I Capitoli Extra della Saga di Don Rosa

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Ecco, con un solo post mi hai sballato la classificazione dei thread e delle rece.
    Sempre colpa di Don Rosa...
  • No, cmq seriamente, non è che possiamo dedicare un thread ad una singola storia, decidiamo cosa fare, se inserirla come preview in quello altrimenti stramorto di Zio Paperone oppure di dedicare il topic all'intera Saga intesa come graphic novel.
  • Questa storia merita un topic a parte ;)
    Grazie delle info, Alle, anche se avrei gradito qualche spoiler in più, ma in fondo mi fai un piacere, così me la godrò ancora di più in italiano...
    A presto,
    Michele
  • Alle ha scritto: [spoiler]P.S.: no, non ve lo dico qual'è l'oggetto al quale Paperone è più legato...[/spoiler]
    Bè andando per esclusioni dovrebbe essere...

    [spoiler] La ciocca di capelli di Doretta Doremì. [/spoiler]

    C'ho azzeccato?
  • La notizia è di dominio pubblico, dunque è possibile comunicarla anche a quei due o tre che ancora non la sanno: la storia avrà la sua pubblicazione italiana sul prossimo numero di ZP, il 206 in uscita a dicembre.

    Per quel che riguarda il come ho aperto il thread: se le reazioni sono queste, prometto che la prossima volta ci penserò molto, ma molto bene, prima di rendere partecipi i membri di questo forum di cose che ritengo interessanti per loro, indipendentemente da come vengono postate.

    P.S.: Portamantello, ti devo una risposta da tempo immemore: si.
    "Something not in the Guidebook? IMPOSSIBLE!"
    "I never thought it would be happen in OUR lifetime!"
    "... I feel faint ..."
    HDL in D 2003-081

