[Zerocalcare] Dimentica il Mio Nome

Da Lupo Alberto ad Asterix passando per Rat-Man e i Puffi con tappa nell'euromanga di derivazione barbucciana, nato in Italia e trapiantato in Francia.
  • Hype altissimo.
    Questo lunedì ha pubblicato alcune tavole, tratte dal libro, sul suo blog:
    http://www.zerocalcare.it/2014/07/07/al ... -mio-nome/
  • Io spero che dopo questo gli diano un po' di pausa: lo stanno spremendo come un limone.
    Per ora ha tenuto bene botta... ma per quanto durerà?
    Anche un maiale può arrampicarsi su un albero quando viene adulato.
    - Odate Buta -
  • Beh alla fine si spremuto ma ultimamente neanche troppo, conta che Dodici venne presentato alla Lucca scorsa, quindi fra quello (che comunque era un prodotto minore, un esperimento) e questo nuovo libro passa un anno. E nel calderone non conterei neanche il Lunedì su due (che è blog più poche tavole di cornice, pur meritevoli) e la Profezia (raccolta di tavole in parte già pronte e in parte già sceneggiate); di fatto questo è il primo romanzo inedito dopo Un Polpo alla gola (sempre escludendo la parentesi Dodici).

    Comunque si, hype altissimo che ha portato la Bao ad alzare l'asticella della tiratura fino a 40 mila copie :oO:
    http://www.melty.it/zerocalcare-dimenti ... 29037.html
  • Dopo aver visitato per settimane il suo blog,per me è doveroso comprare il libro che è molto caro a lui. Se lo merita. Lo aspetto con ansia!
  • Immagine

    Ho già fatto mio e divorato il nuovo lavoro di Zerocalcare, un libro che in questi primi giorni sta già raccogliendo la sua buona dose di critiche positive (oltre che code chilometriche fuori dalle librerie e fumetterie in cui l'autore è andato a presentare il fumetto).
    La cosa rilevante è che anche alcuni detrattori dell'autore romano hanno speso belle parole per Dimentica il mio nome, e la qual cosa può far riflettere.
    Riflessioni a parte, parlando della storia in sé credo davvero che costituisca l'opera più matura dell'autore romano. E questo sia a livello di tematiche che a livello di storytelling,l gestione del rimo narrativo e disegno.
    Dopo il mezzo passo falso dell'anno scorso con il famigerato Dodici, storiella dichiaratamente "tappabuchi" per avere più tempo per lavorare a questo libro, così importante per Michele, aspettavo al varco Zerocalcare per vedere se ora tornava ad essere quello della Profezia dell'Armadillo, quello delle storielle del blog e quello di Un Polpo alla Gola, che pure mi era piaciuto. Zero m'ha fregato e ha consegnato un lavoro che contiene in sé l'anima di quei tre tipi di lavori ma rilancia, alza la posta, fa tesoro di quanto raccolto lì e fa un passo oltre, raffinando la sua figura di narratore e mostrando una maturazione di cui v'è da andar fieri, come sostenitori e fan del ragazzo.
    Zerocalcare prende un evento importante come la morte della nonna per raccontarci di come questo fatto gli abbia permesso di venire a conoscenza di tante cose della storia della sua famiglia che ignorava, ma che sono radici importanti da conoscere per capire meglio sé stesso. Nel libro questo passato che viene a galla prende delle tinte piuttosto fantastiche, gradevoli anche se destabilizzanti (ma il loro compito era proprio quello, quindi la tecnica è riuscita), ma il senso profondo di questa lezione non cambia.

    La struttura del libro è simile a quella della Profezia (cioè tanti mini-capitoletti tematici), ma laddove nel primo libro il filo che collegava le varie parti, pur presente, era labile, qui è decisamente più presente: direi che questa potrebbe essere la modalità definitiva con cui l'autore può impostare i prossimi volumi! Zero si trova chiaramente a proprio agio con storielle non troppo lunghe, e avendo ora imparato a costruire un libro unitario (cosa che la Profezia, stringi stringi, non era... ma anche quella era una qualità di quell'opera prima) basato però su questo ritmo spezzettato e tematico, direi che potrebbe essere tranquillamente il suo tratto distintivo, appurato che funziona e meglio di una storia unica strutturata tradizionalmente - vedi il Polpo, che pur molto apprezzabile soffriva un po' questo afflato narrativo più ampio.

