenti. Certo, ancora non è partita la missione quinquennale, ma l'incursione di Tirk, Pippok e gli altri in una nube dalla quale captano una richiesta d'aiuto è il pretesto per un'avventura scritta davvero bene, che intrattiene con una buona dose di azione e con le buone caratterizzazioni dei personaggi.
    Alessandro Perina è poi il partner migliore che Enna poteva desiderare: con il suo disegno morbido e rotondo dà vita a dei personaggi molto vivi e davvero belli da guardare, e a degli sfondi galattici credibili, con tavole costruite sempre in funzione della narrazione. Unico parziale neo la sua versione di Zenobia, più vicina a quella sciarroniana vista poche settimane fa rispetto a quella scarpiana.
    Insomma, promosso questo nuovo episodio, che fa ben sperare per il futuro del progetto!

    Nel resto del numero spicca solo Sio, che torna sul Topo con una storia di lunghezza media sull'importanza della bicicletta: Pippo e la pentacicletta. A metà tra una storia commissionata e il racconto dei propri sentimenti personali verso l'argomento, l'istrionico sceneggiatore costella le vignette di situazioni assurde, di gag surreali e di battute spassose che movimentano una storia irresistibile, che in mano ad altri sarebbe stata molto più noiosa. Luca Usai serve bene la sceneggiatura, con un tratto non sempre nelle mie corde ma che riesce a rappresentare bene certe espressioni particolari di Topolino e Pippo.

    Sul resto, poco da dire. Assolutamente dimenticabile la storia di Michelini, nel suo tentativo di raccontare l'animo sentimentale di Paperone in una storia inconcludente e che lascia varie cose in sospeso (il destino della stessa freccia vol-ante del titolo) e per nulla incisiva la conclusiva con Pico e Archimede protagonisti di un reality (bello il character design che Baldoni assegna ai due comprimari, però). La breve di Bosco sulla scherma non si discosta dalle storielline analoghe, ma devo dire che ormai questo meccanismo comico-narrativo-didascalico inizia a mostrare la corda.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

    SEGUI LOSPAZIOBIANCO SU:
    Twitter | Facebook
  • Usai ormai pazzesco.
    Questa Zenobia, al contrario di quell'altra, non mi è dispiaciuta. Diciamo che l'ho accettata (come ibrido). Quante citazioni in questo episodio, eh! La regina d'Africa scarpiana + Il ritorno del Principe delle Nebbie + altre cose.

    Pippa in copertina non si può guardare.
    Immagine
    Ottimo lavoro.
  • Immagine

    Un Topo che mi ha soddisfatto, il #3163!
    A parte le due brevi di Bosco e Mazzoleni, che proseguono con l'ormai fin troppo rodato canovaccio dello spiegare a mò di lezione con vignette dissacranti lo sport uno e le caratteristiche dei supereroi l'altro (canovaccio che personalmente mi ha stancato), il resto del numero offre cose molto buone.
    Anche questa settimana spicca lo Star Top di Bruno Enna e Alessandro Perina: Zona Neutrale prosegue molto bene la saga, con un'avventura godibile a sé stante ma che risulta maggiormente calata nella mitologia della serie e nella macrotrama generale rispetto a quanto visto settimana scorsa, promettendo nell'ultima tavola ulteriori sviluppi in questo senso nel prossimo episodio.
    Il modo in cui Enna gestisce questa sua creatura rende l'esperienza una sorta di "piccolo PK": c'è avventura, azione, un protagonista carismatico, comprimari all'altezza... e grande ironia, efficace e divertente, che lo sceneggiatore non lesina senza mai comunque abbassare il pathos del racconto. Pippok, poi, è un personaggio splendido, perfettamente in bilico tra la personalità di Pippo e quella molto più pragmatico di Spock, in un ibrido davvero efficace.
    I disegni di Perina infine sono perfetti: morbidi e rotondi, quindi rassicuranti soprattutto nell'estetica dei personaggi, riescono a giocare in modo interessante con la gabbia della pagina, creando ottimi scenari per le scene più movimentate.
    Avanti così!

