[Moore & Gibbons] Watchmen
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copincollo schifosamente dalla mia tesi:
Watchmen è una serie in dodici capitoli, scritta da Alan Moore e illustrata da Dave Gibbons. Pubblicata nel 1986 dalla DC Comics, quest’opera non è ambientata, come sarebbe logico aspettarsi, all’interno dell’universo supereroistico DC. Non si tratta della stessa continuity delle avventure di Superman o di Batman, ma si tratta di un universo a parte, un 1986 alternativo, in cui le tensioni della guerra fredda stanno per tradursi nella terza guerra mondiale. Si respira aria di apocalisse quindi e in un epoca priva di ogni certezza neanche gli eroi, i cosiddetti “vigilanti” possono più permettersi di esercitare la loro professione senza essere considerati pericolose teste calde. “Who watches the Watchmen?” è la frase ricorrente, vero e proprio filo conduttore della vicenda. L’attività supereroistica indipendente adesso è illegale, è stato stabilito nel 1977 da un decreto, è finito il tempo degli eroi. In questo scenario turbolento Rorschach, che non riesce ad accettare il cambiamento, indaga sull’assassinio del Comico, il collega mercenario. Le indagini di Rorschach saranno la chiave d’accensione di una serie d’eventi che, ironicamente, porteranno proprio alla catastrofe. Attraverso Rorschach l’intero teatrino di superereroi pensionati sfila in tutta la sua vulnerabilità, e l’indagine sarà il pretesto per decostruire una ad una queste figure, solo apparentemente invincibili.
Non sono d'accordo con chi giudica Watchmen un'opera pessimista. L'ironia della sorte, il senso di "beffarda casualità", che permea i fatti la avvicina più al nichilismo. Tutto volge al niente e niente ha significato, come le macchie sul viso di Rorschac o i precetti morali che ci inculcano fin da piccoli. Questo il punto di vista del Comico, filtrato da ciò che Rorschac pensa di lui.
Il 1985 descritto da Moore è più assurdo che marcio. La vittoria dell'antagonista porta a un lieto (seppur aperto) fine, i governi del mondo per collaborare hanno bisogno di essere ingannati, è necessario uccidere il "buono" per impedirgli di nuocere, la gente comune impara il buon senso solo pochi minuti prima di morire. Vedo molta ironia in tutto questo. Come se Moore dietro la penna se la ridesse dei suoi personaggi, che pure ama. Nessuno infatti muore alla leggera, tutti realizzano i propri scopi. Che poi questi scopi siano discutibili, e che in fin dei conti questi eroi siano da considerarsi dei falliti è un altro discorso, col quale non mi trovo del tutto d'accordo.
Non credo che Moore dia un vero e proprio giudizio negativo su questi poveracci. Si possono compatire, viene messa a nudo ogni loro debolezza, ma il tutto non basta a farceli apparire mediocri.
Si tratta di casi umani, anzi sovrumani, da studiare, compatire, deridere se necessario, ma pur sempre con affettuoso distacco, senza la pretesa di dare loro un giudizio definitivo.
Laurie & Dreiberg: lei, inserita a forza nel mondo supereroistico dalla madre, senza averne mai sentito la vocazione. Le sue esigenze sono quanto di meno trascendente si possa pensare, ed è per questo che la sua storia con Doc Manhattan giunge al termine.
Lui è chiuso in un mondo di nostalgie, incapace di reagire alla situazione che Rorschach cerca di evidenziargli.
Con queste premesse potrebbe sembrare quasi scontato bollarli come due repressi, due esseri umani mediocri, ma sarebbe anche troppo facile.
Laurie e Dreiberg sono il massimo dell'umanità.
Lei capace con la sua fragilità di far cambiare idea a un "Dio", lui capace di essere amico di un essere ripugnante. Verso la fine del libro Gibbsons ce li consegna in tutta la loro deliziosa vulnerabilità. Distesi e abbracciati subito dopo aver fatto la cosa che agli esseri umani riesce meglio: l'amore. Ed è proprio a questa coppia che Moore lascia le chiavi del domani. Laurie e Dreiberg rappresentano l'umanità con tutti i suoi difetti e limiti, ma tutto sommato la migliore umanità in cui si possa sperare.