    "Sei un mito, altro che misero kylioniano!" (Elikrotupos)
  • Aaaah, che soddisfazione! :elio: :elio: :elio:
    Comunque, anche ser era decisamente prevdeibile, mi faccio un applauso... :clap:
  • Zio Paperone - La Prigioniera del Fosso dell'Agonia Bianca
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    Lo aspettavamo da troppo tempo e finalmente è giunto. Il capitolo 8 bis della saga che si va finalmente a interporre tra l'ottavo L'Argonauta del Fosso dell'Agonia Bianca e l'otto tris, Cuori nello Yukon. Ad esser proprio precisini si potrebbe inserire in questa cronologia su Doretta anche il lungo flashback presente nella Stella del Polo di Barks (tra l'8 e l'8 bis) e quello de L'Ultima Slitta per Dawson (tra l'8 tris e il 9). Ma filologismi sterili a parte, possiamo finalmente dire che con questa storia ogni lacuna è stata colmata, e dopo cinquant'anni in cui la storia tra Doretta e Paperone era stata sempre aggirata, abbiamo finalmente il tassello definitivo. E ora non c'è più altro da dire.
    Anzi no, c'è da dire che il tassello è così definitivo da passare alla storia anche come la storia a fumetti Disney più spinta di sempre, visto che in più di un'occasione Don Rosa si lascia andare ad allusioni, sottintendimenti e battute equivoche. E se da un lato la cosa può esaltare il nostro lato più nerd, dall'altro è il segnale di come le cose vadano male laggiù in Egmont, casa editrice in cui un solo autore può fare quello che vuole, mentre gli altri vivono all'ombra di schiaccianti ereditità stilistiche, nonchè di regole astruse come "non si può utilizzare Pico de Paperis in nessuna storia", "non si può disegnare una storia col singhiozzo" o "non si può dire la parola GESSETTO".
    Ma giusto o sbagliato, ormai questa storia è stata fatta e così come le altre si va ad aggiungere al vangelo degli appassionati. Per prima cosa mi sento di dire che appena aperto l'albo ho avuto una gradita sorpresa che mi ha ripagato del disgusto dell'aver dovuto cercare Zio Paperone per una settimana in ogni angolo di Padova. La gradita sorpresa son le chine. Dopo anni e anni che le storie di Don vanno peggiorando sotto l'aspetto grafico, appesantite da inchiostrature in perfetto stile superchicche, qui ci ritroviamo finalmente di fronte alla linea leggera della Saga, piacevole e non opprimente. Una scelta mirata o un casuale rinsavimento? Fattostà che questo ha contribuito ad aumentare il mio gradimento verso LaPrigioniera. Certo, il tratto di Don Rosa è invecchiato maluccio e lì proprio non c'è niente da fare, però con le chine leggere è tutta un'altra cosa. Ma cos'è un mio post su Don Rosa senza le consuete e necessarie critiche? Stavolta metto alla gogna l'inizio della storia. A parte che gradirei che Don si decidesse sul presentarci questi extra come flashback o ambientati direttamente al passato, ad ogni modo rimango dell'idea che alle prese con la Saga, Don sia nel suo elemento, si senta a suo agio e i risultati si vedono. Oltretutto dovendo per forza raccontare il passato di Paperone, Don si libera dell'esigenza di dover infilare la continuity in ogni balloon e la mette direttamente in primo piano, senza soffocamenti, snaturamenti o forzature eccessive. Il contrasto tra il Don ansioso e citazionoso e il narratore serafico e disteso si ha tutto nell'inizio, che partendo nel presente, è zeppo di citazioni, riferimenti, dialoghi poco spontanei tra Paperino e nipotini. Ma è un piccolo prezzo da pagare, che permette di avere il simpatico finale, e visto che è solo una cornice non me ne preoccuperei troppo. C'è da preoccuparsi un po' di più per le guest star che ormai Don inserisce appena può. Una ogni tanto può starci ma così è troppo, sembra di star guardando i Simpson, ci mancano solo i doppiaggi celebri. E oltretutto la sottotrama di Wyatt Earp e soci è ben poco interessante e noiosa, sembra ficcata lì tanto per dare alla storia un corpo, da adornare con le scaramucce tra i due piccioncini. Scaramucce adorabili, beninteso. Molto bello invece il finale che dopo il climax vede la famosa scena del congedo narrataci di Barks, piegata ad esigenze narrative che anzichè schiacciarla, una volta tanto, la valorizzano. In ultimis voglio spezzare una lancia in favore del Paperone supereroe che molti additano come eccessivo. A me piace, ci sta tutto e diverte pure. Non è certo questo che cambierei nelle storie di Don Rosa.
    Concludo con una nota di demerito per la redazione che con un numero come questo si è permessa di trattare la storia come una schifezzuola senza dotarla di una bella introduzione.
  • Poco da aggiungere a quanto ha già detto Grrodon, su quest'ultima storia di Don Rosa: se non che il mio giudizio è leggermente più negativo. A parte le questioni riguardanti il tratto del disegno, che, chine leggere o no, è sempre più faticoso e semplificato, trovo che questo tentativo di esplicitare il "non detto" barksiano sia sostanzialmente malriuscito.

    Don Rosa si autoproclama interprete attento e custode dell'arte di Barks: ma, nonostante questo, trova orgogliosamente giusto ricostruire un "fuori campo" di una storia fondamentale, come se l'autore dell'opera originale avesse commesso in quell'occasione un'operazione gratuita, violando senza particolari motivi il presunto diritto del lettore a sapere "tutto e subito".

    Eppure, nel fumetto come nel cinema, ciò che non si dice ha la medesima importanza di ciò che viene esplicitato, specialmente nel caso di autori dotati di poetica e talento riconosciuti. E' come nella musica: suono e silenzio, sui piatti di una metaforica bilancia, hanno esattamente le stesso peso. Se Don Rosa fosse stato un musicista, probabilmente avrebbe trovato giusto infilare suoni di suo gusto in tutte le pause delle sinfonie, che so, di Beethoven.

