[Leo Ortolani] Rat-Man

Da Lupo Alberto ad Asterix passando per Rat-Man e i Puffi con tappa nell'euromanga di derivazione barbucciana, nato in Italia e trapiantato in Francia.
  • Ma tanto, come dice sempre il Leo, in futuro Panini sfornerà sicuramente le raccolte delle saghe.
    RMG è più una grande pippa dell'autore, una pippa molto gradevole, ma che non è definitiva manco per niente. Ospita persino inediti, come le vignette di IK o la storia breve in uscita a Gennaio. In sostanza, ospita quello che passa in testa al Leo al momento di preparare il numero di turno. Per le raccolte omogenee come quelle che auspica Valerio bisogna attendere ancora un po', penso.
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    Ottimo lavoro.
  • Rat-Man #106 - The Walking Rat

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    C'è stato grande rumore attorno al primo numero di Rat-Man del 2015: i nerd duri e puri erano trasaliti all'idea di dover aspettare 6 mesi prima di tornare a leggere della continuity principale, specie dopo lo sconvolgente finale dello scorso numero. D'altro canto, Leo non è nuovo ad inserire parodie di "decompressione" che spezzino la slavina di colpi di scena nella vita del buon Ratty, e stavolta ha esplicitamente ammesso che gli serviva un po' di tempo per stendere bene i prossimi passi.
    Ma ciò non toglie che l'autore si diverta anche un mondo a fare queste storie "alternative", queste pseudo-parodie di opere che lui apprezza. Stavolta si è gasato così tanto da organizzare addirittura la Notte dei Ratti Viventi sabato scorso, con una serie di fumetterie in tutta Italia che hanno effettuato un'apertura straordinaria serale per vendere in anteprima il nuovo albo.

    Insomma, grande attenzione mediatica per The Walking Rat, primo numero di tre che si occuperanno di parodiare la celebre serie (a fumetti e televisiva) The Walking Dead.
    Ma, a fronte della lettura di questo n. 106, tutta questa grancassa pubblicitaria è giustificata? A mio avviso, no. Non mi si fraintenda, per quanto sia curioso come una scimmia di vedere come prosegue la storia di Rat-Man non ero contrario a priori a questo pit-stop, nonostante l'opera di ispirazione non rientri tra i miei interessi e fruizioni.
    Inoltre, la storia finora è godibilissima: la divisione in due mini-puntate da una ventina abbondante di pagine ciascuna rende la narrazione fluida e veloce, la scelta di non inserire i personaggi del fumetto modificati per l'occasione ma di caricaturare i protagonisti di The Walking Dead è coraggiosa e azzeccata, le battute sugli anziani mi uccidono dalle risate e ovviamente il pantheon i battute e gag che si possono fare sugli zombie è talmente vasto che Leo ci sguazza alla grande. Il tenore dell'ironia è quello che si potrebbe trovare in una compagnia di allegri buontemponi che hanno voglia di sfottere un po' l'argomento, ma ovviamente raffinato tramite l'abilità di Leo e la sua visione del racconto, sempre calibrata perfettamente come ritmo narrativo e tempi comici.
    Non solo: la figura del protagonista - una sorta di Deboroh trasfigurato nella cadente immagine di un morto vivente - appare triste e melanconica, bisognosa di un contatto, provata dalla solitudine. La sua condizione - ancora tutta da chiarire - di non-morto capace di articolare pensieri e parole razionali (al contrario di tutti gli altri suoi simili) lo rende un diverso tanto dagli zombie quanto dagli umani sopravvissuti, e questo sembra portare in primo piano una situazione dell'animo veicolata da un'interessante metafora.

    Insomma, ma il problema qual è? Nessuno, solo che mi pare si sia fatto più rumore del necessario attorno a questo nuovo progetto ortolaniano: The Walking Rat ha la stessa dignità artistica di un Magazzi, per dire, ma in quel caso non furono realizzate iniziative speciali.
    Non sta a me decidere strategie editoriali, comunque, quindi metto via le mie considerazioni non richieste e torno all'albo, per dire che è un buon numero: sa intrattenere e strappare qualcuna di quelle risate forti che solo Leo sa produrre.
    Interessante che la versione da fumetteria abbia allegato un libretto spillato in cui Ortolani parla un po' della genesi di questa storia, del dietro le quinte sulle scelte effettuate per portare a termine il lavoro e della sua passione per l'opera originale. A corredo di queste parole alcuni bozzetti preparatori e l'ipotetica versione zombie dei protagonisti della serie, giusto per non privare i lettori di tale orrorifica vista dal momento che non saranno presenti nella parodia.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • L'ho letto e devo dire di averlo trovato meno esaltante del previsto. Ovviamente sempre valido, eh, non scherziamo, ma paradossalmente Magazzi era più pregno. Probabilmente molto deriva dal fatto che non seguo l'originale, laddove invece con Lo Obbi mi sarei trovato più a casa mia, fatto sta che l'ho trovato un po' spento...morto, ecco. Mi riservo di vedere come proseguirà la cosa, dato che voglio ben sperare che venga prima o poi affrontata la questione della coscienza che ha di sé Rat-Man rispetto al resto dell'orda.

