[Alphaville Films] La Trilogia della Mummia
-
Ricordo ancora quando, nell'Estate 1999, veniva pubblicizzato il film che quell'anno presentavano in anteprima in tutte le località estive: La Mummia, un horror remake di un classico di 70 anni prima con Boris Karloff.
Nah, non mi fanno impazzire i film dell'orrore, quindi la pellicola era al di là di ogni mio possibile interesse.
Poi, complice una serata piovosa e un cinema come unica attrattiva della località vacanziera nella quale mi trovavo, decisi che vederlo non poteva essere peggio di stare due ore a infradiciarsi fissando l'orizzonte.
Bè, mai mi sarei aspettato di trovarmi di fronte a un avvincente film Indiana Jones-style; anzi, a dirla tutta, il miglior film d'avventura visto dai tempi di Indiana Jones e l'ultima crociata.
Le origini de La Mummia in realtà, non erano poi così lontane dal film horror che gli organi di stampa promuovevano: la Universal infatti aveva pensato di realizzare una serie di film dell'orrore a basso budget che fossero il corrispettivo per nuove generazioni delle pellicole che fecero la storia della casa di produzione.
Poi arrivò Stephen Sommers, che presentò la sua idea decisamente proponibile a un bacino di utenza più ampio, come appunto erano i film dell'archeologo spielberghiano; la Universal era appena stata segnata del colossale flop di Babe va in città, e aveva bisogno di un bel blockbusterone che risollevasse le sue sorti, perciò diede fiducia alla visione di Sommers assegnandogli il film e quintuplicandone il budget.
Dopo un decennio dall'uscita de L'Ultima Crociata, il pubblico evidentemente aveva ancora voglia di Indiana Jones, e visto che Spielberg e Lucas soddisferanno questo desiderio solo 9 anni dopo, intanto Sommers crea un'avventura che è chiaramente ispirata all'eroe con frusta e fedora, proprio a partire dal protagonista.
Rick O'Connell è un protagonista sarcastico e sbruffone; l'interpretazione di un Brendan Fraser solitamente gigioneggiante, qui è qui divertente quasi quanto quella di Ford, supportato da una valida sceneggiatura e da una regia che ne gestisce con precisione i tempi comici. Nelle scene più concitate Fraser sa utilizzare benissimo il suo corpo muscoloso, ma nonostante la stazza si concede alcune coreografie in combattimento degne di Errol Flynn (come la lotta accerchiato dagli scheletri) nelle quali riesce a inserire anche una discreta dose d'ironia; interessante l'utilizzo "doppio" delle pistole, che ricorda (in modo abbastanza diretto) l'avventuriera Lara Croft, corrispettivo videoludico di Indiana Jones per tutti gli anni '90.
L'intero cast comprende personaggi molti divertenti che rendono l'opera più corale rispetto ai vari Indiana Jones.
Evelyn è la classica bella da salvare, con una personalità svampita spassosa, ma anche una profonda cultura nel campo dell'egittologia ai fini della trama la rende più utile di un bambolotto urlante. Azzeccato il ruolo di John Hannah, la spalla comica del film e fratello di Evelyn; fantastica la sua entrata in scena, che ricordo tuttora come l'unica scena in tutta la mia vita che mi abbia fatto -letteralmente- fare un balzo sulla sedia dalla paura.
Oltre al terzetto di protagonisti, sono ottimi comprimari anche i subdoli Beni e Gad Hassan, i ricercatori americani con i quali Rick si mette in forte competizione, e Ardeth Bey, capo di un antico ordine (che ricorda molto la Fratellanza della Spada Cruciforme di Indy3) finalizzato a proteggere la città sacra.
Il film si avvale delle musiche di Jerry Goldsmith, che riesce a creare musiche incalzanti e dotate di una forte personalità per le scene d'azione.
La trama prosegue in un modo che rasenta la perfezione nella prima metà del film; anche il prologo flashback, che non è il migliore biglietto da visita per il film, poi viene contestualizzato. Dal risveglio di Imothep l'elevato livello raggiunto ha un brusco calo (tutta la parte al Cairo è la meno riuscita) per poi risollevarsi nello scontro finale.
E la scena finale vede i protagonisti allontanarsi verso il tramonto, come se già non fosse chiaro qual'è stata la maggiore ispirazione di Sommers.
Dopo il successo de La Mummia, ottavo incasso dell'anno 1999, non tardò ad entrare in produzione il sequel; e così ecco dopo soli due anni sfornata una seconda avventura per la famiglia O'Connell, rinnovata per l'occasione.