    Farà pure piacere ai fan, sapere cosa è accaduto in quelle "vignette perdute". Ma almeno lo si fosse fatto con uno stile appropriato, con sobrietà, con un minimo di equilibrio. Almeno con la disposizione narrativa già mostrata da Rosa in "Cuori dello Yukon". Invece si indulge in pletoricità, iperboli enfatiche, ed un racconto del sentimento di noioso schematismo e prevedibilità, in cui ad ogni scena di opposizione esteriore Doretta/Paperone corrispondono poi gli ingenui ripensamenti che i personaggi hanno in privato.

    Ho sostenuto, in passato, che il termine per me più appropriato con cui definire Don Rosa è "ridondante". Nel disegno, nel modo di raccontare, nei temi trattati: ecco, questa storia è forse uno dei migliori "manifesti" della ridondanza rosiana.

    Nonché della sua presunzione come autore: le inserzioni di imitazioni barksiane tra le vignette della storia fanno infatti sospettare vanitose implicazioni, considerando anche le manie cronologiche dell'autore. Molto semplicemente: "La Stella del Polo" dovrebbe essere una storia da collocare, idealmente, molto dopo "La prigioniera". In quest'ottica sarebbero allora i disegni di Barks a riprendere parti salienti del fumetto di Don Rosa, in cui si racconta "la storia completa". Conclusione: Don Rosa sembra citare con rispetto Barks, e nello stesso tempo, consciamente o no, fa in modo che Barks citi postumamente Don Rosa! E allora, a livello concettuale, chi imita lo stile di chi? Don Rosa imita Barks, o viceversa? La risposta è solo in apparenza scontata.

    Don Rosa si definisce amante della classicità hollywoodiana, citando spesso Welles o capisaldi della fantascienza anni '50. Eppure il suo linguaggio narrativo non ha niente a che vedere con quello di tali riferimenti illustri, dove il "non detto" e il "fuori campo" erano spesso più preziosi e suggestivi dell'esibizione plateale e della puntualizzazione a tutti i costi. Il mondo di Don Rosa appare invece paradossalmente molto più vicino a quello del peggiore "cinema delle attrazioni" postmoderno, dove si ritiene che lo spettatore sia sostanzialmente incapace di pensare, e che dunque tutto gli debba essere mostrato e pedantemente spiegato.
    Ultima modifica di Rebo il domenica 24 dicembre 2006, 12:23, modificato 2 volte in totale.
  • Concordicchio. Concordo perchè bene o male sappiamo com'è Don Rosa, ma allo tempo trovo che queste osservazioni andrebbero mosse verso tutto il "progetto Don Rosa". Don Rosa E' pesante, ridondante, a tratti infantile, ma lo è nel complesso, e non credo che sia questa storia in particolare a soffrire di ciò. Forse dimentichi la pesanteza barocca di tante sue ultime storie, mentre con questa è stato fatto un passo indietro. Non così indietro da eliminare in toto i difetti Donrosiani, ma visto che quei difetti costituiscono la base di partenza, direi che tanto vale tenerne conto e muovere le proprie osservazioni all'interno di questi "limiti". Sennò dovremmo condannare in toto anche la Saga, e mi dispiacerebbe molto.
  • Hai ragione, quando dici che le mie osservazioni varrebbero per tutto Don Rosa, e che questa storia andrebbe valutata al di là dei cliché dell'autore. Il problema è che questa storia mi sembra più "inutile" di altre, perché va ad incrinare gratuitamente un singolo momento "poetico". Potrà anche essere meno barocca di altre, ma per me parte da un presupposto molto più discutibile.

    La Saga ha un modo di porsi leggermente diverso. E' più puramente rosiana, pur nell'ossessione del confronto con Barks. Ma si può leggere come un commentario, con alti e bassi, alla totalità (o almeno ad una parte fondamentale) dell'opera di un autore ammirato.

