[Hergè] Tintin

Da Lupo Alberto ad Asterix passando per Rat-Man e i Puffi con tappa nell'euromanga di derivazione barbucciana, nato in Italia e trapiantato in Francia.
  • Segnalo che sul numero attualmente in edicola della rivista mensile Monsieur c'è un bell'articolo, annunciato fin dalla copertina, che parla di Tintin ma soprattutto di Hergè, delineandone la personalità e la biografia in modo molto interessante, con onestà sottolineando il grande artista che era senza nascondere le molte ombre della sua vita e del suo comportamento.
    L'ho scroccato oggi sul lavoro per leggerlo, e offre davvero una panoramica interessante e articolata su Hergè e sul suo rapporto con Tintin.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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    Dopo due albi realizzati su consiglio del suo editore, finalmente Hergè può mandare Tintin in quella che doveva essere la destinazione del suo primo viaggio, ma rinviata fino a questo terzo albo. Infatti l'ambientazione è interessante e permette una varietà di paesaggi, personaggi e situazioni molto più ricca delle due storie precedenti: la Chicago dei gangster in piena era del proibizionismo, villaggi indiani e cittadine del Far West. Questo migliore la situazione e anche il passaggio da un'ambientazione, oltre a rendere più varie le tavvole a livello grafico, riesce a rendere più piacevole la lettura di quella che continua a essere una non-storia ma solo una sequenza di avventure/ostacoli da superare. Comincia a sparire però la sensazione che ogni evento sia slegato dall'altro, costruendo una storia on the road che fa attraversare a Tintin l'America per affrontare malviventi o per recuperare il suo Milou rapito.
    Quello che mi ha stupito di questa stria sono un stato un paio di stilettate satiriche che Hergè riesce a fare ai danni del popolo americano, interessanti come le precedenti avventure che erano però state commissionate per fini politici.
    La prima gag accusa il razzismo americano, con Tintin che chiede se il colpevole sia stato catturato e gli viene detto di no, ma in compensono sono stati condannati cinque uomini di colore, per compensare. L'altro siparietto critico c'è quando Tintin scopre per caso il petrolio e nel corso di sole 24 ore gli americani se ne appropriano e costruiscono attorno al pozzo d'oro nero una vera e propria megalopoli.
    L'albo comunque comincia ad avere una sua dignità e, anche se non c'è ancora una struttura capace di giustificare la lunghezza della storia, si capisce che l'autore sta andando in direzione di trame più elaborate.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • Ier sera Rai5 ha trasmesso un *qualcosa* su Tintin (che non ho visto).
    Stando alla guida tv, è durato un'oretta scarsa; la replica di questa sera (22:15) durerà invece dieci minuti ( :P ).
    Sabato (19:45) e Domenica (17:05) tornerà a durare un'ora ma sarà replicato con un altro titolo, oppure sarà un *qualcosa* di diverso (vai a capire la guida della Rai :bush: Anzi, vai a capire la Rai in genere :vomit: )
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    Ottimo lavoro.
  • Esaurita la prima tiratura delle ristampe della Rizzoli-Lizard, via con la seconda tiratura! Buona notizia, anche se la tiratura non mi sembra così altissima.

    http://www.afnews.info/wordpress/2012/0 ... in-italia/


    Un po' di tempo poi sempre su afnews aveva postato la postfazione all'incompiuta Tintin e l'Alph-Art che sarebbe dovuta apparire in fondo all'ultimo volume, ma che poi è saltata per esigenze tecniche a quanto ho capito.
    Da ritaglia lungo le linee tratteggiate e inserire nel volume! Fffffffatto? http://www.afnews.info/wordpress/wp-con ... retta1.pdf
    Assurancetourix
  • max brody ha scritto:Ier sera Rai5 ha trasmesso un *qualcosa* su Tintin (che non ho visto).
    Stando alla guida tv, è durato un'oretta scarsa; la replica di questa sera (22:15) durerà invece dieci minuti ( :P ).
    Sabato (19:45) e Domenica (17:05) tornerà a durare un'ora ma sarà replicato con un altro titolo, oppure sarà un *qualcosa* di diverso (vai a capire la guida della Rai :bush: Anzi, vai a capire la Rai in genere :vomit: )
    Vergogna :bush: . Vabbé, ormai lo saprete, i docufilm sono stati 5, dedicati rispettivamente a:
    Les Cigares du Pharaon
    Le Lotus bleu
    Le Crabe aux pinces d’or
    Le Temple du Soleil
    Tintin au Tibet

    Su youtube si trovano in francese.
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    Ottimo lavoro.
  • da Bad Comics:
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    Nonostante manchino più di due anni all’uscita della sua seconda avventura sul grande schermo, il personaggio di Tintin in questi giorni è tornato a far parlare di sé per una serie di iniziative e notizie che lo riguardano.

