Bologna - Future Film Festival 2009

Disney sovrana, ma anche la nuova concorrenza hollywoodiana, gli anime, i corti, i lunghi, gli stop motion... e tutto ciò che da fermo magicamente si muove!
  • Se riesco mi piacerebbe venire nel week end .. ora devo un attimo organizzare al meglio.

    Soprattutto a livello anime ci sono delle perle che non mi sarei aspettato e che son più che gradite!

    In primis Casshern Sins, la nuova serie di Kyashan. :sbav: Poi Cobra The Animation: The Psychogun. Una nuova miniserie di 4 OAV dedicata al personaggio creato trent’anni fa da :adore: Buichi Terasawa.

    Ma anche Gegege No Kitarô, Hakaba Kitarô, Kaiba, Michiko e Hatchin e Moonlight Mile. :sbav:
  • Probabilmente potrei ritrovarmi tra le mani un pass stampa per intervistare gggente al FFF.
    Nel caso, avete qualche domanda interessante che proprio sentite l'impellenza di fare a:
    - Doug Sweetland, della PIXAR
    - Dave Filoni, direttore di Clone Wars
    - Leslie Iwerk, nipote di Mr. Steamboat Willie
    ?
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  • ovviamente si può chiedere qualcosa a Dolceterra, ma al momento non mi viene niente. Penseròcci...
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Solo per lo spazio dedicato ad Ub Iwerks :adore: , varrebbe la pena fare i salti mortali quest'anno per andarci. Ed ovviamente non potrò... :cazz:
  • Prima giornata vuota, praticamente monopolizzata dall'incontro con la PIXAR, un po' per la programmazione sparuta del primo giorno della manifestazione, un po' perchè mi sono dilungato con Sweetland, un po' per impegni miei serali per i quali ho abbandonato il festival dopo le 19.

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    Incontro con Doug Sweetland - Making Of Presto
    L'incontro comincia con ottimi presupposti: entrando in sala, mentre Sweetland si sta accordando con organizzatori e traduttori, sullo schermo campeggia la scritta "Talking Sweetland: Spectacular!", realizzata con gli stessi font dei manifesti di Presto e ricca di altre frasi sensazionalistiche che immergono nel contesto del corto, piccoli dettagli davvero graditi. La stessa cura poi sarà riservata nelle slide che il regista PIXAR mostrerà, con scritte che appaiono rimbalzando o esplosioni che rendono tutto più divertente e meno accademico di quanto non siano solitamente questi incontri.
    Per partire dall'oggetto dell'incontro, viene mostrato subito il cortometraggio, e poi Sweetland racconta della sua esperienza in PIXAR, iniziata ben 14 anni fa col primo Toy Story; l'uomo PIXAR mostra sullo schermo il risultato di una sua giornata-tipo da animatore (nello specifico una scena in cui Waternoose di Monsters Inc. fa una risata, perfezionata da un modello grezzo attraversando diversi step fino ad arrivare a una versione migliore e più vicina al risultato definitivo).
    Si passa poi a Presto, di cui viene raccontato tutto il processo creativo dato che Sweetland per la prima volta si è occupato anche della scrittura, e analizzando il progetto iniziale attraverso i primi stoaryboard e animatic.
    Sweetland si recò dai boss della PIXAR con una storia di partenza per un cortometraggio: Presto era un mago abbandonato dal suo coniglio con cui collaborava da anni appena prima di uno spettacolo. Per rimediare, Presto trascina nello spettacolo un coniglio di strada che si avvicina al mago per chiedergli un autografo, ma il novellino ha paura a salire sul palcoscenico e incasina tutto lo spettacolo, facendo così infuriare resto, che se ne va. Per salvare lo show, il nuovo coniglio cerca di tirare il mago fuori dal cilindro, ma così facendo lo mette in pericolo di vita; riuscirà a salvarlo (con lo stesso espediente visto nell'effettivo finale del corto) e i due diventano un vero e proprio team.
    I vertici PIXAR apprezzarono l'idea, ma fecero un appunto: la storia era troppo lunga, e suggerirono di non far mai uscire Presto di scena, ma lasciarlo sempre sul palcoscenico. Perfetto: Sweetland era convinto di essere già a buon punto, dato che ricevere una sola critica a quel punto del processo è un buon segno. Rimaneva però il problema di come mettere il mago in una situazione di pericolo. E poi, se il coniglio era uno sconosciuto che ha appena incontrato Presto, perchè sarebbe dovuto rimanere a bordo palcoscenico, invece di tornarsene in strada? Cominciarono così svariati tentativi per approcciare diversamente la storia iniziale: tra questi sketch stoaryboardati (dei quali Sweetland realizzava tutte le vocine e gli effetti sonori live, molto divertente) Presto strappa per sbaglio il vestito a una ballerina di fila che lo schiaffeggia, e diverse altre gag basate sul meccanismo dei due cappelli magici. Tutto il team al lavoro sul corto si mise anche ad effettuare lunghe ricerche sul vaudeville, per realizzare locandine di ipotetici spettacoli (dei quali Presto DiGiotagione sarebbe stato una sorta di gruppo spalla inizialmente poco considerato, diventando famoso solo alla fine del corto): tra questi, un assurda ricostruzione della guerra civile messa in scena da barboncini bianchi e neri. Inoltre Sweetland voleva sfruttare la possibilità di mostrare le reazioni del pubblico del teatro composto per lo più da buffi signori aristocratici dall'aspetto grottesco, ma nulla di tutto ciò funzionava.
    E qui Andrew Stanton diede un consiglio: Sweetland era convinto di aver avuto l'idea geniale dei cappelli, ma il corto doveva funzionare anche senza di essi, la storia si basa sulla relazione tra i due personaggi. Ed è allora che fa la sua comparsa la carota, obiettivo del coniglio, forse banale, ma sicuramente efficace; il mago diventa quindi l'ostacolo che si contrappone tra il coniglio e la carota, e i cappelli sono "solo" il mezzo di comunicazione che c'è tra coniglio e mago. Ed ecco che il corto aveva preso vita.
    Tra l'altro, forse è una cosa che avevano già notato tutti, ma io mi sono accorto solo oggi di come i nomi dei personaggi Presto DiGiotagione e Alec Azam si contrappongano, ricordando due parole che esemplificano due tipi diversi di magia: Prestidigitazione e Alakazam!
    L'incontro sarebbe finito, ma... a sorpresa, è presente in sala anche Scott Stafford, compositore della colonna sonora del corto! Il musicista ha spiegato che la chiave del suo lavoro è stato il personaggio di Presto, che si prende molto sul serio (anche troppo); un musica buffa non avrebbe funzionato, per cui ha optato per una musica da opera lirica, con un grande utilizzo di leit motiv che si ripetono quasi ossessivamente nel corso del corto. Per la parte del banjo, Doug Sweetland ha addirittura registrato da solo un'intera canzone country simile a una quadriglia (con tanto di versi di mucche e maiali fatti da lui, spassosi :D ), e noi presenti in sala siamo stati i primi esseri umani a sentirla (e probabilmente anche gli ultimi); la presenza delle parole infatti risultava troppo fuori luogo in un corto muto, e così fu riciclata solo la melodia di quella canzone.
    Attirata l'attenzione del regista PIXAR, gli ho chiesto qualche impressione a caldo sul Leone alla Carriera a Lassater: Sweetland non ne sapeva ancora nulla, ha iniziato a gesticolare tutto emozionato ed esaltato, a dire che era una cosa stupenda, che Lassater è stato il suo padre dentro la PIXAR, il suo sole e la sua luna, e altri blateramenti vari, visibilmente emozionato.
    Sfruttando il suo buonumore ho provato a farlo sbottonare un po' su eventuali suoi progetti futuri, ma non gli è permesso dire assolutamente nulla: l'unica cosa che mi ha detto è che sta lavorando e già questo lo rende felice (e di questi tempi, non ha tutti i torti...) e che gli piacerebbe molto tornare a collaborare con Stafford. Visto che Presto è la sua esperienza anche come scrittore, sarebbe stato interessante capire se Sweetland fosse interessato a proseguire questa strada, ma anche qui ha fatto fatica a dire qualunque cosa senza sbilanciarsi (parlava come se avesse cecchini PIXAR pronto a farlo fuori alla prima parola di troppo che avesse detto), limitandosi a dire che comunque gli piacerebbe scrivere continuando anche a fare da animatore, come ha fatto per Presto.

