[Topolino] Annata 2016

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Ho trovato Topolino #3147 un buon numero, meno brillante e "completo" di quanto fosse il precedente ma meritevole di acquisto.
    Fin dalla storia di apertura, dove Alessandro Sisti scrive una sceneggiatura che ricorda un po' alcune classiche avventure paperoniane di Giorgio Pezzin, dove il magnate paperopolese portava una novità affaristica in città facendo la guerra con Rockerduck. Zio Paperone e la realtà diminuita va proprio in quella direzione, visto che Paperone introduce a Paperopoli degli occhiali connessi alla rete capaci di mostrare il mondo sotto un aspetto diverso, cambiando il modo di fruire della realtà che ci circonda, delle pubblicità e della convivenza reciproca. Un deciso passo verso il futuro sempre più interconesso e sempre più "internettiano", che ovviamente come da lezione classica di questo tipo di storie si scontra con alcuni inconvenienti dovuti agli eccessi, nella solita gara al sorpasso tra i due miliardari.
    [spoiler]Peccato che non si chiarisca che fine abbia fatto il vero Battista :P[/spoiler]
    Una trama così hi-tech non poteva avere artista migliore di Claudio Sciarrone per visualizzarla: il disegnatore realizza perfettamente le vignette in cui i cittadini vedono il mondo filtrato dagli occhiali speciali, e rende credibili e al passo coi tempi anche i singoli individui, vestiti in maniera attuale. Anche Qui, Quo e Qua non sfuggono ad una sorta di piccole restyling grafico, che trovo assolutamente sensato e che non stravolge di certo il look dei nipotini: se per una volta hanno felpe col cappuccio e ciuffo ingellato non è un dramma, anzi è sintomo di quella voglia sciarroniana, legittima e forse doverosa, di rendere più dinamico l'aspetto estetico dei personaggi, più immerso nella contemporaneità. Negli anni '90 anche Tip e Tap indossarono vestiti più moderni e al passo coi tempi grazie a Limido, in una serie di belle storie con loro protagonisti, ed è un peccato che si sia poi tornati a degli abiti fuori dal tempo.
    Il Paperone e il Paperino di Sciarrone sono sempre ottimi, così come le tavole con spesso vignette che vanno fuori dai contorni, con un bell'effetto.

    Il secondo PK Tube mi è piaciuto leggermente meno del primo, ma è sempre molto apprezzabile nel suo andare ad aprire finestre nel passato della serie per approfondire certi passaggi. Rimettere in pista Odin Eidolon e la Robolab è sicuramente una mossa interessante, ma il "cuore" dell'avventura mi ha preso meno di quanto successo settimana scorsa. Anche i disegni di Alberto Lavoradori mi sono sembrati più confusionari.

    Tito Faraci scrive una storia breve ma significativa. Non priva della sua ironia nello scambio di dialoghi tra Topolino e Gambadilegno, Il solito sospetto va invece a scavare su un aspetto interessante, visto in diverse storie: Topolino che va a casa di Gamba aspettandosi sia colpevole di qualcosa. Niente di epocale, ma mi è piaciuto questo voler ridere di un cliché e del rapporto tra i due personaggi. Anche se forse questo tipo di decostruzione ha fatto il suo tempo, una tantum ci può stare. Massimo De Vita ai disegni sempre in forma.

    Il resto del numero offre la terza storia del ciclo dei Bassotti adolescenti, che ho trovato poco ispirata nel suo proporre una trama fin troppo classica con queste premesse e questa ambientazione, una storia con Pippo protagonista che mi ha fatto sorridere in più punti grazie alla sceneggiatura azzeccata di Roberto Moscato che ha saputo secondo me decodificare molto bene il personaggio (al netto di una trama portante invece un po' banale) e una conclusiva di Augusto Macchetto un po' noiosa nel suo procedere per tappe prevedibili e nel suo finale affrettato.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Faccio anche io un appunto sul topo della settimana scorsa.

    Topolinix l'ho trovata meh. Caruccia, si legge meglio di Kranz con la pistola, ovviamente, ma umoristicamente rimane piuttosto prevedibile. Trovai migliore, e più contenuta, la parodia di Dylan Dog. Mi piacerebbe vedere Faraci alle prese con una storia corposa, che non sia un mero esercizio di stile come quelli in cui si è perso da svariati anni.

