[Bonelli] Nathan Never

Editore che ha dato i natali ad alcuni dei personaggi più iconici della tradizione fumettistica italiana, toccando tanti generi diversi ma con uno stile unico e inconfondibile.
  • Nathan Never #271/272: L'origine della specie/Il fiume della paura (Masperi/Di Clemente)
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    Dice Nathan a pag.62:"...è che tutta questa situazione non mi piace, ma è nuova per me. Non so come muovermi e questo mi innervosisce...". La frase basterebbe a rendere sensata questa storia doppia... se fosse vera. Invece la situazione tanto nuova non è: di tragedie Nathan ne ha vissute parecchie e si è perso il conto dei complotti governativi e dei dittatorelli con cui ha avuto a che fare; infatti il Nostro si innervosisce a tal punto che nella seconda parte lancia frasi fatte e sa sempre cosa fare. Questo è l'esordio ai testi di Sergio Masperi, correttore grafico della casa editrice e disegnatore di un pezzo di un vecchio NN. Di lui dice Del Savio nella posta: "Ora debutta in veste di narratore, intessendo un'avventura di stampo decisamente classico, ma dal ritmo e dai dialoghi moderni". La frase basterebbe a rendere godibile questa storia doppia... e se in quanto a ritmo può essere vera (le 188 pagine si leggono in dieci minuti), ma comunque è tutto già visto e rivisto, e il finale è bof, in quanto a dialoghi... mmmh, mah.
    Ma poi non era più logico che i mutati fossero i "soliti" mutati? C'era già una colonia africana a disposizione...
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    Ottimo lavoro.
  • Rigashow.

    Nathan Never #273: Le lacrime della sirena (Rigamonti/Toffanetti)
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    Lo ha detto Rigamonti sul NNForum: "Toffanetti mi ha chiesto una storia con la pioggia. E io lo ho accontentato" (sintesi mia). Si vede. E' un albo sentito, questo. La passione che i due vi hanno infuso, Rigamonti con la sua sceneggiatura dalla regia finalmente disinibita, Toffanetti con la sua pioggia che si taglia con il coltello e con alcuni primi piani decisamente intensi, lo rende il migliore dai tempi di Haiku. Forse anche meglio di Haiku, registicamente parlando. Qualche dialogo è ancora ingessato, qualche battuta qua e là si poteva tagliare o rendere meno goffa. Il risultato complessivo è tuttavia ottimo. E si può dire che, tolte le pippe di Serra e le storie necessarie di Perniola, proprio Haiku e questo siano gli unici numeri che siano riusciti a mostrare quel che avrebbe dovuto essere lo standard della serie dopo il NiNo, con il recupero dell'atmosfera dei "mitici numeri di una volta" e di quell'"anima della Città" di cui Nathan è (o dovrebbe essere) solo una sintesi parziale.

    Agenzia Alfa #30: Quando la ragione tace - Epilogo (Rigamonti/Bertolini-Boccanfuso; Serra/Giardo)
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    Più che buono, decisamente. Buona la sperimentazione (i capitoli) e gradevole la sceneggiatura (anche se manca Kay e non è una mancanza da poco), benché la suddivisione tempo/disegnatori/capitoli non sia proprio simmetrica (e l'Alfacom che parla di ripensamenti in corso d'opera aiuta a notarlo), bene anche i disegni, ma meglio il decano del quasi esordiente. A dire il vero, leggendola come storia a sé non si capisce bene perché May e Branko debbano farsi tutte queste pippe: il problema è che la storia è da leggere tenendo a mente tutto quel che è accaduto ai due personaggi dalla guerra dei mondi in poi (medaglione Ingegnere, incontro con Joanna, Babilonia saga, La Megalopoli, Kay indipendente) ma da allora per il lettore è passato più di un anno in cui tutto è parso normale. Ora spero che le conseguenze del dialogo che i due si promettono a fine numero non muoia con l'albo e soprattutto che non si debba attendere Omega per saperne di più.

    Le Grandi Storie di Nathan Never #1: I giorni della maschera (Rigamonti/Roi)
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    Ed ecco il primo numero della nuova collana che prende il posto dei gloriosi, ma ormai anacronistici, albi Giganti. Salvo poi leggere nel colophon "NN Gigante n.17". Vabbè. Evidentemente Serra e Davide Bonelli non avevano voglia di registrare un'altra testata al Tribunale di Milano. Facciamo così: concettualmente questa è una collana tutta nuova, e i Giganti sono morti. In realtà erano defunti già dal #11, quando s'era chiusa l'era delle saghe futuriste e i volumi avevano iniziato ad ospitare storie normali ma più lunghe e con un po' di profondità in più. E infatti fu allora che iniziai a prospettare e ad aspettare il cambio di formato e il passaggio da Gigante bonellone a Graphic Novel col personaggio seriale, tipo quelle che gli americani sfornano con successo da vent'anni. Con qualche anno di ritardo, eccolo qua il cambiamento. Dovuto principalmente al fatto che il grande formato costa di più e una azienda come la SBE oggi più che mai deve fatturare il più possibile, e solo secondariamente a una volontà narrativa, ma intanto eccolo. Che la volontà narrativa, per ora, sia stata solo secondaria è dimostrato dalla storia ospitata, in lavorazione da almeno quattro anni e contraddistinta dal tipico stile "albo Gigante degli ultimi anni". Trattasi di una storia normale ma più lunga e con un po' di profondità in più. Non troppo diversa, a dire il vero, da Un mondo vuoto, scritta dallo stesso Rigamonti e uscita due anni fa sul Gigante #15. Nathan indaga su un caso che lo porta a scavare dentro di sé. Allora a furia di scavare trovò Mister Alfa, oggi trova Omega. Il ché ha senso, alla faccia dei detrattori del villain, peraltro reso da Roi inquietante come probabilmente avrebbe dovuto essere reso fin da subito.
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    Ottimo lavoro.
  • Salve, sono un nuovo iscritto. Complimenti per il "Riassuntone", mi è piaciuto molto. Leggendolo si ha una visione in generale degli intrecci, dei cicli, delle saghe del mondo neveriano. Hai già pensato a "rimpolpare " la 6° stagione; ho visto i commenti ai singoli numeri, però qualcosa di più ampio respiro rende meglio ...
    Un grande grazie ancora.
  • Grazie a te per averlo letto :) . Sì, penso che aggiornerò il post "6° stagione", quando questa finirà (non prima del 2016, dunque).
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    Ottimo lavoro.
  • Dylan Dog Color Fest #12: Demoni e silicio (Rigamonti/Calcaterra, col. Fabio D'Auria)
    Primo team-up ufficiale tra NN e DD, finora collegati soltanto da MM e MN. Storia abbastanza improbabile, non tanto perché, con la magia tecnomante in gioco, l'incredulità deve essere sospesa del tutto, quanto per lo stile adottato dai tre autori, che la fanno sembrare un prodotto sfornato nella prima metà degli anni 1990, quando cyberspazio, personaggi plastici molto spesso in posa da eroe (in un paio di punti Calcaterra sembra Castellini), narrazione "marvelliana" di trame altrimenti terribili e pillole di riflessioni esistenziali erano la norma. Elementi anche accettabili o perfino gradevoli, ma che, considerato che questo e gli altri tre incontri sono degli spot rivolti al pubblico dylaniato, ci portano ad una riflessione: perché è così difficile per serie un tempo moderne e accattivanti presentarsi senza prendersi in giro o rifarsi ad un passato che non c'è più?

