[Paramount/Bad Robot] La Quadrilogia di Mission Impossible

Perché, come disse un saggio, "tutte le belle storie hanno bisogno di un'infiorettatura". E ce ne sono di cosi belle che una sola non bastava!
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    E dopo Brian De Palma, arrivò John Woo.
    Inizialmente Tom Cruise pensò addiriittura a Oliver Stone alla regia di questo sequel, ma il regista rifiutò e Cruise fu costretto a "ripiegare" su Woo.
    Quindi c'erano tutti i presupposti per un ottimo sequel: dopo un bravo regista, un altro bravo regista.
    Ma John Woo ogni tanto ha il difetto di lasciarsi andare completamente alle regole dei blockbuster d'azione hollywoodiani, e nè dà prova in questo film. L'incoerenza della coppia Cruise/Woo avrà qui luogo regalandoci quello che vi vado a raccontare.

    Ethan Hunt se ne sta bello bello a scalare le Montagne Rocciose, quando i suoi capi lo contattano chiedendogli di recuperare una famosa ladra internazionale, che servirà per impadronirsi di un terribile virus che è stato rubato, e del suo antidoto. Ma Ethan Hunt se ne innamorerà, così da sentirsi più legato alla donna che, assieme al virus in questione, sarà l'oggetto della contesa tra il buon Ethan Hunt, e il suo nemico (interpretato da Dougray Scott, che grazie al prolungamento delle riprese di questo film, ha dovuto lasciare il ruolo di Wolverine a Hugh Jackman)

    Questa la trama. Sempre che vogliamo considerarla, data la pochezza della stessa. E a confermare questo giudizio arrivò in seguito una dichiarazione degli sceneggiatori, che confessarono di aver scritto la storia per collegare le scene d'azione, già stabilite in precedenza. E da un presupposto del genere, difficilmente la trama può rivelarsi un capolavoro. Infatti il virus da recuperare, la bella che si sacrifica sono elementi già visti più e più volte, che però in questo caso sono portati avanti piuttosto bene. Il difetto più evidente della regia di Woo in questo film è l'abuso di epicità, con un overdose di rallenty anche nei momenti più inutili, e un florilegio di capelli e vestiti svolazzanti. In contrasto, altre scene sono quanto di più hollywoodiano si possa pensare, con ultra-esplosioni, duelli tra moto, inseguimenti e operazioni mozzafiato a bordo di macchine tirate a lucido.
    In tutto ciò bisogna però rendere merito agli autori di aver utilizzato intelligentemente i colpi di scena, evolvendo il concetto delle maschere già ottimo nel primo film, che in un paio di scene lasciano veramente a bocca aperta.
    La recitazione mediamente è sotto tono rispetto al primo film, ma spicca il malvagio Dougray Scott, e un cameo di Anthony Hopkins nei panni del superiore di Ethan hunt, in scena giusto il tempo per affidargli la missione e per regalare un paio di apprezzabili motti di spirito.

    Il film quindi delude chi si aspettava qualcosa con la stessa tensione e complessità del primo Mission impossible, trovandosi di fronte ad un film d'azione più "standard", a metà strada tra la serie di James Bond e un western. Woo deve fare qualcosa che non gli è congeniale, Cruise è felice perchè ci sono un bel po' di primi piani su di sè, lo spettatore medio ha mangiato un bel po' di pop corn, e le persone dotate di senso critico escono dalla sala felici solo a metà.
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    E dopo De Palma e Woo, arrivò J.J. Abrams.
    Ma prima di arrivare a questo risultato si dovrà sudare un bel po', per colpa di Tom Cruise e della sua Scientology. Il film inizialmente doveva essere diretto da David Fincher (Fight Club, Se7en), ma per divergenze d'opinioni con Tom Cruise mollò il progetto. La seconda scelta fu Joe Carnhan, regista piuttosto sconosciuto in Italia, che abbandonò il film per lo stesso motivo.
    Tom Cruise non inizia a sospettare di quanto il suo carattere sia insopportabile, ma si avventura nel trovare un regista che possa stare nella stessa stanza con lui per più di 25 minuti; in questa sua ricerca, casualmente vede l'episodio pilota di Alias che lo lascia senza parole. E così contatta J.J. Abrams che accetta, per il suo esordio cinematografica.
    Ma le disavventure non finiscono qui.
    Nel cast inizialmente figuravano attori del calibro di Carrie-Anne Moss e Kennerth Branagh, ma chi per un motivo chi per l'altro, abbandonarono la missione impossibile. Ma la storia migliore è di sicuro quella di Scarlett Johansson, voluta da Tom Cruise in quanto era considerata la donna più sensuale di hollywood. Il buon Tom sorridente pensò, quando ancora non era fidanzato con Katie Holmes, di poter avvicinare a sè Scarlett e, senza dirle nulla, un giorno la portò con sè e la ragazza, aprendo una porta, si ritrovò con le principali personalità di Scientology che volevano mangiare con lei, così da discutere un po' del mondo e della vita. Ovviamente senza alcun secondo fine di conversione.
    Mi sembra ancora di sentire il rumore della porta che sbatte e della sgommata della macchina che parte a tutta velocità.
    E così anche la buona Scarlett se ne va. I due ruoli femminili principali del film vanno così a Keri Russel (protagonista di Felicity, il primo telefilm di Abrams) e alla bellissima Michelle Monaghan. Ma in questo terzo episodio troviamo attori di enorme calibro in tutti i ruoli: dal Vingh James che abbiamo già visto nei due precedenti Mission impossible (e distintosi nello strepitoso doppiaggio di Cobra Bubbles nei film di Stitch ^_^) al giovane e promettente Johnathan Rhys-Meyers (già visto in Match Point), da Laurence Fishburne (noto universalmente per il suo morpheus nella trilogia di Matrix) al fenomenale Philip Seymour Hoffman, fresco di Oscar, nei panni di un cattivo realmente terrorizzante.