    L'altra storia che mi è molto piaciuta è Paperino Paperotto e la corsa fai da te: Pietro Zemelo riesce a raccontare in modo diretto e credibile i caratteri e i sentimenti del giovane Paperino e dei suoi amici, che si devono confrontare con la spocchia e la fortuna di Gastone, in visita alla fattoria.
    La trama è solo apparentemente semplice, e nel rapporto tra i due cugini con la maturazione del loro comportamento sta un'attenzione per i personaggi, un rispetto per le loro dinamiche e la voglia di coinvolgere il lettore anche a livello emotivo, regalandogli quel qualcosina in più che fa la differenza. Sembra insomma di leggere una delle prime storie del ciclo, per quanto attiene a spontaneità e genuinità. Roberta Migheli ai disegni si comporta abbastanza bene, come sempre accade quando presta la matita alla Quakc Town del passato.

    Zio Paperone apprendista autista diverte e intrattiene. Ero ormai portato a credere che Paperoga che combina disastri non facesse più ridere come spunto, ma Bruno Sarda mi stupisce con una storia fresca, movimentata e che si basa su un'idea anche piuttosto originale, sviluppata con gusto; i disegni di Lucio Leoni si sposano perfettamente con la trama, contribuendo a darle dinamismo.
    Carlo Panaro firma invece una storia più classica, che segue il filone di "avventure in un generico passato che coinvolgono avi dei Paperi": ma Paperino e i botanici dell'avventura non annoia, contrariamente a quanto accaduto negli ultimi anni con questo tipo di storie. L'avventura storica si contamina presto con una narrazione di stampo salgariano che rende tutto più interessante, a dispetto di una doppia conclusione prevedibile. Ottimo Luca Usai, con un segno grafico davvero riuscito, che a tratti sembra ispirarsi a Gula e Urbano (nelle fattezze dei Paperi) e in pare a Turconi (per l'aspetto variamente animalesco dei pirati).
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

    SEGUI LOSPAZIOBIANCO SU:
    Twitter | Facebook
  • Immagine

    È un Topo che soddisfa abbastanza, il #3164 di questa settimana. Almeno il sottoscritto :P
    Le uniche due storie che mi hanno convinto poco sono la ricorrente W lo Sport, per la quale vale il discorso fatto nei numeri precedenti, e La Misteriosa "Domotica", che volendo sfruttare quel tema poteva fare più e meglio ma che si è invece scelto di sviluppare in poche tavole, rendendola sciapa, frettolosa e priva delle proprie potenzialità.
    Leggermente migliore della puntata di settimana scorsa è invece l'altra breve, quella del Manuale del Supereroe: questo capitoletto sulla Realtà Alternative non è dei più originale come idea, ma piazza alcune trovate divertenti.
    Paperino e il Monarca dei Tre Soli è invece una storia di difficile classificazione: Carlo Panaro la scrive con mestiere e la rende un'avventura molto fantasiosa e ricca di spunti e idee, anche molto apprezzabili. Il titolo con quadrupla alla Cimino, un remoto pianeta, una missione da compiere per Paperino e nipotini... tanti begli ingredienti, ma amalgamati non sempre nel modo migliore. Abbiamo così alcune cose date quasi per scontate che rovinano però la sospensione dell'incredulità, come Archimede che ha "appena inventato" proprio una macchina che serve per l'occasione, il viaggio spaziale che dura un amen, il pianeta che fortuitamente non richiede tute e caschi e la risoluzione della quest frettolosa e senza spazio per approfondire la natura del pericolo. Insomma, sarebbe potuta essere l'avventura old-fashioned che avrei anche apprezzato se non si portasse dietro alcune ingenuità e alcune compressioni narrative che penalizzano un po' il risultato finale. Si fa comunque apprezzare, anche grazie ai bei disegni di un Vitale Mangiatordi che riesce a preservare il suo stile dinamico pur ricollocandolo in tavole dall'impostazione più classica, come richiesto dall'atmosfera della storia.

