[Zerocalcare] Un Polpo alla Gola
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Dopo essermelo accaparrato con autografo e disegnino alla scorsa Lucca Comics, ovviamente nella "nerd edition" a tiratura limitata, questa settimana ho finalmente avuto il tempo di leggere il secondo libro di Zerocalcare, il primo che presenta per davvero una storia unitaria che si snoda per una bella lunghezza.
Ed è proprio qui che sta il tasto dolente.
Chiariamo subito: io Zerocalcare da un anno circa lo leggo, lo venero, lo consiglio, lo diffondo, lo condivido su Facebook... e tutto questo perché lo ritengo tranquillamente uno dei migliori autori di fumetto sull'attuale piazza del nostro Paese. Il suo stile di disegno è splendido, a metà tra cartoonoso e realistico, le sue storie sono sempre in perfetto equilibrio tra realtà in cui le ultime due generazioni si possono riconoscere e un'ironia vincente e intelligente, e i riferimenti pop-nerd con cui infarcisce i suoi racconti sono lontani dall'essere semplici paraculaggini ma sono espressi con naturalezza all'interno della personale mitologia (di vita e narrativa) dell'autore.
Per questo il successo della Profezia dell'Armadillo autoprodotto, aumentato in modo esponenziale dalla versione BAO, mi ha fatto un enorme piacere, perché si tratta di un libro di alto valore qualitativo che ben esprime le potenzialità di Zerocalcare.
Tutte queste caratteristiche le ho ritrovate anche nel nuovo Un Polpo alla Gola, dove in più c'è una storia unica, una trama che si svolge per tutte le 190 pagine circa attraverso tre periodi della vita del protagonista.
Il problema è che tale spunto di partenza, perno di tutta la storia, è del tipo che anima le storielle del blog di Zero, vale a dire un episodio dell'infanzia/adolescenza oggettivamente di minima importanza che viene drammatizzato dalle paturnie di Calcare. La cosa funziona alla grande nell'economia delle storielle di 4-5 tavole, e quindi anche nella Profezia, dove la storia unitaria era più che altro un filo rosso che univa vari episodi autoconclusivi, ognuno con il suo tema e il suo plot; ma il giochetto riesce in modo meno brillante in un arco di pagine così ampio, e nemmeno la suddivisione in infanzia-adolescenza-età attuale è riuscita a distrarmi dal fatto che il pretesto di partenza è un po' debole, per reggere un libro di questa lunghezza. Poi può anche essere realistica la paranoia sviscerata nel libro, e visualizzata tramite il metaforico polpo del titolo, ma se in una storia di 10 pagine sarebbe stata perfetta, qui scricchiola.
Ed è un po' un peccato, perché il resto è ottimo: ottimi i riferimenti derivati dalla microsocietà delle elementari fatta di riti, cartoni animati e prove di coraggio, ottima la scanzonatezza cui Calcare ci ha abituato, bella la struttura delle tavole e il modo in cui l'autore inserisce nelle vignette il polpo con naturalezza, senza sembrare strano e senza ingombrare gli spazi.
Zerocalcare dimostra di essere il miglior cantore dell'attuale generazione di 25-30enni, sapendo svolgere tale ruolo in modo pressoché perfetto; ma non ritengo Un Polpo alla Gola la prova di maturità dell'autore, che a questo punto attendo al varco con il nuovo libro (che BAO ha annunciato per il 2013) per vedere come deciderà di proseguire il suo percorso di narratore al di fuori del suo blog.Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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La penso grossomodo come Bramo.
Il volume è piacevole, divertente, la storia è interessante, ma c'è una sensazione di "si poteva fare di più".
Non significa che sia di bassa qualità, ma si ha l'impressione che nello spazio in cui viene raccontata la storia ci sarebbe potuto stare qualcosa in più.
Chessò, qualche elemento in più del "mistero" che invece viene risolto con uno spiazzante colpo di scena fulminante nel finale, o forse qualche divagazione "zapping" in stile Scrubs/Griffin, come avveniva nel primo volume, che rendeva il tutto più ritmato.
Ma evidentemente qui Zerocalcare ha tentato di fare qualcosa di diverso, è in principio un progetto diverso, quindi trattandosi di una "prima volta" si può anche chiudere un occhio per una fase d'assestamento, se il risultato saranno graphic novel più ricche da parte di uno degli autori italiani più promettenti in circolazione.
Il volume è piacevole, divertente, la storia è interessante, ma c'è una sensazione di "si poteva fare di più".
Non significa che sia di bassa qualità, ma si ha l'impressione che nello spazio in cui viene raccontata la storia ci sarebbe potuto stare qualcosa in più.
Chessò, qualche elemento in più del "mistero" che invece viene risolto con uno spiazzante colpo di scena fulminante nel finale, o forse qualche divagazione "zapping" in stile Scrubs/Griffin, come avveniva nel primo volume, che rendeva il tutto più ritmato.