    Maxi Nathan Never #10: Il mutaforma, Gioco e doppiogioco, Rotta di collisione (Vigna/Vercelli; Perniola/Casini; Rigamonti/M.Rossi)
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    Ariecche 'r maxi. Numero dieci, ergo due lustri di malloppazzi perlopiù inutili. Inutilità che questo albo celebra alla grande, con una storia inutile all'ennesima potenza. Ne Il mutaforma, infatti, il solito, anacronistico Vigna si prende la briga di aprire uno spin-off in cui Nathan Never è membro di una squadra governativa che combatte gli alieni. Non ci credete? Lo riscrivo: Nathan Never è membro di una squadra governativa che combatte gli alieni. So che è difficile crederlo, ma giuro che è così. Si chiama Squadriglia Hawks, e il suo nucleo vede, oltre a Nathan, la prof.ssa Williams e il dott. Gardner. L'episodio zero, ovvero questa storia, è una copia de La Cosa con dentro NN, ma che peraltro se ne frega ampiamente di quei tre-quattro paletti che la serie ancora prova ad avere. Vigna dice: 'stica se su NN gli alieni non ci devono essere, io stesso avevo inserito il Viiku tanti anni fa. E infatti cita quel Viiku. Non cita invece gli alieni di Medda perché il governo non ne sapeva niente. Però cita tranquillamente gli Stati Uniti e imbastisce tutto un lungo prologo ambientato nel 1982 Vecchia Datazione (quindi quello del film di Carpenter) che poi l'alieno sopravvive e si risveglia nel futuro. Quanto è bambinesca questa cosa? L'avevo già scritto tempo fa: fermate Vigna. Anche a costo di approntare una squadra speciale apposita. Per fortuna a seguire è presente il buon Perniola, col suo stile pacioccone fatto di mimesi e studio a calibrare la (purtroppo) scarsa fantasia. Così Gioco e doppiogioco non è niente di che, la solita storia depressandante col ricordante, ma è un niente di che raccontato con calma che si fa leggere. Merito anche di Casini, chiaro. Ed è merito di Marietto Rossi se Rotta di collisione m'è piaciuta di più. E' l'unico disegnatore in cui è ancora possibile rintracciare echi del suo maestro Tacconi, dei suoi squisiti primi piani e del suo montaggio strano con le vignette che si oblungano o squadrano senza uno schema. Rigamonti da par suo gli offre sul piatto una sceneggiatura piatterella ma pregna di quegli echi di nostalgia che, volenti o nolenti, fanno breccia nel vecchio fan, e voilà la preferenza è servita.

    Nathan Never #274/275/276: Operazione Luna/Il potere e la spada/Sulle orme di Temujin (Ostini/Denna+Palomba-Pianta-Stellato)
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    In primavera è iniziato Lukas. Per seguirlo, ho dovuto mettere in standby il vecchio Nathan, ché tanto ormai a leggerlo in ritardo non si perde nulla. Fortunato come sempre, in primavera Nathan mi si è presentato con questa interessante tripla firmata da uno dei veterani ormai retrocessi a guests, ovvero Ostini, che si rifà vivo dopo Haiku. Ostini firma tutta la tripla, la quale è però disegnata da tre (anzi, quattro) disegnatrici diverse per stile e legame con la serie: Denna e Palomba sono da tempo parte dello Staff, Pianta rientra dopo svariati anni passati sullo spin-off di Argo, la Stellato è una esordiente. La tripartizione riguarda però in qualche modo anche soggetto e sceneggiatura, nonostante lo scrittore sia lo stesso dall'inizio alla fine. Il primo albo è infatti figo, scritto e disegnato a mio avviso benissimo (o, meglio, nel "modo giusto"), tutto incentrato sul bel rapporto fra la giovane Kezja e suo padre Temsin, ex mafioso poi ravvedutosi e ora ricercato dal suo passato "datore di lavoro", un mafioso giapponese rappresentato non come il solito yakuza ma come un anacronistico guerriero dei tempi d'oro di samurai e consimili (scelta insolita e iconica). Nella seconda parte Temsin muore, a Ostini viene la depressione, inizia ad aumentare la verbosità e a portare la trama su binari del tutto differenti, introducendo una componente archeologica e "mysteriosa" ben poco attinente con quella dell'albo prima. Per l'occasione Ostini cita anche Martin Mystère, il quale si ritrova così ad essere presente, tra aprile e giugno, su ben otto periodici differenti intitolati a quattro (anzi, cinque) universi bonelliani diversi, pubblicati in tre formati, con otto foliazioni e due media tutti diversi! L'avventura di Nathan intanto prosegue (nella terza puntata) abbandonando del tutto il plot iniziale e concentrandosi tutta sull'adattamento alla sua nuova vita di Kezja, nel frattempo affidata legalmente a Nathan fino al compimento della maggiore età (un'interessante scelta che porta il musone ad essere padre per un breve periodo) e divenuta amica e compagna di marachelle adolescenziali di Kay, e sulla barksiana quest del tesoro perduto di Gengis Khan (cioè Temujin), cercato da un collezionista somigliante a Terry O' Quinn. Intrecciate scorrono altre due sottotrame, quella di Saikhan (la figlia degenere del padrone di Temsin) e della sua spada leggendaria e quella della talpa nella procura distrettuale. Quando tutte queste convergono, se ne aggiunge una quinta, "nascosta", quella di Kay e dei suoi poteri: è infatti Kay a sconfiggere Saikhan. Insomma, un sacco di roba, che purtroppo la Pianta e la Stellato illustrano in maniera abbastanza monocorde ma che Ostini amalgama abbastanza bene anche se fa parlare un po' troppo i personaggi. Rimane inoltre l'enigma dello stacco tematico fra prima e seconda+terza parte, che lascia pensare ad una sceneggiatura abbandonata tempo prima e solo più tardi ripresa. Un simile mix di roba è comunque più interessante e stimolante del piattume su cui ormai la serie pare essersi adagiata.