    Hergé, il creatore dello spericolato reporter, aveva espresso il suo desiderio che il suo personaggio non comparisse in nuove storie dopo la sua scomparsa. Finora questa richiesta è sempre stata mantenuta, ma i detentori dei diritti sembrano voler “infrangere” questa richiesta, per assurdo proprio per fare sì che sia mantenuta.
    Quando la sua creatura diventerà di pubblico dominio, chiunque potrebbe utilizzare il personaggio per opere personali e per evitare questa possibilità sarebbe sufficiente una nuova uscita “ufficiale” ad hoc, sia essa anche uno spin-off o un romanzo…
    La vedova di Hergé sembra avere un’idea in mente ma è ancora presto per parlarne: infatti i diritti scadranno solamente nel 2052, quindi si tratta senza dubbio di un piano a lungo termine…

    Nel frattempo Tintin sbarca nel mondo del digitale, visto che tutte le avventure del personaggio sono ora disponibili in Francia per essere lette su iPhone e iPad, a pagina intera o anche in modalità vignetta per vignetta.
    Intanto in Italia è arrivato l’artbook Tintin – L’arte di Hergé, un volume di 480 pagine con disegni, bozzetti, curiosità e approfondimenti che ripercorrono l’intera vita editoriale del personaggio.
    Insomma, pare che gli eredi vogliano in qualche modo proseguire. Bisognerà vedere se si tratta di un prosecuzione finta come fu per i Peanuts o se hanno in mente qualcos'altro.
  • La lettura del volume sui Puffi mi ha fatto tornare prepotentemente l’amore per il fumetto franco-belga. In attesa di recuperare il secondo volume puffoso, ho deciso finalmente di recuperare l’altro personaggio di quell’area di cui ero grande appassionato da piccolo grazie ai cartoni animati: Tintin.
    Fin da quando quattro anni fa la Rizzoli-Lizard ha portato in fumetteria e libreria l’edizione completa in 8 volumi, volevo buttarmi nel recupero del Tintin cartaceo, ma il costo complessivo dell’operazione mi faceva continuamente rimandare. Ora, con un sistema di acquisto dilazionato auto-imposto, dovrei riuscire a perseguire il mio intento.
    Ho così acquistato i primi due volumi dell’integrale, e me la sono gustata.

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    Certo, il primo tomo può lasciare un po’ perplessi, ma è un aspetto che metto sempre in conto quando affronto i primi passi di una serie a fumetti o dell’opera di un autore, che per definizione sono sempre acerbi e distanti dalla qualità che ha reso celebre l’opera.
    Tintin non scappa alla regola, iniziando la propria carriera con due storie sfacciatamente propagandistiche/filo governative e la cui struttura narrativa non è delle migliori.
    Tintin nel Paese dei Soviet e Tintin in Congo sono due avventure di ampio respiro, ma la cui trama è piuttosto esile e si limita a “Tintin va in Russia/Congo, c’è gente che vuole ucciderlo ma lui riesce sempre a salvarsi dai ripetuti attentati”.
    Davvero, non c'è molto da aggiungere: in Russia sono i comunisti che vogliono impedirgli di raccontare la verità sullo stile di vita sovietico, mentre in Congo la presenza del reporter belga turba gli affari illeciti di alcuni europei traffichini e di alcuni autoctoni che si affiliano ai furfanti. Ma la sostanza non cambia: una sequela di trappole, agguati etc. in cui finisce Tintin e dalle quali riesce a scampare, a volte grazie alla propria furbizia e a volte per colpi di fortuna.
    Queste due avventure non sono però da buttare: certo, manca l'ossatura, e specialmente la prima storia si dimostra davvero troppo prolungata per essere costituita solo da un ripetersi di quel meccanismo narrativo, ma Hergé riesce comunque a far intravedere la sua fervida fantasia, in mezzo a propaganda e ad uno schema ripetitivo. Ci vuole immaginazione per immaginare così tanti attentati e situazioni pericolose in cui cacciare il proprio protagonista, senza contare l'inventiva che serve per cavarlo d'impaccio. L'autore si dimostra molto abile, quindi, ma non solo: mette in campo anche una certa comicità che dall'impianto della storia ci si potrebbe non aspettare ma che costituisce invece un contrappunto leggero e calzante per la trama nel complesso. Il miglior portavoce di questo aspetto del fumetto è Milou, il simpaticissimo cagnolino di Tintin del quale possiamo leggere i pensieri che, uniti all'intraprendenza e alle azioni dell'animaletto, si rivelano spesso delle uscite assai divertenti.
    Nota: temevo di essere più disturbato dallo stile di disegno del Paese dei Soviet, invece devo dire che non mi è neanche dispiaciuto: certo è qualcosa di molto lontano dall'elegante linea chiara che caratterizza Tintin nell'immaginario collettivo, ma è un tratto affascinante proprio nel suo essere così "immaturo".