    Rimango perplesso invece sulla scelta editoriale che sta investendo il Giant.

    Dall'intervista si desume che comprenderà solo le parodie apparse sulla Collection, probabilmente ad esclusione di 300. Mentre i vari Allen, Ratolik, Avarat? Rimangono fuori? In tal caso il Giant non sarebbe la ristampa definitiva che mira ad essere.

    Inoltre. Io non seguo il Giant, ma rimango perplesso dall'annuncio in pompa magna de La Gladiatora. Il Ragno si è impossessato di Leo oppure anche io che seguo normalmente la Collection verrò accontentato, presto o tardi? E non sarebbe la prima delle esclusive del Giant che rimangono fuori dalla Collection: la storia del Punitore e di Capitan America, ad esempio. Come fare ad averle se si segue la collana normale? E le storie dell'agendina?
  • Io ho trovato un modo per averle: le ho comprate. E ne ho goduto molto. In particolare di La gladiatora e L'artista, spassose e vagamente genialoidi.
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    Ottimo lavoro.
  • A me è piaciuto The Walking Rat. Perché ho letto il fumetto originale e, da non appassionato del "genere" zombie&affini (ma di alcuni film sì), devo dire che ha veramente il potere di ammaliare e costringere il lettore a seguirlo. E' una droga vera e propria: e, come accade a tutti i drogati occasionali, ad un certo punto ci si sveglia e ci si accorge che fuori il mondo è cambiato mentre in TWD sono ancora lì a combattere con i bulli e a fare sesso dietro ai capannoni sperando che gli zombies non li attacchino. Il bel ricordo però permane, così come l'insana voglia di proseguire una serie di per sé assurda (da dichiarazioni programmate di Kirkman, TWD non ha fine).
    Insomma, conoscendo l'opera originale ho apprezzato la parodia del Leo (come peraltro avevo apprezzato i riferimenti già inseriti negli ultimi numeri).

    Nota: nelle vignette parmigiane una è ripetuta. Dunque ne manca una?
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    Ottimo lavoro.
  • Pare che a Maggio ristamperanno "Il Grande Magazzi" in uno speciale a colori, come già successo per 299+1. Così non dovrà essere ristampato sul Gigante, ma andrà a far parte delle parodie "fuori serie" :D
  • Cosa che secondo me avrebbe molto senso (anche se non lo specificano).

    Ci aggiungo che oggi ho sfogliato il Gigante e dall'intro che ne fa Leo, si evince che Dimenticati dal Tempo è da considerarsi ormai definitivamente fuori continuity.
  • http://www.badcomics.it/2015/02/rat-man ... ite/47972/ << cmq supposizione errata. Magazzi sarà anche nel Gigante.
  • Rat-Man #107 – La Città dei Morti Viventi

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    Un Leo più metanarrativo che mai nella seconda parte della n-logia dedica a The Walking Rat.
    Al contrario del numero precedente, però, i riferimenti parodistici a The Walking Dead si limitano alle prime tavole, per poi cambiare obiettivo e concentrarsi su... i lettori di fumetti!
    Gran parte dell'albo si sviluppa infatti in una fiera del fumetto che si stava svolgendo quando è esplosa l'apocalisse zombie sulla Terra: è l'occasione per l'autore per fare un po' di sarcasmo sul mondo dei comics-addicted e sulla “vita da fiera”, adattato chiaramente alla situazione narrativa che sta raccontando ma pur sempre pungente e acuto.
    A parte questo aspetto – ripeto, preponderante nel complesso – la storia procede in modo interessante: i protagonisti incontrano [spoiler]un altro morto vivente senziente, come TopoMan, un gigantesco cosplayer di Batman che si fa chiamare Anubi e che ha costruito all'interno della città una società di zombie ordinata e del tutto simile a quella normale, di cui lui si pone a capo.[/spoiler]
    Ma, come acutamente fa notare l'unico essere vivente risparmiato in quella fiera, [spoiler]sono solo cosplayer di persone vive[/spoiler].
    Il finale non rinuncia ad un altro tocco di meta-fumetto: l'autore fa al contempo autoironia sulla bimestralità della serie e poi distrugge il concetto stesso di cliffhanger con un'ultima tavola epica e spaventosa.
    Questa saga è chiaramente un divertissement di Leo Ortolani, che parte dalla parodia della serie di Robert Kirkman per spaziare anche ad altro e dove trovano spazio anche ragionamenti più profondi ed emozionali di quanto si potesse immaginare inizialmente. Personalmente apprezzo e attendo di buon grado altri 4 mesi prima di ritornare in continuity, se in mezzo ci trovo un terzo episodio che prosegue queste istanze :)