    La palma d'oro del numero va quindi alle prime due storie.
    E se su Star Top si poteva anche star tranquilli, X-Mickey è già qualcosa di meno scontato.
    La Trappola in realtà è un episodio meno incisivo dei due precedenti, visto che "temporeggia" e fa il punto sulla situazione, procedendo poco con la trama: si mostra sostanzialmente la situazione che consegue direttamente dalla conclusione della seconda puntata di Star Top, con Gambatrok prigioniero sulla Enter-Play e Pippok invece nelle grinfie dei suoi avversari rotulani. Certo, alcuni passi avanti si fanno, soprattutto mostrando i piani nell'ombra dei rotulani, ma tutto assume più l'aspetto di una preparazione del terreno in vista del gran finale di settimana prossima. Va bene così, anche un episodio meno "ciccioso" come questo è portatore di buone intuizioni ed è propedeutico all'economia della storia nel suo complesso: Bruno Enna firma quindi un altro buon episodio (anche se forse lesina sull'umorismo, rispetto ai capitoli precedenti, ed è un peccato), ben supportato dai bei disegni di Alessandro Perina.
    Marco Bosco invece sorprende positivamente con Terrore sulla Strada: la storia di qualche numero fa, che per prima ha riportato le atmosfere e i personaggi di X-Mickey sulle pagine del Topo dopo anni di assenza, non aveva esattamente centrato l'obiettivo a mio avviso, destando qualche perplessità su questo ritorno, dissipate ora da questa avventura che pesca a piene mani da un immaginario diffuso e piuttosto ansiogeno come quello di un'auto dotata di vita propria che va in giro a far danni. Un elemento quindi abbastanza spaventoso da poter interessare anche il lettore più smaliziato ma privo di caratteristiche troppo "forti" e quindi adatto anche ai più giovani. La formula è ben bilanciata e infatti funziona bene, con un giallo/horror ben costruito, solido e intrigante, capace di coinvolgere. Un plauso anche a Ettore Gula alle matite, che con il suo tratto pulito e dinamico restituisce freschezza alle tavole, e ci offre quel bel Topolino con la cravatta che tanto mi piace come look :)
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

    SEGUI LOSPAZIOBIANCO SU:
    Twitter | Facebook
  • Immagine

    Pollice in su per Topolino #3165.
    L'asticella si alza grazie ovviamente alla conclusione della seconda stagione di Star Top: Verso casa è un buon finale, solido, ricco d'azione e in grado di sorprendere il lettore, che all'improvviso si trova catapultato[spoiler]in una dimensione parallela con Tirk che collabora con... il suo omologo di questa realtà alternativa[/spoiler]!
    Il pregio principale di questa nuova storia - l'avventura d'azione ben sceneggiata e messa in scena, che non è così facile trovare sulle pagine del Topo attuale - viene qui elevata a potenza, e anche grazie al maggior respiro consentito dallo spalmare il tutto su due tempi si è di fronte ad una storia davvero intrigante e ricca di eventi, che allo stesso tempo omaggia in modo rispettoso le atmosfere di Star Trek e in generale un certo approccio alla narrazione fantascientifica.
    L'unico neo è la sbrigatività con cui viene risolta la sottotrama di Pippok, dei rotulani e di Zenobiak: mi fa piacere che la "regina gelida" del primo episodio venga ripresa come parte integrante dello sviluppo di stagione, ma allo stesso tempo rilevo che gran parte di questi eventi accadono fuori scena, e attraverso un flashback che compatta in una pagina tante cose.
    Ma è un difettuccio che non intacca la buona riuscita complessiva di Verso casa e della saga nel complesso. Complimenti quindi a Bruno Enna e ad Alessandro Perina, che hanno portato sulle pagine del settimanale una saga per nulla semplice o scontata :)

