[Columbia/Sony Animation] I Puffi
Inviato: giovedì 13 ottobre 2011, 01:28
Prima che Grrodon (e oramai pure Deborho) passi in modalità linciaggio, vorrei chiarire il significato della tavola: il primo stupito di questa situazione sono io. E ora via con la recensione.
Era già da alcuni anni (1997) che si vociferava di un nuovo film sui piccoli folletti blu creati più di cinquant'anni fa dell'autore di fumetti belga Peyo (non vanno dimenticati i due adattamenti animati, ovvero il mediometraggio in bianco e nero Le Avventure dei Puffi e il lungometraggio ispirato alla loro storia d'esordio Il Flauto a Sei Puffi). Certo la notizia che si sarebbe trattato d'una pellicola live-action aveva fatto storcere non pochi nasi, e quella successiva che voleva il film ambientato New York non aveva certo migliorato le cose. Aggiungiamo a questo un trailer poco intrigante che faceva presupporre di trovarsi di fronte ad un altro Alvin Superstar e non c'è da stupirsi se l'opinione generale fosse quella di una semplice commercialata priva d'ogni attrattiva. Invece, sorprendentemente, I Puffi ha ben poco da spartire con i suoi predecessori, ma andiamo con ordine.
La pellicola è caratterizzata da una storia molto semplice, che vede sei Puffi (Quattrocchi, Tontolone, Brontolone, Puffetta, Grande Puffo e la new entry Coragioso), smarritisi nella grande mela per sfuggire alla nemesi di sempre Gargamella (qui deciso ad "estrarre" dagli omini blu l'essenza magica in grado di dargli il potere assoluto), venire ospitati da una giovane coppietta in dolce attesa, e cercare un modo per tornare a casa, prima che Gargamella li trovi.
Diretto da Raja Gosnell, già regista della versione live di Scooby-Doo, e scritto da J. David Stem e David N. Weiss (Shrek 2 e Shrek Terzo), I Puffi ha fra le sue carte vincenti il riuscire a fondere una trama semplice ma gradevole, uno humor molto distante dal cattivo gusto di altri suoi cuginetti ("è solo un po' di uva passa"...), e una morale senza troppe pretese, che però riesce a coinvolgere sia il pubblico infantile che quello adulto.
I primi minuti, ambientati al villaggio, sono sicuramente i migliori del film e consentono di avvicinare con calma gli spettatori nuovi al mondo degli ometti blu e di riaccendere nei vecchi la fiamma della nostalgia (che poi è praticamente il motivo principale del successo del film). Il resto prosegue con alti e bassi alternati, ma, in media, riesce sempre a mantenere una certa qualità.
E' sicuramente piacevole vedere come nel film si sia cercato di essere giusti verso l'opera di provenienza per quel che riguarda la caratterizzazione dei piccoli protagonisti, operazione però non sempre riuscita nel modo migliore. Se Tontolone e Grande Puffo sono ben resi, lo stesso non si può dire di Quattrocchi e Puffetta, poco più che accennati. E che dire poi del nuovo puffo, Coraggioso, praticamente un Nac Mac Feegle di Terry Pratchett con tanto di basettoni e gonnellino scozzese, personaggio più fuori posto che mai. Discorso a parte va fatto per Brontolone, qui con una caratterizzazione che ricorda più il Brontolo di Biancaneve e i Sette Nani che il personaggio originale, ma che lo allontana da quel ruolo sempre più di macchietta dedito alla sola gag del "io odio...", a cui la serie animata e, purtroppo, anche buona parte dei fumetti, ci avevano abituati.
Per quanto riguarda gli interpreti umani troviamo la coppia di sposi Patrick e Grace, rispettivamente interpretati da un Neil Patrick Harris (celebre Barney di How I Meet Your Mother) e da una Jayma Mays (Glee) entrambi convincenti. Ma la vera sorpresa del film risiede in Hank Azaria, che da vita ad un Gargamella molto valido, credibile e divertente, tra manie di grandezza e siparietti con Birba, amalgama meraviglioso di realismo e cartoonesca esagerazione, all'altezza dell'Obelix di Depardieu e del Lucky Luke di Dujardin, al quale però avrebbe sicuramente giovato qualche scena in più.
L’interazione tra gli attori in carne e ossa e i personaggi creati al computer è davvero buona, sicuramente tra le migliori viste fin'ora. Ottimo il lavoro compiuto dala fotografia di Phil Méheux, che è riuscito a dare la giusta illuminazione e gli appropriati movimenti di macchina laddove in seguito avrebbero aggiunto i personaggi digitali.
Piacevolissimi i rimandi a Peyo e molto carina l'idea che [spoiler]il libro magico dove Grande Puffo trova la formula per l'incantesimo per aprire il portale del ritorno a casa sia in realtà un albo a fumetti con le tavole dell'autore belga[/spoiler].
Non ultimo il doppiaggio italiano, che presenta la gradita sorpresa di alcune delle voci celebri della serie animata. Abbiamo così nuovamente uno splendido Tontolone /Mazzotta (purtroppo stavolta senza "Yup!"), un meraviglioso Quattrocchi/Guadagno (che ci delizia nuovamente del suo "Che è meglio!"), un'ottima Puffetta/Izzo, ed un grandioso Gargamella/Buglioni. Da segnalare anche il buon lavoro svolto su Grande Puffo da Gianni Musy, celebre doppiatore di Ian McKellen, morto poco tempo dopo aver completato il doppiaggio del film.
In definitiva un film promosso con la piena sufficienza, non esente dai difetti tipici dei progetti commerciali di questo tipo, ma dotato di un'anima che lo eleva tra i suoi simili. Buono per la famiglia, ottimo per i più piccoli.
P.S. Bramo scusa se ho scelto proprio te da imbruttire