    L'equilibrio tra citazioni, viaggi mentali alla JD di Scrubs, battute divertenti e riflessioni su sé stesso e la sua vita, Zerocalcare l'aveva già trovato da tempo sul suo blog: sono gli ingredienti che l'hanno reso celebre, che sono il suo punto di forza e che l'hanno connotato presto come simbolo di questa generazione degli anni 10. In Dimentica il mio nome però pare dosare con abilità ancora maggiore tutte queste caratteristiche, e avere una consapevolezza maggiore di come utilizzare una o l'altra soluzione.
    Così il lettore trova la risata al punto giusto, il momento da venticinquenne nostalgico quando è giusto trovarlo e la commozione/riflessione come risultato da questo strano connubio di divertimento e citazionismo.

    Lo stile grafico dell'autore di Rebibbia raggiunge qui nuove vette: se nel rappresentare sé stesso e gli altri comprimari ricorrenti come la madre, il padre, Secco, l'amico Cinghiale etc. il tratto si consolida senza visibili salti in avanti, comunque non necessari in un tratto già apprezzabile, è con le soluzioni grafiche che afferiscono a costruzione della tavola e a effetti particolari che spicca l'inventiva di Michele. Colorare di rosso/grigio la volpe e altri elementi "dissonanti" della storia può sembrare un'idea poco originale, ma è un'accortezza che in un fumetto in bianco e nero non è così immediato avere. Il modo in cui viene rappresentata la nonna sul letto di morte è perfettamente calzante, sia con l'immagine del dolore sia con quella del groviglio di paure che ognuno si porta dietro dopo una vita di tormenti, questione che sarà centrale all'interno della storia. Queste paure e spettri del passato, a loro volta, sono visualizzati in modo azzeccato.

    Insomma, dimentichiamoci di Dodici, dimostrazione che ora come ora Zerocalcare dà il meglio di sé nel parlare di argomenti di vita vissuta, avendo il dono di saperlo fare con un giusto mix tra ironia e tatto, e non di trame prettamente fantastiche... e leggiamo e rileggiamo invece quest'ultima fatica, che sa raccogliere il meglio di quanto visto nella Profezia, nel Polpo e nel blog senza fossilizzarsi, ma dimostrando di poter partire da quello per andare avanti, sia come autore che come persona.
    Perché Zerocalcare è cresciuto, dopo queste vicende: probabilmente sia quello vero che la controparte fumettistica, sicuramente quest'ultima che nonostante la patina di inadeguatezza che ancora pervade queste pagine riesce alla fine a mostrare agli altri e a sé stesso che forse una via per uscire dall'adolescenza lunga è possibile :)
    E come ha dichiarato Michele in una recente intervista, questo chiude un primo ciclo autoriale e ne apre un altro ancora tutto da scoprire... da lui in primis!
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

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  • Non vedo l'ora di averlo! :fire:
  • Non c'è alcun dubbio che Dimentica il Mio Nome sia l'opera della maturità per Michele Rech. Questo ragazzo che ha impostato la sua produzione fumettistica raccontando sé stesso e la sua generazione con quel misto di leggerezza e TERRORE verso il domani, raggiunge qui la perfetta sintesi tra tutti i suoi precedenti lavori. La Profezia dell'Armadillo aveva infatti una strana struttura: raccontava una storia precisa, suddivisa in tanti capitoletti, alcuni dei quali erano però slegati da questa "trama orizzontale". Nell'antologico Ogni Maledetto Lunedì su Due trovavamo invece le brevi storielle apparse sul suo blog, intervallate da alcune tavole di raccordo che raccontavano una storia metaforica. Con Un Polpo alla Gola e con il "fuori continuity" Dodici invece Zerocalcare si era giocato la carta della narrazione continuativa a mo' di graphic novel, con risultati leggermente meno brillanti.