Innanzitutto c'è un nuovo membro, il piccolo Alex, figlio di otto anni di Rick ed Evelyn; sì, perchè laddove solitamente la serialità narrativa cerca di allungare il più possibile i tempi, così da continuare a raccontare il maggior numero di storie, qui viene effettuato un bel salto avanti di 10 anni rispetto al primo capitolo, così da avere a disposizione un'allegra famigliuola felice. Ormai i coniugi O'Connell si sono stabiliti in una lussuosa villa a Londra, ma non hanno perso la voglia di andare alla ricerca di nuovi reperti, con marmocchio a seguito. Evelyn è diventata una madre coscienzosa e un'esperta studiosa, perdendo del tutto quell'aspetto sbadato che la rendeva tanto simpatica nella prima pellicola; non è l'unico caso, dato che questo sequel non presenta personaggi sopra le righe, mentre invece il primo film aveva diversi caratteristi che fornivano buffi intermezzi, anche tra le fila dei cattivi. In questo film questo ruolo è stato limitato a Jonathan, mentre l'umorismo (presente, anche se in quantità minore) è per lo più di situazione, o racchiuso nel sarcasmo e l'autoironia di Rick.
Questo non significa che improvvisamente il film si prenda sul serio, tutt'altro, ma in questo sequel la vicenda è più ricca; innanzitutto la storia d'amore tra Imothep e Anck Su Namun qui viene arricchita, al punto che tutto ciò che è stato visto nel primo film può considerarsi la punta dell'iceberg; ora la sposa del faraone ha una controparte nel mondo presente, mentre Evelyn riscoprirà un'antica parentela che la collega all'Antico Egitto che ha sempre studiato.
[spoiler]E addirittura morirà (come già fece il buon vecchio Henry Jones)[/spoiler] in una scena che riuscì a fregarmi, credendo che sarebbe stato qualcosa di definitivo. Merito anche della sottolineatura melodica di Alan Silvestri, che riesce a sottolineare con le sue musiche i momenti più toccanti, senza riuscire a raggiungere lo stesso risultato per i momenti più dinamici.
Perfetto l'approccio da sequel col quale il film fa riferimenti e ammicamenti ai capitoli precedenti; anche le situazioni rieccheggiano quanto visto ne La Mummia come il faccione di Imothep che, dopo la tempesta di sabbia, stavolta insegue i protagonisti sotto forma di muro d'acqua, oppure il giovane Alex che fa crollare a effetto domino una serie di colonne così come la madre aveva fatto con gli scaffali della biblioteca del Cairo.
Molto buone le sequenze d'azione, soprattutto la scarica d'adrenalina che viene data nella prima metà del film con l'assalto a casa O'Connell, l'intrusione al British Museum, e il combattimento a bordo del bus a due piani; la seconda parte è una avventura on the road per raggiungere il tempio dove si svolgerà lo scontro finale. Se il primo film aveva una struttura piuttosto classica (riconducibile infatti alla trilogia di indiana Jones) questo secondo capitolo assomiglia di più ai film d'avventura del terzo millennio, con una conclusione che si sviluppa su più piani: lo scontro fisico con Anck Su Namun, la guerra contro l'esercito di Anubi, il duello contro Imothep. E proprio quest'ultima lotta viene interrotta dall'arrivo del Re Scorpione (impersonato dal wrestler The Rock), nuovo nemico introdotto in questo film, ma creato già nell'ottica di dedicargli uno spin-off, che uscirà l'anno successivo, con risultati non del tutto soddisfacenti. Comunque la figura del Re Scorpione è affascinante, con un buon prologo-flashback che lo contestualizza, e una sua funzione che è il motore della trama; peccato che quando arriva sullo schermo tutto il film crolli, dopo aver regalato effetti speciali molto buoni. Per il climax finale, che è comunque ben strutturato, il Re Scorpione entra in scena nella sua forma mostruosa, con però il volto di The Rock ricreato in CGI; peccato che la tecnologia non fosse ancora in grado di riprodurre decentemente un volto umano (ci riuscirà a malapena 5 anni dopo con Beowulf), e il risultato è un gigantesco scorpione con il volto di un Big Jim plasticoso.
Nonostante ciò il film è un gran bel film, sfatando la maledizione del sequel che non riesce ad essere meglio del primo capitolo, lasciando a Il Re Scorpione e Van helsing il compito di affossare la carriera di Stephen Sommers come regista/sceneggiatore, film dopo i quali, ad oggi, non ha più realizzato nulla.
