Lucky Luke ha avuto diverse incarnazioni al cinema, escludendo i quattro lungometraggi animati.
Nel '71 è stato tratto un western dall'albo "Il giudice" dal quale però è stato stranamente escluso proprio il personaggio di Lucky Luke.
Nel 1991 arriva il film con Terence Hill, al quale si abbina il telefilm che ha goduto di numerosi passaggi alla tv italiana.
E nel 2004 in Francia esce un western "comico" sui Dalton, che cerca unicamente di strappare risate al suo pubblico.
Mentre la creatura più famosa di Goscinny, Asterix, aveva raggiunto quota tre live-action di successo con un Gerard Depardieu perfetto per il ruolo di Obelix, c'era bisogno di ridare prestigio al personaggio di Lucky Luke.
Questo film di James Huth vuole restituire quella patina cool che il personaggio. È un cool sopra le righe, ma Lucky Luke è cool.
Stile Tarantino e Rodriguez, ecco.
Questo film è un po' il Batman Begins del personaggio, vuole far dimenticare l'esistenza di Terence Hill, in favore di una nuova installazione del franchise che ha al centro l'aspetto visivo: inquadrature diagonali e tocchi di Sergio Leone, fotografia che sperimenta cromatismi moderni e un utilizzo di luci/ombre/fumo/effetti vari che dona ad un film francese quel "look americano". Stereotipi e razzismo cine-nazionalista? Vabbè, mi scusino tanto i diretti interessati, intanto tra nerd ci siamo capiti.
E come non amare Jean Dujardin col costume identico a quello del fumetto, il ciuffone a punta e gli stivali da cowboy lunghi come scarpe da pagliaccio? E tutto rimane credibile senza mai sfociare nel camp. La sua interpretazione restituisce il Lucky Luke del fumetto, un vero duro ma strampalato; nella seconda metà del film la componente eccentrica un po' si perde in favore del "so' figo" ed è un peccato, ma probabilmente è una conseguenza inevitabile della piega che prende la trama. In effetti l'equilibrio di atmosfera è precario, per non esagerare con gli elementi bizzarri che avrebbero potuto rendere troppo ridicolo il film (abbiamo già avuto un western-cartone animato, e nessuno vuole vedere un altro Wild Wild West); forse è questo il motivo per cui sono stati esclusi i Dalton, i villain più celebri di Lucky Luke, ma il cui aspetto difficilmente avrebbe trovato posto in questo film. Nonostante questo c'è comunque spazio per diversi personaggi sopra le righe e addirittura, anche se solo in poche scene, Jolly Roger parla riuscendo ad ottenere lo stesso effetto comico che ha nel fumetto, senza troppo straniamento.
Per quanto riguarda la trama, c'è un mix delle situazioni più ricorrenti nei fumetti.
Il presidente degli USA chiede a Lucky Luke di ripulire la cittadina di Daisy Town dai malviventi; il cowboy si reca sul luogo dove avrà a che fare con un gruppo di personaggi sopra le righe. C'è il criminale di turno, in questo cazzo uno schizzato Billy The Kid. C'è un triangolo amoroso che vede Lucky Luke conteso tra una ballerina di saloon e la ruspante Calamity Jane. C'è il complotto che si dipana segretamente collegando le varie sottotrame. E c'è anche un'interessante accenno alle origini di Lucky Luke, sempre taciute nella versione cartacea e quindi create per l'occasione.
Il risultato non è affatto malvagio, anzi. C'è un po' di affosamento dopo la metà del film, ma in generale si ha l'impressione che il regista voglia fare qualcosa in più per quanto concerne la messa in scena, e non solo portare a casa il compitino e gettare una spruzzata di guest star come hanno fatto i film di Asterix.
È un peccato che il film non abbia raggiunto il grande schermo qui in Italia, così come è un peccato che il successo ridotto non farà proseguire la saga sull'impronta stilistica tracciata da Huth.