Ebbene, data la mancanza di un topic in merito mi permetto di lanciare una discussione sulla serie di storie come da titolo, nate dalla sapiente mano (e mente) di Massimo De Vita, ri-pubblicate ora da Giunti in questo pratico omnibus. Voci di corridoio rumoreggiano il ritorno di questa saga con nuove storie, ma al momento non vi è ufficialità alcuna.
Qualche appunto sul volume: il libro riprende le dimensioni del classico settimanale Topolino, aggiungendo però la copertina rigida, una simpatica finitura dorata a bordo pagina, e (come le opere precedenti dell'editore fiorentino) una carta di buona qualità. Oltre alla trilogia originale e alla storia nata diversi anni più tardi dal soggetto di Fabio Michelini, sono presenti 7 pagine di interessanti redazionali.
Ma concentriamoci sul contenuto vero e proprio; la saga, soprattutto nella prima storia, omaggia e fa proprie alcune mitologie norrene, come Asgard o lo Jötunheimr (si, probabilmente ve ne ricorderete anche per il film Thor del 2011), aggiungendo una simpatica storpiatura di un paesino vicino al lago di Como/Lecco. Illazione: proprio il lago lariano sembrerebbe rappresentato molto stilizzato, ma come un fiume, con l'aggiunta appunto di Vercurago (paese nel cuore della Brianza). Volendo proseguire con questa illazione, il Lago dei Misteri potrebbe proprio essere la rappresentazione del Lago di Garlate, dove si affaccia proprio Vercurago. Stranamente questo lago è disegnato sulla sponda di Comasca anziché su quella Lecchese:
Ma torniamo alle cose serie. Proprio TOPOLINO E LA SPADA DI GHIACCIO è un lungo cammino che ci mostra quasi totalmente le TERRE DELL'ARGAAR, lasciando purtroppo ai capitoli seguenti solo qualche scorcio più approfondito di alcuni luoghi già visitati e rare new entry; De Vita probabilmente non aveva pensato inizialmente a un seguito, pertanto la spiegazione è ovvia e motivata, anche se una lettura tutta d'un fiato per i "nuovi" lettori potrebbe lasciare questo piccolo amaro in bocca. Sta di fatto che questo "cammino dell'eroe" funziona, come ci insegnano le principali opere fantasy quali Il Signore degli Anelli o il primo Guerre Stellari, aggiungendo la giusta comicità e un ottimo inserimento di Pippo e Topolino, che non sono i classici "attori" di una parodia, ma personaggi protagonisti di un viaggio in un mondo parallelo a Topolinia. Nel cast compariranno anche la figura del vecchio saggio Yor, il buffo e pelandrone Boz, e infine si unirà al viaggio anche il coraggioso Gunni Helm. I nostri eroi, soprattutto Pippo nell'inedita veste di vero protagonista della storia auto-definitosi Il cugino di Alf (il vero e mitico giustiziere che in passato brandì la Spada di Ghiaccio), attraverseranno le terre dell'Argaar alla ricerca della leggendaria spada capace di porre fine alla tirannia del malvagio Principe delle Nebbie.
Tornando al discorso iniziale, la seconda storia pubblicata nel 1983 TOPOLINO E IL TORNEO DELL'ARGAAR, si svolge quasi interamente a Zolde, la capitale del regno Bedi, già mostrata in parte nel capitolo precedente, e su una piccola riva del Lago dei Misteri, accennato solamente in due tavole l'anno prima. Ovviamente non dimentichiamoci la reinterpretazione futuristica di Ululand, quasi presa in prestito dal famoso cartoon "I Pronipoti/The Jetsons". La vera aggiunta sembrerebbe il vulcano Ghèrrod situato tra i Monti della Luna, anche se, per ovvie ragioni "pratiche", non è stato terreno di avventura; piuttosto è il mozzo che fa girare la ruota della trama, serve al suo scopo. Qui lo schema sfruttato, a differenza della storia del 1982, sembra ricalcare quello che viene definito come "la fase del torneo" presente su alcuni dei manga più famosi. *Sin dai primi anni sessanta, il mercato fumettistico nipponico è stato letteralmente invaso da un'ondata di titoli che comprendevano anche (e soprattutto) lo svolgersi di tornei; queste competizioni, anche quando non hanno al loro interno un'apparente trama, e sono mossi unicamente dall'intensità dell'azione dei duelli, riescono a tenere incollato il lettore per pagine e pagine, senza stancarlo mai.
