E lo snaturamento è completo!
Non paghi nel 2002 di aver prodotto un film sequel di
Santa Clause, ecco che nel 2006 esce una terza pellicola cinematografica incentrata sulle vicende del Babbo Natale interpretato da Tim Allen.
Torna alla regia Michael Lembeck e tornano tutti gi attori dei primi due film... tranne Bernard, non pervenuto stavolta probabilmente per mancata disponibilità dell'attore di
Numb3rs.
Il bello (o meglio, il brutto) di questo film è che stavolta di spunti originali ce ne sono ben pochi. Si continua, come se fosse un brand, a narrare delle avventure di Santa Claus adagiandosi su comodi clichè natalizi e non solo.
Intendiamoci, questo terzo film non è cacca. Solo che è (logicamente) molto più collegato al secondo che al primo, e del secondo prende alcuni difetti e li eleva a potenza. Il Consiglio delle Creature Leggendarie, ad esempio, che aveva tutto sommato un ruolo non troppo invasivo e che ora spadroneggia. La demenzialità, poi (presente nel precedente film solo con l'animatronic di Santa Claus, in modo anche calzante), qui esplode, con tutti i macro-disastri assurdi provocati in fabbrica da Jack Brina. Che poi sarebbe la traduzione di Jack Frost, figura folkloristica poco nota da noi in Italia che dovrebbe portare nel mondo le condizioni climatiche invernali per favorire il lavoro di Babbo Natale.
Jack Frost è il primo cattivo vero e proprio della serie. Deciso a salire di rango e a diventare Babbo Natale, sfrutta una terza "santa clausola" (un'altra?!? Mobbasta veramente però [cit.]) che può portare l'attuale Santa Claus all'annullarsi della sua condizione.
Così, in un mare di problemi fin troppo terreni - Carol, l'ex preside del secondo film ora sua moglie, sta per partorire il loro figlio, però si sente trascurata dal marito, i suoceri di Santa Claus sono arrivati al Polo Nord ma devono pensare di essere in Canada perchè non devono sapere che Scott è in realtà Santa Claus, c'è ritardo nella produzione di giocattoli, Scott non riesce a essere presente quanto vorrebbe con la moglie ecc - Jack Frost sferra il suo attacco.
E sfruttando un momento di sconforto dell'Uomo in Rosso, vince. Scott dice ad alta voce, con una snowgoble particolare in mano, che non avrebbe mai voluto essere Santa Clause, e questo porta la storia indietro nel tempo, fino a quel Natale del 1994 del primo film. E proprio spezzoni del primo film ci vengono offerti per rendere al meglio la fusione dei personaggi del 2006 con quelli di 12 anni prima.
Se questo da un lato attesta un grande legame con la prima pellicola e dà unione alla saga nella sua totalità che non mi aspettavo di certo, dall'altro fa un po'
Ritorno al Futuro e molto
La Vita è una Cosa Meravigliosa di Frank Capra, che da Don Rosa a Romano Scarpa a chissà chi tutti citano e scopiazzano.
Niente di nuovo sotto il sole, dunque, tra rimandi classici, piani strambi e buffonerie assortite.
Cosa si salva? La citazione al primo film (anche se inserita in un contesto visto e rivisto), Tim Allen (che giganteggia, è bravissimo anche qui, uno dei migliori Babbi Natale visti sullo schermo), Jack Frost (interpretato da Martin Short, comico statunitense che non conoscevo ma che si dimostra sopra le righe in modo interessante) e... basta. La poesia, i temi profondi, il sentimento che erano massicciamente presenti nel primo film e rimanevano abbastanza anche nel secondo, qui sono relegati in un angolino, verso la fine più che altro.
E se è vero che nell'ultima parte del film (dal viaggio indietro nel tempo in poi) il film migliora rispetto alla prima parte fatta tutta di siparietti banali e da sit-com, il livello rimane comunque appena sufficiente.
Ciliegina sulla torta, gli errori sul set all'inizio dei titoli di coda... nooooooo! Invece è molto bello il logo del Castello Disney (c'era già quello di nuova generazione) dentro la snowgoble scossa da Santa Clause!
Infine va notato che anche qui si perpetua l'errore di intendere Santa Clause come nome proprio di Babbo Natale...
Un film decisamente lontano dalla perfezione, indegno di chiudere la trilogia su
Santa Clause che forse nemmeno aveva senso di esistere, essendo una storia che poteva completarsi con il film originale e basta. Si fa guardare, offre un'ora e mezza di svago con atmosfera natalizia, e ripeto che Tim Allen è un grande, ma di certo è inferiore ai primi due film della serie.
Tim Allen sembra che dopo questi film si sia legato a ruoli natalizi, dato che nel 2004 (in mezzo al secondo e terzo film del ciclo) recita in
Fuga dal Natale, film tratto da uno dei pochi romanzi di John Grisham non legal-thriller.