    Universo Alfa #14 - Il Mondo dei Robot 1: Memorie artificiali (Rigamonti-Toffanetti (storia-cornice); Perniola-Gradin (Cornelius e Deleaiah); Eccher-Forlini (C.A.L.E.B.); Vietti-Boccanfuso (Link); Gualdoni-Regazzoni (Aaron N.Stack); Serra-Eccher-Giardo (Omega))
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    Un nuovo filone si apre su Universo Alfa, il sesto per la precisione. Gli spunti per questo Mondo dei Robot sono stati disseminati prima della Guerra dei Mondi nei #234, 235 e nell'Almanacco 2010 e più di recente nel #263 Lo spettro del futuro. Proprio da quest'ultimo numero viene ripreso il Bar-Bot, il bar dei robot ove Mac va ad ammazzare il tempo. Era evidente come, con Omega in gioco, la sottotrama robotica dovesse prima o poi evolvere in qualcosa, e una parte di questo qualcosa la vediamo in questo albo particolare. Particolare in quanto costituito da una storia-cornice e da varie storie brevi indipendenti, tutte accomunate dall'avere per protagonista dei robot. Purtroppo la particolarità dell'albo si esaurisce qui, e qualitativamente le varie storie non sono nulla di straordinario. La prima storiella, firmata Perniola, è una virtuale prosecuzione del già citato #235: lì la protagonista era un'umana trasformata in robot, qui dei robot che vogliono avere figli. Considerato che Perniola è un fan dei primi numeri della serie, il pensiero corre immediatamente ad Aldus e alla sua voglia di paternità. In questo l'atmosfera torna a recuperare quel pizzico di Asimovità che col tempo il fumetto era andato perdendo e la cosa non fa certo dispiacere. L'atmosfera di per sé si mantiene anche nelle successive storielle, ma con risultati alterni. Nella seconda storia breve protagonista è un robot maggiordomo che una moglie frustrata vuole spupazzarsi. Ma il marito geloso la farà pagare a entrambi. Uff. Nella terza abbiamo il ritorno di Vietti e uno di quei piccoli flashback promessi al tempo della saga di Ultima. Niente di elaborato, purtroppo. Quando la depressione sta per prendere il sopravvento, ecco il pazzo Gualdoni uscirsene fuori con il ritorno di Aaron N.Stack (nientemeno che il protagonista di NN #1), mai più visto dal remoto #28. Gualdoni ci fa scoprire il suo destino, e sorprende rivelando che si tratta di un destino al contempo epico e tristissimo: Aaron è infatti bloccato, in totale solitudine, su Callisto, una delle due lune di Giove. E per quanto ne sappiamo è ancora lì. Ciò fa rizzare per qualche secondo i peli delle braccia del lettore, ma il Nathan amorfo della storia-cornice provvede subito a smorzarli: egli, infatti, si disinteressa completamente dell' (ex?) amico. E meno male che col NiNo doveva recuperare la passione perduta. Rigamonti insiste con il suo Nathan cupo e spento, dimentico del fatto che, dopo ANNI, tale caratterizzazione avrebbe anche un poco stancato. Vabbè. Per fortuna nelle ultime pagine la storia-cornice, fin quì forzatamente amorfa (a differenza de Lo spettro del futuro) giustifica la sua esistenza, dandosi il cambio con l'ormai consueto Epilogo Serrian-Giardiano, stavolta più lungo del consueto e interessato a chiarire alcune questioni: il perché delle continue mutazioni di Omega (il mestruo), il percome è stato messo su il cantiere di Omegalopoli (sic!), le storie delle sue precedenti identità/versioni e lo scopo dichiarato del villain principale del momento: eliminare le tre leggi della robotica. Così, l'albo che vuole recuperare Asimov si conclude con la dichiarazione di guerra al più celebre ed iconico lascito dello scrittore. Se non è metanarrativa questa, sparatemi.

    Nathan Never #277 - Panem et circenses (Perniola/Jannì)
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    C'è tutto Perniola in questa sua ennesima storia "un po' filler un po' no": la trollaggine, la sfida intellettuale e narrativa, lo studio, la nostalgia e la passione per il primo NN usati non solo per piangersi addosso ma anche per muovere il presente di Nathan e creargli in qualche modo un futuro. Il lato troll di Perniola è noto a chiunque segua il suo blog, ove ha recentemente rivelato le origini di questo episodio: Jannì voleva disegnare gli antichi romani... su una serie di fantascienza come NN. Da qui è nata la sfida intellettuale: Perniola ci ha pensato su, ci ha ragionato, ha studiato, e ha tirato fuori una storia che contiene gli antichi romani e che è al contempo un normalissimo caso prettamente neveriano. E, come sempre accade nelle storie di questo autore, il caso è banalotto ma è arricchito da svariate trovatine e da una gestione delle 94 tavole ai limiti dell'impeccabile. Una gestione della scansione narrativa pressoché perfetta dovuta in buona parte alla passione per il personaggio E per il suo universo narrativo, oltre che ovviamente ad una indubbia preparazione (lo "studio"), scaturita da una sfida intellettuale partito una trollata. Tutto torna, nelle storie di Perniola, e torna con naturalezza, perché così DEVE tornare, perché è così che vanno le cose, nel mondo reale. E il mondo virtuale creato da Perniola è sempre quasi uguale a quello reale, anche quando compaiono gli antichi romani. Così, quando Perniola recupera un vecchio personaggio lo fa sempre in modo sensato (è naturale che Igor McNally bazzichi l'ambiente cibernetico, con o senza Nathan) e narrativamente mai banale (Igor compare a sorpresa e in medias res). Quando inserisce riflessioni didascaliche non le attribuisce sempre e comunque a Nathan, ma anche a personaggi estemporanei, in questo caso il villain. Quando crea un subplot non lo abbandona immediatamente, ma lo intreccia a quelli già aperti (alla trama robotica in particolare) e promette di riprenderlo: sul suo blog ha rivelato che questa storia avrà un seguito e si espanderà in qualche modo, ovviamente senza ripetizioni e sotto altre declinazioni. E, particolare non di poco conto, Perniola sa benissimo come fare tutto questo intrattenendo, allentando il ritmo con piccole gag per poi riaccelerarlo prima di tirare troppo la corda. Insomma, c'è chi ha detto che "Panem et circenses" sia un titolo poco coerente con i contenuti di quest'albo, ma a me sembra che a uno come Perniola calzi alla perfezione.