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    Idiots and Angels - Bill Plympton
    Angel è un uomo egoista, che un giorno si risveglia con due ali dietro alla schiena per colpa delle quali si ritrova costretto a fare buone azioni. Un'opera affine agli altri lungometraggi di Plympton, forse più malinconica del solito. le animazioni sono grezze, ma iniziano a presentare sempre più dettagli e colorazioni più accurate: le animazioni sono più efficaci, presentando carrellate su immagini fisse che ottimizzano i disegni, con stratagemmi simili a quelli utilizzati nell'italiano SuperGulp!
    Comunque, nonostante il giudizio sull'opera e sullo stile di Plympton, che può piacere o non piacere, ritengo che Plympton sia una figura che nel mondo dell'animazione DEVE esistere. Un uomo che continua a voler disegnare i suoi film completamente da solo, fotogramma per fotogramma, e riesce a sfornare un lungometraggio ogni 3-4 anni e in media un cortometraggio all'anno. Il fatto che un individuo riesca a realizzare con regolarità quello che società e studi mastodontici realizzano con un dispendio di persone e soldi colossale, è comunque un contraltare che deve esistere.
    Poi le sue opere non mi fanno impazzire (soprattutto i lungometraggi, nei corti funziona già di più), ma è bello che lui esista.

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    Underworld: Rise of the Lycans
    Capitolo conclusivo della trilogia di Underworld che, come già dichiarato dal principio della saga, è un prequel.
    E non se ne capisce bene il senso, dato che il film racconta quello che veniva già raccontato nel primo film (e in parte nel secondo), tornando indietro nel tempo fino all'inizio della guerra tra Vampiri e Licantropi; peccato che tutto c'era da sapere già lo sapevamo, qui ci viene solo mostrato, senza alcun particolare guizzo. E' una sorta di Romeo e Giulietta tra creature della notte, con il lupacchiotto protagonista che si innamora della figlia del Vampiro Capo, con conseguente tragedia e lotta che si prolungherà nei secoli, portando agli eventi visti nei due film precedenti.
    Il brand Underworld era fortemente incentrato sul personaggio di Kate Beckinsale, grande assente in questo capitolo, facendo perdere gran parte dell'appeal della saga. Il risultato è un film fantasy senza lode nè infamia, con effetti speciali mediocri, qualche buona scena, ma poco altro.
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  • Scusa, non mi dire che sei andat... cioè, grazie per il resoconto su Presto e Plympthon eh, però... sei andato a vedere Underworld e non Benjamin Button?
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    :solly:
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    From Inside
    Una ragazza incinta è a bordo di un treno guasto che si fa lentamente strada in uno spoglio paesaggio post-apocalittico; se tutto ciò non fosse già abbastanza allegro, i passeggeri del treno dovranno affrontare un'alluvione, la guerra, la carestia e pure un epidemia mortale, quanta gioia! La ragazza però lotterà contro questi pericoli aggrappandosi al ricordo del marito scomparso, in un racconto che definire deprimente è riduttivo.
    Interessante però il processo di creazione del film: l'autore John Bergin aveva realizzato la graphic nevel di From Inside, decidendo poi di trasformarlo in un lungometraggio animato. E riuscirà nell'impresa completamente da solo, col computer di casa, creando il film con le stesse immagini del fumetto, frammentate e poi posizionate su più livelli per dare una sensazione di profondità, inserendo poi elementi in 3D e applicando texture.
    La narrazione risulta però lenta, probabilmente caratteristica insita nella storia, rafforzata però fin troppo dalle immagini statiche che compongono il film.

    Iwerks Trailer
    Una rassegna di trailer di film ai quali Iwerks ha collaborato con le sue animazioni o trovate tecnologiche, dai più famosi Classici Disney, ai film in tecnica mista, passando per qualche live action Disney con effetti speciali, e addirittura Gli uccelli di Hitchcock. Alla fine, sono stati proiettati anche due documentari promozionali su Disneyworld, alla quale Iwerks ha collaborato nello sviluppare alcune attrazioni; interessanti anche per vedere il parco quando aprì, con alcune attrazioni decisamente più arretrate di quanto non siano oggi.