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    Il secondo volume si apre con Tintin in America, che segue grossomodo l'impostazione delle due precedenti avventure. Una maggiore unità nella trama si inizia a intravedere, ma in sostanza siamo sempre di fronte ad un insieme di guai in cui finisce il reporter ficcanaso. È degno di nota il fatto che Hergé abbia sfruttato tutti gli scenari possibili che gli USA gli offrivano per far vivere al protagonista un'avventura il più movimentata e varia possibile.
    Ritengo che sia con I Sigari del Faraone e con Il Loro Blu che le cose inizino a cambiare in meglio per la serie. Intanto c'è un uso importante della continuity, tanto che posso accorpare tranquillamente le due storie tanto sono strettamente collegate nel "caso" in cui è coinvolto Tintin e nel nemico che deve affrontare.
    Ma oltre a ciò, quello che cambia è l'atmosfera: è qui che si inizia a respirare appieno aria di grande avventura, di trame complesse legate a indagini, complotti e loschi piani criminali, il tutto intrecciato con località esotiche e misteri intriganti. È quel sapore di Barks e Indiana Jones che amavo nei cartoni animati anni '90 e che ho ritrovato qualche anno fa nel film di Spielberg.
    Qui Tintin segue uno stralunato professore in Egitto, ma dall'Africa arriverà fino all'India muovendosi circospetto su un terreno fatto di traffico d'oppio, società segrete e strane realtà. Quando le vicissitudini lo condurranno addirittura in Cina e Giappone, l'asticella dell'avventura si alza ulteriormente e il colpo di scena sull'identità del capo di tutta la banda viene utilizzato in modo sapiente e con un ottimo ritmo narrativo.
    I giochi sono fatti, ormai: la fase di rodaggio ritengo che sia conclusa, e ora Hergé inizierà a realizzare quelle storie che hanno reso il suo personaggio un'icona della nona arte. Io ho ritrovato quelle atmosfere avventurose che oggigiorno è difficile trovare in maniera così pura e raffinata, e non posso che esserne entusiasta :)

    PS: dispiace l'assenza di apparato critico alla collana. Ma devo ammettere che le due paginette introduttive presenti nel primo volume, firmate da un'istituzione nel campo dell'arte come è Philippe Daverio, sono piuttosto esaurienti per quanto "strizzate" in uno spazio esiguo. Daverio riesce a tracciare una linea soddisfacente sull'evoluzione della serie e sulle tematiche principali. Se a questa introduzione unisco gli editoriali presenti nel pregevole volumetto dei Classici del Fumetto di Repubblica direi che posso ritenenti soddisfatto anche sotto questo fronte :)
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Vero, i primi tre episodi sono nettamente i peggiori. Come giustamente detto da Bramo, è con I Sigari del Faraone che si inizia a migliorare sensibilmente, per poi decollare con Il Granchio d'Oro e l'esordio del Capitano Haddock.
    Assurancetourix
  • I cinesi pazzi di Hergé sono fra le cose migliori del '900.
    Bramo ha scritto:Nota: temevo di essere più disturbato dallo stile di disegno del Paese dei Soviet, invece devo dire che non mi è neanche dispiaciuto: certo è qualcosa di molto lontano dall'elegante linea chiara che caratterizza Tintin nell'immaginario collettivo, ma è un tratto affascinante proprio nel suo essere così "immaturo".
    Non hanno messo la versione ridisegnata?
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    Ottimo lavoro.
  • No, se non erro pesantemente è l'originale.