    Il resto dell'albo non è male, grazie a due storie non imperfette ma significative.
    Zio Paperone, Rockerduck e il criovulcano difettoso ha una trama di base molto forte e interessante: Rockerduck che quasi "eroicamente" si accorge che gli artefatti alieni capaci di fungere da "condizionato climatico" naturale venduti da Paperone sono una minaccia, e che cerca di salvare la situazione, è un plot di rilievo, visto che parte da una situazione trita e ritrita come il confronto tra i due miliardari (in qualche modo sbeffeggiati in modo autoironico in un paio di scene) per arrivare però a sviluppi imprevisti.
    Ma qualcosa nello svolgimento della sceneggiatura di Matteo Venerus non funziona come dovrebbe: qualche passaggio un po' troppo veloce, qualche aspetto poco approfondito e un finale un po' affrettato e "appeso" vanno a "sporcare" lo sviluppo della storia, che pur rimanendo molto valida come idea non riesce ad arrivare in fondo nel modo migliore. Peccato, perché mancava davvero poco. Peraltro la storia gode dei disegni sorprendenti di tal Renata Castellani, che non conoscevo ma che qui sfoggia un tratto che va oltre il solito uniformismo cavazzaniano per arrivare a uno stile che si richiama più a Stefano Turconi o a Lucio Leoni, il che è molto positivo, anche perché il risultato è di tutto rispetto: dinamico, morbido, d'effetto. Un'artista da tenere d'occhio!
    Anche Paperinik e il mistero sotto i riflettori non è male: certo, Gabriele Mazzoleni non parte da uno spunto narrativo nuovo, visto che il film su Paperinik è un'idea presente in diverse avventure, ma alcune strizzatine d'occhio (il Paperinik vendicatore come "fonte originale", Paper-Bat, il fandom criticone verso l'adattamento cinematografico) e dialoghi ben scritti contribuiscono a far scorrere la lettura senza drammi. Buono anche Ottavio Panaro alle matite :)

    Sulle due brevi poco da dire: mi hanno detto poco e non mi hanno strappato risate.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

    SEGUI LOSPAZIOBIANCO SU:
    Twitter | Facebook
  • So che in questa sezione non si parla mai di anteprime ma solo quando il Topo è bello che uscito. Però, permettetemi questo sfogo:

    http://www.topolino.it/archivio-edicola ... rettyPhoto

    Settimana prossima, dopo EONI, Massimo Marconi torna a sceneggiare una storia lunga su Topolino. Una storia tra l'altro a puntate e abbinata a un'iniziativa commercial-numismatica...

    ...e a chi abbinano i disegni?

    A Marco Mazzarello. I cui disegni... non dico che sono brutti, perchè il ragazzo sa disegnare e anche bene quando ci si mette... sono fastidiosi, ecco. Non fastidiosi del tipo "da bambino Guerrini e Asteriti non mi piacevano, ma poi crescendo li ho rivalutati", ma fastidiosi del tipo che i suoi personaggi sono piatti, squadrati, con quegli occhi e quei sorrisi che trasmettono ben poche emozioni. I disegni di Mazzarello non sono piacevoli da guardare, ecco.

    E vedere la prima storia di Marconi su Topolino dopo svariati anni, ma disegnata da Mazzarello, nello stesso numero in cui sono impegnati con storie minori la Ziche, Pastrovicchio e Cavazzano, mi fa venire l'impressione che in redazione conti più vendere giocattoli e medaglie che valorizzare le proprie storie a fumetti.


    Inoltre... nello stesso numero abbiamo due storie (quella di Marconi/Mazzarello e quella di D'Antona/Ziche) con praticamente la stessa tavola iniziale. Un po' come dire "ci mancano le idee, ma non ci vergognamo a mostrarlo" :grrr:
  • FearTear ha scritto:E vedere la prima storia di Marconi su Topolino dopo svariati anni, ma disegnata da Mazzarello, nello stesso numero in cui sono impegnati con storie minori la Ziche, Pastrovicchio e Cavazzano, mi fa venire l'impressione che in redazione conti più vendere giocattoli e medaglie che valorizzare le proprie storie a fumetti.
    Pur condividendo il parere sull'autore, questo è un discorso campato in aria. I colleghi presenti sullo stesso numero sono ovviamente irrilevanti (ad esempio, Cavazza c'è ma con Egmont; Pastro chissà quando ha disegnato la sua, tra PK e DB...) ed una qualsiasi redazione deve far fronte anche e soprattutto a problemi organizzativi e di coordinamento tra disegnatori e relativi progetti.
    Mazzarello potrà non piacere (ma chi ci dice che il nostro giudizio sia condiviso pure in reda?), ma indubbiamente sforna storie a getto continuo ed è una risorsa importante da questo punto di vista.

    nello stesso numero abbiamo due storie (quella di Marconi/Mazzarello e quella di D'Antona/Ziche) con praticamente la stessa tavola iniziale. Un po' come dire "ci mancano le idee, ma non ci vergognamo a mostrarlo"
    Era probabilmente evitabile, ma in che mo(n)do la cosa denoterebbe mancanza di idee?
  • Torna a “Fumetto Disney”