    Il curioso caso di Benjamin Button
    Ne ho parlato in un topic apposito

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    Making of Burn-E
    Sempre Doug Sweetland ha presentato in anteprima nazionale il corto Burn-E e il making of, facendo le veci dell'assente Angus McLane. McLane era il regista perfetto per il cortometraggio, avendo lavorato alla scena di Burn-E presente nel film, e essendo cresciuto con un padre saldatore, proprio come lo sfortunato robottino. Forse per questo legame col personaggio, McLane durante la lavorazione del film continuava a tempestare Stanton di domande su cosa sarebbe capitato a Burn-E, rimasto bloccato all'esterno dell'astronave; Stanton però non poteva permettersi di inserire la storia di Burn-E nel film, senza sbilanciare la trama principale. A film finito, McLane si presenta da Stanton con lo storyboard animato dell'intero cortometraggio, realizzato autonomamente di notte, nel periodo di lavorazione di Wall-E (e qui il mattatore Sweetland ha simulato la scenetta tra i due registi, in cui uno Stanton esasperato accetta di vedere lo storyboard animato, a fronte delle richieste assillanti del povero McLane). Lo storyboard (proiettato al Festival così come fu presentato a Stanton, e praticamente identico, inquadratura per inquadratura, al risultato finale) piacque, e il corto entrò subito in produzione per il DVD.
    A questo punto il povero Sweetland, che non c'entra nulla con Burn-E si è offerto di rispondere a domande di qualunque tipo sulla PIXAR, dalle quali sono uscite un bel po' di informazioni interessanti.
    - Ripercorrendo la storia della PIXAR, inizialmente i cortometraggi erano storie a sè stante, poi a partire da Monsters, Inc. si sono cominciati a fare una sorta di "sequel" del film, da inserire nel DVD. Quest'ultimo anno ha visto Burn-E, un vero e proprio spin-off, e i Cars-toons, una miniserie di corti trasmessi in televisione. Facendo notare questo percorso a Sweetland, ho chiesto se questo sempre maggiore interesso a sviluppare le storie dei propri personaggi avrebbe potuto portare a una serie televisiva made in PIXAR. Sweetland non pensa che questo potrà avvenire: una volta i cortometraggi erano una sorta di "palestra" per gli animatori, ma ora sono diventati una sorta di "secondo film" mostrato al cinema o nei DVD con la medesima dignità. Comunque, non stanno pensando ai corti o alle serie di corti come eventuale banco di prova per una serie animata PIXAR.
    - Alla classica domanda su quali saranno i prossimi film PIXAR, Sweetland ha risposto elencando tutti i film annunciati qualche mese fa, con qualche parere personale.
    Ha definito Toy Story 3 come "the funniest storyreel ever seen in PIXAR".
    Su The Bear and the Bow ha detto che sarà qualcosa di meraviglioso, una classica favola di principesse ma non sulla falsariga dei fratelli Grimm, sarà qualcosa di davvero originale...
    Su Cars 2 ha detto che il team al lavoro sul film è composto quasi completamente da nuovi arrivi in PIXAR, sarà un film caratterizzato da una freschezza particolare.
    - Interrogato nuovamente sul Leone d'Oro (da qualcuno che evidentemente non c'era il giorno precedente), ha detto che dopo aver appreso la notizia (da me :D ) ha telefonato per chiedere ulteriori informazioni e per la gioia incontenibile ha cominciato a salire su e giù per le torri di Bologna, si è tuffato nella fontana del Nettuno, e altre cose che non ha potuto dire per non finire in galera.
    - La domanda successiva è stata sui sequel, se vogliono essere un modo facile di sfruttare personaggi a cui il personaggio si è affezionato, per sfruttarli anche economicamente garantendo un ritorno di pubblico; il dissenso è stato ovvio, ma Sweetland assicura che, senza poter entrare nel dettaglio, le storie dei sequel in lavorazione nascono perchè c'è una storia che vuole essere raccontata. Ad esempio, gli spunti alla base del secondo Toy Story e del terzo (dove vedremo cosa succederà ai giocattoli quando Andy andrà al college), sono riflessioni uscite già durante la scrittura del film originale.
    - Marjane Satrapi ha voluto realizzare il film di Persepolis in animazione tradizionale per scampare al rischio che la sua opera col tempo apparisse datato dal punto di vista tecnologico; l'ultima domanda della conferenza è se la PIXAR ha mai affrontato questo "problema" della computer graphic. Sweetland ha risposto che, secondo lui, lo stesso problema affligge non solo i film in CGI, ma tutti i tipi di film: i film muti o i primi corti d'animazione non sono sicuramente tecnicamente paragonabili agli attuali, ma sfida chiunque a non apprezzare una comica di Chaplin o una delle Silly Symphonies, opere considerate immortali. Per "combattere" questo invecchiamento, la PIXAR si preoccupa principalmente di creare buone storie, realizzando film il più diversi possibili tra loro, a differenza della Disney che ha un suo stile ben preciso. Anche altri studi animati hanno stili definiti, con una sorta di artista al vertice: alla Ghibli regna Miyazaki, alla Aardman c'è Nick Park... La PIXAR invece ha diversi registi di spicco (Sweetland la paragona a una stalla con tanti cavalli di razza), ognuno col suo stile e la sua sensibilità ben riconoscibili. Il marchio della PIXAR che ne caratterizza la PIXAR può essere considerata la freschezza, con la quale si approccia ad ogni nuova opera.

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    Martin Fierro
    La storia di Martin Fierro, un eroe della Pampa argentina di fine XIX secolo, obbligato ad abbandonare la famiglia per arruolarsi; aggrappato alla promessa di un ritorno a casa che non si realizzerà mai, il ribelle si opporrà alle ingiustizie per riacquistare la libertà. La storia, e il modo in cui è raccontata, mi ha raccontato quelle bio-story che si vedono spesso nella fiction italiana, per lo più narrate in modo soporifero e per nulla avvincente; tra l'altro, ogni barlume di epicità a mio parere si smorza di fronte allo stile di disegno.
    Una delle cose più brutte viste al Festival quest'anno.
    E HA VINTO. Quando l'ho saputo mi è letteralmente caduta la mascella.
    E in giro sento un sacco di gente a cui è piaciuto. La motivazione per cui ha vinto è "per l'originalità e la ricercatezza del design"; ora, sarò ubriaco io, ma a me sembrano animazioni dozzinali e disegni brutti. Boh, giudicate anche voi guardando il trailer.

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    Genius Party
    Un lungometraggio assolutamente sperimentale uscito nei cinema giapponesi, composto da 7 cortometraggi realizzati da 7 autori molto diversi l'uno dall'altro, ai quali è stata lasciata la completa libertà creativa. I primi sono piuttosto indigesti (assurdo un corto che è praticamente un monologo filosofico sull'umano, Dio, il doppio, ecc., che fa apparire il discorso dell'Architetto in Matrix Reloaded un raccontino della Pimpa) ma è piuttosto caruccio il penultimo, di Masaaki Yuasa (regista di Mind Game), un corto onirico in cui un neonato va a zonzo per una bizzarra landa, accompagnato da una creatura che gli permette di essere cavalcata, e un buffo animaletto che si nutre dei rifiuti organici del marmocchio.
    Il corto più bello invece è, come prevedevo, quello di Shinichiro Watanabe (autore di Cowboy Bebop): due liceali giapponesi si regalano una giornata fuori da scuola, fuggendo verso il mare. I due sono amici dall'infanzia, e l'nsolita giornata si rivela essere alla fine l'addio del ragazzo, che il giorno dopo si trasferirà in un'altra città: buoni i disegni e l'animazione, ma il corto si distingue specialmente per i ritmi di narrazione, i silenzi, e il modo in cui esprimendo ben poco i personaggi riescano a far percepire le proprie sensazioni.