    Comunque, non avrò MAI il tempo di mettermi a fare le recensioni volume per volume, ma negli ultimi anni li ho comprati tutti e sono una roba meravigliosa.
    Lorenzo Breda
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    If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
    Hobbes, Calvin&Hobbes

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  • max brody ha scritto:
    Bramo ha scritto:Nota: temevo di essere più disturbato dallo stile di disegno del Paese dei Soviet, invece devo dire che non mi è neanche dispiaciuto: certo è qualcosa di molto lontano dall'elegante linea chiara che caratterizza Tintin nell'immaginario collettivo, ma è un tratto affascinante proprio nel suo essere così "immaturo".
    Non hanno messo la versione ridisegnata?
    Ha ragione Breda.
    E il motivo è che, stando a quanto dice Deboroh nella prima pagina di questo topic... la prima storia di Tintin non è mai stata ridisegnata:
    DeborohWalker ha scritto: Graficamente la storia è molto diversa da come siamo abituati a vedere i fumetti di Tintin: le tavole sono in bianco e nero e i disegni sono molto grezzi, lontani dalla bellezza della linèe claire per cui Hergè è famoso. Il motivo di questo divario con le opere successive è presto detto: tra la fine degli anni '40 e gli anni '50, l'autore ha ridisegnato dalla seconda alla nona avventura di TinTin, per poterle ristampare in volume con lo stile definitivo del personaggio che aveva svuiluppato nel frattempo.
    Tintin nel Paese dei Soviet è stato escluso da questa operazione, per l'acerba narrazione ma soprattutto per le controversie politiche contenute nella storia; solo per i 70 anni del personaggio il volume è stato ristampato per la prima volta in patria, nella sua versione originale in bianco e nero. Ed è in questa versione che arriva in Italia la storia, mai pubblicata prima, nell'edizione completa di Tintin proposta da Rizzoli Lizard.
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  • Ah sì, lol, il momento del Rimbambindon. Ho fatto un mix dell'edizione colorata illegale e di altre cose che avevo per la testa.
    LBreda ha scritto:Comunque, non avrò MAI il tempo di mettermi a fare le recensioni volume per volume, ma negli ultimi anni li ho comprati tutti e sono una roba meravigliosa.
    Dopo Hergè, consiglio Jacobs & eredi e Rivière & Floc'h.
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    Ottimo lavoro.
  • Prosegue il mio programma di acquisto, e conseguente lettura, della raccolta definitiva di Tintin ad opera di Rizzoli-Lizard.
    Se c'è poco da aggiungere per a quanto già detto in precedenza per quanto riguarda la cura editoriale - buona la confezione cartonata e la descrizione in quarta di copertina con l'indicazione delle storie presenti, assente qualunque tipo di introduzione critica ma ormai ci ho fatto pace -, è sulle storie che ci si può concentrare.

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    Il terzo volume presenta tre storie piuttosto buone, che proseguono sulla falsariga delle due precedenti (I Sigari del Faraone, Il Loto Blu) per quanto riguarda il tipo di trama e la qualità dei racconti. Siamo nella fase puramente gialla/thriller di Tintin, dove l'intrepido reporter si trova ad indagare, guidato dalla casualità degli eventi, su casi che vedono al centro falsari, contrabbandieri di smeraldi e complottatori che tramano per destituire regnanti.
    L'Orecchio Spezzato prende il titolo dalla caratteristica di un feticcio sudamericano che viene rubato dal Museo di Bruxelles e che convincerà Tintin ad indagare sull'importanza che quest'oggetto ricopre presso più d'una persona. L'Isola Nera vede il protagonista finire fino in Scozia, seguendo le tracce di una pericolosa banda che ha incrociato il suo cammino: dalla Scozia ad un'isoletta vicina e "maledetta" il passo è breve, ed è proprio lì che Tintin si trova in una situazione da classico fuilleton, in trappola in un castello-laboratorio. Scenario molto suggestivo, eguagliato da quello esotico dello Scettro di Ottokar, dove il nostro reporter diventa assistente del Professor Alambik che si sta recando in Sildania per studiare alcune carte relative alla linea di sangue dell'attuale re. Un incarico assunto da Tintin una volta subodorato che stava accadendo qualcosa di strano intorno alla figura del re di Sildania...
    La qualità complessiva è quindi appagante: si riprendono quelle atmosfere già presenti sul finire del secondo volume, ma Hergé sembra prendere maggiormente la mano con questo stile narrativo e questo gusto per l'avventura, sperimentando i temi classici della narrativa avventurosa con buoni esiti.

