Toy Story e Toy Story 2 in 3D
In arrivo tra qualche mese anche nel circuito cinematografico nazionale in attesa del terzo film ambientato del mondo dei giocattoli, i primi due "Toy Story" in versione 3D sono stati proiettati al festival consecutivamente a quasi 15 anni di distanza dall'esordio di Woody e Buzz nelle sale di tutto il mondo. Commentare i film mi sembra superficiale, sono entrambi film che hanno fatto la storia del cinema d'animazione e che tutti conoscono (o meglio, io mi sono ritrovato seduto in mezzo alle uniche due persone di tutta la sala che non li avevano mai visti prima!); il primo ha mostrato per la prima volta che è possibile realizzare film interamente animati al computer, mentre il secondo ha dimostrato come si possa fare un sequel all'altezza (se non superiore) del film originale.
L'unico elemento di novità che rimane da commentare è la visione stereoscopica: durante "Toy Story" viene sfruttata molto poco, al punto che viene da chiedersi quanto sia legittima quest'operazione di aggiungere profondità al film, per un lungometraggio che non era stato pensato per quella tecnica e la successiva trasformazione ha giovato ben poco, così com'era successo per la riedizione di "Nightmare Before Christmas".
Valutazione completamente diversa per "Toy Story 2", che sfrutta al meglio la nuova tecnologia gestendo la profondità con un'efficacia paragonabile a quella degli ultimi film animati; probabilmente il risultato non altrettanto efficace del primo film è da imputare al fatto che sia stato il capostipite dell'animazione computerizzata, per cui tecnologicamente ci sono più limiti nel cercare di applicarci la stereoscopia.
Mazinger Edition Z: The Impact
Il celebre robottone creato da Go Nagai torna in un remake scritto e diretto da Yasuhiro Imagawa ("Giant Robot") che riesce a rinnovare il personaggio in una serie animata comunque fedele all'originale per la trama e il character design; il ritmo della narrazione si adatta invece a uno stile più moderno, evitando la struttura ripetitiva dell'anime anni '70 in favore di una trama non composta da episodi autoconclusivi ma sviluppandosi con una maggiore decompressione. Dopo un primo episodio un po' confusionario per via del suo voler mettere da subito troppa carne al fuoco, la serie racconta di nuovo come Koji Kabuto ha iniziato ad usare Mazinga Z imparando ad utilizzare il gigantesco robot per sconfiggere le creature meccaniche del Dr.Hell; un nuovo approfondimento originale che rende questo remake più interessante sono i flashback che mostrano, parallelamente alle vicende del presente, le battaglie sostenute da Zeus nella mitologia attorno alla quale ruota la trama.
L'aspetto vincente di questa nuova incarnazione di Mazinga è soprattutto la realizzazione tecnica, con disegni e animazioni di buona qualità che però strizzano l'occhio all'estetica vintage, accompagnati da una colonna sonora davvero potente.
Cerimonia Finale
Come ogni anno, il Future Film Festival si è chiuso con l'annuncio delle opere vincitrici dei diversi premi.
Per Future Film Short, categoria composta da 120 cortometraggi, il pubblico ha decretato la vittoria del corto francese "Fard" mentre la giuria di qualità ha premiato "The Lighthouse Keeper".
Per quando riguarda invece il Platinum Grand Prize, al quale concorrevano dieci lungometraggi tra quelli proiettati al festival, la giuria ha rivolto una menzione speciale a "Edison & Leo" decretando però la vittoria di "Panique au village" con le seguenti motivazioni: “Per aver creato un film fresco che è un’esplosione di energia creativa dal punto di vista visivo, drammaturgico, e anche musicale. Con gran coraggio, convinzione e una cura appassionata nell’uso della stop-motion animation, i registi hanno saputo dimostrare che non servono sofisticate, e talvolta meccaniche, tecniche al computer per creare un mondo fantastico capace di sorprenderci, di stupire, e di farci riscoprire l’immaginario sconfinato, l’innocenza, la crudeltà, e sopratutto l’irriverenza dell’infanzia.”
Gli organizzatori del festival Giulietta Fara e Oscar Cosulich, dopo i doverosi ringraziamenti a tutti i sostenitori e volontari che hanno reso possibile la manifestazione, hanno deciso di rendere pubblici alcuni dati su questa edizione, sfogando il malcontento legato alla infelice situazione finanziaria già accennata nei giorni precedenti. La crisi economica ha colpito tutti i festival e un esempio è il Festival del Cinema di Torino che si è visto passare dal Comune un budget di circa 2 milioni di euro rispetto ai 3 milioni degli anni passati; il FFF 2010 invece è stato invece messo in piedi con soli 250.000 euro, il 70% dei quali provenienti da privati e sponsor, quando invece la maggior parte dovrebbe venire dagli enti locali.