    Agenzia Alfa #31: La Guerra del Buio (Serra/Russo, Piani, Sammartino/Martino, Lazzarini, Perconti-Oskar, Giardo)
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    Un po' a sorpresa, visto l'andazzo biascicone del nuovo NN, un po' ovviamente, visto che il passato non è stato resettato, arrivano i primissimi prodromi della Guerra del Buio, l'ennesima guerra futura neveriana, introdotta nel secondo Generazione Futuro (AA #19, cfr."quinta stagione") come evento passato e scatenante del fantomatico "Gabriel Oscuro", supertelepate oscuro così amichevolmente chiamato dal NNForum. Le informazioni fornite da quell'albo in merito a tale guerra erano piuttosto scarne: vi avevano partecipato le telepati, ed in particolare Kay, la sinuosa telepate mutata che al 99,9999% era la piccola Kay della contemporaneità neveriana. 5 anni e mezzo dopo (AA #19 è del gennaio 2009) esce finalmente questo albo... che si rivela essere una mezza sòla. Infatti, esso è principalmente una scusa per pubblicare due storie aventi protagonista la piccola Kay realizzate prima della Guerra dei Mondi e rimaste nel cassetto nonostante fossero ormai pagate e pronte all'uso. Così, Serra ha pensato bene di costruire loro intorno una storia-cornice in cui infilarle e dar loro un minimo senso. Essendo Kay la protagonista, quale trama migliore di quella dimenticata Guerra del Buio per ravvivare tale storia-cornice (e togliere ogni dubbio in merito all'identità Kay NN/Kay GF)? Ecco dunque una trama futura, ambientata temporalmente tre secoli dopo il mensile e in una fase di stanca di tale guerra, in cui le migliori telepati, guidate da Kay e riunite nell'Ultra-Mente (che tanto ricorda l'Uni-Mente della GdM e gli intrighi di Resya col Tripode sopravvissuto), pareggiano i colpi del Nemico misterioso e fatto di oscurità. Finché, a causa di una disattenzione della giovane Clea (la semi-lesbo amica di Kay), Kay non si ritrova telepaticamente in balìa del Nemico, ove percepisce alcuni ricordi passati (la Kay del futuro di GF non ha memoria del passato). I primi due ricordi sono le due storie riciclate, in cui lei, ancora bimba, vive piccole avventure con i suoi amichetti. Non è chiaro quale delle due sia di Piani e quale di Sammartino, ma non importa: sono entrambe storie rivolte ad un target piuttosto basso, come si evince dai tremendi dialoghi di cartapesta. Il terzo ricordo è un inedito by Giardo dove la Kay del futuro trova un ricordo di Nathan in versione cattiva e della Guerra dei Mondi, ma non riconosce né l'uno né l'altra. Terminato, la storia riprende e rivela l'identità del Nemico: un assemblaggio informe dell''animo telepate' di tutti i telepati morti dall'alba dei tempi fino ad allora (viene mostrato anche un telepate preistorico!), una sorta di tecnodroide ma fatto di carne e pensieri anziché carne e tecnologia. Una roba che, in un certo senso, è un crossoverone galattico di tutte le serie bonelliane in cui sono apparsi telepati! *lol* Tale ammasso viene alla fine confinato in un sarcofago, da cui presumibilmente uscirà come Gabriel Oscuro. O no? La trama verrà sicuramente ripresa in qualche prossimo numero, anche perché pare vi sia ancora un paio di storielle cestinate da smaltire. Insomma, l'albo si rivela essere una mezza sòla, sia per la qualità dei due ricicli sia per le notizie in fondo minime aggiunte dalla storia-cornice. La metà buona contiene però cose interessanti. Innanzitutto Alessandro Russo se la cava e dà un buon ritmo al(l'ormai vecchio?) soggetto serriano, pur senza meravigliare. Conferma così la sua abilità nel ridare vita alle trame morte, come già aveva dimostrato su MM a cavallo di millennio, prima di essere/essersi inconcepibilmente allontanato dalla Bonelli. A mio avviso merita carta bianca. C'è poi quell'enigmatico personaggio che fa da 'osservatore', che parla con un computer-cervello di nome Sir Bran e che sul NNForum paragonano a Sigmund ma che a me pare una Resya androgina, che, boh, sembra un personaggio di Moebius ed è indecifrabile come le opere di quell'autore. E buona, o perlomeno buffamente interessante, è anche l'idea alla base della storia, con quella roba dell'anima telepate di tutti i telepati di tutti i tempi, un po' infantile e indubbiamente 'esagerata', ma anche genuinamente e coerentemente serriana.
    Ultima modifica di max brody il lunedì 21 marzo 2016, 18:11, modificato 1 volta in totale.
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    Ottimo lavoro.
  • Nathan Never #278: La cosa giusta (Rigamonti/Bertolini)
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    I delusi fans neveriani ritengono che non ci sia nessuna saga in corso su NN. A mio avviso invece ce n'è una, quella robotica, portata avanti principalmente da Serra e Perniola, e questa volta anche da Rigamonti. La storia contenuta in questo numero sembra palesemente filler, ma di fatto non lo è: il call center robotico richiama molto l'uso che Mister Alfa faceva di Ultima, e il finale, nel quale Nathan si reca per l'ennesima volta al Bar-Bot preferendo, di nuovo, la compagnia di Mac a quella delle persone in carne e ossa secondo me sono propedeutici alla situazione che si verrà a creare quando Omega svelerà il suo piano. In fondo, anche questa comunque godibile indagine (nel suo piccolo ben scritta e disegnata) non fa altro che mostrare una umanità sempre più disumana e rintracciabile, come surrogato, più nei robot che negli uomini. Il ché, con in giro Omega e la sua Omegalopoli, non può essere certo un caso.

    Fuori serie: Ariminum (Barzi/Mortarino)
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    Albetto realizzato per RiminiComix 2014. Ospita un breve fumetto dal plot forzato, non per la questione di giurisdizione (a Rimini dovrebbe indagare la sezione Eurasia), come invece è più volte sottolineato, ma per la presenza dell'anomalia spaziotemporale (della quale, peraltro, sul web si disquisisce tranquillamente). Comunque il caso fa perno sul lato collezionistico di Nathan, messo da parte negli ultimi anni, e se la cava. L'albetto ospita poi una prefazione e una postfazione di Guiducci del Cartoon Club, le interviste ai due autori e una corposa preview - ad opera del curatore Guardigli - delle annate imminenti della serie, col senno di poi in buona parte disattesa (nelle tempistiche).

    Almanacco Fantascienza 2014: No Gravity Art (Artusi/Artusi-Velardi)
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    Ed eccoci arrivati all'ultimo Almanacco Fantascienza bonelliano. Dal 2015 anch'esso sarà soppiantato dal Magazine. Per l'occasione l'albo ospita un fumetto un po' naif, che a modo suo riprende le atmosfere dei tempi d'oro. No gravity art è il seguito di un racconto breve pubblicato nel 2009 dal MART di Rovereto, un racconto breve un po' troppo bislacco anche per i miei gusti. Quella storiella viene ora riadattata come prologo di questa storia più lunga e decisamente ben più corposa, permettendo così a quei lettori che non collezionano i fuori serie di conoscerne almeno l'intreccio. Una buona trovata, che in qualche modo fa anche da collante fra l'Almanacco e il futuro Magazine, dato che quest'ultimo ospiterà storie brevi, di cui alcune ristampe. Gli autori della breve del 2009 e di No Gravity Art sono gli stessi, il disegnatore (ora autore completo) Artusi e lo sviluppatore di software Carlo Velardi, il duo che già due anni fa riadattò per IPad e dotò di prologo neveriano il vecchio Mystery Database (e che dovrebbe essere al lavoro anche su MM). Sia chiaro che No Gravity Art non è una storia particolarmente esaltante né innovatrice, però rientra nell'idea che stava alla base del NiNo, ovvero il recupero di una visione più sognatrice del futuro, meno legata a pippe protocollate, e che fin qui il NN post NiNo ha in buona parte rinnegato. L'intreccio ideato da Velardi e Artusi è un po' goffo, e certe trovate visionarie sanno un po' di stantio (basta con King Kong, dai); altre però funzionano, soprattutto quella finale, che fa un po' "dark Meliès". Certo, il gruppo di attentatori è il solito gruppo di babbei che si rovina da solo, ma il tono cadenzato delle sue minacce, con il "countdown delle lune", ha un suo fascino sadico. Quanto a Nathan, Artusi e Velardi non lo fanno andare al Bar-Bot, ma lo dotano di un'amica, tal Stella, di cui sinceramente non ho memoria e che probabilmente è una invenzione forzata, ma che almeno ci ricorda il Nathan di un tempo, quello che ogni tanto chiacchierava (anche se per poco) con qualcuno. E gli fanno guardare la Luna, malinconico. Con contorno di citazioni musicali e poetiche, come nei fantomatici "tempi d'oro". Beh.
    Il resto dell'albo è standard. Ma almeno gli ultimi dossier dell'Almanacco Fantascienza (Wachowski, Alan Moore, dittature) sono in qualche modo in tema con il fumetto. Salutiamoci così, senza pudor.
    Ultima modifica di max brody il lunedì 21 marzo 2016, 18:13, modificato 1 volta in totale.
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    Ottimo lavoro.
  • Nathan Never #279: La ricordante (Perniola/Da Sacco-Santoro)
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    Perniola, ovvero la nostalgia per il passato. Le tute Anson-Tomino, l'inserto 'animato', una ragazza che fugge dal presente e si nasconde nel mondo virtuale. Filler piuttosto prevedibile e monocorde, ma in una serie avvitata su sé stessa come questa, in un momento triste come questo, ha un suo perché.