    Future Film Shorts 2
    Programma di cortometraggi con poco d'interessante. Ho visto per intero l'Hot Dog di Plympton (caruccio, ma niente di speciale, le nomination continua a beccarsele solo perchè fa tutto da solo) e soprattutto il nuovo corto di Wallace & Gromit, di cui ho già parlato nel topic dei corti.
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  • Il Drago Riluttante
    Ho già inserito le mie impressioni nel topic del film.

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    Kyashan Sins
    Nella serie degli anni '70 Kyashan era un ragazzo che, per proteggere la Terra da un attacco di robot, accettava di trasformare il proprio corpo in un androide. 35 anni dopo il personaggio ritorna, ma i presupposti alla base della trama sono completamente diversi: sono passati secoli e ormai il pianeta Terra è completamente devastato, abitato quasi unicamente da androidi in via di degenerazione, senza alcuna possibilità di essere riparati o sostituire i pezzi danneggiati.
    Kyashan è l'unico a non essere afflitto da questa degenerazione, e attira l'interesse di tutti gli altri androidi tra i quali si è sparsa la voce che assimilare il suo corpo equivale ad ottenere la vita eterna; l'ex-umano deve così evitare gli attacchi nemici, facendo i conti anche con un passato in cui ha condotto alla rovina l'intera umanità, non avendo memoria di ciò.
    Il character design è interessante (anche se Kyashan senza cappuccio ricorda fin troppo Pegasus dei Cavalieri dello Zodiaco), le animazioni sono di livello medio/alto per una produzione giapponese odierna, ma la serie si caratterizza particolarmente per la colorazioni, con colori accesi arricchiti da un effetto "sfocato".
    La storia è altalenante, nei primi due episodi non è riuscita a catturarmi, mentre la terza puntata (in cui Kyashan viaggia per un tratto del suo vagabondare assieme a uno dei rari umani sopravvissuti) mi è piaciuta un bel po'.

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    Moonlight Mile
    Serie animata giapponese di stampo fantascientifico, Moonlight Mile non ripercorre le via della fantascienza "classica", riducendo l'elemento fantastico per concentrarsi più sulla vita quotidiana degli astronauti, come accade ad esempio in Planetes. In questo meccanismo la serie riesce benissimo, presentando i personaggi e mostrandoli nel corso dell'aggiornamento; questo giudizio però è limitato alle prime tre puntate, quelle mostrate al Festival, dove i protagonisti ancora devono raggiungere lo spazio, quindi bisogna vedere se la serie virerà verso un'altra direzione, una volta abbandonata l'atmosfera terrestre.

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    Painted Skin
    Film di genere wuxiapian (stile La Tigre e il Dragone o La Foresta dei Pugnali Volanti, per intenderci) nel quale si crea un poco credibile esagono amoroso (praticamente 6 persone in cui ognuno ama qualcuno che non ricambia, a sua volta amato da qualcuno che non interessa) tra umani e demoni. Perno della vicenda è una demonessa che deve nutrirsi di cuori umani, riescundo a farsi ospitare da un ricco possidente che ignora la sua vera natura; di lei si innamoreranno un po' tutti, compreso un demone che mangia gli insetti allungando la lingua come Jar Jar Binks e procaccià i cuori per la sua amata.
    Il tipo di recitazione sopra le righe spesso usato nelle produzioni orientali smorza l'epicità che la trama richiederebbe, così come fanno alcuni momenti "da commedia" che risultano un po' fuori luogo. Ciò che però fa crollare del tutto ogni parvenza di interesse per il film è il finale, nel quale il cattivo per eccellenza del film alla fine si ravvede e addirittura resuscita i due protagonisti buoni che aveva ucciso poco prima, un po' come se il lupo cattivo si facesse venire i rimorsi di coscienza e si ficcasse due dita in gola per vomitare Cappuccetto Rosso e nonna, per salvarle.

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    Genius Party Beyond
    Seguito di Genius Party, con la stessa formula di cortometraggi realizzati da autori differenti con la completa libertà artistica; stavolta i corti invece di 7 sono 5, e la qualità è a mio parere mediamente superiore.
    Gala, di Mahiro Maeda (autore dei primi due corti animati di Animatrix) racconta una storia con una forta influenza musicale, anche se non mi sentirei di paragonarlo con quanto fatto in Fantasia: in un villaggio di Oni precipita una grossa pietra che tutti cercano di distruggere, vedendolo come una minaccia. L'anziano saggio però incarica due ragazzi e un gatto di proteggere la pietra, destinata a portare la serenità in tutta la foresta; infatti, quando dal cielo iniziano a cadere alcune gocce d'acqua, tutto il popolo si accorge che la pietra ha un potere molto particolare... Animazioni piuttosto convenzionali come stile, ma di alta qualità: il character design mi ha ricordato un po' quello di Sadamoto, anche se non c'è nessuna traccia del suo lavoro.
    Moondrive di Kazuto Nakazawa (anche lui al lavoro su due corti di Animatrix) è forse il più interessante e divertente del pacchetto, una caccia al tesoro alla quale partecipano tre individui grotteschi, seguendo una vecchia mappa; il corto alterna ritmi forsennati a fermo immagine, con un umorismo demenziale e cinico. Lo stile dei disegni è molto particolare, tendente allo scarabocchio, reso ancor più bizzarro da una colorazione spenta e da fondali decadenti.
    Babau il cagnolino è il sogno di un bambino che sta attendendo la nascita del fratellino nel corridoio del reparto maternità: nel sonno vivrà diverse avventure scontrandosi con orchi e altre creature, per andare alla ricerca di un cagnolino. Adatti alla narrazione sono i disegni da bambino che spesso sfociano nella deformazione, e la colorazione a pastello.
    Anche Kit per animatori di terracotta risalta per lo stile particolare e l'alta qualità: una ragazza vive in un appartamento alquanto disordinato, nel quale si muovono alcuni bizzarri pupazzi. La ragazza è infatti in grado di manipolare un particolare tipo di terracotta in grado di prendere vita, la quale però potrebbe anche incarnare un gigantesco mostro distruttore, e perciò la polizia del futuro è sulle sue tracce... Storia avvincente ben realizzata, con animazioni molto fluide e sfondi ricchi di particolari.
    Koji Morimoto (regista di Mind Game) confeziona Dimension Bomb, delirio visivo completamente distante da qualunque parvenza di concretezza: immagini e scene movimentate, che si susseguono senza alcun significato, e senza nemmeno una particolare ricerca stilistica. Narrativamente parlando, il nulla totale. Peccato, un finale fiappo per una raccolta di corti che fino a questo punto non aveva avuto nessun calo.

