[Marvel / Moore, Gaiman & AAVV] Miracleman

Non solo Marvel e DC ma anche le classicissime strips e il fumetto autoriale di Alan Moore, Frank Miller o Jeff Smith.
  • Tre mesi fa mi sono mezzo di buzzo buono e mi son detto: non esiste che ci sia un fumetto di Alan Moore incentrato su supereroi, di soli 18 numeri, e che tu non te lo accatti.
    Ma di più! Non esiste che non te lo recuperi, consapevole che conclusa la run di Moore inizia quella di Neil Gaiman!
    Insomma, i due golden boys inglesi del fumetto supereroistico americano che si occupano da soli di una serie... e per di più tra il 1985 e i primi anni Novanta, vale a dire nel periodo di maggior fulgore per entrambi!!
    Non potevo rimandare oltre: snobbando di prepotenza le raccolte in volume cartonati, altissimi e costosissimi, che sta buttando fuori ora la Panini, mi sono buttato al recupero degli spillati normali, recuperando a blocchi di tre - quanti sono gli archi narrativi imbastiti da Alan Moore - tutti i numeri.
    Mi aspettavo qualcosa di grandioso, quindi: ho avuto di più, molto di più. Il talento cristallino del Bardo di Northampton, la sua grande intelligenza e la sua sensibilità hanno fatto centro un'altra volta, e trovo inconcepibile che per beghe legali materiale del genere sia stato lontano dagli scaffali per anni. Questa roba è ORO, è un prodotto seminale e, caso più unico che raro in queste situazioni, anche se ha fatto proseliti e generato negli anni successivi opere che riprendevano certi temi e soluzioni narrative, resta fresco, attuale, godibile e straordinariamente innovativo anche oggi.
    Alan Moore prende questo Miracleman, questo supereroe creato negli anni Cinquanta da Mick Anglo che viveva avventure tipiche di quegli anni di innocenza del fumetto, e lo eleva a qualcosa di post-moderno e rivoluzionario. Come già fatto più volte nel corso della sua carriera, riprendendo un personaggio preesistente lo sceneggiatore si premura di cambiare le carte in tavola per giustificare l'operazione che applicherà al fumetto. E così ecco una nuova spiegazione e giustificazione di quelle vecchie avventure, un'operazione di retcon intelligente e perfetta, che mette tutto al proprio posto senza rovinare né invalidare le vecchie storielle.
    Da lì, Moore scrive un vero e proprio dramma in tre atti, dove gli stilemi del genere non solo non ci sono, ma saltano: non sono infatti completamente assenti, qua e là scene debitrici di quel mood si ritrovano, ma sempre all'interno di un contesto volto a scardinare le consuetudini.
    Il sogno di un volo è il primo libro, dove Mike Moran ritrova la memoria del suo passato, in cui bastava dire la parola "Kimota" per trasformarsi nel fenomenale Miracleman. Nel secondo libro, La sindrome del Re Rosso, si opera la vera e propria sovrascrittura del passato, con spiegazioni e approfondimenti dei ruoli dei personaggi e con un'incredibile verità che viene svelata. È qui che viene presentata per un albo intero una scena che mi scioccato: la nascita di una bambina, descritta con tutti i dettagli del caso e con disegni precisi e realistici.
    Olimpo è il terzo e ultimo atto realizzato da Moore: in esso trova compimento quanto lentamente preparato nei numeri precedenti. Si apre la trama cosmica della serie, Miracleman si distacca sempre più dalla sua controparte umana Mike Moran e [spoiler]assurge al ruolo di divinità, arrivando a creare insieme ad altri esseri suoi simili un mondo perfetto, a loro immagine e somiglianza[/spoiler]. Un finale straordinario, perché positivo solo superficialmente, ma scritto in maniera tale da lasciare al lettore una precisa sensazione di malinconia e disturbante angoscia che è meravigliosa da provare, mentre le ultime vignette scorrono sotto gli occhi.
    Contribuisce chiaramente anche la prosa di Moore, mai così aulica, mai così poetica, ermetica, sofferta... e fortunatamente tradotta in modo che riesce a renderle giustizia.

    I disegni, bene o male, sono sempre di grande qualità: ho apprezzato soprattutto Garry Leach, John Totleben e Rick Veicht ma anche Alan Davis, John Ridgway e Chuck Austen se la sono cavata bene.
    Di Leach ho apprezzato in particolar modo le sue figure femminili, con Totleben sono rimasto a bocca aperta per la straordinaria inventiva nella costruzione delle tavole, sempre fantasiose, sempre visionarie.