    Nathan Never #280: Il demone intermittente (Vigna/Toffanetti)
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    Il titolo sembra riferirsi ad un qualcosa di informatico, invece raffigura semplicemente il disturbo bipolare e la follia. Bello. Purtroppo fumettisticamente l'albo è stantìo: l'ennesimo vecchio amico di Nat caduto in depressione e nello squallore, scazzottate su scazzottate e tremendi dialoghi in spagnolo maccheronico, disegni che provano ad essere incisivi ma più spesso sono legnosi. Io un albo così lo leggo in meno di dieci minuti, ma non direi che ciò sia un pregio.

    Fuori serie: Nathan Never & Dylan Dog: Memorie perdute (Gualdoni/Piccinelli)
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    Albetto realizzato per la quarta Fiera del Fumetto di Lugano, con copertina di Claudio Villa. Un albetto vecchio stile, come quelli realizzati negli anni '90, prevalentemente interpretati da MM. Dunque una breve storia completa, con un senso, una morale e, ovviamente, uno scopo didattico-promozionale, e non un flash abbozzato come le storie brevi più recenti. Si tratta peraltro di una storia breve atipica, in quanto è anche un team-up e un cross-over. Nel 2013 Gualdoni scrisse un altro racconto breve per la fiera di Lugano, con protagonista Dylan Dog. Stavolta il protagonista è Nathan, e la storia è dunque ambientata nel futuro, ma gli echi della storia dylandoghiana tornano. Non solo: torna anche Dylan stesso, anche se in forma di ologramma, segno che il team-up uscito nel DD Color Fest di un anno fa non è da considerare un giochino isolato. Un esperimento secondo me interessante, insomma. Gualdoni, poi, è lo sceneggiatore neveriano - nonostante sia l'ultimo arrivato nello staff - con più attenzione alla continuity della serie, e in una storiella come questa riesce ad inserire sia la Guerra dei Mondi e le sue conseguenze che l'ennesimo robot in cerca di umanità (leit motiv del post NiNo).

    Nathan Never #281: Strage sul fondo (Gualdoni/Di Clemente)
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    Gualdoni esordisce anche sul mensile. Ed è un esordio che ha fatto schifo un po' a tutti, ma non a me. La posta dice che l'ispiratore della storia è il film L'espresso sottomarino di Tezuka, ma potrebbe essere qualunque opera con il treno impazzito e inarrestabile. Tanto che l'ambientazione sottomarina non è granché sfruttata, a parte il contesto iniziale lotta ambientale vs progresso (si parla di collegare la Città alle Sun Islands, e sarebbe stata una piccola novità...se l'albo la avesse concretizzata). Con la scusa del campo di forza ("spiegato" con la telepatia...) l'azione è la stessa che si sarebbe vista in una galleria o nello spazio. C'è però un minimo di tecnologia, ancorché stereotipata, ma almeno è usata, e Gualdoni si dimostra anche attento alla continuity 'ongoing' quando mette in scena la robohostess "umana". Se a questo aggiungo che il cliché del treno pazzoide è uno di quelli che meno mi stanca, non posso considerare brutto l'albo. Di Clemente, da par suo, insiste nel copiare a destra e manca, azzeccando alcune inquadrature e alcuni tratteggi quando si rifà a modelli ottimali (Triton è in "stile Olivares") e fallando quando... copincolla sé stesso.

    Agenzia Alfa #32: Triplice attacco; Uomini e superuomini; La tata; Il dubbio; Le due guerriere (Rigamonti/Jacomelli; Gualdoni/Regazzoni; A.Russo/Daho; Cordone Lisiero/De Biase; Gualdoni/Dall'Oglio)
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    Questo numero di Agenzia Alfa si presenta particolarmente curato dal punto di vista grafico. Soltanto l'esordiente - come disegnatore completo - De Biase presenta personaggi sfigurati da diverse lacune anatomiche; gli altri quattro, invece, forniscono prove a modo loro ottime (Regazzoni) quando non eccellenti: il redivivo Jacomelli è persino migliorato rispetto al passato, l'esordiente bonelliano Rosario Daho è già a suo perfetto agio con i personaggi (la sua Betty è splendida) e del mangaka italiano Massimo Dall'Oglio che cosa si può dire, se non che è un acquisto perfetto per NN? A livello di testi, invece, siamo nella media: Alessandro Russo se la cava più degli altri grazie ad una regia ineccepibile e a dida abbastanza buone; poi la sua storia è pure un necessario approfondimento della nuova vita di Sig e Betty, questa collana dovrebbe servire proprio ad ospitare storie del genere. Gualdoni, come ho già scritto più volte, è l'autore con più attenzione alla continuity: le sue due storie ce lo ricordano, anche se nella seconda il finale è stato probabilmente forzato da Serra nel suo cercare di supplire all'assenza del consueto epilogo giardiano. Quella di Rigamonti racconta in flashback la formazione delle Walkyrie, ma a parte questo offre poco; la storia della Cordone, ahimé, è piuttosto anonima per almeno 33 delle sue 35 tavole, poi all'improvviso presenta un finale forzato in cui Link scazza e viene buttato dentro al piano di Omega (il ché ha senso, ma dubito che sia una idea della Cordone).

    Nathan Never #282: La sconfitta (Perniola/Stellato)
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    L'importanza delle vignette mute, che alleggeriscono la lettura e creano atmosfera, raccontando senza dialoghi inutili. Sisti, impara. Poi vabbè, ovviamente la strombazzata sconfitta del titolo e delle scorse preview è una truffa, ma insomma era evidente. Prevedibile anche che fosse Mogo a non voler socializzare. Buono comunque l'utilizzo di Kay, benché il modo in cui diventa deus ex machina nel finale sia un poco esagerato. Mediamente buono anche l'esordio di Lucilla Stellato, alcune vignette sono ottime altre mediocri, ma forse quest'ultime hanno subìto ritocchi redazionali.