    PS: la prima tavola è geniale e crudele XD
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  • Oh, devo delle scuse a questa saga, che ho veramente bollato male e con troppa fretta, dopo la lettura dello scorso numero. Invece questa volta c'è di più, veramente molto di più. La serie tv viene messa da parte e viene invece affrontato il tema delle fiere di fumetti, un meta-tema che Leo non aveva ancora mai esplorato, e che offre spunti interessantissimi. Anche perché dopo tanti anni che le frequenta posso capire che inizino a sembrargli un ambiente asfittico. Bello anche come si stia iniziando a parlare delle questioni interne come il fatto che TopoMan sia senziente, o i collegamenti misteriosi alla continuity. Anche la regia devo dire che mi è piaciuta, senza troppi stacchi, salti, scronologie e didascalie.

    Buono, buono.
  • Il Grande Magazzi

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    In occasione di Napoli Comicon, è uscito un volume speciale fuoriserie di Rat-Man. Come spesso accade in questi casi, si tratta di una parodia. Ma non siamo dalle parti della parodia inedita (Allen, Ratolik), bensì da quella della ristampa di pregio (299+1). Come i più scafati di voi ricorderanno, infatti, Il Grande Magazzi era apparso nel 2012 serializzato su tre numeri del bimestrale.
    Ero indeciso quindi se fare mio questo prodotto, considerando che possiedo già la storia e che, a memoria, non era nemmeno una delle parodie migliori. 299+1, oltre ad essere bellona, aveva pure la sensatezza dell'edizione in widescreen che permetteva una fruizione migliore delle vignette.
    Alla fine mi sono deciso per l'acquisto, ovviamente dribblando fortissimo l'edizione extra-lusso da quasi 30 euro che, rispetto alla standard edition, ha solo la copertina cartonata, di colore diverso e dimensioni leggermente maggiori, e mi sono accontentato dell'edizione normale che, con quei fregi in oro e in rilievo fa comunque la sua stra-bellissima figura.
    Tra l'altro, in questa edizione la storia viene colorata per la prima volta (dalle capaci mani del solito fratellone Larry, con l'aiuto di Elena Prearo), e quindi mi sono raccontato che il gioco valeva la candela.

    E alla fine la valeva davvero. Sì, perché aver comprato questa ristampa mi ha spronato a rileggere la saga, e l'ho riscoperta. Quella che ricordavo essere una storia buona ma non eccezionale rivive invece della genialità che avevo rimosso sulla Sgnaccamaroni, Carlén, la presa per il culo a Twilight, i doppi sensi spinti che fanno sbellicare, quel gusto tutto ortolaniano di partire da uno spunto iniziale e di arrivare in posti imprevedibili ma coerenti con l'insieme della storia intessuta.
    Sono sicuro che se andassi a rileggere i commenti di tre anni troverei commenti più positivi di quanto credessi, ma resta il fatto che ho sconfitto il giogo della falsa memoria storica. I colori, poi, non sono un'aggiunta tanto per, ma ricreano con arguzia le atmosfere magiche ma anche gotiche che i film di Harry Potter hanno saputo mutuare dai libri della Rowling. Il calore dei colori riesce a modularsi anche su toni differenti quando le atmosfere potteriane si fondono con quelle di Twilight, offrendo davvero qualcosa di extra e significativo alla lettura.

