Doctor Strange è un gran bel film, c'è poco da fare.
Chi punta il dito sui film Marvel giudicandoli privi di spessore o velocemente dimenticabili, credo che ormai dovrebbe ricredersi perché, a parte il fatto che in un universo cinematografico condiviso come quello portato avanti dalla Casa delle Idee sul grande schermo c’è solo interesse a far rimanere in mente quanto accade nei vari tasselli, in quest’ultima pellicola i momenti epici e visivamente memorabili non mancano di certo.
Trovo significativo e intelligente che i film Marvel non si fossilizzino su trame esclusivamente e spiccatamente supereroistiche, riservate ai film con i personaggi ormai consolidati o negli eventi corali tipo
Civil War, ma realizzino storie che non temono di andare a toccare altri generi narrativi: in
Ant-Man c’erano influenze da spy-story e action puro, e in
Doctor Strange entra in campo la magia, o meglio l’esoterico e il sovrannaturale.
Come accennavo poco sopra,
visivamente il film è uno spettacolo puro. La possibilità di distorcere il piano delle dimensioni, con le scene celebri fin dai trailer della città che si richiude su se stessa, crea delle immagini eccezionali e coinvolgenti, che hanno sicuramente un debito con
Inception di
Christopher Nolan ma che si sviluppano comunque in maniera autonoma da quel pesante riferimento.
Inoltre gli scorci delle innumerevoli altre dimensioni sono sempre affascinanti, compresa la dimensione specchio, dove avvengono diverse scene e che, nella sua semplicità di rappresentazione, risulta adeguata.
Sempre per quanto riguarda estetica ed effetti speciali, è necessario ricordare anche la sequenza in cui Strange viene proiettato mentalmente attraverso la conoscenza delle infinite dimensioni esistenti, da capogiro e che probabilmente sarebbe stata esaltata da una visione in 3D, che sembra quasi un trip da droga pesante.
La trama non rappresenta nulla di nuovo, ma viene gestita bene e scivola via in maniera convincente. Gli sceneggiatori sanno il fatto loro e riescono così a imbastire in modo robusto una storia piuttosto semplice, vale a dire l’egocentrico sociopatico di turno che incrocia la sua strada con grandi e tremende verità e, nonostante le iniziali ritrosie, decide di spendersi per una causa più grande di lui sviluppando nuove capacità.
È una formula che non stanca mai, se raccontata bene, e questo è sicuramente uno di quei casi.
Una buona metà dell’efficacia della pellicola è comunque da attribuire a
Benedict Cumberbatch, che interpreta molto bene il personaggio del dottore scontroso. Ecco, confido che con la visibilità ulteriore che l’attore conoscerà ora possa ottenere anche parti diverse, perché per quanto la parte del sociopatico gli riesca bene (da
Sherlock in avanti), non vorrei ne rimanesse imprigionato, visto che ha interpretato anche ruoli diversi dimostrando sempre la sua abilità nel destreggiarsi in ambiti diversi.
In ogni caso, qui porta a casa il risultato in maniera egregia, tanto nella prima parte quanto nella seconda, quando con ritrosia prima e maggior convinzione poi abbraccia la possibilità che gli viene offerta.
Gli sguardi, la postura, le movenze… tutto serve alla caratterizzazione di un protagonista molto valido e incisivo, che a volte rischia di sovrapporsi come figura al Tony Stark di
Robert Downey Jr. ma che in realtà possiede diverse differenze con il personaggio, che l’attore riesce a evidenziare.
Trovo infine che tutta la mitologia delle dimensioni, del santuari che proteggono la Terra, di Dormammu che vorrebbe portare il nostro pianeta nelle sua dimensione oscura ecc.
sia interessante e ben raccontata, lasciandomi la voglia di saperne di più.
Mi spiace che il
villain di turno, al soldo di Dormammu, abbia invece poco spessore: capisco che alla fine sia poco più di uno sgherro, ma rimane il fatto che gli scontri avvengono direttamente con lui, e non possiede la caratura necessaria per sostenere il ruolo di minaccia. Anche esteticamente convince poco.
Dormammu, di contro, è sicuramente più valido, ed emerge ancora di più grazie allo scontro geniale che Strange ingaggia con lui verso la fine.
Mi spiace infine che un’attrice molto valida (e bella) come
Rachel McAdams sia stata relegata a un ruolo tutto sommato minore: avrebbe forse potuto essere valorizzata di più, ma confido che in prossimi film si possa in qualche modo rimediare.
Ottime le scene nei
credits, infine: la prima riesce ad adempiere sia al ruolo di scenetta divertente sia a quella di “sguardo al futuro”, tra [spoiler]la birra di Thor e la possibilità ormai quasi certa della presenza di Strange nel film del Dio del Tuono dell’anno prossimo[/spoiler], la seconda è invece più cupa e ci indica chi sarà il prossimo nemico che dovrà affrontare Strange, idea interessante, intelligente e mostrata bene.
Oh, non so se si è capito, ma a me ‘sto film è piaciuto davvero molto, nel suo essere un Marvel senza sembrarlo, nella sua visionarietà e nella sua mitologia. Il Cinematic Universe è più vivo che mai