[Disney] Volumi One Shot

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
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    Un volume Oscar Mondadori con un po' di belle storie di Paperinik, e che raccoglie gli inediti comparsi sulla testata Paperinik.

    La leggenda di Paperinik
    Si comincia con una storia davvero caruccia. Per un guasto ai suoi congegni, Paperinik fallisce un bel po' di salvataggi da supereroe, e così la fama di infallibile che circolava tra i malviventi viene intaccata. Tutto tornerà a posto con l'aiuto di Archimede.
    Storia simpatica e disegni godibili. La cosa più bella di tutte sono le pantofole di Archimede, un dettaglio notato solo in un secondo momento, e di cui mi sono innamorato.

    Paperinik e il magnate burlone
    Gran bella storia. Paperino viene invitato assieme a Paperone a casa di un miliardario che ama fare scherzi a tutti; qui lo zione viene rapito e Paperinik indaga a riguardo.
    Divertente, soggetto interessante, ma soprattutto bellissimi disegni. A prima vista pensavo fosse opera di Cavazzano, e invece scopro essere di un certo Roberto Vian a me sconosciuto, e che ora terrò d'occhio.
    Una vera perla la pagina iniziale, un vero e proprio trailer dell'intera storia.

    Paperinik supereroe galattico
    Storiellina semplice, ma anch'essa gradevole. Un alieno arriva sulla Terra e recluta Paperinik per sbarazzarsi di un dittatore intergalattico. Storia lineare e prevedibile, nulla di particolarmente avvincente. Simpaticala caratterizzazione degli alieni proboscidati che temono qualunque cosa.
    Disegni di Luciano Gatto, carucci; il suo stile è molto personale e facilmente riconoscibile, ma ormai lo trovo "datato".

    Paperinik e la pizza traditrice
    Capolavoro. Di sicuro la migliore storia del volume, e a mio parere la miglior storia che abbia mai letto del Paperinik pre-PKNA. E ad avvicinare questa storia a PKNA sono i diseni di Sciarrone, che regala un'espressività incredibile ai personaggi, soprattutto in situazioni nelle quali hanno reazioni emotive potenti.
    Ma la storia non è da meno, anzi: Qui, Quo e Qua, scoprono l'identità segreta di Paperinik. E il tutto è portato avanti in modo magistrale, fino al finale che si inizia a prevedere da metà storia. Ma ciò non toglie che sia un'ottima storia.

    Paperinik e il terribile piazzista
    Ed ecco all'opera un altro disegnatore che sarà uno delle basi di PKNA: Albert Lavoradori. Una storiella il cui unico scopo è la risata, senza cercare nulla di più: un piazzista pedante segue Paperinik per vendergli attrezzi da supereroe, ma così facendo ostacola l'operato dell'eroe beccuto.

    Paperinik e gli infallibili oroscopi
    Un altra storia disegnata da Gatto, che vede il nostro supereroe alle prese con una malvagia chiromante, alla quale tutta la popolazione paperopolese crede. Inizialmente Paperinik è scettico, ma poi si convince delle sue affermazioni, e comincerà a seguire le indicazioni della maga.
    Con questa storia ho conosciuto il personaggio di Lola Dck, quella che ho scoperto essere una rivale "seriale" di Paperinik, contro la quale si scontrerà altre volte... Non riesco a capire se il questa è la prima apparizione del personaggio, ma mi sembra sia possibile... quante altre volte è comparsa Lola Duck? E' un personaggio che poi è stato effettivamente riutilizzato, oppure ci sono solo una manciata di storie che la vedono protagonista?

    Paperinik e l'indimenticabile Aida
    Ed ecco la seconda storia del volume con Lola Duck; anche qui utilizza un costume, e quindi deduco il personaggio sia un mago dei travestimenti, un Macchia Nera in gonnella, e su questa caratteristica credo siano basate tutte le altre sue sotrie (sempre che ce ne siano).
    In questa Paperinik deve occuparsi di difendere i gioielli che verranno usati durante una messa in scena all'opera, dovendosi sorbire la compagnia di una vecchietta completamente sorda. Gran bei disegni, e un colpo di scena simpatico.

    La minaccia di Dynamo
    Una classica storia Faracica. Didascalie, e uno scontro 1 VS 1, con un rivale temibile (lo schema è quello di trauma, anche se mooolto più semplificato, visto il ridotto numero di pagine nelle quali si sviluppa la storia è decisamente inferiore, e il target alla quale è rivolta la storia è più basso. Comunque le pagine sono permeate da tante piccole chicche, come la vicenda osservata dai media attraverso vignette a forma di schermo tv, o il conto alla rovescia durante il quale si conclude il combattimento finale.

    Paperinik senza scampo
    Probabilmente la storia meno bella del volume. Paperinik viene rapito da uno scienziato e gli viene cancellata la memoria che riguarda la sua identità segreta: così paperino non ricorderà più di essere un supereroe, e nel frattempo lo scienziato compie furti con l'identità di paperinik. Se il soggetto iniziale è piuttosto interesate, purtroppo non si può dire lo stesso della seconda parte della storia, mediocre.
    Lo sceneggiatore si merita un calcio nelle gengive per la battuta finale di Paperinik: "Posso lasciarmi alle spalle questa storia e volare via, verso nuove supereroistiche avventure! Yu-uuuh!" -___-

    Paperinik e il duello dei maghi
    In chiusura di volume una storiella divertente, ma con un difetto a livelo di trama: non c'è una vera e propria storia unica, ma sono tanti duelli di Paperinik, fino alla seconda parte della storia in cui combatte l'ultimo mago rimasto. Per questo la storia risulta piuttosto frammentata, ma vabbè. Comunque simpatica, disegnata bene.
  • Secondo l'Inducks le storie con Lola Duck sono 4: ecco qui.
  • TOPOLINO - 70 anni di carta
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    Nel 1932 Topolino sbarcava in Italia. E 4 anni fa, per celebrare il settantesimo anniversario dell'evento, uscì questo volume contenente un sacco di informazioni e storie adatte ai palati degli appassionati Disney. Aneddoti, immagini di repertorio, pin-up e schizzi... Non si potrebbe chiedere di meglio. Editoriali e articoli d'approfondimento di ottima qualità alternati a storie a fumetti rilevanti per qualche motivo.

    Si comincia con un po' di storia, l'arrivo dei cartoni Disney in Italia, e le prime pubblicazioni delle storie di Micchi Topolino... E poi:

    Topolino arciere (Gottfredson-Taliaferro)
    16 pagine in quadricromia, per una storia che una vera storia non è. Non è il Gottfredson maturo che vedremo in futuro, e infatti la struttura a strisce si sente eccome: più che una storia uniforme, Topolino arciere risente degli stacchi tra una striscia e l'altra, con veri e propri cambi di direzione, o con disinteresse su cosa è accaduto nella vignetta precedente.
    Fortunatamente in futuro le storie saranno molto più fluiide e scorrevoli, quasi senza risentire della struttura originale del fumetto, a strisce.
    Comunque le battute sono altalenanti, ci sono strisce divertenti e altre meno...

    Un'altra infornata di storia delle pubblicazione made in Italy. Una ricca panoramica che va dal dopoguerra fino ai giorni nostri, elencando alcune delle saghe migliori uscite dalle penne di autori italiani. E subito dopo, tre storie derivate più o meno direttamente dall'animazione.

    La chioccia saggia fa da sè (Eisenberg)
    Adattamento riscritto del cortometraggio La gallinella saggia, nel quale fece la sua prima comparsa Paperino. Qui oltre a sviluppare la morale del corto, vengono introdotti Orazio e Clarabella assenti nella versione originale della storia, qui sfruttati per lo più per "allungare il brodo", e raggiungere le 7 pagine di fumetto. Bei disegni e buona gestione delle tavole, soprattutto per la ripetizione di un evento, con diversi personaggi.
    I sette nani e le monellerie di Pinocchio (Bradbury)
    I nani contro la strega cattiva. Per l'ennesima volta. Ma stavolta come la sconfiggono? Facendole lo sgambetto con il naso di Pinocchio.
    C'è bisogno di aggiungere altro?
    Questa storia è uno dei tanti esempi (forse il più chiaro) di una tendenza dell'epoca, che puntava allo sfruttare personaggi già amati dal pubblico grazie ai film di cui sono protagonisti, in storie fondate su pretesti decisamente improvvisati.
    Il lupo cattivo pescatore (Turner)
    Altra storia breve, con protagonista il lupo dei tre porcellini, e il suo figlioletto nato sulla carta. Una rivalità tra i due lupi, e altri loro simili, che mi pare di avere già visto altrove. Non vorrei sbagliarmi, ma non sono protagonisti di un cortometraggio Warner? O forse è un corto Disney e io mi confondo...

    Una caratteristica che lega queste tre storielle è l'alternanza regolare di pagine in bianco e nero con pagine a colori. Immagino che questo sia dovuto ad esigenze di stampa, dipendenti dall'impagnazioni della rivista, ma non lo trovate irrritante?
    Non sarebbe stato meglio fare storie in bianco e nero e regalare un'intera storia a colorit?
    Mah...

    E ora è il momento di elencare i più grandi autori Disney a livello mondiale, con una breve sintesi della loro carriera e accenni alle loro storie più importanti.
    Per dimostrare cosa I Grandi Maestri sanno fare, ci leggiamo:

    I tre paperini e l'amuleto elettronico (Barks)
    Una storia semplice di Barks. Non uno dei suoi capolavori, ma comunque una storia gradevole. Si poteva sicuramente scegliere di meglio, ma probabilmente per questo volume si è scelto di pubblicare storie d'annata più corte, in favore delle lunghe saghe più recenti che seguiranno.

    Il volume continua con un'esaustiva carrellata dei più celebri autori italiani, e dei personaggi da loro creati ed entrati a far parte della numerosa famiglia Disney.
    Un doveroso omaggio agli artisti di casa nostra.
    E per omaggiarli, due storie a fumetti:

    60 anni insieme con Topolino (Boschi-disegnatori vari)
    Un'interessante saga di 11 mini-episodi, con la quale, attraverso una vera e propria conferenza stampa, i protagonisti delle storie Disney ripercorrono a fumetti alcune delle storie o dei momenti più affascinannti della loro vita.Ogni puntata della saga è realizzata da un differente disegnatore, e ogni tavola ha una nota i fondo alla pagina con una curiosità o una notizia interessante.
    Paperino e il favoloso n.1500 (Michelini-Cavazzano)
    Storia pubblicata sul n.1500, è la giusta rivalsa per chiunque da bambino ha collezionato fumetti, e se li è visti gettare da genitori inconsapevoli del valore (affettivo, ma in questo caso anche economico) dei giornalini in questione.
    Un ottima storia per un Cavazzano di una ventina d'anni fa,con una ricerca che, pur non introducendo nulla di nuovo nelle storie di questo tipo, riesce ad essere avvincente.

    Gli editoriali continuano con un'analisi di tutte le iniziative e i gadget intraprese dalla Disney Italia,

    Chi ha rubato Topolino2000? (Panaro-Scarpa)
    Una saga in 5 episodi che vede contrapporsi team di buoni contro i cattivi più temibili del mondo a fumetti Disney, per cercare di scoprire chi di loro ha rubato la copertina d'oro del Numero 2000... Vedremo così Gastone, Paperone e Qui, Quo, Qua contro i Bassotti, Pippo e Gancetto contro Gambadilegno, Paperinik contro Amelia, ed infine Topolino contro Macchia Nera. E alla fine finale a sorpresa (ma neanche tanto, per non scontentare nnessuno dei cattivi)

    L?ultima sezione di editoriali si occupa di osservare tutte le testate Disney apparse nelle edicole italiane, di come si sono trasformate e cosa hanno offerto ai propri lettori.

    Topolino e la sfida del 2000 (Michelini-disegnatori vari)
    Una storia bizzarra, comparsa sul n.2000. Bizzarra perchè all'interno della storia principale compaiono altre brevi storielle, senza alcuna soluzione di continuità e senza alcuna logica Se non che tutti i personaggi Disney sono assieme per una rimpatriata, e allora ognuno racocnta qualcosa agli altri.
    Divertente.
    In definitiva, un ottimo volume, specialmente per la qualità degli editoriali più che per i fumetti contenuti all'interno (comunque anch'essi degni di essere letti). Probabilmente il miglior volume Disney per quanto riguarda gli anedotti e le notizie.
  • Dunque per quanto riguarda Gottfredson ti sei beccato uno dei rari casi di storielle di poco conto poste in mezzo a due storie di largo respiro. Mi riferisco a Topolino e gli Zingari e Topolino e i Due Ladri, lunghe epopee che però furono intervallate dalle brevi Topolino Pompiere e Topolino Arciere. Queste due storie poi furono pubblicate malissimo, spesso fuse tra loro con del testo inventato. Quindi se la storia non ti ha convinto non ti crucciare, si tratta di eccezioni, il vero Floyd è altro.