    Casty sempre bene, invece. Ogni sua storia ha idea, costruzione, sviluppo, humor e originalità. Penso che una tale media qualitativa sia veramente una merce rara per il fumetto popolare, i cui ritmi incessanti tenderebbero ad affossare anche i più bravi. Ottimo anche l'uso di Topesio, integrato in storie in cui il focus non è lui. Un "cattivo" di quelli che esistono davvero serve sempre, per aumentare l'autenticità della lettura.

    Pk Tube promosso, ma meglio parlarne nel topic dedicato, così possiamo iniziare a raccogliere materiale per un eventuale botta e risposta.
  • Intervista a Vito su Lo Spazio Bianco, anche per saperne qualcosa di più su Detective Donald, la sua nuova storia in uscita settimana prossima.
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  • Topolino #3148

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    Spiace dirlo, ma l'acquisto di Topolino #3148 non mi ha offerto quasi nessuna soddisfazione.
    PK Tube a parte, ovviamente. Il lavoro che Alessandro Sisti sta compiendo con questa miniserie di brevi è sempre più encomiabile e, arrivati al terzo episodio (Il Peso della Conoscenza) si può affermare che da questo progettino trasuda un sacco di amore sincero per la mitologia classica di PK, senza pestare i piedi al resto di PKNE e riscattando lo sceneggiatore da alcuni "incidenti di percorso" che avevano caratterizzato la sua Gli Argini del Tempo. La mia idea secondo cui il filo conduttore era Uno che si rivedeva dei vecchi video (da qui il richiamo a You Tube) scema ma resta la bella idea di piccoli frammenti accaduti durante la prima serie.
    Stavolta si va a curiosare su un fatto piuttosto importante e sempre rimasto solo accennato, la permanenza di Paperinik a Dhasam-Bul vista alla fine di Missing. Sisti innesta questa breve storia con una sequenza di gag iniziali molto simpatiche e leggere per poi colpire il fan più esigente mostrando una scena di grande intensità che mostra la grandezza dell'eroe e svela il perché Everett avrebbe insegnato a Pikappa alcuni rudimenti sul comando della mente. Spettacolare, anche grazie ai ruvidi ed efficaci disegni di Alberto Lavorarori.

    E per il resto cosa offre l'albo? Basti dire che la storia che mi ha intrattenuto di più è quella conclusiva con protagonista Ciccio che fa cose per capire il livello, e regge solo perché un plot non propriamente esaltante come l'indolente assistente di Nonna Papera che finisce suo malgrado a risolvere una situazione spinosa gode di una sceneggiatura pulita e ben confezionata grazie alla perizia di Giorgio Salati (Antoniette Credicy è per esempio un'idea che dà molto alla storia, secondo me).
    L'E-Blog anche non è malaccio: non rientro esattamente nel target che può apprezzare queste tematiche e avrei evitato il piano pointless di Amelia, ma per il resto credo che Riccardo Pesce abbia scritto una trama semplice ma riuscita nel suo voler rendere credibili le nipotine di Paperina con i loro piccoli problemi. Caruccio anche il modo con cui Marco Palazzi le disegna, in modo più sbarazzino.
    Dopodiché, quasi il nulla: le due brevi sul Manuale del Supereroe con Super Pippo e Paperinika potevano essere simpatiche e interessanti - sulla falsariga di Dalla A alla zebra di Artibani per lo Speciale PK 00 - invece risultano prive di mordente. Stessa cosa per I Misteri di Zia Topolinda, che non prova neanche a costruire una parvenza di giallo in una trama che punta ad essere tale.
    La storia di apertura è apprezzabile perché parla di calcio in maniera meno ovvia del solito, ma pur con un soggetto condotto in modo piuttosto sicuro mi ha detto piuttosto poco.
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  • Da domani, in edicola su Topolino #3149, Detective Donald, di Vito Stabile e Carlo Limido.