    Universo Alfa #15 - Dipartimento 51 4: Interferenze; La città sospesa (Vietti/Vercelli; Vietti/Pueroni-Mortarino-Regazzoni)
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    Il quarto volume di Dipartimento 51 avrebbe dovuto essere l'ultimo, ma Vietti, impegnato con Dragonero, non aveva il tempo per occuparsene con calma. Quindi ha buttato giù un albo di transizione, con due episodi anziché uno. Boh. Soprassedendo alla logica dietro a questo ragionamento, vediamo come sono queste due storie. La prima è l'episodio "vero" che fa da collegamento fra la precedente trilogia e il prossimo finale. Non è particolarmente emozionante né utile, ma comunque si fa leggere. Come i precedenti, sembra un episodio di Stargate Sg1 con una continuity un po' più stretta. Ora Nicole ha nuovamente incontrato i poliponi di Mister Alfa e ha una traccia per raggiungere il "Manipolatore". Mi auguro che la prossima sia la volta buona per chiudere una serie eccessivamente anacronistica (funzionerebbe di più se fosse più sperimentale, sia come testi che come disegni, oppure se la narrazione fosse più "recagnana" e meno fredda). La seconda storia è una storiella breve senza pretese, autoconclusiva più che mai, ben illustrata da Pueroni e Mortarino e leggermente più "fiabesca", e contiene anche un inserto "vittoriano" di Regazzoni, che però non mi ha convinto pienamente (lo stile si rifà ai lavori dei collaboratori di Alan Moore, tipo Totleben e Campbell, ma con minore scioltezza).

    Nathan Never #283: Gli uomini del Presidente (Eccher/Boccanfuso)
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    Buono! Finalmente un albo non serriano che utilizza il NiNo come presupposto: un terrorista mutato marziano minaccia la celebrazione del trennale della pace fra la Terra e Marte. L'agenzia Alfa (quasi) al completo è deputata alla protezione di Darver e dei suoi commensali, oltre che alla ricerca dell'attentatore. Un episodio al contempo action e "parlato", ma con dei dialoghi che una volta tanto funzionano (e c'è anche un po' di esplorazione della "nuova" Città Est, con il nuovo quartiere mutato/marziano). Il personaggio che Eccher muove meglio è indubbiamente Legs, cui infatti attribuirà un gran ruolo anche nello Special e nel Grandi Storie. Personalmente non approvo la parziale giustificazione dei comportamenti di Darver da parte di Nathan e alla fine anche di Legs. Ma per ora chiudo un occhio.

    Nathan Never Special #25: Alla deriva (Eccher/Resinanti-Vicari)
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    Uno Special che effettivamente è un po' Special, come i primi numeri di vent'anni fa: Nathan e la bella Florence naufragano su un asteroide. Per quasi un anno (!). Mentre Legs li cerca (per quasi un anno?!), i due si creano il loro micromondo sul relitto. Un albo buono (anche se i disegni passano dall'ottimo al mediocre con troppa facilità), divenuto però celebre soltanto per le sequenze da "piccolo chimico" (la birra e il tappo sparato nello spazio). Per quanto mi riguarda, invece, sarà che io ho letto l'episodio a giugno, in piena stagione degli amori, mi sono concentrato quasi solamente sulla simpatica love story "estiva", apprezzandola.
    Ah, la debolezza mostrata da Elania non m'è piaciuta.

    Nathan Never #284/285/286: Rivelazione/La mela di Eris/L'angelo della distruzione (Eccher/Fiorelli-Giardo)
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    Il 2015 si apre con questa tripla e la terza apparizione consecutiva di Eccher (che firmerà pure il 'Grandi Storie'). Si tratta di una tripla che ha riacceso un po' l'interesse per NN e ha riportato un minimo di sense of wonder sul mensile. L'inizio, infatti, sorprende tutti riportando sulla scena la Setta della Divina Presenza del fu Skotos, ora gestita da tal Keldan. La Setta è in totale declino ed è divenuta di nicchia, ma ritorna alla ribalta e al centro dei media quando Keldan, in qualche modo, riesce a portare sulla Terra una misteriosa ragazza dotata di poteri taumaturgici (e non solo). Costei viene subito ribattezzata Angel, dato che viene ritenuta un angelo. Né Keldan, né l'Agenzia Alfa (né nessun altro) riesce a raccapezzarsi dell'esistenza di Angel, ed Eccher e Fiorelli sono molto bravi a gestire la situazione, sia internamente al cast fisso della serie che esternamente, nella Città Est dei suoi tanti comprimari. Fiorelli, in particolare, si distingue per uno stile "strano", con varie inflessioni kirbyane, nipponiche e cartoonesche, però non eccessive. Molto interessante. Per motivi di cui non ho memoria nella seconda e terza parte Fiorelli passa la palla a Giardo, che torna sul mensile dopo svariato tempo. Al cambio di disegnatore corrisponde però anche una direzione diversa per la trama, che elimina di botto il contesto (Keldan in primis) e si concentra soltanto sugli agenti Alfa, che Angel porta alla collisione seminando zizzania ("la mela di Eris") soprattutto fra Sigmund e Nathan. Onestamente ho trovato eccessive le puerilità che Sigmund e soprattutto Nathan finiscono per tirarsi l'un l'altro. Per fortuna nell'episodio conclusivo la trama torna ad allargare un po' il proprio orizzonte, mettendo in scena, come è giusto che sia, il Consiglio di Sicurezza di Darver e pure la Sorellanza Telepate, deus ex machina che mette in stallo la situazione in vista dell'inevitabile sequel. La vicenda rimane, infatti, aperta: i misteriosi mandanti di Angel, risiedenti nella costellazione del Granchio, rimangono pratica inevasa. Un nuovo possibile nemico sembra dunque aleggiare sulla Città (e sul pianeta, in realtà), dopo che i vari litigi fra gli Alfa erano sembrati soltanto (?) un ennesimo tassello del puzzle di Omega.

    Asteroide Argo #8: Cramos (Vigna/Bormida)
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    Inizia il nuovo corso di Argo.

    Agenzia Alfa #33: Il sole del mattino (Piani/Zanella)
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    GN filler sulla falsariga di Calliope, altro lavoro "autoriale" di Piani (AA #17): mini-racconti dedicati ai quadri più celebri di Hopper, dietro ai quali l'autore immagina delle storie, vagamente metanarrative, raccontate da alcuni bambini presi in ostaggio e da May. Nulla di trascendentale, ma si legge senza difficoltà e si percepisce il piacere di Piani e Zanella (molto brava) nello scrivere e disegnare questa roba (più di 5 anni di lavoro!).

    Le Grandi Storie di Nathan Never #2: Nathan contro Legs (Eccher/Mandanici)
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    C'è Omega, ma è stand alone. Come è possibile? Lo ammette lo stesso Eccher: l'idea che aveva in mente (quella del titolo) è stata integrata a posteriori nella macrotrama in corso. Il risultato è dunque negativo? No. Al netto di qualche sboronata, e dell'inutilità del plot, l'albo si legge tranquillamente. E cosa vede Janet nella mente di Omega? Non si sa.

    NN #287: La rapina (Piani/Masala-Pueroni)
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    Ancora Piani, ancora un riempitivo. Mediocre, stavolta, anche per via dei disegni frettolosi. Un numero che sembra di quindici o venti anni fa, ma senza nostalgia. Mah.

    Maxi Nathan Never #11: Il fantasma (Vigna/Gradin)
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    Stand alone con "sorpresa".

    Universo Alfa #16: Le cronache di Marte #2 - Il tallone di ferro (Vigna/Giéz)
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    Seconda parte di tre della saga autoconclusiva.