    Per quanto riguarda invece le storielle tratte dall'animazione, è una vergogna che circoli ancora simile trash. I Porcellini invece è un filone sfruttato sempre ottimamente e con molto umorimo, specialmente con l'arrivo di Lupetto. Per quanto riguarda la tua domanda ne approfitterò per fare un po' di chiarezza sui cortometraggi dei tre porcellini. Se si escludono le apparizioni specialissime nella House of Mouse, nell'animazione sponsorizzata o i loro camei in Chi Ha Incastrato Roger Rabbit rimangono i seguenti corti:

    SS. I Tre Porcellini (Three Little Pigs) 1933
    SS. Il Lupo Cattivo (The Big Bad Wolf) 1934
    SS. I Tre Lupetti (Three Little Wolves) 1936
    3P. Il Porcellino Pratico (The Pratical Pig) 1939

    a cui vanno aggiunti le partecipazioni straordinarie in:

    MM. La Squadra di Polo di Topolino (Mickey's Polo Team) 1936
    SS. Toby la Tartaruga è Tornata (Toby Tortoise Returns) 1936
    M. Il Canto di Natale di Topolino (Mickey's Christmas Carol) 1983

    Quello dei porcellini è forse l'unico esempio di saga con continuity all'interno di questo tipo di produzione, e anticipa per certi versi la tendenza dei sequel tanto in voga oggi. Il primo corto, Three Little Pigs è quello originale, tratto dall'omonima fiaba e che regalò a Walt Disney il suo primo successo in campo musicale. Il seguito, The Big Bad Wolf altro non è che il Cappuccetto Rosso Disney, un crossover parecchio modernista in cui a rivestire i panni del lupo è il vecchio Ezechiele mentre quelli del cacciatore toccano a Gimmi. Gli altri due porcellini hanno il ruolo più piatto, quello di portare Cappuccetto Rosso sulla cattiva strada. Anche se si tratta di un crossover però la storia si colloca perfettamente in continuity con il corto precedente e mostra Gimmi intento a costruire alla sua casa un'ala extra per i fratelli. Il secondo sequel si ha con Three Little Wolves, in cui arrivano finalmente i tanto famosi lupetti. Anche questa è una fiaba a suo modo che prende labilmente le mosse dalla vicenda del pastore che gridava "Al Lupo! Al Lupo". Questo tipo di cartoni ebbe un grande successo e spinse Walt a prendere in considerazione l'idea di farne una serie a parte, indipendente dalle Silly Simphony che stavano finendo. The Pratical Pig aprì e chiuse questa serie, che venne abortita sul nascere, in virtù della repulsione di Disney verso la strada "more pigs" che stava imboccando. Anche in questo corto compaiono i famosi lupetti e la regia si modernizza ulteriormente.
    I restanti sono solo camei. In Mickey's Polo Team Ezechiele insieme a Paperino, Topolino e Pippo gioca una partita di polo contro Stan Laurel, Oliver Hardy, Harpo Marx e Charlie Chaplin mentre i Porcellini lo sbeffeggiano insieme a Shirley Temple dalla platea. E non sono i soli, visto che vi appare l'intero cast delle Silly, dei Mickey Mouse insieme a star del calibro di Clark Gable. E poi c'è Toby Tortoise Returns, sorta di sequel della Lepre e la Tartaruga, incontro di boxe che vede un po' tutti i personaggi delle Silly come spettatori e Gimmi addetto al gong. Mickey's Christmas Carol infine riunisce un po' tutto il cast Disney, porci e lupi compresi.
  • 70° Topolino
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    Mi sono da poco procurato questo volumetto celebrativo, uscito nel 2003, che si ripropone di inserire una sorta di best of del Topo che vada dagli inizi ai giorni nostri attraverso sette storie. E devo dire che il progetto è riuscito davvero niente male, sebbene qualche scelta avrebbe potuto essere più felice. Ma complessivamente parlando c'è davvero poco di cui lamentarsi perchè qualitativamente non si era mai vista una tale concentrazione di capolavori. Questo è un volumetto da avere e conservare.

    Topolino Poliziotto e Pippo Suo Aiutante (Gottfredson-De Maris/Gottfredson): Si inizia con una storia appartenente al lungo ciclo di strisce che raccontò le gesta del Topo ininterrottamente dal 1930 al 1955. Pubblicare Gottfredson, si sa, è sempre problematico vuoi per il formato, vuoi per la scarsa reperibilità di un'edizione decente, vuoi per i rimontaggi. In questo caso è stato risolto il problema attingendo direttamente a quel pugno di storie che erano state adattate per la pubblicazione ne I Maestri Disney. Purtroppo però, essendoci stati pochissimi numeri dedicati a Floyd e, con pochissimo spazio a disposizione, la scelta è caduta su una storia nella media. Una media molto alta, ovviamente, tuttavia il meglio Topolino l'avrebbe dato più tardi con storie come Il Misterioso S Flagello dei Mari o Topolino Sosia di Re Sorcio. Rimane qui una storia gialla di tutto rispetto e forse la primissima indagine svolta in maniera ufficiale da Topolino.

    Topolino e l'Unghia di Kalì (Scarpa): Dopo Gottfredson tocca al suo erede Romano Scarpa ovviamente. E di Scarpa viene ovviamente scelto uno dei suoi capolavori da autore completo, uno dei primissimi. Questa storia funge un po' da archetipo dello Scarpa che verrà, non c'è ancora traccia degli elementi che diventeranno parte della continuity scarpiana. Siamo all'infuori del ciclo di Atomino, da quello di Gancio, siamo all'inizio di tutto, al cospetto del giallo puro per eccellenza. Scarpa rivisita e inserisce nel mondo Disney parecchi elementi della tradizione investigativa con tanto di delitto avvenuto all'inizio, lista dei sospettati, e rivelazione finale di fronte ad un pubblico di probabili colpevoli. Celeberrime le sperimentazioni Scarpiane come quella del flashback finale che spiega il perchè di tutto, dal punto di vista del colpevole e con tanto di graduale dissolvenza. Il cinema che filtra gradualmente nel fumetto, ottenendo le radici di quel mix mediatico che starà alla base di tanto Disney moderno. Ovviamente il tutto immerso in pieno spirito Disney, con un humor che non risparmia nessuno, dal povero Topolino che vede qui inziiare il tormentone tipicamente Scarpiano delle piste da seguire che si rivelano errate, alla società snob dei giorni nostri e alle sue deleterie stravaganze, di cui i Canti Giavanesi della Siccità sono il simbolo. E la satira sociale torna ancora una vlta a far parte del mondo Disney.

    Topolino e la Rivolta delle Ombre (Missaglia/Carpi): Poteva mancare Carpi? Non poteva mancare a quanto pare, visto che hanno inserito una storia che, per quanto celebrata, personalmente non ho mai adorato più di tanto. Una storia senza dubbio interessante, per la sua vena fantasy surreale. Le ombre che si rivoltano agli uomini è un idea senza dubbio affascinante, come lo è anche la sequenza dell'assedio al castello. Un finale un po' affrettato però che rovina non poco la storia quando nell'ultima tavola Gambadilegno fa una pessima figura, con una gag banale messa lì tanto per chiudere la storia. Non male ma si poteva decisamente inserire qualcosa di meglio.

    Topolino e il Minimizz C.P.F. (Martina/Asteriti): Altra storia un po' sottotono, inserita più per dare spazio a Guido Martina che altro. Di Guido Martina sarebbe stato fantastico se avessero inserito Il Doppio Segreto di Macchia Nera ma avrebbe sballato la successione cronologica, il criterio di una storia per decennio (già di per sè seguito molto liberamente) e sopratutto avrebbe avuto i disegni di Scarpa, già presente nella raccolta. E anche qui non si può certo dire che la storia in questione sia brutta, anzi è un giallo piuttosto interessante e ben costruito, che raggiunge il suo apice quando Topolino e Basettoni si scambiano le proprie teorie. La caratterizzazione di Topolino e Pippo è però fortemente carente e viene da chiedersi se Martina non avesse fatto qualcosa di meglio negli anni 70.

    Topolino e l'Enigma di Mu (De Vita): E si ritorna ai capolavori coi controfiocchi, in una storia che non ha niente da invidiare alle avventure di Barks e alle pignolerie storiografiche di Don Rosa. E fa piacere vedere Topolino alle prese con il mito di Mu, dopo che lo si è visto trovare seicento Atlantidi diverse. E' l'esordio di Zapotec, qui ancora senza Marlin e la macchina del tempo. E De Vita si dimostra ancora una volta un ottimo sceneggiatore capace di mantenere altissima la qualità, e di valorizzare alla perfezione il personaggio di Pippo. Ci sono però delle piccole imperfezioni a livello di trama, ad esempio è impossibile che dell'albero della vita si sia servita un'intera popolazione, visto che la sua corteccia non è minimamente scalfita e le dimensioni sono alquanto ridotte. Ed è ancor più impossibile che Pippo riesca a risolvere un rebus senza conoscere l'alfabeto di Mu. Ma al di là di questi difettucci la storia è un gioiello, resa ancora migliore al riferimento al Cimiero Vichingo, dal cattivo gottfredsoniano e dalla parla di saggezza che pronuncia Topolino nel finale.

    Topolino e la Spada del Tempo (Marconi/Cavazzano): Un ottimo Cavazzano e un ottimo Marconi si riserbano il compito di illustrare il periodo "socialmente impegnato" di Topolino. La saga di Mickey-Topolino e La Spada Invincibile, di cui questa storia costituisce un azzeccatissimo sequel, era stata creata da Marconi, sceneggiatore "delle grandi iniziative", nell'ambito del progetto scherma. Ed è un fantasy come ce ne sono pochi, unico forse nel suo genere a presentare il personaggio di Topolino dall'infanzia all'età adulta. Tutto questo accadeva nel primo episodio, in cui Topolino diventava uno spadaccino per liberare il padre dalle prigioni del regno. Questo secondo episodio in quanto a profondità narrativa e dialoghi non scherza, e mostra subito un feeling assai adulto. E anche trovate molto divertenti come quello del libro unto o il tormentone dei grassi e dei magri che avrà modo di comparire qua e là fino ad un epilogo assai inquietante. E' questo il fantasy che vogliamo, complimenti ancora a Marconi.

    Topolino e il Fiume del Tempo (Faraci-Artibani/Mastantuono): IL Capolavoro. Poteva esserci per il volumetto un epilogo migliore di questo? La collaborazione di due grandi autori, un ritorno al passato fatto per celebrare il futuro. E soprattutto una bella storia. Il recupero dello Stemboat Willie offre il pretesto per fare un po' di sana filologia e contemporaneamente "indagare" nel passato di Topolino, divertendosi a trovare retroscena inquietanti in un contesto assolutamente spensierato quale era lo scenario surreale degli anni 20. Il tutto ovviamente con delicatezza, senza sbalzi tonali troppo forti e mediato da un umorismo a dir poco perfetto. Un'indagine rispettosa che non sconfessa nulla ma che risale alle radici del rapporto tra Topolino e Gambadilegno, quando ancora erano amici malgrado Pietro stesse gradualmente imboccando la cattiva strada. Il passato che ritorna e che fa male, le strade che divergono: un tema che si sarebbe trovato in altri lavori di Faraci, come il di poco successivo Anderville, oppure la storia evento Lupo Alberto e il Tesoro dei McKenzie, sceneggiata - guarda caso - con lo stesso Artbani e riguardante anch'essa un viaggio fluviale. Una storia particolarissima quindi, dai ritmi lenti e trasognati che tuttavia fa dell'umorismo il suo punto di forza. Con le battute Faraci riesce a restituire al tutto una maggior credibilità. E ancora una volta si serve dell'ironia sugli stereotipi per sbarazzarsene. Gambadilegno in particolare dopo decenni in cui è stato utilizzato come antagonista comune, capro espiatorio di ogni sventura, o come clone di sè stesso per interpretare ruoli negativi di ogni tipo, si avvale di questo suo contraddittorio passato per diventare paradossalmente un personaggio straordinario e credibile. E come in Dalla Parte Sbagliata emerge un certo rapporto affettuoso tra lui e Topolino, fatto più di accanimento terapeutico da parte del secondo che di inimicizia. Accanimento terapeutico, delusione e frustrazione che vengono espresse benissimo nell'ultima tavola con Topolino di spalle che infine si rassegna e mangia le patatine col suo nemico amico. Poi c'è Mastantuono, che forse si concede qualche libertà di troppo con le espressioni (per questa storia forse sarebbe stato meglio un Cavazzano) e decide di disegnare il flashback con un Topolino e Gambadilegno dall'aspetto fisico standard e non vintage. Aspetto che però paradossalmente acquistano andando avanti nel racconto, quando i loro vestiti si deteriorano e si ritrovano entrambi a torace nudo vestiti in rispettivamente in braghette e salophette. Per ultima cosa non si può non glorificare il lato umoristico di questa storia, che è davvero ai massimi livelli e non perde un colpo. L'inizio con Topolino che si sveglia e trova in casa sua un Pietro invadentissimo è da dieci e lode, come un po' tutte le battute successive, dal celeberrimo fischiettìo di Topolino al timone fino a raggiungere l'apice nel finale con Winston. Insomma, questa storia potrebbe benissimo essere l'ultima storia di Topolino e dovrebbe chiudere qualsiasi raccolta su di lui. In questo caso è anche in copertina, cosa che rende il libro in questione un volume assolutamente imperdibile se si vuole tornare ad apprezzare il caro vecchio Mickey Mouse.
  • Speciale Lucca
    I Magnifici 10 - Grandi Capolavori del Fumetto Disney
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    Nel 2001 esce questo volumetto nelle librerie. L'albo in questione, per festeggiare i 100 Anni di Magia Disney si ripropone di raccogliere un best of del fumetto Disney, scegliendo una storia per tipologia. Ed è subito polemica. Uno di quelli che a suo tempo, sfogliando il volume in libreria ne rimase perplesso è il sottoscritto che, giovane e niubbo, corse subito a sproloquiarne ipotizzando la propria hit parade. Ora che finalmente posseggo il volumetto posso dire la mia opinione in merito, e cioè che non è certo malaccio. Forse avrei evitato a tutti i costi di voler toccare certi generi (vedi le brevi americane), ma visto che tanto è impossibile fare una cernita di questo genere, non mi lamenterei troppo di fronte a un'antologia di capolavori.