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    È però nel quarto volume che la serie prende seriamente il volo. L'introduzione di un personaggio secondario come il Capitano Haddock contribuisce infatti notevolmente all'impennata qualitativa degli intrecci, in diversi modi.
    Nel Granchio d'Oro il personaggio è poco più di una comparsa, in effetti, ma la sua personalità esplosiva spadroneggia all'interno degli equilibri della narrazione, regalando dei momenti di puro delirio e forieri di svariate sghignazzate. Il tormentone dell'alcool - Haddock è un accanito bevitore - e soprattutto quello degli improbabili insulti che rivolge a chi gli fa perdere le staffe rappresentano una caratterizzazione schietta e irresistibile per il personaggio, che diventa subito un'icona e una fonte di comicità tanto verbale quanto fisica, prerogativa che finora apparteneva solo al buon Milou e ai detective Dupond e Dupont, e che ora può ampliarsi senza i limiti "animaleschi" propri del barboncino ed esulando dalle gag sui pasticci dei gemelli.
    L'indagine di per sé segue il canovaccio delle precedenti avventure, risultando sempre godibile anche se con uno schema leggermente ripetitivo. È proprio la presenza del Capitano Haddock a sconvolgere tutto, facendone guadagnare in coinvolgimento anche alle singole tappe del caso.
    Graficamente mi hanno stranito alcune splash-page che non ritenevo necessarie: appaiono infatti come vignette normali, che potevano rientrare in uno dei soliti riquadri, ma che vengono inspiegabilmente espanse a tutta tavola. La mia sola spiegazione è che originariamente la storia fosse stata spezzata in più parti e che quelle pagine fossero le tavole d'apertura dei vari capitoli. È l'unica perplessità per quanto riguarda i disegni, in un contesto per il resto assolutamente piacevole e armonico, dove la linea chiara di Hergè sta emergendo con sempre maggiore cura e perizia.
    La Stella Misteriosa inizia a variare il trend delle avventure in cui viene coinvolto Tintin: la storia parte con un che di fantascientifico/apocalittico, ma presto si scopre che la cometa che avrebbe dovuto creare tanti disastri non colpisce la Terra... se non per un singolo pezzo, contenente un nuovo minerale sconosciuto sul nostro pianeta. Il reporter dal ciuffo fa quindi parte della spedizione per andare a recuperarlo nel mare artico. Anche in questo caso non mancheranno loschi figuri da contrastare, ma questo è il bello della serie: quello che cambia è il contesto in cui questi criminali compaiono, contesto che Hergé qui inizia a cambiare e ampliare.
    Il Segreto del Liocorno è una buonissima storia, forse la migliore finora... ma purtroppo non può essere valutata di per sé. Si tratta infatti di un vero e proprio prologo alla vera avventura, la ricerca di uno straordinario tesoro appartenuto al pirata Rackham il Rosso, che in passato si era scontrato con un avo di Haddock. Di questa avventura si parlerà nella storia successiva, contenuta nel prossimo volume della collana, ma l'abilità dell'autore sta nell'aver reso una semplice introduzione qualcosa di tutt'altro che semplice! La scoperta dell'esistenza di tre diversi modellini di un vascello, del segreto che custodiscono, dei fatti storici relativi al pirata in questione... tutto materiale interessantissimo che viene mostrato al lettore con tutta calma e in modo assolutamente coinvolgente. Hergé ha tempo anche di inserire il rapimento di Tintin ad opera di alcuni furfanti, parimenti sulle tracce di questo tesoro. In sovrappiù, viene anche introdotto il Castello di Moulinsart, che sarà la dimora di Tintin e Haddock nelle storie future, e il maggiordomo del castello stesso, che sarà poi membro del cast in futuro.
    Insomma, in quello che poteva essere un semplice prologo succede già di tutto e il lettore ha la testa e gli occhi pieni di genuino stupore e frenesia... e l'avventura vera e propria deve ancora iniziare! Non si può che esserne ammirati. :)
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    Dopo uno iato temporale fin troppo vasto, sono riuscito a rimettermi in pista e a proseguire la mia collezione e la lettura di Le Avventure di Tintin.
    Il quinto volume si apre, come anticipato nel mio post precedente, con la seconda parte della lunga avventura che vede Tintin e il capitano Haddock sulle tracce di un favoloso tesoro di pirati. Il Tesoro di Rackham il Rosso è un'avventura entusiasmante, dove le già ottime premesse della prima metà vengono soddisfatte e anche di più, visto che incomincia l'avventura vera e propria! Ho gradito molto, e se mai riusciranno a produrre il seguito del film d'animazione del 2011 spero davvero riescano a catturare l'afflato avventuroso che si respira in questa storia.
    Meno esotica ma sempre molto riuscita si rivela essere la successiva Le Sette Sfere di Cristallo, nella quale troviamo sia una sorta di spy-story urbana sia l'esordio di un nuovo personaggio fisso del cast della serie, il professor Trifone Girasole, una sorta di svampito e sorto Pico de Paperis in grado di garantire ulteriore quota di divertimento, specie quando entra in contatto con Haddock! Il personaggio risulta perfettamente riuscito e molto ben calato nelle atmosfere della serie, anche grazie a questa avventura che vede una serie di studiosi e ricercatori colpiti da uno strano veleno che li fa cadere in sonno profondo e infinito. La risoluzione di tale mistero viene rimandata alla storia successiva, confermando ormai l'ampiezza delle trame di Hergé, che abbisogna sempre più spesso di una foliazione doppia (ma con una divisione saggia che rende entrambe le parti autonome e godibili) per raccontare la propria storia. Ne Il Tempio del Sole i nostri finiranno addirittura in India, correndo gravi pericoli alla ricerca di Girasole, rapito proprio nel corso dell'avventura precedente. Ritorna quindi il tema del viaggio, irto di pericoli e trappole, e condito dalle colorite esternazioni del capitano.
    Il volume nel complesso risulta quindi molto godibile, e insieme al quarto forma una doppietta che per ora rappresenta l'apice di questa produzione.