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  • Detective Donald - Mistero su tela è una storia riuscita, che contiene tutti gli ingredienti della buona storia Disney e dell'intrattenimento vincente.
    Lo dico subito, diretto e senza giri di parole, per passare alla cosa più importante: provare a spiegare perché, secondo me.
    C'è un Paperino credibile, pienamente nella parte, nonostante ne sia una "versione alternativa": certo non è il pigro indolente, ma non è neanche l'impavido supereroe o il papero che si è reinventato spia internazionale in pochi attimi. A mio avviso Vito riesce a descrivere una perfetta crasi tra le caratteristiche del Paperino più genuinamente volitivo (come affermava del resto già qui) con quelle del classico detective privato di questo genere di narrativa.
    Ci sono bei rapporti interpersonali: Donald l'investigatore e la sua giovane assistente bionda Oletta formano un team che funziona, che si amalgama bene. Oletta incarna perfettamente lo spirito entusiasta dei giovani e il detective consumato si inalbera quando si accorge di essere stato "bruciato" su un'intuizione. Niente di nuovo, ma il tutto viene raccontato con brio e spontaneità. Carino anche il rapporto con Paperina e la contrapposizione e le punzecchiature con l'ispettore Jones; perfino all'interno del caso le relazioni umane acquisiscono una grande importanza, gestite con il solito tatto dallo sceneggiatore.
    Infine, il caso stesso: pensavo sarebbe stato messo più da parte per via del bisogno di introdurre i personaggi, invece gli viene riservato il giusto spazio, con un intreccio interessante e molto più articolato di quanto mi aspettassi, con un finale che sa stupire con una nota sentimentale.
    Carlo Limido ai disegni serve benissimo la storia: mi è sempre piaciuto il suo tratto dinamico e pulito, ma qui mi sembra addirittura superarsi, con dei personaggi fluidi e dai movimenti morbidi che li rendono davvero vivi. Ne guadagnano soprattutto i due protagonisti, ma anche gli altri personaggi, come le faine o l'ex ballerina russa. Anche l'ambientazione risulta curata, ed era importante visto la particolare connotazione storica.
    In sostanza questo primo tassello di Detective Donald fa ben sperare verso una serie che promette di essere tra le più fresche tra quelle proposte su Topolino negli ultimi anni.

    Alessandro Sisti continua ad aprire finestre sul passato di PKNA con il suo PK Tube: questo Cambio di Programma vede protagonista Angus Fangus e ciò che ricorda del celebre party di "Patemi" visto nel Numero Zero, per poi virare a sorpresa su [spoiler]Camera 9[/spoiler]. Ora, io sono il primo a galvanizzarmi per questa immersione totale nella continuity della prima serie, una cosa che seriamente credevo impossibile da vedere e che si rivela molto più "strong" di quanto già faceva Potere e Potenza riprendendo cose minori come Nebula Faraday. Non posso però fare a meno di pensare che in quel caso il lettore poteva comunque godersi la storia anche senza conoscere quegli elementi, mentre con queste brevi storie non so quanto il neofita possa capire o perlomeno apprezzare nel suo senso ultimo. Insomma, for pkers only, e forse va bene così per una miniserie che vuole festeggiare i vent'anni della serie. Io me la sto godendo molto :)
    Alberto Lavoradori se la cava alla grande con Angus.

    La storia di Pico che diventa fighetto per un colpo in testa e quella di Battista e Miss Paperett che pensano di essere a rischio licenziamento abbassano la qualità del numero. Il secondo caso offre una trama proprio forzata e priva di mordente, mentre il Pico di Giorgio Fontana ribadisce il cliché del ribaltamento delle caratteristiche di un personaggio. In questo caso Pico che si sente un giovane dedito al divertimento offre anche alcune situazioni che mi hanno strappato qualche risata, ma l'assunto di base resta poco incisivo, la storia si dilunga troppo per quello che vuol raccontare e alcuni momenti suonano poco riusciti. Inoltre la parlata che vorrebbe essere giovane ma non lo è rappresenta un ulteriore minus. Federico Franzò ai disegni fa un lavoro piuttosto buono, nonostante si appiattisca molto sul feeling cavazzaniano più semplice. Ma la mano c'è.
    Più arduo risulta valutare Gambadilegno e la stella dei desideri: la trama ideata da Gabriele Mazzoleni ha infatti degli spunti interessanti, ma pesca anche a piene mani da alcuni stereotipi come il rifacimento della trama di La Vita è Meravigliosa o il Topolino insopportabile. Alcuni passaggi dello svolgimento comunque non sono male e rendono la lettura grossomodo scorrevole, ma l'intero impianto è minato da quei due problemi.
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  • Topolino #3150