    Come ogni prodotto del genere, poi, è sempre di grande interesse leggere l'approfondimento scritto da Leo, che ne approfitta per raccontare tutti i perché e i percome l'hanno portato a scrivere la storia, alcuni sviluppi poi abortiti con la spiegazione del perché ecc, in una raccolta preziosa di aneddoti.
    La chicca finale, comunque, sono le "scene tagliate": proprio come se fossero quelle contenute nel dvd di un film, Leo ha inserito in fondo all'albo delle vignette che rappresentano alcune delle gag scartate dalla stesura finale perché avrebbero rallentato il ritmo. Ritrovarle qui, in questa maniera, ci permette di godere di altri slanci di follia e divertimento che la mente vulcanica dell'autore produceva mentre realizzava questa n-logia, assolutamente godibili anche a sé stanti, avendo a parte la storia originale nel suo "montaggio finale", che funziona effettivamente molto bene dal punto di vista dei ritmi narrativi e della parabola che l'avventura compie.

    Insomma, si tratta di un volume che offre molto più di quanto promette, e che consiglio anche a chi possiede già la storia sul Collection. 8 euro sono una cifra sostenibile per un doppione, sì, ma con tutti i crismi.
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  • Rat-Man #108 - Il Trionfo dei Morti Viventi

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    Si chiude la trilogia di albi dedicati alla parodia di The Walking Dead. Mi spiace dire, purtroppo, che questa conclusione non mi ha esattamente esaltato.
    Tanto si è dimostrato geniale e sorprendente lo scorso numero, che riusciva ad inserire molto bene all'interno della trama zombiesca la satira verso lettori di fumetti e fiere di settore, tanto è convenzionale questo numero nello svolgimento.
    Non si può infatti dire che la storia sia scritta male o che non funzioni: tecnicamente scorre bene, gli eventi seguono la direzione più adatta e non manca anche l'epica in alcune scene ben calibrate. Ma appunto, tutto procede su binari sicuri, tranquilli, che rispondono alle aspettative senza stupire o senza offrire quella "ortolanata" che non ti aspetti e che ti spiazza. Certo, c'è il colpo di scena del piano di Fetoardo, che sorprende grazie all'intensità delle vignette disegnate da Leo, ma si tratta comunque di una sorpresa classica in questo genere di racconti, [spoiler]il classico "scambio di soggetti"[/spoiler].
    Certo, tutta la mitologia sull'Orda di morti viventi è affascinante, ed è disturbante l'immagine dei morti che seppelliscono i vivi; inoltre, anche se "facile" è resa benissimo la gag su Lazzaro resuscitato zombie da Gesù. Le finezze non mancano, anche graficamente (nella doppia splash-page delle pagine 22 e 23 spicca il pupazzo dell'Allegro Chirurgo, ed è very lol), ma sono dettagli incastrati in un insieme robusto ma poco sorprendente. L'impressione è che la storia si sia svolta come doveva, senza fuori programma o deviazioni imprevedibili. Quindi soddisfatto, ma per metà.

    La posta non offre particolari succosi come spesso accade, le strisce di Quelli di Parma sono buone, nella media di questa produzione, mentre appare davvero sentito l'addio all'amico Ade Capone, venuto a mancare un paio di mesi fa.

    E nel torrido caldo di luglio, col prossimo albo, è il turno di La Falena: l'inizio di un'importante saga per la continuity ratmaniana... la saga finale?
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  • Stesse identiche reazioni di Bramo.

    Il primo numero mi aveva lasciato freddino, il secondo esaltato da matti e il terzo semplicemente... contento, ecco.

    Non grido ovviamente al fail, perché si tratta di un'ottima trilogia. Con cose davvero ottime. Però la sensazione che manchi quella tipica svolta ortolaniana capace di dare nuovo senso alle cose, mi è rimasta.

    Alla fine Rat-Man si unisce all'Orda, ma quindi perderà il suo essere senziente? E come mai lui e Anubi lo erano?

    E prima di morire chi era? Un tipo qualsiasi? In questa realtà allora Rat-Man è solo un fumetto?

    Non dico che così vada male, ma è mancato quell'in più che di solito mi lascia a bocca aperta.
  • Rat-Man #109 - La Falena

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    Come promesso, con La Falena si ritorna nella continuity più massiccia.
    Per alcuni mesi basta parodie e voli pindarici, avremo un n-logia che idealmente dovrebbe portare o direttamente alla fine della serie o comunque ad un punto di svolta molto grande ed importante, propedeutico alla conclusione.
    In ogni caso, tutto si poteva immaginare pensando al primo capitolo di questa storia tanto importante… tranne che si sarebbe stati catapultati negli anni del Deboroh ragazzino, durante la sua vita nella famiglia La Roccia. Fortissimi collegamenti con la prima storia di Rat-Man, dove ne venivano narrate le ironiche, dissacranti e parodistiche origini – tanto da riprendere per filo e per segno alcune vignette – e un’interessante riflessione sul momento in cui si accende quella luce particolare in Deboroh, quella luce che l’avrebbe portato a diventare un supereroe e a contrastare l’Ombra.
    Tutto questo viene però visto sfruttando un punto di osservazione inedito e sorprendente: è un viaggiatore del tempo colui che osserva questi eventi del passato! Il "buon" Valker della nostra linea temporale è lì, negli anni '70, ad osservare un cambiamento non indifferente nella Storia: la mancata nascita della leggenda di Rat-Man, una luce che non si è accesa! Perché? Chi è stato? Come porvi rimedio?