    Topolino Contro il Gatto Nipp (Gottfredson-Gottfredson/Duvall) 1931
    Le mitiche strips ovvero Quando Topolino era un monellaccio. Certo, se si voleva inserire un esempio di storia di Gottfredson, non vedo perchè mettere proprio la quarta storia di Topolino in assoluto! Voglio dire, nell'anno precedente le strisce avevano ospitato storie lunghe di respiro ben più ampio come La Valle Infernale o il dramma sociale Il Bel Gagà. Questo breve ciclo, giunge per tirare un po' il fiato dopo le ultime avventure e prima di reimmergercisi con Topolino Vince Spaccafuoco. Ma ovviamente la scelta sarà caduta su questa storia perchè è una delle pochissime ad esser state riadattate ai tempi della pubblicazione sui Maestri Disney, e quindi, come avvenuto per Topolino Poliziotto e Pippo Suo Aiutante, nel volume dei settant'anni, si sono risparmiati un po' di fatica. Peccato perchè se avessero osato proporre qualcosa come Topolino Agente della Polizia Segreta, Topolino Sosia di Re Sorcio o Topolino e il Pirata Orango avrebbero stupito il mondo. Ma tant'è, questa per me è la vera infanzia di Topolino: un ragazzino cresciuto giocando per le campagne nella periferia della nascente cittadina di Mouseton, azzuffandosi coi bulli del posto, se necessario, anche a costo di rimanere orrendamente mutilato di un pezzettino di coda.

    Paperino e la Tabacchiera dell'Imperatore (Martina/Bottaro) 1957
    Che salto. In men che non si dica si giunge alla scuola italiana, con una storia martiniana alquanto celebrata, ma a mio parere evitabile in un albo come questo. Non che sia brutta, per carità, ma non l'ho mai amata particolarmente. Oltretutto Martina già c'era in quest'albo, nella storia d'esordio di Paperinik. Magari se avessero inserito una storia di Bottaro autore completo l'albo ne avrebbe guadagnato. Ad ogni modo la storia in sè è pure una delle migliori del primo Martina, anche se ne conserva tutti gli stilemi come il viaggio, il Paperino ottuso, i nipotini saggi e il Paperone disumano. E non dimentichiamo il mitico finale a rincorsa.

    Topolino & Minni in Casablanca (Cavazzano) 1987
    Capolavoro. Cavazzano si mette a fare l'autore completo e quel che ne esce è un sentito omaggio al mondo del cinema. E al mondo Disney, che viene investito del delicatissimo compito di parodizzare/reinterpretare un film che più distante non si potrebbe dalla concezione limitante che spesso si ha di questo tipo di fumetto. Ma Cavazzano se ne frega e lo fa lo stesso, e anzi, la prende come una sfida, provando a infondere lo spirito Disney in ogni scena del film originale. Una lente deformante non irrispettosa però che fa della comicità un mezzo espressivo per dire cose che comiche non sono affatto. La sudditanza di Basault nei confronti di Strudel, la figura ambigua di Ugarte, la rivisitazione di Victor Orazio. Tutto in chiave Disneyana. Sicuramente una bella Lezione.

    Zio Paperone e la Fattucchiera (Barks) 1962
    Poteva mancare Barks? E poteva mancare la consueta pubblicazione rimontata su tre strisce presa di peso da Topolino? Non capisco perchè si ostinino, oltretutto che risparmierebbero spazio. Ma vabbè. Hanno scelto la prima apparizione di Amelia, un inzio di un tormentone che ci accompagna ancora oggi. Si poteva scegliere il Barks dei primi anni 50, quello migliore in assoluto. Una Stella del Polo o uno Skirillione avrebbero fatto un figurone incredibile. Ma vabbè, per quanto il mio Barks preferito sia quello non si può negare che Barks sia sempre Barks. Anche negli anni 60.

    Topolino e Bip Bip alle Sorgenti Mongole (Scarpa) 1959
    Ed ecco il mitico, grandioso Scarpa, capace di rivaleggiare con quei mostri sacri di Barks e Gottfredson. E finalmente si è scelta una delle sue storie capolavoro, quelle del ciclo di Atomino. Non LA migliore ma pur sempre il periodo di massimo splendore, quello anni 50. La storia in questione è la seconda del ciclo, dopo La Dimensione Delta e prima della Collana Chrikawa, del Bip-Bip 15, dell'Imperatore della Calidornia e del Regno di Shangri-llà. E la classe si vede già dalle prime vignette, un inizio lento e garbato, pieno di gag che coinvolgono Orazio. E poi l'avventura, spensierata e scanzonata, i personaggi caricaturali che si incontrano lungo il cammino, come Nataniele Ragnatele o Mac Hab. Altra lezione di Disneyanità.

    Paperinik Il Diabolico Vendicatore (Penna-Martina/Carpi) 1969
    Ecco il Martina che mi piace. Nella storia che ha dato i natali a un personaggio che mi piace. E sono proprio i dialoghi il punto di forza di questa storia, frasi entrate nel mito come "non saresti capace di rubare a un paralitico" (censurata!)"lo senti? ti chiama Caino!"""Dentro, spazzatura! Fuori iettatura!" per non parlare poi della "disgustosa ostentazione di plutocratica sicumera" e di "Paperino il perseguitato muore e dalle sue ceneri...". Insomma, immancabile. Il clima pesante che si respira, la rabbia e il fastidio che prova Paperino nei confronti del parentame, una rabbia che nasce anche dalla consapevolezza di non avere del tutto ragione, accrescono l'identificazione del lettore. Una delle più belle storie stronze di sempre, la storia senza la quale questo forum neanche esisterebbe. Sarò di parte ma era un inserimento doveroso.

    Ser Topolino e i Cavalieri della Tavola Rotonda (Lockman/Murry) 1966
    Oddio santo, che è sta robaccia? Via via, che cavolo ci sta a fare in una raccolta così, a rubare spazio alle storie per bene? Le brevi americane sono una categoria con la quale bene o male bisogna fare i conti, ma sinceramente ne avrei fatto anche a meno.

    Paperoga Pompiere d'Emergenza (Hubbard/Kinney) 1966
    Ecco, queste brevi invece vanno più che bene. Non sono un eccessivo amatore del duo Kinney/Hubbard ma lo apprezzo quanto basta per volerlo in una collezione così. Oltretutto adoro il tratto di Hubbard perchè mi ricorda il processo Xerox usato in animazione proprio negli anni 60.

    Paperino e il Genio del Compleanno (Rosa) 1994
    Capolavoro. La Vita è Meravigliosa secondo Don Rosa, nella primissima sua storia ad esser stata pubblicata in Italia. Un antipasto per ciò che poco tempo dopo sarebbe stata la Saga su Zio Paperone. Ma questa prima storia apparve su Paperino Mese, nello specialissimo numero dedicato ai 60 anni di Paperino. Ed è questa la versione pubblicata nell'albo, non quella rimessa a nuovo su Zio Paperone nel 2004 (ovviamente per una questione di antecedenza). Bè insomma si diceva capolavoro. E soprattutto shock per l'arrivo di questo nuovo autore, ancora lontano dal pesante manierismo di adesso. Il Don Rosa del Genio del Compleanno è un Don Rosa più sgombro, meno appesantito, e questo lo si nota nei dialoghi, nel comportamento dei personaggi, non per forza costretti a ricapitolare la continuity. Continuity barksiana che a sprazzi c'è, ma quel tanto che basta per incuriosire senza appesantire. Ma soprattutto una notevolissima valorizzazione del personaggio di Paperino, qui visto come chiave del benessere di Paperopoli. E sopratutto toccante la scena in cui Paperino vede quello che sarebbero diventati Qui, Quo, Qua se lui non fosse mai esistito. Insomma, geniale e fantastica. Notare l'aura di dubbio in cui viene lasciata l'età di Paperino, scambiato per un sessantenne. Il signore che lo pensiona si è sbagliato, ma Paperino sul finale non si preoccupa troppo di smentire le cosa, anche se questo significa portare la datazione della storia ben oltre i limiti autoimposti da Don. Vabbè, mi piace vederlo come uno spiraglio di apertura messa lì in via del tutto eccezionale per festeggiare un personaggio come Paperino.

    Topolino e la Cometa Beta (Michelini/De Vita) 1992
    Santoiddio. Se si voleva provare a imitare lo stile delle strips del dopoguerra, firmate da Walsh e Gottfredson...bè ci si è riusciti in pieno. Questa storia contiene lo stesso humor e lo stesso sense of wonder di quel genere di avventure. Ed è anche molto bella, in ogni sua vignetta, in ogni sua gag, in ogni suo dialogo. Il ritmo è lo stesso delle strisce, con battute sincopate ogni tre o quattro vignette. C'è una valorizzazione di Topolino, Pluto e Eta Beta, visto come un simpatico giuggiolone alla Walsh. E De Vita pure fa un lavoro eccelso per esser degno dello stile di Floyd. Poi c'è pure una certa vena citazionistica, nella scena della serra, che sembra uscire anch'essa da quelle storie. E' presente un albero stritolatore, un cattivo surreale. Persino Gianni, la Balena Ugoladoro di Musica Maestro ha modo di comparire in via del tutto eccezionale. Bè avercene di storie così, spero che Casty la legga e ne venga ispirato. E spero anche che Michelini si faccia rivedere sul Topo.

    Questo è quanto, inutile dire che lo consiglio caldamente, specie se vi mancano alcune storie. Ma sopratutto lo consiglio ai neofiti, quelli che si lamentano di non avere storie storiche in casa, perchè con questo volumetto colmeranno alcune lacune. Forse non approfondendo un bel nulla (per quello c'è ben altro) ma perlomeno si avrà un piatto equilibrato e un'idea di cos'è il valido fumetto Disney.
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    Dieci anni fa, per il 50° anniversario della nascita di Zio Paperone, la Disney Italia regalò ai lettori il volume Progetto D.U.C.K. che proponeva tutti gli episodi della saga in 12 parti realizzata da Don Rosa. Oggi, per i 60 anni del pennuto miliardario, la Disney Italia propone ai suoi lettori un volume celebrativo altrettanto interessante: un essential reading dell'uomo dei paperi, Carl Barks, con le sue migliori storie in cui Zio Paperone è protagonista.
    Il volume riprende il titolo e la scaletta da un Oscar Mondadori uscito nel 1968, il primo volume a fumetti in Italia ad essere proposto in una collana di romanzi, che poteva vantare una prestigiosa introduzione firmata da Dino Buzzati. Ma oggi ci troviamo davanti a una versione riveduta e corretta di quell'albo: innanzitutto nel fumetto, che gode di una stampa qualitativamente più alta, ma soprattutto sono state ripristinate vignette che ai tempi non erano state inserite per motivi di impaginazione, o perchè erano state smarrite nell'edizione originale, poi ritrovate. Il vero fiore all'occhiello di questa edizione sono però le più di 40 pagine di editoriali, che presentano la storia del personaggio e le sue caratteristiche, analizzando in modo intelligente gli episodi proposte; un peccato forse è l'assenza dell'introduzione che ai tempi scrisse Dino Buzzati, della quale però vengono proposti i passaggi più significativi.