    Dimentica il Mio Nome raggiunge una perfezione strutturale che mi auguro verrà replicata in futuro: c'è un'unica storia e non viene narrata tramite tavole di raccordo né in modo continuativo, ma attraverso una lunga serie di capitoletti che ricordano il suo primo libro. A differenza di quello però non sono presenti divagazioni o argomenti fuori tema: la storia è una e una sola, e ogni riflessione o apparente divagazione di Zero ha un senso preciso che punta tutto verso un esito. Pulito, compatto, intelligente e per nulla banale.

    E' un'opera con dentro tante cose sia vecchie che nuove.

    Tra le cose vecchie troviamo il solito cast di personaggi che coerentemente viene riportato sulla scena. Solo che questa volta ciò che avevamo conosciuto in modo frammentario ed episodico ci viene spiegato ancora meglio, e vengono uniti molti puntini. Le origini dell'armadillo, la separazione dei suoi, i lutti, le sue ansie verso l'età adulta. Tutto viene ripreso in mano, collegato insieme e completato, in quello che si può considerare lo Zerocalcare definitivo.

    E poi ci sono le cose nuove, con Zero che si avventura in un territorio vergine. La storia della vita di sua nonna, nata in Francia, adottata dai russi e infine sposata con un truffatore inglese, che Calcare decide di figurarsi come una "volpe", allineandosi a quella mitologia giapponese che vuole le volpi e i tanuki capaci di mutare forma e giocare scherzi agli umani. Ecco, direi che Zerocalcare si rivela un grandissimo in questo frangente. Raccontare la propria realtà è difficile, perché bisogna tenere conto di tante cose: occorre stare attenti a non offendere le persone coinvolte, bisogna rendere narrativamente pulita una storia che altrimenti sarebbe piena di particolari inutili, tempi morti e cose randomiche che accadono proprio perché la vita non è una sceneggiatura. E poi c'è la cosa più importante di tutte. Dare alla storia un quid che giustifichi il raccontarla. Nella vita ce ne succedono tante di cose: perché dovrebbe essere interessante che Zerocalcare ci racconti proprio di sua nonna? Il libro risponde a questo quesito, dicendoci tutta la verità laddove questa basta da sola, e dandole una bella infiorettatura paranormale e metafisica laddove la verità non basta più. Che non significa che Zero mente, tuttaltro. Ma che per arricchire la vicenda di azione, colpi di scena e un climax finale annesso utilizza metafore ardite e le trasforma in personaggi. I sensi di colpa diventano spettri, i fuorilegge diventano volpi, e pure il suo stesso bisogno di sicurezze, che rischia di spingere Zero a tradire i segreti della famiglia, diventa un pericoloso grizzly da combattere nel bellissimo finale. E benché possa sembrare che parlare di sua nonna e di sua madre sia stato un semplice divagazione, alla fine si vedrà come tutto questo sia invece servito ad aggiungere un importante tassello alla crescita della sua persona, divenuta in questo modo protagonista di una "serie a fumetti" con un percorso.

    Di meglio direi che non poteva proprio fare.

    Ultima cosa, metafore come quella della corteccia nodosa, che corrisponde all'invecchiamento che progressivamente accentua le paturnie di ognuno di noi, riflessioni come quella della presunta assuefazione al dolore che in realtà non fa che appesantirci, o la crescita dell'individuo vista come l'ergersi di un monte che ripara una valle sono elementi per nulla banali, che rendono chiara la grandezza dell'autore.

    E che personalmente mi sono rimasti dentro.
  • Letto tutto d'un fiato, cosa aggiungere all'esaustiva analisi di Valerio? Beh, dato che la mia specialità sono le sensazioni di pancia, vi dirò: ho trovato sorprendente la sua capacità di restare sempre a metà tra il sorriso e la malinconia, non che non l'avessi già notato prima, ma in questa storia in particolare. Le vicende sono sorprendenti e spesso tragiche, ma sono sempre stemperate alla perfezione, senza scadere nel ridicolo e allo stesso tempo le parti comiche hanno sempre un ché di amaro dietro che comunque non le vanifica ma dà loro spessore.

    Zerocalcare è una forza e dimostra sempre di avere qualcosa da dire e lo dice in un modo meraviglioso, bravissimo!
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