[Zerocalcare] Dodici

Da Lupo Alberto ad Asterix passando per Rat-Man e i Puffi con tappa nell'euromanga di derivazione barbucciana, nato in Italia e trapiantato in Francia.
  • Credo siano vere entrambe le cose. Spremuto, ma per ora pare riesca a reggere, considerando che oggi è uscita una nuova striscia online (potrebbe non andare, stamani il sito era in DoS per i troppi accessi), ed è pure bella.

    Comunque LOL, zombie a Rebibbia. In certi momenti è anche una roba credibile.

    Spero non lo brucino.
    Lorenzo Breda
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  • Valerio ha scritto:Piccolo dubbio che mi sorge: è veramente diventato così prolifico oppure la Bao ha messo Zero ai lavori forzati per riuscire a produrre più di un volume annuo?
    Bè, saranno "solo" 90 pagine, quindi è qualcosa di più leggero e corto da realizzare rispetto ai suoi altri volumi.
    E, stando a quanto raccontò Zerocalcare a un incontro col pubblico a cui andai, lo fa per "staccare la spina" con qualcosa di più spensierato, dato che ha in mente una graphic novel più personale e profondo (sempre stando nei suoi standard, ben inteso) ma per svilupparla a dovere ha bisogno di più tempo, quindi prima di imbarcarsi in quell'impresa ha voluto divertirsi un po' a fare il cazzone.
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  • Letto proprio oggi e devo dire che mi è piaciuto!
    Ho adorato il modo di raccontare un'unica storia in due linee temporali diverse, una prima e una dopo la [spoiler]presunta morte di Zerocalcare[/spoiler]. E il bello è che non mi sono confusa! Wow!
    Scherzi a parte, consiglio l'acquisto e ringrazio LBreda che, nonostante mi incute un certo timore con l'avatar di Everett che mi guarda male, ho seguito il suo consiglio di seguire Zerocalcare! ^^
  • Mela ha scritto:ringrazio LBreda che, nonostante mi incute un certo timore con l'avatar di Everett che mi guarda male, ho seguito il suo consiglio di seguire Zerocalcare! ^^
    E non l'hai mai sentito parlare diffusamente di tecnicismo informatici! Altro che timore! :P

    Comunque, letto anch'io Dodici :)
    Inizio parlando della cover: mentre solitamente le copertine BAO (e dei libri di Zerocalcare in particolare) mi piacciono tutte e in tutte le versioni, stavolta la standard non mi entusiasmava moltissimo. Carina, ma niente di che. La variant, invece, mi attirava moltissimo, specie quando poi ho scoperto che è trattata in modo da far vedere al buio il "fantasma" di Zero e uno zombie sul retro :D Figata, insomma, e il sovrapprezzo di 2 euro è pure giustificato (contando che è pure numerata e limitata a 2000 esemplari :) ).
    Passando al fumetto... credo sia l'opera più debole di quelle finora realizzate dall'autore. Ma ci sta: è ormai risaputo che Dodici sarebbe stata un divertissement, una "pausa" rispetto alla sua produzione principale, e la cosa effettivamente si nota dal minor numero di pagine, dalla volontà di raccontare una storia che non sia incentrata sulla "vita reale" con i vari problemi generazionali e dal fatto che che Zerocalcare non è il protagonista.
    Questo è forse il merito principale di un libro comunque molto buono: aver dimostrato che l'autore può realizzare una storia che intrattiene anche senza che il suo alter ego fumettoso tiri le fila di tutto. In questo senso il protagonismo del Secco testimonia la potenza di un personaggio che già nelle storie brevi e negli altri libri aveva dato mostrato le sue potenzialità.
    Anche l'amico Cinghiale ha qui più spazio del solito, come a dire che quella che nasce come una macchietta con un unico chiodo fisso può comunque aver dietro una costruzione capace di sostenerne la presenza su pagina per più tempo. È formidabile pensare che tale costruzione proviene probabilmente dal fatto che... sono tutte persone reali translitterate nella Rebibbia a fumetti di Zerocalcare. L'idea che persone comuni possano trovare la loro "caricatura" a campeggiare nelle vetrine di librerie e fumetterie mi fa ancora strano! :P
    Personaggio extra è Katja, la tipa tosta di turno che farà da co-protagonista alla storia.