    Paperino e la scavatrice (1949) è la terza storia scritta da Barks nella quale figura Zio Paperone: se la trama e gli sviluppi possono risultare abbastanza prevedibili e retorici (l'episodio è comunque molto gradevole), questa storia natalizia è molto interessante per osservare quello che sarà il percorso evolutivo di Paperone, qui ancora un po' acerbo dal punto di vista grafico, e caratterialmente distante anni luce dal suo modello definitivo, disposto a spendere i suoi soldi con leggerezza per raggiungere qualunque suo scopo, più vicino al Montgomery Burns dei Simpson.
    Paperino e la clessidra magica (1950) è la storia meno appetibile dell'albo, e in un essential reading avrebbe potuto essere sacrificata, magari in favore di "prime volte", ovvero storie in cui vediamo l'esordio di alcuni personaggi creati da Barks, come Amelia, i Bassotti, o addirittura proprio la storia in cui fa la sua prima apparizione Zio Paperone. O, perchè no, alcune delle storie a cui è stata data importanza storica, venendo citate nella saga di Don Rosa, e che in questo volume sono solo citate nell'introduzione. L'episodio comunque è interessante, mostrandoci l'avaro papero alle prese con la clessidra del titolo, un amuleto dal quale dipende la sua fortuna, vero e proprio prototipo di quello che qualche anno dopo diventerà la Numero Uno.
    Molto più interessante Paperino, Zio Paperone e il ventino fatale (1952), altra storia natalizia in cui Barks dimostra la sua opposizione nei confronti del Natale e il consumismo che ne deriva. Qui, quo, qua infatti si troveranno a passare per Shacktown, il quartiere povero della città, nel quale i bambini non avranno nulla per festeggiare il Natale: in poche vignette Barks riesce a tratteggiare perfettamente la povertà, mostrandoci ragazzi con espressioni realmente deprimenti, che rendono credibile l'iniziativa dei tre nipotini. I tre infatti decideranno di rinunciare ai propri regali, e convinceranno Paperino e Paperina a collaborare con loro per raccogliere soldi e garantire un Natale felice anche agli abitanti di Shacktown; l'unico contrario ad aiutarli è Zio Paperone, che contro la sua volontà finirà per contribuire, per non rischiare di perdere il suo intero patrimonio.
    Arriviamo a Zio Paperone e la disfida dei dollari (1952), dove incontriamo un Paperone pressochè definitivo: non più arcigno vecchietto costretto a camminare reggendosi su un bastone, ma molto più attivo e pimpante, al punto da tuffarsi tra le sue monete. Proprio questa sua attività lo aiuterà a sventare un colpo dei Bassotti, che attaccano il deposito dove sono contenute tutte le ricchezze del miliardario, posizionato nel centro di Paperopoli, non ancora sulla celebre collinetta. Ma la storia è importante soprattutto perchè qui Barks accenna, in un paio di vignette, al passato da ricercatore d'oro nel Klondike di Paperone, vicende che lui stesso svilupperà in una serie di racconti affascinanti che accresceranno la mitologia e il fascino del papero in cilindro e palandrana.
    Il più celebre è sicuramente Zio Paperone e la stella del Polo (1953), nel quale Paperone reincontrerà Doretta Doremì, sua vecchia fiamma dell'epoca, figura attorno alla quale Don Rosa costruirà un personaggio decisamente influente nel passato del ricco papero.
    In Zio Paperone e la dollarallergia (1954) viene a mancare la caratteristica principale del personaggio di Paperone, che improvvisamente svilupperà un vero e proprio rigetto al denaro. Assieme ai suoi nipoti partirà per un viaggio alla ricerca di una località priva di qualunque forma di denaro, approdando nella valle di Trulla, una versione paperesca di Shangri-La. Qui Barks potrà creare un interessante spiegazione dell'economia, mostrando come la popolazione inizi a scannarsi per avere i tappi di bottiglia che i paperi hanno portato dal mondo esterno, considerati veri e propri cimeli.
    A chiudere l'albo Zio Paperone e le sette città di Cibola (1954), vero e proprio stereotipo di tutte le storie avventurose simil-Indiana Jones che la famiglia dei paperi vivrà in futuro, e che porteranno alla nascita della serie animata Ducktales e al film Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta.

    In definitiva, un albo da avere per tutti gli appassionati di fumetto, che presentano una selezione delle opere più riuscite di uno degli autori Disney più importanti di tutti i tempi, arricchita da editoriali scritti in modo adulto in grado di rendere onore in modo maturo al fantastico Carl Barks.

    Piccola domanda: lo schema "a quattro vignette" di Barks (che in questo volume viene infranto solo nella prima pagina di Paperino e la scavatrice, era dovuto a esignenze editoriali, perchè la storia era stampata anche in un formato che proponeva metà pagina di quelle che leggiamo noi?
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  • No, semplicemente è lo schema a tre vignette ad essere proprio della scuola Disney italiana. Tutti gli altri fumetti Disney che siano americani, danesi etc presentano di base lo schema a quattro vignette, che nelle primissime versioni pubblicate su Topoino negli anni 50 veniva però rimontato stagliuzzando qua e là. Ed è il motivo per cui si è dovuto procedere alla ricerca di nuove fonti (Zio Paperone) per proporre non rimontate e in versione integrale queste storie.
    Storie che, mi rallegra vedere, stanno piacendo anche ai più profani anti-vecchiume tipo te e Elik, proprio per la loro arguzia e intelligenza. Miracolo di Natale del vecchio Zio Barks :re:
  • No, ok.
    Ma quello che non mi spiego io è perchè Barks spesso sperimenti magari unendo due vignette attigue (o anche quattro), le modifichi mettendogli dei bordi in diagonale, inserisca vignette tonde, ma la linea orizzontale di metà pagina è sempre presente. Per qullo ipotizzavo che venisse anche pubblicato in versione "tagliata a metà", ma evidentemente è solo un caso.

    E comunque io sono anti-vecchiume in linea di massima, ma il vecchiume di qualità non lo disdegno, sia esso Barks, Gottfredson, o Stan Lee...
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  • Lo ho comprato pochi giorni fa.

    Non ho moltissimo da aggiungere all'analisi proposta da Deb, a parte che in assoluto la mia preferita è "Zio Paperone e la Disfida del dollari". Fantastica.
    Lorenzo Breda
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  • Vita e Dollari: uno di quei libri che rimangono fissi sulla mia scrivania. L'immagine in copertina è un capolavoro. Ciò che ho notato in Barks è soprattutto l'approfondimento psicologico dei personaggi, riesce a dare un'anima persino a Qui, Quo e Qua. Ho preferito "zio Paperone e la stella del polo", la più famosa, ma anche " zio Paperone e il ventino fatale" (con paperone mendicante) e "zio Paperone e la disfida dei dollari" (Paperone nuota nel suo denaro, ammette di avere un piccolo trucco per riuscirci e nella tavola finale sembra sia rimasto un pò a pensare sulle parole del nipote). Quelle che brillano meno sono: "Paperino e la clessidra magica" che ritengo comunque interessante per la scoperta dell'antenato della Numero Uno e "Zio Paperone e le sette città di cibola" che forza un pò il topos che si era venuto a creare da "Zio Paperone e la disfida dei dollari" dove per la prima volta è il riccastro che chiede aiuto ai nipoti e non viceversa, con conseguente avventura all'ultima piuma. Vediamo Paperone trasformarsi a poco a poco nel personaggio che ben conosciamo, che nonostante la sua avarizia riesce sempre a risultarmi simpatico. Grazie di tutto Carl Barks.
  • Se per celebrare i 75 anni di Topolino e i 70 di Paperino la Disney aveva edito volumi celebrativi sentiti ma tutto sommato modesti (specialmente quello dedicato a Donald non presenta alcun capolavoro, optando invece per la pubblicazione di storie buone ma misconosciute), non si può dire che il sessantenario di Scrooge McDuck non sia stato preso a cuore. Presentata infatti per l’occasione la riedizione di Vita e Dollari di Paperon de' Paperoni, in cui nell’edizione originaria del 1968 l’introduzione di Dino Buzzati svela per la prima volta ai lettori il nome di uno dei fautori della grande epopea a fumetti disneyana: Carl Barks, di cui vengono pubblicate sette storie. Sette storie che costituiscono una compilation ideale dell’opera barksiana, ottimo punto di partenza per i neofiti che possono ritrovare condensato in queste avventure la crema dello spirito che l’Uomo dei Paperi inseriva in ogni sua creazione, dalle lunghe alle autoconclusive passando per le mitiche ten pages.
    E’ questo che rende l’albo irresistibile, tanto più se le fonti sono state rinnovate con le versioni filologicamente corrette di Zio Paperone, se l’intero albo è curato da Lidia Cannatella e se ogni storia è corredata dai puntuali articoli di Luca Boschi e Alberto Becattini. L’unico neo può essere costituito dalla colorazione delle storie, visto che il b/n di Barks è stupendo: ma ci si deve rendere anche conto che un volume che ha già scarse possibilità di approdare presso il grande pubblico come aveva fatto il suo gemello della Mondatori attirerebbe ancora meno persone se privo dei colori. Decisamente carenti invece qualità di stampa e della carta, ma sono inezie davvero lillipuziane che si devono citare solo per onestà nei confronti di questo comunque eccelso volume.
    L’onore dell’esordio è dell’ottima Paperino e la Scavatrice (Letter to Santa, 1949), storia natalizia che con evidenti toni farseschi e patetici esalta lo spirito intrinseco del Natale non dopo averne demonizzato il consumismo di contorno tramite le dissacranti vicende di Paperino e Paperone che peccano entrambi di esecrabile tracotanza. Il Maestro dell’Oregon intreccia le vicende dei personaggi in un climax dagli inesorabili e catastrofici risultati che raggiunge l’apice nella stupenda scena battaglia delle scavatrici (anticipata un paio di pagine prima da una zuffa a suon di milioni) omaggiata anche da Faccini in Paperino e la Vecchia Sbuffante. E nonostante questa scena simboleggi già in modo esemplare le ipocrisie del natale commerciale Barks ci elargisce anche l’esibizione di un patetico Paperino camuffato da Babbo Natale che, insieme alla prestazione di un Paperone smaliziato ed astuto, rappresentano alla perfezione i frequenti fraintendimenti del Natale. Il quadro che emerge da questa enorme allegoria svela tutti gli inganni di una festività che ha preso tutti propri valori, senza tuttavia rinunciare a una sana dose d’ottimismo fornita dall’apparizione finale di Babbo Natale che, novello deus ex machina, risolve la situazione facendosi portavoce (e chi altri se non lui?) della vera essenza della ricorrenza. Ma nemmeno nel finale Barks rinuncia a un po’ di sana satira, con una battuta finale di un Paperone energico dallo straordinario carattere, di cui la scuola italiana esporterà principalmente la cupidigia tralasciando invece il salubre aspetto della personalità scroogiana, riassunto splendidamente dalla massima Cosa me ne faccio di undici ottilioni di dollari, se non ci faccio un po’ di chiasso intorno?.
    Graficamente un Barks ancora lontano dalla piena maturazione e tuttavia già ottimo disegnatore: fantastici i suoi neri pieni e la vignetta di apertura, che talaltro forma un’involontaria connessione con la gottfredsioniana Muosepotamia, connessione che segna il passaggio di testimone tra L’Uomo dei Topi e il corrispettivo collega che darà vita all’epopea dei Paperi.
    Particolarissima la storia successiva, Paperino e la Clessidra Magica (The Magic Hourglass, 1950), che Don Rosa ha parzialmente escluso dalla sua Saga, vista la presenza di questa Clessidra Magica che svaluterebbe il ruolo della ben più celebre Numero Uno. Beh, Don Rosa certe volte è un vero gnagno dato che La Clessidra Magica è un avventura bellissima, in cui Barks tratta il tema della vera ricchezza senza infiorettature o banalità e che anzi è contornata da una trama avvincente e scorrevole, dai toni surreali che non stonano con le componenti realistiche, accentuate dall’ottimo tratto del Maestro (memorabile la prima quadrupla) che utilizza personaggi umani al posto dei soliti cani antropomorfi al pari dell’altrettanto capolavorosa Le Spie Atomiche.
    Paperino, Paperone e il Ventino Fatale (A Christmas for Shacktown) è invece la storia di Natale per antonomasia, che riassume in sé tutta la satira che Barks ha sempre inserito nelle sue opere (come Canto di Natale) e idealmente conclude il discorso Paperone-Natale, iniziato ne Il Natale su Monte Orso e che trova nella succitata A Letter to Santa la sua ottima tappa intermedia. Ne Il Ventino Fatale abbiamo infatti un Paperone notevolmente inacidito, la cui cupidigia entra in contrasto con il resto del cast che si fa in quattro per regalare un bel Natale ai bambini poveri della baraccopoli di Shacktown. La crescente empietà di Scrroge non può non passare impunita grazie alla legge quasi divina del contrappasso che regola le storie barksiane: e se la colpa è enorme non può che esserlo anche la punizione, che mette al repentaglio l’intero patrimonio paperoniano, tuttavia salvato in seguito dal simbolo di quel Natale che Paperone aveva ripudiato con tanta verve. Una gustosissima iperbole finale conclude questo indiscusso Capolavoro che non ha certo bisogno delle spiegazioni alquanto irritanti fornite anni dopo da Don Rosa ne La Prima Invenzione di Archimede.
    E nonostante Il Ventino Fatale e Paperino e la Scavatrice ci forniscano un ampio ritratto del Paperone barksiano, c’è una storia che ancora maggiormente lo descrive, assumendo anzi i principi di questi come cardine fondamentale della trama stessa. La storia in questione è Zio Paperone e la Disfida dei Dollari (Only a Poor Old Man, 1952), che sublima il personaggio di Scrooge McDuck. Non a caso questa avventura introduce importantissimi concetti che saranno poi ripresi a ampliati da Rosa nella Saga: a partire dalla fondamentale onestà che anima Paperone, onestà non avulsa tuttavia da qualche sano trucchetto insegnato dall’esperienza a finire dalla celebre sequenza in cui il papero sguazza nel denaro, ci scava gallerie e se lo getta in testa in una pioggia aurea. Il tutto delinea alla perfezione il carattere di Paperone e pur facendolo implicitamente non sminuisce la potenza del personaggio stesso: come lo stesso Don Rosa ha dichiarato, nell’ultima, fantastica tavola Barks riesce ad esprimere più di quanto l’autore del Kentucky abbia fatto in 212 tavole di Life & Times. Non ci sono parole per descrivere questo indiscusso caposaldo della tradizione disneyana, che probabilmente è una delle più belle storie a fumetti mai concepite, questo Capolavoro che insegna che non si è un povero vecchio finché si riescono a realizzare i propri sogni e ad assecondare le proprie passioni, senza mai fossilizzarsi ma cercando sempre di ampliare i propri limiti, spronandosi alla perpetua ricerca di sé stessi che è poi la vera differenza tra vivere e vegetare.
    Notevoli le scelte grafiche, come la leggendaria quadrupla con la cascata di dollari.
    Se La Disfida dei Dollari indaga l’ideologia paperoniana, i suoi sentimenti sono analizzati approfonditamente in Zio Paperone e la Stella del Polo (Back to the Klondike, 1953). Una storia che farà la storia, c, segnando per sempre anche i Dinsey Italiani: se infatti Martina coglie il Paperone avido e crudele delle prime apparizioni, Romano Scarpa si farà portavoce del personaggio di Back to the Klondike, un personaggio indubbiamente più complesso ed affascinante che in Italia debutta in storie come La Leggenda dello Scozzese Volante.
    La Stella del Polo è fondamentale anche dal punto di vista biografico: introdotto definitivamente il Klondike, che d’ora in poi sarà sempre legato allo Zione e, in secondo luogo, Doretta Doremì, che sarà meglio descritta da Don Rosa nella Saga, ne L’Ultima Slitta Per Dawson, Cuori nello Yukon, Qualcosa di Veramente Speciale, Il Sogno di Una Vita e La Prigioniera del Fosso dell’Agonia Bianca. In questa prima apparizione Doretta da al lettore la possibilità di ammirare il cuore d’oro di Paperone, che volutamente cede una fortuna alla vecchia fiamma cercando tuttavia di non far sembrare la cosa accidentale.
    Paperone appare infatti particolarmente crudele e si spinge anche ad atti d’illegalità (prontamente censurati all’epoca della prima pubblicazione) per poi dimostrarsi un duro dal cuore tenero. Questo colpo di scena finale conclude una storia che contiene una grande varietà di temi, in cui non mancano gustose gag (le varie smemorataggini sono a dir poco spassose) e che conferma ancora una volta l’incommensurabile genio dell’Uomo dei Paperi, unito ad un invidiabile estro creativo. Estro creativo con un grande gusto per le trame e le situazioni paradossali, come risulta evidente da Zio Paperone e la Dollarallergia (Adventure in Tralla-La, 1954) che affronta il tema della ricchezza, ma in modo diverso da La Clessidra Magica. Vediamo qui un Paperone sopraffatto dalla routine e ossessionato dalla propria ricchezza a tal punto da spingerlo a prendere una pausa (definitiva?) dal ruolo di magnate per cercare l’utopistica città di Trulla, ispirata alla leggendaria Shangri-La, dove il concetto stesso di ricchezza non esiste. Barks coglie il pretesto dell’avventuroso viaggio dei paperi, per ricordare come in fondo il denaro non sia altro che una convenzione legata a sterili pezzi di carta e di metallo e che la reale ricchezza è ben altra: alla fine i paperi ritorneranno a casa e sventeranno la distruzione di Trulla solo grazie all’onestà dei nipotini che dimostreranno il valore della rettitudine senza rinunciare a un tocco di ingenua malizia finale.
    Per molti versi analoga a questa storia è l’avventura che chiude l’albo, Zio Paperone e le Sette Città di Cibola (The Seven Cities of Cibola, 1954). Nella situazione iniziale abbiamo ancora un Paperone oppresso dalla propria ricchezza, anche se stavolta lo troviamo in uno stato apatico anziché nevrotico. E, in secondo luogo, anche in questa occasione i paperi sono alla ricerca di una città leggendaria, Cibola. La gustosa avventura che prende il via da un’innocua ricerca di punte di frecce indiane che sarà poi citata nel PKNAico I Mastini dell’Universo e si trasforma in una appassionante caccia al tesoro che, tra l’altro, segna l’esordio del Manuale delle Giovani Marmotte. Trama impeccabile unita a ottimi disegni (fantastica ogni singola vignetta che ritrae, anche di striscio, le Sette Città) che ha ispirato tal Spilberg per il celebre I Predatori dell’Arca Perduta, segnale della grande valenza e della straordinaria versatilità di un autore che ha saputo influenzare con dei “miseri” comic book la cultura letteraria e cinematografica, creando un sostrato indispendabile per i futuri Capolavori. Di certo non è cosa da tutti e Carl Barks va per questo giustamente celebrato. Davvero doveroso questo volume che celebra creatore e creatura allo stesso tempo, permettendo ai nuovi lettori di scoprire un autore di uno spessore notevolmente maggiore alle solite frittolaggini che rischiano di assuefare alla mediocrità. Una mediocrità invece sempre assente nell’arco della vastissima produzione dell’Uomo dei Paperi, di cui grazie alla Disney Italia questo volume ci fornisce un the best of, davvero imprescindibile e fondamentale per comprendere a pieno la grandezza di quella fucina di Magia che è l’Universo dello Zio Walt, di Carl Barks, Floyd Gottfredson, Romano Scarpa e tanti altri.
  • Speciale Lucca