    Non può esistere una fine senza il passato. Leo lo sa, ed evidentemente ha notato alcuni punti da approfondire nel background del futuro Ratto, per costruire solide fondamenta su cui ergere il gran finale della serie. È prematuro capire ora dove andrà a parare questa avventura: non sappiamo in quante parti sarà e l’autore stesso confessa, nell’editoriale, che tutto è ancora fumoso. La sua teoria della storia che guida la mano dello scrittore è ben viva in lui e viene riproposta a cuore aperto in quelle righe di approfondimento, malinconiche e a braccio come non mai.
    Certo è che l’espediente del tornare indietro nel tempo per modificare eventi-chiave è qualcosa di non molto originale, come punto di partenza: ma ho fiducia in Leo e credo che questa nuova n-logia possa regalarci molte soddisfazioni, oltre che altrettante risposte :)
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  • Ma... ma... [spoiler]IL PENE! Si è visto il pene![/spoiler] :D
  • "... right from the beginning. And that's where we're going... right back to the beginning! Not the Bang. Not the Word. The true beginning. The next few months are going to be quite a ride, and I think we're all going to learn something about ourselves in the process." Così diceva il Primo (the First Evil) alla fine di "Lessons", la prima puntata dell'ultima stagione di Buffy, preannunciando "l'inizio della fine" dell'intera serie, con il "ritorno all'inizio". E queste erano le parole che mi sentivo riecheggiare in testa leggendo "La falena". Pur avendo comprato i primi numeri di RMC quando uscirono più di vent'anni fa, e pur avendo seguito la serie regolarmente dal n. 35, non ho mai letto con l'attenzione e la continuità sufficiente da acquisire il livello di expertise dei luminari dell'argomento (Valerio, Bramo, Deboroh), quindi sarò brevissimo ed aspetterò le grandi recensioni (che, stranamente, pur dopo un numero tanto atteso come questo, paiono latitare o essere in sospetto ritardo).
    Due considerazioni veloci: primo, non solo Ortolani sta, come già detto, "tornando al passato" per l'ovvio valore simbolico, ma sta provando finalmente a chiarire tutti i punti oscuri o strani nell'origine di Rat-Man, e rispondere alle domande che all'inizio, quando per tutti era semplicemente, "una parodia divertente", il tacito accordo di registro comico tra autore e lettore nemmeno ci aveva fatto porre. Ma rispetto ad allora, Rat-Man è cresciuto, eccome se è cresciuto. E gli adulti si pongono le domande che i "lettori bambini" dei "fumeti appena nati" non si porrebbero mai. L'ingenuità piano piano ha lasciato posto ad una narrazione adulta, e chi meglio del più adulto e cupo tra tutti i personaggi mai creati dal Leo, potrebbe portarci per mano a cercare di colmare i buchi logoci dei primi giorni di Rat-Man? Questa saga promette benissimo, già a partire da quella che considero la vera grande rivelazione di questo numero, ossia l'ultima tavola della prima storia. L'ultima tavola della seconda, invece, mi lascia un attimo perplesso e mi fa sentire l'abisso della mia ignoranza: chi sono questi due misteriosi figuri? sono certo di averli già visti, ma non ricordo dove... un aiutino?
    Seconda considerazione: lasciando ai più esperti di me l'analisi sulla sottigliezza nella compenetrazione dei registri (comico-drammatico, parodistico-tragico) e sulla genialità delle trovate, fumettistiche e metafumettistiche, segnalo solo l'unico intervento in rete di Ortolani stesso a proposito di questa prima parte di quella che pare sarà "solo" una bilogia (o una tetralogia? quando dice "in quattro parti" si starà riferendo al numero di storie, e allora siamo già a metà, o al numero di albi? Mah...), volutamente così nascosto e sottotraccia che probabilmente molti non l'avranno notato:
    http://www.rat-man.org/forum/viewtopic. ... 762#p37762
    La parola a voi :)
  • Rat-Man #110 - Ritorno al Passato!

