Mela ha scritto:ringrazio LBreda che, nonostante mi incute un certo timore con l'avatar di Everett che mi guarda male, ho seguito il suo consiglio di seguire Zerocalcare! ^^
E non l'hai mai sentito parlare diffusamente di tecnicismo informatici! Altro che timore!

Comunque, letto anch'io Dodici
Inizio parlando della cover: mentre solitamente le copertine BAO (e dei libri di Zerocalcare in particolare) mi piacciono tutte e in tutte le versioni, stavolta la standard non mi entusiasmava moltissimo. Carina, ma niente di che. La variant, invece, mi attirava moltissimo, specie quando poi ho scoperto che è trattata in modo da far vedere al buio il "fantasma" di Zero e uno zombie sul retro

Figata, insomma, e il sovrapprezzo di 2 euro è pure giustificato (contando che è pure numerata e limitata a 2000 esemplari

).
Passando al fumetto... credo sia l'opera più debole di quelle finora realizzate dall'autore. Ma ci sta: è ormai risaputo che Dodici sarebbe stata un divertissement, una "pausa" rispetto alla sua produzione principale, e la cosa effettivamente si nota dal minor numero di pagine, dalla volontà di raccontare una storia che non sia incentrata sulla "vita reale" con i vari problemi generazionali e dal fatto che che Zerocalcare non è il protagonista.
Questo è forse il merito principale di un libro comunque molto buono: aver dimostrato che l'autore può realizzare una storia che intrattiene anche senza che il suo alter ego fumettoso tiri le fila di tutto. In questo senso il protagonismo del Secco testimonia la potenza di un personaggio che già nelle storie brevi e negli altri libri aveva dato mostrato le sue potenzialità.
Anche l'amico Cinghiale ha qui più spazio del solito, come a dire che quella che nasce come una macchietta con un unico chiodo fisso può comunque aver dietro una costruzione capace di sostenerne la presenza su pagina per più tempo. È formidabile pensare che tale costruzione proviene probabilmente dal fatto che... sono tutte persone reali translitterate nella Rebibbia a fumetti di Zerocalcare. L'idea che persone comuni possano trovare la loro "caricatura" a campeggiare nelle vetrine di librerie e fumetterie mi fa ancora strano!

Personaggio extra è Katja, la tipa tosta di turno che farà da co-protagonista alla storia.
La storia, come dicevo, nella sua semplicità non è neanche male: c'è un'epidemia di zombie, e la missione è quella di scappare dal quartiere per poter fuggire dai mostri e salvare la vita a Zero, che nel frattempo ha subito un incidente che l'ha reso privo di sensi. In tutto questo c'è, come sempre, il gusto dell'autore per un certo tipo di narrativa di cui è appassionato, e non mancano (anche se stavolta per bocca di Secco) i soliti riferimenti ai miti degli anni '80, tra merendine e cartoni animati, riferimenti peraltro ora più che mai sensati, visto che i personaggi si trovano immersi in uno scenario sinora visto solo nelle opere di finzione.
È lodevole il tentativo di vivacizzare la struttura narrativa inserendo una narrazione non lineare, che alterni parti in bianco e nero (presente) con parti a colori (passato), peccato che in più punti pare che Michele non riesca a padroneggiarla bene rendendo complesso seguire la scansione degli avvenimenti: è questo il principale difetto del libro, quindi, che richiede una seconda lettura per poter gustare appieno la trama.
Molto sentite invece sono le pagine di "pensiero comatoso" di Zerocalcare su Rebibbia, che provano come il libro sia anche un sentito omaggio al quartiere che ama visceralmente, e rappresentano una delle cose più poetiche mai scritte dall'autore. Carini i due epiloghi finali a sorpresa, che spiegano in modo assolutamente trolloso (e, quindi, gustoso) due situazioni accadute durante la storia e che non avevano trovato soluzione.
Un libro consigliato, insomma, lo stile di Michele rimane intatto e fresco, così come le caratteristiche che l'hanno contraddistinto nelle opere precedenti; inoltre il disegno mi pare essere la punta più alta dello stile dell'autore, con alcune vignettone che - complice anche il formato del volume - sono davvero spettacolari.
È comunque un'opera minore con qualche difetto di struttura che ne mina il valore complessivo.