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    La storia che apre l'albo è senza difficoltà la migliore del numero, pur non essendo priva di qualche difetto. Con Una amica da rottamare Vito Stabile firma infatti una sceneggiatura che parte da uno spunto buono per un'avventura leggera ma con un tocco di malinconia, e riesce a portare a termine questo obiettivo. Il legame tra Topolino e la sua auto, la 113, è infatti esplorato in modo tanto sentito quanto scanzonato, alternando e talvolta mixando i due registri in modo riuscito. Ma la lettura risulta eccessivamente frammentaria e di conseguenza poco scorrevole: la struttura a episodi, nei quali Topolino incontra diversi amici con i quali rievoca alcuni flashback legati alla sua vettura, per quanto ben scritti risultano scollegati l'uno dall'altro se non fosse per il comun denominatore della macchina, e questo spezza molto l'avventura. Anche il [spoiler]vicolo cieco in cui incappa Topolino sospettando il suo amico d'infanzia di essere implicato nel guasto della 113[/spoiler] risulta gratuito, quasi ad allungare ulteriormente una storia che avrebbe potuto svolgersi in meno pagine.
    Altro lato positivo, oltre all'atmosfera gradevolmente leggera e al legame affettivo tra Topolino e la sua auto, è la figura del protagonista stesso. Il Mickey messo in scena da Vito recupera infatti in modo vincente un carattere più sbarazzino di quello solito, in grado di buttarsi anche con un pizzico di incoscienza verso nuove prospettive - come nella scena con l'astronave di Eta Beta - e sostanzialmente meno ingessato di quanto troppo spesso lo si vede. Un Topolino vivo e libero da certe sovrastrutture che negli anni gli si sono accumulate sulle spalle. Questo risultato viene raggiunto anche grazie ai disegni di Massimo De Vita, che presta il suo tratto fluido e dinamico al servizio di questa storia, con un'ottima caratterizzazione grafica di Topolino, concorde con quella espressa nella sceneggiatura e citata poco sopra. E anche con gli altri personaggi e con le ambientazioni l'artista riesce a rappresentare nel modo migliore l'essenza di questa storia.

    Un'altra storia che mi è molto piaciuta è quella di Giorgio Salati. Qui Quo Qua e l'allergia di Battista dal titolo potrebbe sembrare una scematina senza pretese, invece l'autore scrive una trama piuttosto solida, dimostra di saper muovere benissimo i nipotini, che risultano credibili e non antipatici, e infila un paio di trovate originali e davvero niente male come la trovata surreale e divertentissima della maratona di animali, l'inatteso plot twist finale e l'idea di sfruttare le gaffe di QQQ come elemento di rilievo.
    Tocco di stile, il meme internettiano del "sono giapponese" :D

    Sempre di alto livello è poi il Pk Tube di Alessandro Sisti. Missione di (sub)routine offre uno scorcio meno sconvolgente di quanto avvenuto nei due episodi precedenti, ma fornisce comunque un "dietro le quinte" interessante a quello che avremmo poi visto in [spoiler]Due[/spoiler]. Mi piace poi che venga ripresa la cornice del primo episodio di questa miniserie, con Uno che riguarda vecchi filmati mentre è da qualche parte con Everett, e mi piacciono particolarmente i disegni di Alberto Lavoradori, in questa occasione li trovo ancora meglio riusciti.