Doc Manhattan: Non credo che il punto focale della sua caratterizzazione verta sul fatto di essere o non essere dio. Una sola cosa è certa: non è uomo.
E infatti come uomo è un fallito, un inadeguato. I capitoli su di lui, entrambi ambientati su Marte, ce lo mostrano in tutta la sua alienazione. Ma non è detto che alienarsi dal nostro mondo sia una cosa malvagia. Laurie riesce a convincerlo a tornare, sia pur per breve tempo. Riaccenderà in lui l'interesse verso la razza umana, ma non si tratterà di un interesse da pari, da uomo; bensì di un interesse scientifico. Il caos che si traduce in definitezza, l'indeterminato che diventa specifico: un miracolo a cui Doc assiste ammirato, ma senza parteciparvi. Alla fine della storia decide di ripartire, ha visto cose assurde, ne è rimasto affascinato e forse un giorno le riprodurrà. Ma per adesso lascia il teatrino al suo destino. Forse è proprio a questo personaggio che il narratore affida il proprio punto di vista, Doc al termine di tutto non condanna né applaude gli atti di Ozymandias. Li comprende e se ne va.
Ozymandias: Senza dubbio il più complesso di tutti. È il cattivo, a cui però dobbiamo tutto. Un tale rovesciamento di valori coglie alla sprovvista il lettore che si trova a dover fare i conti con il dilemma etico per eccellenza.
Ozymandias è veramente un benefattore? Ucciderne pochi per salvarne molti è logico, certo. Il problema è che fra quei pochi c'è gente che lui conosce, i suoi stessi amici. Può un uomo che uccide i suoi stessi amici o gente conosciuta avere a cuore i destini di perfetti estranei? Vi è una disparità, una differenza di numero tra i due insiemi che gioca a favore dei ben più numerosi estranei, eppure non sembra logico che un uomo agisca così. Lui è il più intelligente tra gli uomini e quindi è possibile che ragioni diversamente, che il sacrificare i suoi stessi affetti sia per lui il vero atto eroico. È anche vero che al cospetto di Manhattan la figura di Veidt sarà ridimensionata non di poco. Il suo desiderio di essere applaudito, la sua smania di sentirsi dire dalla divinità terrena: "hai agito bene", il suo bisogno di giustificare le sue manie di grandezza ce lo consegnano come una figura a suo modo tragica.
Questi due aspetti si compensano perfettamente: Ozymandias vince ma è un uomo solo.
Rorschach: Il nichilismo fatto eroe. Le macchie che sfoggia sul volto, alle quali gli psichiatri attribuiscono varie interpretazioni, altro non sono che la rappresentazione dell'insensatezza. Un personaggio contraddittorio: folle nella sua lucidità, lucido nella follia. Ma soprattutto la sua ostinazione nel proseguire la carriera del vigilante, il suo non voler scendere a compromessi mostra che come uomo ha ancora degli ideali. La sua mente è tabula rasa, non ha preconcetti morali che gli impediscano di spezzare le dita a chiunque lo ostacoli eppure crede nella verità. Un uomo sconfitto? Non ne sarei così sicuro.
Alla fine Rorschach, seppur in maniera del tutto prevedibile, ottiene il risultato migliore: il mondo è in pace e lui non ha peccato di incoerenza.
Non oppone alcuna resistenza quando doc lo fredda, anzi lo incita a ucciderlo.
In cuor suo sa già che Manhattan non lo risparmierà, ma la morte è l'unico modo per mantenere la pace nel mondo senza scendere a compromessi.
La morte fa eccezione, è l'unico compromesso accettato da Rorschach. Non vedo antagonismo tra Rorschach e Manhattan ma un patto implicito.