    20th Century Boys
    Anche per questo film, ho aperto un topic a parte.
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  • Com'è ormai tradizione,a mesi di distanza completo il resoconto di quanto ho visto al Future Film Festival nell'ormai lontano gennaio; alcune opere rimangono comunque interessanti e magari a qualcuno viene voglia di recuperare qualcosa di cui ignorava l'esistenza...

    Flip the Frog
    Una rassegna dei corti di Flip the Frog è stata forse una delle cose più soddisfacenti viste al FFF, il recupero di qualcosa che difficilmente avrò altre occasioni di vedere. Assistere a una lunga sequenza di cortometraggi di Iwerks realizzati al di fuori dalla Disney è interessante perché fa capire la forte impronta che Iwerks è riuscito a dare all'universo Disney: anche qui appaiono numerosi personaggi che sono pressoché identici a Topolino, Gambadilegno, Orazio e Clarabella, in uno stile che poi sarà ripreso da Gottfredson e altri disegnatori che si cimenteranno con il cast di Topolinia. Strano come tra tutti i personaggi Disney finora non ci siano mai state rane, forse per lasciare a Iwerks il riconoscimento di Flip the Frog... bè, ma tra qualche mese "La principessa e il Ranocchio" rimedieranno a questa mancanza.
    Sono riuscito a trovare su Youtube "The Cuckoo Murder Case", uno dei corti più divertenti che erano stati proiettati, ci sono una serie di trovate visive e gag davvero interessanti.



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    Mocland
    Film in CGI che sviluppa una (da noi sconosciuta) serie animata spagnola, con qualità tecnica standard (non fa schifo ma non è neanche particolarmente affascinante); anche la storia non ha granchè di memorabile, un gruppo di alieni deve salvare il proprio pianeta da un cattivone che ha rubato la principale fonte d'energia... Coppia di protagonisti con storia d'amore nascente, compagno buffo e goffo Pippo-style, battute su battute di cui alcune si salvano, ma se non avessi visto questo film non mi sarei certamente strappato i capelli dalla disperazione.

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    Disaster! La Terra è fottuta
    Film realizzato in stop motion con pupazzi di gomma, con un risultato finale che ricorda per il look il Celebrity Death Match di MTV, rete televisiva che guarda caso l'ha prodotto. Se qualcuno ha visto il meraviglioso e geniale Team America: World Police di Matt Stone e Trey Parker (quelli di South Park) avrà una vaga idea di cosa possa essere questo film: le intenzioni sono neanche troppo velatamente quelle di realizzare un prodotto simile, con buffi pupazzi che fanno sesso, sono protagonisti di scene splatter e di gag meta-cinematografiche, ma tutte le volgarità e le battute grezze sono qui assolutamente gratuite e inefficaci. La sala ha gradito, ma evidentemente era un pubblico abbastanza greve (siamo dalle parti di Beavis & Butthead), il target a cui si rivolge l'opera non è di certo molto elevato, dato che anche la trama ha ben poco di originale o ispirato.

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    The Story of Iwerks
    Dopo aver visto l'anno precedente al FFF il documentario di Leslie Iwerks sulla Pixar, quando ho visto nell'edizione 2009 del Festival un documentario simile realizzato sulla figura di Ub Iwerks, che conoscevo molto meno rispetto alla storia Pixar, la cosa mi fece molto piacere, mettendo la proiezione in testa a quelle da cui mi aspettavo di più.
    E il documentario mi ha davvero sorpreso più di quanto mi aspettassi, per la chiarezza espositiva, i personaggi coinvolti nelle interviste e la quantità di informazioni contenute in esso; appena è terminato ho subito pensato che una sua pubblicazione in DVD era più improbabile di "The Pixar Story" inserito come contenuto extra di Wall-E, ma giusto qualche mese dopo ho appreso piacevolmente che l'avrei rivisto nei Disney Treasures, gioia e gaudio.
    Interessante l'immagine di Iwerks artista che esce dal documentario, contrapposto al Walt Disney produttore: il primo voleva continuare a disegnare fotogramma per fotogramma, il secondo per essere più efficiente puntò sugli intercalatori.
    Alcuni dati su Iwerks sono davvero straordinari e al limite del plausibile (per "Plane Crazy" realizzò 700 disegni al giorno?!?!?!), così come sorprendente è il numero di innovazioni tecniche che è riuscito ad apportare al mondo dell'animazione e del cinema in generale.
    Fa riflettere anche il fatto che il "fallimento" dei corti di Iwerks durante il periodo della Grande Depressione fu causato dal suo voler far satira e trasmettere una morale, mentre la gente voleva solo essere rassicurata andando a rifugiarsi nei corti più spensierati di Walt Disney.

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    SOS Tokyo Metro Explorer
    La prima cosa di Katsuhiro Otomo che vedo e sopporto (anche se replicherò un paio di giorni dopo con "Freedom").
    Un gruppo di ragazzini in stile Goonies va in esplorazione della vecchia metropolitana di Tokyo alla ricerca di un tesoro, seguendo la mappa disegnata anni prima dal padre di uno di loro; l'esplorazione li porterà ad incontrare un gruppo di persone che abitano nel sottosuolo, in una zona che si trasformerà in un vero e proprio territorio di guerra.
    Storia piacevole, la tecnica di realizzazione è un particolare 2D fuso col 3D, simile a quello visto in "Kakurenbo" anche se qui sono stati fatti dei piccoli passi avanti; mi ha sorpreso il fatto che, guardando il making of del mediometraggio (dura una quarantina di minuti) per la prima volta ho sentito uno degli animatori lamentarsi esplicitamente di non essere soddisfatto di un qualcosa che ha fatto.