    NN #288/289: Senza via di scampo/Con gli occhi delle stelle (Perniola/Forlini)
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    Doppio episodio a basso tasso di originalità, dialoghi preconfezionati e disegni standard. Si lascia leggere, comunque. Ma il coinvolgimento dell'ex terrorista Branko meritava di essere approfondito (chi ha detto medaglione dell'Ingegnere? Ho sentito che qualcuno lo ha detto, io non l'ho detto, qualcuno deve averlo detto).

    Agenzia Alfa #34: Lo sguardo del testimone; La balena mutante; Variazione di rotta; Mistero al circo; Crimson (Rigamonti/Resinanti-Vicari; Gualdoni/Palomba; Gualdoni/Atzori; Perniola/De Biase; Fissore/Dall'Oglio)
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    Il solito AA. Le due storie lunghe, la prima e la quarta, sono le solite indagini viste e riviste: bei disegni, un po' di timida personalità nella storia del circo e poco altro. La seconda e la terza sono le due storie di media lunghezza e sono entrambe di Gualdoni: la terza è banaloide all'ennesima potenza (si notano soltanto gli omaggi ad Alien e Tintin), la seconda pure ma almeno ci sono Kay e le sue amiche del tempio telepate (=continuity). La quinta è la storia breve, il consueto epilogo con il monologo di Omega, stavolta non sceneggiato da Serra, ma la differenza non si nota.

    NN #290: Quando il sogno finisce (Rigamonti/Corbetta)
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    Ancora un albo autoconclusivo. Ma è davvero così? Sì. Eppure la protagonista del numero è una disadattata chiusa in una capsula che pretende affetto e la vita degli altri. E quindi? Come il roboSigmund e Omega! Fa niente, è autoconclusivo. Ma è sceneggiato bene e disegnato meglio! Ok, è un autoconclusivo che si legge con piacere. Allora smetto di sognare. Sì, dai.
    Ma perché le donne del futuro sono tutte gnocc..va bene, va bene, la pianto.

    Nathan Never Magazine #1: Lone Star; La danza delle luci blu; La sfida; Colonie (Gualdoni/D.Bastianoni; Medda/Mari; Vigna/Bonazzi; Medda/Mari)
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    L'inedita è un flashback pre #1 vagamente ret-con. Le altre sono ristampe.

    NN #291: Le prime radici (Secchi/Denna)
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    Ed ecco la perlina del 2015. Non incisivo quanto Vittime e carnefici (#212), ma d'altronde quello parlava del protagonista e questo della spalla (ritrovata). Scritto e illustrato in modo magistrale, forse eccessivamente professionale, questo numero ci racconta semplicemente della morte (miserabile) del padre di Legs e dell'elaborazione del lutto della figlia. Sullo sfondo il ruolo pacioccone del povero Nathan (fa tenerezza il suo affetto nei confronti della collega) e quello, più ambiguo, dello psicologo Herschield, più volte eccessivamente professionale (leggi: "bastardo dentro") - mi auguro che la sua sia una strategia. Ciò che è realmente riuscita in questo numero è l'atmosfera di ordinaria quotidianità che si respira seguendo la noiosa vita di Legs - e per lei questo lutto rappresenta un evento straordinario, sconvolgente. Antitesi molto riuscita anch'essa.

    NN #292: Yana e il drago (Barzi/Belardo)
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    Ritorna, dopo un po' di tempo, la formula del 2x1. Il risultato è di medio livello. La prima storia vede il ritorno di Yana, la donna alata che Barzi introdusse nel #265 e che qui riprende inserendosi male nella continuity: solo pochissimi numeri fa Olsen menzionava la sua relazione con la "pipistrella" come positiva mentre qui si riappacificano dopo essersi lasciati chissà quando. Mah. La medio-breve avventura è comunque un normale caso autoconclusivo incentrato su un varano cyborg (sic!) e ufficialmente intestato a Olsen, il quale però fa ben poco. Nel complesso penso che il personaggio di Yana si prestasse a ben altri sviluppi.
    Piccoli raggi di luce (Perniola/Stellato)
    La seconda mini-storia, ancora più corta, è per metà l'ennesimo riassunto del passato di Nathan e forse è quella sequenza reintroduttiva di cui Perniola parlava quando stava per avvicinarsi il NiNo. Forse è stata poi tagliata da qualche storia in lavorazione e messa qui come riempitivo. Ad ogni modo, a parte l'inutilità di fondo questo recap è pure una retcon, dato che Laura annunziò la lieta novella in un altro contesto. Bisogna dire però che nella seconda parte la storiella si riprende un pochino e Perniola riesce ad infilarci ancora una volta la macrotrama socio-robotica, dunque alla fine non riesco a valutarla negativamente.

    NN #293: Giustizia per Elodie Carter (Ramella/Bertolini)
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    Filler. Ma che filler! Appassionato, interessante, immerso (grazie pure all'apporto di Bertolini) in quelle che dovrebbero essere le atmosfere standard del mensile. Non dico che non ceda ad alcuni escamotage hollywoodiani, ma si tratta davvero di un buon esordio per lo sceneggiatore.

    Agenzia Alfa #35: Nato dal Buio (A.Russo, Piani, Perniola/A.Russo-Chiereghin, Bormida-Corbetta, Mandanici)
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    Beh, sono abbastanza sorpreso da questo secondo volume della Guerra del Buio. Considerate le premesse - la necessità di sfoltire altre due vecchie giacenze con le avventure della giovane Kay - il rischio di un clone del volume precedente era ben più che concreto. E invece Serra e Russo sono riusciti a costruire una bella storia là dove forse non c'era, trasformando questo albone in un vero e proprio romanzo di formazione "young adult". Nelle due storie riciclate, e nella terza creata all'uopo dagli autori della storia-cornice (a proposito, Russo disegna, e nemmeno male!), assistiamo alle fasi finali della crescita di Kay, intenta a scoprire le ultime meraviglie della vita, prima fra tutte il sesso. Eh già, perchè proprio la sessualità si rivela essere, a sorpresa (siamo in Bonelli, su una testata non certo considerata fra le più "in"), l'elemento-cardine della vicenda che condurrà alla Guerra del Buio. Il sesso nella sua totalità, beninteso, dall'istinto al piacere passando per la necessità di completarsi in qualcun altro. La storia di Bud (il ragazzino visto anche nel volume precedente, ora uomo) e Kay è una storia che più universale di così non si può: Bene/Male, ragione/istinto, amore/odio, crescita/paura, giusto/sbagliato: si ritrova TUTTO in queste pagine; e non pare proprio un caso che sia, questo, uno degli albi più "giapponesi" visto nelle ultime annate neveriane, dopo che tale influenza culturale era andata scomparendo dalla serie o sminuita nei suoi clichés. Ed allora, nonostante il buon lavoro compiuto dai vari autori (tette di Betty escluse), pare giusto che il terzo volume, in uscita a ottobre, e probabilmente conclusivo, sia disegnato dal mangaka Dall'Oglio.

    NN #294: Gargoyle (Eccher/Martino)
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    Ritornano i mutati wrestler Blue Fever e Wolfman, accusati ingiustamente di omicidio e decisi a scovare da soli il colpevole. In questo gradevole episodio, dai dialoghi a volte di serie b ma complessivamente spigliati, Nathan e amici sono soltanto comprimari, tanto più che alla fine i due strambi energumeni minacciano quasi di crearsi uno spin-off.