L'Uomo della Strada: Nelle vicende vengono coinvolti un paio di poliziotti, dei giornalisti, una coppia di lesbiche e uno psichiatra. L'incontro con Rorschach di quest'ultimo lo rende protagonista di una vera e propria psicanalisi all'inverso. Le sue certezze crollano, il suo matrimonio va in crisi e lui diventa un uomo migliore. Prima che la catastrofe lo uccida lo vediamo intento a fermare una rissa.
Vediamo poi l'evoluzione del rapporto tra un edicolante ciarliero e un ragazzo di strada. Il primo parla con chiunque gli capiti a tiro, il secondo legge un fumetto. Tra i due c'è un muro, che cadrà solo pochi secondi prima di morire; solo allora e per pochi attimi tra i due si instaurerà quel rapporto nonno/nipote che sarebbe dovuto esserci molto prima.
I Minutemen: In Watchmen non mancano riferimenti agli eroi del passato o che non agiscono direttamente. Abbiamo Hollis Mason, l'eroe paradigmatico, quello "normale" di cui leggiamo la biografia nelle rubriche tra un capitolo e l'altro. La Madre di Laurie, Silk Spectre, è l'emblema del tramonto degli eroi. Non c'è modo migliore per dipingere la fine di un era se non attraverso una bellezza che l'età fa sfiorire. E infatti le scappatelle e i particolari piccanti che la resero famosa a suo tempo appaiono ora al lettore come grotteschi e perversi.
Il Comico è la chiave d'accensione della vicenda. Un personaggio detestato dalla maggioranza dei personaggi tranne che da Rorschac. Forse perché permeati dallo stesso cinismo i due personaggi sono collegabili. Da un punto di vista il Comico è un personaggio ripugnante, da un altro è uno che ha capito tutto e giustamente non si cura di nulla.
Ma le sue certezze crollano quando capisce che i giochi si sono fatti troppo grandi per lui, si richiude in sé stesso per poi venire tristemente ucciso. Dove finisce il ruolo del Comico inizia quello di Rorschach, che ne completa il percorso. Nell'economia della vicenda Rorschach è l'erede del Comico.
Watchmen, insieme a Dark Knight Returns, è il primo fumetto che risponde alla domanda:" cosa capita ai supereroi in un mondo ed una società reali, o perlomeno verosimili?"
E le implicazioni sono notevoli.
Un capolavoro vero, anche se non sono mai in grado di stabilire se lo preferisco o no a V for Vendetta, all'interno della produzione di Alan Moore.
E le implicazioni sono notevoli.
Un capolavoro vero, anche se non sono mai in grado di stabilire se lo preferisco o no a V for Vendetta, all'interno della produzione di Alan Moore.
Who Watches the Watchmen?
Se guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarderà dentro di te
E' sicuramente questa la frase che mi ha più colpito di un fumetto che non definirei 'bello', ma piuttosto 'intenso, emotivo, profondo'.
E' difficile dare un giudizio su un'opera del genere. E' il più bel fumetto mai scritto? No, a mio avviso. Però, a differenza di molti altri fumetti, forse più belli sotto altri punti di vista, può tranquillamente essere inserito tra le opere di letteratura più alte.
La cosa che più mi ha colpito è l'utilizzo del fumetto, e dei suoi irrealistici supereroi, per raccontare la più reale e cruda delle realtà, quella della guerra fredda. Un operazione difficile, dove era necessario mescolare fantastico e reale in un'alternanza continua e indistinguibile, nella quale Moore è riuscito magistralemente.
Ne esce fuori che non esistono certezze, che siamo tutti vittime di noi stessi, che nella vita a volte è necessario scendere a compromessi, e a volte il compromesso necessario è la morte.