    Zio Paperone e lo sciopero paradossale è una storia... paradossale, tanto da essere degna di nota solo per i bei disegni di Roberto Vian (di grande effetto il suo Deposito della prima vignetta), mentre Paperino e i criminali cromatici è la danese di turno, sequel di un'altra danese, entrambe evitabili per la solita trama sgangherata e poco incisiva. Anche qui si salvano i disegni, ad opera di Giorgio Cavazzano, che pur senza spiccare o eccellere offre delle tavole degne dei suoi standard medi, quindi più che buone.
    Discorso a parte per Pippo e l'estro pittorico, una breve che fa acqua da troppe parti. Pippo si improvvisa pittore e diventa un grande artista in pochi giorni? E come? Come fa Pippo ad essere "fuori a riflettere", dopo che è stato scoperto il furto del suo quadro, se nella pagina prima è nella sala con Topolino e gli altri? Come ha fatto a dipingere Gambadilegno se questi si stava dando alla fuga, e di certo non ha posato? E anche per una mente "particolare" come quella di Pippo vedere Pietro portare via un suo quadro sarebbe stato sospetto. E come ha fatto Gamba a non vedere Pippo? E perché la storia si deve concludere con una battuta del genere, che non diverte o non chiude in modo efficace il racconto?
    A completare il... quadro, ecco i disegni di Sergio Asteriti, il cui stile purtroppo si dimostra ormai poco efficace. Se con le ambientazioni l'artista non se la cava affatto male, è nel dettaglio dei volti dei personaggi che emerge un'estetica mai ben riuscita, risultando questi spesso con gli occhi chiusi o spiritati. L'exploit si raggiunge con la rappresentazione di Trudy e con l'ultima vignetta, dove un primo piano frontale di Pippo rende la faccia del personaggio irriconoscibile e sfigurata, cose di cui proprio non mi capacito e per le quali mi dispiaccio, considerando che vengono da un artista il cui tratto barocco era molti anni fa interessante ma che ormai da tempo si è andato modificando.
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  • Topolino #3151

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    Artibani: ;_;

    Sisti: :)

    Vito: :asd:

    Marini: :oh:

    Panini: ;)

    semini: :ammore:
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    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto: Artibani: ;_;
    Non ho capito perché il pianto con Artibani: mi spieghi, mio buon max? ;)

    Intanto dico la mia su questo nuovo numero del Topo, il cui piatto forte si preannunciava essere proprio la storia firmata da Francesco Artibani, che apre il fascicolo: Paperino e il segreto di Aristotele nasce come storia promozionale ma lo sceneggiatore romano riesce ad usare in modo come sempre brillante il pretesto di partenza per far sì che la trama non ne sia schiava, ma tragga semplicemente gli elementi base sui quali costruire un racconto interessante e godibile anche scollegato dal riferimento cine-televisivo di turno. In questo caso la storia pubblicizza il ritorno dello storico quiz Rischiatutto, ma l'avventura di Paperino e Paperoga che in qualità di cronisti del Papersera devono cercare di scoprire se il super campionissimo del programma stia o meno barando è indipendente dalla reclame. Non siamo di fronte a un picco qualitativo dell'autore, che in questi anni ci ha abituato a storie sicuramente più significative, ma si tratta di un racconto solido, che intrattiene e che diverte, creando un plot non banale e curato. Insomma, sarebbe la media ideale che sarebbe bello il Topo avesse sempre, e quindi si tratta di una lettura genuina e soddisfacente.
    Meno efficaci i disegni di Marco Mazzarello, che in più punti riflettono i tratti tipici dello stile dell'autore, che non toccano le mie corde: la forma di alcuni becchi, il tratto troppo spigoloso, alcuni sguardi non molto convincenti e un character design per i comprimari che non mi ha convinto rendono la storia graficamente poco appetibile, laddove invece anche vignette dimostrano alcuni guizzi apprezzabili.

