Luigi's Mansion era stato la grande sorpresa del Game Cube. Tutti si aspettavano che fosse Mario a lanciare la console, ma Super Mario Sunshine sarebbe arrivato solo qualche mese dopo: a fare gli onori di casa - e che casa! - in quella generazione fu il buon vecchio Luigi, a cui Nintendo diede una caratterizzazione tutta nuova, la codardia, e un genere tutto suo, ben diverso dai platform del fratello. Luigi sarebbe stato protagonista di una sorta di parodia degli horror tipo Resident Evil. L'esperimento riuscì, e a meraviglia. Luigi's Mansion però era corto, fin troppo per il pubblico, che passò i restanti dieci anni ad implorare Nintendo per un sequel. Perché non farne uno, dopotutto? La formula funzionava pure troppo rispetto a quanto era stata effettivamente sfruttata, e la si poteva espandere evolvendola verso territori ancora vergini. In un mondo in cui a Mario venivano dedicate ben due serie ruolistiche parallele e giochi sportivi di ogni tipo, perché privare il povero Luigi della sua dimensione horror?
Nintendo ha ascoltato le preghiere, ma a modo suo. Il gioco infatti è stato realizzato, ma soltanto undici anni dopo, per mano di un team esterno (Next Level Games) e destinandolo al mercato portatile. Un titolo minore, quindi? No, neanche un po'. Il team è stato infatti seguito personalmente da Shigeru Miyamoto, e il lancio su 3DS non gli ha tolto nulla della sua straordinaria immersività. Il nuovo portatile Nintendo non ha nulla da invidiare tecnicamente al cubetto, e la stereoscopia si rivela la carta vincente per regalare nuovamente al giocatore le antiche suggestioni.
Il primo Luigi's Mansion era poco più di una bozza, un'idea. Qui la cosa è stata sviluppata e non c'è più una sola mansion da esplorare, ma ce ne sono ben cinque tutte tematizzate: la mansion standard, quella arborea, la fabbrica di orologi nel deserto, la baita innevata e la villa/castello. Queste cinque location sono veramente uno dei punti più alti mai toccati da Nintendo, quanto a ispirazione, suggestione e level design. La telecamera segue Luigi esattamente come nel primo titolo, e la stereoscopia fa il resto dando l'impressione di avere tra le mani delle "scatoline aperte" da esplorare in profondità. Giocato al buio l'effetto è incredibile, e questo vale per tutte e cinque le ambientazioni.
Nintendo è però cambiata dallo scorso decennio, e queste evoluzioni (e involuzioni) si riflettono pure su questo gioco. Narrativamente è stato fatto un passo indietro. Se nel primo titolo della serie il pretesto che muoveva tutto era tanto semplice, quanto immediato, qui si è cercato di fare di più, riuscendoci di meno. Non si è riusciti a trovare il giusto equilibrio tra una trama articolata e un'esposizione efficace. Al momento di affidare le varie missioni a Luigi, il Dottor Strambic parla, parla, parla ma difatto non dice niente di interessante, e tutto pare pretestuoso. Non sarebbe un gran problema se non fosse che questo sistema delle missioni affligge anche il gameplay: ogni esplorazione infatti avviene in più momenti. Non è possibile esplorare una mansion da cima a fondo in un colpo solo, ma bisogna seguire i vari episodi attraverso i quali la trama è articolata. Questo da un lato permette di visitare porzioni di una stessa villa più volte in condizioni diverse (possiamo trovare una stanza invasa dai ragni in un episodio e ripulita in quello dopo), dall'altro frammenta l'esperienza, guastandola leggermente. In definitiva erano molto più suggestive le cacce ai fantasmi del primo titolo, spettri con una personale backstory, piuttosto che le missioni anonime a caccia di fantasmi anonimi che troviamo qui.
Ma è una sbavatura. Di certo la validità del titolo non ne viene intaccata. Luigi's Mansion 2 rappresenta pur sempre un passo verso la direzione che noi tutti ci auguriamo Nintendo torni a percorrere, quella delle avventure esplorative tridimensionali, che prendono il giocatore e lo trasportano in mondi fittizi ma indimenticabili.