In particolare, Cosulich si è scagliato con il Comune di Bologna che ha lasciato in sospeso molte questioni e informazioni sul budget fino all'ultimo minuto, quando per organizzare un festival con anteprime nazionali e ospiti da tutto il mondo bisogna pianificare tutto con molti mesi d'anticipo; i finanziamenti ricevuti dal Comune concessi alla fine ammontano a 20.000 euro, cifra comprensibile in un periodo di crisi, ma l'organizzazione non riesce a capacitarsi di come la crisi non abbia impedito allo stesso Comune di spendere 450.000 euro per finanziare la festa in piazza di Capodanno, un evento della durata di 4 ore, lasciando poi in difficoltà un festival culturale che si sviluppa in città per un'intera settimana.
In conclusione è stato rinnovato l'appuntamento all'anno prossimo per la tredicesima edizione, ricordando che "si chiama Future Film Festival e non Bologna Film Festival" lasciando intendere che, se gli enti locali non torneranno a sostenere in modo più sostanzioso il FFF, questo non avrà alcuna remora a traslocare in una sede differente.
Gamer
Assistere alla cerimonia di premiazione del festival non è mai stata un'esperienza esaltante. Quest'anno ci sono stati un po' di scossoni emozionali dovuti alle proteste, ma oltre ai soliti elenchi di candidati, la nomina dei vincitori e tutti i discorsi di rappresentanza delle varie personalità/finanziatori/enti ospitanti, l'evento è sempre stato piuttosto soporifero.
Ed è per quello che ne sono sempre stato alla larga, a parte nei primi anni in cui alla premiazione venivano abbinate proiezione in anteprima nazionale di un certo calibro, mi ricordo ad esempio "La Tigre e il Dragone"; da un po' di anni la selezione di opere proposte in chiusura i festival lasciava molto a desiderare, oppure quello stesso film veniva anticipato in una proiezione mattutina, per cui ho sempre preferito incastrare qualcos'altro nello slot finale della manifestazione.
Il FFF2010, un po' per la mancanza di una valida alternativa, un po' perché il titolo presentato mi incuriosiva vagamente, nonostante il trailer dia l'impressione di un film tamarro e fracassone, senza molto di più; a sorpresa, si è rivelato un Signor Film di fantascienza.
C'è da dire che il titolo originale del film, chissà perché cambiato in orsa prima della distribuzione, era il ben più suggestivo "Citizien Kane" che cita il celebre Quarto Potere: la storia è infatti ambientata in un futuro in cui, come Kane riusciva a controllare la società attraverso la stampa, così il magnate informatico Ken Castle (interpretato dall'attore celebre per il serial-killer Dexter) domina il mondo attraverso un social network mondiale simile al "nostro" Second Life. Quello che caratterizza Society è però il fatto che gli utenti che possono permettersi di pagare il costo di partecipare non gestiscono un avatar virtuale, bensì un vero essere umano che ha accettato quel ruolo come lavoro, accettando così l'impianto di un chip che li obbliga a fare tutte le attività suggerite dal loro "padrone", comodamente seduto davanti allo schermo. E' un ambiente virtuale scintillante, pieno di ragazze discinte, dove l'attrazione principale è il sesso; il successo di Society è mondiale, facendo di Ken Castle l'uomo più ricco del mondo.
Dopo qualche anno Castle crea Slayers, uno sparatutto in prima persona i cui campioni vengono osservati in tutto il mondo attraverso una trasmissione televisiva settimanale nella quale si sfidano i giocatori più abili; anche Slayers è gestito con lo stesso meccanismo dei personaggi "reali" di Society, anche se le uniche persone ad accettare questo incarico sono condannati alla pena di morte che non hanno nulla da perdere. La ricompensa è la libertà e la revoca della pena, una volta che un assassino riuscirà a vincere 30 sfide: nessun personaggio è però riuscito a sopravvivere a più di 10 match, tranne Kable (Gerard Butler) che è ormai un eroe mondiale avendo totalizzato 27 vittorie.
Mentre si avvicina il giorno del suo rilascio, però Kable scopre che il sistema nasconde qualche scheletro nell'armadio...
Nonostante qualche effettiva spacconata (memorabile la scena in cui Butler solleva un essere umano e gli spezza la colonna vertebrale buttandosela sul ginocchio, come se fosse un'asse di legno) la trama è sorprendentemente interessante, una sorta di Matrix applicato alle effettive abitudini delle persone in questi anni, un po' di sana fantascienza applicata alla nostra società.
Sorprendenti le interpretazioni dei due attori principali, in particolare da Micheal Hall che in Dexter non ho mai trovato fenomenale, mentre qui mi ha proprio stupito. Probabilmente il film uscirà in Italia in sordina come negli USA, senza ottenere troppo successo, ma è un peccato.