    Ethan Hunt mette su casa. Come Abrams ha già avuto modo di sperimentare con Alias, per una buona storia di azione bisogna dipingere anche il lato "quotidiano" del protagonista; e così fa anche in Mission Impossible. Se nei 2 film precedente non vedevamo nulla dell'Ethan Hunt non agente segreto, qui viene mostrato il suo lato umano, in modo da affezionarsi al suo personaggio, e a quello della futura moglie.
    Una delle idee più geniali del buon Jeffrey Jacob è quella di cominciare il film con un fast-forward che trascina lo spettatore nella scena clou del film, per interromperla al punto giusto (memore dei suoi maledetti ALIASeschi cliffhanger) così da mostrare gli adrenalici titoli di testa, e poi allo spensierato inizio della storia.
    E da qui Abrams disseminerà ovunque elemnti che gli torneranno utili col procedimento della trama, specialmente con dettagli che lo spettatore mai si aspetterebbe essere ivelanti ai fini della storia. Abrams spinge l'acceleratore sull'impossibilità delle missione, e la sospensione dell'incredulità e messa a dura a prova, ma la perfezione con la quale riesce ad orchestrare il tutto non permette di avanzargli alcuna critica.
    I colpi di scena si sprecano, come già accadde nei due film precedenza, e qui si raggiunge un'ulteriore evoluzione del concetto delle maschere di gomma, che nella storia rivestono un ruolo maggiore di quanto sia mai accaduto.
    Il centro del film è abilmente incentrato sul meccanismo del Macguffin che consente di concentrarsi sulla trama e sui personaggi, senza perdere tempo in spiegazioni lunghe ed inutili (in questa frase qualunque riferimento alla storia di Chimera e Bellerofonte in Mission Impossible 2 è puramente voluto).
    La recitazione è nettamente migliorata: non so se è merito di Abrams, ma ho apprezzato addirittura la performance di Cruise. Tutto il cast se la cava egregiamente, in primis un Philip Seymur Hoffman nei panni di un villain malvagio come pochi. I momenti in cui capiterà di emozionarsi, arrabbiandosi, sperando, trattenendo il respiro e gioiendo non sono pochi. E anche l'ironia di Abrams è presente in molte scene, che regalano vere e proprie risate d'autore.
    Le musiche subiscono un netto miglioramento, abbandonando i toni rockeggianti del secondo capitolo, e riassettandosi più sullo stile del primo film.

    In definitiva un ottimo film, oserei dire uno dei migliori nel suo genere. Ed un ottimo esordio alla regia per J.J.Abrams.
    Da vedere e rivedere.
  • Tanto per cambiare... sottoscrivo tutto!
    Io non amo il genere spionistico, ma questo film è un gioiello del genere. La sceneggiatura è costruita benissimo, la regia è efficace, c'è un giusto equilibrio tra momenti di tensione e momenti di calma (v. il minuto di silenzio sul tetto dell'ospedale), quindi con il giusto tempo per caratterizzare i personaggi. Il personaggio di Hoffman è una temibilissima nemesi costruita sapientemente nel giro di un'ora! Un lavoro incredibile.
    L'unico difetto che mi sento di sottolineare sono le classiche scene che andrebbero nelle prime pagine dei giornali di tutto il mondo per il loro dramma e catastrofismo... il bello delle spie dovrebbe essere che il macello avviene senza che nessuno se ne accorga, no?
    A presto,
    Michele
  • Non so se lo conosci, ma se hai apprezzatro questo film DEVI prenderti tutte e cinque le stagioni di Alias. Immaginati un telefilm in cui ogni episodio è come questo film.
  • "Alias" è una di quelle serie che so essere bellissime (nel suo caso, prima ancora di Lost e e MI3), ma che evito come la peste per non appassionarmi alla centesima cosa. Lo so, sono masochista.
    A presto,
    Michele
  • ho dovuto vederlo, povera me. Ed è stato orribile. A partire dal naso di Cruise, per finire alle tremende scene di violenza e "suspance" che facevano solo ridere. (per non dire piangere)
    blah blah blah
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