Tiratura di 3000 e passa copie bruciata in una settimana circa.
Recensioni entusiaste da parte dei principali siti di critica fumettistica.
Un lavoro creativo durato 20 anni.
Pompatissimo dalla BAO, che l’ha pubblicato con la solita perizia e con un dispiego di pubblicità se possibile ancora più massiccio del solito.
Era inevitabile che le mie aspettative per
Golem fossero così alte da risultare parzialmente deluse.
Beninteso, mi è piaciuto.
Golem è una lettura decisamente intrigante, che spinge il lettore ad andare avanti con la lettura (che scorre veloce) e ad essere coinvolto nella vicenda raccontata.
Del resto, lo spunto di partenza è di quelli che, per chi come me è sempre stato attratto dalla fantascienza distopica, non possono lasciare indifferenti: nel 2030 l’Italia è diventata uno Stato prosperoso, una vera società del benessere dove sono state debellate malattia mortali e dove la crisi economica è solo un ricordo. Il nostro Paese fa parte dell’Eurasia, un nuovo e più grande continente, e ha adottato come tutti i Paesi membri una nuova moneta, lo Pseudo.
Vien da sé che un tale livello di
welfare non può non nascondere qualcosa di marcio alla base: sa troppo di patto col diavolo. E l’autore infatti ci meraviglia con una società perfetta per poi sbatterci in faccia molto presto che tutto questo splendore si fonda su una menzogna, e più in generale su una concezione della democrazia e del governo piuttosto inquietante e che apre a diversi spunti di riflessione.
Insomma, la trama mi è piaciuta. Non è lineare nel suo svolgimento – volutamente, eh, fa parte della cifra stilistica che
LRNZ ha voluto dare alla narrazione – ma non è troppo ingarbugliata, arrivando a mettere a repentaglio la comprensione della vicenda, come a volte avviene con autori fin troppo ermetici o involuti.
Il risultato è una storia che richiede attenzione e intelligenza da parte del lettore, e ciò è bene.
Interessante anche il piano simbolico, che io solo potuto intuire (più sul piano lessicale – i nomi dei personaggi, per esempio – che su quello grafico) ma che sono sicuro che, con un’adeguata cultura, avrei potuto apprezzare molto.
Dunque, cosa non mi ha convinto? I disegni? Ehi, non scherziamo. A me il
Ceccotti piaceva graficamente fin nelle sue cose fatte per bonellidi vari (ricordo con piacere le copertine di Long Wei, per esempio), e qui ha dato sicuramente il meglio di sé. Una commistione di influssi manga, pittorici, italiani e di grafica vettoriale (
come correttamente osserva l’amico David Padovani nella sua recensione per Lo Spazio Bianco) che producono un’opera estremamente interessante sotto il profilo estetico, per potenza visiva e per dinamismo dello stile.
Ma allora? Cosa c’è che non va?
C’è che io non vedo comunque un Golem quell’opera che cambia il modo di concepire il fumetto, lo spartiacque tra un “prima” e un “dopo”, la rivoluzione del medium.
È senz’altro un’opera importante per il fumetto italiano, ma non lo vedo come una pietra miliare che farà da riferimento a tutto ciò che verrà d’ora in avanti.
La trama è forte e intrigante, ma questo rende semplicemente il racconto solido e ben scritto.
I disegni sono affascinanti e funzionano molto bene nella loro contaminazione mai fine a sé stessa ma sempre giustificata dalla storia. Ma non è la prima opera che si caratterizza dalla commistione di diverse influenze grafiche, per quanto riconosco che sia qualcosa di raro nel panorama italiano.
La potenza dei simboli contenuti in testo e disegni è senz’altro un elemento lodevole (e che ricorda un po’ il
Watchmen di Alan Moore, volendo), ma il fatto che la maggior parte di essi non siano decodificabili in maniera immediata dal lettore medio li rende un po’ troppo impalpabili.
Anche il “bonus” dato dai contenuti digitali ottenibili tramite smartphone non mi pare costituire un elemento così di rilievo, in una società in cui perfino i cartelloni pubblicitari fanno uso di queste applicazioni.
La conclusione a cui voglio arrivare è che
Golem è un ottimo fumetto. Mi piace anche che richieda più letture per essere colto davvero in pieno nella sua ricchezza, e mi piace come il s
ense of wonder della classica avventura di un ragazzino che può salvare il mondo (o, in questo caso, l’Italia) venga declinato in risvolti filosofici e sociologici… anzi, chi conosce un po’ i miei gusti sa che impazzisco per queste tematiche!
E rilevo certamente che
per le caratteristiche fin qui descritte l’opera risulta qualcosa di piuttosto diverso da quello che si vede di solito nel fumetto italiano.
Ma rimango dell’idea che questo splendido fumetto non sarà un “confronto obbligato” per il futuro: probabilmente rimarrà come un’opera di spicco del 2015 italiano, e molti la ricorderanno, ma dubito che possa essere la pietra angolare di un diverso modo di concepire il medium da noi: e non parlo di quello popolare da edicola, ma anche di quello cosiddetto autoriale da fumetteria e libreria di varia che, in fondo, da autore ad autore è sempre soggetto a sperimentazioni o particolarità di sorta, tipiche di quel particolare fumettista.
Solo il tempo e la Storia potranno testimoniare se mi sto sbagliando e se non sono in grado di leggere il mio tempo
e il bello è che (sperabilmente) sarò ancora su questo mondo per fare in tempo a pentirmi di queste riflessioni
Resta il fatto che, al di là di tutte le chiacchiere, le recensioni stra-positive, le vendite da paura e le riflessioni a posteriori,
Golem di LRNZ è un fumetto che vale la pena di essere letto. E quindi lo consiglio caldamente.