Ma evidentemente qui Zerocalcare ha tentato di fare qualcosa di diverso, è in principio un progetto diverso, quindi trattandosi di una "prima volta" si può anche chiudere un occhio per una fase d'assestamento, se il risultato saranno graphic novel più ricche da parte di uno degli autori italiani più promettenti in circolazione.
Ho letto il secondo. Qualche perplessità l'ho avuta anche io, devo dire, ma non le stesse che avete avuto voi. Tanto per cominciare il pretesto di base non mi sembra davvero debole. E' solo che viene vissuto dai protagonisti in maniera randomica, inconcludente, travisata, ma quando nelle ultime pagine emerge che tutte le loro paranoie infantili un fondamento ce l'avevano, si legge il tutto sotto una luce molto diversa. Ed è affascinante anche il fatto che loro la verità non la sapranno mai. Anche perché lungo tutte le pagine del volume non lo sanno neanche loro cosa cercare, fanno tutto a caso, affidandosi a fraintendimenti, intuizioni. Si ha come l'impressione di assistere a un ritratto di comportamenti tremendamente reali che gravitano intorno ad un fatto che è sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno mai coglie nella sua interezza. E questo lato dell'opera mi ha molto affascinato.
Anche perché presumo che buona parte di quanto narrato sia vera. Almeno quanto vediamo dal punto di vista di Zero. Il "narratore onnisciente" poi ci fa vedere oltre, ci svela la verità, muove pesanti accuse verso un determinato personaggio, e probabilmente è proprio qui che sta il lato inventato dell'opera. L'impressione che dà è che Zerocalcare abbia vissuto veramente buona parte di questi fatti, abbia avuto davvero queste paranoie, abbia sospettato da piccolo di questo e di quello, ma che solo in questo volume abbia immaginariamente unito i puntini, fingendo che tutte quelle sue impressioni un senso ce l'avessero. Un senso che a lui rimane ignoto, ma che è bello pensare che ci sia.
Mi sono sentito in sintonia con questo modo pensare perchè anche io da adolescente facevo fumettini del genere che circolavano nell'ambito della scuola, ovviamente basandomi su personaggi e fatti reali, però cercando di romanzare un po', di tagliare i tempi morti e di trovare "in natura" quegli elementi narrativi che facevano parte del "codice" (climax, tempi comici e via dicendo). E la stessa cosa faceva anche l'Ortolani degli inizi, se ben ricordiamo. Procedendo in in questo modo pseudo-verista, a volte il risultato sembra forzato, altre volte ridondante, altre volte invece funziona, anche se l'attenersi ai fatti reali rimane pur sempre un paletto, stimolante quanto limitante.
L'unica cosa a cui ho davvero fatto fatica a credere è l'elemento coerenza. In tutte e tre le epoche prese in esame, i personaggi sono gli stessi, i loro comportamenti, le loro paranoie, i loro riti, i loro tormentoni e i loro stessi ricordi sono sempre perfettamente in linea con quanto visto nell'epoca precedente, ne rappresentano la naturale evoluzione. Ma nella realtà è raro che sia così: le persone cambiano, crescono, si abbandonano, fanno marce indietro radicali, dimenticano cose che un tempo consideravano importanti. E questo succede soprattutto nel balzo dall'infanzia all'adolescenza, piuttosto che in quello da adolescenza ad età adulta. Per cui lo scenario di Zero liceale immerso in un contesto che era solo la versione upgradata delle elementari mi ha un po' turbato. Inoltre sono abbastanza scettico sull'esistenza di un istituto che includa scuola elementare, media e persino superiore, per giunta immerso in un bosco misterioso e il cui cast sostanzialmente non cambia mai. Se qualcuno dei romani sa qualcosa in più e mi dice che il contesto scolastico è credibile, mi ricredo, ma per adesso la cosa mi sembra quantomeno poco probabile.
Anche perché presumo che buona parte di quanto narrato sia vera. Almeno quanto vediamo dal punto di vista di Zero. Il "narratore onnisciente" poi ci fa vedere oltre, ci svela la verità, muove pesanti accuse verso un determinato personaggio, e probabilmente è proprio qui che sta il lato inventato dell'opera. L'impressione che dà è che Zerocalcare abbia vissuto veramente buona parte di questi fatti, abbia avuto davvero queste paranoie, abbia sospettato da piccolo di questo e di quello, ma che solo in questo volume abbia immaginariamente unito i puntini, fingendo che tutte quelle sue impressioni un senso ce l'avessero. Un senso che a lui rimane ignoto, ma che è bello pensare che ci sia.
Mi sono sentito in sintonia con questo modo pensare perchè anche io da adolescente facevo fumettini del genere che circolavano nell'ambito della scuola, ovviamente basandomi su personaggi e fatti reali, però cercando di romanzare un po', di tagliare i tempi morti e di trovare "in natura" quegli elementi narrativi che facevano parte del "codice" (climax, tempi comici e via dicendo). E la stessa cosa faceva anche l'Ortolani degli inizi, se ben ricordiamo. Procedendo in in questo modo pseudo-verista, a volte il risultato sembra forzato, altre volte ridondante, altre volte invece funziona, anche se l'attenersi ai fatti reali rimane pur sempre un paletto, stimolante quanto limitante.