Ma soprattutto, quello che mi ha lasciato questo fumetto è qualcosa che già sapevo, e che tutti sanno in realtà, e cioé la fragilità dell'uomo, ineluttabile e invincibile. C'é chi trova un riparo nei valori etici, ma alla fine ne esce sconfitto (Rorschach). Chi ci ride sopra, ed esce sconfitto anche lui, e fin da subito (il Comico). E c'è chi capisce tutto, può tutto, ma non fa niente, perché in realtà non c'é niente che può fare (Dr. Manhattan). Infine, ci sono quelli che la fragilità la accettano, la vivono consapevoli, ma si devono appoggiare sempre a qualcuno che dia loro qualche certezza (Laurie e Dreiberg). Niente di nuovo, per carità, ma è il modo in cui la fragilità viene mostrata che mi ha convinto: i supereroi, così diversi apparentemente dalle altre persone, così potenti, così sicuri, mostrano il loro lato più umano, il loro vero lato.
La mia impressione è che vengano tutti sconfitti, e che sia proprio la loro umanità a distruggerli. Nessuno è migliore degli altri. Persino Rorschach, che inizialmente sembrava l'unico a seguire una via condivisibile (le sue azioni sono basate su valori morali, e non sul relativismo culturale come per gli altri), verrà ucciso dai suoi stessi valori, diventati ad un certo punto incompatibili con la situazione di fatto. Mentre chi invece mette da parte i valori morali (Ozymandis), nel nome di una verità per lui più giusta, non muore, ma esce sconfitto proprio dal suo relativismo, che lo porta in ultima istanza a non essere del tutto convinto di ciò che ha fatto, che ha portato avanti per anni.
Ma attenzione: paradossalmente, sconfitti non significa falliti. I vari personaggi giocano la loro partita, la perdono, ma la giocano bene, e quindi non possono essere colpevolizzati della sconfitta. Nè perdonati, nè condannati, tutti hanno guardato l'abisso, l'abisso ha guardato dentro di loro e tanto basta. Si chiude qui, (o forse no? Non ci è dato saperlo) non c'é la morale finale di una fiaba.
Si potrebbero dire mille altre cose, ma a prima lettura é soprattutto questo che mi è rimasto.
Il fumetto è per certi versi più attuale che mai, e io provo a leggerlo in questa chiave. In un'epoca in cui il relativismo e la mancanza di valori fanno tanta paura (soprattutto alla Chiesa), Moore ci dice che anche la rigidità di valori morali può portare a un vicolo cieco. E, in definitiva, niente è giusto, niente è sbagliato, e tutti siamo vittime di noi stessi prima che degli altri.
E' sicuramente questa la frase che mi ha più colpito di un fumetto che non definirei 'bello', ma piuttosto 'intenso, emotivo, profondo'.
E' difficile dare un giudizio su un'opera del genere. E' il più bel fumetto mai scritto? No, a mio avviso. Però, a differenza di molti altri fumetti, forse più belli sotto altri punti di vista, può tranquillamente essere inserito tra le opere di letteratura più alte.
La cosa che più mi ha colpito è l'utilizzo del fumetto, e dei suoi irrealistici supereroi, per raccontare la più reale e cruda delle realtà, quella della guerra fredda. Un operazione difficile, dove era necessario mescolare fantastico e reale in un'alternanza continua e indistinguibile, nella quale Moore è riuscito magistralemente.
Ne esce fuori che non esistono certezze, che siamo tutti vittime di noi stessi, che nella vita a volte è necessario scendere a compromessi, e a volte il compromesso necessario è la morte.
Ma soprattutto, quello che mi ha lasciato questo fumetto è qualcosa che già sapevo, e che tutti sanno in realtà, e cioé la fragilità dell'uomo, ineluttabile e invincibile. C'é chi trova un riparo nei valori etici, ma alla fine ne esce sconfitto (Rorschach). Chi ci ride sopra, ed esce sconfitto anche lui, e fin da subito (il Comico). E c'è chi capisce tutto, può tutto, ma non fa niente, perché in realtà non c'é niente che può fare (Dr. Manhattan). Infine, ci sono quelli che la fragilità la accettano, la vivono consapevoli, ma si devono appoggiare sempre a qualcuno che dia loro qualche certezza (Laurie e Dreiberg). Niente di nuovo, per carità, ma è il modo in cui la fragilità viene mostrata che mi ha convinto: i supereroi, così diversi apparentemente dalle altre persone, così potenti, così sicuri, mostrano il loro lato più umano, il loro vero lato.