Ecco quindi che la storia di fondo, ovvero il recupero dell'oggetto "mistico" che consentirà all'eroe di salvare la situazione, passa in secondo piano, lasciando spazio alle varie fasi del torneo.
Questa volta non c'è un vero cattivo contro cui combattere, ma un evento naturale e inaspettato. Volendo ben vedere un antagonista nascosto potrebbe esserci, rappresentato dalla Regina dello Hel, che manda il suo Cavaliere Nero come campione di rappresentanza al torneo, all'ultimo minuto; che questa sia una "vendetta" nei confronti del suo amato che l'ha abbandonata della prima storia, fuggendo di soppiatto nella notte?
Complici i fatti narrati nel secondo atto, gli avvenimenti di TOPOLINO E IL RITORNO DEL "PRINCIPE DELLE NEBBIE" tornano ad essere ambientati nei luoghi che già conosciamo come ci sono stati introdotti la prima volta, ma modificati radicalmente dal clima gelido e nevoso che si è venuto a creare per mano del cattivo accennato proprio nel titolo; una piccola novità, però, appare con l'introduzione fugace della caverna del vecchio della montagna. Questa voglia di ritornare e riproporre nuovamente lo schema narrativo del primo capitolo potrebbe stonare, ma per fortuna la trama della storia è solida, con un background davvero forte e maturo carico di una vera morale, e lascia giustamente in secondo piano questo schema del "già visto". Qui Topolino, Pippo e Boz dovranno farsi strada nel clima impervio alla ricerca della Stella di Aldebaran, per affrontare ad armi pari il Signore della Valle dell'Ombra, affrontando prove e un duro combattimento finale. Applausi ancora una volta per De Vita che sperimenta alcune novità fumettistiche per i tempi, come un Topolino che buca letteralmente la pagina dell'albo per viaggiare tra le dimensioni dal mondo onirico.
E veniamo, almeno per me, al tasto dolente della Saga: TOPOLINO E LA BELLA ADDORMENTATA NEL COSMO. Il titolo fa già capire che una gentil pulzella andrà trovata e salvata, probabilmente dal bacio di un eroe. Purtroppo di "già visto" c'è ancora il Principe delle Nebbie, riesumato (a mio parere) malamente e senza una spiegazione logica dall'epilogo del precedente capitolo. Dato che la Regina dello Hel era stata solo accennata come villain della seconda storia, probabilmente si sarebbe potuta usare come antagonista di questa quarta avventura, riallacciandosi alla magia di cui è padrona. Ma invece ci stiamo dovuti accontentare ancora una volta della maschera malvagia che non ne vuole proprio sapere di andarsene! Ma accantonata questa piccola polemica, rimangono solo elogi per Massimo che sperimenta ancora una volta il meta-fumetto auto-disegnando la propria mano che termina i tratti di alcuni personaggi, interagendo lui stesso con alcuni di essi in un certo punto della storia! In quel preciso momento uno dei protagonisti sfonda inaspettatamente la quarta parete, costringendo l'autore a un breve botta e risposta, con lo stupore dei comprimari. Continua ovviamente la componente "stramberie di Pippo che salvano la giornata", ma che non stancano mai perché usate sapientemente senza forzare troppo la mano. Qui la componente fantasy va oltre i confini terreni e ci porta addirittura nello spazio, quasi per dimostrare che nell'Argaar non c'è più niente da mostrare, se non qualche scorcio della vita dei suoi abitanti purtroppo succubi del "maleficio del giorno".
Per concludere, volume che merita l'acquisto in qualsiasi versione per assaporare i tratti e gustarsi le narrazione di uno degli autori del "bel fumetto del passato", artisti ormai sempre di più sommersi dall'odierna quantità spropositata di storie che rischiano di farci perdere queste perle.
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* paragrafo tratto dal saggio "Tutto quello che non sai su Dragon Ball" scritto da Angelo "Sommobuta" Cavallaro.