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[Dreamworks] Dragon Trainer: Il Mondo Nascosto

Inviato: domenica 03 febbraio 2019, 20:48
da Valerio
Cominciamo dal 2010, quando esce il primo Dragon Trainer. La Dreamworks se ne viene fuori con un film animato di livello, e dato il pregresso dello studio non pare neanche vero. Dietro c’è il genio di Chris Sanders, insieme a Dean DeBlois, in fuga dalla casa del Topo dopo aver realizzato Lilo & Stitch e aver concepito American Dog (che Lasseter trasformerà poi in Bolt). Sanders si spende, e non poco, riversando tutto il suo estro nel progetto, e il risultato si vede. Ad oggi il primo Dragon Trainer può essere invecchiato sul fronte grafico, ma mantiene una spontaneità e una freschezza che avercene.

Nel 2014 ecco il secondo. Stavolta c’è solo DeBlois, mentre Sanders si limita a produrre e basta. Il risultato è “solo” di buon livello, e si sente che manca qualcosa. Dragon Trainer 2 è infatti un sequel ben confezionato, ma con qualche passaggio narrativo non chiarissimo e un retrogusto un po’ derivativo. La sua struttura sembra voler seguire quella dei seguiti animati del periodo: una nuova minaccia da affrontare con una narrazione più action e “verticale”. E, come spesso accade, è presente un aggancio verso il passato, una riscoperta delle origini, che dovrebbe dare un’impressione di omogeneità. Bello, ma.

Il terzo film sta un po’ nel mezzo. Ancora una volta Sanders marca visita, lasciando tutto a DeBlois, e ancora una volta l’impostazione è spiccatamente avventurosa. Qua e là affiora ancora un po’ di frenesia e confusione, e spesso si ha l’impressione di trovarsi davanti al nuovo capitolo di una narrazione seriale collaudata e ad alto budget, piuttosto che a qualcosa di davvero originale. Le cose però funzionano lo stesso, e l’effetto generale è quello di un film realizzato con perizia e mestiere. Il finale poi giunge ad una conclusione interessante e dimostra una certa onestà narrativa e il coraggio – che pochi avrebbero – di concludere finalmente la propria storia.

La trilogia di Dragon Trainer, in definitiva, ne esce bene. La media qualitativa rimane alta, e anche se il guizzo dell’artista selvatico ce lo siamo lasciati alle spalle nove anni fa, la capacità di intrattenere in modo intelligente è rimasta intatta.