[Editoriale Aurea] Long Wei

Da Lupo Alberto ad Asterix passando per Rat-Man e i Puffi con tappa nell'euromanga di derivazione barbucciana, nato in Italia e trapiantato in Francia.
  • Ma quindi?
    È uscito?
    In edicola o solo fumetteria?


    - Vogliamo sapere! Vogliamo sapere!!!
    - Eh, non molta, ma mi succede sempre quando viaggio" [cit.]
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  • FaGian ha scritto:Ma quindi?
    È uscito?
    In edicola o solo fumetteria?
    E' uscito, ufficialmente il 31 maggio.
    Edicola. In fumetteria dipende dai singoli negozi, immagino che chi abbia una parte dedicata al fumetto popolare da edicola (penso alle milanesi Alastor e Supergulp) abbia ricevuto anche Long Wei.
    Il problema è che pare ci siano stati degli handicap nella distribuzione e che non sia così facile trovarlo in giro, 'sto numero 1. Io stesso non l'ho ancora visto da nessuna parte. E se in parte non me ne sto preoccupando molto avendo preso la copia speciale di Cartoomics recensita più sopra, in realtà lo volevo prendere comunque per avere anche la "regular" e soprattutto la cosa mi preoccupa in prospettiva per i prossimi numeri.
    Gli autori consigliano di richiedere espressamente all'edicolante di ottenerlo, nel caso non lo si trovi.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Pomeriggio provo entrambe le opzioni

    Grazie :)
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  • FaGian ha scritto:Pomeriggio provo entrambe le opzioni

    Grazie :)
    Fagian, ma poi l'hai trovato?
    Io alla fine l'ho trovato mercoledì scorso in un'edicola milanese, dove ce n'era 1 copia 1... Peraltro, ho notato che alla fine questo numero 1 è identico a quello di anteprima per Cartoomics, con la sola differenza del logo della fiera aggiunto sulla cover e di 2 righe in più nell'editoriale in fondo all'albo. Ah, e con la differenza che la qualità editoriale del prodotto (cover, pagine ecc) è decisamente migliore nella preview che nella copia regular. Il solito difetto Aurea...
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  • Trovato mercoledì scorso, letto e... meh! :(

    Non mi ha convinto per niente.
    Il protagonista è talmente incolore, che perfino nella copertina, pare in B/N.
    Il resto della storia è di carta-velina, e le scene ad effetto sono fini a se stesse.

    Psicologicamente non sono riuscito a empatizzare con nessuno dei personaggi e a livello di "action" ho trovato il tutto talmente iperbolico da rasentare la fan-fic dilettantesca.

    Alla fine mi è parso una versione annacquata di "Grosso Guiao a Chinatown".

    Non credo che indulgerò negli altri 11 numeri della serie.
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  • Ho letto anche altrove per il web commenti di questo tipo.
    Boh, io come detto ai tempi apprezzai. L'ho riletto proprio oggi nella versione regular e, per quanto con meno entusiasmo di marzo, ho comunque apprezzato la storia nel suo complesso. Certo non si preannuncia come un capolavoro, come un fumetto capace di fornire contenuti innovativi o chessò io, ma penso voglia più che altro essere una tamarrata divertente, con un po' di botte e qualche battutina nei dialoghi. In quest'ottica, non essendo un abituale fruitore di quel tipo di cinema che Cajelli indica invece come principale fonte di ispirazione per la serie, mi sono divertito e la lettura dell'albo ha saputo intrattenermi piacevolmente, al netto di qualche piccola ingenuità.
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  • Il problema è che un personaggio così non si capisce COSA sia.

    È laconico e posato come Ken il guerriero, ma è una mezza sega mingherlina.
    Fa le faccette buffe come Goku, ma... sempre in campo lungo, così che non si veda
    Fa il bassista carimatico, tipo Chuck Norris (ad esempio quando sbriciola i dadi con una mano sola), ma non buca lo schermo, si tiene quasi in disparte

    Certo, fa combattimenti coreografici tipo Jacky Chan (LOL per la scala a pioli), ma mentre JC è un guitto, un simpaticone tipo City Hunter, questo protagonista è dimenticabilissimo, pare una comparsa.
    Non è approfondito, non ha tic nè caratteristiche personali che lo caratterizzino come protagonista.

