[Zerocalcare] Kobane Calling

Da Lupo Alberto ad Asterix passando per Rat-Man e i Puffi con tappa nell'euromanga di derivazione barbucciana, nato in Italia e trapiantato in Francia.
  • Sottoscrivo quanto detto dal buon Bramo. Solito canovaccio per parlare di tutt'altro. Cospetto.
    Anch'io ho scritto qualcosa su Zerocalcare e il suo reportage da Kobane (e spammo un po' :P ): http://www.tempi.it/blog/fumetto-kobane ... MYrgdKG8k1

    Davvero bello, e come al solito coinvolgente. Calcare sa scrivere bene, e far ridere. Certo, alcuni suoi metodi sono ormai abusati, ma sono comunque sempre divertenti.
  • Dovrò andare a recuperarlo in biblioteca, entrambi i numeri di Internazionale in cui è uscito sono andati esauritissimi dalle mia parti :oO:
    Assurancetourix
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    Dopo Kobane Calling, Zerocalcare torna a scrivere una storia inedita per il settimanale Internazionale, anche questa volta incentrata sulla sua esperienza a Rojava, in Turchia.
    Se la volta scorsa le riflessioni che l'autore metteva su carta erano più ampie, sull'intera situazione geopolitica di quella zona e sul quanto Kobane potesse diventare una metafora, stavolta si concentra su un episodio particolare della sua esperienza: la giornata che lui e gli altri ragazzi della Staffetta Romana hanno passato con il comandante Nasrim, capo delle unità di protezione delle donne del Rojava.
    Insieme a lei visitano il cimitero dei martiri di Derik, dove sono sepolti tutti i caduti nella lotta con l'Isis, in alcune pagine realmente strazianti e dove l'autore non manca di lanciare frecciatine a politici, opinionisti e quanti altri nel mondo occidentale pontificano sulla guerra e su situazioni drammatiche che non possono comprendere davvero nelle loro sfumature - e forse nemmeno ne hanno il vero interesse - stando così lontano da dove succedono le cose.
    Il modo di descrivere Nasrim, poi, si rivela particolarmente acuto e accurato: vista inizialmente come una giovane donna pacata e tranquilla, sorprendente figura in uno scenario di dolore, guerra e violenza, sa anche essere dura e ferrea quando si tratta di parlare e capire la dura realtà che la circonda.
    Un personaggio a tutto tondo che evidentemente ha colpito l'immaginazione di Zerocalcare, che è riuscito a portarla su carta in maniera efficace e funzionale, ottimo viatico narrativo per poter raccontare ancora una volta, e ancora con una nuova angolazione, questo spaccato di mondo e questa situazione così distante da noi e dalla nostra vita quotidiana.
    Perché Zerocalcare ha ragione: dall'Italia, così come dal resto del mondo occidentale, non è possibile cogliere davvero quello che sta succedendo laggiù. I quotidiani, i telegiornali e financo Internet non riusciranno mai a riportare con chiarezza quello che succede in quella zona. Nemmeno questi fumetti dell'autore di Rebibbia possono, chiaramente, ma la disarmante naturalezza con cui il fumettista racconta di quello che ha visto e delle sue sensazioni, la semplicità della comunicazione, il suo stile umoristico e il suo tratto dinamico, cartoonesco ma in grado in alcune vignette di diventare paurosamente dettagliato e anche più "oscuro" comunicano e avvicinano molto più della maggior parte dei servizi giornalisti di guerra.

    Non è il Joe Sacco italiano, né queste storie si possono definire davvero graphic journalism, ma attraverso le proprie considerazioni personali Zerocalcare riesce a parlare ad un vastissimo numero di persone di argomenti che normalmente scivolerebbero via nella cornice del TG delle 20.00, attirando l'attenzione in modo sensibile e significativo.
    In questo momento quella di Zerocalcare è una voce forte e ad alta capacità di diffusione verso una generazione trasversale che va dai diciottenni ai quarantenni: che usi questa popolarità anche per parlare di argomenti del genere, rinunciando dal principio a qualunque tentativo di autorità e di trattazioni geopolitiche ma semplicemente puntando i riflettori con il suo modo di fare, ben noto e apprezzato, la trovo una cosa lodevole.

    La BAO ha annunciato negli scorsi giorni che nella primavera del 2016 pubblicherà un volume che raccoglie Kobane Calling e questa Ferro & Piume, oltre credo a qualcosa di inedito sempre sull'argomento. Prevedibile quanto doverosa scelta sia per i collezionisti, che potranno mettersi in libreria un tomo allineabile agli altri dell'autore, sia per il valore di queste storie, che potranno avere una seconda vita in un posto fondamentale come lo sono le librerie.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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    In uscita il 14 aprile il nuovo libro di Zerocalcare, ovviamente edito come sempre da BAO Publishing: Kobane Calling.
    Il tomo raccoglie le due storie pubblicate negli scorsi mesi su Internazionale (Kobane Calling e Ferro e Piume), più 200 e passa pagine inedite.
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  • L'ho visto ieri in libreria, bello pesante e dai colori potenti.
    Lo comprero' sicuramente, dopo il bellissimo Dimentica il mio nome, dove Zerocalcare ha dimostrato di essere arrivato ad una maturità di esposizione, sentimenti e utilizzo del fumetto incredibile.
    Questo ho l'impressione sara' ancora piu' da lacrimoni e riflessioni.

