[N./Level 5] Il Professor Layton e la Maschera dei Miracoli

L'abisso dell'alienazione videoludica non è mai stato così profondo.
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    Ed ecco che disomogeneamente approdiamo al 3DS, con l'episodio centrale della trilogia prequel del Professore. Disomogenamente perché in occasione del salto generazionale al gameplay è stata data una ripulita non da poco, e sarebbe stato più sensato che tutte queste novità potessero coincidere con il precedente titolo, che ci introduceva alla trilogia delle origini, con Grosky, Emmy Altava, Descole e gli altri.
    Concettualmente il gioco rimane lo stesso: si tratta di andare in giro, seguendo la splendida trama, per degli ambienti setacciandoli a caccia di enigmi e monete aiuto, intrattenendosi tra un enigma e l'altro con dei minigiochi. Un concetto che a questo punto cercherei di variare, ma che pare funzioni. Ad essere cambiata è la resa grafica del tutto. Innanzitutto adesso l'esplorazione e l'indagine sui vari ambienti avviene in modo più dinamico e tridimensionale, col pennino si passa la lente d'ingrandimento sullo scenario muovendolo a piacimento, e rivelando la tridimensionalità dietro a quello che sembrerebbe solo un disegno. Inoltre nell'imbatterci nei vari personaggi che ci forniranno gli enigmi, non vedremo più degli artwork statici ma degli autentici modelli poligonali animati. A dire il vero a prima vista è un po' un trauma, anche perché la linea nera del cel shading che li contorna non fa che rivelare la loro vera natura e i loro movimenti in realtà ripetono spesso un loop, eppure sul lungo andare l'effetto funziona. Sono in 3D stereoscopico però anche i favolosi filmati d'intermezzo in animazione tradizionale, il che è un passo avanti notevole e colpisce l'occhio in maniera positivissima sin dall'inizio. Ludicamente parlando, gli enigmi non fanno realmente uso della stereoscopia come Mario 3D Land, però non si dimenticano che c'è, e la sfruttano solo a livello visivo. Diciamo che c'è una maggior possibilità di trovarsi davanti a enigmi che prevedono di maneggiare elementi poligonali, il che è senza dubbio più piacevole rispetto a quelli puramente matematici, tuttavia non ci sono enigmi che davvero restano impressi, e sembra che il genere dell'enigma tranellone da risolversi col pensiero laterale che andava alla grande nei primi due titoli sia stato bruscamente ridimensionato, il che è un peccato. Va detto inoltre che gli enigmi da trovare in giro adesso saranno reperibili in ordine numerico progressivo, e non ci si ritroverà più davanti all'enigma 126 a inizio gioco solo perché si è riusciti a trovare un enigma nascosto. La ricerca degli enigmi diventa più ordinata e armonica, anche perché adesso si limitano a 150. Che solo a prima vista è un ridimensionamento, visto che poi il gioco offre la possibilità di scaricare un enigma nuovo al giorno per un totale di 365 nuovi enigmi gratis da snocciolarsi nel corso dell'anno. Accomodatevi.
    Negli ultimi capitoli i minigiochi tra un enigma e l'altro avevano subito una notevole perdita di fantasia ed erano diventati ripetitivi, qui invece viene infusa nuova linfa. Non avviene una completa rivoluzione, ma dei cambiamenti si avvertono. A sostituire l'onnipresente percorso labirintico del trenino e della macchinina stavolta c'è il robottino di cui bisognerà amministrare gli spostamenti. Non è male, ed è anche più rapido e intuitivo rispetto ai predecessori. Per il secondo minigioco ci ritroviamo invece di fronte a qualcosa di completamente diverso, e non ad un semplice update del pappagallino e del pesciolino, che altro non erano che versioni frustranti dei labirinti dei veicoli: abbiamo l'Emporio, che è un'idea complessa e fantasiosa. Si tratta di dover disporre alcuni oggetti in vetrina secondo un ordine logico ben preciso che spinga l'acquirente a portarsi a casa tutto. E' una delle genialate del gioco e non è affatto facile.