    MI spiace, ma io passo
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  • Più che altro criticherei il fatto che alla fine, senza un vero e proprio perché, si auto-nomina eroe del quartiere, con la vecchina che va a chiedergli aiuto così, a muzzo, solo perché ha aiutato i suoi famigliari :P
    Sul resto, be', io come protagonista l'ho visto: ok, non completamente, ma è solo il primo numero, immagino che nei prossimi ci sarà la possibilità di renderlo un po' più completo come personaggio.
    Sul capire cosa sia, direi che è piuttosto semplice: una sorta di supereroe sui generis, che combatterà contro le angherie e i soprusi del quartiere... sui generis perché invece di avere un costume, essere americano o alieno e vivere a New York è un cinese emigrato a Milano, veste normalmente e i suoi superpoteri sono le arti marziali.
    Chiaramente questo plot non brilla di originalità, la figura archetipa dell'eroe, anche nel mondo del fumetto, si è spesso declinata in modi diversi da quella del supereroe da comics americani mantenendone di fatto quelle caratteristiche: ma il modo spigliato con cui viene scritta questa prima storia e i disegni di Genovese, molto dinamici e interessanti anche nella gestione della tavola, mi spingono a continuare.

    Ovviamente era solo per precisare queste due cose in merito al tuo posto, Fagian ;) e non certo per convincerti a cambiare idea sul proseguire o meno della serie :) Capisco benissimo comunque che a te non abbia convinto :)
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  • Beh, ma se in 90 e passa tavole, non riesci a rendere caratterizzato un personaggio protagonista, hai poco da sforzarti nei successivi 11 numeri, il lettore medio (come me), non si affeziona e basta.

    Ripeto, con qualche tic caratteristico, uno straccio di personalità, da mostrare subito, lo avrei preferito.
    Così è solo tutto molto ... banale

    Nemmeno mediocre, proprio banale
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  • Long Wei #2 - L'Ombra [delle Cinque Lame]

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    2 premesse: fa impressione come le edicole che non avevano il primo numero, non hanno nemmeno il secondo. Pensavo che le cose sarebbero migliorate a livello di distribuzione con il secondo albo, invece l'ho trovato nell'edicola dove avevo visto il primo.
    Fa impressione anche la cura del prodotto fisico: non tanto nella copertina di cartone, meno pesante di altri precedenti e comunque non troppo fastidiosa, quanto nella resa del disegno e degli inchiostri, con il disegno di una pagina che si vede in trasparenza sul suo retro e con varie sbavature.
    Ed è un peccato, perché invece il fumetto in sé merita eccome. Certo, l'editoriale pecca un po' nel "parlarsi addosso", in fondo premi o non premi, riconoscimenti o non riconoscimenti, hype o non hype si tratta sempre di un onesto fumetto d'intrattenimento, un po' tamarro (come ammesso da Cajelli stesso nell'articolo in fondo all'albo), divertente, con un'ambientazione originale - ma attenzione! non ancora sfruttata come promesso e come si potrebbe - ma pur sempre niente di così rivoluzionario, se non proprio nella campagna promozionale, quella effettivamente encomiabile per originalità.
    Il secondo numero comunque a mio parere è anche meglio del primo, che già mi aveva convinto abbastanza: avendo la possibilità di approfondire meglio la presenza del protagonista sul territorio, e quindi di iniziare a legarlo a quella che può essere vista come la spalla, la narrazione ne guadagna e quello che abbiamo, in maniera maggiore e meglio riuscita che nel primo episodio, è davvero il noir metropolitano che viene esplicitato come genere di appartenenza della serie. Le bande rivali, i loschi interessi, i negozianti taglieggiati, il tipo cinico ma in fondo buono e Long Wei a fare la parte dell'eroe per caso. Ovviamente botte come se piovesse e scene di lotta ben illustrate da Gianluca Maconi, che fa un bel lavoro e tiene botta senza timore di confronto con Genovese del #1. Voglio dire, solo le prime tavole valgono il prezzo del biglietto, con il loro essere mute e rumorose per dare l'idea della discoteca, dove la scena è ambientata: non solo sono efficaci nel rendere l'atmosfera, ma contengono anche ingegnosi metodi di costruzione delle vignette che rende dinamico l'aspetto grafico.
    Cajelli, da par suo, come detto scrive una sceneggiatura interessante e che inizia a chiarire meglio il mondo che dovrà affrontare il protagonista della serie... inoltre, i dialoghi brillanti continuano ad essere il punto forte dello sceneggiatore milanese.
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  • Long Wei #3 - Il Pugno [dell'Eterna Primavera]