    Ma in cosa consistono le aggiunte?
    Timido postatore e finto nerd.

    Pure su YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCBsX4Y ... LjrjN8JvEQ.
  • Le aggiunte sono praticamente tutto il libro, visto che i reportage in sé erano brevissimi.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Oddio il formato cartonato, la BAO vuole proprio che abbiamo una collezione zerocalcarea del tutto disomogenea.
  • E' stupendo.
    Ragazzi, è STUPENDO.
    Finito in due sere, dense densissime.

    Michele è un narratore di pregio. :clap: :clap: :clap:
  • Oggi ho finalmente trovato il tempo e la tranquillità necessari a leggerlo.

    Un capolavoro, sicuramente il lavoro migliore di Michele fino ad ora. Non so neanche recensirlo per bene, sto cancellando più e più volte quello che scrivo.

    Vi dirò solo questo. È una storia di un viaggio in un luogo in cui stanno accadendo alcune tra le cose più brutte e alcune delle cose più belle in questo momento. È narrata meravigliosamente, e con personaggi che ho amato anche quando non ne ho approvato alcuni aspetti.

    Solo che non è una storia, è un viaggio vero.

    E non sono personaggi, sono persone.
    Lorenzo Breda
    Website | Google+ | DisneyStats | deviantART

    If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
    Hobbes, Calvin&Hobbes

    [No bit was mistreated or killed to send this message]
  • Mi ci sono messo anch'io a leggerlo, la settimana scorsa, zompando bruscamente un altro paio di libri suoi che ho preso ma ancora non ho letto (fra cui Dimentica il mio nome).

    È graphic journalism in pieno, nonostante Calcare voglia mettere le mani avanti perché crede che non sia giornalismo esaustivo. Beh, non lo è, è ovvio che il conflitto raccontato è molto più complesso mentre lui racconta solo la sua esperienza ai margini della guerra. Un giornalista che fosse lì per raccontare per filo e per segno tutto ciò che sta succedendo, da entrambi i lati del conflitto, è ovvio che dovrebbe fare e dire e rischiare molto di più, e Calcare vuole semplicemente rispettare i veri giornalisti incaricati di questo. Ma quello che fa lui è comunque giornalismo: ha esplorato e raccontato una realtà poco o niente conosciuta; una parte limitata di un conflitto storico immensamente più grande; una parte relativamente meno rischiosa da esplorare; quella parte però l'ha vista e raccontata come fa un giornalista. E anche di più, perché in realtà lui è andato lì come volontario; il dovere di cronaca era un plus.

    Poi Zerocalcare ha sempre quel tono da centro sociale che a me, che lo leggo per il suo umorismo e per affinità generazionale, dà sempre una lieve irritazione. Va notato che non c'è solo la retorica "di lotta" da centro sociale, ma pure la retorica estetica di evidente matrice hollywoodiana. D'altronde, per parafrasarlo, "non c'è fuga dalla retorica americana" per la nostra generazione. Il pezzetto pixelato, le splashpage minimalistiche, lui che si commuove perché "finalmente ho capito cosa vuol dire questo e quest'altro", sono tutte cose che a essere cinici non possiamo evitare di sgamare. Ma cinico o no, io fossi in lui non la cambierei di una virgola: è una cosa che funziona, e che a noi stessi soddisfa quando la vediamo nel cinema e nelle serie americane, perché rinnegarla? Ecco, non la rinneghiamo, ma nemmeno possiamo negarla. È lì, come il mammut di Rebibbia, volenti o nolenti. E è la cosa che gli impedirà di essere "un grande", come lo benedisse Makkox nella sua prima autopubblicazione.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Per me E' un grande. Poi vabbè, sto ancora in attesa di leggerlo sto Kobane Calling.
  • L'ho letto anch'io Kobane Calling, ed ecco cosa ne penso:

    http://www.ilsollazzo.com/fumetti/zerocalcare/
  • Di Calcare avevo scritto in passato, ma finalmente ho avuto modo di recensire quel bel volume di Kobane Calling, l'opera migliore per il momento, quella più genuina pur parlando di argomenti complessi ed in parte distanti.

    Qui la mia piccola rece: http://www.tempi.it/blog/fumetto-zeroca ... AJsTOiLTb0

    Ah, ho linkato anche il fumettazzo di Valerio, tra parentesi ;)
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