Death Note doveva per forza sfociare in prodotti collegati, visto che in Giappone sono sempre rapidi nel cavalcare l'onda del successo trasponendo i manga più letti in altre forme narrative; così nel 2006, mentre il fumetto si stava avviando il finale e la serie animata doveva ancora cominciare, le grandi platee nipponiche vedono uscire al cinema due film ispirati alla storia creata dal misterioso Tsugumi Ohba.
I cineasti giapponesi, a differenza dei colleghi americani, sono dell'idea "squadra che vince, non si cambia" e come avviene nella maggior parte di questi adattamenti per il grande schermo non fanno cambiamenti drastici alla trama e ai personaggi; il film racconta in modo piuttosto simile alla versione cartacea i primi due volumi del manga, mantenendo l'atmosfera e le tematiche che caratterizzano Death Note. Ci troviamo quindi davanti a una sorta di fanta-thriller, al quale però viene richiesta una compiutezza da film impossibile da ritrovare in un paio di tankobon; è per questo che viene inserita Shiori, la ragazza di Light, personaggio assente nel manga ma aggiunta interessante dato che permette anche a chi già conosce la trama di godersi il film proprio grazie alla sua storyline.
Per il resto il regista segue la successione degli eventi (debitamente semplificata) senza troppi ribaltoni, ma prestando particolare attenzione alle reazioni alla morte delle vittime e delle persone care, oltre a installare fin dai primi istanti la questione morale con la società suddivisa tra i favorevoli e contrari all'operato di Kira.
La recitazione dei personaggi è mediamente buona, anche se i personaggi principali sono meno efficaci che nel manga: spesso gli attori giapponesi esasperano le loro interpretazioni facendoli apparire sopra le righe, mentre qui questo purtroppo non avviene. Il risultato è un L meno eccentrico della controparte disegnata, un Light che è un ragazzo misterioso/tenebroso piuttosto che un impeccabile perfettino, una Misa Amane che (nonostante faccia solo una comparsa in tre scene per i fan che già conoscono la sua identità) meno entusiasta di coma la conosciamo. Ci sono anche un paio di cambi pronti a far stizzire i nerd: in primis la capigliatura di Misa Amane non bionda ma mora, secondo gli standard delle ragazze giapponesi, e il padre di Light al quale non si sa bene perché sono stati tolti gli occhiali e i baffi che tanto ne caratterizzavano il personaggio.
Disappunto anche per Ryuk, realizzato in computer grafica abbastanza blanda: per tutto il tempo Light ha accanto a sé un demone che sembra un personaggio uscito da un videogioco... Gli standard qualitativi giapponesi di sicuro non comprendono gli effetti speciali della ILM o della Weta, ma forse con un budget da successo annunciato si poteva fare qualcosa di meglio.
Ben orchestrati i 20 minuti finali, scritti appositamente per il film e assenti nel manga: [spoiler]l'inserimento di Shiori viene quindi pienamente giustificato e rende per certi versi ancor più agghiacciante il personaggio di Light.
Ho solo un paio di remore a riguardo:
- Light che all'inizio del film si schiera dalla parte di Kira nei suoi discorsi con Shiori. È un atteggiamento che mi sembra out-of-character per un intelligentone come lui che si prodiga sempre di mantenere una facciata di rispettabilità verso l'esterno, questa sua "simpatia" sarebbe benissimo potuta trapelare...
- Nel climax finale finale Light tira fuori la penna, come intenzionato a uccidere Naomi; ma dato, che è tutto un piano da lui abilmente orchestrato, quel gesto è una finta suspance per lo spettatore, un'azione immotivata che anzi avrebbe potuto fornire indizi a L. Peccato, una piccola imperfezione nel meccanismo cerebrale imbastita dagli autori.[/spoiler]