La mia impressione è che vengano tutti sconfitti, e che sia proprio la loro umanità a distruggerli. Nessuno è migliore degli altri. Persino Rorschach, che inizialmente sembrava l'unico a seguire una via condivisibile (le sue azioni sono basate su valori morali, e non sul relativismo culturale come per gli altri), verrà ucciso dai suoi stessi valori, diventati ad un certo punto incompatibili con la situazione di fatto. Mentre chi invece mette da parte i valori morali (Ozymandis), nel nome di una verità per lui più giusta, non muore, ma esce sconfitto proprio dal suo relativismo, che lo porta in ultima istanza a non essere del tutto convinto di ciò che ha fatto, che ha portato avanti per anni.
Ma attenzione: paradossalmente, sconfitti non significa falliti. I vari personaggi giocano la loro partita, la perdono, ma la giocano bene, e quindi non possono essere colpevolizzati della sconfitta. Nè perdonati, nè condannati, tutti hanno guardato l'abisso, l'abisso ha guardato dentro di loro e tanto basta. Si chiude qui, (o forse no? Non ci è dato saperlo) non c'é la morale finale di una fiaba.
Si potrebbero dire mille altre cose, ma a prima lettura é soprattutto questo che mi è rimasto.
Il fumetto è per certi versi più attuale che mai, e io provo a leggerlo in questa chiave. In un'epoca in cui il relativismo e la mancanza di valori fanno tanta paura (soprattutto alla Chiesa), Moore ci dice che anche la rigidità di valori morali può portare a un vicolo cieco. E, in definitiva, niente è giusto, niente è sbagliato, e tutti siamo vittime di noi stessi prima che degli altri.
Ed e` di Nietzsche...manzpker ha scritto:Se guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarderà dentro di te
E' sicuramente questa la frase che mi ha più colpito
Comunque prima o poi dovro` scriverne anch'io una bella recensione
Oannes, the Fish-Man!
The one who taught mankind wisdom.
The one who taught mankind wisdom.
Poco male. Mi ha colpito lo stesso. Si adatta molto bene alla storia di questo fumetto. Ma riguardo a cosa Nietzche scrisse questa frase?Ed e` di Nietzsche...
mi ispira tantissimo... mi date qualche info sull'edizione italiana?
Certo, esistono due edizioni mi sembra. Quella originale, la cui copertina svetta all'inizio di questo thread, costa sui 20 euro.
Poi c'è l'edizione di Repubblica, che vdovresti trovare ancora in giro che ne costa solo 6.90.
Poi c'è l'edizione di Repubblica, che vdovresti trovare ancora in giro che ne costa solo 6.90.
Mi pare che esista anche un'altra edizione "Magic" con una copertina diversa. non so quale delle due sia precedente e non sono nemmeno sicuro della veridicità dell'informazione.
Who Watches the Watchmen?
In occasione del ventennale della pubblicazione, Lavieri è lieta di presentare un volume che in dodici agili saggi affronta il seminale capolavoro di Alan Moore, Dave Gibbons e John Higgins.
Analisi critiche - che spaziano dall’impatto di Watchmen nel mondo dei comics alle innovazioni grafiche e narrative, dal postmoderno alla costruzione di mondi alternativi e distopici - firmate per l'occasione da studiosi del fumetto, sceneggiatori, registi: Matteo Casali, Alberto Casiraghi, Alberto Conte, Alessandro di Nocera, Tito Faraci, Ferruccio Giromini, Fabio Graziano, Fabrizio Lo Bianco, Eugenio Marica, Marco Pellitteri, Dez Vylenz, Link Yaco.
Ad arricchire l’opera, due esaustive interviste sulla realizzazione della serie ad Alan Moore e Dave Gibbons e un resoconto della sua esperienza del colorista John Higgins.