    In terzo luogo quello che invece potrebbe a prima vista sembrare un update del libro di fiabe e del teatro dei burattini è in realtà molto di più. Ci si ritrova a dover insegnare ad un coniglio alcune mosse per poi portarlo in scena a recitare alcuni copioni. Il coniglio è realistico e carezzarlo col pennino per spingerlo a fare diversi giochetti ricorda non poco Nintendogs, inoltre il gioco in sé è ricco di trovate fantasiose ed è quasi un gioco nel gioco. Promosso a pieni voti!
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    Ma il gameplay non si esaurisce qui. Le possibilità della console hanno spinto Level 5 a sfruttare la poligonalità per un paio di sessioni ludiche che non hanno niente a che vedere con quanto visto in questi anni. Si tratta di una fase di gioco in cui si può andare a cavallo e una, molto più lunga, in cui si muove un Layton poligonale all'interno di un dungeon archeologico, risolvendo alcuni enigmi in stile Zelda. In realtà si tratta di una sessione un po' troppo lunga e quindi ripetitiva, tuttavia si apprezza la sua presenza perché aiuta non poco a dare un sapore differente all'esperienza di gioco.
    E infine passiamo a quello che di Layton ci interessa davvero, cioé la trama. Perché non prendiamoci in giro, per quanto ci si possa appassionare di enigmistica, non è certo a quella che si punta quando si parla del Professore. Del resto un personaggio così bello e sfaccettato, capace di non perdere mai la sua compostezza, senza però risultare freddo e distaccato, bensì buono e gentile, non può non essere amato. E non è affatto scontato che Layton sia così, vista la quantità di brutte cose accadute nel suo passato, che avrebbero potuto renderlo invece livoroso.
    E' proprio del suo passato che si parla qui. Il gioco è ambientato a Montedore, città dalle atmosfere festose e suntuose, che sorge però ai confini di un deserto: Layton ci arriva con i suoi due assistenti per indagare su un caso che coinvolge alcune sue amicizie dai tempi del liceo, ed è l'occasione per far ripercorrere a Hershel alcuni eventi fondamentali del suo passato. Ed ecco la bomba: come in Lost, la narrazione scorre su due diversi piani temporali che si alternano. Nei capitoli dispari troviamo infatti il nostro terzetto nel presente, mentre quelli pari consistono in maxi-flashback che raccontano il passato di Layton. Un passato precedente a quello di giovane universitario innamorato che avevamo visto nel Futuro Perduto, qui si va proprio ai tempi del liceo, a conoscere il suo gruppo di amici, i suoi genitori e la sua cittadina di provenienza. Vediamo un Layton capellone, più "ribelle", eppure non per questo meno educato e composto, un Layton che rimane sé stesso a prescindere dalle fasi della vita. Scopriamo molto sul suo contesto sociale, su un suo trauma di gioventù e su come iniziò a interessarsi all'archeologia e agli enigmi, che all'inizio non gli dicevano granché. Inutile dire che sono questi i capitoli che finiscono per attirare di più, a differenza delle indagini a Montedore, che ci fanno invece una figura ben più magra. L'emozione è tanta, tantissima e i filmati con la loro regia e il loro ottimo doppiaggio non fanno che aumentarla.
    Infine bisogna tenere conto di una cosa. Se nella precedente trilogia i capitoli erano autoconclusivi, pur mantenendo memoria storica tra l'uno e l'altro, si intuisce da questo capitolo in poi che la trilogia prequel è invece molto più coesa. C'è un filo conduttore che lega i ritrovamenti archeologici di questi primi due titoli insieme a quelli - ebbene sì - del film, che si colloca in mezzo come parte integrante della saga. E le forze in gioco sono più d'una, fermo restando che il mistero dietro Descole rimane, visto anche che dopo i credits abbiamo un cliffanger. Insomma, Layton si trasforma in una saga, e mentre Level 5 ci annuncia che il prossimo capitolo sarà l'ultimo, le aspettative crescono.
    Miglior Layton di sempre, quindi? Come scenari no. Le atmosfere dei primi due non si battono e forse solo il quarto ci si avvicinava. Ludicamente forse, dal momento che ad una struttura di gioco che inizia a stancare si affiancano alcune novità che corrono ai ripari. Ma come storia a questo punto sì, non c'è dubbio. Si tratta del Layton che più di ogni altro tiene incollati per sapere la verità, e quello che permette un maggior legame emotivo con i personaggi. E quando senti di voler bene al Professore, bé, forse allora non stiamo più parlando solo di un gioco, ma di un progetto multimediale più grande.
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