    Vita e Dollari di Paperon de' Paperoni - Speciale 60 Anni

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    E' curioso che nel 2007, per sfornare un'antologia celebrativa per i 60 anni dello zione, si ricorra alla ristampa di un volume del 1968. Il fatto è che quel libro, con la sua scaletta di storie particolarmente indovinata, il suo apparato critico firmato nientemeno che da Dino Buzzati, e il suo notevole primato, che lo vuole primo Oscar Mondadori a trattare di fumetto, e primissima raccolta a testimoniare l'esistenza del grande Carl Barks, è sempre rimasto una pietra miliare delle antologie a fumetti e un perfetto esempio di quello che poteva essere un essential reading dell'autore nella prima metà degli anni 50. Che a sua volta è forse da considerarsi il suo periodo migliore, caratterizzato da una creatività sfrenata, un'arguzia impressionante e un tratto straordinariamente espressivo che probabilmente non avrebbe avuto uguali nelle opere successive. Tutto questo dando per assodato il fatto che in 700 e più storie, Barks abbia mantenuto una media qualitativa sempre incredibilmente alta, senza cadute di tono, sia nelle lunghe che nelle brevi. Ci troviamo davanti alla creme de la creme, insomma.
    Certo, non è che una ristampa anastatica sarebbe stato il miglior modo di celebrare lo Zione. In fondo ne è passata di acqua sotto i ponti e di carta sotto le rotative (cit.), e, scaletta a parte, non si può certo dire che il resto di quel volume fosse proprio ciò che ci si sarebbe augurato al giorno d'oggi. L'introduzione di Buzzati, in fin dei conti, presentava una visione un po' troppo manichea dei personaggi, mediata sicuramente dal filtro martiniano, la copertina altro non era che un collage di vignette colorato in maniera piuttosto datata, e le fonti...bè le fonti erano quelle che erano. Cioè quelle di Topolino, rimontate su tre strisce, stagliuzzate e rimaneggiate quanto basta per non essere più proponibili al giorno d'oggi.
    Il timore di tutti è che dietro un integralismo filologico eccessivo ci fosse la scarsa voglia di migliorare quegli elementi, un timore piuttosto infondato visto che ogni singolo problema è stato invece meravigliosamente risolto. La copertina infatti presenta adesso uno spettacolare dipinto ad olio di Carl Barks, i redazionali sono stati pesantemente incrementati grazie ai magnifici tre: Luca Boschi, Lidia Cannatella e Alberto Becattini che hanno firmato una cinquantina di pagine interessantissime, mentre le fonti sono adesso quelle assai più corrette di Zio Paperone, con una colorazione e una traduzione molto valide. Il ritorno alle quattro strisce per pagina ha inoltre reso necessario un cambio di formato, che non è più un pocket ma un preziosissimo volume da libreria.

    Paperino e la Scavatrice (Barks): La prima delle sette storie in scaletta giunge dopo una trentina di pagine di testo, occupate da un editoriale della Cannatella, un articolo sui perchè e i percome di questa ristampa celebrativa, firmata da un Boschi desideroso di rendere onore all'edizione originale, una trattazione Becattiniana sui molteplici avversari di Paperone e ovviamente un articolo inerente alla storia stessa. Insomma, appassionati o meno, si giunge adeguatamente preparati ai fasti natalizi di un autore che per questa ricorrenza ha fatto tanto. E in un certo senso fa un po' strano leggere nelle introduzioni certe sue critiche a questa festività, che almeno a giudicare dal suo operato sembrerebbe aver amato tantissimo. Le storie natalizie di Barks presenti in questo volume sono ben due, sicuramente le migliori ma certo non le uniche che si ricordano volentieri di questo autore. In questa, che ci presenta un Paperone ancora acerbo ma con un lato della sua personalità (lo sbruffone di manica larga) che purtroppo sarebbe stato sempre più dimenticato dagli autori successivi, assistiamo ad una presa in giro cattivissima del consumismo natalizio, e di tutti i parenti che in questa festività fanno a gara per dimostrarsi più munifici, quando in realtà basterebbe un po' di acume e semplicità in più per capire cosa veramente renderebbe felice un bambino. Incredibile oltre al comparto grafico che scompone lo schema tradizionale delle vignette in modo sempre originale, la sequenza della lotta tra le scavatrici e la caratterizzazione dei due finti babbi natale Paperone e Paperino, incapaci di capire che ciò che i nipotini vogliono davvero altro non è che una scavatrice giocattolo. Lo capisce invece Babbo Natale, che nella sua apparizione finale da vero deus ex-machina ci regala una sequenza indimenticabile: un dissacrante e al tempo stesso bonario elogio della semplicità.

    Paperino e la Clessidra Magica (Barks): Forse meno bella delle altre nel volume, ma con certi mostri è facilissimo sfigurare. La scarsa fortuna di questa storia è spesso stata determinata dal solito Don Rosa, che nella sua Saga ha deciso di ignorarne ogni riferimento. E in effetti, oltre a presentare una sorta di doppione ante litteram della Numero Uno, il racconto fornisce anche un messaggio diametralmente opposto a quella che sarebbe poi diventata la regola ufficiale e cioè che la ricchezza di Paperone non si basa su un portafortuna ma sul duro lavoro, e che la Numero Uno altro non è stata altro che la sua fonte d'ispirazione per far fortuna in America. Ma a Barks di certe minuzie di continuity fregava proprio poco, se a monte c'era un messaggio assai più forte da trasmettere, e il messaggio in questione, dato ancora una volta con humor e senso del paradosso, e senza didascalismi eccessivi è proprio quello dell'inutilità della ricchezza. Capolavorose alcune particolarità grafiche, come ad esempio il peschereccio trainato dagli squali, e i predoni del deserto di razza umana (e quindi non cani antropomorfi), ma la scena che sicuramente rimane più impressa è quella dell'attraversamento finale del deserto, dove i paperi avranno modo di riconsiderare il vero valore della ricchezza, scoprendo come di fronte ad un sorso d'acqua ogni uomo sia uguale ad un altro.

    Paperino, Zio Paperone e il Ventino Fatale (Barks): E siamo di fronte a quella che insieme alla Stella del Polo si potrebbe tranquillamente definire la miglior storia del volume. Nonchè l'apice di qualsiasi altra storia Disney di argomento natalizio. Se ci si pensa in questa storia c'è proprio tutto: un ruolo ben definito per buona parte del cast paperopolese, un avventura cittadina per Paperino e una tragedia per Paperone, voluta dal fato per condannarne la cupidigia. Che poi tanto cupidigia non è, ma solo un modo fanatico di concepire le priorità. Paperone viene punito, non tanto per aver negato la sua parte di denaro ai bambini di Shacktown (cosa che non ha esattamente fatto), ma per aver condannato il lato ludico della ricorrenza. E paradossalmente sarà proprio un trenino elettrico a salvargli il patrimonio, dopo la catastrofe provocata dal suo più grande atto di sfida nei confronti del destino: chiedere l'elemosina. E già basterebbe questo a prostrarsi di fronte a tali tavole. Ma questa storia offre di più: i metodi sempre diversi che Donald escogita per recuperare la somma necessaria in tempo per ricevere l'apporto di Paperone hanno del geniale, e ancor più bello è osservare le sue reazioni a tutto ciò che accade, con irresistibili espressioni stralunate, divertite o afflitte a seconda dei casi. I dialoghi sempre all'altezza danno vita a una girandola di scenette di incredibile modernità, che fanno ampiamente sfigurare buona parte di quanto si vede oggigiorno sulle pagine di Topolino. Insomma, non si sa se ricordare di più questa storia per la parabola Paperoniana, per i dialoghi frizzanti e pieni di verve o per il comparto grafico carezzevole e pieno d'atmosfera. Capolavoro, insomma.