    Universo Alfa #17: Guerra Futura 2115 - Eroi per forza (Vietti/Regazzoni, Vietti/Oskar-Gradin, Vietti/Regazzoni, Vietti/Gradin)
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    Ultimo volume del ciclo Guerra Futura, il secondo dedicato alla Guerra dei Mondi. Meglio del precedente, per quanto mi riguarda, benché anche in questo caso le mini-storie siano molto ordinarie (la prima, Sacrifici, è collocabile in qualsiasi guerra). La seconda (Neve rossa) e la terza (I dimenticati) ci mostrano la guerra in Eurasia, ma in entrambi i casi non nella Città Bianca: invece si poteva sfruttare l'occasione per mostare Asija. L'ultimo giorno (la quarta storia) è il flashback del sabotaggio dei ribelli marziani visto di sfuggita nel #249, e quindi è l'occasione per rivedere (sempre di sfuggita) Rejnard, Kos Aradan e compagnia, ma il fulcro è la solita vicenda strappalacrime di eroi sconosciuti. Del tutto assente, questa volta, il raccordo con Delya Davids, che fa una comparsata soltanto nell'epilogo in prosa, in cui afferma di essere "vuota e stanca"... in effetti la saga di Guerra Futura era iniziata con tutt'altra partecipazione e via via si è stancata di esistere.

    NN #295: Scacco matto (Gualdoni-Rigamonti/Zoni)
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    Riempitivo superficiale e non privo di facilonate. Non posso dire che mi spia dispiaciuto, ma insomma.

    Nathan Never Special #26: Arkadin il sicario (Medda-Fattori/Casini)
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    Stand alone.

    NN #296: Metropolitan Hospital (Cajelli/Mortarino)
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    Filler che parte da due forzature, lo sceneggiatore e il suo omaggio ai medical drama, ma che riesce ad intrattenere piacevolmente per tutte e novantaquattro le tavole dell'episodio. Lodevole l'impegno da parte di Cajelli nel documentarsi e rendere credibile la vicenda. Arte decisamente funzionale.

    Asteroide Argo #9: Il mistero dei terrestri (Vigna/Bormida)
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    Il nuovo ciclo di Argo entra nel vivo.

    Agenzia Alfa #36: La scelta di Kay; Tra le foreste del Nord; Il signore del cosmo (A.Russo/Raho; Sammartino/Atzori; Rigamonti/Arduini)
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    La prima si collega alla Saga della Guerra del Buio. La terza chiude il miniciclo di May e di Laputa.

    NN #297: La lunga marcia (Pistoia/Boccanfuso)
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    Filler di denuncia sociale, abbastanza ruffiano ma tutto sommato efficace.

    Maxi Nathan Never #12: Le giustiziere; L'eroe della folla (Perniola/Perconti-Palomba; Artusi-Massaggia/Velardi)
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    La prima contiene piccole retcon, la seconda è il seguito di una storia breve promozionale.

    Universo Alfa #18: Generazione Futuro #1-Attacco alla Terra (Vietti/Fiorelli; col.Rudoni-Musumeci)
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    Rilancio della serie, ma de facto uno stand alone. Si rivedono i Tecnomorfi del subspazio (AA #23).
    Ultima modifica di max brody il lunedì 22 agosto 2016, 18:53, modificato 8 volte in totale.
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    Ottimo lavoro.
  • Riporto un momento in auge questa discussione...
    Anzi, no, diciamolo senza peli sulla lingua: riuppo il topic, caduto ormai in un declino peggiore di quello del Milan o dei Pokemon, per annunziare vobis l'uscita del #298 del mensile neveriano. Si tratta di un numero molto importante, giacché - seguitemi bene - èlaprimapartediunadoppiachefadaprologoallatriplachechiuderàlaserie anf anf anchesequestanonchiuderàveramentemaècomesechiudesse. Chiaro? Quindi consiglio a quei due, o uno, interessati di non perderselo. Io non lo farò, nonostante - come avrete notato leggendo il thread o tutta la sezione - lo scorso anno ho litigato con Bonelli e per ripicca gli ho tagliato molti giornaletti.
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    Ottimo lavoro.
  • Nathan Never #298/299: Niente è per sempre/Addio, Mac (Eccher/Toffanetti)
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    A Marzo e Aprile è apparsa in edicola questa doppia che porta a (quasi) compimento la trama robotica avente per protagonista Mac di cui ho più volte parlato --la vera macrotrama della "sesta stagione". Il doppio episodio non è di per sé galattico o trascendentale, ma è condotto molto bene da un Eccher che da il meglio come sostituto del pigrissimo Serra che come "indipendente". Molta dell'atmosfera che gli autori riescono a creare non è priva di fanservice, ma è tuttavia sorretta anche da una sceneggiatura piuttosto robusta, dotata volutamente di molti dialoghi e di una trama che più procedurale non si può: il processo ad un robot. Asimov, già rispolverato nell'UA di un paio di anni fa, viene finalmente rilanciato nell'universo neveriano, del quale, un tempo, rappresentava una delle principali ispirazioni.
    Certo, il destino di Mac era abbastanza prevedibile, anche perché già semispoilerato dal terzo Generazione Futuro. Ma il percorso che è stato intessuto negli ultimi sei anni su questo personaggio storico ma dimenticato (è presente nel #1) è stato commovente ed encomiabile e questa storia ne rappresenta una degna conclusione (?).

    Nathan Never #300: Altri mondi (Vigna/De Angelis; col.Piscitelli)
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    E da ieri è in edicola il trecentesimo numero del mensile (con variant di Enki Bilal per il Comicon), traguardo che la redazione ha scelto di inglobare nei festeggiamenti del venticinquennale della serie, che coinvolgono anche Generazione Futuro, la miniserie Annozero (che uscirà la prossima settimana) e ovviamente il finale della "stagione" che vedremo nei prossimi mesi.
    Vigna, che da tempo sembra essere l'unico a divertirsi ancora con NN, con tanto di minicampagne promozionali social e miniserie assortite, si assume l'onere e l'onore di scrivere anche questo centenario, come già cento e duecento numeri fa.
    E fa il "botto".
    Altri mondi è un numero senza particolari pretese... che pretende di collegare gli universi bonelliani.
    Per farlo concede molto al fanservice, ma lo fa con una "grazia" che su questa serie non si vedeva veramente dai "tempi d'oro".
    Non è privo di pecche (c'è una piccola incongruenza e le ultime venti-trenta tavole accelerano molto la narrazione). Ma è capace, grazie pure all'apporto di disegni e colori ispirati, e a vari inserti d'ogni tipo, di ricreare un'atmosfera palpabile trasognante e meta-- (/fisica, /fumettistica, /ecc.) e al contempo neveriana al 100%.
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    Ottimo lavoro.
  • e la settima stagione ???? :clap: :adore: :clap:
    patoloco, per favore non :muori:
  • Aspetto sempre la 7° stagione ...... :clap: :adore: :ciao: :LOL:
    Dai, ho recuperato la password ... :asd: :asd: :asd:
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