    Anche Alessandro Sisti fa un buon lavoro da "bella media" del settimanale: la sua storia appartiene al filone pseudo-storico, mai troppo abusato, e viene portata avanti con gusto e perizia, impreziosita dai disegni di Valerio Held, a metà tra il classico e il moderno.
    Esiti meno positivi per la storia che chiude l'albo, invece: Topolino e la lettera dal passato venturo parte infatti in modo intrigante, ma Gabriele Panini si fa prendere troppo la mano dalla componente fantascientifica e il risultato è una trama improbabile, fragile, con passaggi affrettati e poco chiari e con uno sviluppo inverosimile. Roberto Marini disegna delle tavole straordinarie per quanto riguarda ambientazioni e monumenti, realistici e disegnati davvero con grande impegno e sfoggio di tecnica, mentre risulta meno personale nell'approccio a Topolino e ai personaggi secondari.
    Chiudono il cerchio due brevi: una di Daniele Vessella che non mi ha lasciato molto, apparendo povera e di scarsa inventiva, e una di Vito Stabile maggiormente riuscita. Lo sceneggiatore torna infatti a mettere in scena la sua attenzione verso i "piccoli dolori da nulla", in questo caso l'enorme quanto immotivata pigrizia che può cogliere chiunque di noi, spingendoci a non voler compiere neanche un minimo sforzo: Paperino interpreta perfettamente questo "dramma", grazie alle simpatiche gag con cui Vito ha disseminato la storiella. Anche il lavoro di Marco Meloni ai disegni risulta buono e funzionale.
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  • Bramo ha scritto:Non ho capito perché il pianto con Artibani: mi spieghi, mio buon max? ;)
    Mi ha commosso e mi ha fatto capire il significato che sta dietro al revival di un programma come Rischiatutto ("bravura, non fortuna").
    Bramo ha scritto:Esiti meno positivi per la storia che chiude l'albo, invece: Topolino e la lettera dal passato venturo parte infatti in modo intrigante, ma Gabriele Panini si fa prendere troppo la mano dalla componente fantascientifica e il risultato è una trama improbabile, fragile, con passaggi affrettati e poco chiari e con uno sviluppo inverosimile.
    Ma è un episodio del Dottore! :P
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    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto: Ma è un episodio del Dottore! :P
    Sì, ma uno di quelli scritti male -_-
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  • Il nuovo editoriale è il più bello di tutti i tempi. :ammore:
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    Ottimo lavoro.
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    Chiaramente il crossover tra PK e DD (di cui ho parlato qui) basta da solo a motivare l'acquisto di Topolino #3153, ma qualcuno potrebbe chiedersi: c'è qualcos'altro di valido che si può trovare nello stesso albo?
    La risposta è no.
    L'unica storia leggermente sopra la media è Paperino buono a tutto, di Alessandro Sisti e Davide Baldoni. Il plot non è niente di nuovo, ma Sisti lo coniuga perlomeno in una maniera davvero piacevole, mettendo a frutto una caratteristica peculiare di Paperino troppo spesso dimenticata: la sua versatilità, le abilità ottenute dal protagonista in mille viaggi con Paperone, che lo rendono potenzialmente il candidato migliore a quasi ogni tipo di lavoro! La storia procede "a tappe", ma non pesa nell'economia della narrazione, riuscendo a divertire molto. I disegni di Baldoni sono in alcuni casi un po' ingessati con i personaggi, ma si nota un tratto piuttosto classico e pulito, in grado di creare sfondi anche particolareggiati.
    Anche Topolino e l'onesto vicino poteva essere piacevole, leggera e poco incisiva ma piacevole... se non partisse dall'assunto ormai visto e stravisto di Gambadilegno onesto che viene incastrato da qualcuno, ormai diventato cliché. Marco Bosco non scrive una brutta storia, ma regala pochi brividi. Sempre gradevoli i disegni di Marco Palazzi.