    Miracleman è un fumetto che trascende il fumetto supereroistico, è l'embrione di quello che sarebbe stato qualche anno dopo Watchmen, che paradossalmente ha forse osato di più di Watchmen stesso. È materiale narrativo di grande pregio e di immenso spessore, in grado nell'ultimo atto di produrre riflessioni per nulla scontate o banali.
    Imprescindibile.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • Miracleman di Neil Gaiman e Mark Buckingham #1-6: L'età dell'oro

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    La conclusione che Alan Moore aveva dato con il sedicesimo numero del suo Miracleman poteva benissimo essere quella "definitiva" della serie, per come si presentava. Un mondo "perfetto", dove le meraviglie sono all'ordine del giorno ora che il divino è ben presente e sceso in terra. Un finale scritto così bene da riuscire ad essere sempre in bilico tra positivo e negativo, sempre agrodolce come sapore, in un mondo forse solo apparentemente perfetto, ma di certo che arrivava ad un punto fermo sotto il profilo narrativo, tolti i conflitti e molte altre "molle".
    Immagino le sghignazzate di Moore quando chiamò Neil Gaiman e gli lasciò le redini della serie, a fine anni Ottanta.
    E immagino anche che al buon Gaiman saranno effettivamente tremati i polsi, anche perché all'epoca aveva molta meno esperienza sulle spalle di quanto non ne sarebbe arrivata nei due decenni successivi.
    Eppure l'autore non si è scomposto, ha accettato l'incarico e ha iniziato la sua gestione del personaggio, ponendosi in perfetta continuità con quanto letto sino ad allora, tant'è vero che il progetto di Gaiman era quello di tre archi narrativi di 6 numeri ciascuno, seguendo quindi la suddivisione in "libri" ideata da Moore.
    I primi 6 numeri vanno così a comporre il Libro Quarto, dal titolo L'età dell'oro.

    Un titolo assai azzeccato. Per quanto di solito con questa locuzione si intenda indicare un'epoca storica precedente a quella attuale, quando "si stava meglio", lo sceneggiatore inglese si diverte qui ad usarla per riferirsi al tempo presente, il primo nella storia dell'uomo in cui si riconosce l'era di pace e benessere che si sta vivendo... mentre la si sta vivendo!
    E in effetti lo scenario visto alla fine di Olimpo era proprio quello: un mondo governato dal Pantheon di esseri spaziali e superumani conosciuti nella serie, che hanno deciso di intervenire direttamente e fortemente negli affari terrestri per far fare al pianeta un salto in avanti nella civiltà. Ma a che prezzo?
    Proprio dalle inquietanti suggestioni che lo stesso Moore aveva instillato in quel meraviglioso e seminale n. 16 della testata, Neil Gaiman prende le mosse.
    E scrive una serie di storie indipendenti l'una dall'altra, autoconclusive, nelle quali per di più Miracleman è quasi sempre assente, o se presente resta sullo sfondo.
    Tale scelta non sorprende chi conosce Sandman: proprio in quegli stessi anni Gaiman scriveva la serie Vertigo che l'ha reso famoso, e dove spesso e volentieri il titolare era in disparte rispetto ad altri personaggi, che spesso erano uomini comuni. Allo stesso modo l'autore fa qui, decidendo che il modo migliore per far partire questa "seconda stagione" della serie fosse quello di mostrare gli effetti di questo "nuovo ordine" sulle persone ordinarie.
    Vediamo così un uomo che sale su un monte in un infinito pellegrinaggio per chiedere che la vita di sua figlia sia salva, un mugnaio misogino che ricerca la pura perfezione, un Andy Wharol redivivo e clonato in 16 corpi preda dei propri pensieri, una moglie e madre che affronta nuovi e vecchi dolori famigliari e una spia da Guerra Fredda che non trova posto in questo nuovo mondo. Tutte persone comuni, tutti uomini che vediamo nel difficile confronto con una realtà diversissima da qualunque altra, con tutti i problemi e le novità che questa comporta. Uomini mortali a quotidiano contatto con meraviglie immortali e sempre fuori da ogni possibile comprensione umana.
    Il capitolo finale unisce tutti questi personaggi nel Carnevale che dà il titolo alla storia del #6, dove tutta l'umanità festeggia dopo i giorni di lutto durante dell'anniversario della strage di Londra (nel #15). È in quest'occasione che rivediamo i protagonisti delle storie lette nei numeri precedenti, e soprattutto vediamo a che punto delle loro vite sono arrivati in seguito a quanto accaduto: ed è piacevole fare il punto della situazione.
    Il Libro si conclude con l'apice dell'età dell'oro: Miracleman regala a tutti gli abitanti del mondo un congegno che permette di annullare a comando la gravità: anche il più grande sogno dell'uomo dall'alba dei tempi, volare, viene realizzato.
    E ora?