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    Los Campeones de la Lucha Libre
    Ormai all'una di notte, stavo per tornarmene a casa dal Festival quando mi sono chiesto: perché non vedermi anche l'ultima proiezione di un film che dalla descrizione e da quel poco che ho visto non mi dice nulla? Ma sì, dai, è il Future Film Festival, devo vedere più roba possibile.
    Il giovane wrestler messicano Dragon Rojo Jr. vuole dimostrare di essere all'altezza del celebre padre, ma per farlo deve sconfiggere le forze del male; avrà l'occasione di riscattarsi quando uno sperduto villaggio viene attaccato da un gruppo di mostri, ma prima di giungere là andrà a reclutare un gruppo di compagni, anche loro wrestler, che possono aiutarlo a sconfiggere i malvagi. Una sorta di Power Ranger della lotta libera, ognuno con la sua maschera da wrestler e la sua tecnica particolare, ben caratterizzati anche per la personalità e per le relazioni all'interno del cast.
    Un film divertente e anche particolarmente piacevole alla vista, con animazioni che ricordano le Superchicche e altre serie di Cartoon Network, realizzato dagli stessi autori della serie animata "Mucha Lucha" (anch'esso incentrato sul wrestling ma non ho ben capito se questo film è legato ad essa, mi pare di aver capito che non c'è alcun collegamento).
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  • E a ridosso dell'edizione 2010, vedo di evadere un po' delle giacenze dell'edizione 2009, con alcune cose che meritano comunque di essere recuperate.

    Sword of the Stranger
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    Il giovane orfano Kotaro lascia il monastero in cui viveva per fuggire da un gruppo di assassini che lo vogliono uccidere senza che lui sappia perché; comincerà così a vivere da vagabondo per le campagne giapponesi col suo cane Tobimaru, fino a quando non incontrerà un samurai senza nome che ha fatto il voto di non usare mai più la sua spada. Il samurai diventa una sorta di guardia del corpo per Kotaro, così si forma un bizzarro terzetto che decide di proseguire assieme il loro peregrinare...
    La trama prosegue molto lentamente, in un'ambientazione che rappresenta in modo molto affascinante il Giappone feudale, tra momenti di tranquillità interrotte da poche ma estremamente intense scene d'azione; in particolare il combattimento finale può essere annoverato tra i migliori visti in un film d'animazione, vera e propria esplosione di energia dopo un intero film che si assestava su ritmi piuttosto tranquilli.
    Il regista Masahiro Ando, qui al suo esordio cinematografico, aveva già collaborato come storyboarder e animatore in molti film; quello di cui forse si vedono più tracce è "Cowboy Bebop: Knockin' on Heaven's Door", dato l'elevata qualità delle animazioni e il character design che ricorda abbastanza quello del cowboy spaziale.
    Un'opera forse non eccezionale ma con una storia incredibilmente solida, che antepone i momenti di approfondimento delle relazioni tra i personaggi alla volontà di sorprendere lo spettatore, riuscendo al contempo a fornire un dipinto curato dell'epoca Sengoku.

    Iwerks Shorts
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    Dopo aver mostrato nei giorni precedenti alcuni corti di Iwerks dei suoi due personaggi (Topolino e Flip the Frog), il FFF ha inserito nel suo programma anche una proiezione nella quale si poteva assistere ad altre tre serie di cortometraggi del mitico animatore.
    Willie Whopper è un incrocio tra Dennis la Minaccia e Little Nemo, un bambino pestifero che in alcune situazioni si mette a fantasticare ritrovandosi in situazioni surreali: è l'espediente per immergere il protagonista in mondi fantastici, fargli incontrare creature bizzarre o animali antropomorfi, per poi mostrare al pubblico una situazioni di gag slapstick come tradizione negli altri corti animati.
    Sono poi stati proiettati i Comicolor, il corrispettivo delle Silly Symphonies disneyane però in technicolor; se le Silly Symphonies sono però avventurette spensierate, qui Iwerks cerca di adattare fiabe famose oppure crea storie nuove, ma comunque nella maggior parte dei casi effettua una satira sociale abbastanza palese.

    Sita sings the blues
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    Prodotto animato tutto particolare, Sita sings the Blues è un lungometraggio scritto, diretto e interamente realizzato dall'animatrice Nina Paley, creando un'originale parallelismo tra il racconto epico indiana Ramayana e le disavventure sentimentali dell'autrice. Questo originale spunto di partenza viene sviluppato in modo altrettanto interessante: nel film infatti si alternano scene animate tradizionalmente con un tratto quasi abbozzato, scene colorate con personaggi e sfondi realizzati in Flash e momenti in cui disegni che si ispirano allo stile pittorico indiano. A queste differenze nella forma corrisponde un'alternanza di momenti molto eterogenei tra loro anche nella sostanza: da un mero racconto della storia fatto da due strampalati narratori che si correggono a vicenda si passa a una narrazione standard, per poi vedere gli schizzati siparietti autobiografici o scene da musical con musiche neomelodiche dell'America anni '20. Questa varietà che continua ad alternarsi per tutto il film è sicuramente originale e fa sì che gli spettatori non si annoino mai, magari attendendo il frammento che più si apprezza.
    Tra le trovate più divertenti c'è l'intervallo, che occupa tre minuti del film, con un countdown che segnala tra quanto comincerà il secondo tempo, mentre si intravedono i personaggi del film che corrono al bagno o vanno a fare scorta di pop-corn.
    Non a caso Sita sings the blues ha fatto strage di premi nei festival di tutto il mondo: il film è un esperimento interessante che a mio parere merita una visione da parte di tutti gli appassionati di animazione. L'autrice semplifica questa operazione, distribuendo sul suo sito il film gratuitamente (disponibile anche su YouTube a una qualità minore), confidando poi nelle libere offerte degli utenti (sul modello di Wikipedia).