    Zio Paperone e la Disfida dei Dollari (Barks): La storia che ha posto le basi su un argomento di cui fior fior d'autori avrebbero avuto modo di discutere: l'approccio di Zio Paperone al suo denaro. Il Kondike, il Montana, i Dalton, tutti riferimenti che avrebbero fornito a Don Rosa altrettanti elementi per indagare in maniera pedestre sul passato di Paperone. Ma lo spirito della storia è un altro, ed è espresso perfettamente nel suo titolo americano: Only a Poor Old Man. Tutta l'avventura alla base, con Paperone impegnato a nascondere i suoi averi sul fondo di un lago, pur godibile, non è il fulcro della vicenda bensì l'esempio a cui applicare i valori che vengono invece espressi all'inizio e alla fine del racconto. Paperone cerca di convincere un Paperino piuttosto terra terra a godere dei vantaggi che può offrire una vita come la sua, e già durante la sua lezione si iniziano a intravedere le prime falle del suo ragionamento. Paperone viene infatti continuamente disturbato da problemi via via più grossi fino a che, con l'entrata in scena dei Bassotti, la storia prende un corso diverso, e solo dopo molte peripezie si ripristina una condizione di partenza in cui però Paperino è ormai convinto che gestire grosse somme di denaro altro non sia che una grossa scocciatura. La lezione di Paperone non va quindi a buon fine, e il sentirsi dire dai nipoti di essere un povero vecchio e che nella vita ciò che conta più di ogni suo bilione sia un cono alla vaniglia, lo lascia per un attimo a riflettere, nella vignetta muta forse più eloquente della storia del fumetto Disney. Ma il momento di perplessità dura poco, e Paperone, scrollatosi di dosso ogni dubbio, riinizierà a far quello che faceva prima con convinzione ancora maggiore. L'ultima tavola in questo senso è un vero capolavoro, per come riassume meravigliosamente il senso di quanto raccontato. E con quale delicatezza e humor lo fa! Il registro di Barks è sempre molto lieve, e invita a ridere con distacco di quelle che sono le vicende di questi personaggi, senza mai prendere troppo sul serio le loro paranoie, e anzi suggerendo al lettore di non prendere le parti di nessuno, per godersi ancor più le delizie di questo teatrino.

    Zio Paperone e la Stella del Polo (Barks): Ricordo ancora che quando ero piccolo questa era una delle storie che mio padre mi raccontava per farmi mangiare. E benchè per farmela capire meglio me l'avesse semplificata non poco, posso dire che era questa la mia preferita, quella che non mi stancavo mai di ascoltare. Negli anni poi mi sono accorto che questa storia era stata promossa a vero e proprio mito da un sacco di persone. Romano Scarpa per dirne uno, che aveva dato a Doretta una nipotina di nome Paperetta Ye Ye, o Don Rosa per dirne un altro che, partendo dalla Saga, su Doretta ci ha scritto miriadi di storie, tirandola in ballo ogni due per tre e finendo così per inflazionarla. E come dimenticare la trasposizione animata nell'ambito della serie Duck Tales che tanto mi faceva arrabbiare da piccolo per la sua discutibilissima fedeltà all'originale? E la citazione all'interno di PKNA #13: La Notte Più Buia? Insomma, Back to Klondike, acclamata dal mondo intero, è forse la migliore storia coi Paperi mai scritta. Eppure ricordo che la vera folgorazione che me la fece adorare, prescindendo finalmente dalle nostalgie infantili, avvenne con la ripubblicazione su Zio Paperone nel 1996, quando mi ritrovai davanti quelle quattro tavole nuove di zecca, dove veniva narrata la storia del loro primo incontro. Quel flashback Barksiano, partorito millenni prima di qualsiasi altra divagazione Donrosiana sull'argomento e rimasto censurato così a lungo, rimane ancor'oggi uno dei momenti più alti della narrativa Disneyana, una parodia graffiante nei confronti di certi stereotipi sul luminescente mondo dei cercatori d'oro dello Yukon, fatto di bulli, pupe e sale da ballo. Un Paperone tanto grintoso nel passato, quanto tendente al perdono nel presente, è reso con un sottile gioco di caratterizzazioni ambigue, che a quanto pare a Barks riusciva divinamente. La tematica degli affari di cuore di Paperone, che sarebbe poi stata ripresa, più e più volte, anche grazie a quell'altro gran personaggio Scarpiano chiamato Brigitta, esordisce per la prima volta qua, andando a costruire un altro fondamentale pezzettino di quell'incredibile personaggio chiamato Paperon de' Paperoni.

    Zio Paperone e la Dollarallergia (Barks): Inferiore agli ultimi tre mostri sacri perchè "solo" geniale, questa storia mostra un Barks ancor più graffiante del solito, nel suo raccontare di come una società utopica diventi distopica. Ricorda un po' certe storie dei Puffi in cui un elemento disturbante finisce per turbare un ecosistema perfetto, e far provare per la prima volta agli abitanti del suddetto ecosistema delle squallide emozioni umane. Paradossi come se piovesse, insomma. E si nota un certo piacere perverso di quel mattacchione di zio Carl nel tratteggiare un Paperone in fuga dal suo stesso denaro, che in preda agli isterismi urla "Odio il mio denaro! Mi ha procurato solo noie, fatiche, lavoro, preoccupazioni e grattacapi! Fuori dai piedi sporca robaccia!". Per non parlare del lento e inesorabile meccanismo secondo cui pure la pacifica Trulla si fa prendere dalla mania per il superfluo e instaura una pseudoeconomia basata sui tappi di bottiglia. Genio puro.

    Zio Paperone e la Sette Città di Cibola (Barks): E infine un viaggio. La caccia al tesoro era l'unico topos inaugurato da Barks che mancava ancora nel volume (e, no, la Clessidra vedeva i paperi rivaleggiare tra loro e quindi non vale), e quindi eccola qua in ultima posizione. Certo magari al suo posto ci sarebbe stata meglio quella dello Skirillione, dove i paperi trovano Atlantide, ma questa storia ha avuto un'importanza e un seguito enormi. Tanto per iniziare la famosissima ispirazione di Spielberg per Indiana Jones, che dovrebbe già di per sè inscrivere questa storia nel mito. Inoltre, va ricordato un riferimento alla ricerca di punte di freccia indiane che i paperi compiono all'inizio della storia, che sarebbe finito dritto dritto in PKNA #27: I Mastini dell'Universo. Insomma, magari non al livello della magnifica triade al centro dell'albo ma pur sempre la caccia al tesoro per eccellenza, che ci permette di assistere ad alcune delle più ariose quadruple (o sarebbe meglio dire triple) mai tratteggiate da Barks.

    Spero che ora molte cose siano chiare. Il motivo per cui tutti qui sbaviamo per certi autori piuttosto che per altri, il motivo per cui perdiamo il nostro tempo in giro per forum Disneyani, anzichè darci a fumetti che magari potrebbero soddisfarci anche di più. E invece no, preferiamo continuare a seguire il fumetto Disney, ben consci che la storia bella salterà fuori solo dopo dieci storie brutte e che l'autore veramente bravo dovrà graffiare e scalciare per riuscire ad emergere in una massa tesa a fare storie per bambini con l'unico scopo di portarsi a casa la pagnotta.
    Fare buon fumetto Disney è molto difficile, sicuramente più arduo che fare ottimo fumetto Marvel, o fare Manga, proprio per questo doversi trovare per forza a cavallo tra i target, cercando di dire qualcosa di intelligente, facendo uso di un codice espressivo indirizzato a tutti e contemporamente a nessuno di specifico. Disney per sua stessa natura è un ideale artistico, il cui scopo è riuscire a comunicare qualcosa ad un vasto pubblico, un pubblico che include anche i bambini, che determinano pesantemente alcune scelte espressive. Scelte che purtroppo spesso e volentieri forniscono un pretesto per fraintendere e limitare così gli scopi di quella che almeno in teoria dovrebbe essere un perfetto meccanismo di intrattenimento universale.
    Ma la causa di tanto malcostume, il motivo per cui aprendo Topolino troviamo storie come Amelia e la Festa di Halloween (sì, la tirerò sempre in ballo d'ora in poi), è proprio che evidentemente non c'è abbastanza cultura Disneyana, nè tra i lettori, nè tra gli autori. Ma in fondo è comprensibile, visto che Gottfredson nelle edicole latita da un decennio, e che l'opera omnia di Barks ha cessato di essere sistematicamente pubblicata nel 1995, con l'inizio della famosa serie bianca di Zio Paperone. E, no, non basta che ogni tanto questi due autori facciano capolino sulle pagine dei Grandi Classici, deturpati, maltradotti, stagliuzzati e rimontati da una politica editoriale che vuole a tutti i costi andare alla ricerca delle fonti più vecchie e meno filologiche (Topolino). C'è bisogno che Barks, Gottfredson e magari anche Scarpa, Taliaferro e quanti altri abbiano contribuito a incrivere il marchio Disney nella Storia del Fumetto, possano essere sempre disponibili sul mercato, perchè chiunque, lettore casuale, autore o appassionato possa farsi veramente un'idea delle potenzialità espressive del fumetto Disneyano.
  • Speciale Lucca

    Topogag - Le Più Belle Strisce Quotidiane e Tavole Domenicali dal 1935 al 1978

    Questo volumetto in origine faceva parte degli articoli del Topocatalogo e non di rado veniva allegato come premio dopo un abbonamento ad una testata Disney. Evidentemente doveva esserne stato prodotto un numero spropositato di copie, vista la frequenza con cui lo si ritrovava ogni due per tre tra le offerte Disneyane. Bè una piacevolissima sorpresa è stata l'averlo trovato a Lucca...come premio per il quiz che Bertoni, Fausto e Valentina facevano ai bambini. E ovviamente ringrazio l'ultima dei tre per averne concesso una copia a me, Icnarf, Dapiz, Hybiscus, Rensel, Elik e Laurentius, sicuramente un bell'omaggio arricchito (almeno nel mio caso) da una sua dedica che mi invita a non perdere le speranze per l'arrivo, prima o poi, di una bella cronologica del Topolino a strisce di zio Floyd. Per quanto riguarda i contenuti del volume, di sicuro non si tratta del Topolino avventuroso che noi tutti auspichiamo di rivedere nella tanto sofferta integrale di Gottfredson, ma ne è un ottimo antipasto. La prima metà dell'albo propone una selezione di tavole domenicali che vanno dal 1935 al 1942, una produzione che vede alle matite principalmente Gottfredson, poi sostituito da Manuel Gonzales e ai testi Ted Osborne e Merril De Maris. Va detto, che a differenza delle strisce, che dal 1930 al 1955 furono sempre collegate tra loro in lunghissime sequenze di avventure continuative (il famoso ciclo di cui noi tutti invochiamo la ristampa), la tavole, tranne rarissimi casi, sarebbero state quasi sempre autoconclusive.
    C'è poi una seconda metà, che vede invece una selezione di strisce quotidiane autoconclusive che vanno dagli anni 50 ai 70. Questo tipo di produzione nasce infatti nel 1955, quando, dopo Topolino e il Ritorno di Davy Crockett, la produzione avventurosa continuativa viene conclusa e rimpiazzata da queste gag quotidiane. Non cambia l'autore dei disegni, che fino al 1975 è sempre Floyd Gottfredson, stavolta su testi di Roy Williams o Del Connell. Le strisce in questione sono parecchio varie, e si passa da alcune gag parecchio argute, ad altre un po' più scolastiche che fanno rimpiangere l'epoca d'oro che si lasciano alle spalle. Sensazione di nostalgia che si avverte specialmente passando dallo stile del tardo Gottfredson a quello decisamente anni 70 del successore Roman Aràmbula, privo di particolari guizzi stilistici.
    In sostanza, un buon volume, sì. Che non ha certo velleità maggiori se non quella di dare una buona infarinatura su ciò che è stata la produzione Disney per i quotidiani, pur trattando l'argomento da un punto di vista periferico e senza andare al nucleo di ciò che veramente ci sogneremmo di poter rileggere. Un antipasto sfiziosissimo in attesa dei pezzi da novanta, insomma.