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    Long Wei è il primo fumetto popolare di formato bonellide... che devo andare a comprare in fumetteria perché non c'è un'edicola che sia una, tra le 5-6 che giro per Milano, in cui lo trovo. Ritengo che sia una situazione completamente assurda.
    Ed essendo arrivati al terzo numero, non credo ci sia un'inversione di tendenza prossimamente... a meno che non si voglia dare la colpa all'estate, in questo caso, che effettivamente fa circolare meno copie di un po' di tutto... mbah, vedremo, certo è che per quanto riguarda la distribuzione 'sto fumetto sta penando in modo inverosimile da 3 mesi...
    E come forse ebbi a dire l'ultima volta, è un peccato perché dopo un esordio buono ma incerto in alcuni punti, la serie sta decollando davvero, e Il Pugno ne è la prova ulteriore. Fin dalla figosa e originale cover di LNRZ, per arrivare al contenuto vero e proprio dell'albo, una storia dove il protagonista inizia ad essere approfondito un pochino di più, facendogli perdere quell'aria da granitico senza sentimenti, cosa che lo rende un personaggio più a tutto tondo. Continua il team-up con Vincenzo Palma dopo che la coppia d'azione aveva già fatto furore nel #2, e il fatto che si parli di una storia che non c'entra con quanto visto un mese fa rende esplicito il carattere "episodico" della miniserie, almeno per questa prima parte: i cenni alle Cinque Lame non mancano, e colpiscono soprattutto nella tavola finale che perpetua nuovamente la tecnica del cliffhanger, e questo fa comunque presagire che una certa continuity nella serie ci sarà.
    Bello il nuovo personaggio, la tenente di polizia Ilaria De Falco, davvero una figura ben gestita e descritta.
    Da segnalare che ai testi stavolta Cajelli si fa aiutare da Stefano Ascari, e che nel disegno l'esordiente Patrick Macchi si divide il lavoro insieme al veterano Luca Bertelè: i due peraltro sono responsabili, oltre che delle belle tavole "standard", anche delle pagine realizzate come un "picchiaduro", espediente simpatico per mostrare in modo un po' diverso i combattimenti di Long Wei e per omaggiare tutta una serie di videogiochi.

    Insomma, continuo ad apprezzare: niente di imprescindibile, ma un noir sporco e tamarro ambientato a Milano ci sta per farmi compagnia per un annetto, specie se scritto così bene :)
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  • Long Wei #4 - L'Inferno [del Fuoco Urlante]