I primi due capitoli de La Mummia possono piacere o non piacere, ma è innegabile che siano riusciti a resuscitare un genere che da Indiana Jones e l'Ultima Crociata non aveva offerto alcun esponente degno di nota; da allora i film d'avventura sono tornati alla ribalta con diversi film e nuove saghe cinematografiche come Tomb Raider o National Treasures.
E' bizzarro (o forse non è un caso) che nell'anno in cui vede la luce il nuovo capitolo di Indiana Jones, anche la famiglia O'Connors torna al cinema, anche se completamente rinnovata.
Evelyn non è più Rachel Weisz: l'attrice negli ultimi anni ha vinto un Oscar e un Golden Globe, forse ha rinunciato a un blockbuster fracassone perchè preferisce dedicarsi a pellicole più impegnate? No. Semplicemente non voleva interpretare la madre di un ventenne perchè l'avrebbe fatta apparire vecchia. A sostituirla arriva Maria Bello, che la trasforma nella classica donna del protagonista dei film d'azione, senza un briciolo del divertimento che Evelyn regalava nel primo episodio, o la maturità del personaggio nel sequel.
Alex ora è ventenne, ha lasciato gli studi per scoprire tombe come facevano i suoi genitori, e si diverte a fare il donnaiolo; la storia gli offre anche una storia d'amore striminzita, basata sul solito meccanismo "prima mi stai antipatica poi ti amo follemente", ma il processo avviene in modo troppo frettoloso per risultare credibile, a differenza della love story tra Rick ed Evelyn nel primo film.
Le uniche conferme sono Rick e Jonathan: Fraser, anche se qui gigioneggia come in molte altre sue commedie, risulta comunque simpatico (più nella prima metà del film, nella seconda è abbastanza inutile) e Hannah, pur non essendo al livello dei precedenti capitoli, continua a strappare diverse risate.
Il terzetto di attori orientali che fa parte della nuova trama è efficace, Jet Li ormai è sempre sè stesso, mentre la giovinetta dagli occhi a mandorla è incantevole
Il cambio più drastico però è avvenuto dietro la macchina da presa: se nei precedenti film Stephen Sommers era sceneggiatore e regista, qui appare solo in veste di produttore, e purtroppo la sua assenza si sente, e tanto. La sceneggiatura è in mano a Gough e Millar, già autori di Smallville, che creano un soggetto interessante ma non sviluppato al meglio, sia per quando riguarda la trama principale, sia per i battibecchi che per l'ironia; la regia di Rob Cohen (già colpevole di Fast and Furios e XxX) più che rocambolesca è disordinata, e nei momenti privi d'azione è piuttosto piatta, senza quel tocco di Sommers che omaggiava gli sceneggiati televisivi d'avventura, come faceva Indiana Jones. Perchè te ne sei andato Sommers, perchè?
Eppure le premesse del film sono buone. Il flashback che introduce l'Imperatore Dragone è una buona base da cui partire, peccato che poi i personaggi che fanno parte di quella trama vengano banalizzati, a differenza di quanto avveniva per Imothep e Anck su Namun. L'introduzione di Rick ed Evelyn è divertente, con lui che deve passare il tempo andando a pesca, mentre lei presenta i suoi romanzetti d'appendice di successo in cui le vicende dei primi due film sono state trasformate in avvincenti romanzi rosa per signore; se Indy dopo tutto questo tempo ha il corpo acciaccato dalla vecchiaia, Rick ed Evelyn sono una coppia borghese che ha deciso di lasciarsi alle spalle l'avventura, nonostante tutti e due sotto sotto la desiderino ancora fortemente. Peccato che questo avvenga solo nei primi 20 minuti, dato che per tutto il resto del film questo non viene più tenuto in considerazione, quando invece ci si sarebbe potuto giocare così come l'età di indy è un elemento ricorrente in tutto il quarto capitolo.
Per il resto la trama è davvero ripetitiva, e alla lunga annoia pure; il culmine si raggiunge con [spoiler]la "finta" morte di Rick, che può essere riportato in vita una volta immerso nella fonte dell'immortalità. Ora, a parte che la cosa è praticamente identica al destino di Henry Jones in Indiana Jones e l'Ultima Crociata, ma non far accadere al protagonista un evento simile, quando ne La Mummia 2 era già accaduto ad Evelyn (e lì almeno era costruito in modo che la morte fosse un minimo credibile)[/spoiler].
Vabbè, un film che non è minimamente al livello dei due precedenti, piuttosto mediocre, ma comunque che merita un'occhiata per chi ha amato la saga, nonostante l'impronta che gli è stata data da Rob Cohen.