Folgorato dal Toffolo autore di fumetti e dal Toffolo musicista, sono stato attirato da un'opera in particolare del fumettista di Pordenone.
Volendo aggredire qualcosa della sua produzione "matura", quella che lo ha fatto diventare uno dei maggiori fumettisti italiani viventi, ho dribblato il libro su Carnera non interessandomi il pugilato e ho messo in stand-by momentaneo opere di denuncia come
Tres! e
L'inverno d'Italia o cronache impegnative come quella su Pasolini.
Il Re Bianco invece aveva in sé il germe della tematica che poteva intrigarmi, vicina alla poetica che ho riscontrato nella produzione dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Riflettere su alcuni elementi della condizione umana parlando di altro e compiendo collegamenti metaforici.
Il personaggio del titolo altri non è che Fiocco di Neve, il gorilla albino ospitato per anni allo zoo di Barcellona ed esemplare unico al mondo. Potreste averlo sentito nominare recentemente a causa di un film che porta il suo nome e che dai trailer mi faceva spavento per la qualità della CGI con cui era reso il protagonistia
Toffolo si affeziona a questo animale, vede in Fiocco di Neve un esempio della solitudine umana da una parte e della condizione che ci rende ciascuno unico rispetto agli altri. Osserva la fierezza che il Re ostenta anche in gabbia, i tempi dello spettacolo che assimila col passare degli anni per gli spettatori dello zoo.
Il racconto è ambientato durante il viaggio che l'autore compie per andare a trovare Fiocco per l'ultima volta, nel 2003: al gorilla fu infatti diagnosticato un cancro della pelle, probabilmente dovuto alla forma di albinismo cui era affetto, e proprio questo è lo stimolo per scrivere un libro a fumetti che Toffolo aveva nella testa da tempo ma che non era mai riuscito a mettere su carta. Il volume è la cronaca di quel viaggio, di quell'ultimo saluto, che si fonde con i flashback relativi alla nascita di Copito de Nieve e alla prima occasione di incontro tra l'autore e l'animale.
Il Re Bianco è una storia malinconica e riflessiva sulla solitudine dell'uomo, sulla discriminazione, sulla condizione esistenziale degli essere viventi e sul modo di vivere le proprie emarginazioni. E' una delle poche volte in cui qualcuno riesce a scrivere così bene di se stesso parlando di altro da sé, addirittura di un animale, però straordinariamente simile all'uomo.
Momenti interessanti sono il dialogo che Toffolo ha con il vecchio mentre è sulla nave, l'aneddoto in cui l'autore ricorda di aver intitolato la sua scuola di fumetto "Gorilla Bianco" per sottolineare come anche l'appassionato di fumetto sia nella stessa condizione di Copito, cioè un qualcuno che è "un diverso, né scimmia né uomo".
I disegni sono nel classico stile del fumetto d'autore italiano: classico nel rappresentare gli umani normali, interessante per gli africani e molto dettagliato e curato nel ritrarre Copito de Nieve, dove scolpisce ogni pelo e le rughe nello sguardo dell'animale, fiero e solo.
Un bel volume, si legge in un'oretta ma resta dentro. Appena ne ho la possibilità (magari a Cartoomics) recuperò almeno un altro paio di titoli di Toffolo, che con la sua filosofia mi sta coinvolgendo sempre più, sia a fumetti che in musica