    Classici a Fumetti - Ratatouille

    Altro mio acquisto lucchese è quest'albo, che segue gli ultimi due a cura di Ambrosio e Rigano, che trasponevano invece il secondo e terzo capitolo della trilogia dei Pirati dei Caraibi. E una cosa va detta subito: mentre una trasposizione a fumetti dei due live action sopracitati poteva essere un'operazione estremamente accattivante visto che trasformava in disegni un mondo in carne ad ossa, restituendo loro (stilisticamente parlando) una propria disneyanità, nel caso di Ratatouille (Macchetto/Urbano), che già parte con lo status di prodotto d'animazione, si ha invece una penalizzazione. La solita vecchia penalizzazione di qualsiasi adattamento fumettato, oserei dire. Che però ora non è più pesante come un tempo, quando su Topolino apparivano le trasposizioni dei classici Disney anni 90, costretti in quelle vignette strettissime e ritmicamente sballati dall'incapacità degli adattatori americani. Da quando questo tipo di operazioni sono state ormai affidate alla scuola italiana abbiamo prodotti di ben altro livello e di diversa caratura, più vicini ad una graphic novel che a un semplice prodotto di merchandising senza arte nè parte. Il problema è che ancora non basta per ottenere un prodotto che convinca al 100%, specie in questo caso. Ratatouille è un film in cui la regia è sempre e comunque sopra le righe e fa un uso a dir poco strepitoso del mezzo cinematografico, proponendo gag, dialoghi e trovate senza precedenti nel campo dell'animazione. Una simile sceneggiatura sarebbe stata penalizzata in qualsiasi caso, a meno che non si fosse scelto di dedicargli il doppio delle tavole, di resettargli la sceneggiatura e ricostruirgliene un'altra, più vicina possibile al medium fumetto. Ne sarebbe valsa la pena? Per la Disney probabilmente no, e così ci troviamo davanti un albo, pur molto curato, che sa un po' troppo di vorrei ma non posso. Un Macchetto leggermente sottotono riesce a trasporre alla perfezione alcune sequenze (come la discussione tra Remy e suo padre successiva al loro ricongiungimento), trascurandone molte altre, e arrendendosi proprio nella seconda metà. Comportamento quasi analogo a quello di Urbano, che ritrae alla perfezione alcune cose come gli ambienti, rispettosissimi del lungometraggio, e alcuni personaggi secondari come i cuochi, e ne devasta letteralmente altri come Remy e soprattutto Colette, veramente orrida in quasi tutte le vignette in cui appare.
    Insomma, senza dubbio un Ratatouille banalizzato, da non condannare in toto, questo sì, e che comunque mostra che si sono fatti notevoli progressi in questo campo. Ma che tuttavia non riesce a far concludere la lettura soddisfatti, come invece riuscivano i pirati ambrosiani, strapieni di inutili didascalie, ma che perlomeno avevano dalla loro una realizzazione grafica impeccabile e il vantaggio di spiegare certi punti rimasti oscuri durante la visione dei lungometraggi.
  • Paperino: 75 anni di divertimento ed emozioni

    Uh, ma che bella scoperta questo thread!! Non mi era mai capitato sott’occhio! A saperlo avrei inserito qui la recensione di questo, ci stava meglio! Ma vabbè… grande scoperta, quanti vecchi one shot ci sarebbero da recensire oltre a quelli qui sopra, e ora… ih ih, poveri voi!
    No, Bramo, no! Non fare il solito recensore folle.
    Ok, ok, volevo solo far prendere strizza a qualcuno. Non ripescherò vecchi speciali che pure ci sono stati e che sarebbero meritevoli di una recensione qui.
    In realtà però qualcosina voglio scriverla: in occasione del 75° compleanno di Paolino Paperino, dato che la Disney Italia non fa uscire nessun volume celebrativo, commenterò due volumi del passato incentrati su Donald, giusto per festeggiarlo ricordando albi fatti apposta per lui e storie che si ricordano con felicità.
    Ce ne sono stati tanti, di volumi sul nostro papero, ma nella moltitudine a mio insindacabile giudizio ho scelto questi due.

    The Best of Paperino

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    Questo volumone è uscito 10 anni fa esatti. Io lo acquistai tramite uno dei famosi Topocataloghi. La bella copertina colorata a pastello introduceva a un libro dal contenuto serio e ponderato fin dalle intenzioni: infatti una breve presentazione chiariva che quel volume conteneva esclusivamente storie italiane del personaggio, ben sapendo che per ciascuna di quelle selezionate sarebbero rimasti fuori decine di altri capolavori. Si è ristretto il campo ai Grandi e si sono escluse storie che erano state recentemente ristampate in altre testate da collezionisti. Insomma, un lavoro ben fatto.
    La prima storia è Paperino agente dell’F.B.I.! di Romano Scarpa. Introdotta da un sapiente articolo di Becattini che parla del Maestro, delle sue storie e dei richiami che l’avventura ha con altre storie – oltre che a contenere uno specchietto per l’autore e uno sui lavori di Paperino - , la meravigliosa storia parte dal presupposto che tutti sappiano cos’è l’F.B.I (il Federal Bureau Investigation); ma Paperino è l’unico che non lo sa, e per un gustoso equivoco pur lavorando come esattore delle bollette della luce si annuncia a tutti come agente dell’F.B.I. Divertimento assicurato in una storia che ho imparato ad amare e a riconoscere come una delle mie storie a fumetti preferite di sempre e in generale.
    Segue Le due tigri, di Giovan Battista Carpi. L’articolo introduttivo, firmato da Becattini come tutti prossimi, spiega i legami con la parodia di cui questa è un diretto seguito, Sandopaper e la Perla di Labuan; si lancia poi nei richiami al romanzo originario e mette l’accento sulla grafica di alcuni personaggi. Box sulle parodie di Paperino e su Carpi, morto pochi mesi prima di questo volume.
    La storia è molto divertente. Se Sandopaper era su testi di Gazzarri, qui Carpi è autore completo e ci regala una perla di divertimento che rimette insieme la combriccola già vista (anche se senza più accenni alla perla) per aiutare Tremal-Naik (Paperoga) a salvare la sua fidanzata Ada. Splendido il finale.
    E’ il turno della lunga Paperino e il razzo interplanetario, di Chendi e Bottaro. L’articolo informa sulle origini di Rebo e sulla trama della storia, con due approfondimenti sui rapporti di Paperino con la fantascienza e sui due autori.
    La storia è fantastica. C’è da dire che adoro tutte e 4 le storie con Rebo, ma questa (in 3 puntate) è forse la mia preferita: Paperino trascinato nello spazio da un mitico Paperone, incontrano gli abitanti di Giove (che si chiamano Gioviali, lol) e il dittatore di Saturno Rebo, credendo Paperino un grande inventore, lo assolda per costruirgli armi. Il dialogo tra Donald e Rebo è da antologia, con battute alla Chendi indimenticabili!
    E’ il turno di Massimo De Vita, con la storia Paperino e l’eredità di Babe. L’articolo legge tra le righe della storia riferimenti a una storia di Barks, ad Aladdin e ad un cortometraggio animato, e i due box spiegano chi è De Vita junior e il rapporto tra Paperino e i parenti.
    La storia è una delle migliori di De Vita. I disegni sono molto curati, ma è la trama che sa convincere: un lungo viaggio intorno al mondo da parte di paperino e nipotini, senza lo Zione come motivazione ma con Gastone come avversario. Avventurosa.
    L’ultimo articolo introduce due storie, disegnate da Giorgio Cavazzano: Paperino e i miliardari in vacanza e Paperino e la fortuna sfortunata. Parla delle ispirazioni che entrambe hanno avuto dall’attualità e da film, riferimenti a varie fonti e dei personaggi utilizzati (Gastone, Rokerduck). Riquadri sui due autori e sulla sfortuna di Paperino.
    La prima delle due storie, anche scritta da Cavazzano, è molto divertente e vede Donald che si improvvisa guida in una vacanza avventurosa per un’agenzia di viaggi dello zio. Ma il Rockerduck tenterà di sabotare la cosa, dando alla storia una sterzata verso l’avventura.
    Parte invece subito come avventura (anche se all’inizio più “domestica”) la seconda storia, sceneggiata da Rodolfo Cimino. Qui Paperino decide di eliminare alla radice il suo problema, la sfortuna, cercando una fonte di acqua fortunata. Nel cammino incontrerà un simpatici autoctono, Joe.

    Il volume, ricco di approfondimenti e ben curato, non può che ben figurare nella libreria di ogni appassionato e non può che essere una validissima lettura per celebrare il compleanno di Paperino.

    70° Paperino (TuttoDisney # 29)

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    Questo volumetto è sia nell’aspetto sia nel formato molto più modesto che il precedente tomo.
    Ravvivato da una bella copertina di Mastantuono l’albo, uscito 5 anni fa per i 70 anni del papero, contiene ben 12 storie del piumato protagonista. A differenza però del The Best, qui si è scelto di non optare per capolavori a tutti i costi ma di andare su storie magari non famosissime ma gradevoli e simpatiche, in cui Paperino è se stesso al 100 %.
    Lo speciale è introdotto da 4 brevi facciate di articolo, che velocemente spiega la sfavillante carriera cinematografica e nei fumetti, americani di Barks prima e italiani poi, cercando di fare un riassunto di 70 anni in poco spazio. Belle le immagini a corredo dell’articolo.
    Le storie presentate sono tutte carine e godibili. Si parte con una vecchia storia di Martina disegnata da Scarpa, Paperino 3D, dalla trama allucinata ma dai disegni di uno Scarpa un po’ acerbo e che non mi convincono del tutto.
    Paperino e le massime di Zio Paperone è una bella storiella di Massimo De Vita autore completo, abbastanza sconosciuta ma bella e dal finale abbastanza tragicomico.
    E’ bello vedere che una storia recente come Paperino e l’autocontrollo massacrante figura in questa raccolta. La storia, scritta e disegnata da un grande Enrico Faccini, riesce a centrare bene il carattere e le caratteristiche di Paperino, specie per quanto riguarda la sua capacità di mantenere un lavoro e per il suo caratteraccio. Faccini attorno a questi due elementi costruisce un’avventura divertentissima.
    Non manca Carl Barks, con Paperino e le scatole pensanti, seconda avventura in cui compare Archimede Pitagorico e dove Paperino subisce l’effetto dell’invenzione che tanto sfotteva. Peccato sia la versione rimontata da Topolino, ma sono problemi che non ci toccano da quando abbiamo la Grande Dinastia.
    Un’altra recente è Paperino e la statistica favorevole, sceneggiata da Panaro e disegnata da un Barbucci in forma smagliante. Alcune scene e alcune espressioni di Paperino e di Paperoga sono stupende, segno di quello che qualche anno dopo questo disegnatore ci avrebbe regalato sulle pagine di PK. La storia è divertente, parte dal presupposto di Paperoga che quella certa giornata non potrà capitare niente di male a Donald. Possibile?
    Un classico del duo Pezzin-Cavazzano come Paperino e l’eroico smemorato non poteva non esserci: appartenente allo splendido filone delle avventure di Paperino e Paperoga, la storia mostra i loro tentativi di rapportarsi a un vecchio pilota di aerei per conto di Zio Paperone. Trama esilarante e disegni a dir poco splendidi, appartenendo al periodo di Cavazzano più sperimentale e fuori dagli schemi, gli anni ’70.
    Paperino e le vacanze nel vecchio West è una breve storia di Chendi e Bottaro, carina e che si ricorda soprattutto per i disegni.
    Un altro classico è Paperino missione Bob Fingher, che inaugura il filone della PIA. Scritta da un bravo Chendi e disegnata da un maiuscolo Carpi, la storia è un’onesta spy-story in salsa disneyana. Apprezzabilissima la figura del cattivo, sia per gli atteggiamenti che per la raffigurazione datagli dal Maestro.
    La recente Paperino e i videogames di Concina e Mottura in realtà non brilla per originalità, con Paperino, Archimede e nipotini rinchiusi in un videogioco, ma sono molto belli i disegni del giovane Mottura.
    Paperino e l’idea geniale è una classica storiella breve del Corteggiani di quel periodo, autore che IMHO sa dare molto nelle storie a largo respiro ma in queste storie "semplici" non riesce a spiccare. I disegni di un Intini ancora acerbo non aiutano.
    Ma sono le uniche due eccezioni del numero (che poi non fanno schifo, sono solo un po’ sotto la media), perché l’albo si chiude con due storie recenti ma più che buone:
    Paperino e la triplice contesa vede i 3 cugini Paperino, Paperoga e Gastone contendersi un’eredità. La storia saprà presentare varie gag apprezzabili ad opera di Panaro, e la storia avrà lo splendore grafico donato dai gotici disegni di un giovane Celoni.
    Paperino e il sinistro Dottor Muprhy è una storia tutta di Mastantuono, abbastanza ermetica: Paperino viene in contatto con questa specie di famiglia Addams e si confronta con il problema del pregiudizio e del razzismo verso questi nuovi amici, oltre che col naturale risentimento del capofamiglia, che potrebbe portare a gravi danni.

    Un buon volume, insomma, che anche se non presenta solo capolavori ha il merito di spaziare dai Maestri affermati (Cavazzano, Bottaro, Scarpa, Barks, De Vita, Faccini e Mastantuono) ai Giovani promettenti (Barbucci, Celoni, Mottura, Intini). Il che non è poco.


    Insomma... due volumi che allieteranno il 9 giugno di chi potrà dedicare un po' di tempo a ricordare il meglio di Paperino nel giorno del suo 75° compleanno.
    Buon compleanno, Paolino Paperino!!! :beer: :clap:
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

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  • DoubleDuck [Disney Libri - Edizione Lucca Comics 2010]

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    Lo stand Disney a Lucca storicamente non è atto a vendere fumetti, anche se parrebbe un controsenso. Più che pochi arretrati o Vattelapesca-fondi da magazzino non mette in commercio, ma quest'anno un bagliore nella notte c'è stato. Vale a dire addirittura un volumetto one shot venduto in anteprima a Lucca, e che non mi risulta sia stato distribuito nelle edicole nemmeno adesso (a questo proposito il "2011" nei credits mi potrebbe far pensare che verrà distribuito fra un paio di mesi...)
    Il volumetto in questione raccoglie le prime storie di DoubleDuck, nuova identità alternativa di Paperino creata sulle pagine di "Topolino" nel 2008 dalla mente di Fausto Vitaliano e Marco Bosco.
    Non tutte, però, come la quarta di copertina millanta: restano fuori la saga Cacciatori e Prede, un paio di autoconclusive recenti e la nuova saga che viene pubblicata in queste settimane sul "Topo", Una Missione Lunga Tre Giorni. Dato l'ordine cronologico seguito per questo volume, si spera che quando oltre a queste escluse si aggiungerà altro materiale si crei un secondo libro che unisca la seconda parte delle storie del personaggio.