    ... e ora sono arrivato in pari con l'edizione Panini :P
    Con i prossimi due numeri, che aprono il secondo Libro, si concluderà la riproposizione dei numeri scritti da Gaiman a inizio anni Novanta, prima del fallimento dell'allora casa editrice Eclipse, e partiranno poi le storie inedite scritte ora da Gaiman sotto l'ala protettrice della Marvel.

    Due parole sui disegni. Mark Buckingham è un nome noto a chi segue Fables: è infatti lui il disegnatore principale della serie Vertigo, solo di rado sostituito da altri colleghi. Il suo tratto fiabesco e iconico sopravvivono qui alcune inflessioni, ma in generale è uno stile un po' diverso quello che ho ritrovato qui. Non per questo ne sono deluso: l'abilità di Buckingham è evidentemente innata, e anche con un aspetto diverso le sue vignette restano delle opere degne di ammirazione, che spesso sanno anche adeguare lo stile a quanto accade di volta in volta. Il #3, per esempio, gioca in modo esemplare con la pop-art di Andy Wharol, omaggio doveroso visto che l'artista è il protagonista della storia, ma che non era così scontato venisse in modo così riuscito.

    Ciò detto: non vedo l'ora di proseguire con questo capolavoro del fumetto!
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Anch'io ho alla fine continuato le vicende di Miracleman con gli albi di Gaiman.
    Gaiman raccoglie su di sè l'eredità di Moore e la rilancia, decidendo di raccontare l'Età dell'Oro dal punto di vista dell'uomo comune, cesellando in ogni episodio una storia diversa, che però converge nell'affrescare il quadro generale. La vita nell'utopia non è per tutti un paradiso, nonostante il percorso tracciato per l'umanità dagli dei che la governano. I piccoli uomini comuni si trovano a che fare con una realtà più grande di loro, e nel mentre si viene condotti a riflettere sull'onnipotenza e la lontananza, forse il rifiuto, dell'umanità che questa comporta, il libero arbitrio e l'educazione [spoiler](la parte del ritorno di Gargunza mi ha fatto tornare in mente il dibattito di Rousseau sul valore dell'ambiente o di elementi connaturati nella formazione dell'individuo).[/spoiler]

    Buckingham molto convincente nel suo espressionismo, che si colloca a metà strada fra un Sienkiewicz e un McKean. Edizione rimarchevole quella Panini (e Marvel, di cui è fotocopia), perchè ricca di contenuti speciali e dietro le quinte, ma sinceramente mi aspettavo anche un qualcosa di più.

    Infatti, mentre durante la run di Moore hanno trovato posto, accanto alla serie principale, le avventure di Anglo e dei Warpsmith, si sarebbe potuto ospitare qui qualche storia dei Miracleman Apocrypha,ma invece nulla. Durante la gestione Gaiman la Eclipse aveva espanso l'universo del personaggio con una serie antologica autoconclusiva scritta da vari autori, non necessariamente legate alla continuity e con un progettato spin-off ambientato circa durante il sesto numero della serie di Gaiman, Miracleman Triumphant.

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    Entrambe le serie hanno poi inediti, a causa del fallimento della casa editrice (Triumphant è totalmente inedita, nonostante il primo numero sia già disegnato da vent'anni). Il destino di questo materiale, compreso anche il serial su Big Ben pubblicato su Warrior, è ora quantomai oscuro, considerando che neanche dell'Età dell'Argento si sa niente, i due numeri che sarebbero dovuti uscire in America sono stati rimandati indefinitamente e il resto della run su cui Gaiman starebbe lavorando continua ad essere work in progress, senza che la Marvel o lo scrittore aggiornino a riguardo.
  • https://www.bleedingcool.com/2017/08/11 ... eman-done/

    La paternità ha rallentato Gaiman, ma, a quanto afferma Buckingham, i due sono di nuovo al lavoro per completare Miracleman.

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