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    Il sesto volume, comunque non dà certo segni di stanchezza. Anzi! Tintin nel Paese dell'Oro Nero è un riuscito connubio tra storia spionistica, giallo e avventura esotica che tanto mi aveva conquistato già dalla fine del secondo volume della collana. Elementi come l'importanza socio-economica del petrolio negli equilibri mondiali e l'ambientazione negli anni '50 con rispettivo periodo delicato a livello internazionale forniscono uno sfondo solido sul quale ambientare una vicenda in cui non mancano antichi avversari che ritornano e numerosi pericoli. Il prototipo di quello che mi aspetto da un'avventura di Tintin condensato in un'unica storia, che torna ad svolgersi interamente all'interno di sé stessa.
    Le due storie che completano il tomo sono invece due parti di una stessa vicenda, una delle più celebri di questo personaggio. Obiettivo Luna e Uomini sulla Luna sono infatti spesso ricordate anche dal di fuori del mondo del fumetto grazie alle informazioni scientifiche piuttosto accurate messe in scena da Hergé per bocca di Girasole su calcoli e macchinari utili per un viaggio spaziale. Le spedizioni di questo tipo, a metà anni '50, erano ancora alle primissime fasi e l'allunaggio sarebbe arrivato solo più di dieci anni dopo, ma l'autore si dev'essere documentato in modo piuttosto preciso e, mixando le nozioni concrete con altre dettate dalla fantasia, ha potuto costruire una trama fantascientifica che poggia su solide basi e che riesce quindi a risultare straordinariamente credibile.
    Il risvolto della medaglia è che in questo modo la prima parte risulta a volte un tantino noiosa, visto che è tutta atta a raccontare i preparativi del viaggio, gli studi di Girasole e la preparazione del razzo che sarebbe andato sulla luna, e l'unica cosa che spezza un po' questo mood è dato dalla "solita" sottotrama di spionaggio che Tintin cerca di sventare. Le cose si fanno più interessanti nella seconda metà dell'avventura, quando il protagonista, Milou, il capitano Haddock e Girasole partono e arrivano sulla luna! L'imbucamento dei fratelli Dupondt e la chiusura della piega spionistica completano il quadro, vincente ed efficace: per quanto importante, infatti, tale elemento narrativo fa solo da supporto alla struttura puramente fantascientifica della storia, quasi solo a fornire ai lettori un aggancio a quanto visto in precedenza sulla testata. Per il resto si respira aria nuova proprio grazie al cambio di atmosfere: quando i protagonisti rischiano grosso mentre sono sul nostro satellite, l'abilità di Hergé (tanto narrativa quanto grafica, grazie a tavole davvero efficaci e che sfruttano spesso l'ampiezza totale delle pagine) riesce a far rimanere col fiato sospeso quasi quanto film di questo genere, tipo Gravity o Interstellar. Certo, non si arriva all'empatia che può far provare il grande schermo nei casi citati (e in tanti altri analoghi) ma il fatto che l'autore riesca comunque ad andarci abbastanza vicino da farmi immedesimare ed empatizzare con i personaggi è segno di un lavoro di grande capacità narrativa e visionaria.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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    Finalmente completo la collana!
    Il settimo volume dimostra chiaramente che ci troviamo nella fase di maturità artistica di Hergé, e questo si nota dal segno ormai stabilmente armonioso e dall’andamento delle trame, altrettanto stabile.
    L’Affare Girasole e Cock in Stock ricoprono infatti le due tipologie principali di avventure di Tintin: spy-story a base di spionaggio e rapimenti l’una e avventura in giro per il mondo l’altra.
    Nel primo caso infatti viene rapito il buon Trifone Girasole, la cui fama si è sparsa dopo l’allunaggio e che ha creato un composto che fa gola ad un certo Paese straniero. Nel secondo Tintin e Haddock si trovano invischiati in un’avventura nella zona orientale del globo, dove si impegneranno a rovesciare un regime impostosi con l’inganno e a scoprire addirittura un sistema di schiavismo tenuto nascosto a tutti.
    Sono entrambe storie genuine e appassionanti, anche se il loro ricalcare gli andamenti e a volte anche le tematiche già viste nella serie rischia di andare a leggero svantaggio del godimento delle avventure. Questi racconti però non annoiano mai e la crescente padronanza che l’autore prende via via con questi topoi fa sì che il prodotto finale risulti sempre di grande qualità, anche grazie al riuscito mix di avventura e umorismo, quota garantita, quest'ultima, soprattutto dal personaggio del capitano Haddock con le sue intemperanze.
    Notevole rilevare anche la continuity sempre più stretta all’interno della serie, dovuta al ritorno di diversi personaggi conosciuti nelle storie precedenti: un riutilizzo mai gratuito e sempre ragionato.
    La terza storia qui presente è Tintin in Tibet, vero gioiello del volume: pur non distanziandosi nella forma dalle avventure classiche del personaggio, richiamate poco sopra, la gestione di questa storia risulta particolare, forse anche più sentita dall’autore. Tintin sogna infatti un suo amico, Chang, sperso tra i monti in grave difficoltà. L’amico in effetti è dato per morto dopo un incidente aereo sull'Himalaya, ma il reporter dal ciuffo si aggrappa saldamente alla propria visione e dimostra più volte coraggio, altruismo e tenacia nella difficile avventura volta a salvare Chang, senza mai abbandonare la speranza, anche nei momenti più difficili. L’intensità del racconto è palpabile e, insieme agli stupendi paesaggi illustrati da Hergè nelle tavole della storia, fa sì che Tintin in Tibet risulti particolarmente memorabile.

