Visto la scorsa settimana e apprezzato molto.
Il motivo è presto detto: è un film di supereroi che in realtà si distacca molto dai canoni del genere, flirtando pesantemente con un altro tipo di narrativa e offrendo così al pubblico un ibrido decisamente interessante.
Guardando
Ant-Man pare infatti di trovarsi di fronte ad un film di spionaggio, ad una sorta di Mission Impossible in cui l'unica differenza è che il protagonista ha a disposizione una super-tuta in grado di farlo diventare piccolissimo. Una cosa comunque che, ricondotta al mondo dei gadget da super-spia, non è nemmeno così fuori dai canoni.
Ciononostante il mood supereroistico non manca e si respira costantemente, una sorta di marchio Marvel (e pure Disney, ormai) in cui i valori di un eroe emergono sempre nei protagonisti, anche quando si tratta di anti-eroi o addirittura di ladri, come Scott Lang. Ecco, Scott è un buon punto di contatto tra i due generi narrativi che si fondono nella pellicola: un personaggio un po' borderline, che per passato e attitudini non ha certo vocazione da eroe, ma che ha un sistema morale perfettamente riconducibile ai classici super uomini visti nei precedenti film del canone. Diversamente dal Peter Quill di Guardiani della Galassia, però, il carattere di Scott è meno sbruffone e ironico/demenziale, con legami famigliari e sentimenti tali da renderlo più serio senza rinunciare ad una punta di scanzonatezza.
Più ancora di Scott, comunque, è il suo "mentore" e primo Ant-Man Hank Pym a tenere la scena, sempre e comunque. La classe e l'esperienza di Michael Douglas emergono chiaramente nella tormentata figura della scienziato, un personaggio caratterizzato benissimo dall'attore e che costituisce la punta di diamante di tutto l'intreccio.
La parte comica, pur presente come da regola Marvel, è meno sguaiata del solito e rende il film meno caciarone e più "standard", senza che questo sia mai riconducibile a qualcosa di negativo, anzi. La pellicola resta comunque fresca e divertente, ma diversi accorgimenti la rendono più impostata, seria e "a sé" dei precedenti esempi di Cinematic Universe.
Per quanto riguarda azione ed effetti speciali, ho apprezzato il giusto. Molto bello l'effetto del rimpicciolimento, e la sensazione che la cinepresa regala quando seguiamo le avventure di Scott in versione miniaturizzata. Convenzionale da classico film d'azione il climax action della pellicola, con la missione di Ant-Man all'interno dell'ex-azienda di Pym: ben fatta ma con poche sorprese e scosse interessanti.
Sui personaggi, oltre a Scott Lang e Hank Pym, degna di nota è Evangeline Lilly, anche se col caschetto moro mi piace molto meno dei tempi di
Lost e di quelli più recenti nella Terra di Mezzo. Recita però bene la parte della figlia fredda e ferita che cerca comunque di aiutare il padre perché sa che è nel giusto.
Simpatico il terzetto di amici ladri di Scott, che ricoprono il ruolo di "spalle comiche" e riescono in modo simpatico nel loro intento, mentre boccio il cattivo della pellicola, incastrato in un ruolo stereotipato e abbastanza anonimo (oltre a ricordare troppo l'analoga figura di Obadiah Stane nel primo
Iron-Man).
Ho apprezzato molto i collegamenti con il restante universo cinematografico. L'incursione di Ant-Man nel quartier generale degli Avengers e il conseguente scontro con Falcon, il riferimento di Hank Pym al fatto che i Vendicatori sarebbero capaci solo di "far crollare città dal cielo" e soprattutto la seconda scena post-credits, che fa da ponte diretto con la
Civil War che vedremo nel prossimo film del canone, il terzo
Captain America nel quale, tra i tanti personaggi, pare che non mancherà proprio il buon Ant-Man.
PS: tutto il discorso sulla dimensione quantistica dell'infinitamente piccolo, e soprattutto la sua resa sullo schermo, sono una vetta di visionarietà che da sola vale il biglietto