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    Potrei continuare a lamentarmi che la distribuzione di questo fumetto è folle, ma sai che palle? :P Dirò solo che a 'sto giro addirittura è uscito una settimana prima della data prevista, parlando delle fumetterie... ma da esse è sparito assai velocemente. Le edicole di Milano e della mia cittadina continuano a non averlo, a parte l'eccezione di cui ho approfittato.
    Passando all'albo in sé, la copertina si presenta male. Mi spiace per LRNZ, che apprezzo molto come artista e che nelle scorse 3 cover ha impresso il suo stile in modo interessante e vincente, ma quel Long Wei rosa che spicca non mi dice nulla. L'immagine sullo sfondo è bella ed evocativa, ma il protagonista monocolore argh.
    L'immagine sullo sfondo azzecca poi con la storia, che racconta di un serial killer di giovani ragazze cinesi e dell'indagine che Long Wei e Vincenzo. Interessante il sistema narrativo di flashback e presente che si intrecciano senza avvertimenti o didascalie, che riesce ad essere dinamico e meno confuso di quanto temessi. La trama non è nulla di particolarmente originale, ma è raccontata bene, qualche esagerazione che rende poco credibile il protagonista e zero avanzamento della trama generale: questo porta ad un numero meno buono dei precedenti due, e per la prima volta sto pensando di mollare la serie, tra lo sbattone di trovarmi il numero ogni mese e un fumetto sicuramente simpatico e ben fatto, ma che non riesce ancora a "bucare lo schermo".
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    È accaduto che c’è stato un ritorno di fiamma.
    I riferimenti di max brody nel topic dell’Ispettore Coliandro su come in generale le sceneggiature della fiction Rai ricordassero lo stile fumettistico di Diego Cajelli mi ha fatto tornare in mente questo fumetto di tre anni fa, made in Cajelli appunto, nel quale l’atmosfera tamarra e un po’ “coliandresca” di cui sopra era un carattere predominante della miniserie dell’Editoriale Aurea.
    Long Wei mi aveva favorevolmente colpito, ai tempi dell’uscita, ma decisi di mollarlo solo perché il quarto numero era leggermente meno riuscito e per la difficoltà nel rintracciare gli albi di mese in mese, a causa della pessima distribuzione che affliggeva il prodotto.
    Ma ora L’Ispettore Coliandro mi aveva fatto tornare voglia di immergermi nell’ambientazione milanese ricostruita da Diego Cajelli, e 8 numeri mancanti a 3 euro ciascuno non erano un investimento troppo oneroso, quindi un rapido giro in fumetteria mi ha consentito di concludere ciò che lasciai in sospeso nel 2013.
    Ho così riletto i primi 4 numeri, ripescati dalle retrovie delle mie collezioni fumettistiche, per ripassare un po’ quanto successe e riconfermando praticamente in toto i pareri che espressi nei post qui sopra, e ho poi proseguito la lettura degli albi per me inediti.
    E sarà il mood, sarà il momento, sarà che era quello che cercavo ora… ma non me ne sono pentito di questo recuperone in zona cesarini. Long Wei si riconferma anche nel proseguio per quello che dichiarava di essere, una tamarrata che strizza l’occhio da una parte ai classici film di kung-fu e dall’altra al genere noir e hard-boiled, con indagini dei protagonisti che vanno a rimestare nel torbido di affari misteriosi che si muovono dietro le quinte della città di turno, in questo caso Milano.
    La fusione di queste influenze fa sì che le storie vedono il protagonista e la sua spalla Vincenzo Palma invischiati in trame losche da cui escono a suon di botte da orbi, con coreografie sempre attente a creare vignette spettacolari, grazie soprattutto all’apporto di disegnatori, in molti casi giovani, che hanno offerto uno stile dinamico e vario, con una costruzione delle tavole mai banale, pur con risultati alterni che sono comprensibili quando si vuole uscire un po’ dal seminato.
    Proseguendo nella lettura ho apprezzato l’approfondimento di Long Wei, attraverso soprattutto i flashback del numero 6 e la risoluzione di certe situazioni del suo passato in sospeso nell’albo successivo.
    Anche il modo di gestire la continuity mi ha garbato: è presente, ma in modo blando, sostanzialmente solo nella figura dell’organizzazione delle Tigri e nella situazione di ricatto in cui vive Vincenzo. Il filo rosso che lega la miniserie non è quindi la cosa che spicca di più, ma ciò non vuol dire che Cajelli e gli sceneggiatori che lo hanno affiancato non l’abbiano curata: essa è solidamente presente nel far da sfondo alle vicende, nel fornire una maggiore comprensione al lettore dei casi anche one-shot di cui si sono occupati i protagonisti, e in generale a rendere vivo e credibile lo scenario in cui il fumetto è ambientato.
    Quello che ho notato è che non ci sono (salvo nei primissimi numeri) albi completamente autoconclusivi e albi unicamente dediti alla visione d’insieme: quasi ogni tassello della mini è una commistione di trama orizzontale e verticale, con percentuali diverse dell’una e dell’altra componente a seconda dei casi.
    E trovo che sia stata una soluzione azzeccata.
    Ci sono anche alcuni difetti: se anche non ci si poteva aspettare davvero che comprimari come zio Tony o Maria (sua figlia e cugina di Long Wei) potessero assurgere a qualcosa di più, la loro presenza appare davvero troppo sacrificata, e forse si sarebbe potuto operare per dare qualche minimo dettaglio in più sulle loro vite. Ad un certo punto troviamo Maria suonare in un gruppo garage-punk senza che avessimo mai avuto sentore di questo interesse della ragazza, e questo è un po’ un peccato.
    Ilaria De Falco, commissario di polizia, soffre un po’ dello stesso problema ma in modo più grave: ha chiaramente più screen time dei consanguinei dell’eroe, ma resta comunque troppo sullo sfondo visto il ruolo che ricopre nella vicenda. Dopo che la tensione sessuale tra i lei e Long Wei sfocia nella soddisfazione reciproca pensavo che le cose fossero migliorate, invece per quanto le conseguenze tra i due siano avvertibili non arrivano mai allo step successivo.
    Un altro “difetto” (ma anche no) è che a volte forse la si spara davvero troppo grossa. È chiaramente voluto e cifra stilistica di questo prodotto, nonché una delle cose che più mi attirava, ma in certi casi (uno-due volte, non di più) mi ha leggermente stonato.
    Altra perplessità è data dalla componente esoterica: capisco l’influenza orientale, e posso chiudere un occhio sul santone che predice il futuro di Long Wei senza che ne siano date spiegazioni, ma l’apparizione nella mente di un ragazzo in coma dello spirito del vecchio maestro di Long Wei è una cosa troppo inusuale per lasciarla appesa così.
    Il finale invece è forte, come una sberla a mano aperta. Non lascia indifferenti, anche se si arriva alle ultime scioccanti tavole in modo quasi inatteso e troppo repentino. Una conclusione inaspettata ma assolutamente funzionale e rispettosa del personaggio, trattata con la giusta dose di non-detto, di sospensione, lasciando al lettore gli strumenti per decodificare cosa effettivamente successo nelle ultime tavole ma senza sbilanciarsi chiaramente.

    Long Wei si conferma una delle miniserie più innovative degli ultimi anni, forse fin da quando il sistema delle miniserie è entrato nell’humus dell’editoria a fumetti italiana. Non è la migliore tra quelle che ho letto (e restando in quelle con ambientazione italiana il Valter Buio romano resta insuperato, per quanto possa avere senso il paragone con un lavoro di tutt’altro genere, obiettivi e sensibilità), ma mi ha divertito e intrattenuto in modo intelligente e con qualità. Che altro chiedere di più?
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