L'unica cosa a cui ho davvero fatto fatica a credere è l'elemento coerenza. In tutte e tre le epoche prese in esame, i personaggi sono gli stessi, i loro comportamenti, le loro paranoie, i loro riti, i loro tormentoni e i loro stessi ricordi sono sempre perfettamente in linea con quanto visto nell'epoca precedente, ne rappresentano la naturale evoluzione. Ma nella realtà è raro che sia così: le persone cambiano, crescono, si abbandonano, fanno marce indietro radicali, dimenticano cose che un tempo consideravano importanti. E questo succede soprattutto nel balzo dall'infanzia all'adolescenza, piuttosto che in quello da adolescenza ad età adulta. Per cui lo scenario di Zero liceale immerso in un contesto che era solo la versione upgradata delle elementari mi ha un po' turbato. Inoltre sono abbastanza scettico sull'esistenza di un istituto che includa scuola elementare, media e persino superiore, per giunta immerso in un bosco misterioso e il cui cast sostanzialmente non cambia mai. Se qualcuno dei romani sa qualcosa in più e mi dice che il contesto scolastico è credibile, mi ricredo, ma per adesso la cosa mi sembra quantomeno poco probabile.
Il bosco non è un bosco, è un giardino/zona quasi incolta, come ce ne sono tanti in periferia qui a Roma. E neanche tanto in periferia, io ne ho uno qui vicino che circonda un istituto tecnico. I cosiddetti Istituti Comprensivi, che racchiudono elementari, medie e superiori sono estremamente comuni. A volte tutto è nella medesima struttura. Di solito è asilo-elementari-medie, ma ce ne sono di elementari-medie-superiori.
Lorenzo Breda
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Capisco, ora è più chiaro. Tuttavia pensavo che un istituto comprensivo non potesse includere le superiori, ma solo elementari e medie, per un semplice motivo: la scuola superiore non è una, ma si dirama. Per cui mi è parso un po' farlocco, abituato come sono che al termine della terza media tutti si disperdono, ritrovare Zero e soci sedicenni nello stesso status quo di quando avevano sette anni, con lo stesso bullo, gli stessi rapporti, la stessa location e via dicendo. Oh, magari avendo conosciuto 'sto Voltaire l'effetto sarebbe stato diverso.
Il Voltaire afaik non esiste, eh. Dico semplicemente che è verosimile. Uno banale, sebbene sia particolare, è il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II (elementari, medie, scientifico e scientifici sperimentali, classico e classici sperimentali, musicale/coreutico).
In ogni caso concordo con te, soprattutto per quanto riguarda i rapporti.
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Lorenzo Breda
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Pardon, ho cercato il topic e forse lo sto praticamente dissotterrando da sottoterra... ma sinceramente, per quanto sì, concordo sul fatto che scricchioli un po' e che ci sia un'ottima quantità di drama... al di là di questo, è veramente necessario che si sappia cosa è vero o no?
Parliamo chiaro: io adoro Zerocalcare e a Lucca c'era veramente troppa fila per prendere la copia autografata, quindi l'ho letto poi, non autografato, con calma. L'ho assaporato abbastanza poco, perché me lo sono divorato: la fine mi ha allucinato. Probabilmente se fosse vera la storia sarei ancora più allucinato, ma anche non fosse così, il twist finale è stato piuttosto forte, e sinceramente da una storia di Calcare non me l'aspettavo... il discorso che non sia all'altezza della Profezia ci sta tutto, voglio dire, la profezia è qualcosa di micidiale e d'impatto immediato... un polpo alla gola è un po' più lento, e bisogna forse conoscere già un po' Calcare o risulta veramente un fumettino vuoto di trama. Poi oh, che piaccia o non piaccia è un discorso, però mi chiedevo come mai fosse così sostanziale il sapere cosa è vero e cosa no
Parliamo chiaro: io adoro Zerocalcare e a Lucca c'era veramente troppa fila per prendere la copia autografata, quindi l'ho letto poi, non autografato, con calma. L'ho assaporato abbastanza poco, perché me lo sono divorato: la fine mi ha allucinato. Probabilmente se fosse vera la storia sarei ancora più allucinato, ma anche non fosse così, il twist finale è stato piuttosto forte, e sinceramente da una storia di Calcare non me l'aspettavo... il discorso che non sia all'altezza della Profezia ci sta tutto, voglio dire, la profezia è qualcosa di micidiale e d'impatto immediato... un polpo alla gola è un po' più lento, e bisogna forse conoscere già un po' Calcare o risulta veramente un fumettino vuoto di trama. Poi oh, che piaccia o non piaccia è un discorso, però mi chiedevo come mai fosse così sostanziale il sapere cosa è vero e cosa no