DYLAN DOG COLOR FEST #1
Interessante iniziativa, questa. Dopo 20 anni di vita editoriale, e con un personaggio che ormai viene considerato stantio, la Bonelli cerca di rinnovare il suo fiore all'occhiello con una testata speciale (annuale?) che contiene 4 storie realizzate da autori che non lavorano abitualmente sull'indagatore dell'incubo. E a colori, con una colorazione moooolto riuscita.
Ma vediamo quali sono le prime impressioni sull'albo: la copertina è buona, con un'illustrazione di Gabriele Dell'Otto davvero bella. Peccato che a rovinare il tutto ci sia quel "color fest" che sembra una scritta fatta con Word Art (sembra?) e appiccicata con lo scotch.
Per non parlare dell'editoriale. Sergio Bonelli che spende un'intera pagina per raccontare di quanto lui sia vecchio, di come se fosse per lui non uscirebbero tutte queste testate nuove e questi esperimenti, e di quanto ormai lui sia stanco della vita. Ma per fortuna è circondato da carne fresca con tanta creatività e un po' di sana voglia di lavura', che ha prodotto queste belle storie:
Dylan in Wonderland (Gualdoni/Brindisi)
Il piccolo Dylan e la sua amica Alice riescono a crearsi un personale Paese delle Meraviglie, nel quale trascorrere il tempo e vivere le loro avventure. Saranno però attacccati da un Uomo Nero, ma soprattutto dovranno fare i conti con la realtà.
Un episodio che gioca con la fantasia e il sogno, per poi porre davanti agli occhi la vita vera e i suoi risvolti dolceamari.
Fuori Tempo Massimo (Recchioni/Carnevale)
L'episodio "John Doe", opera dello sceneggiatore della serie e del celebre copertinista, ora all'opera sull'indagatore dell'incubo. Una vecchia conoscenza di Dylan Dog esce dal coma, e sembra volersela spassare sterminando vite qua e là, portando con sè un vero e proprio esercito di morti viventi. In una storia apparentemente sul generis, la storia si rivelerà poi una simpatica analisi/parodia del genere horror, anche se questa tendenza è partita da film come Scream, e quindi non risulta come il massimo dell'originalità. Comunque divertente.
L'accalappiasogni (Faraci/Gianfelice)
Dopo tre pagine che riescono a riassumere in modo sintetico e scanzonato il personaggio di Dylan Dog (e di questo va reso merito a Faraci, probabilmente avrebbe fatto figura ancora migliore a inizio albo, per presentare Dylan a chi proprio non lo conosce), la storia ci regala una classica indagine a cavallo tra fantasia e realtà. Un bambino ha perso Baldo (il nome vi dice nulla?), il suo amico immaginario, e Dylan Dog si metterà sulle sue tracce, viaggiando nel mondo della fantasia. Sulla carta questa potrebbe sembrare una storia vicina alla prima dell'albo, ma l'atmosfera e i risvolti che la compongono sono nettamente differenti.
Il vampiro dei colori (Di Gregorio/Casertano)
La storia che durante la lettura mi sembrava più traballante, mi puzzava di "già visto" e credevo fosse stata inserita qui solo perchè aveva a che fare col colore, e quindi impossibilitata ad essere messa in un numero normale. Ma invece no: lo spunto lo sviluppo sono quelli che penso siano una costante negli albi di DD, ma le ultime pagine rivelano la vera natura di quanto si è visto fino a quel momento, e non può mancare un sorriso sul volto del lettore che comprenderà cosa si celava dietro lo specchio della storia.
Insomma, 4 storie decisamente buone, che possono affascinare il lettore aficionados come il neofita di Dylan Dog. A riguardo ho potuto notare nelle prime due storie un riferimento a personaggi/eventi già comparsi nella testata (ed evidenziati con una didascalia che rimanda al numero corrispondente): forse non riferimenti obbligatori, ma che di sicuro faranno piacere ai lettori di vecchia data, che potranno sfoggiare la loro conoscenza anche in un albo speciale come questo, che quindi si rivolge anche a loro e non solo ai lettori occasionali.
Tutte le sceneggiature sono decisamente affascinanti: in un paio di casi potrebbe sembrare che le trame siano banali o noiose, ma sul finale vengono rimescolate le carte in tavola dando una lettura completamente differente alla storia, donandole un sicuro fascino.
E personalmente ho apprezzato anche i disegni (e le meravigliose colorazioni): i quattro artisti sono riusciti al contempo a creare un tratto personale, ma che comunque non stona con gli altri. Insomma, non ci troviamo davanti a quattro differenti Dylan Dog (come poteva essere ad esempio nell'esperimento
Rat-Man & Friends), ma possiamo ammirare lo stesso Dylan Dog con quattro sfumature caratterizzate dal disegnatore all'opera.
Pollice su per questo esperimento editoriale, e confido sia un appuntamento regolare.