    DoubleDuck (Vitaliano-Bosco/Freccero-Mangiatordi-Mazzarello-D'Ippolito) è la saga in 4 puntate che dà il via al progetto. Paperino non riesce a ricordare cosa ha fatto per ben tre giorni; presto scoprirà che in quel periodo ha svolto una missione per l'Agenzia, un organo governativo segretissimo che lavora nel mondo dello spionaggio per preservare l'ordine pubblico. Richiamato dall'Agenzia, scopre che può ancora essere utile alla causa e si butta in un fitto gioco di spie/controspie e inganni da cui non sarà facile districarsi, e in cui occorre dubitare di tutti.
    Questa introduzione è un gioiellino: i nuovi personaggi sono accattivanti, su tutti la bellissima Kay K che nelle fattezze e nel sex-appeal ricorda la Lyla Lay di pikappika memoria, ma anche il diretto dell'Agenzia che con il suo aspetto da gufo si differenzia dai soliti comprimari. Le atmosfere spionistiche, che molto devono ai film di 007 (dallo smoking di Paperino a tutte le dinamiche), funzionano molto bene su Paperino, ed è bello vedere una trama non lineare e non immediata da seguire nelle storie nuove. Bellissimo il cliffhanger.
    Non dimentichiamo poi simpatiche allusioni quali Bertoon Street e la PBI, che fanno tanto piacere. E le battute sottili di Paperino, poi, che sono perfette per la situazione, e tanto Vitaliano quanto Bosco sono ottimi nel gestire questi tempi comici.
    I disegni sono fantastici, e contribuiscono insieme al resto a ricordare PK: sperimentalismo grafico, colori moderni e luccicanti, prima tavola con colori sfumati, uso libero della griglia delle vignette... e gli artisti sono tra i più validi, forse l'unico che ho preferito meno è Mazzarello ma per il resto fantastico.

    DoubleDuck - Prima della Prima (Vitaliano/Cavazzano) è una storia autoconclusiva uscita in occasione della prima alla Scala di Milano del 2008. La storia riesce a mio parere molto bene a miscelare l'attualità con il prosegio della trama orizzontale: il gruppo nemico dell'Agenzia, l'Organizzazione, inizia a farsi temibile con un piano non banale e con un Paperino più in forma che mai. Valorizzata dai bei disegni di Giorgio Cavazzano, la storia sa divertire grazie ad alcuni espedienti (gli incidenti ogni volta che Paperino mente, le scaramucce col maestro d'orchestra) e intrattiene molto bene, lanciando piccolo indizi sul mistero dato dalla prima saga: chi è il Grande Capo dell'Agenzia?

    DoubleDuck - Souvenir de Paris (Bosco/Mangiatordi) conferma un trend positivo per la serie, anche a colpi di autoconclusive. DD stavolta viene inviato a Parigi, dove deve recuperare una chiave informatica di grande importanza. Ritorna in scena l'avvenente Kay K (resa mooolto avvenente dal bravissimo Vitale Mangiatordi che fa un lavoro eccellente), la quale prosegue qui un suo percorso personale segnato dall'ambiguità: è nelle fila dei buoni o dei cattivi? Quando verso la fine sembra essersi capito, pur senza smentire la cosa rimane un velo d'incertezza... apprezzabilissimo e molto ben gestito.

    DoubleDuck - Total Reset Button (Bosco/D'Ippolito) conferma l'elemento di continuity nella serie anche nelle cose che sembravano minime. Torna infatti il professore d'orchestra visto in Prima della Prima, e Paperino per raggiungerlo e cancellargli la memoria dovrà arrivare addirittura al Cairo e affrontare sparatorie e pericoli.
    Ottimamente disegnata anche questa (la serie ha un stadard grafico incredibilmente alto e persistente), la storia sa intrattenere egregiamente, e non pochi sono i tocchi di stile. Certo, il colpo di scena finale che denota che l'Agenzia non è immune di infiltrati inizia a dare segnali di stanchezza, ma c'è da dire che queste tre avventure per Milano, Parigi e Cairo si sono concentrate su un altro tipo di trama in fondo, quindi va bene così.

    DoubleDuck - Missione Cuore Termico (Vitaliano-Bosco/Mastantuono-Mazzarello-D'Ippolito-Freccero) è forse il primo vero scivolone di una serie che forse inizia ad accartocciarsi su se stessa, e che forse dovrebbe meditare sulla china che inizia a prendere proprio da questa seconda saga di ampio respiro. Nata in concomitanza del gadget-sommergibile allegato al settimanale, la storia appare stiracchiata nelle sue 4 parti, e l'impressione è che ne sarebbero bastate due. Le due parti centrali infatti sanno di filler, l'incontro con i fissati dei cafalopodi e con i pirati possono essere avventurosi e anche divertenti, ma sono imprevisti che poco c'entrano con la missione che DD deve svolgere. Come se non bastasse, in ogni puntata c'è un doppio-triplo-quadruplo voltafaccia da parte dei direttore Jay J, secondo una formula narrativa che ormai risulta poco credibile e inizia a stancare il lettore, destabilizzato fino all'eccesso.
    Nonostante questi difetti, la saga ha il pregio di essere avventurosa, di essere sempre al top per quanto riguarda i disegni e di risolvere uno dei grandi misteri della serie, facendolo però nell'ultima tavola e in modo da generare molte altre domande. Si scopre infatti chi è il Grande Capo.

    Il volumetto si conclude con 7 facciate di materiale d'approfondimento firmato Fausto Vitaliano e Andrea Freccero per i disegni inediti che contornano le schede. Queste schede parlano della sede centrale dell'Agenzia (che non sarebbe quella di Paperopoli), chiamata Palazzo della Conoscenza; una piantina della sede paperopolese; il resoconto di alcuni nuovi materiali sviluppati dal team di ricerca dell'Organizzazione e alcuni congegni inventati da Gizmo.

    Per me, che non possedevo fisicamente queste storie (quello che lessi di DD lo lessi dal sito del "Topo") l'acquisto è stato d'obbligo, e non me ne sono pentito beccandomi anche le storie che non avevo letto, e che compongo il puzzle in maniera sensata e ottimale. La continuity nella serie è palpabile, l'atmosfera è pikappica, queste schede di approfondimento a fine volume ricordano dannatanamente i file in coda ai PKNA e ai PK2. Se si correggessere la rotta da triplo-gioco su cui insistono le storie più recenti, qui non incluse, e magari si iniziasse a pensare a un finale, potrei annoverare la serie tra i più riusciti esperimenti degli ultimi anni.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Il volume su DoubleDuck l'ho preso e apprezzato anch'io, dopo aver letto di straforo gli episodi della prima saga sul Topo.
    Il fatto di avere un ciclo di un personaggio raccolto in un solo albo e non sparso tra storie di Topolino e Pippo, tavole autoconclusive di Paperoga e articoli sul calciatore della settimana mi ha fatto molto piacere, è la direzione che vorrei la Disney prendesse.
    Molto graditi anche quei bozzetti e studi che ci sono dopo le storie, un pizzico di sensazione PK/MMMM a distanza di un decennio.

    Per quanto riguarda le storie, devo dire che DoubleDuck funziona nelle saghe di maggior respiro, come la quadrilogia di presentazione e (sì) anche l'avventura conclusiva sottomarina, che nonostante il ritmo diverso da quello di una normale spy-story più orientata all'azione, mi ha stupito proprio per le sue tempistiche più claustrofobiche. Però sì, ci sono quei tripli voltafaccia carpiati che alla lunga infastidiscono, ancor di più se si leggono le storie in modo consecutivo, come agevola il confezionamento in un unico volume. Qualcuno ha visto troppe stagioni di Alias, imparando sì la lezione, ma compiendo l'errore di infilare in una decina di storie tutti i colpi di scena e i doppi giochi che ci sono in tre stagioni, comportamento decisamente eccessivo che porta dopo poco a interrompere la sospensione di incredulità.
    Ho trovato fastidioso anche il netto distacco che c'è tra la prima quadrilogia e la terza storia dell'albo: se la prima storia (in quattro parti) si conclude con un cliffhanger, è bizzarro vedere che quel finale non viene minimamente considerato nella seconda storia, per poi venir ripreso nella terza, con tanto di ritorno di Kay K. Si crea così una netta distinzione, con la seconda storia relegata ad essere un palese filler che non tiene conto della parvenza di continuity che si stava costruendo nelle avventure di DoubleDuck.
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  • Però sì, ci sono quei tripli voltafaccia carpiati che alla lunga infastidiscono
    Eh lol, e adesso è ancora niente, aspetta di leggere la saga che viene dopo quella del sottomarino. Diventa una cosa da pazzi.
    Cmq sì sono convinto che al di là di tante cose questo sia un volume da possedere, anche solo per praticità. E spero che facciano anche la seconda parte e che non rimanga una cosa abbozzata a metà. Adesso su Topolino stanno pubblicando la saga dove si scopre cosa accadde in quei tre giorni e sembrerebbe non essere male. Io l'avrei vista perfettamente come finale, visto che tralaltro il secondo volumetto in questo modo si formerebbe ancora di due quadrilogie più due (o tre?) autoconclusive. Però Fausto a Lucca mi ha detto che non è certo contemplato un finale per il momento. Mah.
  • Disney Fantasy # 1 - Le Fantaleggende

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    La Disney Italia ha avuto la bella pensata di prendere le storie fantasy uscite su "Topolino" nel corso degli anni e pubblicarle in modo unitario in una miniserie di sei volumi. Non poche volte i personaggi si sono mossi in contesti fantasy, con forti influenze da Signore degli Anelli, Shannara et similia, spesso realizzando veri kolossal proprio come lo sono molti romanzi di questo genere letterario.
    La collana non poteva aprirsi meglio, presentando le 3 lunghe storie dalla serie Le Fantaleggende, scritte da Caterina Mognato e disegnate dal marito Giuseppe Dalla Santa, che è purtroppo venuto a mancare proprio la scorsa settimana.
    Avendo già sui "Topi" tutte le storie, è un po' anche in omaggio a lui che ho scelto di comprare il volumetto.
    Volumetto che è comunque valido di per sè: avere tutte insieme le 3 avventure che vedono il cast disneyano praticamente al gran completo mi ha dato l'occasione di rileggerle per la prima volta da anni, e le ho potute riassaporare in tutta la loro qualità.
    Introdotti da un cantastorie-gallo, che ci ricorda leggermente quello di Robin Hood, scopriamo il regno di Paperandria ove vivono Re Paperon, Ser Paperino (il disarcionato, lol) e un'omogenea quantità di persone tra cavalieri, inventori, studiosi, dame e cittadini. Se la prima storia, Re Paperon e il Tesoro delle 3 Chiavi, è più un'avventura introduttiva, in tre parti, divertente e simpatica e che riesce subito a far cogliere le potenzialità del nuovo contesto e dei personaggi in questi nuovi panni, è con la storia centrale (composta da ben 5 parti!) Ser Topolino e la Cavalcata dei Cavalieri Inesistenti che scatta il capolavoro vero e proprio: un'avventura lunga, piena di intrighi e pericoli, con tantissimi personaggi e molte varie situazioni che rendono la regia ottima. La trama principale, che vede MacchiaNera antagonista minaccioso, è decisamente geniale e ha più di un debito con l'Orlando Furioso, e viene portata avanti con la dose perfetta di pathos e divertimento sempre usando al meglio i personaggi.
    Chiude il ciclo Ser Paperino e il Genio del Cannolo, spassosissima storia in cui Paperon se la vede con una nefasta invenzione di Archimede (che precorre i tempi di molto e a sproposito :P )e in cui Paperino pensa di aver finalmente avuto fortuna, ma dove in realtà non raccoglierà nulla di buono.
    Il finale, però, che lo vede per la prima volta messo in parallelo con Paperetta è ottimo e decisamente ottimistico.
    Paperetta, infatti, a dispetto del suo uso risicato nello standard universe, in questa saga ha un ruolo di primo piano intepretando la fanciulla che non vuole diventare principessina ma essere un cavaliere: insomma, la persona che vuole essere libera di realizzare se stessa al di là dei vincoli sociali. Un personaggio moderno e caratterizzato benone proprio per questa caratteristica, portata avanti per tutte e tre le storie e che nel finale darà a Paperetta una rivincata personale, anche se solo tra sè e sè. Dato che lo stesso percorso, in modo più sgangherato, lo percorre anche Paperino, ecco che la similitudine tra i due è calzante quanto rara a vedersi.
    Non so se era previsto di finire così le Fantaleggende, ma come finale è perfetto.
    I disegni di Dalla Santa sono molto buoni, un lavoro di alto artigianato in cui si leggono le eco scarpiane in alcune espressioni e pose e in cui si vede anche un certo dinamisco apprezzabile. Si nota un costante miglioramento nello stile dalla prima all'ultima storia. Un buon lavoro.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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