    Questa è invece una puntualizzazione orgogliosa su un singolo momento artistico. Su un "non detto" isolato e prezioso.
  • Evito di replicare a Rebo perchè difficilmente uno dei due cambierebbe idea sull'argomento ;)
    Grrodon ha scritto: è il segnale di come le cose vadano male laggiù in Egmont, casa editrice in cui un solo autore può fare quello che vuole, mentre gli altri vivono all'ombra di schiaccianti ereditità stilistiche
    E' un paradosso incomprensibile, in effetti. Io farei uno sciopero, al posto degli artisti affermati della Egmont.
    (Le regole che citi, al di là di Pico, sono inventate, vero? :P )
    gradirei che Don si decidesse sul presentarci questi extra come flashback o ambientati direttamente al passato
    Concordo! Il mio segreto sogno nerdico è avere un'edizione "author's cut" della Saga, senza le cornici narrative...
    C'è da preoccuparsi un po' di più per le guest star che ormai Don inserisce appena può.
    Capisco quello che vuoi dire, ma in questo caso sono personaggi non particolarmente noti al pubblico non-americano.
    la sottotrama di Wyatt Earp e soci è ben poco interessante e noiosa, sembra ficcata lì tanto per dare alla storia un corpo, da adornare con le scaramucce tra i due piccioncini
    A me il trio ha divertito un sacco, il giudice è tra i miei comprimari preferiti di sempre! Anche grazie al suo "intervento finale"...
    Ma è vero che li ha inseriti per allungare il brodo, senza che ai miei occhi sia risultato forzato.
    voglio spezzare una lancia in favore del Paperone supereroe che molti additano come eccessivo
    Mi accodo. Se Paperone è diventato l'uomo più ricco di tutti i tempi, deve pur avere un talento straordinario nel guadagnare e nel difendere il proprio patrimonio :)

    Buon Natale a tutti, anche se è OT.
    A presto,
    Michele
  • Quackmore ha scritto:Evito di replicare a Rebo perchè difficilmente uno dei due cambierebbe idea sull'argomento ;)
    No ma vedi. Il fatto è che tu la pensi come Rebo. Lo sai che è così e prima poi te ne renderai conto. E ne soffrirai.
  • Non saprei davvero cosa rispondere, se non con un bel de gustibus, non condivido le critiche a Don che mi sembrano stiracchiate e forzate.
    Evito come Michi di rispondere alle critiche, sensato è infatti il messaggios econdo il quale, potremmo andare avanti per sempre, ma nessuno cambierebbe idea, soprattutto su donrosismo,cosa in cui o si è estremisti da una parte o lo si è dall'altra.
    Vostro
    Em@[/list]
    if I were a swan, I'd be Gone...
    Immagine
  • Non è un cazzo vero, esistono anche le vie di mezzo del tipo "sì, bello ma..." o "promosso con riserva".
  • Donocchio ha scritto:Non saprei davvero cosa rispondere, se non con un bel de gustibus, non condivido le critiche a Don che mi sembrano stiracchiate e forzate.
    Evito come Michi di rispondere alle critiche, sensato è infatti il messaggios econdo il quale, potremmo andare avanti per sempre, ma nessuno cambierebbe idea, soprattutto su donrosismo,cosa in cui o si è estremisti da una parte o lo si è dall'altra.
    Tuttavia, per quanto inflessibili possano essere (o essere ritenute) queste posizioni, penso che sia comunque interessante spiegare il perché delle proprie idee... Personalmente non sono un massimalista, e ritengo che anche opinioni di segno opposto alle mie possano contribuire a definire meglio la conoscenza in un determinato ambito.

    E per provarlo, in questo caso specifico, posso dire di essere stato anch'io (dal 1995 al 2001 circa) un rosiano profondamente convinto. Poi il mio pensiero è cambiato.
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