    La storia, come dicevo, nella sua semplicità non è neanche male: c'è un'epidemia di zombie, e la missione è quella di scappare dal quartiere per poter fuggire dai mostri e salvare la vita a Zero, che nel frattempo ha subito un incidente che l'ha reso privo di sensi. In tutto questo c'è, come sempre, il gusto dell'autore per un certo tipo di narrativa di cui è appassionato, e non mancano (anche se stavolta per bocca di Secco) i soliti riferimenti ai miti degli anni '80, tra merendine e cartoni animati, riferimenti peraltro ora più che mai sensati, visto che i personaggi si trovano immersi in uno scenario sinora visto solo nelle opere di finzione.
    È lodevole il tentativo di vivacizzare la struttura narrativa inserendo una narrazione non lineare, che alterni parti in bianco e nero (presente) con parti a colori (passato), peccato che in più punti pare che Michele non riesca a padroneggiarla bene rendendo complesso seguire la scansione degli avvenimenti: è questo il principale difetto del libro, quindi, che richiede una seconda lettura per poter gustare appieno la trama.
    Molto sentite invece sono le pagine di "pensiero comatoso" di Zerocalcare su Rebibbia, che provano come il libro sia anche un sentito omaggio al quartiere che ama visceralmente, e rappresentano una delle cose più poetiche mai scritte dall'autore. Carini i due epiloghi finali a sorpresa, che spiegano in modo assolutamente trolloso (e, quindi, gustoso) due situazioni accadute durante la storia e che non avevano trovato soluzione.

    Un libro consigliato, insomma, lo stile di Michele rimane intatto e fresco, così come le caratteristiche che l'hanno contraddistinto nelle opere precedenti; inoltre il disegno mi pare essere la punta più alta dello stile dell'autore, con alcune vignettone che - complice anche il formato del volume - sono davvero spettacolari.
    È comunque un'opera minore con qualche difetto di struttura che ne mina il valore complessivo.
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  • E invece mi tocca entrare a far parte dei detrattori. Non ci siamo, per quel che mi riguarda. Avevo già avuto il sentore con Un Polpo alla Gola che nel formato graphic novel Zero se la cavasse meno bene, ma quel libro mi era comunque piaciuto moltissimo perché i contenuti ce li aveva, ed erano interessanti. Qui cos'abbiamo? Ben poco. Anzi, zero. Ma nemmeno lui.

    Non l'avrei mai pensato ma Zero come protagonista ha sempre fornito un aggancio niente male con il lettore, che Secco, la nuova tipa e soprattutto l'amico cinghiale non arrivano a riprodurre. Anche perché a livello umoristico l'amico cinghiale non offre niente che non sia convenzionale. Il vero problema del volume è che non racconta nulla di rilevante o che non sia già visto, e il risultato di tutto è che lascia freddini.

    Un altro problema, il più grosso, è la narrazione non lineare. C'è un presente prevalentemente in b/n e un passato a colori che viene raccontato tramite fb e a salti. Ma non c'è una vera motivazione strutturale per questa scelta, non c'è un prima e un dopo la catastrofe, e i fb stessi non sono tutti in ordine. Considerando poi che quello che i personaggi fanno è di andare avanti e indietro per le solite location, si fa persino fatica a seguire bene l'azione.