    Sulla storia di Giorgio Fontana e su quella di Giorgio Figus invece c'è ben poco da dire: una breve che non fa ridere e costruita male e una chiusura d'albo scialba e priva di interesse, con disegni che non mi hanno convinto per niente con il loro stile fin troppo schizzato ed essenziale.
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  • Nell'editoriale dell'ultimo numero la direttrice mostra orgogliosa i suoi germogli di girasole che ha regalato alla mamma. Bel gesto, per carità... ma le istruzioni non dicevano di piantare i semi a 15 centimetri di distanza l'uno dall'altro? Nel modo in cui li ha piantati lei (tra l'altro in un vasetto piccolo) i fiori crescendo finiranno per intralciarsi e rubarsi spazio, acqua e luce a vicenda! :oO:
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    Ma Topolino #3154 vale l'acquisto solo per PK v DD?
    Scopriamolo insieme! :P
    Confesso di non aver apprezzato granché la storia che segna il grande ritorno di X-Mickey: la trama non mi ha coinvolto, mettendo in scena una classica "indagine a tappe" all'acqua di rose, e dove il colpevole è facilmente intuibile a metà storia. Buona per introdurre i nuovi lettori nel Mondo dell'Impossibile, ma per il resto offre ben poco di rilievo, anche sul fronte delle battute. Non aiutano i disegni statitici di Marco Mazzarello, purtroppo, che se da un lato disegna un buon Topolino dall'altro realizza dei mostri dal character design per me poco efficace e abbastanza banale.
    La breve con Pippo non strappa nemmeno un sorriso, mentre la storiella muta di Vito Stabile è significativa per l'uso molto cartoonesco di Paperino, tanto nelle azioni che compie quanto nell'estetica, rappresentata piuttosto bene da Federico Bertolucci (anche se disegna un Paperino dall'espressione un po' rigida). Niente di che, ovviamente, ma assolve al compito di una storia di 4 tavole: diverte, e lo fa soprattutto grazie all'espressione del maialino :)
    Per quanto riguarda la storia conclusiva, mi è parsa abbastanza inconcludente, adagiandosi su un canovaccio fin troppo abusato. Mi preoccupa l'andazzo grafico di Andrea Lucci, che da quando è passato al disegno digitale ha modificato il suo tratto in modo sensibile, secondo me perdendo in freschezza e con un uso troppo calcato di espressioni "esagerate" dei personaggi.
    Ma Topolino #3154 vale l'acquisto solo per PK v DD?
    Scopriamolo insieme! :P
    Lascio a voi la risposta...
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  • Piccolo trailer dedicato al prossimo numero speciale parodie:
    https://www.facebook.com/Topolinomagazi ... 580853088/
    Da Socrate a Paperone:
    "Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta."
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    Fon Rosa!
    https://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL+1880-A
    https://coa.inducks.org/story.php?c=I+TL+1933-A

    Simpatica, nonostante Zapotec [spoiler]boccuto[/spoiler]. Il resto non l'ho letto.
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    Ottimo lavoro.
  • Un “Topo” coi fiocchi, questo #3155!
    Non solo viene reclamizzato come numero di una certa importanza sotto un comun denominatore di pregio (l'inno alla lettura a 360° in occasione del Salone di Libro di Torino), ma viene caratterizzato alcune storie veramente belle e significative.
    Su tutte quella d'apertura, il primo tempo del Don Pipotte di Fausto Vitaliano e Claudio Sciarrone, che parte veramente bene! 37 tavole gestite veramente bene, con grande capacità da parte dello sceneggiatore, che riesce a introdurre degnamente la vicenda con uno spunto molto buono, dimostrando da un lato grande aderenza all'opera originale – basti vedere la citazione in seconda tavola – e dall'altro la capacità di mettere in scena un adattamento “laterale”, cogliendo l'occasione per omaggiare a sorpresa anche la narrativa a fumetti in modo naturale.
    E anche quando inizia l'avventura, il racconto continua ad essere pulito e scorrevole, con un approccio consapevole e riuscito ai personaggi in scena e con un certo gusto verso la narrativa “folle” dell'autoconvintosi cavaliere :)
    Sciarrone ai disegni fa un lavoro egregio: se si pensava che il suo stile ipercinetico e digitale potesse funzionare ormai solo su storie con temi tecnologici o in PK c'è da ricredersi, perché il suo tratto si sposa perfettamente anche con le atmosfere più classiche di questa storia. Molto belli i suoi Topolino e Pippo, sia standard che in versione “cervantesca”, a parte qualche espressione un po' troppo sopra le righe che ogni tanto appare, specie sul volto di Mickey. Ottimi gli sfondi e bello l'escamotage che distingue le vignette della realtà da quelle delle visioni di Pippo.
    Insomma, prima parte promossa con convinzione, e non vedo l'ora di vedere come prosegue.

