E' cyber.
E' hyper.
E'
Morgan.
Miniserie di fantascienza ideata e scritta dal duo Ade "Lazarus Ledd" Capone e Leo "Rat-Man" Ortolani, composta da un numero 0, distribuito a Lucca '98, e da 4 numeri bimestrali pubblicati fra il Novembre 1998 e il Maggio 1999.
Stando agli stessi autori, il numero 0 andò a ruba e anche il #1 fece molto bene. Poi boh, si sa che la Star Comics avrebbe atteso fino al terzo numero prima di sbilanciarsi su un'eventuale prosecuzione, ma se la saga è morta col #4 evidentemente le vendite non sono state stratosferiche. E in effetti è una mini di cui si parla abbastanza poco, considerando i due nomi in gioco: Ade Capone, all'epoca mente creativa della Star Comics e autore di uno dei migliori fumetti realistici italiani di tutti i tempi, e il Leo, oggi una delle poche star vere e proprie dei comics.
In particolare per il Leo, i due albi da lui scritti rappresentano una rarissima, all'interno della sua produzione, comparsata nel fumetto realistico.
Leggendo questa mini oggi, posso solo immaginare perché non abbia funzionato tanto. E' effettivamente disomogenea, cogli ultimi due numeri, a firma ortolaniana, che modificano troppo il ritmo imposto da Capone nei #1 e #2.
Morgan #0: L'inizio (Ortolani-Capone/Capone/Mantovani)
Il #0 della mini è proprio un #0. Un prologo in cui assistiamo ad un concerto del fichizzimo Morgan Gray e alla comparsa di un uovo nero su Sidney. Intanto, un aborigeno menziona una profezia.
Al fumetto, in cui Mantovani interpreta ottimamente la vivace sceneggiatura di Capone, seguono schizzi preparatori e una paginetta in cui Capone postula che
Morgan è in continuity con
Lazarus Ledd (anche se il contatto si limiterà ad un cenno nel #62 di LL) ma NON con il mondo di Rat-Man.
Morgan #1: Lotta per la libertà (Ortolani-Capone/Capone/Nespolino/Pako Massimo)
4 anni dopo rispetto al #0, Sidney è una città disperata del futuro, sulla falsariga delle città di
Blade runner e
Nathan Never. L'Uovo Nero è sempre lì, Morgan invece no, è un signor nessuno diventato muto. Ci sono però Ivar e Tania, due ragazzini che si punzecchiano e che si piacciono senza avere il coraggio di ammetterlo. Siccome c'è pure una sorta di regime autoritario, controllato da alcuni esseri alienomorfi e dalle loro Guardie Nere, i tre giovini debbono lottare per la libertà (come da titolo), con l'aiuto di una donna-armatura di nome Romance. Raccontato così sembra un po' una cazzata, ma il primo numero è invece piuttosto bello, scritto benissimo e volutamente introduttivo, di modo da affezionarsi ai personaggi e appassionarsi ai misteri. Certo, sul tutto si è posata una forte patina di anni '90 che oggi è un pochino polverosa, con quell'hackernet che vuole essere una versione mitizzata di internet, peraltro sfacciatamente anti Windows e pro Linux, e che oggi fa sorridere. Ma chi negli anni '90 ci è cresciuto in queste cose sguazza come un topo nel formaggio e, anziché lamentarsi, finisce per rimpiangere di non aver letto
Morgan all'epoca. Tra il sito parallelo (
http://www.hackernet.com, oggi non più attivo), i personaggi normali calati in un contesto più grande di loro, l'ambientazione urbana, ecc.ecc.
Morgan affiancato a PKNA ci sta proprio bene. E' sia cyber che hyper.
Detto questo, fin dal primo numero compare Joba, ed è proprio quel Joba lì.
Morgan #2: La notte maledetta (Ortolani-Capone/Capone/Cappiello con Nespolino e Pako Massimo)
L'azione regna sovrana, ma il centro del #2 sono i flescibbecchi/spieghini ambientati nella "notte maledetta" del #0. Prima ci mostrano Morgan Gray che perde la voce e diventa un barbùn de l'ostia. Poi carrellano in avanti e ci mostrano il confitto esercito (australiano, credo) vs Uovo Nero, col secondo che vince e ricopre tutta l'Oceania. C'è spazio pure per una rivelazione: Joba è un aborigeno che si è lasciato andare. Il ché spiega perché è un fighetto che non contiene i propri istinti. Cioè lui, cresciuto in una cultura vicina al Mistero della Vita, cerca la trasgressione nel piattume. Beh, ci sta. In
Rat-Man non mi pare che si sia mai spiegato chi siano realmente Boda e Joba e cosa facessero prima di avere a che fare con l'Ombra. Visto che
Morgan è ambientato in una specie di futuro prossimo, è automatico pensare che gli eventi di questa mini siano cronologicamente posteriori a quelli di
Rat-Man. Eppure nelle storie del Ratto Joba ha fatto la fine che ha fatto. In realtà non c'è una spiegazione univoca, se non quell'assunto di Capone nel #0. Assunto a cui io non credo minimamente, dato che lo Joba di
Morgan è idntico spiccicato allo Joba di
Rat-Man, collanina di Vader compresa. Per fortuna fra le due serie c'è un ampio margine di manovra e la possibilità di agganciare le due continuity. Ma lo dirò parlando del #4. Qui intanto Joba viene spedito a seguire il trio protagonista, nel frattempo piombato in un "Territorio" alla
Mad Max popolato da mutanti vittime del fallout che fu conseguenza della guerra contro l'Uovo.
