Ma che bello, che bello che è questo fumetto!
Un Faraci per me decisamente inedito sposa per la seconda volta, ma con una maturità maggiore, un testo di Alessandro Baricco e ne fa una graphic novel raffinata, drammatica e incisiva.
In un ipotetico paesino sudamericano appena uscito da una guerriglia interna, una specie di commando armato irrompe in una fattoria per giustiziare un dottore, reo di aver compiuto atti inumani durante il periodo di guerra. La paura verso quest'uomo che cerca di salvarsi dalla vendetta che sa che sta per colpirlo, che il lettore prova nelle prime tavole, si trasforma in disgusto verso le azioni di quell'uomo, descritte dal capo dei rivoluzionari che hanno vinto la guerra e che ora vuole ottenere giustizia piena. Il disgusto si mischia a pietà però, quando ripensiamo alla dedizione con cui quest'uomo cerca di salvare la figlia, nascondedola.
Una figlia che porterà il fardello di quel giorno per tutta la vita, per tutto il corso della sua esistenza che noi apprendiamo nell'arco di alcuni flashback nella seconda parte della graphic novel. Infatti la storia è divisa nella prima parte, con i gravi eventi che partono da quello scenario a cui ho accennato, e da una seconda parte in cui la ragazza è ormai una donna anziana, pronta a ripercorrere con la memoria e con un aiuto speciale gli eventi di quel giorno tanto drammatico.
E la conclusione sarà inaspettata, ambigua... una catarsi del tutto imprevista per la protagonista e per quello che sembrava una comparsa ed invece assurge ben presto a co-protagonista importante.
Una catarsi simbolica e che colpisce forte, nelle ultime tre tavole, facendo riflettere il lettore sugli umani destini.
Personalmente adoro Baricco, ma non ho ancora letto tutto quello che ha scritto: tra le cose che mi mancano, c'è proprio
Senza Sangue, e non è detto che non lo recupererò in un prossimo futuro. Di certo nella versione a fumetti ho ritrovato i tratti salienti dello stile dello scrittore torinese: l'interessarsi alla vita e alla psicologia dei suoi protagonisti, la predilezione per storie forti e di formazione, un certo linguaggio attento, aulico e leggermente compiaciuto.
E ho anche trovato un Tito Faraci per me davvero inedito: non vedo lo sceneggiatore come autore unicamente di storie divertenti o dallo stile demenziale, ma anche nelle sue opere disneyane più piene di sentimento, introspezione e serietà Faraci trovava sempre il modo di inserire una battuta, una gag, un qualcosa di tipico suo. Perfino in
La Vera Storia di Novecento, che segna l'inizio della collaborazione di Faraci con Baricco. Ma anche nelle storie non disneyane che mi è capitato di leggere quella vena umoristica-satirica l'ho sempre colta. Mi manca effettivamente vedere come racconta nei Bonelli, ma penso che uno stile così drammatico non l'abbia mai raggiunto prima. Del Faraci che conosco ritrovo l'abilità di sceneggiatore, la bravura nel comporre dialoghi sempre credibili, il ritmo della narrazione che si sa prendere i suoi tempi e l'amore per la storia che sta raccontando. E direi che tanto mi basta: una storia così dura, profonda e senza scampo non lasciava forse spazio per le battute, e alla fine forse è tutta la storia di questa/e vita/e a essere una grande battuta, uno scherzo come diceva il Comico in
Watchmen.
A coronare in modo perfetto tutto questo lavoro non va dimenticato il fondamentale apporto dei disegni di Francesco Ripoli: l'artista usa uno stile nervoso, grezzo, affidato al tratto "puro" della matita, che si adatta perfettamente alla storia; i disegni con i bordi delle vignette ondulati come se fossero fatti a mano libera e con gli sfondi "matitosi" sono la cornice più consona ai sentimenti che la narrazione esprime, alla disperazione della vita che i personaggi subiscono. Eppure ecco che nel piacevole caos del disegno Ripoli sa infondere una precisione nel tratteggiare i volti che sa stupire. Applausi.
L'edizione che la BD confeziona è elegante, con una cartonatura leggera (la definirei più una imbottitura) e con una dotta introduzione di Dario Voltolini che parla tanto del libro quanto del fumetto, e del passaggio tra i due medium, oltre che dell'arte del raccontare in generale. Molto interessante.
Senza Sangue è una storia dura, che pesca il suo background da riflessioni amare sulla vita, da una certa concezione del tempo che passa, dalle tragedie del mondo e da quello che esse imprimono nelle persone. Lo stesso background disperato da cui altre volte ha pescato Baricco, da cui pesca Ammaniti, da cui pesca in modi differenti Benni, e di cui anche Faraci si è scoperto essere bravo cantore. Comprato allo stand BD a Lucca Comics, uno degli acquisti che mi ha dato più soddisfazione, accentuata dall'aver stretto la mano a Tito