    Anche Giorgio Fontana fa un gran bel lavoro. Zitto zitto, e dopo alcune recenti prove ben poco brillanti dopo un esordio di medio livello, il romanziere prestato al fumetto scrive una storia davvero riuscita, osando raccontare in Alla ricerca del tempo perduto le origini della macchina del tempo di Zapotec e Marlin. Ma pur osando, dimostra di saper gestire tale compito, da un lato dimostrando grande attenzione nel rispettare quelle poche notizie che si sanno sul passato dei due studiosi (l'università e la compagna di Marlin), dall'altro scrivendo delle pagine davvero profonde e dall'alto valore etico verso la fine della storia, con frasi che potevano facilmente scadere nel retorico ma che appaiono invece solide e sensate.
    Giorgio Cavazzano torna finalmente a disegnare una storia italiana, e direi che l'esordio è più che buono: il look giovanile dei due protagonisti denota il buon estro del disegnatore, che ha potuto lavorare su una sceneggiatura decisamente valida.

    Tito Faraci scrive una semplice breve, ma questo non è un difetto, visto che nel fertile terreno delle 5 tavole l'autore riesce ancora a dare il meglio di sé: le battutine sarcastiche, la “scemenza” di un personaggio come Paperoga, la strizzatina d'occhio metafumettistica non stonano come potrebbero fare, dopo 15 anni di utilizzo, in una storia più complessa, ma anzi rendono Paperoga e il capolavoro mancato una delle brevi più divertenti degli ultimi mesi. Alberto Lavoradori è mooolto meno estremo del solito, ma comunque riconoscibile: paradossalmente, visto il suo stile squadrato, lo apprezzo di più quando osa di più rispetto a quando rientra quasi perfettamente nei canoni come stavolta. Apprezzabile, ad ogni modo.

    La piacevolezza dell'albo è smorzata solo dalla storia finale, in due tempi: Riccardo Secchi, per esplicita ammissione, decide di parodizzare tante istanze e temi presi dalla vasta produzione di racconti di Edgar Allan Poe, ma così facendo a mio avviso crea una storia con uno spunto banale che trova poche chiavi di interesse, dato che le citazioni narrative risultano troppo random e annacquate all'interno della trama. Inoltre anche l'atmosfera stessa della storia non riesce a comunicare le sensazioni che ci si aspetterebbe da un'opera ispirata a Poe. Non è una brutta lettura, ma risulta comunque insipida e con poco mordente.
    Belli i disegni del bravo Libero Ermetti, puliti e morbidi, che raggiungono qui più che mai una mimesi stilistica con Cavazzano. Il che è sicuramente sintomo di abilità, ma mi auguro che presto l'artista possa trovare il suo stile, che lo caratterizzi in maniera più marcata e personale. In alcuni disegni che condivide su Facebook ogni tanto intravedo qualche guizzo che vada in quella direzione, e le capacità le ha tutte per farcela ;)
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  • Don Pipotte mi sembra funzionare bene. Trovo che Sciarrone abbia creato tavole d'impatto, con soluzione grafiche interessanti, mentre Fausto è riuscito a centrare perfettamente tutti i personaggi. Topolino in primis. Devo ammettere che la storia precedente, a tema X-Mickey non mi era affatto piaciuta. Ma qui trovo che sia stato centrato il bersaglio, mostrandomi proprio il Topo tenerello e fantasioso che amo, e che avevo già visto maneggiare a Fausto in On the Road e in Topolinia 20802. E, sì, pure il Pippo "concreto" lo considero una declinazione del personaggio per nulla "eretica" ma funzionale alla storia, e a suo modo caricaturale. E l'unico modo per non sbagliare mai con Pippo è renderlo pippesco e stravagante in tutto quello che fa.

    Bravo anche Fontana. Date le ultime brevi non è che avessi aspettative alte, e ho sempre visto con sospetto questi racconti di origini, che spesso finiscono per creare più incongruenze che altro. E invece qui Fontana me l'ha proprio fatta in barba: la storia è buona e dimostra gran rispetto della mitologia di Zapotec e Marlin delineata a suo tempo da Pezzin. Caso più unico che raro. E nel vedere quei personaggi dialogare in modo profondo viene da pensare che Fontana il trattamento Cavazzano se lo sia proprio meritato.

    Un no deciso invece per la storia di Secchi. Personalmente non ho trovato motivo alcuno di interesse nel ritrovarmi davanti alla solitissima sfida tra Paperone e Rockerduck che si traduce in una schidionata di gag che in qualche modo richiamano alcuni racconti di Poe. Mi è parso proprio non c'entrare un acca con lo spunto di partenza.
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