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    L’ottavo e ultimo volume della collana è anche il più corposo, vista la presenza di 4 storie.
    I Gioielli della Castafiore è un racconto umoristico irresistibile: forse per la prima volta nella serie abbiamo una storia priva di *veri e propri* elementi di spionaggio, giacché la persistente ansia della cantante lirica del titolo (altro personaggio ormai diventato ricorrente da un po’) verso i propri preziosi in realtà non avrà reali e drammatiche conseguenze. La fanno da padrone allora le innumerevoli “sciagure” che capitano al capitano Haddock: oltre all’ingombrante presenza della Castafiore ci saranno un fastidioso pappagallo, un gradino rotto e un artigiano che continua a temporeggiare per non ripararlo, disturbi sulla linea telefonica e un servizio giornalistico che dà per certe le sue nozze con l’usignolo milanese. C’è un momento in cui Hergé si diverte a concentrare almeno 3/4 disagi in un unico momento e l’esplosione di Haddock è epica!
    Nella sua semplicità questa storia d’apertura si dimostra la migliore: le due successive, infatti, iniziano ad accusare alcuni segni di stanchezza nella scrittura dell’autore. Volo 714 Destinazione Sydney rimette i protagonisti all’interno di un intrigo condito da rapimento e ricatto, aggiungendo in sovrappiù anche la presenza degli alieni (!) quasi a mò di deus-ex-machina. Tintin e i Picaros è l’ennesima variazione sul tema “rovesciamento di un regime ingiusto in Paese straniero”, risolto in modo anche leggermente meno brillante di quanto fatto in passato.
    In chiusura il volume presenta un inedito, per l’Italia: Tintin e l’Alph-Art è infatti l’ultima storia del personaggio realizzata da Hergé, ma che l’autore non fece in tempo a completare prima di morire. Sono sopravvissuti solo gli storyboard abbozzati delle tavole, ed è proprio così che quest’avventura viene pubblicata nel volume Rizzoli. Nella pagina sinistra viene presentata la sceneggiatura che, come un copione teatrale, descrive gli ambienti e riporta i dialoghi (presumibilmente è stata semplicemente ricavata da eredi e curatori - e nel nostro caso dal traduttore - dagli storyboard stessi, osservando gli schizzi e trascrivendo in bella le parole nei balloon), nella pagina a destra si trovano invece gli storyboard di Hergé, dove il tratto dell’autore si rivela particolarmente vivo e spontaneo nel suo essere una bozza personale, a volte più dettagliato, altre meno, ma sempre dinamico, espressivo e molto comunicativo.
    La storia in sé non spicca particolarmente, e come le precedenti due di questo volume si appoggia sulle atmosfere già viste e consolidate per l’avventuroso protagonista. C’è da dire che è questo il trend delle avventure della serie, quello che la caratterizza, e avrebbe poco senso andare a cambiarlo in un momento così avanzato della carriera della testata. In quest’ottica, L’Alph-Art si configura come il testamento ideale per il personaggio.
    Il vero peccato è che Hergé non solo non fece in tempo a disegnare la storia, ma non riuscì nemmeno a completare lo storyboard stesso, che risulta infatti incompleto, lasciando la storia senza finale. Fortunatamente questo avviene dopo che si è svelato il mistero dietro l'intrigo di turno, ma lasciamo però il protagonista in una situazione di pericolo senza sapere esattamente come se la caverà: anche se possiamo immaginare che il capitano Haddock arriverà di lì a poco a salvare la pelle al suo migliore amico, e allora potranno tornare tranquilli insieme al Castello di Moulinsart, dove potranno finalmente riposarsi senza più scosse nella loro vita.