    Lucky Luke: Tous a l'Ouest
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    Nel 2006, dopo 12 anni di assenza del personaggio in versione animata sul grande schermo, viene realizzato il lungometraggio "Asterix e i Vichinghi", che ottiene un buon successo in molti Paesi europei. Per cavalcare l'onda, i produttori francesi decidono di recuperare un altro personaggio di Goscinny, un tempo protagonista di tre film d'animazione: si tratta di Lucky Luke, che con questo "Tous à l'Ouest" torna al cinema dopo ben 25 anni.
    La storia prende spunto dall'albo La Carovana, pur inserendo numerosi elementi e scene originali. I fratelli Dalton scappano per l'ennesima volta dalla prigione e durante la fuga nascondono il loro bottino a bordo di una carro; quando torneranno per recuperarlo si troveranno davanti a decine di mezzi di trasporto identici, non riuscendo a rintracciare il tesoro. Intanto i proprietari dei carri chiederanno la consulenza di Lucky Luke per attraversare l'America da costa a costa in soli 80 giorni, così da poter ottenere un terreno che è stato venduto loro da un subdolo truffatore; il cowboy accetta, e al convoglio si unisce anche il quartetto di criminali, che così avrà tutto il tempo per cercare segretamente il malloppo perduto…
    La storia procede in modo interessante e presenta numerose buone trovate, aggiornando i personaggi e le situazioni allo stile delle produzioni animate più recenti, con una regia dal ritmo ben più incalzante delle passate produzioni. Le animazioni dei personaggi, effettuate con la tecnica tradizionale, sono di ottimo livello; purtroppo sono presenti elementi, come alcuni scenari e i veicoli, realizzati in 3D, e il risultato stona leggermente all'occhio.
    Assolutamente agghiacciante uno "videoclip" iniziale con Rataplan che fa il pimp sulle note di una canzone rap di dubbio gusto: mi ha fatto partire moooolto prevenuto, ma fortunatamente poi il lungometraggio mantiene uno stile del tutto diverso.
    Il film, uscito nella sola Francia, è stato visto da soli 500.000 spettatori, un terzo delle previsioni, causando così una forte perdita nei produttori che vi avevano investito un budget di 12 milioni di euro. Peccato, perché "Tous a l'Ouest" è un buon film d'animazione 2D, forse non all'altezza dell'ultimo Asterix per la trama, ma sicuramente lo è per i disegni e le animazioni; forse questo flop precluderà altri film animati di Lucky Luke, ma il live-action dedicato al personaggio uscito in Francia pochi mesi fa ha contribuito a mantenerne alta la popolarità.

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    Paco and the magical picture book
    Appena finita questa proiezione mi sono reso conto di una cosa, senza starci troppo su a rimuginare: questo film è quello col miglior soggetto che io abbia mai visto. Il migliore in assoluto.
    Tutto si svolge in un edificio (non ho ben capito se è un ospedale, un dormitorio o qualcosa di simile) nel quale vivono personaggi decisamente strani: un vecchio similScrooge e il suo figlio sottomesso, una drag queen, un attore bambino che crescendo è caduto in rovina e viene ricordato solo per le sue interpretazioni d'infanzia, una specie di vampiressa e un'infermiera darkettona. Poi c'è una bambina, Paco, che si sveglia ogni giorno senza ricordare nulla delle giornate precedenti: il suo unico ricordo è un libro regalatole dalla madre per il suo compleanno, con annessa dedica nella quale le consiglia di leggerlo ogni giorno. Il libro racconta una fiaba con protagonista un re ranocchio burbero che ha atteggiamenti molto simili a quelli del vecchio Scrooge; l'anziano signore evita ogni contatto con le altre persone e di fronte all'entusiasmo di Paco in uno scatto d'ira la schiaffeggia. Il giorno dopo, sentendosi in colpa per il gesto fatto, accarezza la bambina che incredibilmente si ricorda di aver già toccato la mano dello Scrooge di turno, per la prima volta un azione è riuscita a sopravvivere all'amnesia della piccola; tra i due inizia gradualmente un rapporto d'amicizia e il vecchietto decide di organizzare per il compleanno di Paco una messa in scena della fiaba contenuta nel libro, coinvolgendo tutti i bizzarri abitanti della casa. La recita contiene numerosi parallelismi alle singole sottotrame di ogni personaggio nella vita reale e il risultato rende estremamente felice Paco, in quella che lei stessa descrive come la giornata più bella della sua vita.
    Durante tutto ciò però le condizioni di salute del povero Scrooge peggiorano sempre più e [spoiler]sembra che debba morire da un momento all'altro, ma nel finale a sorpresa muore la piccola Paco. Lo Scrooge, come il suo ruolo richiede, si rende conto che non è mai troppo tardi per cambiare, ora è diventato buono, e la messa in scena della recita ha reso migliori (ognuno per la sua vicenda personale) anche tutti gli altri abitanti dell'edificio.[/spoiler]
    Il modo in cui tutte le trame confluiscono nella recita è straordinario e come ho già detto il soggetto della storia durante la visiona lascia incantati... ma purtroppo il film viene rovinata dalla messa in scena giapponese. Come avviene in molti film e telefilm giapponesi, la recitazione di alcuni personaggi è eccessivamente sopra le righe, così come i costumi possono risultare pacchiani; anche l'ambientazione ha scenografie strampalate, ma in linea col resto dell'atmosfera del film.
    E' un peccato perchè se una storia simile fosse stata realizzata in modo più "serio" e con un tocco registico un po' più autoriale (o magari vicino agli standard occidentale, forse è qualcosa di estremo per noi) credo che sarebbe stata una delle favole cinematografiche più belle mai realizzate sul grande schermo.

    Igor
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    Film di cui tempo fa si era parlato abbastanza, i trailer sembravano interessanti ma poi non se ne seppe più nulla; io l'ho visto al festival, ma ora che è passato un anno direi che ogni possibilità di vederlo arrivare nelle sale italiane sia svanita. Peccato perchè, pur non essendo una pietra miliare dell'animazione, è un filmetto simpatico.
    L'idea di base è già piuttosto divertente: in un mondo popolato da scienziati pazzi esiste una scuola di formazione per "Igor", ovvero gli assistenti di laboratorio dotati di immancabile gobba che devono sottostare agli ordini del proprio capo.
    Uno di questi Igor in realtà sogna a sua volta di poter diventare uno scienziato ed avrebbe tutte le carte in tavola, essendo riuscito a completare due creazioni che diventeranno i suoi partner: Scamper, un coniglio reso immortale proprio da Igor che però tenta continuamente il suicidio e non riuscendoci è estremamente frustato, e Brain, un cervello senziente contenuto in una teca di vetro dotata di ruote e braccia meccaniche. Già questi personaggini buffi riescono a strappare più di una risata, specialmente Scamper, ma l'elemento più divertente del film è l'invenzione principale di Igor: un'enorme creatura Frankenstein-style che nelle intenzioni doveva essere un mostro sanguinario, ma invece di "Evil" Igor per sbaglio scrive "Eva" così il risultato è un bestione di sesso femminile. Il gobbo tenta allora di mostrare a Eva una serie di video che la trasformino in una creatura violenta (con un trattamento stile Arancia Meccanica) ma purtroppo sbaglia video e così Eva diventa [spoiler]un'aspirante attrice[/spoiler]. Gli atteggiamenti di questa nuova identità sono assolutamente spassosi, li ho trovati incredibilmente vicini alla realtà, riportando i comportamenti più assurdi e le psicosi della categoria.
    Il film è stato un flop (forse da questo deriva la scelta di non portarlo sugli schermi italiani) ed è un risultato ingiusto, soprattutto considerando che è un prodotto onesto realizzato da uno studio esordiente, che riesce ad ottenere buoni risultati anche dal punto visivo infondendo un look che fonde gli standard dell'animazione 3D (basti guardare gli occhioni del protagonista) con alcune trovate interessate legate all'ambientazione, che a tratti ricorda Nightmare Before Christmas.
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  • Iwerks in Disney
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    Tra tutti i cortometraggi di Iwerks presentati al festival, non poteva mancare una proiezione dedicata alle sue opere più famose in Disney.
    Ecco quindi i primi corti animati, un adattamento dei Musicanti di Brema e del Gatto con gli Stivali, completamente muti con dei cartelli per i dialoghi; a seguire, qualche corto di Alice e Oswald.
    Poi arriva il protagonista indiscusso, Topolino, si comincia con "Plane Crazy", che mi ha stupito soprattutto per 2 scene in soggettiva nelle quali viene applicata un'inquadratura profonda che riesce a dare un senso della tridimensionalità sorprendente.
    In conclusione "Steamboat Willie": l'avevo già visto più volte, ma poterlo guardare sul grande schermo, nel buio di una sala cinematografica, tra l'altro sapendo che proveniva da una pellicola originale è stata un'emozione enorme. Un piacere anche vedere come i bambini in sala ridessero della grossa, dimostrando che le gag non risentono minimamente del passaggio dei decenni.