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    Una copertina come questa dovevamo aspettarcela, visto quanto accaduto nel numero scorso! :P
    E visto anche il titolo di questo centodecimo albo di Rat-Man: come ormai chiaro, il "ritorno al passato" in questione è quello che Valker ha compiuto fino all'anno in cui Deboroh si è perso ai grandi magazzini... peccato che non sia successo!
    Leggendo tra le righe di una scena in particolare della storia, e tra quelle finali della pagina della posta, si è portati a credere che questa diversa piega che gli eventi stanno prendendo, evitando che Deboroh diventi Rat-Man, sia opera dell'Ombra. Ma come farebbe l'Ombra ad influire su eventi del passato già avvenuti, cambiandoli? E soprattutto... l'Ombra ha ormai preso possesso del corpo di Rat-Man, perché dovrebbe andare a eliminare l'esistenza del supereroe?
    Tutte domande molto interessanti, che temo siano ben lungi dal trovare risposta. Di certo vedere Valker interagire in questo modo con il Deboroh ragazzino ignaro e incrociare il cammino con persone cardine della mitologia ratmaniana (il Maestro, Boda) si sta rivelando molto più eccitante di quanto non sembrasse nel primo episodio di questa n-logia, uno scenario ricco di spunti e di possibilità che promettono bene.
    L'albo è "di passaggio" nell'arco di questa nuova run, nel senso che rispetto all'intro di due mesi fa, quando sono state messe sul tavolo le carte che fanno da presupposto alla trama, ora la vicenda avanza di poco, quel tanto che basta ad aprire a qualche piccolissimo indizio (che porta a sua volta a nuove domande) sulla natura di quanto si stra svolgendo sotto i nostri occhi. Il doppio scontro tra Valker e gli sgherri dell'Ombra sono entrambe delle scene memorabili, dove la tensione del primo confronto lascia il passo ad un'azione più concitata con tanto di battutine da duro da cinema americano, il tutto gestito in maniera mirabile.
    Non manca lo spazio dedicato all'introspezione, e non solo relativa ai futuri possibili e al destino del protagonista ma anche a situazioni personali inerenti a Valker, come i suoi rimpianti verso Kalissa o i suoi ricordi del padre, che pare avrà un ruolo particolare e di spicco nel prossimo numero.

    Questo secondo capitolo mi ha convinto più del primo, lo ammetto. E se già con lo scorso albo avevo comunque fiducia in Leo, nonostante avessi riserve sull'idea di base scelta, queste riserve si sono abbastanza affievolite di fronte ad una narrazione più malinconica del previsto e ad una serie di tematiche che sì, forse si potevano sviluppare degnamente solo con una cornice tanto inconsueta.
    C'è perfino il tormentone del numero, quello della filastrocca che finisce con lo "scakkete" in un certo punto delicato per i maschietti che mi ha piegato in due (dal ridere... Valker si è piegato in due per altri motivi :D )
    Insomma, mi sono fatto contagiare da quel mix di ambientazione, viaggio nel tempo e grande mistero dietro le quinte a cui sono così sensibile. Attendo fiducioso i prossimi passi ;)

    Bonus track del numero un racconto inedito di Venerdì 12! Ridimensiono subito l'evento, però: in realtà Il Quadro! è una storia già letta nella saga di Aldo e Bedelia, ma la versione che Leo ci offre per questa occasione è "semplicemente" (tra doverose virgolette) una prima stesura della storia pubblicata originariamente su Rat-Man #27, che dopo la prima tavola prende una direzione completamente diversa rispetto a quanto visto nella versione definitiva. Se già trovavate surreale lo svolgimento della trama allora, figuriamoci questo dove la cattiveria e la stupidità di Giuda si fondono perfettamente fino a formare una sorta di incubo che opprime e aumenta di vignetta in vignetta. Se non fosse per l'espediente del sogno - comunque usato con una certa arguzia rispetto al classico cliché - forse arriverei addirittura a preferire questa primigenia versione scartata rispetto alla definitiva.
    Ad ogni modo rileggere le gesta di Aldo e Giuda mi ha ricordato quanto amavo Venerdì 12 e quanto dovrei trovare il tempo di rileggerlo... tanto più che Leo, nella pagina di presentazione di questo segmento, annuncia che l'anno prossimo i personaggi torneranno in qualche modo... purché non si riferisca solo alle statuette da edicola ;)
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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