    Al termine della collana, non posso che dirmi pienamente soddisfatto, sia dell’altissima qualità del fumetto di Hergé che ha conosciuto davvero pochissimi bassi nel corso della serie, sia del valore della collana Rizzoli, che ha raccolto in 8 agili volumi, nemmeno troppo costosi ma di contro piuttosto ben curati, compatti e facilmente consultabili, l’intero corpus di uno dei fumetti migliori di tutta la nona arte.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • Faccio i miei complimenti a Bramo per aver recuperato questa serie, che apprezzo moltissimo (e non soltanto per Haddock-Paperino!).
    Quindi bravo Bramo per aver recuperato questa pietra miliare del fumetto frano-belga, anche se con molto ritardo visto che inizia a mostrare problemi legati alla senilità:
    Bramo ha scritto: La terza storia qui presente è Tintin in Tibet, vero gioiello del volume :[...] un incidente aereo sulle Ande.
    :rotfl:
    Da Socrate a Paperone:
    "Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta."
  • Paperlallo ha scritto:Faccio i miei complimenti a Bramo per aver recuperato questa serie, che apprezzo moltissimo (e non soltanto per Haddock-Paperino!).
    Quindi bravo Bramo per aver recuperato questa pietra miliare del fumetto frano-belga, anche se con molto ritardo visto che inizia a mostrare problemi legati alla senilità:
    Bramo ha scritto: La terza storia qui presente è Tintin in Tibet, vero gioiello del volume :[...] un incidente aereo sulle Ande.
    :rotfl:
    Ande... Himalaya... sempre montagne sono. Non stiamo a sottilizzare :P :D
    Comunque martelli su di me :martel:
    Vado a correggere... grazie per la segnalazione dello svarione :asd:
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Suvvia Bramo, è solo un errore di 16 881 km, nulla di grave.
    Comunque non sapevo che gli amerindi vivessero in India... :elio:
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    "Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta."
  • http://www.comicus.it/index.php/mainmen ... ello-sport

    Torna Tintin in una serie di allegati con Gazzetta/Corriere. Consiglio caldamente l'acquisto di questo capolavoro del fumetto a chi ne sia sprovvisto!
    24 volumi (quindi una storia a numero), con tante pagine in più quindi con tanti redazionali!
    Assurancetourix
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