Completano il libro ventiquattro illustrazioni inedite di artisti italiani ed internazionali: Mirko Benotto, Riccardo Burchielli, Giuseppe Camuncoli, Claudio Castellini, Fabio Celoni, Werther Dell’Edera, Carmine di Giandomenico, Maurizio di Vincenzo, Luca Genovese, Massimo Giacon, Dave Hitchcock, Grazia Lobaccaro, Francesco Mattioli, Andrea Mutti, Giuseppe Palumbo, Stefano Raffaele, Eduardo Risso, Luca Rossi, Marco Soldi, Gary Spencer Millidge, Jay Stephens, Stefano Tamiazzo, Claudio Villa, Chris Weston.
Copertina dipinta da Gabriele Dell'Otto sulle matite di Dave Gibbons.
Quarta di copertina: Franco Brambilla.
Introduzione: Michael Moorcock. Post-fazione: Mike Carey.
Fotografie: Josè Villarrubia.
Ideato e curato da smoky man. Supervisione: Sergio Nazzaro.
Il 100% dei profitti netti del volume verranno donati all’AIMA, Associazione Italiana Malattia d’Alzheimer.
Illustrazione © Franco Brambilla
Watchmen © DC Comics
Editore: Lavieri editore (http://www.lavieri.it)
Formato: 17 x 24 cm
Data di pubblicazione: Ottobre/Novembre 2006
Foliazione: 192 pg
Analisi critiche - che spaziano dall’impatto di Watchmen nel mondo dei comics alle innovazioni grafiche e narrative, dal postmoderno alla costruzione di mondi alternativi e distopici - firmate per l'occasione da studiosi del fumetto, sceneggiatori, registi: Matteo Casali, Alberto Casiraghi, Alberto Conte, Alessandro di Nocera, Tito Faraci, Ferruccio Giromini, Fabio Graziano, Fabrizio Lo Bianco, Eugenio Marica, Marco Pellitteri, Dez Vylenz, Link Yaco.
Ad arricchire l’opera, due esaustive interviste sulla realizzazione della serie ad Alan Moore e Dave Gibbons e un resoconto della sua esperienza del colorista John Higgins.
Completano il libro ventiquattro illustrazioni inedite di artisti italiani ed internazionali: Mirko Benotto, Riccardo Burchielli, Giuseppe Camuncoli, Claudio Castellini, Fabio Celoni, Werther Dell’Edera, Carmine di Giandomenico, Maurizio di Vincenzo, Luca Genovese, Massimo Giacon, Dave Hitchcock, Grazia Lobaccaro, Francesco Mattioli, Andrea Mutti, Giuseppe Palumbo, Stefano Raffaele, Eduardo Risso, Luca Rossi, Marco Soldi, Gary Spencer Millidge, Jay Stephens, Stefano Tamiazzo, Claudio Villa, Chris Weston.
Copertina dipinta da Gabriele Dell'Otto sulle matite di Dave Gibbons.
Quarta di copertina: Franco Brambilla.
Introduzione: Michael Moorcock. Post-fazione: Mike Carey.
Fotografie: Josè Villarrubia.
Ideato e curato da smoky man. Supervisione: Sergio Nazzaro.
Il 100% dei profitti netti del volume verranno donati all’AIMA, Associazione Italiana Malattia d’Alzheimer.
Illustrazione © Franco Brambilla
Watchmen © DC Comics
Editore: Lavieri editore (http://www.lavieri.it)
Formato: 17 x 24 cm
Data di pubblicazione: Ottobre/Novembre 2006
Foliazione: 192 pg
Segnalo anche qui, che qualche giorno sono usciti fuori gli ennesimi rumors sul film ispirato a Watchmen. E questa parrebbe essere la volta buona:
"Alan Moore colpisce ancora... Dopo la trasposizione cinematografica di "V for Vendetta", ora un altro capolavoro del maestro britannico è sul punto di entrare nel business del grande schermo: "Watchmen". I diritti sono passati dalle mani della Universal Pictures prima, e della Paramount Pictures poi, ma la pellicola sarà prodotta dalla Warner Bros che con tutta probabilità affiderà la regia a Zack Snyder, già impegnato nell'adattamento di un altro grande fumetto, 300 di Frank Miller."