    Kaiba
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    In un visionario futuro fantastico, la personalità degli individui è racchiusa in un cono che può essere estratto dalla testa: avviene quindi che quando il corpo muore si possa trasferire la memoria in un altro corpo, oppure si possono cancellare i brutti ricordi per sostituirli con ricordi presi da altri. In questo contesto si crea così un mercato nero nel quale i ricchi hanno il privilegio di scegliere la memoria che più li aggrada, mentre i poveri possono decidere di mantenere la propria personalità ma vendendo il loro corpo.
    Kaiba si ritrova a vivere senza memoria in un corpo che non è il suo, cercando di ricostruire cosa sia capitato...
    La serie è realizzata con uno stile che ricorda la fantascienza retrò di Osamu Tezuka, ma nonostante il tratto ingenuo ci sono scene crude di forte impatto proprio per il netto contrasto che si crea...
    Nei primi due episodi ci sono spunti interessanti e profondi, sarebbe interessante vedere come prosegue.

    Angel on the Run
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    Shinichi Hiromoto non mi ha mai attirato granchè a causa del suo stile grafico: l'unico suo manga che mi aveva incuriosito un minimo dalle immagini promozionali era stato "Hells Angels", ma sfogliando qualche albo avevo desistito proprio a causa dei disegni ostici. Il tratto di Hiromoto infatti è troppo schizzato e mai avrei creduto lo si sarebbe riuscito ad adattare in animazione in modo fedele e comunque gradevole all'occhio, invece questo lungometraggio dimostra il contrario.
    Rinne è una ragazza che viene investita da un camion in quello che doveva essere il suo primo giorno di liceo, trovandosi catapultata in una scuola infernale che frequenterà assieme a demoni, licantropi, streghe, mostri e diavolesse.
    La storia è interessante, comunque nella media di molti anime, sviluppata con tempi un po' prolungati; sarebbe potuta benissimo essere raccontata con mezz'ora in meno a disposizione. Ci sono comunque alcuni spunti originali di narrazione "religiosa" tra cui la rivisitazione che viene fatta della figura di Adamo ed Eva, Caino e Abele.
    Un'occhiata se la merita, ma si può vivere anche senza.

    Freedom
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    Non sono mai stato un gran fan di Otomo: Akira che tutti osannano non mi è mai piaciuto, Steamboy mi è sembrato un pelo meglio ma comunque non mi ha soddisfatto più di tanto... invece questo Freedom a sorpresa mi è piaciuto un bel po', almeno i primi episodi proiettati al Festival.
    La storia è prevedibile e riuscivo a intuire gli avvenimenti un episodio in anticipo, ma i personaggi sono abbastanza simpatici, per la prima volta mi sono affezionato a delle creature di Otomo. Ho apprezzato in particolare l'aspetto del 2D/3D: nonostante il risultato sia ancora artificiale, questo è comunque il livello più alto che abbia visto.
    Comunque ho preso la serie completa in OAV, quindi magari in un futuro remoto aprirò un topic per commentarlo tutto.

    Eagle Talon
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    Ultima visione del festival, ormai a notte inoltrata, di quelle che sai già non sarà nulla di sconvolgente per cui una volta già in sala ti auto-insulti per non aver preferito andare a dormire due ore prima.
    Infatti il film è realizzato con un flash che in confronto South Park è animato in modo divino, e tutta la vicenda è permeata dal peggior umorismo demenziale giapponese; tra le gag migliori c'è l'epica storia tra padre e figlio (stile L'Impero Colpisce Ancora) che si trascina per tutta la vicenda, ma sul finale si scopre che il padre ha capito male il cognome del ragazzo e quindi non è veramente suo figlio.
    Però il film ha motivo di essere citato per l'utilizzo di un paio di trovate meta-cinematografiche abbastanza strampalate.
    La prima, annunciata già a inizio film, è la presenza di un momento in cui il pubblico in sala avrebbe potuto fare una dichiarazione d'amore alla propria amata, oppure manifestare interesse per la ragazza più carina seduta in un posto vicino; l'anticipato momento love-love poi si concretizza in una canzone trashissima, peccato che la ventina di persone in sala, ormai giunte all'una di notte dell'ultimo giorno di festival non abbiano reso memorabile l'esperienza, reagendo al massimo inarcando un sopracciglio.
    La trovata più invasiva di tutto il film, al punto che rimane in scena nel 100% delle scene, è il segnalatore di budget, ovvero una barra verticale che si abbassa gradualmente man mano che il film procede; fantastico vederlo crollare drasticamente per un'astronave realizzata in computer grafica che compare per una decina di secondi, oppure calare in modo abbastanza rilevante quando si sentono le voci dei membri dello staff che ordinano le pizze...
    Per rimediare la produzione decide di inserire degli sponsor: ecco allora comparire i loghi di McDonald e della Pioneer sulle astronavi risollevando un minimo il budget, ma nei momenti più critici i personaggi si riducono ad alcune linee abbozzate, oppure gli effetti sonori vengono fatti chiaramente da voci umane che dicono addirittura le onomatopee.
    Un esperimento decisamente strampalato, mi ha fatto sorridere.
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