Morgan #3: Braccati da Joba (Ortolani-Capone/Ortolani/Mantovani)
Ed eccoli qua, lo Joba e il Leo, al centro della Sacra Ruota sceneggiatoria. 97 pagine di sceneggiatura, senza battutacce e, anzi, con l'obbligo di limitare l'umorismo: una sfida che il Leo abbraccia e supera, ma non senza faticare. Infatti lo stacco dai due numeri caponiani si avverte: la comicità è inferiore a quella rat-manesca ma c'è, e secondo me ce n'è pure troppa (posta comunque la bravura di Mantovani, il cui stile particolarmente curato nelle espressioni dei personaggi cade a pennello e risulta soddisfacente sia nelle sequenze serie che in quelle umoristiche). Dopo che Capone aveva presentato la già flebile trama di questa mini in un modo epico, tale da far comunque inumidire le papille gustative, Leo riduce tutto a "uno scherzo, una burla" (C.De Sica). Nell'approccio, perlomeno. Così, le cattiverie di Joba e la battaglia fra i mutanti (divenuti alleati di Morgan e soci dopo una sfida onlyroftl) e le Guardie Nere risentono del forte umorismo ortolaniano e non si sa se prenderle sul serio oppure no. Perché, attenzione, qui non siamo in un mondo già assurdo di suo come quello di
Rat-Man, ma in un universo/fumetto realistico-verosimile. Infatti al Leo riescono meglio le sequenze puramente "serie", in particolare quelle sentimentali o il finale ad effetto, elementi che anticipano di molto il
Rat-Man degli ultimi anni.
Morgan #4: Il canto della Matrice (Ortolani-Capone/Ortolani/Orlandi)
Ed è ancora il Leo ad occuparsi del series finale. Stilisticamente il risultato è migliore rispetto al #3, con Ortolani che sacrifica un po' di comicità a favore di tavole spettacolari e di momenti puramente epici. E prima che arrivi il filologo a dirmi che l'epica è solo quella greca, preciso che forse dovrei dire "puramente universali". Infatti il finale di
Morgan sfocia nella metaesistenza e nella metaletterarietà da noi già vista in
Lost, ma anche su
Rat-Man. E anche se il finale vero e proprio non mi è molto chiaro ([spoiler]la scena di Old York significa che non tutte le Uova Nere si sono disattivate?[/spoiler]) è moltissimo interessante notare come il Leo nella saga dell'Ombra e della Luce del Ratto non abbia improvvisato nulla. Perché a questo punto Ombra e Luce potrebbero essere benissimo le due metà della Matrice di cui si parla qui. Non solo metaforicamente (nel senso di come si possono paragonare l'Ombra e la Luce ratmaniane alla Fonte e al Fumo Nero lostiani), ma anche da un punto di vista fattuale. Perché alla fine Joba si fonde nella Matrice, e se questa è il centro di Tutto è possibile che Joba venga assorbito dall'universo di
Morgan per poi essere risputato/reincarnato in quello di
Rat-Man, costretto a rivivere la sua vita daccapo e a commettere gli stessi errori (quest'ultimo, come visto nella
Trilogia Criminale, è uno dei "peccati capitali" di chi non ha Luce). Certo, questo non spiega esplicitamente perché anche Boda, pur essendo vissuto prima di Joba (tanto da generarlo), abbia avuto a che fare con l'Ombra, ma sappiamo come in
Rat-Man Ombra e Luce siano teoricamente immanenti pur avendo un inizio.
Ovviamente si può considerare
Morgan e il suo Joba come semplici versioni alternative, ma abbiamo visto come anche in
Rat-Man il concetto di multiverso sia presente. Ed è figo poter pensare di considerare
Morgan - La Sacra Ruota (ove la "Sacra Ruota" è il wormhole, è la centralità del Tutto, è l'inizio e la fine) un prequel e un sequel e un what if di
Rat-Man al contempo.
Per quanto mi riguarda, i possibili collegamenti con l'universo ratmaniano sono il motivo principale per cui leggere, oggi, questa mini. Mini ad ogni modo gradevole ed interessante, anche se da un punto di vista puramente sci-fi un po' invecchiata.
Certo, se l'avessi letta all'epoca della sua uscita la metterei comunque fra le mie cose di culto.
Rimangono in ogni caso un interessante esperimento teso a unire due stili e due autori con molti punti in contatto ma tecnicamente molto diversi fra loro, e la possibilità di leggere un Ortolani un po' diverso dal solito.
Nota: Nel 2009-2010 GP Publishing ha ristampato i quattro numeri in due volumi.