"Secondo quanto annunciato dal sito aintitcool.com, Zack Snyder (L'alba dei morti viventi e 300) potrebbe dirigere l'adattamento cinematografico della miniserie a fumetti creata, nella metà degli anni ottanta, da Alan Moore e Dave Gibbons.
Se le trattative tra il regista e la Warner andranno a buon fine, Snyder sostituirà Paul Greengrass. Nulla di traumatico in questo avvicendamento: il cambio alla regia era già stato annunciato lo scorso dicembre (notizie/3818/) dai produttori Lloyd Levin e Larry Gordon come risultato del passaggio del film dalla Paramount alla Warner. Nuova produzione, nuovo regista e nuovo atteso sceneggiatore che scipperà a David Hayter (Hulk e X-Men) il compito di adattare il graffiante fumetto di Moore."
tratto da:
<a href="http://www.afnews.info/public/afnews/vi ... 1,.htm">Af News</a>
<a href="http://www.fantasymagazine.it/notizie/4229/">Fantasy Magazine</a>
"Alan Moore colpisce ancora... Dopo la trasposizione cinematografica di "V for Vendetta", ora un altro capolavoro del maestro britannico è sul punto di entrare nel business del grande schermo: "Watchmen". I diritti sono passati dalle mani della Universal Pictures prima, e della Paramount Pictures poi, ma la pellicola sarà prodotta dalla Warner Bros che con tutta probabilità affiderà la regia a Zack Snyder, già impegnato nell'adattamento di un altro grande fumetto, 300 di Frank Miller."
"Secondo quanto annunciato dal sito aintitcool.com, Zack Snyder (L'alba dei morti viventi e 300) potrebbe dirigere l'adattamento cinematografico della miniserie a fumetti creata, nella metà degli anni ottanta, da Alan Moore e Dave Gibbons.
Se le trattative tra il regista e la Warner andranno a buon fine, Snyder sostituirà Paul Greengrass. Nulla di traumatico in questo avvicendamento: il cambio alla regia era già stato annunciato lo scorso dicembre (notizie/3818/) dai produttori Lloyd Levin e Larry Gordon come risultato del passaggio del film dalla Paramount alla Warner. Nuova produzione, nuovo regista e nuovo atteso sceneggiatore che scipperà a David Hayter (Hulk e X-Men) il compito di adattare il graffiante fumetto di Moore."
tratto da:
<a href="http://www.afnews.info/public/afnews/vi ... 1,.htm">Af News</a>
<a href="http://www.fantasymagazine.it/notizie/4229/">Fantasy Magazine</a>
Ultima modifica di Tyrrel il mercoledì 05 aprile 2006, 21:07, modificato 1 volta in totale.
Ok. Questo. lo. voglio. fedele.
Cioè ci tengo, ecco.
Cioè ci tengo, ecco.
E' per questo che hai usato il Dom?Grrodon ha scritto:Ok. Questo. lo. voglio. fedele.
Cioè ci tengo, ecco.
Comunque ti capisco, fedele sia nella sceneggiatura che nella regia. Ne parlavamo con Rensel su Sbonk, niente registi che non usano le inquadrature fisse. Che anzi dovrebbero essere abbondanti, viste molte scene del fumetto.
L'inquadratura fissa nel fumetto non ha lo stesso effetto che può avere l'inquadratura fissa in un cinema.
Nel film ci dovrà essere ben altro, non sono le inquadrature fisse il primo dei problemi.
Nel film ci dovrà essere ben altro, non sono le inquadrature fisse il primo dei problemi.
Naturalmente, il mio intervento era solo contro l'opportunita` di un regista come Greengrass che la telecamera non la tiene MAI ferma. Comunque non sara` lui a dirigere, e il problema non si pone.