    Infine, un dubbio mio: il tizio che si getta dalla finestra alla fine che cavolo era? Aveva significati particolari che non ho colto?
  • Valerio ha scritto: Un altro problema, il più grosso, è la narrazione non lineare. C'è un presente prevalentemente in b/n e un passato a colori che viene raccontato tramite fb e a salti. Ma non c'è una vera motivazione strutturale per questa scelta, non c'è un prima e un dopo la catastrofe, e i fb stessi non sono tutti in ordine. Considerando poi che quello che i personaggi fanno è di andare avanti e indietro per le solite location, si fa persino fatica a seguire bene l'azione.
    Io invece ho molto apprezzato queste due linee temporali diverse, non affatto confusionarie a mio parere per via della diversa colorazione (che è proprio questo cambio di colori continuo che mi è piaciuto) e, comunque, ogni volta che avveniva il cambio temporale c'era una pagina dei pensieri di Zero semi-morto a dividerle.
    Valerio ha scritto: Infine, un dubbio mio: il tizio che si getta dalla finestra alla fine che cavolo era? Aveva significati particolari che non ho colto?
    Ah, bene, non l'ho capito nemmeno io. :???:
  • Io boccio la struttura, il cambio cromatico che sembra tanto una roba gratuita fatta per essere stilosi, la narrazione... e soprattutto le risate.
    Non ho nemmeno riso.
    Forse un paio di sorrisi me li ha strappati, ma stavolta Zero non riesce né a raccontare una storia, né a divertirmi. E' brutto da dire, ma è un volume abbastanza inutile.
    E poi quelle tavole disegnate in modo diverso che vogliono raccontare Rebibbia... boh, mi sono sembrate uno Zeroclcare che vuol giocare a fare Gipi, e non ce la fa.
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  • Il cambio di colori/tempi etc avrebbe potuto aver senso in una strutturazione che prevedesse un prima e un dopo la catastrofe, ma così è proprio inutilmente sporco. Mi pare che sia solo un prima e un dopo di "essere andati di qua, no aspetta di là...ehm, dov'è finito cinghiale?".

    Insomma, mah.
  • L'articolo che sta facendo discutere il web.

    http://www.fumettologica.it/2013/12/la- ... rocalcare/

    A parte essere scritto coi piedi, in una lingua sconosciuta che abusa di termini quale "sottocultura" "retroterra" "pop" e, come faceva notare Breda su fb, "una tantum", alla fine dice un sacco di cose insensate e gratuite, anche se a detta di Zerocalcare stesso, ci sono degli spunti interessanti, forse quello sul linguaggio?
  • Secondo me, a parte l'abuso dei termini citati, non è una cattiva riflessione, però ho letto poco di Zerocalcare, non mi ispira.
  • È una pessima riflessione. Che usa paroloni per il gusto di usarli (scomodando persino il latino senza saperlo). Che usa i nomi di Ziche e Silver come un insulto. Che ipotizza un qualche legame tra Ziche, Silver e Pazienza. Che banalizza e generalizza ogni cosa che tocca.

    Se si vuole criticare Zerocalcare lo si faccia. I punti deboli ci sono e sono allo scoperto. Ma senza scomodare latino, Pazienza, Ziche e Silver infilando tutto in uno stesso calderone ribollente di idiozie.

    (personalmente ero arrivato a "una tantum" e ho chiuso - successivamente i commenti degli altri mi han fatto notare che dopo c'era di peggio)
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  • Si hai ragione ma la riflessione sull'immedesimazione non è male, a quella mi riferivo.
  • Oh, a me è piaciuto 'sto Dodici. Statece.
  • Vito ha scritto:Oh, a me è piaciuto 'sto Dodici. Statece.
    Eccallà!
  • Vito, anche a me è piaciuto, anche se meno della Profezia (tra poco inizierò il Polpo).

    Ho letteralmente amato le tavole in cui Zero [spoiler]privo di sensi riflette su Rebibbia, con scnerai anche disegnati molto bene[/spoiler] e la differenziazione cromatica inizialmente mi ha spiazzata, poi però ho seguito molto bene la storia, che quindi non definirei strutturata male.
    I riferimenti agli anni '80 ci stavano tutti, i personaggi sono fuori dalle righe e meno realistici di Zero, ma questo non mi è troppo dispiaciuto, perché c'è una specie di gioco costante tra verosimiglianza e fantasia, arricchito dalle metafore della "lentezza" di Rebibbia, della difficoltà di lasciare casa propria anche se ormai brulica di Zombie. Non c'è, anche quando lo si dichiara, facile buonismo o filosofia spicciola, resta tutto genuino e questo è bello.
    Poi beh, non ho trovato particolari guizzi se non nelle tavole sopracitate, come mi era capitato per la Profezia.
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