Quello che vorrei per Watchmen, in ogni caso, non e` ne` una trasposizione uguale identica à la "Sin City" ne` un "tradimento" della trama. L'ideale sarebbe un film che si attiene abbastanza fedelmente ai punti fissi della trama - quindi, NO a cambi di finale che evitino la catastrofe di Veidt e NO ad aggiornamenti ai giorni nostri, come si ipotizzava; la storia di Watchmen e` collocabile SOLO in un certo periodo in cui ci sono DUE superpotenze, la Guerra Fredda non e` di certo sostituibile con la Guerra al Terrorismo, senza contare che Moore ha fatto un'opera certosina per far coincidere eventi storici con eventi fittizi, cosa che un qualunque altro sceneggiatore filmico incaricato di "aggiornare" tralascerebbe - ma che nello stesso tempo sia un'opera a se' stante, non si debba reggere sul fumetto, e che esalti magari certi aspetti rispetto ad altri.
Mi rendo conto che per questo servirebbe un regista davvero bravo. Ero entusiasta quando, all'inizio, avrebbe dovuto dirigerlo Aronofsky, un regista giovane, molto apprezzato anche dalla critica, e in continuo miglioramento. Purtroppo non sara` lui, ma spero di potermi fidare...
Quello che vorrei per Watchmen, in ogni caso, non e` ne` una trasposizione uguale identica à la "Sin City" ne` un "tradimento" della trama. L'ideale sarebbe un film che si attiene abbastanza fedelmente ai punti fissi della trama - quindi, NO a cambi di finale che evitino la catastrofe di Veidt e NO ad aggiornamenti ai giorni nostri, come si ipotizzava; la storia di Watchmen e` collocabile SOLO in un certo periodo in cui ci sono DUE superpotenze, la Guerra Fredda non e` di certo sostituibile con la Guerra al Terrorismo, senza contare che Moore ha fatto un'opera certosina per far coincidere eventi storici con eventi fittizi, cosa che un qualunque altro sceneggiatore filmico incaricato di "aggiornare" tralascerebbe - ma che nello stesso tempo sia un'opera a se' stante, non si debba reggere sul fumetto, e che esalti magari certi aspetti rispetto ad altri.
Mi rendo conto che per questo servirebbe un regista davvero bravo. Ero entusiasta quando, all'inizio, avrebbe dovuto dirigerlo Aronofsky, un regista giovane, molto apprezzato anche dalla critica, e in continuo miglioramento. Purtroppo non sara` lui, ma spero di potermi fidare...
Oannes, the Fish-Man!
The one who taught mankind wisdom.
The one who taught mankind wisdom.
Non parlavo di usare solo le inquadrature fisse, ma nemmeno di non usarle per nulla. Se la regia fosse alla "The Bourne Supremacy", citato da Rensel su Sbonk, sarebbe orrenda per una storia come Watchman. Cioè, non vorrei vedere il solito stile utilizzato per molti film sui supereroi dei fumetti, Watchmen è Watchmen! La pianificazione e la lavorazione del film, se veramente si farà, dovrannno essere serie e ottime. L'ideale sarebbe che ci lavorassero regista e sceneggiatore/i che conoscono e amano la storia; solo così, imho, nel non facile compito di un adattamento cinematografico, si potrà ottenere un risultato all'altezza del capolavoro mooriano.DeborohWalker ha scritto:L'inquadratura fissa nel fumetto non ha lo stesso effetto che può avere l'inquadratura fissa in un cinema.
Nel film ci dovrà essere ben altro, non sono le inquadrature fisse il primo dei problemi.
Ultima modifica di Tyrrel il mercoledì 05 aprile 2006, 21:07, modificato 1 volta in totale.
No, è Watchmen.Tyrrel ha scritto:Watchman è Watchman!
Ehr... già. Appunto.Grrodon ha scritto:No, è Watchmen.Tyrrel ha scritto:Watchman è Watchman!
Pac-Watchmen!!!
Splendido!
Splendido!
Direi che al di là dell'adattamento, il problema grosso saranno gli attori. Chi potrà interpretare i personaggi di Watchmen, con tutte le contraddizioni che hanno?